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Autore: DalamarF16    12/11/2015    2 recensioni
Post stagione 1- Dopo essere riusciti a incastrare Fisk, Matt e Foggy sono diventati molto popolari a Hell's Kitchen e la loro amicizia si è rinsaldata. Il mondo di Daredevil ha ora una rassicurante routine, ma il ritorno di Stick rimescolerà le carte in tavola. Cosa vuole il vecchio ninja da Matt? Matt accetterà di aiutarlo anche a costo di uccidere qualcuno?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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PERSONAL SPACE: Ciao a tutti! Eccomi qui con un nuovo capitolo di questa long... voglio approfittare di questo spazio per ringraziare chi mi ha recensito negli scorsi capitoli, PaperHero e Ragdoll_Cat (PS: se siete fan di Cap o degli Olicity passate sul suo profilo, non ve ne pentirete ^__^ ) e anche tutti quelli che hanno messo questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate, davvero grazie! ^__^
E ovviamente grazie anche a tutti i lettori silenti, spero che un giorno troverete la voglia/il tempo/il coraggio di darmi la vostra opinione. Giuro che non mordo ^_^.
Niente. Vi lascio al capitolo!
Buona lettura!


Chapter 7: Mr. Murdock is out right now

Un mese.
Era passato un dannatissimo mese dal giorno in cui aveva trovato l’appartamento di Matt vuoto e, quel che era anche peggio, entrambi i cellulari abbandonati a New York. Aveva capito il perchè dello smartphone, ma, dannazione, poteva almeno portarsi l’altro, almeno per fargli sapere che era vivo e stava bene. E invece no.
Di quei 30 fottuti giorni poteva contare (e rivivere) ogni singolo secondo.
Giusto perchè amava alla follia mentire alle persone a cui teneva, si era ritrovato a raccontare palle su palle ogni singolo giorno, fingendo di essere in perenne contatto giornaliero con il proprio partner-e-forse-non-più-tanto-migliore-amico e raccontando che tutto andava bene. Si sforzava di andare in ufficio ogni giorno, anche se quello che avrebbe davvero voluto fare era agire: noleggiare (o perfino comprare, se fosse stato necessario) un’auto e uscire da Hell’s Kitchen, viaggiando per tutto il continente finchè non avesse ritrovato e riportato a casa Matt.
E poi cosa farai, furbone? Bene, adesso il suo cervello suonava come Matt Murdock in versione so-tutto-io.
Ti prenderò a calci in culo per tutta la strada del ritorno, e probabilmente continuerò a farlo vita natural durante! Rispose irritato alla voce. Dannato Murdock. Ora parlava pure da solo!
Tuttavia, era sbagliato dire che Foggy non stesse facendo proprio nulla per ritrovarlo; aveva probabilmente esplorato tutte le opzioni che non includessero una denuncia per persone scomparse pur di avere notizie, ma senza risultati. Ogni mattina consultava l’elenco di tutte le persone arrestate nello stato nella speranza (o forse no, non ne era troppo sicuro in realtà) di trovarci il nome del proprio partner, o un’identità fittizia che gli dicesse qualcosa, perchè di una cosa era sicuro: se Matt si fosse trovato in condizioni di necessitare un aiuto legale, avrebbe trovato il modo di farglielo sapere.
Leggeva e vedeva anche qualunque versione di qualunque notiziario o quotidiano esistente, e spulciava internet costantemente, ma anche questo non aveva dato frutti.
Nessuna nuova? Buone nuove! Era solito dire un amico di suo nonno, il che in effetti poteva anche essere vero, se il tuo migliore amico non è un dannato vigilante con la cattiva abitudine di spuntare fuori mezzo morto nei posti più strani della terra.

