Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: adirtywinter    13/11/2015    3 recensioni
[...] - Quindi è per Malfoy che piangi? -
- Io non piango per Malfoy, diamine! - Si girò di scatto Hermione fulminando Luna con lo sguardo, capendo subito dopo di aver esagerato e moderando i toni – Perché mai dovrei piangere per un idiota del genere? Dato che vedo che il Gossip va di moda ad Hogwarts, metti in giro questa voce: Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano ancora profondamente, si insultano dalla mattina alla sera, quella sulla scopa era una ragazza che le assomigliava molto e la terra è tornata a girare sul proprio asse. E ora perdonami, Luna, ma devo proprio andare. - Asserì decisa, girando i tacchi.
Luna Lovegood si guardò un po' intorno, incrociando lo sguardo di Draco che la scrutava profondamente da qualche metro di distanza.
Aveva sentito tutto, e non gli era di certo sfuggita la parte delle lacrime della Granger.
***
Cosa potrebbe succedere se due acerrimi nemici storici venissero uniti da un progetto scolastico e fossero costretti a collaborare insieme?
Cosa potrebbe succedere, ancora, se la chiave d'accesso alla serenità fosse la causa della sua più totale distruzione?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna) | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Neville
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Buonasera - o forse buonanotte, dovrei dire - a tutti voi! Probabilmente alla fine di questo capitolo mi odierete a morte, ma sarebbe per me un traguardo, visto che voglio proprio scaturire un po' di rabbia in voi. Ad ogni modo, la faccenda si fa interessante e... Nel prossimo capitolo succederanno tante cose, e posso affermare che sarà uno di quei capitolo a cui sono personalmente molto affezionata.
So che forse vi chiedo molto, ma ho davvero bisogno di leggere qualche vostra recensione o pensiero... Non so se vi sta piacendo la storia, non so se abbia senso continuarla. Il vostro parere è tutto. Vi ringrazio lo stesso, e buona lettura!

 

 



You are here, on my return.

 

 

#9. Time for miracles

 

 

"Solo nel dolore sentiamo pienamente tutte
le grandi qualità che sono necessarie
per sopportarlo."
J. W. Goethe – Affinità Elettive

 

 

 

