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Autore: MoonyS    12/11/2015    5 recensioni
« Weasley aspetta», stavolta accelera il passo e in un istante l'ha raggiunta, fermandola per il braccio.
Presa com'ero da loro due, non mi sono neanche accorta di James che, a modo suo, cerca di proteggere mia sorella. Si scaglia frapponendosi tra i due e guardando minacciosamente Scorpius.
« Togli le mani da lei»
« Potter sparisci» risponde pacato lui.
James fa un passo verso Scorpius come per allontanarlo, ma lui non si muove di un millimetro.
« Potter, non è con te che voglio parlare»
« Tu non devi parlare proprio con nessuno» ringhia James come un cane che difende il suo territorio.
Vedo una scintilla accendersi negli occhi glaciali di Scorpius, ma poi mi accorgo che incrocia lo sguardo di Rose sopra la spalla di James e sembra calmarsi. Gira i tacchi e va via senza aggiungere altro.
(Tratto dal Capitolo 10)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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« Fred, dimmi che non stai spiegando qualcosa a Lily Luna e Hugo» dice Emy in tono minaccioso prendendo posto accanto a Roxanne. Fred le risponde con un sorriso innocente e poi continua a rassicurare i due cugini sul fatto che ormai da almeno tre anni non sia più morto nessuno durante lo Smistamento, al massimo qualche ferito grave. È sempre divertente sentire le storie che ogni anno inventano Fred e James per terrorizzare il malcapitato di turno che si appresta a diventare un nuovo studente di Hogwarts. Quest’anno toccherà ai più piccoli della famiglia, Lily Luna e Hugo, che però non sembrano lasciarsi impressionare. Mio fratello probabilmente spera che sia tutto vero e, da buon combina guai e amante delle sfide, credo che troverebbe solo divertente un ingresso a scuola così fuori dal normale. Lily Luna invece sembra non curarsene più di tanto, ma del resto lei ha sempre avuto un modo particolare di vedere e di vivere il mondo. Ricordo che Albus era letteralmente terrorizzato la notte prima di iniziare a frequentare Hogwarts e non so se fosse solo per il terrorismo psicologico dei parenti più grandi o perché già la semplice idea di iniziare quell’avventura lo rendesse inquieto. Ma i piccoli di casa, stavolta, avrebbero dato del filo da torcere a chiunque.
 « Quindi in genere sono tanti a farsi male?» chiede Hugo.
 « Si vede un po’ di sangue» commenta Fred con noncuranza.
 « Forte!» esclama mio fratello con una strana eccitazione negli occhi. Tutti ci mettiamo a ridere e Fred rinuncia finalmente all’idea di spaventarlo. D’altronde non può contare neanche sull’aiuto di  James, che stasera non è venuto alla cena organizzata da mia madre per sfruttare l’ultima occasione di passare un po’ di tempo tutti insieme prima del rientro a scuola. Neanche la famiglia di zio Bill alla fine ci ha raggiunti, ma in fondo devo ammettere che è stata una serata piacevole.
 « Emy, mi prendi un’altra fetta di dolce?» chiede Albus a mia sorella, beccandosi un’occhiataccia.
 « Ti hanno lanciato una fattura che ti impedisce di alzarti?»
 « No, ma se mi avvicino di nuovo al tavolo per prendere da mangiare mia mamma mi Schianta»
Emy alza gli occhi al cielo e sbuffando si dirige verso la parte del giardino in cui si trovano gli adulti, ancora riuniti intorno al tavolo a chiacchierare allegramente. Seguendola distrattamente con lo sguardo, i miei occhi vengono attirati da una figura appollaiata sul davanzale della finestra.
 « Salgo un attimo in camera» annuncio quasi tra me e me prima di alzarmi e rientrare in casa. Salgo le scale di corsa e, come prevedevo, trovo la civetta di Scorpius ad attendermi. Le accarezzo la testa prima di sfilarle il foglietto dalla zampa e lascio che mi becchi affettuosamente il dito prima di aprire la lettera. Ormai mi sono affezionata a quella civetta, forse perché inconsciamente la associo a quella piacevole sensazione di calore che pervade il mio stomaco quando ricevo un messaggio da Scorpius. Non riuscendo a trattenere una smorfia di gioia vado a sedermi sul letto e apro la lettera. Quel sorriso spontaneo e incontenibile muore all’istante.
 
Rosie, possiamo parlare? È importante.
 
Rileggo quelle poche parole un’infinità di volte, mentre i miei occhi non riescono a fare a meno di soffermarsi sui dettagli che mi hanno messa in allarme. Rosie. Non Weasley. Quando mi chiama Rosie significa che è successo qualcosa. Possiamo parlare? Lui non chiede mai di parlare, lo fa e basta. Non importa se ho da fare o se non rispondo, se vuole dirmi qualcosa trova il modo di farlo a prescindere dalla mia disponibilità. L’ultima volta che non ho risposto in tempo breve ad una lettera ha fatto irruzione in camera mia in piena notte. Scorpius non chiede. È importante. Per lui il concetto di importanza è molto relativo, ma è una cosa che utilizza solo in un secondo momento. Quelle rare volte in cui sono stata costretta a rimandare le nostre chiacchierate lui ha tirato fuori la scusa di quanto fosse importante quello che mi doveva dire come ultima chance per convincermi. Non lo ha mai usato come premessa. Prendo un respiro e prima di andare ufficialmente nel panico cerco una piuma e scrivo la mia risposta sul retro del foglietto.
 