Quando squillò il telefono, Foggy stava lavorando a un nuovo potenziale caso, che non sapeva ancora se accettare o meno poichè non era sicuro se la cliente stesse dicendo la verità o nascondesse qualcosa. Nonostante si lamentasse moltissimo della politica aziendale di Matt, ora che era assente cercava comunque di seguire al meglio la strada che avevano deciso di intraprendere quando avevano aperto il loro studio legale. Il vero problema è che senza Mr. poligrafo vivente le cose si erano fatte un po’ complicate, poichè doveva affidarsi solo al proprio istinto, senza contare che concentrarsi era veramente difficile quando la sua testa si divertiva a proporgli i più svariati scenari sul destino del suo socio, ma, per essere fedele alle proprie bugie doveva fingere e a quel punto era meglio fingere lavorando su qualcosa di reale.
Fu Karen a rispondere al telefono, non tanto perchè era la loro segretaria, quanto perchè in quel momento era la più vicina alla reception, e quindi al telefono. Per un nanosecondo, si permise di sperare che all’altro capo della linea ci fosse Matt, realizzando solo in quel momento che sentiva il cuore balzargli in gola per la speranza (o la paura) ogni volta che sentiva la suoneria di uno dei loro cellulari.
La cosa peggiore, però, era il peso al cuore che sentiva ogni volta che restava deluso; avrebbe davvero dato qualunque cosa per un messaggio, una chiamata, un’e-mail, un segnale di fumo, un razzo segnalatore, un piccione viaggiatore…. insomma un qualunque cosa gli potesse dire che era vivo. Non chiedeva altro. Non gli importava quanto gravemente potesse essere ferito. Sapere che respirava sarebbe stato più che sufficiente.
-Nelson e Murdock- rispose Karen, poi fece una pausa prima di mettere la chiamata in stand-by ed entrare nel suo ufficio -Puoi parlare?-
-Certo- rispose fingendo di non aver ascoltato ogni sillaba -Di che si tratta?-
-Non lo so ancora, ma dal tono di voce sembra urgente-
-Ok. Passamela di qui, per favore. Grazie-
La bionda gli sorrise mentre si chiudeva la porta alle spalle e tornava alla propria scrivania. Dal vetro opaco riuscì a vederla esitare di fronte all’uscio chiuso dell’ufficio di Matt, e non faceva fatica a immaginarsi cosa stesse pensando. Mancava a tutti.
Sospirò e alzò la cornetta.
-Fog… Franklin Nelson-
-Foggy… sono Claire-
Quelle tre parole bastarono a raggelarlo sul posto; un best of di tutti gli scenari venne velocemente alla sua mente, mentre cercava di prepararsi al peggio, alla ragazza che gli diceva che Matt stava morendo, o peggio, che fosse già morto. Solo dopo qualche secondo si ricordò che Claire non era in città, e che non poteva sapere che Matt non era reperibile al momento e arrivò alla ragionevole conclusione che stesse solo cercando il suo amico, non riuscendo a parlargli tramite telefono.
-Sì. Ci sono solo io al momento- rispose cercando di fingere che fosse solo una potenziale cliente e non una loro conoscente -Il signor Murdock al momento è fuori, ma se le servono informazioni, sono a sua disposizione, oppure può fissare un appuntamento con la nostra segretaria-
-Non puoi parlare?-
-Esatto. Sì-
-Ok. Matt è con me- e ora poteva tranquillamente andare in panico, mentre un brivido gli correva involontario lungo la spina dorsare. Tiprego,tiprego,tiprego non essere morto. Non. Essere. Morto, E non avvicinarti nemmeno ad esserlo. Per favore, Matty!
-Puo’ spiegarmi la sua situazione?- chiede, meravigliandosi di essere riuscito a tenere la voce ferma nonostante stesse letteralmente andando in panico.
-Non lo so. L’ho incontrato per caso, in una chiesa. Foggy, era esausto e come mi ha riconosciuto è crollato. E’ confuso, molto, e la maggior parte delle volte fatica a riconoscermi. Ti chiamo solo ora perchè sta dormendo, e sembra tranquillo, finalmente-
-Dove abita?-
-A Boston, vicino al campus dell’università-
Boston? Che cavolo ci facevano a Boston?!
