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Autore: Marti Lestrange    10/11/2015    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Harry alza le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo. È ancora più bello se visto da vicino, i suoi occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate. Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed è abbastanza perché lui si decida a baciarle, prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
[Long; Harry/OC; AU.]
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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cap1
Buongiorno a tutti.
Inizio con delle piccole precisazioni iniziali e rimando le note vere e proprie alla fine del capitolo.
Come vi ho spiegato nel prologo, d'ora in poi cambia il narratore, passiamo dalla prima alla terza persona,  ma per adesso il pov sarà quello di Alycia, più avanti vedrò se introdurre il pov di Harry - ma credo di sì, esigenze di narrazione mi spingono su questa strada. Al termine di ogni capitolo troverete un paragrafo finale, molte volte ambientato prima degli eventi narrati nel capitolo stesso, su un altro personaggio di questa storia e/o altre vicende correlate, quasi sempre relative al passato di qualcuno. Spero che come idea vi possa piacere, personalmente mi diverte molto.  Come vi ho detto nel prologo, attenzione alle date, perché questi primi tre capitoli narreranno l'incontro di Alycia e Harry e cosa li ha portati su quel divano. In questo capitolo, torniamo indietro a gennaio, quindi due mesi prima degli eventi narrati nel prologo.
Detto ciò vi lascio alla lettura - spero che il capitolo vi piaccia <3


Aftertaste.
Capitolo I.
I walk the line.
[Gennaio 2015, Londra - due mesi prima.]

"Yes, I’ll admit that I’m a fool for you".



"Fai un respiro, fallo profondo", o qualcosa del genere: Alycia Roberts non ricorda il titolo della canzone e al momento non è importante.
Si limita a respirare e l'aria di Londra - di gennaio, ghiacciata - le entra nei polmoni, accendendoli. Affacciata alla finestra della sua stanza, cerca di svegliarsi mentre il caffè nero entra in circolo come una droga - e il cuore batte più forte. Lo può sentire distintamente sotto pelle e allora chiude gli occhi, tanto niente potrà mai sistemare un lunedì mattina: nessuna cura è stata ancora scoperta, nessuna panacea, nessun incantesimo.
I rumori della città là fuori le entrano nelle orecchie come un fiume in piena, con le grida dei giardinieri  venuti a raccattare i rami secchi, con i bambini che vanno a scuola, con le automobili che si incastrano nel traffico di qualche arteria. Ed è subito lunedì. "Bello schifo", pensa richiudendo la finestra e sorseggiando altro caffè.
Si lascia ricadere sul letto - la piega delle coperte eternamente disfatta, i mille cuscini sparsi, i sogni della notte che ancora impregnano le lenzuola - e sbuffa. La casa è silenziosa, il che vuol dire che Niall Horan - il suo rumoroso e ingombrante ma divertente coinquilino e amico - dorme ancora e le tocca svegliarlo - per l'ennesima volta. Alycia decide che questa storia deve finire, e in tempi brevi.
Poggia la tazza vuota sul tavolino ingombro di candele, pile di libri iniziati e mai finiti, fotografie e un posacenere mezzo pieno e si stringe nella vestaglia di raso - a motivi giapponesi, comprata a Camden - che indossa sopra il pigiama. Lo stretto corridoio è in penombra e Alycia sgattaiola silenziosa fino alla stanza di Niall, in fondo.
Bussa con forza. - Horan! - esclama. - È tardi. Giù dal letto, dormiglione!
Dalla stanza proviene un verso incomprensibile e qualche parola in irlandese stretto che Alycia non comprenderà neanche tra dieci anni luce.
- Non ti sento, hai capito? - risponde battendo ancora sulla porta. - Vedi di alzarti o sarò costretta ad entrare e sai che non mi piace entrare in camera tua, dopo l'ultima vol-
Viene interrotta dalla porta che le si spalanca di fronte e il suo amico alza le sopracciglia, gli occhi assonnati.
- Contenta? - mugugna, la voce roca e impastata. - Ora, per favore, smettila di gridare. Per favore.
Alycia incrocia le braccia al petto. - Lo dico solo perché arriverai in ritardo, Nialler, non per il tuo bene, cosa hai capito?
- Ma finiscila - sbuffa lui ironico, tornandosene in camera.
- Fa' come vuoi, stronzo. Ci vediamo più tardi, quando ti avranno licenziato.
- Alycia, hey! - la richiama mentre la ragazza sta per rientrare nella sua stanza. Si volta e lui se ne sta appoggiato allo stipite della porta con il corpo sporto in avanti, i capelli biondi spettinati e un ampio sorriso e la t-shirt degli Eagles tutta stropicciata. - Ti voglio bene anche io, stronza.
Alycia alza il dito medio nella sua direzione e gli regala un sorriso irriverente prima di sparire oltre la soglia.