Certo, quando vuoi. È successo qualcosa?
 
Esito un solo istante prima di legare il bigliettino alla zampa di Ginger. La seguo con lo sguardo fino a quando non scompare dalla mia vista, poi torno a sedermi sul letto ad aspettare. Casa di Scorpius non è poi così lontana dalla mia, quindi spero che non ci metta molto a rispondere. Non so neanche io per quanto tempo rimango lì a torturarmi le dita fissando l’esatto punto del cielo in cui ho visto sparire Ginger in lontananza. E se al posto della civetta arrivasse direttamente Scorpius? Se mi ha chiesto di parlare vuol dire che non basta una lettera, vorrà vedermi. Quasi tutta la mia famiglia è sotto in giardino, sarebbe strano se vedessero arrivare in volo Malfoy dritto dentro la mia stanza. Sicuramente passerei anche dei guai con mamma e papà perché non crederebbero più alla storia dell’amicizia e senza dubbio inizierebbero a sospettare che non sia la sua prima visita. Ma non mi importa, se Scorpius ha bisogno di me sono disposta a sopportare le ramanzine dei miei per tutta la vita. Di scatto mi volto verso la testata del letto e vedo che la manica della sua felpa fa capolino da sotto il cuscino. La tiro via da lì e vado a nasconderla dentro l’armadio. Sarebbe stato imbarazzante se Scorpius avesse scoperto che dalla sera in cui è venuto a trovarmi non me ne sono mai separata. Do una rapida occhiata in giro per la stanza, assicurandomi di non avere nient’altro di compromettente da dover occultare e, proprio mentre tento di dare una sistemata ai capelli sempre scompigliati, sento sbattere delle ali alle mie spalle. Per la prima volta sono quasi delusa di vedere Ginger ma comunque mi affretto ad andarle incontro e aprire il bigliettino.
 
Non posso uscire. È  meglio così, fidati. Ho litigato con i miei, ci siamo letteralmente scannati. Ti ricordi quel discorso che avevamo fatto tempo fa, la sera in cui la Shade ci ha quasi beccati fuori dai dormitori oltre il coprifuoco?
 
Non ho neanche bisogno di sforzarmi per ricordare di cosa stia parlando, ogni nostro incontro sembra impresso a fuoco nella mia memoria. La sera a cui fa riferimento ci eravamo intrufolati in un’aula dei sotterranei per finire un compito di Pozioni e, senza accorgercene, siamo rimasti lì a parlare fino a notte fonda. È stata l’unica volta da quando ci conosciamo in cui mi ha parlato della sua famiglia. Non so in che modo sia uscito l’argomento, ma eravamo arrivati ad uno di quei momenti in cui Scorpius all’improvviso decide di aprire il suo cuore dimostrando di essere una persona estremamente dolce. Partendo da un semplice abbraccio mi aveva detto che mi voleva bene, che era felice di avermi conosciuta e poi, andando sempre più a ritroso con i pensieri, mi aveva raccontato che aveva rischiato di non poter frequentare Hogwarts. Suo padre non era convinto di volerlo mandare al castello e da sempre aveva tenuto in considerazione un’altra scuola dal nome strano, Durm-qualcosa, perché temeva che il passato dei Malfoy molto conosciuto in quell’ambiente potesse interferire con la crescita di Scorpius. Le paure di suo padre erano comprensibili perché ricordo anche io l’espressione dei miei familiari al binario il nostro primo giorno di scuola. La mamma ripeteva sempre che dalla fine della guerra i Malfoy erano quasi spariti, mantenendo per anni un basso profilo forse proprio nella speranza di poter riabilitare il loro nome. Mandare il figlio in un’altra scuola probabilmente sarebbe stata una mossa troppo audace, avrebbe dato nell’occhio ancora di più e forse avrebbe solo alimentato le maldicenze. Scegliere Hogwarts avrebbe sicuramente suscitato qualche chiacchiera di troppo all’inizio, ma nessuno avrebbe potuto sindacare su un undicenne dal sangue magico che frequentava la scuola come tutti i coetanei, nonostante il suo cognome. Naturalmente Scorpius aveva presentato la questione in modo diverso, come se l’unico dubbio dei suoi genitori riguardasse il tipo di preparazione e di esperienza che ognuno dei due istituti avrebbe potuto offrire al figlio e, chissà, forse era anche vero. Quella sera, poi, avevamo scherzato sul fatto che evidentemente fossimo destinati ad incontrarci visto che suo padre, dopo aver deciso per l’altra scuola e aver presentato la domanda di iscrizione, aveva cambiato idea solo all’ultimo istante. Improvvisamente mi si ferma il cuore. Sbarro gli occhi e sento ogni fibra del mio corpo irrigidirsi. La lettera mi scivola via dalle mani, finendo per terra. Mi sento come se l’Espresso per Hogwarts mi abbia appena centrata in pieno petto, passandomi sopra a massima velocità. I miei polmoni sono vuoti, ma di un vuoto pesante come la pietra. Provo a racimolare tutte le mie forze, mi siedo alla scrivania e con mano tremante impugno la piuma iniziando a scrivere.
 
 Dimmi che ho capito male, ti prego.
 