-D’accordo, signorina…- stava cercando di tirare fuori un cognome fittizio da affibbiarle, ma da quando Claire aveva pronunciato la parola “crollato” non riusciva a pensare ad altro. In tutti quegli anni, non aveva mai nemmeno pensato che Matt potesse avere un crollo emotivo, e aveva pensato a tanti di quegli incidenti che avrebbero potuto capitargli da poterci scrivere almeno 10 stagioni di un qualunque medical drama.
-Oh.. ehm.. Carter- gli venne in aiuto, e Foggy cercò di aggrapparsi alla calma nella voce della ragazza, tentando di auto-convincersi che il fatto che lei fosse così tranquilla implicasse che, probabilmente, Daredevil non era in pericolo di vita.
-Ok, Signorina Carter. Farò qualche ricerca e le farò sapere, d’accordo?-
-Ok, Foggy. A più tardi-
-Lei stia calma- le raccomandò, cercando di farle coraggio (come se ne avesse bisogno) - e cerchi di raccogliere tutto il materiale che ci serve, d’accordo?-
-Grazie. Ciao-
Doveva trovare un modo di rimanere da solo. E alla svelta.
Questa fu la prima cosa che gli passò per la testa un secondo dopo aver attaccato il telefono, ma poi realizzò che anche se fosse uscito ora e l’avesse richiamata, se Matt fosse stato ancora fuori gioco non ne avrebbe ricavato un ragno dal buco. Claire gli aveva già raccontato quello che sapeva, quindi alla fine si costrinse a concentrarsi sul lavoro.
I clienti vengono per primi.
Taci, Murdock! Stai dormendo su un fottuto divano a Boston!
Tuttavia, l’irritante Matt che aveva preso residenza nel suo cervello aveva ragione; se fosse rimasto in ufficio senza fare niente altro che aspettare sarebbe stato inutile, oltre che sospetto. Doveva darsi una mossa, scoprire se quel tizio era davvero innocente e, nel caso, fare tutto il possibile per far cadere le accuse contro di lui.
Lo doveva anche a Matt.
Muovi il culo, orsetto Foggy!
Taci, cornetto! Al momento sono molto incazzato con te!

***

Doveva ammetterlo: la reazione di Foggy l’aveva piacevolmente sorpresa.
Quando l’aveva chiamata, quella notte in cui aveva trovato Matt mezzo morto, aveva avuto l’impressione che fosse una persona completamente emotiva, che si lasciasse trascinare dalle proprie emozioni senza un minimo di self-control, almeno quando si trattava del suo migliore amico. Ma non questa volta.
Foggy era stato piuttosto intelligente a fingere che si trattasse soltanto della chiamata di una potenziale cliente, e aveva fatto le domande giuste senza sollevare sospetti.
Chiamare Foggy non era stata esattamente una delle sue priorità, ma poi le condizioni di Matt erano peggiorate ora dopo ora.
L’infermiera non l’aveva perso di vista nemmeno per un secondo, controllandolo così spesso da arrivare alla paranoia, ma così non l’aveva davvero mai visto, e la cosa la spaventava abbastanza. Da quello che aveva visto dalla distanza di sicurezza che era costretta a tenere, gli si era alzata la febbre, ma quanto alta, e da cosa fosse causata, non era proprio in grado di dirlo.
L’ipotesi che considerava più probabile era quella di una qualche infiammazione dovuta a una delle trilioni di ferite che aveva sul torace, ancora in attesa di essere medicate, e questa era solo la più rosea delle possibilità, perchè se c’era qualcuno in grado di ferirsi in modi improponibili, quello era proprio Matt Murdock.
Un’alternativa poteva essere dovuta a un qualche danno interno, ma finchè non fosse riuscita ad avvicinarsi non poteva fare di più, e finora lui non le aveva permesso di toccarlo, attaccandola ogni volta che tentava di avvicinarlo per visitarlo, e ormai la situazione andava avanti da più di 24 ore, un termine ben più che sufficiente a terrorizzarla, considerando quello che gli aveva visto fare praticamente 10 minuti dopo il collasso di un polmone.

Claire aveva già provato a calmarlo prima, ma ogni suo tentativo era stato un buco nell’acqua, e nemmeno la sua voce, questa volta, aveva fatto il miracolo.