#


La porta si apre tintinnando e Alycia può giurarlo: odia con tutto il cuore il suo trillo allegro, soprattutto il lunedì mattina - soprattutto senza il suo odierno appuntamento con il muffin triplo cioccolato di Caffè Nero. Ha appena deciso che odia anche Niall Horan e la sua patologica tendenza al ritardo e la sua pigrizia, odia dover correre in negozio ad aprire al posto suo, odia la gente che cammina beatamente lungo Portobello Road con grandi bicchieri pieni di caffeina. Un vero schifo, insomma.
Poggia un paio di dischi accanto alla cassa e sbircia in negozio, pronta ad accogliere il primo cliente della giornata - insomma, non così pronta, ma si sarebbe sforzata di sorridere, almeno.
- Cos'è quella faccia da funerale, eh?
Natalie Jones sta in piedi poco oltre la soglia, i capelli lunghi e rossissimi sciolti sulle spalle, un cappellino nero in testa, infagottata in un pesante parka verde scolorito sui gomiti, gli occhi azzurri accesi della solita furbizia, infreddolita ma bellissima.
- Nat! - esclama Alycia, felice di avere davanti la sua amica e non il classico cliente scassapalle delle nove del mattino.
- Anch'io sono felice di vederti, tesoro - esclama l'altra mentre si stringono in un abbraccio che sa della Marlboro rossa appena fumata da Natalie e dello shampoo alla camomilla di Alycia e del freddo di gennaio che ti si attacca ai capelli e ai vestiti.
Natalie le sventola sotto il naso un sacchetto e il profumo di cioccolato invade il locale. Alycia sente i muscoli del viso tendersi in un ampio sorriso da bambina. - Non dirmi che è... - inizia, incerta ma speranzosa.
- Niall ha suonato a casa, poco fa - spiega Natalie paziente, alzando però gli occhi al cielo. - Ha detto che non avresti fatto in tempo a passare per la colazione per colpa sua, così mi ha chiesto di portartela prima di iniziare il turno. Ed eccomi qui.
Alycia ha conosciuto Natalie a casa di Liam Payne, amico di lunga data di Niall e residente nell'appartamento sopra il loro in Colville Square, e sono diventate amiche - grandi amiche, quelle che rimangono sveglie fino alle cinque a chiacchierare e a parlare di un futuro lontano, fumando e bevendo caffè, che escono alle sette del mattino e rientrano alle dieci di sera e non sono mai stanche, che ridono fino allo sfinimento mentre Liam e Niall cantano in cucina, ricoperti di farina e tutto intorno un disastro. Alycia deve tutto a Natalie: le è stata vicina in un momento strano e difficile della sua vita, quando tutto intorno a lei minacciava di naufragare, quando le sere erano eterne e i pianti stanchi e spossanti, e le lacrime si asciugavano a stento sulle guance. Natalie le ha trovato un posto al ristorante dove lavora, a Chelsea, aiutando l'amica a far quadrare i conti di un'esistenza dissestata che cercava di rientrare nei giusti binari dopo un improvviso deragliamento. Natalie le ha fatto tornare il sorriso e Alycia non l'avrebbe dimenticato mai.
Batte le mani come una bambina il giorno di Natale e afferra il sacchetto, sbirciando poi all'interno. Il suo unico e vero amore è lì che l'aspetta, perfetto e invitante e profumato, ma decide di aspettare che Natalie esca, giusto per non dare spettacolo ancora più del solito.
- Sei un tesoro, lo sai, vero? - miagola verso di lei, battendo le ciglia.
Natalie alza nuovamente gli occhi al cielo. - L'ho fatto solo per te, sia chiaro. È mai possibile che quel ragazzo la smetta di fare il bambino? Quando crescerà?
- Non chiedermelo, Nat - sbuffa. - È la quarta volta che gli paro il culo, questo mese.
In quel momento, un paio di clienti decide di entrare, dopo aver tentennato per dieci minuti buoni di fronte alla polverosa vetrina dedicata ai Rolling Stones.
- È meglio che vada - si affretta a salutare Natalie, depositando un rumoroso bacio sulla guancia di Alycia.
- Grazie per la colazione - esclama quest'ultima mentre l'altra si richiude la porta alle spalle. La saluta ancora con la mano e sparisce lungo la via, diretta al lavoro.
- Cosa posso fare per voi? - chiede quindi Alycia alla coppia che ha davanti, intabarrata in tarmati cappotti cammello lunghi fino ai piedi, i capelli ormai quasi bianchi, le labbra strette.
La donna si guarda intorno con attenzione mista a fastidio e Alycia decide che non la sopporta, così a pelle. Le ricorda la professoressa di matematica del liceo: una vera delizia. Lui invece ha il viso più cordiale, meno teso e arcigno. Si avvicina lentamente al bancone dietro il quale la ragazza si è rifugiata e le sorride.
- Cerco una particolare raccolta dei Beatles. "Love Songs", del 1977.
- Dovrebbe essere nella sezione dedicata - Alycia si dirige verso la lettera "T", sulla parete sinistra del piccolo negozio.
Cerca sotto "(The) Beatles", ma non lo trova. Aggrotta le sopracciglia. - Deve essere terminato... - inizia grattandosi la fronte, perplessa.
- Ne è sicura? - chiede il signore, in piedi accanto a lei.
- Posso dare una controllata in magazzino, se può attendere.
- Facciamo che mia moglie e io andiamo a bere un caffè qui vicino? Torniamo tra... indicativamente... mezz'ora? Può andare bene?
- Perfetto - Alycia annuisce, le mani sui fianchi.
- Ci vediamo tra poco, allora - conclude lui, per poi prendere la moglie sottobraccio e dirigersi verso l'uscita. La donna continua a guardarsi alle spalle anche mentre superano la vetrina, lo sguardo duro ma vacuo di chi non è completamente conscio di se stesso. Alycia rabbrividisce: che coppia strana. Pensandoci, però, a Londra niente è mai abbastanza strano.
Alycia si dirige verso la porta che conduce nel retro del negozio e fissa le pile di dischi ammonticchiate qua e là tutto intorno nella stanza ingombra, sbuffando. La polvere regna sovrana, insieme ad anni e anni di incuria e dischi ammuffiti di artisti semi sconosciuti mischiati a pezzi iconici di qualche pezzo grosso, il tutto unito alle inseparabili ragnatele. Si rimbocca le maniche. Sarà una lunga mezz'ora.