È tutto ciò che riesco a dirgli, così mando via Ginger con quel messaggio telegrafico per lui sperando che comprenda la forza della mia preghiera. I miei nervi sembrano non permettere al mio corpo di rimanere fermo, così per evitare di stare seduta a tremare inizio a fare su e giù per la camera. Per tutta l’estate ho atteso con ansia il primo giorno di settembre per poter tornare a vivere in quel mondo fatto di una magia diversa da quella che ci fanno studiare sui libri, la magia del tempo passato insieme a Scorpius. Ho trascorso interi mesi a fare il conto alla rovescia, ad immaginare tutto quello che sarebbe successo di bello e di brutto nel nostro terzo anno basandomi sulla certezza di poter continuare a far riferimento a lui. Adesso, che mancano solo poche ore a quel momento, non può venirmi a dire che non sarà con me. Non accetto che non sia presente nel mondo che abbiamo costruito insieme intorno a noi. La sua risposta non tarda ad arrivare.
 
Temo che tu abbia capito bene. Non saremo più compagni di scuola, frequenterò Durmstrang.
 
Stavolta non permetto che i pensieri mi lascino inebetita a fissare uno stupido foglio di carta. Corro a rispondergli, mettendo da parte ogni filtro tra la mente e la piuma.
 
Perché? Scorpius, dimmi la verità, i tuoi non hanno preso questa decisione solo per una questione scolastica. Hanno già parlato con la McGranitt o c’è ancora una speranza?
 
Non riesco a credere che siano arrivati a tanto. Non riesco a pensare che lo abbiano fatto per colpa mia. Scorpius sarà costretto a lasciare la squadra, gli amici, tutto ciò che ha costruito negli ultimi due anni solo perché si è affezionato alla persona sbagliata.
Quando Ginger plana verso di me non aspetto neanche che le sue zampe tocchino il davanzale per slegare il biglietto di Scorpius, guadagnandomi delle dolorose beccate di rimprovero.
 
Le hanno mandato un gufo oggi pomeriggio appena abbiamo ricevuto la lettera di ammissione a Durmstrang. La Preside riceverà mio padre domani mattina alle otto nel suo ufficio. So già che la McGranitt non si metterà contro la mia famiglia, potrà provare a dire qualcosa in mio favore ma poi dovrà cedere. Non vedo via d’uscita.
 
Scorpius e il suo pessimismo. Lo odio! Mi fa innervosire vederlo così remissivo, così disposto ad accettare un destino imposto da altri senza neanche provare a lottare per avere ciò che vuole. Dov’è il ragazzo tenace e combattivo che non si arrende di fronte a niente? Dov’è la testardaggine che lo fa finire sempre nei guai pur di seguire le proprie idee fino in fondo? Dov’è quella voglia di difendere le cose a cui tiene?
 
Conosci la McGranitt, sai che potrebbe far cambiare idea a chiunque soprattutto se sa quanto tieni a rimanere a Hogwarts. Non partire già dal presupposto di non esserci. Se tu sei il primo a pensare che in fondo cambiare scuola non ti dispiacerebbe più di tanto, allora ok. Ma se veramente vuoi continuare a frequentare Hogwarts io sono convinta che ci sia ancora una speranza e forse so anche come riuscirci.
 
Neanche io so dove riesco a trovare quel briciolo di ottimismo che mi porta ancora a credere che ci sia una speranza. So solo che il brusco cambio di rotta a metà della lettera è dovuto alla mia insicurezza. Chi mi assicura che lui non voglia cambiare scuola? Forse Durmstrang può offrirgli delle opportunità migliori. Sono stata così egoista da pensare solo a me stessa, al fatto che non voglio perderlo. Non gli ho neanche chiesto cosa voglia lui in realtà. Forse non è disposto a lottare contro la sua famiglia perché non gli interessa farlo. Il solo pensiero che possa essere così mi terrorizza ancora più dell’idea di dovergli dire addio, me ne rendo davvero conto solo notando quanto mi tremano le mani mentre apro il piccolo fogliettino portato dalla sua civetta.
 
Sentiamo la tua idea.
 
Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo, anche se so di aver esagerato dicendogli che sapevo come risolvere il problema. Spero che la mia convinzione basti.
 
La mia idea è semplicissima: devi parlare con la McGranitt prima che lo facciano i tuoi genitori. Falle capire che l’unica cosa che vuoi è rimanere al castello e che la tua sorte dipende solo da lei e da quanto sia disposta a “lottare” per non lasciarti andare via. Se pensi che una lettera non basti puoi chiederle di incontrarvi stanotte e se hai bisogno di me ci sarò, non mi importa se i miei dovessero scoprire che sono sgattaiolata fuori casa. Vedendo tutto questo interesse la Preside andrà a morire pur di difendere la tua causa, ne sono certa. Lo farebbe per chiunque, figuriamoci per un ragazzo che stima come te.
 
Appena Ginger lascia per l’ennesima volta la mia camera inizio ad accorgermi di essermi lasciata prendere un po’ troppo dalla foga della situazione. Ho scritto l’ultima lettera consapevole di aver davvero annullato qualunque filtro tra i pensieri e le parole, andando contro ogni mia consuetudine, ma non posso permettergli di arrendersi. Conoscendolo mi aspetto solo un lungo elenco di note pessimistiche nella sua risposta, come se già da sola non sapessi che il mio piano è più un’utopia. Mi sembra quasi che la civetta scuota la testa mentre mi raggiunge, come per dirmi che i miei tentativi sono ridicoli. 
 
