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Autore: sweetmartini    06/11/2015    1 recensioni
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo.
Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Storia basata sul film disney La Bella e La Bestia
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The Cook and The Beast


 
Ce l’avevano fatta, il castello era stato liberato dagli invasori. Ace sorrise trionfante ai suoi compagni che festeggiavano la vittoria insieme all’amico di Sanji, Usopp, che per fortuna stava bene. Il giovane cuoco, invece, era andato via di corsa, dicendo che doveva raggiungere in fretta i piani più alti. Ace guardando le scale sospirò augurandosi che il suo padrone e Sanji stessero bene.
Nel frattempo, nei tetti più alti del castello, Zoro con un ruggito spinse il cacciatore facendolo cadere, giù, come un moscerino. Bellamy furioso si rimise in piedi e riprese lo spuntone di roccia di prima fra le mani. Zoro guardò il cacciatore con sufficienza per niente intimorito da lui.
“Sei innamorato di lui, bestia” disse Bellamy con un ghigno, stava cercando di provocare una reazione in Zoro che infatti a quelle parole assottigliò gli occhi.
“Pensavi sul serio che avrebbe voluto uno come te, quando, poteva avere uno me?” Zoro strinse i denti e lo attaccò, Bellamy si difese alzandogli contro la mazza ma non riuscì mai a colpire la bestia che però nell’intento di schivarlo si ritrovò ai confini del tetto, incastrato fra il vuoto alle sue spalle e il cacciatore.
“E’ finita, bestia!” esclamò Bellamy alzando le braccia al cielo e ridendo istericamente.
“Sanji sarà mio!” Zoro non ci vide più, con furia spezzo la mazza che lo stava per colpire, come se fosse un grissino e prese il cacciatore per il collo. Bellamy, terrorizzato, si ritrovò sospeso nel vuoto, l’unica cosa a non farlo cadere era la presa della bestia su di lui.
“Ti prego, non uccidermi!” squittì il cacciatore vigliaccamente continuando a chiedere pietà a Zoro che a quella scena rimase disgustato.
“Non lasciarmi cadere! Ti prego! Farò qualsiasi cosa!”
Zoro guardò negli occhi il cacciatore, solo paura e codardia c’erano in quelle iridi insignificanti. Non voleva la pena uccidere un essere così patetico. Concedendogli pietà, Zoro lasciò andare Bellamy con poco gentilezza prima però lo avvicinò al suo volto. “Vattene” gli ordinò, non volendo mai più vedere quella faccia.
In quel momento una voce dall’alto lo chiamò. Alzando lo sguardo Zoro vide Sanji che lo aspettava nel bancone con una mano indirizzata verso di lui.
Sanji fu sollevato nel vedere Zoro tutto intero, certo non aveva dubbi che se la sarebbe cavata ma Bellamy non era conosciuto per giocare pulito. Zoro vedendo la preoccupazione sparire dagli occhi di Sanji sorrise con spavalderia e iniziò a salire sul tetto per raggiungerlo.
“Allora sei tornato” disse Zoro non appena lo raggiunse; appoggiando le braccia sulla ringhiera. Sanji sorrise e posò un gomito sul braccio dell’altro posando la sua mano sul volto provocatorio. Il cuoco stava per rispondergli quando un urlo addolorato sfuggì dalla gola Zoro. Con la coda dell’occhio Sanji vide quell’infame di Bellamy, alle spalle di Zoro, ghignare. Il bastardo aveva colpito alla schiena la bestia con un lungo pugnale. Zoro, maledicendosi per la stupidità di prima, spinse via Bellamy che perdendo l’equilibrio precipitò nel burrone sparendo finalmente per sempre. Zoro stava per cadere pure ma Sanji lo prese in tempo e lo portò sano e salvo nel terrazzo, accompagnandolo gentilmente a distendersi sul pavimento.
“Ehy” disse Sanji con apprensione quando vide la bestia respirare affannosamente. Sanji vide un sacco di sangue sgorgare dalla sua ferita e la cose non gli piacque per niente.
