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Autore: gangamoon    06/11/2015    4 recensioni
Quando Severus si risveglia dal coma in cui è rimasto per mesi, trova al suo capezzale una persona che non si sarebbe mai aspettato di rivedere per prima. Eppure è a lei che deve la vita, non solo quella che stava per perdere a causa del serpente, ma anche quella che di lì a poco ricomincerà a vivere pienamente, sospinto dai venti di un nuovo amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono qui! Un po’ di attesa in più per questo capitolo non vi avrà fatto male… godetevelo! :)
(spero di non aver bruciato le tappe verso la fine…)

azi_00, non potevo farti lo spoiler qualche capitolo fa, ma te la sei chiamata… ;)
 



 
Gli ultimi giorni di vacanza trascorsero piacevoli e presto si ritornò alla consueta routine, scandita da lezioni, riunioni, compiti da correggere. Ormai non era più necessaria la scusa del bisogno d’aiuto per vedersi, ma comunque i due amanti preferivano fare con cautela, incontrandosi ogni tanto dopo cena. Non c’era più neanche la scusa della salute di Severus e non era facile nascondere agli altri docenti i loro incontri. Non che volessero tenere la loro relazione segreta per sempre. Sapevano che prima o poi sarebbero dovuti uscire allo scoperto, ma per il momento volevano che nessuno interferisse con il loro piccolo mondo. Severus, poi, non amava particolarmente che la gente si impicciasse della sua vita privata e diventava suscettibile quando Silente, dalla sua cornice, cominciava a insinuare qualcosa. Come se lui non sapesse. Silente sapeva sempre tutto. Sicuramente anche da morto, Severus ne era certo.
Un pomeriggio come tanti i due insegnanti si trovavano in sala professori per compilare alcune schede degli studenti. Erano appena le tre del pomeriggio e sembrava che nessun altro fosse intenzionato a svolgere certe mansioni in piena digestione. I due erano seduti l’uno accanto all’altro, con le spalle rivolte verso la porta. Per una mezz’oretta lavorarono in silenzio, concentrati, scambiandosi ogni tanto qualche occhiata complice. Il ricordo di quella notte trascorsa insieme che affiorava prepotente nelle loro menti.
La mano libera di Severus scese furtiva sotto il tavolo cercando un contatto con il corpo della sua donna. Rimase appoggiata sulla sua coscia per alcuni secondi, prima di cominciare ad accarezzarla con lentezza studiata. La vedeva mentre cercava di mantenere la concentrazione, lanciandogli occhiate, poco convinte, di rimprovero. La vide arrossire sconfitta mentre la sua mano raggiungeva quella dell’uomo, guidandolo sempre più verso l’interno coscia.
Erano così presi che non si accorsero della presenza di qualcuno immobile sulla soglia della porta.                                           
– Severus! – L’uomo immediatamente si bloccò, irrigidendosi a quella voce.  – Cosa stai facendo!?                                           
I due si voltarono titubanti, come due studenti colti in flagrante che si aspettano da un momento all’altro una punizione. Minerva li guardava fra il serio e lo stupito con gli occhi che guizzavano da un viso all’altro, cogliendo il leggero rossore che aveva colorato le loro guance, soprattutto quelle della professoressa Ulybka.                                                                             
– State cercando di dirmi …  – non trovava davvero le parole, troppo presa alla sprovvista da ciò che il suo cervello aveva in pochi minuti realizzato – insomma … voi due … !? – continuava a fissarli incredula, con l’indice puntato prima sull’uno poi sull’altra. Severus annuì, stringendo la mano di Irina.                                                                                                           
– Comunque non mi sembra il luogo adatto per scambiarsi certe effusioni! – concluse severa.                                                   
L’uomo non se lo fece ripetere due volte. Tenendo ancora per mano Irina si alzò e la condusse fuori, abbandonando schede e registri sul tavolo. La donna era diventata ancora più rossa in viso, di fronte allo sguardo della preside.                 
– Non facciamo nulla di male …! – tentò di discolparsi.                                                                    
Chiusisi la porta alle spalle, i due si avventurarono per i corridoi.
Minerva non potè fare a meno di sorridere. Era davvero felice per Severus. Finalmente quel povero ragazzo, che aveva visto tanto solo per quasi tutta la sua vita, aveva trovato qualcuno che lo amasse e potesse insegnargli a essere felice.
Svoltato il primo angolo, Severus trascinò Irina verso una delle nicchie del corridoio e cominciò a baciarla con passione. Le era mancata come l’ossigeno in quelle poche ore trascorse dal bacio del buongiorno, che si scambiavano sempre prima della colazione o dell’inizio delle lezioni, non appena riuscivano ad incontrarsi da soli. Irina ricambiava con altrettanta passione, sentendo le mani di lui accarezzarla e spingerla sempre  di più verso il muro. Per essere uno che non voleva dare nell’occhio stava rischiando un po’ troppo baciandola in quel corridoio, dove sarebbe potuto passare chiunque.                                                                                                                                               
– Sev – cercò di fermarlo ansimando, con il suo perenne sorriso stampato in volto, con il quale, lui lo sapeva, avrebbe potuto piegarlo a ogni suo volere. – Io sono una fanciulla timida e pudica! – rise, guardandolo intensamente con i suoi occhioni color del mare – mi vergogno che pensino che noi …                                                                    
– Penserebbero lo stesso anche se non facessimo “nulla di male” – la guardò a sua volta, fissando i suoi occhi d’ebano nei suoi. – Vieni – sussurrò tirandola per la mano.