 Weasley, tu lo sai che ti voglio troppo bene, vero?
 
Mi si scalda il cuore e per la prima volta quella sera mi sfugge un sorriso. Questa è la magia di Scorpius, quella capace di trasformare un momento bruttissimo in una cosa bella. Solo lui può racchiudere un concetto così grande e articolato in una risposta così breve. Lui che quando è arrabbiato non riesce a capire più niente, lui che reagisce al nervosismo diventando più irritabile e pessimista del solito, con una semplice frase mi ha fatto capire di aver iniziato a sperare che le cose possano andare per il verso giusto. Pur continuando a non volerci credere si è concesso una speranza, solo perché si è fidato delle mie parole. 
 
Anche io. Per questo non puoi lasciarmi sola l’anno prossimo.
 
L’unico modo per ringraziarlo della sua immensa fiducia nei miei confronti è aprirgli il mio cuore per una volta, permettendogli di capire almeno un po’ quanto sia importante per me. Perché non importa quante persone ci siano in quel castello, senza di lui sarò irrimediabilmente sola. Ginger, ormai stremata per i continui viaggi, mi becca il dito per richiamare la mia attenzione.
 
Domani vedremo, ma non voglio illudermi.
Buonanotte Rosie, un bacio.
 
Se non altro sono riuscita a farlo calmare. Spero che almeno lui riesca a dormire stanotte.
 
Appena sai qualcosa scrivimi. Bacio, notte.
 
Lascio andare la schiena contro la spalliera della sedia e solo allora permetto al vuoto dentro il mio stomaco di divorarmi interamente. Mi è crollato il mondo addosso proprio quando credevo che ormai fosse fatta. È una sensazione devastante. Non sono più arrabbiata come lo ero mentre gli scrivevo, non sono più delusa per tutti i sogni infranti in un breve istante, sono solo vuota. Rimango immobile in quella posizione a fissare l’armadio di fronte a me per un tempo che mi sembra infinito, continuando a pensare a tutto e a niente. Solo quando una folata di vento raggiunge le mie guance mi accorgo che sto piangendo. Mi sento così stupida. Che senso ha piangere? Non è da me e non mi aiuterà a risolvere i problemi. Mi asciugo il viso con il dorso della mano e, provando a ricompormi, vado verso la porta. Esito per un istante con la mano tremante sopra la maniglia, ma so che l’unico modo per smettere di piangere è uscire da quella stanza e tornare dalla mia famiglia. Solo imponendomi di fingere che non sia successo niente posso riacquistare la freddezza. Quando scendo le scale sono ancora scossa, ma appena metto piede in giardino asciugo le lacrime e dentro me so che saranno le ultime. Si è fatto tardi e tutti i miei parenti sono già andati via, trovo solo mia madre intenta a sparecchiare.
 « Rose», mi guarda quasi sorpresa,  « Dov’eri finita?»
Nel momento in cui realizzo che non sono in grado di risponderle capisco che sarebbe stato meglio rimanere in camera. Battere subito in ritirata renderebbe ancora più sospetto il mio silenzio così inizio a raccogliere qualche piatto dalla tavola.
 « Era il gufo dei Malfoy quello che ha fatto avanti e indietro tutta la sera?» chiede continuando a dissimulare indifferenza.
Rispondo con una sorta di grugnito e poco mi importa se forse mia madre non riesce neanche a sentirlo. In fondo non ha bisogno della mia conferma, sa perfettamente che Ginger appartiene ai Malfoy.
 « A quest’ora?», alza le sopracciglia preoccupata,  « Che è successo?»
 « Niente» borbotto senza guardarla.
 « Ci sono problemi?»
La ignoro e  continuo a sparecchiare con finta tranquillità.
 « In caso sarebbe stato carino a cercare il tuo conforto», mai avrei pensato di vedere la perfetta Hermione Granger quasi in difficoltà,  « Allora?»
 « Allora cosa?», sbotto al limite della pazienza,  « Allora niente»
Mia madre apre la bocca per dire qualcosa ma è talmente sorpresa dalla mia reazione che perde l’attimo per intervenire. Quella sua espressione confusa mi rende ancora più nervosa. Solo perché sono sempre stata la calma e gentile Rose non vuol dire che anche io non possa avere i miei momenti negativi.
 « Niente», inveisco contro di lei quando accenna a parlare nuovamente,  « Basta!»
Mi dirigo a passo spedito verso casa, lascio con veemenza i piatti in cucina e torno a rifugiarmi in camera mia. Mi stendo sul letto e cerco di rilassarmi, ma la mia mente non riesce a trovare pace. Più tempo passa e più capisco che è tutto vero. Mai avrei pensato che una notizia del genere potesse sconvolgermi a tal punto. Prendere sonno mi sembra impossibile, è come se ogni fibra del mio corpo sia impegnata a trovare con urgenza un modo per adattarsi a quel cambiamento così radicale. Per la mia testa passano scenari talmente assurdi da risultare fin troppo catastrofici persino a me, a quell’infinitesimale parte razionale sopravvissuta dentro di me. Solo verso le quattro riesco a chiudere un po’ gli occhi, ma un paio di ore dopo sono già sveglia. Inizio controvoglia a raccogliere le mie cose per sistemare il baule. Faccio con calma, ricontrollo più volte di non aver dimenticato nulla, cerco di perdere più tempo possibile per non ridurmi a rimanere seduta sul letto per ore a fissare il cielo in attesa di scorgere Ginger in lontananza. Quando finalmente noto un piccolo puntino diventare sempre più grande man mano che si avvicinava, quasi non credo ai miei occhi. Lascio che la civetta nera si posi sul davanzale, poi lentamente mi avvicino.
 « Ehi Ginger», le accarezzo le piume,  « Devo preoccuparmi?»
Mi becca affettuosamente le dita mentre prendo il foglietto legato alla zampa. Le rivolgo ancora un'occhiata prima di aprirlo, come se sperassi nel suo aiuto per leggere un messaggio che forse in realtà non avrei voluto ricevere. Prendo un respiro e finalmente trovo un briciolo di coraggio.