“Sanji” sospirò Zoro nominando per la prima volta il cuoco che al suo nome sussultò. “Sei tornato” ripeté le parole prima. Sanji posò una mano sul petto di Zoro e lo guardò comprensivo.
“Avevi dei dubbi?” Zoro cercò di ribattere ma il dolore gli rendeva difficile anche solo parlare.
“E’ tutta colpa mia” continuò Sanji vedendo la sofferenza in cui stava l’altro. “Ho cercato di avvisarti. . .”
“Idiota, non dire stupidaggini” ansimò Zoro che non sopportava vedere Sanji accusarsi in quel modo. Voleva vedere il cuoco felice, magari senza di lui finalmente lo sarebbe stato.
“Forse è meglio così.”
Sanji sentendo quelle parole appena sussurrate scosse la testa. “Adesso non dire tu stupidaggini” ribatté ansioso. “Andrà tutto bene vedrai. Vado. . .vado a cercare qualcuno” Sanji fece per alzarsi ma Zoro con quel poco di forza che gli rimase lo fermò per un braccio. Sanji vedendo quegli scuri occhi che lo pregavano di rimanere si arrese a quella debole presa. Sapeva che la ferita era troppo profonda per porvi rimedio ma ancora non poteva accettarlo.
“Almeno ho potuto vedere la tua stupida faccia un ultima volta” scherzò Zoro accarezzandogli con delicatezza un sopracciglio. Sanji sorrise ma quando vide la mano Zoro allontanarsi e i suoi occhi chiudersi si allarmò.
“Ohi Marimo! Resta sveglio, non puoi morire adesso!” esclamò scuotendolo, ma ormai Zoro non poteva più sentirlo. “Non puoi andartene in questo modo” continuò incessante Sanji con gli occhi che gli iniziarono a diventare lucidi. “Ti sembra giusto? Non puoi lasciarmi così” sussurrò, stringendogli disperato la maglia. Non puoi morire perché. . . Sanji straziato abbassò la testa sulla petto della bestia. “Perché io. . .” mormorò con un filo di voce, stringendosi ancora più a lui, “Ti amo.”
Il cuore di Ace e degli altri, arrivati da poco, si strizzò a quella visione. Il candelabro osservò con tristezza l’ultimo petalo della rosa cadere segregando la fine di tutto.
Non potendo vedere quel corpo senza vita, Sanji si girò di spalle appoggiandosi leggermente al corpo infreddolito dalla pioggia di Zoro. La gamba sinistra stava distesa mentre quella destra era piegata verso il petto, appoggiando il gomito sul ginocchio si passò una mano fra i capelli umidi, nascondendo gli occhi che ora si lasciarono andare alle lacrime. “Non è giusto” si ripeteva Sanji, come un mantra, continuando a stringere con una mano quella di Zoro.
Preso dal suo dolore Sanji non si accorse quando la pioggia smise di cadere ne quando venne sostituita da dei raggi di luce bianca. Vide qualcosa cambiare solo quando la mano di Zoro lasciò la sua presa. Lentamente, come se avesse paura da ciò che avrebbe visto, Sanji si voltò e rimase a bocca aperta come gli altri presenti. Il corpo di Zoro levigava nell’aria ed era avvolto da una luce bianca.
“Magia” pensò Sanji non credendo ai suoi occhi. Il mantello che Zoro portava sempre addosso si attorcigliò intorno al suo corpo nascondendo la trasformazione che stava prendendo atto agli occhi degli altri. Come la magia ebbe iniziò finì e lentamente la ormai non più bestia, ritornò a terra.
Il dolore di prima non c’era più, qualcosa era cambiato, Zoro lo sentiva nella sua pelle. Si sentiva più leggero, meno ingombrante. Lentamente Zoro si alzò da terra e si guardò incredulo le mani. C’era riuscito! L’incantesimo si era spezzato, questa significava che. . . 
Zoro si voltò e gioì internamente, a pochi metri da lui Sanji lo guardava con i suoi occhi azzurri pieni di confusione. Zoro ghignò a quella faccia ebete.
“Cosa c’è, cuoco? Non mi riconosci più?”
Sanji crucciò la fronte ed attirato come da una calamita andò verso Zoro, ancora un po’ incredulo che fosse davvero lui. Era un uomo in carne ed ossa adesso, con la pelle abbronzata, spalle larghe, muscoli scolpiti e appena più alto di lui. Avvicinando lentamente una mano ai suoi capelli, Sanji passò dolcemente le dita fra le corte ciocche verde smeraldo e sorrise.