Matt, anche quando si svegliava, sembrava non essere mai pienamente cosciente di quello che faceva e, non riconoscendo la sua voce, cercava di difendersi nell’unico modo che conosceva: non poteva fargliene una vera e propria colpa, ma era comunque arrivata al punto che legarlo sembrava l’unica soluzione rimasta; non che gioisse all’idea di farlo, anzi, a maggior ragione, ora che era così spaventato, fargli una cosa del genere la faceva venire la nausea, ma, d’altro canto, era ormai evidente che aveva bisogno di assisenza medica. E in fretta.
Tuttavia, prima di compiere l’estremo passo, aveva deciso di dargli un’ultima possibilità, e per quello aveva preso il telefono e chiamato Foggy. Se nemmeno la voce del suo migliore amico poteva calmarlo, non avrebbe potuto fare altro che ricorrere alle maniere forti.
Aveva pensato di svegliarlo non appena iniziata la telefonata, ma poi aveva deciso di evitare: ogni minuto di veglia era prezioso, poichè era ormai così debole che non riusciva a restare sveglio per più di pochi minuti; inoltre, non voleva spaventare Foggy più di quanto fosse necessario. Aveva deciso che era meglio prepararlo sulle sue condizioni, prima di fargli sentire Matt in quello stato di delirio. Meritava di sapere che c’erano serie possibilità che non lo riconoscesse.
Sei un bel casino, Matt Murdock. Sospirò la ragazza chiedendosi, per la milionesima volta, perchè si era lasciata coinvolgere così tanto da quel pazzo.
Si era ripromessa di non innamorarsi di quel folle cieco che saltava per i tetti e se ne andava in giro a picchiare le persone nascosto sotto una maschera, perchè sospettava che, sotto sotto, fosse una persona senza scrupoli, uno che si divertisse a giocare a fare DIo, e quella sera, quando gliel’aveva fatto notare, lui aveva reagito come se fosse esattamente così, come se non gli importasse di nessuno.
Ora, vederlo in quello stato, ricordando le sue lacrime disperate e il modo in cui si era aggrappato a lei in quella chiesa, per non parlare di come un suo singolo tocco fosse sufficiente a ricondurlo instantaneamente alla ragione (quando era abbastanza lucido da porter prestare attenzione, ovviamente), le stava mostrando quanto in realtà tenesse a coloro a cui voleva bene.
Quanto tenesse a lei.
Gli sorrise, anche se non poteva vederla.

Matt si svegliò ore dopo da un sonno durato praticamente tutta la giornata, mentre stava preparando la cena. Lo vide cercare di mettersi seduto, evidentemente disorientato e con la mente confusa riguardo agli avvenimenti delle ultime ore, ma più lucido di prima.
Questo bastò a farle abbandonare i fornelli per raggiungerlo, o almeno provarci.
-Matt?- chiamò sfiorandogli cautamente il braccio, ma tesa e pronta a balzare via da lui al minimo cenno di pericolo. -Va tutto bene. Sono io. Sono Claire-
-Claire?- ripetè, e finalmente l’infermiera riuscì a cogliere una scintilla di ragione dopo ore di puro delirio -Che ci fai qui? Come ti ha trovato?-
Ed eccolo che ricominciava ad agitarsi e a cercare di divincolarsi in preda al terrore e alla confusione, ma questa volta Claire cercò di resistergli, sperando che l’averla riconosciuta bastasse a frenare i suoi istinti da ninja-jedi o quel cavolo che era. Gli prese le mani in una stretta ferrea, nonostante i suoi tentativi di liberarsi.