#


La porta si apre nuovamente e Alycia sente la corrente d'aria spostare la tenda di corda che separa il negozio dal retro. Guarda l'orologio ed è passata praticamente mezz'ora da quando ha cominciato a rovistare in megazzino e di "Love songs" neanche l'ombra.
- Arrivo subito! - grida verso il negozio, immaginando la coppia di prima che si guarda intorno, lui sempre paziente, lei agitata e sulle spine.
Un'intera pila di vecchi dischi ammuffiti le cade su un piede e Alycia si lascia scappare un'imprecazione a denti stretti, maledicendo il suo capo, quel dannato negozio e tutta la discografia dei Toto. Si passa una mano tra i capelli, osservando il disastro ormai compiuto. È ricoperta di polvere e vorrebbe davvero imprecare ancora, ma poi pensa ai signori di là e alle loro facce e ci ripensa. Si morde la lingua e, dopo essersi riassettata i vestiti, torna in negozio, ma ad attenderla non c'è la Coppia Strana, ma solo un ragazzo, alto e con addosso un cappotto scuro. Le da le spalle e Alycia non lo vede in faccia.
- Buongiorno - esclama poggiando i palmi aperti sul bancone e sporgendosi in avanti. - Posso esserti utile?
Il nuovo arrivato non sembra aver sentito, perché continua a darle le spalle, rovistando in tutta fretta nel cestino delle offerte settimanali. Non sembra affatto un tipo da cd in offerta a nove sterline risalenti a qualche anno prima e con le copertine mezze rotte, visto che il suo cappotto sembra parecchio costoso, così come gli stivali neri.
Si volta leggermente e Alycia ne studia il profilo, bello e concentrato, le sopracciglia aggrottate, le labbra contratte. - Trovato qualcosa di interessante? - gli chiede avvicinandosi e allora in quel momento lui si gira del tutto e la guarda severamente e cazzo se è bello, è uno dei ragazzi più belli che Alycia abbia mai visto. I capelli mossi e castani sono spettinati e sparano da tutte le parti, come se ci avesse passato la mano attraverso un po' troppe volte. Gli occhi sono verdi, di un verde brillante quando la luce incerta del sole di gennaio ne colpisce le iridi. Le labbra sono piene e arrossate per il freddo e indossa una camicia scura e dei jeans neri e sul suo viso c'è qualcosa di indefinito, a metà tra una solitudine cercata ma respinta, un vuoto che arriva agli occhi bellissimi e che gli piega la bocca verso il basso - spenta - e la mano sinistra piena di anelli stringe forte un paio di cd, i nervi tesi e il corpo attento, le spalle leggermente curve come sotto il peso di una lunga attesa, lo sguardo che la studia ma che non la guarda realmente, passandole sopra senza fermarsi. Nella mano destra regge il cellulare, che si affretta a mostrarle, un sopracciglio alzato, ironico.
- Sto cercando di parlare al telefono, se non lo avessi notato - dice, la voce roca alterata dal fastidio di essere stato interrotto. Torna a parlare al telefono, borbottando qualcosa al suo interlocutore dall'altra parte.
Alycia lo guarda, basita, indecisa se tirargli un ceffone o andarsene. Alla fine decide di voltargli le spalle e tornarsene dietro il bancone, facendo finta di lavorare. A metà strada si sente richiamare.
- Hey, scusa, tu.
"Hey, scusa, tu"?, pensa. "Okay, mi stai ufficialmente sulle palle, amico".
Si volta, sfoderando il suo miglior sorriso cordiale - "antipatico pallone gonfiato pieno di te".
- Ce l'avete l'ultimo Greatest Hits di James Taylor? Devo fare un regalo - chiede in fretta, abbassando il telefono.
- Purtroppo è terminato. Mi spiace - risponde Alycia piegando le labbra in un sorrisetto dispiaciuto (o anche no).
Lui alza gli occhi al cielo e si riporta il cellulare all'orecchio con un gesto superbo che sa di puzza sotto il naso ed egocentrismo. Lancia letteralmente i cd che teneva in mano nel cesto da dove li ha presi e si dirige a passo svelto verso la porta, per poi spalancarla e uscire, senza neanche dire "bah", senza un saluto e niente.
Alycia fissa Portobello Road oltre la vetrina, la vita che continua il suo corso, e si sente stupida e cretina e presa in giro. E dentro di sè vorrebbe urlare contro la maleducazione della gente.
- Che cazzo di cafone - dice ad alta voce, dando una scrollata al cesto accanto a lei per la rabbia. Una ragazzina con l'uniforme scolastica la fissa dalla vetrina e Alycia le fa un gestaccio e quella corre via. - Dannati bambini - bofonchia. - E dannati fighi che si credono Hugh Grant.
La porta si apre per la terza volta e Alycia ora sa che è la Coppia Strana, sente l'odore del dopobarba di lui - un odore osceno - riempire il negozio. Si volta e sono lì. E lei è fregata perché "Love Songs" ancora non l'ha trovato e perché è ancora sconvolta per colpa di "Hugh Grant" e perché è una stupida che si fa fregare da due mani e due occhi da infarto e due labbra da morirci.


