11. Tutta la verità, nient'altro che la verità
C'era
da dire che per essere oramai a Novembre inoltrato quel caldo martedì
di sole era davvero un regalo. Non si girava ovviamente in canotta,
ma i nostri giubbotti erano rimasti in classe, e la felpa era un
ottimo capo con cui stare all'area aperta a godersi la bella mattina.
Il martedì mattina infatti, in seconda ora avevamo la fortuna di
avere religione, da cui eravamo praticamente tutte esonerata nel
nostro gruppo a esclusione di Caterina, e come ogni settimana ci
ritagliavamo i nostri attimi di pace nel parchetto di fianco la
scuola. Io e Anne non avevamo ancora avuto nessuna notizia da parte
di Logan, e per quanto la tensione e la preoccupazione oramai era
sempre più forte e aveva fatto allarmare anche le altre, ci eravamo
concesse quei 50 minuti di assoluto riposo dai cattivi pensieri
dandoci a qualche sana risata di gruppo.
Quando tornammo a scuola,
ci fiondammo in caffetteria per regalarci poco prima dell'inizio
dell'intervallo una bella cioccolata calda, che ci godemmo ai
tavolini della mensa per tutti i dieci minuti della pausa scolastica,
ma giustamente una tale rilassante mattinata non sarebbe potuta
durare tutte le 6 ore.
Quando salimmo in classe infatti, allo
suonare della campanella, trovammo un al quanto sorridente Logan che
presentava la sua giustificazione alla Bonalumi (professoressa di
inglese e coordinatrice di classe) per i due giorni di assenza e
l'entrata in terza ora.
- Signor Calligan, giusto per che sia
chiaro, in quanto ad assenze non ci sono problemi, ma lei sta
sfruttando un po' troppo queste giustifiche per i propri ridarti.
Capisco che sia un ragazzo particolare, che ha sulle spalle molte più
responsabilità rispetto alla media dei ragazzi di questa scuola, ma
questo non la esonera da determinate leggi scolastiche. Quindi veda
di darsi una regolata, anche perché con sua sorella questi problemi
non persistono – lo rimproverò schietta la donna.
- Mi scusi
Prof, vedrò di stare più attento – rispose cordialmente il
ragazzo con un sorriso pacato. Io, sua sorella e il resto delle
ragazze lo fissavamo esterrefatte e stralunate mentre si avviava
tranquillamente al suo banco, come se nulla fosse, senza però
rivolgerci il ben che minimo gesto di scuse o spiegazioni.
- Su
signorine, avete intenzione di rimanere in piedi tutta la lezione, o
magari ritornate ai propri banchi.??- ci fece notare in men che non
si dica la Bonny, e senza proferire parola ci sedemmo tutte ai nostri
posti.
- Hej... - azzardò Logan una volta che fui seduta accanto
a lui.
- Scordatelo. Io con te non ci parlo, almeno fino alla
fine delle lezioni o rischio di prenderti a schiaffi, e questo credo
valga tranquillamente anche per tua sorella – gli risposi secca e
arrabbiata con uno sguardo indiavolato abbastanza esplicito. Davvero
era così ingenuo e speranzoso che dopo la sua partenza improvvisata
e tre giorni di silenzio gli bastava un “Hej” per sistemare le
cose.??
Cercai nelle ore successive di non badare troppo alla sua
presenza, parlando con Ilenia durante le lezioni, e rifugiandomi in
sciocche conversazioni con il caro Perry, il nostro nuovo professore
di italiano di quell'ultimo anno, che con la sua simpatia e saggezza
aveva preso velocemente il posto della Fassari sia in classe, che nei
nostri cuori.
Inutile dire, che con finta indifferenza, a fine
delle lezioni salì velocemente in macchina con Anne e tornai a casa
come se nulla fosse.
Nel pomeriggio ovviamente, dopo la bellezza
di 10 chiamate perse, e 6 messaggi nemmeno aperti, Logan si presentò
furibondo suonando come un pazzo direttamente alla porta del mio
appartamento.
- Hai intenzione di spaccarmi il campanello per
Dio.?? - esordì stralunata aprendoli la porta.