-Calmanti, Matt. Sono io. Sono io. Va tutto bene…- L’infermiera non smise per un attimo di sussurrare parole rassicuranti, mentre lottava contro la sua paura delirante. Riuscì a colpirla un paio di volte, ma, fortunatamente, era così debole ed eccezionalmente scoordinato da non farle del male. Alla fine, le forze lo abbandonarono del tutto e ricadde con la schiena sui cuscini, arrendendosi completamente, strappandole un (colpevole) sospiro di sollievo. -Nessuno mi ha trovato, Matt- gli sussurrò a voce bassa, con le labbra praticamente attaccate al suo orecchio, nell’unico modo che aveva capito essere in grado di fare breccia: producendo un suono così flebile da essere quasi inudibile, in modo che fosse costretto a ignorare il resto per darle retta. -Ci siamo incontrati in chiesa. Ti ricordi?-

***

Era passata un’ora. Una sola, lunghissima ora e Foggy si era ritrovato a guardare l’orologio più o meno ogni trenta secondi, la sua mente bloccata sull’immagine del proprio migliore amico, da qualche parte a Boston che lottava contro solo Dio sapeva quale male.
Fog. Sto bene. Sono al sicuro. Bene. Il suo cervello aveva ricominciato a reincarnarsi in Matt Murdock (di nuovo). Proprio quello di cui aveva bisogno.
Col cavolo! Eh, bravo Foggy. Rispondigli pure. Asseconda il delirio.
-Foggy?- la voce di Karen lo riportò improvvisamente alla realtà. La ragazza era sull’uscio, appoggiata allo stipite sul lato destro con la spalla e la testa.
-Sì?-
-Va tutto bene?- La bionda sembrava così preoccupata che l’idea di mentirle ancora minacciava di ucciderlo.
-Certo- si sforzò di parlare normalmente -Sono solo un po’ stanco, non preoccuparti-
-Sicuro?- ovviamente, non sembrava convinta. Annuì, non fidandosi oltre della propria lingua.
-Troppo lavoro. Non è facile senza Matt. E’ lui quello bravo-
Karen sorrise ed entrò nell’ufficio.
-Tu non sei da meno. Il tuo unico problema è che non credi abbastanza in te stesso-
-Non sono come lui-
-Si, invece. Ricordi quanto eri spaventato all’idea di tornare alla Landman & Zack? Eppure hai preso Marci ha calci in culo-
Foggy sorrise a quello, e ad altri ricordi. Gli sembrava di ripensare a un’altra vita, una di quelle normali in cui il suo migliore amico era un normale ragazzo cieco e la sua più grande paura era quella che cadesse in un tombino.
-Sì… io…-
La porta dell’ufficio che si apriva li interruppe, offrendogli la possibilità di non terminare la frase (anche perchè non aveva alcuna idea di come finirla). La ragazza sorrise di nuovo, prima di voltarsi e andare ad accogliere il loro ospite.
-Buongiorno, signore, come possiamo aiutarla?-
-Buongiorno- Il tono era dei più cordiale, ma quella voce inconfondibile era più che sufficiente a spaventarlo. Per un momento, rimase paralizzato. Quell’uomo aveva causato a Matt un attacco di panico con la sua sola presenta. Senza di lui, se avesse deciso di ucciderli, non avrebbero avuto neanche mezza possibilità di farcela.
Foggy. Pensa. Ok, questa cosa che il suo cervello parlava con la voce di Matt stava diventando irritante. Ma aveva ragione. Doveva pensare, restare calmo.
Bene. Qual è la tua priorità?
Salvarti il culo, Cornetto.
Andiamo. Puoi fare di meglio. Riprova.
Cercare di non farmi ammazzare da quel vecchio bacucco?
Già meglio. Riprova ancora.
Cosa cav… ? Aspetta… Karen!
E bravo il mio Orsetto Foggy!
Doveva tenere Karen al sicuro. Finalmente le sue gambe si decisero a obbedirgli, e fu di nuovo in grado di camminare. Forse non era in grado di saltare da un tetto all’altro senza spiaccicarsi al suolo,  e sicuramente non faceva tripli salti mortali facendoli sembrare facili, ma avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere la ragazza fuori da quella storia.
Insieme alle gambe, anche le sue orecchie tornarono a funzionare.
-C’è il signor Murdock?- Stick stava chiedendo a Karen, sempre mantenendo il tono cortese ed educato con cui era entrato. Ovviamente, l’uomo cercava Matt.