Il sole era alto nel cielo, e l'ultima cosa di cui aveva voglia Draco era di partecipare al ballo di inizio anno. Da quando era finita la guerra, ogni occasione sembrava buona per festeggiare... Diagon Alley aveva riaperto i battenti, Hogsmeade era piena ed affollata, e Hogwarts non perdeva un attimo per ricordare a tutti la caduta del Signore Oscuro.
La gente era più felice, e si organizzavano banchetti e ricevimenti di ogni tipo; ogni conferenza era la presentazione di qualche libro che narrava la storia di tutti quegli anni, citando il nome di Harry Potter perfino quando non c'entrava nulla. I Mezzosangue andavano in giro specificando di esserlo, come se davvero da "insulto" fosse passato a "complimento".
Ma Draco Malfoy, disteso sul letto della stanza che condivideva con i suoi amici d'infanzia Blaise e Theodore, mentre guardava il soffitto e attendeva il rumore fastidioso della sveglia mattutina, dentro di sé continuava a sentire un gelo ineguagliabile.
Il Marchio Nero era ancora lì, sbiadito, quasi come un tatuaggio non ridefinito, ma c'era.
Nella sua mente, i ricordi non facevano che spintonarlo e destabilizzarlo.
Decidere di tornare a Hogwarts era stata una sua personale scelta, ma non aveva molte altre alternative: suo padre era ad Azkaban, probabilmente destinato a restarci per l'eternità; sua madre era sfuggita agli Auror per un soffio, andando a rifugiarsi da qualche loro lontano parente fuori dal Paese e impedendo a Draco di seguirla per evitare di metterlo in pericolo. Lui, infatti, era stato preso dopo la guerra, e sotto un paio di Veritaserum e qualche buona nottata insonne di interrogatorio, in cambio di qualche nome scomodo era stato rilasciato, etichettato come "indotto a fare cose che non voleva fare, quando ancora era troppo giovane".
Ma lui sapeva bene quello che stava facendo, oh sì.
La notte in cui aveva deciso di uccidere Silente, era davvero pronto per farlo.
Quell'uomo così buono, che nonostante tutto lo aveva trattato come un ragazzino normale come tanti altri, che voleva combattere ciò che minacciava di distruggere l'intero mondo magico – lui compreso -, era destinato a morire per causa sua, per mano della sua bacchetta.
E lui era pronto.
Ma ricordava con lucida chiarezza l'istante prima di vederlo cadere dalla torre di Astronomia: il suo cervello si era annebbiato di colpo, il cuore sembrava non pompare più il sangue alle vene, e le sue dita tremavano fragili come piccoli ramoscelli nel clima autunnale.
Aveva avuto paura.
Era giusto, per uno come lui, avere paura?
Non sapeva più cosa pensare di tutto quello che aveva attorno: non sapeva più se doveva considerare i Mezzosangue e i Nati Babbani ancora inferiori, così come suo padre diligentemente gli aveva insegnato; non sapeva più se tornando indietro avrebbe fatto tutto quello che aveva fatto negli anni in quella scuola, e non sapeva più se era giusto o meno odiare Hermione Granger, che era piombata dal cielo da reginetta nuovamente a Hogwarts.
Era colpa sua se adesso la sua famiglia era dispersa chissà dove, se non aveva nessuno e gli amici che gli dormivano affianco non erano altro che una facciata per non ammettere la sua solitudine.
Era colpa sua se era dovuto tornare all'interno di quelle mura tanto odiate, prive di qualunque legame affettivo, prive di qualunque tipo di speranza: era lì soltanto perché non sapeva dove altro andare.
Era colpa sua se Potter girava vittorioso per le strade, sotto i complimenti e gli apprezzamenti di ogni persona esistente.
Ma allo stesso tempo, chissà dove sarebbe finito senza di lei...
Probabilmente, in questo momento era diventato un assassino.
Era davvero solo, eppure insultava solo la solitudine della Granger, come aveva sempre fatto negli anni d'altronde, giusto per cercare di dormire un po' di più la notte.
Malfoy, sei sveglio? -
Sentì la voce assonnata di Blaise e si voltò in direzione del suo letto, annuendo col capo. L'amico, dall'altra parte, aveva la faccia spiaccicata nel cuscino e le coperte arrotolate attorno ai piedi.
Dobbiamo parlare di una cosa. -
I
 due si alzarono insieme e si prepararono talmente piano da far sentire solo il rumore del silenzio, abbandonando la stanza con un Theodore Nott ancora nel mondo dei sogni. Uscirono all'aria aperta andando verso il cortile, sentendo i raggi potenti di quell'improvviso sole pungergli le carni, e si sedettero all'ombra del loro solito albero accendendosi una sigaretta.
Ti ascolto. - Rispose Draco dopo tutta quella lunga attesa, appoggiandosi con la schiena al tronco, con un raggio ribelle a illuminargli la camicia di seta e la cravatta verde-argentea. Zabini fece un lungo sospiro lasciando uscire il fumo dai polmoni, e poi parlò.
Credo che l'insegnante strano del progetto abbia fatto qualcosa a Theodore. -
Malfoy si accigliò, lasciando continuare l'amico.
E' sparito per qualche giorno insieme alla Patil, e quando è tornato l'altro giorno è sbucato dalla foresta attaccato al braccio di Ginny Weasley! Capisci? Della Weasley! -
Draco inarcò un sopracciglio perplesso – E... Quindi? - Gli rispose. Blaise strabuzzò gli occhi allargando le braccia in segno di protesta.