“Sei la stessa testa d’alga di sempre.”
Zoro sorrise a sua volta e non poté fare almeno di passare un braccio intorno le spalle di Sanji avvinandolo a sé. Non c’erano più bisogno di altre parole. Sanji portò la mano dietro il collo di Zoro ed insieme chiusero quei pochi centimetri che li separavano.
Il cielo si schiarì, il sole spuntò ed il castello cambiò, la pietra scura diventò bianca e le statue ombrose del castello ritornarono ad essere angeli.
Ace, Luffy e gli altri saltarono di gioia. La maledizione era finita. Ad uno ad uno gli oggetti magici ripresero la loro forma umana. Zoro e Sanji si staccarono gradualmente dalle labbra dell’altro e guardarono con felicità la servitù che consideravano ormai come compagni.
“Luffy, Ace!” li chiamò Zoro, felice di rivedere il suo migliore amico ed il più fedele, anche se scapestrato, servitore.
“Evviva! Siamo di nuovo umani!” esclamò Chopper ritornato bambino in braccio a Robin.
“Già” sorrise la ex caffettiera stringendolo il piccolo a sé.
“Eccomi! Sono di nuovo super!” Un Franky esaltato li raggiunse nella terrazza seguito da Brook e Usopp.
“Yohohoho, ho di nuovo la mia pettinatura afro!”
“Usopp! Sono io, Luffy!” gridò l’ex forchetta non appena vide il ragazzo dal naso lungo saltandogli addosso.
“Mi spiegate cosa succede?!” Usopp non riusciva a credere ai suoi occhi, soprattutto quando vide Sanji abbracciato ad un uomo dai capelli verdi che gli ricordava leggermente qualcuno.
“L’incantesimo è stato spezzato” spiegò Nami all’inventore accarezzandosi i lunghi capelli ramati che non vedeva quasi da un decade.
“Nami-sam, Robin- chan siete stupende!” disse Sanji mandando dei baci con le mani alle ragazze (certe cattive abitudine erano dure a morire), facendo imbronciare Zoro che lo tirò possessivo verso sé.
“Il padrone e tutti noi oggetti incantati siamo ritornati essere umani grazie alla dichiarazione d’amore di Sanji che ha rotto l’incantesimo” continuò a spiegare Robin facendo un occhiolino a Sanji che arrossendo come un peperone si nascose la faccia dietro una mano.
“Ma è fantastico!” esclamò il meccanico entusiasta. “Assurdo ma fantastico.”
“L’incantesimo si poteva spezzare anche prima se non fosse per la testardaggine di questi due” si lamentò Nami come al suo solito. Luffy improvvisamente andò da l’ex orologio prendendola per le spalle con decisione. Nami alzò un sopracciglio al comportamento bizzarro dell’altro, stava per aprire bocca quando Luffy gliela chiuse con un bacio. Staccandosi subito Luffy sorrise e lasciò Nami stordita sul posto raggiungendo il fratello che gli alzò un pollice verso l’alto con Marco stretto a sé.
Tutti risero all’espressione frustrata dalla ragazza e se qualcuno vide Zoro allontanarsi con Sanji nessuno commentò.

Il castello era di nuovo in serenità. . .

La bestia imparando ad amare era ritornata un essere umano degno di essere amato. Il cuoco imparando ad andare oltre le apparenze era riuscito ad incoronare il suo sogno d’amore.

. . . e tutti vissero felice e contenti.

“Senti cuoco, cos’è questa storia della dichiarazione?”
“Non ho idea di cosa tu stia parlando, Marimo.”

Almeno credo. . .



Fine


Woow finalmente ce l’ho fatta XD
Non era mia intenzione di portarla così per le lunghe ma purtroppo fra impegni ed altro rimandavo sempre a concludere l’ultimo capitolo che spero sia soddisfacente.
Che dire, spero che vi siate divertiti a leggere questa storia come io mi sono divertita a scriverla :)
Ringrazio a chi ha messo la storia fra le seguite, ricordate e preferite e ovviamente a chi ha recensito <3
Grazie mille ancora e alla prossima! <3

Sweetmartini
  
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