Ti è andata bene: il mago più brillante della nostra generazione va ancora a scuola con te. 



Sbarro gli occhi e in quel momento sento il sangue scongelarsi e riprendere a scorrere nelle mie vene. Mi metto a ridere, ma solo per un istante. La rabbia riesce quasi - ho detto quasi - a superare la felicità. Mi avvicino nuovamente a Ginger e concedendole un po' di meritate coccole le sussurro  « Verrai a stare da me quando avrò ucciso il tuo padrone?»
 
 
 
* * * *
 
 
 
Eccolo, quell'odore. Chiudo gli occhi e inspiro per assaporarlo ancora più intensamente. Ricordo ancora perfettamente l'emozione della prima volta che ho sentito quell'odore intriso di magia esattamente un anno fa.
 « Emy, spostati da lì o tuo fratello ti finirà addosso», mi mette in guardia la mamma appena in tempo, perché ho giusto la possibilità di fare qualche passo prima che papà e Hugo sbuchino fuori dal muro correndo a tutta velocità con i carrelli, rischiando di travolgere almeno una decina di persone sul binario 9 e ¾. Ora capisco perché papà abbia insistito per aiutarmi con il baule, altrimenti non avrebbe potuto gareggiare con Hugo.
 « A volte non so davvero chi dei due sia il bambino» brontola sconsolata mia madre, ma nonostante si sforzi di nasconderlo riconosco nei suoi occhi quella luce divertita che ha sempre quando papà fa qualche sciocchezza. Iniziamo a camminare in mezzo alla folla cercando di individuare i Potter, ma probabilmente non sono ancora arrivati. Pochi minuti dopo vedo affiorare dalla nebbia zia Ginny, seguita dallo zio e da Lily Luna. Nessuna traccia dei due figli più grandi dei Potter, non che la cosa mi dispiaccia eccessivamente.
 « Tutto bene con il parcheggio?», chiede papà appena zio Harry ci raggiunge,  « Io sì. Hermione non credeva che sarei riuscito a superare l’esame di guida Babbano, vero? Pensava che avrei dovuto Confondere l’esaminatore»
 « Non è vero», protesta la mamma,  « Avevo assoluta fiducia in te»
Papà con la scusa di aiutare lo zio con il baule di Lily gli si avvicina al punto da potergli sussurrare qualcosa all’orecchio, subito dopo li vedo ghignare insieme divertiti.
 « Se non finisci in Grifondoro ti diserediamo», annuncia poi mio padre in tono solenne mettendo una mano sulla spalla di Hugo.
 « Ron!» lo richiama subito la mamma.
Lily e Hugo si mettono a ridere, per nulla spaventati da quelle minacce, ma nonostante questo zia Ginny e la mamma ci tengono a rassicurarli che sia solo uno scherzo.
 « Ehi», James ci raggiunge già libero dal baule. Nei suoi occhi brilla la luce di chi sta per scagliare una bomba.
 « C’è Teddy laggiù», annuncia Albus esaltato arrivando subito dopo il fratello,  « Indovinate cosa sta facendo? Si bacia con Victoire!»
Rimango impietrita, senza lasciar trasparire nessuna emozione dal mio volto. Albus rivolge la sua attenzione solo agli adulti, deluso dalla mancanza di reazione, ma James guarda me e per nessuna ragione al mondo voglio dargli la soddisfazione di potermi dire che me lo aveva detto.
 « Il nostro Teddy, Teddy Lupin!», esclama ancora Albus come se il messaggio non fosse stato sufficientemente chiaro,  « Che si bacia con la nostra Victoire, nostra cugina!»
Al si concede una pausa nella speranza di aver suscitato le reazioni sorprese in cui aveva sperato, poi continua a raccontare.  « Gli ho chiesto cosa stava facendo…»
 « Li hai interrotti?», chiede zia Ginny alzando gli occhi al cielo,  « Sei proprio come Ron»
 « Lui ha detto che era venuta a salutarlo e mi ha mandato via», conclude ignorando i commenti della madre,  « Si stavano baciando!»
 « Oh, sarebbe bellissimo se si sposassero» sussurra Lily con un sorriso estasiato. Il fischio del treno mi salva da quei commenti e dal rischio di dare di stomaco proprio davanti a tutta la famiglia. Saluto gli zii e i miei genitori, dopodiché salgo sul vagone e mi separo dagli altri con la scusa di andare a cercare le mie amiche. Trovo Izzie, Medea e Cloe in uno scompartimento, ma poco dopo ci raggiunge anche Andromeda. Non so se le continue chiacchiere della bionda Iz e della sua inseparabile amica mi siano più utili a non pensare o più irritanti per tutta quella gioia assolutamente inopportuna in quel momento.
 « Emy», Cloe richiama la mia attenzione,  « Sai che quest’estate io e Kurt non abbiamo mai smesso di scriverci?»
Avrei voluto risponderle che non me ne fregava un Bubotubero, ma sorridendo nel modo più naturale possibile le chiedo  « Davvero?»
 « Sì», esclama quasi in uno squittio,  « Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma credo di piacergli»
 « È fantastico», mi sforzo in un altro sorriso tiratissimo.
 « Ma a lui non piaceva Emy?» chiede Andromeda con sguardo perplesso.
 « Non può mica restare in eterno ad aspettare che lei si decida», commenta Medea con una punta di acidità,  « Ha avuto anche troppa pazienza»
La ignoro e mi limito solo a voltarmi verso il finestrino, nella speranza di potermi isolare nuovamente nei miei pensieri.
 « Quello che Medea voleva dire», Izzie le riserva un’occhiataccia,  « È che per quanto un ragazzo possa essere interessato, dopo un po’ si stanca e inizia a guardare altrove se non ottiene nessun risultato»
 « Ok» rispondo senza neanche aver prestato attenzione alle sue parole.
 « Non credere che i maschi possano essere devoti ad una sola ragazza come lo siamo noi due con James» la appoggia la amica.