E' Ginny Weasley, Draco! La guardava con gli occhi a cuoricino e l'altro giorno, in Sala Comune, era addirittura preoccupato per te, parlando con un linguaggio che davvero non gli appartiene. -
Malfoy sorrise disperdendo il fumo della sigaretta nell'atmosfera, passandosi una mano tra i capelli biondissimi.
Preoccupato per me? - Soffiò sprezzante – Pff, non ho bisogno della sua preoccupazione. -
E' quello che gli ho detto anche io, ma quando gli parlavo sembrava completamente assente. -
Si sarà preso una cotta per la Weasley, Blaise! -
Zabini parve vacillare. Montò su la sua espressione più schifata e scosse la testa vigorosamente, lanciando il mozzicone di sigaretta lontano da loro.
E lo dici con questa tranquillità? - Chiese.
Come altro dovrei dirlo? - Rispose Malfoy, già stufo di quella conversazione – Siamo cresciuti, e sai come è fatto Nott: s'innamora di chiunque gli rivolga la parola. Son finiti i tempi in cui dobbiamo odiare per forza gli amici di Potter. -
Blaise Zabini non credeva alle sue orecchie. Fece un grande sospiro per cercare di non svenire, e si sdraiò sull'erba affianco a Draco incantandosi su alcune nuvole particolari. Dopo lunghi attimi di silenzio, parlò di nuovo.
Ma tu li odi ancora, tutti loro. -
Certo che li odio ancora! - Rispose prontamente Draco, improvvisamente nervoso – La mia famiglia è distrutta, e sai quanto lo Sfregiato mi sia sempre stato immensamente sulle palle. E la Granger, Dio... - Soffiò scuotendo la testa, attirando l'attenzione di Blaise che volse lo sguardo in sua direzione.
La Granger è semplicemente insopportabile, e anche se non fosse Mezzosangue o del Trio, la odierei ugualmente. -
A qualche metro di distanza da loro, dietro il tronco di un grandissimo albero abbastanza nascosto, Hermione Granger fissava un punto imprecisato della foresta, con in grembo alle gambe incrociate un pesante libro di Storia Della Magia. Aveva ascoltato la loro conversazione senza quasi accorgersene, attirata come una calamita dalla voce dei Serpeverde, convinta che prima o poi sarebbero finiti a parlare di lei. Non seppe mai spiegarsi il perché, ma una piccola lacrima le solcò il volto, disperdendosi tra i suoi folti capelli ricci. La asciugò prontamente avvertendo la rabbia ribollirle per quella reazione del suo corpo alle parole di un tizio che era convinta di odiare, ma dietro quei pesanti strati di rancore, sentiva ancora le urla potenti della folla quando per la prima volta in vita sua era salita su una scopa alle spalle di Malfoy. Erano stati insieme tutto il giorno senza uccidersi, e lei aveva provato delle cose indescrivibili superando la sua più grande paura, e lo sapeva...
Sapeva che anche lui era stato bene.
Ma eccolo lì a ricordarle quanto in realtà fosse vuoto, in compagnia di una delle persone che lei riteneva più stupide della terra, mondo magico e non.
Perché piangi, Hermione? -
Una voce molto più acuta della norma le fece alzare il capo d'istinto, e si strusciò le maniche ancora sul viso per nascondere ogni più piccola traccia del suo innocente peccato. Luna Lovegood la guardava dall'alto, in piedi di fronte a lei, con un grande cappello colorato che spruzzava scintille azzurre.
Luna... - Disse Hermione cercando di sorridere e chiudendo il libro tra le proprie gambe, maledicendosi mentalmente per non averla sentita arrivare – Bel cappello. - Continuò provando a distrarla.
Grazie! - Asserì lei gioiosamente – Serve per tenere lontani i Nargilli. -
Hermione annuì alzandosi in piedi, dandosi un'occhiata intorno.
Perché piangevi? - Chiese di nuovo la bionda, con i suoi grandi occhioni a palla. La Granger abbassò lo sguardo e poi lo rialzò su di lei, abbozzando un finto sorrisetto.
Niente di che, Luna. Sono un po' nervosa ultimamente. -
Nervosa per Malfoy? -
Hermione aggrottò la fronte, colpita da quella domanda.
M-Malfoy... - Balbettò sbattendo le palpebre – C-cosa dici? -
Beh sì, vi ho visti insieme alla partita di Quidditch e mi hanno detto di averlo avvistato nella Sala Comune dei Grifondoro. -
Però, come girano in fretta le voci in questa scuola. - Rispose la riccia raccogliendo la borsa da terra e prendendo a camminare non si sa verso dove, seguita spiacevolmente da Luna che non sembrava voler demordere.
Quindi è per Malfoy che piangi? -
Io non piango per Malfoy, diamine! - Si girò di scatto Hermione fulminandola con lo sguardo, capendo subito dopo di aver esagerato e moderando i toni – Perché mai dovrei piangere per un idiota del genere? Dato che vedo che il Gossip va di moda ad Hogwarts, metti in giro questa voce: Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano ancora profondamente, si insultano dalla mattina alla sera, quella sulla scopa era una ragazza che le assomigliava molto e la terra è tornata a girare sul proprio asse. E ora perdonami, Luna, ma devo proprio andare. - Asserì decisa, girando i tacchi.
Luna Lovegood si guardò un po' intorno, incrociando lo sguardo di Draco che la scrutava profondamente da qualche metro di distanza.
Aveva sentito tutto, e non gli era di certo sfuggita la parte delle lacrime della Granger.