#


- E così se n'è andato senza salutare? - le chiede Niall Horan qualche tempo dopo, mentre mangiano il loro pranzo take away nel retro del negozio. Il suo amico e collega è arrivato alle dodici, trafelato e contrito, portando con sè un sacchetto del McDonald's e Alycia ha già dimenticato tutto. Gli vuole troppo bene per tenergli il muso. - Bello stronzo.
- Già - conferma lei mentre si ingozza di patatine.
- Di cazzoni è pieno il mondo, che ci vuoi fare?
E la constatazione di Niall suona definitiva. Neanche Alycia vuole più tornare sull'argomento e decide di dimenticare Ciuffo Ribelle per dedicarsi completamente al suo Big Mac.
In quel momento, l'odioso tintinnio della porta la fa bloccare, il panino sospeso a mezz'aria. - Cazzo! - esclama.
- C'è nessuno? - sente una voce chiamare, roca ma alta, e sa che è lui. È tornato.
- Cazzo, Niall, è lui!
- Quello di prima?
- Credo di sì - conferma lei poggiando il Big Mac sul cartone e alzandosi in piedi dal pavimento polveroso.
- Vuoi che vada io? - le chiede l'amico alzando lo sguardo su di lei.
Alycia nega con la testa. - Non preoccuparti, li so gestire, i cazzoni.
Sente Niall ridere - con quella risata alta e bella e vera che è solo sua - e poi rientra in negozio, pronta ad affrontare Ciuffo Ribelle un'altra volta.
E lui sta in piedi poco lontano dal bancone, le mani buttate nelle tasche del suo cappotto scuro, e alza gli occhi quando la sente avvicinarsi e la guarda - davvero, questa volta. La studia per un lungo momento durante il quale nessuno dei due parla, lui fermo accanto alla raccolta completa dei Queen, nella colonnina centrale, e lei con le braccia incrociate sul petto, il viso forse ostile e fermo, ma le gambe instabili. Sembra ancora più bello di qualche ora prima. Dannato lui.
- Mi scuso profondamente per prima - esordisce portandosi la mano destra all'altezza del cuore e Alycia per poco non perde l'equilibrio. Alza le sopracciglia, stupita. - Sono stato un vero cafone, cazzone, idiota. Maleducato, stupido, irrispettoso del tuo lavoro. Cretino, insuls-
- Okay, okay - si affretta a stopparlo lei alzando le mani e Ciuffo Ribelle si zittisce davvero e il silenzio tra loro è meglio di qualsiasi cosa, perché così Alycia riesce a non guardarlo, riesce a non fissargli le labbra con insistenza seguendo il loro movimento, riesce a non sentire la sua voce penetrarle le membra. Riesce a non cadere. - Okay, ho capito. Ti sei scusato abbastanza.
Alycia riesce a sentire la presenza di Niall accanto alla porta del retro, che origlia ogni cosa, e vorrebbe tanto assestargli un calcio sui denti. Si trattiene.
Ciuffo Ribelle, di fronte a lei, si avvicina di qualche passo, passandosi una mano tra i capelli, per poi poggiarle entrambe sul bancone ed è così vicino che Alycia sente il suo profumo, agrumi, pulito e qualcos'altro di esotico, e i suoi occhi sono così verdi alla luce del mezzogiorno che sarebbe un peccato non fissarli e quando finalmente sorride è così bello che Alycia sente una mano artigliarle lo stomaco. Cazzo.
Distoglie lo sguardo facendo un passo indietro, le mani nascoste nelle tasche posteriori dei jeans.