 « Emy, io pensavo che Kurt non ti piacesse», Cloe mette una mano sul mio braccio parlando con tono dispiaciuto,  « Altrimenti non avrei mai…»
 « Non mi importa niente di Avery, volete capirlo?», con un gesto irritato allontano il suo braccio e mi alzo,  « Cloe puoi pure sposartelo e anche voi potete se volete, basta che smettiate di stressarmi e che capiate che a me non è mai importato niente di lui»
Appena finisco di inveire contro le mie amiche mi volto per andare via e, solo in quel momento, mi accorgo della presenza di Kurt quasi pietrificato con la mano ancora sulla porta dello scompartimento. Abbasso subito lo sguardo, consapevole di non riuscire a sostenere il suo, e lo scanso per farmi strada fuori da lì senza dire una parola. Sento i suoi occhi che mi seguono lungo il corridoio, ma lo ignoro e aumento il passo fino a quando finalmente arrivo al vagone successivo. Fortunatamente, andando ancora avanti, trovo uno scompartimento vuoto e mi rifugio lì dentro. Mi dispiace che Kurt abbia sentito quelle parole, è un bravo ragazzo e non avrei voluto ferirlo. Non sono neanche stata del tutto sincera perché non è vero che non mi importa nulla di lui, volevo solo chiudere il discorso definitivamente. Non credevo che questo mi potesse portare anche a chiudere con lui.
 « Sono piena di Gorgosprizzi, non ti conviene entrare», metto in guardia un ragazzo del quarto anno che ha appena aperto la porta dello scompartimento. Lo vedo esitare un attimo, come se stesse valutando l’ipotesi di rischiare ugualmente dato che di sicuro non ha idea di cosa siano i Gorgosprizzi.
 « Ma questo è l’unico vuoto» riflette ad alta voce.
 « Chiediti il perché», gli lancio un’occhiataccia,  « Sono in quarantena»
Finalmente il ragazzo – dalla dubbia intelligenza – si convince e va via. Passano pochi minuti prima che la porta torni ad aprirsi e io, sbuffando senza neanche voltarmi verso di lui, inveisco  « Senti, ti ho detto che sono in quarantena. Trovati un altro posto!»
 « Conosco un ottimo rimedio antipulci»
Mai come in questo momento ho desiderato di sbagliarmi, di non aver capito a chi appartenga quella voce. Naturalmente le mie sono solo vane speranze. Con il suo inconfondibile passo flemmatico James prende posto nel sedile di fronte al mio. Decido di ignorarlo, forse non riuscendo ad infastidirmi come vorrebbe andrà via. Sono tesa, mi aspetto un attacco da un momento all’altro ma James sembra non avere intenzione di dire nulla. Non mi prende in giro, non infierisce sulla storia di Teddy e Victoire, non mi urla contro per aver trattato in quel modo il suo migliore amico. È rilassato, si limita a guardare fuori dal finestrino. Dopo un po’ – probabilmente annoiato – prende dalla tasca del mantello una pallina, una vera e propria pluffa in miniatura. La guarda per un istante e poi la lancia verso di me. Istintivamente abbasso la testa, riparandola con le braccia, ma la pluffa sbatte contro la sbarra esterna del portabagagli e gli torna in mano. Ancora una volta mi sforzo di ignorarlo, ma vorrei tanto far schiantare quel sorrisetto soddisfatto contro il vetro del finestrino. Lancia nuovamente la pallina, poi di nuovo e un’altra volta ancora. Copro il viso con una mano, respirando a fondo per mantenere la calma.
 « Hai finito?»
 « No», la tira di nuovo.
 « Non potresti andare a giocare da un’altra parte?», la mia voce già trema per il troppo nervosismo.
 « Non ci sono altri scompartimenti vuoti», fa spallucce e lancia la pallina.
 « Questo non era vuoto», gli faccio notare con una punta di veleno,  « C’ero io»
James alza il sopracciglio e fa una mezza risata.  « Tu non conti»
Vorrei tanto alzarmi e andare via, a costo di tornare dalle mie amiche se non trovo un altro scompartimento vuoto, ma non ho la minima intenzione di dargliela vinta. C’ero io da prima, dev’essere lui ad andarsene. Non può vincere solo perché è insopportabile. Incrocio le braccia al petto e ricomincio ad ignorarlo, mentre il ritmo costante di quel suo giochetto sembra martellarmi il cervello.
 « Non puoi andare dai tuoi amici o dalle tue ragazze?» sbotto dopo un po’.
 « Dalle mie ragazze?», si mette a ridere,  « Per chi mi hai preso? Sono un bravo ragazzo»
 « Dovrebbero rinchiuderti ad Azkaban» borbotto tra me e me.
 « Sono tutti in scompartimenti troppo affollati», spiega prendendo al volo la pallina per l’ennesima volta,  « Non sei contenta di passare un po’ di tempo con il tuo cuginetto preferito?»
 « Non saresti il mio preferito neanche se rimanessi solo tu» ribatto guardandolo in cagnesco, ma proprio mentre sto finendo di parlare la mini-pluffa mi colpisce in fronte.
 « Ops» ridacchia divertito. Per me si tratta della goccia che fa traboccare il vaso. Raccolgo la pallina da terra e la scaglio contro di lui con tutta la forza e la rabbia che ho in corpo. Colpisco la mano dietro cui protegge il viso e la pallina rimbalza come un proiettile impazzito sul finestrino, sul pavimento, sul tetto e infine sulla mia testa. James inizia a ridere così forte da doversi tenere la pancia per i crampi. Io sono furiosa, imbarazzata e frustrata. Sono una bomba ad orologeria e sto per esplodere.
 « Sei ridicola», continua a ridere a crepapelle.
 « James piantala» quasi sussurro con voce tremante.