 

 

***

 

 

- Buongiorno ragazzi. -
A parlare fu Palbo Pattitch, davanti a una platea di studenti assonnati con addosso una lunga toga argentea e un berretto sportivo in capo; sua moglie, per dirla tutta, era vestita da uomo: aveva una parrucca dal taglio corto e giacca e cravatta di ottima fattura.
Spero stiate tutti bene. - Proseguì prendendo a camminare, come suo solito, di fronte a tutti con le mani incrociate dietro la schiena – Spero che stiate così bene da non impallidire di fronte alla cosa che sto per dirvi! - Cercò lo sguardo di sua moglie, che lo sostenne incoraggiante con gli occhi.
Malfoy fece un'espressione schifata.
Come voi tutti sapete, questa sera ci sarà in Sala Grande il Ballo di Inizio Anno. E' una tradizione nuova che spero proseguirà nei secoli, visto il clima di pace attuale... -
Ginny, la new entry del gruppo a sostituire la Patil, lanciò un'occhiata a Hermione che cercava di nascondersi nell'angolo più remoto della stanza dietro la grande figura di Cormac McLaggen.
Ad ogni modo, gradirei una cosa da voi: vorrei che voi ci andaste con la persona alla quale siete accoppiati in questo corso. -
Oliver Baston tossì rumorosamente, sentendo l'acqua ingerita in quell'istante bloccarsi al centro della sua gola. Romilda Vane iniziò a dargli delle forti pacche sulla schiena, mentre Pansy Parkinson strabuzzò gli occhi dalla sorpresa; Tiger non aveva ben capito cosa stesse accadendo, così si guardava intorno interrogativo, soffermandosi sulla figura di un Blaise Zabini decisamente contrariato che alzò la mano.
Sì, Blaise? - Chiese Palbo.
Mi scusi, signore... Ehm, sì, vostra eccellenza... -
Chiamami Pal, e dammi del tu. -
Ok, dunque, Pal – Asserì Zabini guardandolo negli occhi, riprendendo possesso di se stesso – Al di là dell'idea assurda per cui già soffro per i miei amici, io rimango comunque etero. Non so quali siano i tuoi gusti, Pal – Proseguì lanciando un'occhiata a Lucy Pattitch che parve risvegliarsi da uno stato di trance – Ma a me piacciono le ragazze, e il mio compagno Colin Canon non ne ha le sembianze, non so se mi spiego. -
Ignorando del tutto il tono sarcastico e la frecciatina pungente di Zabini, Palbo esplose in una fragorosa risata estraendo dalla tasca un paio di occhiali colorati che prese a pulire col bordo della manica.
Figliolo, vorrà dire che avrai con te un nuovo amico questa sera. -
Blaise lo fissò incredulo, ma il professore – se così poteva chiamarsi – lo ignorò.
Bene, dunque – Proseguì, indossando i ridicoli occhiali – Dovremo fare qualche prova, non trovate? Non vorrei farvi sentire totalmente impreparati al ballo. Accoppiatevi. -
Tutti iniziarono a spostarsi con un'espressione decisamente contrariata, trascinando i piedi sul liscio pavimento cerato. Hermione si guardò intorno con aria smarrita, cercando di metabolizzare appieno tutte quelle nuove scontertanti notizie. Non solo non aveva mai avuto alcuna intenzione di andare al Ballo, quella notte, ma sicuramente mai si sarebbe sognata di andarci con...
Granger, vuoi svegliarti? -
Una voce decisamente conosciuta la fece voltare in direzione del suo sgradevole interlocutore, che le aveva schioccato due dita davanti al viso. Una lenta musica avvolse la stanza nel giro di un attimo, diffondendo le sue dolci note a un ritmo placato e invitante.
Sono sveglia, Malfoy. -
Alle loro spalle, coppie da due che non riuscivano a mettere a fuoco, presero a danzare. I loro compagni, in modo molto impacciato e abbastanza fuori tempo, si muovevano a ritmo di quella musica dolce, sostenendosi l'un l'altro all'unisono.
C-che cosa dobbiamo fare? -
Dobbiamo ballare, Granger. -
Ballare? Io non v-voglio... Io non so...-
Ballare, lo so. Ma dobbiamo farlo lo stesso. - Asserì Draco prendendole una mano con la meno grazia possibile e trascinando la compagna al centro dell'aula, mischiandosi in mezzo agli altri che, riluttanti, si toccavano a malapena.
Era una presa sicura, salda, la sua.
Una presa di una mano fredda come il suo possessore.
I due si fissarono a lungo; Hermione cercava l'aria per respirare mentre deglutiva a fatica, respingendo una ciocca ribelle dei suoi capelli ricci con un gesto svogliato della mano che aveva liberato da Malfoy; lui, in tutta risposta, sembrava imbarazzato, anche se provava a mascherarlo.
Era già strano, tutto quello...
Perchè mai Malfoy non aveva dimostrato tutta la riluttanza possibile a ballare con lei?
Ma non riuscì ad approfondire questo pensiero, perché lui si schiarì la voce e si avvicinò di un passo, prendendole nuovamente una mano e portandola un po' in alto; l'altra la posizionò a metà tra la schiena e il fianco della ragazza, nel punto esatto dove dovrebbe stare. Hermione arrossì violentemente poggiando la propria d'istinto sulla di lui spalla, evitando in tutti i modi possibili il contatto visivo.