- Ora ho fretta, ma potrò farmi perdonare con un caffè, la prossima volta? - le chiede e lei trattiene il fiato per un secondo, spiazzata. Che cazzo ha appena detto? Vorrebbe tanto rispondergli per le rime, cose come "credi che un mezzo sorriso affascinante possa sistemare il fatto che sei un cazzone maleducato?", ma poi si morde la lingua, perché la vecchia Alycia ogni tanto riemerge e le tocca placarla, rimembranza di un periodo della sua vita in cui offendere il mondo era naturale e ogni cosa era corrotta e da bruciare.
- Mi trovi qui - risponde solo scrollando le spalle.
- Io sono Harry - aggiunge Ciuffo Ribelle allungandole una mano forte (una cazzo di mano che l'ha già fottuta). - Harry Styles.
- Alycia Roberts - gli stringe la mano e lui la trattiene nella sua un attimo in più del dovuto, e poi Niall si schiarisce la gola ed è così vicino che entrambi sobbalzano.
- Horan! - esclama Alycia. - Mi hai spaventata.
- Le mie scuse, cara - risponde lui sfoderando un sorriso astuto. - Non ti vedevo tornare... Il Big Mac è diventato colla.
- Non ti trattengo oltre - aggiunge Harry (Harry, che nome da snob), lanciando un'occhiata attenta a Niall, che ricambia. - Ci si vede, Alycia.
Le riserva un ultimo sorriso e sparisce oltre la porta, lasciandosi dietro mille domande.
Alycia fissa per un attimo lo spazio vuoto davanti a sè, come se vi aleggiasse un fantasma. Niall le passa una mano davanti agli occhi e lei si riscuote.
- Terra chiama Alycia.
- Sto bene, stupido - replica lei scacciando via la sua mano.
Niall ride. - Non sembravi molto in te, sai?
- Taci, Horan - bofonchia ancora Alycia tornando nel retro e al suo Big Mac.
- Non male, il cazzone.
- Non sono permessi apprezzamenti.
- Ed è stato quasi convincente quando ha tirato fuori la balla del caffè detta solo per rimorchiarti.
Alycia continua a mangiare il suo panino ormai freddo, buttando giù una patatina dietro l'altra e sorsi di Coca Cola Light per dimenticare tutto con la caffeina.
- Affascinante, come tipo - continua Niall annuendo. - Strambo ma affascinante, a suo modo. E quel cappotto scuro da snobbone... Quello guadagna bene, te lo dico io. Se ci metti anche le scarpe e l'orologio costoso siamo a cavallo.
Alycia fissa il suo sguardo su Niall, esasperata. - Finiscila, ti prego. Non me ne frega un cazzo del suo cappotto costoso, delle scarpe o dell'orologio patacca, okay? Come hai detto tu, voleva solo rimorchiare. Non tornerà - e suona così desolante che Alycia spera il suo amico non abbia colto la vena di rassegnazione nella sua voce. Perché un po' le dispiace, ma è sicura che Harry Styles non tornerà. Quelli come lui sono troppo perché si ripresentino alla tua porta e mantengano una mezza promessa ispirata da un bel faccino. È improbabile che scelga di sprecare di nuovo il suo tempo in quel "buco" incastrato da qualche parte a Londra, tra un negozio di vestiti e un fast food. È impossibile che un'Alycia Roberts qualsiasi - con i suoi problemi, le insicurezze e la sfrontatezza, l'amarezza e il riso abbondante e sguaiato, con i suoi amici mezzo squattrinati e due lavori, con una casa che è un casino e un coinquilino sempre ubriaco, con mille mila problemi e una passione per i guai e l'abbonamento della metro scaduto - possa costituire un interesse per Harry Styles.
- Okay - risponde solo Niall scrollando le spalle.
- Passami altre patatine, me le devi.