- Avevi detto che
mi avresti fatto parlare alla fine delle lezioni, invece te ne sei
bellamente andata senza dire parola e mi hai ignorato fino ad adesso
– commentò lui entrando come un urgano in casa.
- Cavoli, non
ti sembra estremamente famigliare la cosa.?? Aspetta cosa mi hai
detto venerdì sera.?? “Buona notte rossa, ci vediamo domani
mattina” e poi sei sparito a Monaco senza dare segni di vita per
tre giorni, presentandoti oggi a scuola come se non fosse capitato
nulla - gli feci notare acida.
- Avevo lasciato il biglietto ad
Anne con scritto dove andavo e di stare tranquille, tutte e due. È
stata una cosa dell'ultimo minuto – rispose come se fosse la cosa
più normale del mondo.
- Ah bhe certo, scusami allora – gli
dissi con sarcasmo. Presi una sigaretta dal pacchetto sul tavolo e
nervosa mi rintanai in balcone. Il ragazzo copiò silenziosamente i
miei gesti. Rimanemmo qualche minuto senza proferire parola fissando
le macchine che passavano in strada, quando fu lui il primo a rompere
il silenzio.
- Bhè, ora che abbiamo constato che sono uno
stronzo, posso spiegarti.?? - mi chiese serio.
- Dimmi pure, sono
curiosa – inizia con sarcasmo - ma sappilo: o mi racconti tutto
Logan, senza esclusione di dettagli, motivazioni e spiegazioni più o
meno logiche, o sai tranquillamente dov'è la porta – conclusi con
toni agghiaccianti. Il ragazzo rimase muto per qualche secondo, come
se stesse vagliando le due opzioni. Fece gli ultimi due tiri che
rimanevano della sigaretta, e scagliandola giù dal balcone mi fece
cenno di rientrare in casa. Ci sedemmo entrambi sul divano, e
finalmente iniziò a parlare.
- Cosa sai dei miei genitori.?? -
domandò di punto in bianco guardandomi fisso negli occhi.
- Dei
tuoi genitori.? - ripetei spiazzata – So che tuo padre era a capo
di un'azienda di famiglia per quanto riguarda le microtecnologie. So
che erano entrambi dei nomi rilevanti in America, e che sono stati
uccisi quattro anni fa, ma non sono mai stati scoperti gli assassini
– riassumetti in breve perplessa.
- Ok perfetto. Allora parto
dal principio – disse il ragazzo – la nostra azienda, la
CaMicroTec, come hai detto te è un'azienda di famiglia. È partito
tutto da mio nonno e suo fratello. Sai, erano due belle teste, e
usciti entrambi con i massimi dei voti da Stanford, non fu difficile
trovare posto per loro in aziende come Microsoft prima, e Apple
Macintosh a seguire. Come le aziende per cui avevano lavorato, anche
loro avevano voglia di rivoluzionare a modo loro il mondo, quindi
decisero in pochi anni di fondare una loro azienda, tanto i fondi non
gli mancavano, e di lanciarsi su quello che allora era ancora un
argomento un po' sconosciuto, ovvero le microtecnologie – iniziò a
raccontarmi.
- Ok. Fermati mi sono persa cosa centra tutto questo
– lo bloccai spaesata.