-Purtroppo non è qui al momento-
-Quando posso trovarlo?-
-A dire il vero…- la sentì rispondere, da dietro la porta, scalpitando per non entrare e interrompere. La loro prassi era che fosse Karen ad accogliere i potenziali clienti prima di introdurli ai due avvocati.-Non lo sappiamo. Si è preso un periodo di pausa per problemi personali e non sappiamo ancora quando sarà di ritorno-
-Oh… capisco- Stick era un ottimo attore, Foggy doveva ammetterlo, ed era anche grato che Karen fosse convinta di dire la verità, perchè sapeva che l’uomo stava proabilmente ascoltandole il cuore in cerca di menzogne. -Ho sentito che è cieco… e speravo potesse aiutarmi con un caso…-
Foggy non riusciva più a resistere alla tensione. Fanculo il protocollo. Prese coraggio e aprì la porta del proprio ufficio, entrando nella piccola reception.
-Possiamo occuparci noi del caso, se vuole. Sono Franklin Nelson, e sarò lieto di ascoltarla-
Non gli tese la propria mano finchè non fu il cieco a sollevarla per primo. Una delle cose che impari quando condividi la stanza con un non vedente, e, in questo caso, un’ulteriore fortuna. Non aveva nessuna voglia di offrire il benvenuto alla persona che aveva trasformato Matt in un potenziale assassino.
-Credo che voi siate la mia unica speranza-
-Signor…-
-Stick-
-Signor Stick, perchè non ne parliamo a pranzo? C’è un posto qui vicino molto discreto, dove potremo parlare senza essere disturbati- Sentì un rivolo di sudore freddo scendergli lungo la schiena mentre attendeva una risposta. Non sapeva esattamente quali fossero i poteri del vecchio, ma non aveva dubbi sulla sua pericolosità, l’appartamento distrutto di Matt ne era una prova. Era piuttosto sicuro che, come il suo amico potesse indovinare cosa aveva mangiato una settimana prima, Stick potesse annusare la sua paura e la sua tensione, mentre cercava in tutti i modi di non coinvolgere Karen. Altrimenti, oltre agli irrimediabili guai che che sarebbero conseguiti, l’identità segreta di Matt non sarebbe stata più così segreta. -Ovviamente a carico nostro- Aggiunse, come a stimolargli una risposta.
-Va bene, la ringrazio- e, per amore della commedia, Foggy gli offrì il proprio braccio esattamente come era abituato a fare con il suo migliore amico, toccandolo leggermente all’altezza del gomito. Stick accettò l’offerta con un cenno del capo e lasciò che fosse l’avvocato a guidarlo, Ovviamente, appena girato l’angolo, Foggy si staccò bruscamente da lui.
-Allora non sei proprio uno stupido, Nelson-
-Che cosa vuoi?- Sì, ok, era una domanda stupida, ma quello che era importante davvero era prendere tempo, evitare la domanda diretta che avrebbe tradito le proprie bugie.
-Quel dannato moccioso-
-Mi spiace. Non ho figli-
-Ritiro quello che ho detto sulla tua intelligenza. Dov’è Matt?-
-Dimmelo tu. E’ con te che ha lasciato la città- fu la replica diretta.
Foggy sapeva di non avere molto tempo prima che il vecchio perdesse la pazienza. Finora era riuscito a evitare la domanda, ma per quanto tempo poteva ancora durare? Prima o poi sarebbe stato costretto a rispondere, e a quel punto Stick avrebbe saputo che mentiva, e sarebbero stati altamente fottuti.
Un’ordinaria pausa pranzo per il migliore amico del Diavolo di Hell’s Kitchen.
-E’ scappato-
-Dovresti fare più attenzione ai tuoi animaletti allora-
La mano del vecchio si chiuse in un pugno stretto, e Foggy, nonostante tutto, provò un brivido di soddisfazione per avergli fatto ammettere che Matt non era più il suo soldatino fedele; tuttavia, sapeva bene di stare rischiando tranto, forse troppo, ma finchè si fossero trovati in un luogo pubblico come quella strada affollata, probabilmente sarebbe stato al sicuro, o almeno così sperava.