#


{Aprile 2014, Londra.}
Natalie Jones bacia per la prima volta Liam Payne in un giorno di primavera.
Sono sdraiati su una coperta a quadri, a St James's Park, le braccia incrociate dietro la testa e la pancia piena di gelato. Il sole è caldo ma non troppo, il caldo sole mite dei primi giorni di aprile. Alcune margherite fioriscono lì accanto, esili.
Natalie si gira a guardare Liam, il profilo dolce, le labbra piene, il petto che si alza e abbassa al ritmo del suo respiro, la camicia di jeans tesa sulle braccia. È bellissimo e la spiazza e le dita di lei corrono a disegnare la linea della mascella mal rasata, mentre i suoi occhi - caldi e pieni - la scrutano con attenzione. E quando le dita sottili di Natalie gli toccano le labbra, Liam le afferra e le bacia con urgenza mista a devozione, prima di raggiungere le labbra di lei, cercandole, sondandole, andando in profondità, senza fretta. Ed è un bacio che sa di altri pomeriggi, altri gelati e altre stagioni, di serate a fare l'amore sul tappeto del piccolo salotto, di mattine nebulose avvolti nel piumone, le gambe intrecciate e i respiri mischiati - quando tutto perde i suoi confini. E allora Natalie lo bacia ancora, 'che quello che quel bacio promette è tutto ciò che in fondo ha sempre desiderato, e ora c'è.



Note:
  • Il titolo di questo capitolo è quello dell'omonima canzone di Halsey, I walk the line; la citazione arriva proprio da lì.
  • Colville Square esiste davvero, e si trova proprio a Notting Hill.
  • Nel prologo mi sono dimenticata di specificarlo, ma vorrei ringraziare Shawn Mendes per avermi ispirato il titolo di questa long - e vi consiglio vivamente di ascoltare Aftertaste (così come tutto l'album di Shawn LOL).
Svolta la parte "burocratica", direi che vi ho tediato abbastanza e mi defilo.
Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente tutte le splendide ragazze che ogni giorno mi appoggiano nella scrittura e pubblicazione di questa pazzia - vi amo una per una, giuro. Oltre loro, un grazio SENTITO a tutti coloro che hanno letto, recensito, messo tra le preferite/seguite questa storia - siete un piccolo grande inizio, tutti voi.

Mi potete trovare su Facebook, se vi va: Marti Fitzgerald Lestrange

E quest'oggi vi presento Natalie (la magnifica Sophie Turner); e ovviamente per concludere un amore di Horan.

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