Ma la sentiva.

Certo che la sentiva.

Quella chimica, quella nuova improvvisa energia, quella scarica di brividi, quella mano dove non si era mai posata.
Non sapeva cosa fare, ma pensò a tutto Malfoy: nel preciso istante in cui doveva muoversi, si mosse. Lei sbatté contro il suo corpo, ma si riprese subito seguendo i suoi passi, abbassando gli occhi sui loro piedi per cercare di non inciampargli addosso.
Alza il mento, Granger. - Si sentì rimprovare, e riprese a fissare un punto imprecisato della stanza che man mano cambiava a seconda dei loro piccoli movimenti. Era un ballo lento, e sicuramente non teatrale, eppure era la cosa più assurda che avesse mai fatto la ragazza in vita sua.
Ballare con Draco Malfoy.
Harry mi ucciderebbe.
Hai preso lezioni, Malfoy? - Domandò cercando di domare se stessa per rompere quel silenzio imbarazzante, quasi intimo, a costo di una nuova guerra d'insulti.
Provengo da una famiglia ricca, Granger. -
E questo che significa? - Domandò la Grifondoro mentre di nuovo volteggiarono in un'altra posizione sentendo il ritmo della musica, e lo sguardo di Draco si abbassò sulla figura esile più bassa di lui di una buona manciata di centimetri.
Significa che ho partecipato a milioni di balli. - Le rispose fissandola negli occhi.
A lei mancò il respiro.
Era la prima volta che li scrutava da così vicino... Erano davvero color del ghiaccio come si raccontava in giro, e sfumavano ogni tanto in diverse tonalità. Poteva percepire la sua statura superiore alla propria, sempre per la prima volta, accorgersi di quella spalla sulla quale la propria mano adagiava, parte di quel corpo diafano che in tante avevano sognato di poter toccare. Poteva sentire il suo profumo, leggero e presente, forte e delicato.
E Draco, allo stesso tempo, aveva la mente annebbiata: scrutava il volto di quella Mezzosangue saccente e non riusciva a provare davvero tutto quell'odio che lo aveva accompagnato negli anni, ma vedeva solamente una ragazza come tante altre, con un sacco di capelli, gli occhi marroni come l'autunno, la pelle liscia e priva di qualunque tipo di trucco o imperfezione, e un cuore battere sotto pesanti strati di vestiti coprenti dieci colpi ogni due dei propri.

Sì, ma è pur sempre una Mezzosangue.