Toglie gli occhiali per asciugare le lacrime, pulisce i vetri in un angolo della maglietta e ricomincia a giocare con la pallina. La lancia una, due, tre volte. Poi finge di tirarmela contro e io alzo subito le braccia per ripararmi, mentre lui sghignazza soddisfatto.
 « Basta!», gli urlo contro ormai al limite della pazienza,  « Fuori di qui»
Fa una mezza risata e ricomincia a giocare ignorandomi.
 « James, va via. La giornata fa già abbastanza schifo così, il tuo contributo non serve»
 « Qualcosa non va?», chiede in tono divertito conoscendo perfettamente la risposta,  « Con me puoi parlare, sono tuo cugino»
Trattengo a stento la voglia di prendere a schiaffi quell’espressione da finto angioletto. Stringo i pugni senza quasi rendermene conto e volto la testa dall’altro lato decisa a non guardarlo neanche.
 « Saggia scelta», commenta indifferente,  « Credo che tu abbia già parlato troppo oggi»
La frecciatina giunge dritta all’obiettivo.  « Finalmente sei arrivato al punto», mi guarda confuso così preciso  « Sei qui per Kurt, lo so. Dì quello che devi dire e va via»
 « Niente da dire», fa spallucce.
 « Certo», sbuffo,  « Ho trattato male il tuo migliore amico. Urla, insultami, fa quello che vuoi  basta che poi mi lasci in pace»
 « Se avessi voluto insultarti lo avrei già fatto»
Torno a guardarlo, cercando di capire a cosa voglia arrivare.
 « Lo avevo avvertito» spiega semplicemente.
 « Che lo avrei trattato male?»
 « Anche questo», tira la pallina un po’ più forte del solito,  « L’ho messo in guarda da subito su di te, quindi era cosciente del rischio»
 « Lo hai messo in guardia?», ripeto stringendo gli occhi fino a farli diventare una fessura,  « Ma come ti permetti?»
Blocca la pallina e, restando con il braccio alto, si volta a guardarmi.  « Mi sbagliavo?», fa una pausa molto teatrale,  « Non mi sembra» e ricomincia a giocare.
 « Non mi importa come sia andata a finire», sbotto,  « Tu non hai nessun diritto di parlare di me, soprattutto per mettere in guardia le persone»
 « Lo so che a te non importa quello che è successo, ma ad altri magari sì», il suo è uno sguardo di accusa.
 « Non è quello che volevo dire»
 « Eppure lo hai detto», blocca di nuovo la pallina ma stavolta la mette in tasca,  « Forse non volevi dire neanche quelle frasi su Kurt ma – Merlino, quanto sei sbadata – hai detto pure quelle»
Il suo tono ironico mi fa innervosire così tanto che sento già bruciore allo stomaco.
 « Forse dovresti fare più attenzione quando parli se ti capita così spesso di dire quello che non volevi»
 « Forse tu dovresti parlare meno e basta»
 « Forse dovreste iniziare tutti ad ascoltarmi», sul suo viso compare di nuovo l’ombra di quel sorrisetto soddisfatto,  « Avevo avvisato sia te che lui. Buffo che sia successo ad entrambi lo stesso giorno, non trovi?»
 « Mi avevi avvisata?», chiedo confusa,  « Di che stai parlando?»
 « Teddy», risponde come se non aspettasse altro che arrivare a questo argomento.
Litigare con James per un attimo mi aveva fatto mettere da parte quella storia, quindi la sua risposta mi riporta così bruscamente alla realtà da lasciarmi senza fiato in gola.
 « Non sapevo che si sarebbe messo con Victoire, ma era ovvio che avrebbe trovato qualcuno», fa una pausa guardandomi dritto negli occhi,  « Qualcuno che non fossi tu»
 « Non essere stupido», cerco di dare alla mia voce un tono convinto,  « Io sono contenta per lui»
 « Sprizzi felicità da tutti i pori» mi prende in giro.
 « Credi quello che vuoi, non è un mio problema»
James mi zittisce con un gesto della mano e anche quando provo a continuare ugualmente torna a farmi segno di tacere. Sto per ribattere, ma la mia attenzione viene rapita da una voce familiare proprio fuori dal nostro scompartimento.
 « Sei un idiota»
 « È questo il modo di accogliermi? Almeno dammi un bacio»
 « Non ti avvicinare neanche» minaccia la voce di Rose.
 « Non ho intenzione di origliare le conversazioni di mia sorella» borbotto rivolgendomi a James.
 « Allora perché stai parlando a bassa voce se non temi che ti sentano e si spostino?»
Apro la bocca per replicare ma rimango in silenzio. Odio mio cugino, lo odio con tutto il cuore.
 « Rimpiangerai di non essere andato a Durmstrang, te lo assicuro» dice Rose con tono arrabbiato.
 « Ma io ci andrò» risponde lui con voce calda, come se questo potesse addolcire la pillola.
Per un attimo dimentico di essere arrabbiata con James e mi volto verso di lui chiedendogli con lo sguardo se sapesse qualcosa di questa storia. Mi fa cenno di no con la testa. Segue una pausa apparentemente infinita prima che mia sorella risponda.
 « Che vuol dire?», le trema la voce anche se conoscendola so quanto si stia sforzando per nasconderlo.
 « Non so quando ma ci andrò. I miei genitori hanno raggiunto questo accordo con la McGranitt: inizio l’anno a Hogwarts e, probabilmente dopo Natale, mi trasferisco a Durmstrang», c’è un’altra pausa in cui posso solo immaginare lo sguardo di Rose, poi Scorpius aggiunge  « Gli esami di fine anno continuerò a farli a Hogwarts»
 « Continuerai?» chiede sospettosa, intuendo che non sia finita lì.
 « Anche per i prossimi anni, comunque vadano le cose»
 « Che vuol dire?» balbetta ormai senza nessun controllo.
 « Rosie, non so come si metteranno le cose, se potrò tornare definitivamente a Hogwarts oppure no. Per ora so solo che rimarrò fino a Natale e che tornerò per fare gli esami»
 « Non per sottolinearlo», James spezza il silenzio,  « Ma lei è la terza persona che ho messo in guardia»
 