- Hai detto tutto senza esclusione di
dettagli. Quindi adesso ti sorbisci tutta la storia – mi rimproverò
lui, per poi continuare – Stavo dicendo.?? Ah si, ok decidono di
fondare la loro azienda. Sai ai tempi le “microtecnologie” non
erano così come le intendiamo adesso, e soprattutto era un'azienda
che non andava per essere a portata del grande pubblico, ma
inizialmente si preoccupava solo di progetti militari, di stato, o
per le grandi aziende ecc... Si costruirono comunque un loro nome e
iniziarono a ingranare davvero tanti soldi. Quando mio padre ha preso
le redini del lavoro di mio nonno all'inizio dei primi anni del 2000
oramai si parlava di un marchio che oltre a continuare il suo
manufatto per un pubblico ristretto, collaborava già con le stesse
aziende di Apple e Microsoft in modo da unire quelle che erano le
microtecnologie a progetti per l'uso quotidiano e più svariato, come
lo sono oggi i nostri smartphone, gli orologi high tech ecc. Fatto
sta, che negli anni mio padre ovviamente ha portato tante
innovazioni, e ha fatto raggiungere alla CaMicroTec livelli
altissimi, siamo tra le prime aziende dello stato americano, e
ovviamente abbiamo sedi in tutto il mondo. Il problema che quando hai
in mano così tanto potere, ne derivano altrettanti guai. Papà in
tutto ciò era un brav'uomo, una persona da stimare, che amava sua
moglie e i suoi figli, ma nemmeno lui era un santo. Amava le
macchine, le corse, la velocità e per quanto collaborasse con grandi
aziende automobilistiche, e avesse l'opportunità di seguire,
sponsorizzare e a volte anche a partecipare a molte gare come quella
di Formula 1 o NASCAR, per lui non era abbastanza –disse quasi d'un
fiato, quando finalmente prese una pausa e a me venne spontaneo
intervenire nel suo monologo.
- E iniziò quindi a seguire le gare
clandestine...- Constatai semplicemente. Aveva fatto tutto un mega
discorso, ma era arrivata ora la parte che più riguardava tutti i
suoi atteggiamenti e le sue serate al volante. Ero tesa, ascoltavo
con attenzione e interesse, ma iniziai ad avere dei dubbi su quanto
volessi veramente sapere tutta la verità. Nonostante ciò lo lasciai
andare avanti.
- Esattamente. Sai le gare clandestine non sono una
cosa da poco, e sembra quasi una cavolata, ma paragonarle un po' a
quello che si vede nei primi Fast and Furius non è un'esagerazione.
Mio padre iniziò prima a seguirle e inseguito a parteciparci. Aveva
inizialmente aiutato due o tre ragazzi, fornendoli le più
incredibili modifiche alle loro macchine, in modo da renderle sempre
più veloci e imbattibili, e dopo di che si era lasciato convincere a
scendere lui stesso sulle sue creature – ammise in parte con tono
di rimprovero, ma nello stesso tempo con ammirazione.
- E tu come
fai a saperlo.? Cioè, non credo fosse un argomento di cui si
parlasse a tavola in casa vostra – mi chiesi stranita.
- Bhè
ovvio. Mamma la prima volta che lo scoprì diventò una furia. Me lo
ricordo come se fosse ieri, avrò avuto quanti.? 13 anni.? Sai da
ragazzino, per quanto sia sempre stato reputato un piccolo
angioletto, rispetto soprattutto ad Anne, in verità ne combinavo
parecchie. Eravamo nella nostra villa negli Hamptons, durante il
periodo estivo, ed ero sgattaiolato, subito dopo la buonanotte di mia
madre, fuori dalla finestra per andarmi a fare una passeggiata in
spiaggia. Ero solito stare fuori qualche ora, e poi verso l'una o le
due del mattino tornavo a casa tranquillo, passando dalla porta
d'ingresso, perché solitamente tutti per quell'ora dormivano e io
non mi dovevo sprecare ad arrampicarmi fino la mia camera. Comunque
vada ero sempre cauto e silenzioso, sai non volevo ovviamente
svegliare qualcuno e far pensare che ci fossero i ladri. Quella sera,
come di routine entrai sgamato in casa, ma in soggiorno le luci erano
tutte accese. Mi maledissi per non aver controllato prima se ci fosse
qualcuno ancora sveglio e pensai subito al mega cazziatone che mi
sarebbe arrivato da li a pochi istanti quando mi avrebbero sentito
entrare, ma le urla di mia madre, per quanto soffocate in modo da non
svegliare teoricamente me o mia sorella, non avrebbero potuto
sicuramente portare qualcuno a far caso a me. Era la prima volta che
sentivo i miei litigare, quindi rannicchiai sulle scale, e iniziai ad
ascoltare. Mamma urlava a mio padre che si era bevuto il cervello.