Svoltarono ancora in un paio di corridoi, poi Severus si fermò davanti a un vecchio gargoyle mezzo sgretolato e bisbigliò una strana formula. Un passaggio si aprì nella parete di pietra e i due vi sgusciarono dentro, badando di non farsi vedere da nessuno nei dintorni. Il muro si richiuse alla loro spalle e delle torce illuminarono uno stretto corridoio che si snodava in discesa curvando come le spire di un serpente. Baciandola ancora appassionatamente, cominciò a inoltrarsi per quella via, stringendola stretta a sé, facendo attenzione a non scivolare sulla pietra levigata.                                                                                        
– Dove porta questo passaggio?                                                                                                                 
– Ai sotterranei. È noto solo ai Serpeverde. Non agli alunni, s’intende.                                              
Continuarono a scendere. Sembrava un tragitto molto più lungo di quello con le scale, ma non ci badarono, baciandosi a ogni svolta. Si sarebbero quasi accontentati di restare lì, ma quel luogo incuteva a Irina un certo timore, oltre ad essere molto umido. Finalmente arrivarono alla fine di quel lungo tunnel, apparentemente senza sbocco. Severus sussurrò ancora quella formula e un passaggio si aprì rivelando all’esterno il corridoio che portava all’aula di pozioni.
Giunti nella camera del Serpeverde, la passione divampò ancora più ardentemente. I due amanti avevano un bisogno urgente l’uno dell’altro. In pochi minuti si liberarono degli ingombranti indumenti. Severus avrebbe voluto soddisfare subito il suo desiderio, ma non riusciva a saziarsi di quel corpo così perfetto ai suoi occhi. Aveva bisogno di accarezzarlo, di baciarne ogni centimetro assaporando quella pelle morbida e vellutata. Voleva tutto di lei, al di là del puro soddisfacimento di un piacere fisico. Aveva bisogno di sentirla sua con tutta l’anima. era stato con altre donne, in un passato ormai sbiadito, ma erano solo delle sostitute di un amore non corrisposto. La sua parte razionale non lo aveva mai abbandonato in quei momenti, non si era mai sentito così emotivamente coinvolto. Non aveva mai amato una donna veramente, prima di Irina.                                                                                                                     
– Ti amo, Sev – sussurrò la donna, inarcandosi sotto i suoi tocchi audaci.                                                    
– Dimmelo ancora. Ho bisogno di sentirmelo dire.                                                                                            
– Ti amo. Dalla prima volta che ti ho visto, se è possibile. Ti amo immensamente.                                  
Entrò in lei spinto da quella certezza. Irina era la sua ancora, la sua roccia … la sua casa. Senza la sua solita maschera si sentiva vulnerabile, non voleva più stare solo. E anche se avesse voluto non sarebbe riuscito a separarsi da lei. Irina era ormai parte di lui.
Nonostante la passione volesse prendere il sopravvento, i movimenti di Severus erano dolci e i suoi gesti delicati, come quelli della prima volta, ma a poco a poco si fecero più intensi, aumentando al ritmo dei loro battiti. Cercò il suo sguardo. Voleva guardarla nel momento in cui il piacere avrebbe raggiunto l’apice, nutrirsi di quegli occhi in cui leggeva tutto quell’amore che non credeva di meritare, ma a cui non sapeva e non voleva rinunciare. Si chiese se anche lei riuscisse a leggergli lo stesso sentimento in fondo agli occhi, neri come pozzi da cui non si riesce a scorgere la luce. Quella luce che però era riuscita a entrare nel suo cuore riscaldandolo e sciogliendo il ghiaccio che troppo a lungo l’aveva stretto nella sua fredda morsa. Con un’ultima spinta si lasciò andare in lei, accasciandosi su quel corpo accogliente. Rimasero abbracciati fin quando i loro respiri non si fecero regolari.
Severus guardava un punto fisso oltre la testa di Irina, accoccolata sul suo petto; la mente che correva freneticamente. Un pensiero si era fatto insistente. Un pensiero che non lo aveva mai sorvolato in tutti quegli anni, o che aveva considerato con biasimo… Un pensiero così assurdo per uno come lui, ma che ora gli appariva logico, perfetto, naturale.                                                                                                                          
– Irina, io voglio sposarti – lo disse tutto d’un fiato. Non era sicuro che quella fosse la formula migliore, ma non riusciva più a tenerla dentro.                                                                                              
– Lo dici ora e poi te ne dimenticherai … – rispose la donna senza alzare lo sguardo,  aspettando una reazione da parte dell’uomo, che potesse confermare la sua speranza.                                                                       
– Sono serio. Una volta mi hai detto che ti sembravo bisognoso di cure e affetto… non vuoi essere tu a prenderti cura di me?
Lo disse con un tono talmente dolce che Irina non riuscì a frenare l’istinto di guardarlo dritto negli occhi. E vi lesse amore. E timore. E speranza. E ansia di ricevere una risposta. Sorrise, commossa dal cambiamento di quell’uomo, che tanto tempo prima aveva avuto persino paura di avvicinare. Adesso lei era l’unica che poteva stargli accanto. Per sempre.                                
– Sì– sussurrò.
 


 
 
>///////<  ok, non so come è venuta la scena, è la prima volta che cerco di approfondire un po’…
mia nonna (la mia unica lettrice non virtuale) mi ha detto “ahpperò! sai scrivere anche le cose osè” XD
capirete che mi necessita davvero il vostro parere   ;p          
 
 
   
 
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