All’improvviso il suo piede sinistro inciampò in qualcosa, e mentre lottava per riguadagnare l’equilibrio prima di cadere con la faccia sul cemento, riuscì a percepire che Stick lo aveva appena fatto inciampare nel proprio bastone. Quante volte era stato vittima del bastone di Matt da ubriachi?
-Fottiti-
-Dov’e’?- Ora la voce era appena un sussurro, ma il tono si era decisamente indurito. Foggy non aveva certo bisogno dei loro superpoteri per capire che si stava arrabbiando, tuttavia, doveva cercare di tenere duro il più a lungo possibile.
Dannato Murdock e dannati ninja psicopatici e assassini.

***

Che cavolo era successo?
E che ci faceva lì Claire?
Calmati, Matty, calmati.
Così come molte altre volte nell’ultimo mese, la voce di Foggy entrò nella sua testa, riportandolo alla ragione. Cercò di fare qualche respiro profondo, cercando di schiarirsi la mente, ma qualcosa gli impediva di riuscirci pienamente, come se ci fosse una sorta di nebbia che ricopriva il suo cervello e creava una sorta di barriera tra lui e il resto del mondo, tanto che a malapena riusciva a registrare le mani di Claire sui sui avambracci, gentili, ma decise, che lo tenevano attaccato al divano, probabilmente per impedirgli di cercare di scappare. La cosa che lo allarmava di più, però era quella di non ricordare praticamente nulla delle ore precedenti; l’ultimo particolare di cui era a conoscenza risaliva a quando gli aveva infilato la felpa.
Si era addormentato? Le aveva fatto del male? Dio, l’aveva colpita?
Cercò di concentrarsi e di sforzarsi di ricordare un qualcosa, un qualunque dettaglio che gli desse qualche informazione in più, ma sembrava un’impresa impossibile per il suo cervello. Iniziò ad andare in panico: sapeva di essere una persona estremamente pericolosa, potenzialmente letale. Doveva scoprire se l’avesse picchiata, se l’avesse ferita. Poichè la sua memoria era fuori gioco, cercò invece di scandagliare il corpo della ragazza alla ricerca di lividi o ossa incrinate, ma, di nuovo, anche quella semplice operazione fallì miseramente, tutto si perdeva nei meandri della nebbia. Cercò di scuotere la testa per cercare di schiarirsi… e si ritrovò piegato in due dalla nausea e i giramenti.
Se le vertigini potevano essere fastidiose, per una persona che non poteva contare su cielo e terra per ritrovare l’orientamento erano anche peggio, era come trovarsi di notte su delle montagne russe impazzite. Fortunatamente, la finta pelle del divano contro la sua schiena e la sensazione del bracciolo dietro la nuca gli vennero in soccorso.
-Matt? Che succede? Stai bene?-
-Sì- iniziò, ma poi si corresse, concentrandosi su quello che sentiva e “vedeva”, il che, al momento, era molto meno del solito, il che era tutto dire. Il mondo in fiamme era costantemente annebbiato, nascosto da quella che era probabilmente una rappresentazione della fischia che sentiva in testa. Le sue orecchie continuavano a ricevere impulsi, troppi impulsi, che non riusciva a filtrare ma allo stesso tempo non riuscivano a fargli del male perchè venivano attenuate senza che riuscisse a controllarsi, e la stessa cosa era per tutti gli altri sensi. Tutto era lì fuori, come sempre, ma allo stesso tempo non c’era più. Iniziò ad ansimare, mentre il cuore gli pulsava (attutito) nelle orecchie: era cieco, per davvero questa volta.
Matty. Calmati. Parla con Claire. Foggy aveva ragione. Cercò di riprendere il controllo del suo respiro, contando i respiri e cercando di calmarsi prima di parlare di nuovo. -Forse no.-
-Che succede? La memoria? Ti ricordi della chiesa?-
Matt rimase per un secondo spiazzato, prima di accorgersi che non aveva mai risposto alla sua domanda, e che quindi aveva logicamente pensato che non ricordasse il loro incontro.