A questa cosa, forse non ci credeva neppure più lui... Ma sicuramente non glielo avrebbe detto, continuando ad apostrofarla con quel nomignolo.
Perché la stava toccando?
Ma, soprattutto, perché non provava disgusto nel farlo?
La musica cessò velocemente così com'era iniziata.
Hermione e Draco si distaccarono l'uno dall'altra precipitosamente, come scottati, girandosi verso Palbo che rivolse un sorriso invitante a tutti i presenti, in particolare a loro due.
La lezione è finita. Sono molto fiero di voi tutti, a stasera! -
Ma Malfoy non fece in tempo a girarsi per rifilare una frecciatina alla Granger e cercare di far tornare tutto alla normalità, che già si era dileguata in mezzo alla folla, a braccetto con una Ginny Weasley che lo guardava torva.

 

 

***

 

 

Neville Paciock non voleva assolutamente perdersi il primo ballo dell'anno. Stava guardando il proprio riflesso attraverso lo specchio rotondo della stanza che condivideva con Seamus e Dean – e un tempo Harry e Ron – cercando di capire cosa stonasse alla vista del suo nuovo abito da cerimonia, rigorosamente bianco e nero. Cercando di evitare l'arrivo improvviso di un gufo con il classico abito da cerimonia di fin troppi secoli prima con merletti di colori improbabili (come era successo a Ron al quarto anno) da parte di sua nonna Augusta, si era attrezzato prima rimediando un abito di seconda mano da un piccolo negozietto a Diagon Alley.
Ti sei innamorato di te stesso, Neville? - Domandò Dean Thomas entrando nella stanza e gettando una borsa sul letto, sorridendo all'amico dal riflesso dello specchio. Neville, in tutta risposta, parve grugnire, e non ebbe il coraggio di voltarsi, tanto paonazzo quant'era diventato in viso.
Credi che le piacerò? - Domandò insicuro, con la voce un po' tremolante.
Piacere a chi? -
Come a chi? - Neville finalmente trovò il coraggio di voltarsi, fronteggiando l'amico – A Luna, naturalmente. - 
Dean rimase basito per qualche istante, per poi fare un sorriso incoraggiante mostrando la fila di denti perfetti e bianchi in contrasto con la sua carnagione più scura, e si avvicinò all'amico sistemandogli il colletto dell'abito.
Certo che le piacerai! - Rispose dandogli una pacca sulla spalla, ma lui non parve molto tranquillo.
La luna aveva fatto il suo glorioso ingresso attraverso la fessura di una leggera tenda in raso della finestra, e illuminava il faccione rotondo di Neville Paciock, ogni istante più pallido.
Dove avete appuntamento? -
Appuntamento? Oh... Beh, ecco io... Veramente io... - Neville abbassò gli occhi cercando la salvezza nell'immagine delle sue scarpe, ma Dean inarcò un sopracciglio invitando l'amico a rispondere; dopo lunghi attimi di silenzio, lo ammise -... Ecco io non avevo il coraggio di darle appuntamento, ok? Quindi le ho dato la parola d'ordine della Sala Comune e le ho detto di venire qui in camera. - Parlò così velocemente che Dean ci mise qualche attimo per immagazzinare il significato delle sue parole, e poi strabuzzò gli occhi allargando le braccia.
Neville! Non si fa così! -
Ma non poté ammonirlo ulteriormente, perché sentirono bussare alla porta. Si guardarono insieme, e Neville iniziò ad agitarsi farfugliando qualcosa che suonava come un ultimo cambio di programma per evitare la Corvonero. Dean non rimase ad ascoltarlo ulteriormente e andò ad aprire, sorridendo a Luna Lovegood, avvolta in un vestito fino al ginocchio di un grigio spento con tante fasce colorate da far venire il mal di testa. Le fece cenno di entrare.
Come sei elegante, Neville. - Asserì lei con gli occhi sbarrati più del solito, spostando una lunga ciocca di capelli albini dietro la schiena.
Oh, ehm... Grazie, Luna. - Questo fu il massimo, non riuscì certamente ad aggiungere altro - Bene, dunque, ehm... Andiamo. - Proseguì poco dopo avvicinandosi alla sua compagna, voltandosi un'ultima volta verso Dean che lo guardava da dietro raggiante.
Dean, tu non vieni al ballo? -
Oh, beh... - Il ragazzo abbassò la testa – Credo che resterò qui a ingozzarmi di caramelle gommose. Avevo invitato Hermione Granger, ma pare che qualcuno lo abbia fatto prima di me. -
Luna annuì, parlando col tono più semplice possibile prima di sparire con il suo accompagnatore.
- Sì, ci andrà con Draco Malfoy. -