 
*Note dell’autore: Ciaooooo! Scusatemi per il ritardo, ma è un capitolo alquanto delicato quindi mi sono presa un po’ più di tempo nella speranza di fare qualcosa di decente… il risultato è stato un poema triste e decisamente troppo lungo, mi dispiace! Finalmente la storia inizia a prendere un po’ forma, c’è il primo colpo di scena. Insomma, parliamo sinceramente, era tutto troppo perfetto tra Rose e Scorpius. Nella vita reale non succede mai, più un rapporto è perfetto e più problemi dovrà affrontare... non credete anche voi? Scorpius andrà a Durmstrang, non ci andrà, ci andrà solo per qualche mese o alla fine sarà una cosa definitiva? A questo punto della storia può succedere di tutto. Voi cosa vi aspettate?
Per quanto riguarda Emy... poverina!!! Che giornata del cavolo per lei!! Come avrete notato la scena del binario è tratta direttamente dal libro, ho riadattato alla mia storia quello che ha scritto la penna magica della zia Row. Lo so, è un peccato mortale cambiare anche solo una virgola di quello che scrive lei (chiedo umilmente perdono!!) ma alcune cose sarebbero andate troppo in contrasto: ad esempio questa scena in origine era ambientata un anno prima, ma per "esigenze di copione" ho dovuto rimandarla, infatti non è più Teddy che va a salutare Victoire ma il contrario perchè ormai lei ha finito la scuola e Teddy torna ad insegnare; un'altra cosa che ho dovuto cambiare riguarda il personaggio che annuncia l'allegra notizia... non glielo vedevo proprio James tutto esaltato a spettegolare ahaha magari un anno prima lo avrebbe fatto, anzi sicuramente, ma adesso è più una cosa da Albus! James in un anno è cresciuto e trova più soddisfacente una tortura a fuoco lento piuttosto che lanciare una bomba così davanti a tutti. 
Potrei continuare a parlare in eterno e a farvi milioni di domande su quello che pensate, ma meglio di no visto che mi sono già dilungata abbastanza con il capitolo. Preferisco passare alla parte più importante delle mie note, i ringraziamenti. A poco a poco state diventando sempre di più e non so davvero come ringraziarvi per tutte le cose stupende che mi scrivete!!! Siete uniche e fantastiche *.* 
Grazie anche a chi ha inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e ai lettori silenziosi, nella speranza di poter leggere il vostro parere prima o poi ^^ ma grazie in ogni caso!!!


Un bacio

MoonyS
  
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