Che le gare di questo genere erano pericolose. Che già viveva con il
cuore in gola ogni volta che gareggiava sui circuiti, figurasi in un
qualcosa di illegale. Che se lo beccavano avrebbe rischiato grosso
con la legge, e che avrebbero potuto perdere parecchio anche nel
lavoro. Lui iniziò a giustificarsi che era più forte di lui, che
era semplicemente uno svago e che sapeva quello che faceva. Disse che
la CaMicroTec era fondamentale per quasi tutti quelli che la
sfruttavano, Stato compreso e che quindi non rischiava di perdere
niente, contando soprattutto che non era l'unico pezzo grosso che si
era immischiato in questo giro. Mamma sbottò con un “Fai quel
diamine che credi” e si diresse in cucina, mentre papà sconsolato
venne verso le scale, beccandomi in pieno. Non disse una parola però,
mi sorrise e mi fece segno di scappare immediatamente in camera. Il
mattino dopo mi svegliò presto, e mi portò nascosto da mamma nel
suo garage. Tu non puoi capire cosa avesse lì dentro. Macchine
incredibili, dotate delle migliori tecnologie, che solo a guardarle
potevi capire quanto fossero veloci e potenti. Nel mucchio c'era però
anche una classica BMW serie 1 ancora originale. Papà mi disse
“questo sarà il nostro piccolo segreto” e da quel giorno
iniziammo a lavorarci insieme, a modificarla e a renderla una potenza
da gara. È da allora che mi interesso di motori. Non so precisamente
perché mio padre lo fece, ma probabilmente, se non l'avesse fatto,
oggi non sarei a un passo dal scoprire chi ha ucciso i miei genitori
– constatò con durezza e malinconia.
- Come fai a dirlo.?? -
chiesi sconcertata.
- Chi ha ucciso i miei genitori centra con le
gare clandestine, ma non solo. Ricordi cosa ti ho detto prima.??
Nella litigata con mia madre, papà disse che lui non era l'unico
pezzo grosso immischiato in questo casino, il che vuol dire che
qualcuno che non voleva far saltare fuori il suo nome nella faccenda,
ha tappato la bocca ai miei genitori. Poco prima della loro morte
infatti, si parlava di un grandissimo scandalo alle porte per quanto
riguardasse le gare automobilistiche illegali. Dai documenti che sono
riuscito a criptare dal computer di papà negli anni dopo la sua
morte, ho scoperto che papà poteva avere tutta la passione che
voleva per le macchine e l'adrenalina, ma in verità tutto era nato
per un accordo militare per il quale la CaMricoTec, avrebbe dovuto
creare e testare nuove avanguardie per macchine sempre più veloci e
tecnologiche. Ovviamente quando si tratta però di tecnologie che
potrebbero recare danno a chi le testa, lo stato le rende illegali. A
quel punto allora lo stesso governo gioca sporco, e a te azienda ti
propone di testare cose per lo stato, che teoricamente sono illegali,
in circuiti illegali, così anche se qualcuno si fa male, nessuno ci
rimette legalmente e può esser incriminato. Mi stai seguendo.?? -
Domandò lui tutto fiero di quello che stava cercando di spiegarmi. A
essere sincera ero abbastanza spaesata, ma a grandi linee stavo
fortunatamente seguendo il suo discorso.
- E come se tuo padre
stesse lavorando in incognito – constati.
- Esattamente. Qualche
settimana prima però che iniziasse a trapelare la notizia dello
scandalo, tutte le macchine su cui mio padre aveva investito e
lavorato vennero portate via. In poche parole, il governo aveva in
mano quello che li serviva, e una volta tolto dalla piazza una
qualche connessione alla CaMicroTec e quindi al governo stesso,
doveva sbarazzarsi anche di quello che non andava con la legge e
denunciare le gare illegali e chi ne faceva parte. Mio padre immagino
era l'unico che avesse tutti i nomi, e chiunque l'abbia ucciso l'ha
fatto per pararsi le spalle. La maggior parte degli enti governativi
di qualsiasi stato, che adoperano in territori illegali, finché non
raggiungono il proprio scopo meno sanno, meglio è. Per questo
gareggio. Chi ha cercato di fermare lo scandalo, non l'ha fatto per
tirarsi fuori dai guai e smettere di correre. In gare clandestine
come queste, la quantità di soldi che girano hanno cifre da
capogiro, e una volta che ci sei dentro è difficile smettere. È
come il poker, le scommesse sportive ecc... quindi chi è dietro
all'omicidio dei miei genitori è ancora dentro a tutto questo.