-No… No mi ricordo…. Mi sento… E’ strano-
Era difficile spiegare a parole quello che sentiva, perchè non aveva la minima idea di cosa gli stesse succedendo e, non appena prese coscienza di tutto questo, il terrore minacciò di riprendere il sopravvento e l’unica cosa che riuscì a fare per aggrapparsi alla realtà fu cercare disperatamente un contatto con Claire. Le mani dell’ìnfermiera trovarono subito la sua e Matt ripartì da li, dal suo calore e dalla sicurezza che gli dava per placarsi.
-Matt. Calmati, ti prego- La sua voce fu la mossa finale, un qualcosa di chiaro e lucido nel mare di nebbia, qualcosa di piacevole da ascoltare .-Posso aiutarti, ma devi parlarmi… Cosa senti?-
-E’ come… se fosse tutto annebbiato- cercò di spiegare -E’ come… avere una coperta… che mi avvolge la testa… e… ci sono troppi rumori…- Cercò di spiegarsi, mentre perfino la sua stessa voce gli suonava insopportabile.
-Ho chiamato Foggy. Ha detto che appena può mi richiama, ma è molto preoccupato- Ma Matt percepì appena le parole dell’infermiera, occupato com’era a cercare di spiegare come si sentisse.
-Non riesci… a escluderli?- gli chiese Claire gentilmente, posandogli una mano fresca sulla fronte -Non so… con la meditazione magari?-
-Non riesco… a concentrarmi-
-Matt, credo che ti stia salendo la febbre. Forse hai delle ferite infiammate, o forse sono gli attacchi di panico… Posso misurartela?- Matt riuscì soltanto ad annuire. La febbre, in effetti, avrebbe spiegato molte cose, ed effettivamente, non è che negli ultimi tempi si fosse preso particolarmente cura di sè stesso. Sicuramente i sintomi avevano senso: il freddo, il dolore e la fatica che sentiva fin dentro le osse, per finire con l’impossibilità di concentrarsi e il conseguente offuscamento del suo senso radar.
Un attimo.
Aveva detto di aver chiamato Foggy?
Merda.
In quel momento, qualcuno suonò alla porta, e il rimbombo del pugno sul legno gli penetrò direttamente in testa. Gemette di dolore mentre si sforzava di isolare il battito cardiaco del loro ospite, preparando il proprio corpo per un’eventuale lotta. Riconobbe il battito di Claire, ma non riusciva ad avvertirne uno appena poco distante, e conosceva una sola persona in grado di rallentare il proprio cuore fino a quasi a fermarlo. Beh, due in realtà, ma Nobu era morto.
-Claire- Sussurrò, teso -Non aprire la porta-
Cercò di sedersi, infilando le dita nello schienale del divano per sostenersi, mentre cercava disperatamente di pensare a un modo per proteggerla, e disperandosi quando si rese conto che non ne era in grado, non questa volta.
-Chi è, Matt?- La tensione nella sua voce, il battito accelerato del suo cuore: Claire aveva paura, ed era lui che la stava spaventando. Lo capiva e ne era dispiaciuto, ma questa volta era troppo debole per lottare.
-E’ lui- rispose.

PERSONAL SPACE: Un paio di noticine.
Per chi non fosse avvezzo ai fumetti:
-Cornetto è uno dei soprannomi di Daredevil. Ovviamente in inglese sarebbe Horn-Head (Cornuto XD), quindi in italia è stato cambiato. Nella mia versione orginale io l'ho ritradotto letteralmente dall'italiano... mi è uscita una cosa carinissima:  Little Horn. Sì lo so che non ve ne frega nulla, ma così, volevo dirvelo XD
-Il Senso Radar è il sesto senso di Matt, quello che effettivamente gli permette di tradurre le percezioni sensoriali in immagini. Nella serie è stato cambiato in un mondo in fiamme (che effettivamente è molto figo), ma se avete visto il film con Ben Affleck ne avete una rappresentazione più fedele ai fumetti (ma se non avete visto il film, fatevi un favore e NON guardatelo. Sono seria).
Nota generica:
-Vecchio bacucco, copyright di Ragdoll_cat.


   
 
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