Quando ero in America, mi ero fatto un nome, ovviamente falso, ed ero
entrato nei giri giusti, nelle gare giuste dove ci sono i pezzi
grossi. Trasferendomi qui le cose si sono complicate. Sono dovuto
ripartire da zero. Diventare bravo qui, e poter entrare anch'io in
quelle che sono le gare internazionali, per poter arrivare di nuovo
vicino al mio scopo. Venerdì notte ho gareggiato nelle zone del
passo del San Bernardino e ho vinto. Da lì mi si è presentata la
possibilità di fare la prima gara internazionale, a Monaco. Non è
nulla in confronto a quelle a cui devo arrivare io per avere a che
fare con i pezzi grossi americani, ma è già qualcosa – concluse
finalmente Logan.
- Perché uccidere anche tua madre allora, se
il vero ed unico obbiettivo era tuo padre.?? - chiesi perplessa.
-
Mia madre non centrava niente. Si è trovata semplicemente nel posto
sbagliato al momento sbagliato. I miei genitori sono stati uccisi nel
garage privato di mio padre. Papà stava lavorando da settimane su
una qualche macchina. Orario fisso, dalle 18.00 subito uscito dal
lavoro alle 19.30, così da esser per le 20,00 a tavola in casa. Era
un Garage fuori città immerso nei boschi, ricavato da una collina.
Chi ha commissionato l'omicidio ovviamente sapeva i suoi spostamenti,
dove trovarlo da solo e quando, ma non aveva calcolato la sorpresa di
anniversario di mia madre, e quindi la sua presenza. Pensa aveva
organizzato una cena al lume di candela poco distante da li sulle
sponde del fiume. Era solita inventarsi sempre qualcosa di
particolare. Fatto sta che probabilmente era andata lì per destarlo
dal lavoro e non farlo scappare a casa, ma ovviamente qualcuno li ha
fermati – raccontò con tristezza. Mi venne spontaneo abbracciarlo,
per darli tutto il conforto possibile. Immaginavo che raccontare la
morte dei suoi genitori, non doveva mai esser una cosa piacevole. A
nessuno piace mai raccontare la perdita di una persona cara. Ma pochi
secondi dopo, il mio cervello ritornò in funzione, e una volta
assimilate realmente tutto quello che mi aveva raccontato sbottai
furiosa.
- Logan fermati. Non fare tutto questo, è troppo
pericoloso. Gare clandestine, omicidi, governo, servizi segreti,
Monaco, scommesse... questo sarebbe troppo per chiunque, figurarsi
per un ragazzo di 19 anni.!! Se ti succedesse qualcosa, pensa ai tuoi
zii, a tua sorella. Ne morirebbero. Dovresti lasciar fare alla
polizia, dovr...- iniziai a contraddire la sua folle idea, ma
ovviamente venni immediatamente bloccata.
- Vicky, ma quale
polizia.!! Loro non potranno scoprire mai niente.!! Tre quarti delle
cose che ho scoperto prima di mettermi a gareggiare le ho scoperto
per caso, e perché conoscevo i codici che usava mio padre. E per
quanto riguarda le gare, sono bravo, e come ti ho detto prima ho
passato parecchi anni a lavorare sulle macchine con mio padre, quindi
so con cosa gareggio, e come rendere i miei mezzi i migliori per
poter affrontare queste cose. Sono pur sempre titolare della stessa
CaMicroTe – iniziò a darmi contro lui.
Ero esterrefatta. Era
un'idea folle e suicida, ma la cosa peggiore e che non avevo nessuna
influenza per poterlo fermare. Si trattava pur sempre della morte dei
suoi genitori, e chi ero io per impedirgli di voler far giustizia.???