 

 

 

***

 

 

- Tu. Hai. Fatto. Cosa?! - Le urla di Ginny Weasley arrivarono alla capanna di Hagrid, che si lasciò sfuggire una manciata di vermi giganti in terra.
Ginny! Non c'è bisogno di urlare tanto! - La rimproverò severamente Hermione Granger sgranando gli occhi, con un tono di voce decisamente basso che assomigliava molto a quello della McGranitt quando voleva impartire punizioni sgradevoli.
Ti rendi conto, Hermione? -
Non avevo altra scelta, ok? Non l'ho voluto io! -
Certo che l'hai voluto tu! - La rossa si lasciò cadere sul letto a baldacchino della Caposcuola Grifondoro, affondando i lunghi capelli nel suo cuscino – Dentro di te l'hai voluto sicuramente. -
Ginny, ma che cosa stai insinuando? - Hermione si accigliò disfando per la quarantacinquesima volta davanti allo specchio la sua acconciatura, sempre più storta o improvvisata, dietro numerosi sbuffi e imprecazioni.
Andiamo, Herm... Se ne stanno accorgendo tutti. Tu e Malfoy sulla scopa, tu e Malfoy in camera tua, tu e Malfoy al ballo... E rifiutando l'invito di Dean Thomas, cioè uno dei ragazzi più carini della scuola! -
Te l'ho già spiegato dieci volte, Ginny. - Disse la Granger voltandosi verso l'amica e guardandola torva – Nessuno di noi due lo vorrebbe, è quel dannato professore che ce lo impone! -
Hermione. - Ginny si tirò su, fissandola intensamente – Hai distrutto degli Horcrux, hai salvato la vita a Harry Potter ben più di una volta, hai sconfitto Voldemort in persona, hai avuto a che fare con mio fratello per tutti questi anni, e vuoi dirmi che non sei in grado di importi con un idiota mascherato da clown per andare al ballo con chi-vuoi-tu?! - Domandò ironica, ed Hermione deglutì a fatica; per fortuna Ginny non volle affondarla oltre, e si alzò dal letto avvicinandosi all'amica. Prese la bacchetta andandole alle spalle e sussurrando qualche incatesimo: in un attimo, la folta chioma della Granger si raccolse in un'acconciatura semplice a lato con lunghe ciocche di boccoli morbidi che lasciavano la schiena scoperta.
Hermione si guardò allo specchio, con un'aria decisamente afflitta e molto lontana dall'espressione di ogni ragazza che si rispetti prima di un ballo scolastico. L'immagine rifletteva una donna avvolta in un vestito che non sembrava appartenerle: era bianco, di un bianco splendente; senza spalline e con una leggera e per niente volgare scollatura a cuore, aveva dei ricami in pizzo argentato sul bustino stretto in contrapposizione alla parte inferiore più morbida che arrivava fino ai piedi, che calzavano un paio di tacchi semplici di un grigio-argento. Il suo volto era acqua e sapone come sempre, ad eccezione di un po' di mascara – impostole a forza dall'unica amica presente nella stanza – e di un lucidalabbra leggero a dipingerle le labbra pudiche.
Sei bellissima. - Disse Ginny Weasley interrompendo quegli attimi di silenzio, e sospirando in direzione dell'amica; le era difficile ammetterlo, dopo la specie di discussione avvenuta qualche istante prima. Hermione fece una specie di smorfia e tirò un lungo sospiro, scuotendo la testa.
Non mi sembro io. - Soffiò sottovoce.
Non c'è niente di male a cambiare un po' ogni tanto, Hermione. -
E a cosa servirebbe? - Domandò voltandosi per fronteggiare la rossa, con gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime minacciose di esplodere da un secondo a un altro – Per chi o per cosa dovrei cambiare? -
Per te stessa, Herm. -
La Granger abbassò gli occhi al pavimento e poi si sforzò di accennare un sorriso per chiudere quella conversazione scomoda, mentre dentro di lei in realtà percepiva un mix di emozioni contrastanti logorarle le interiora. Non si sentiva per niente a suo agio con quel bellissimo vestito rimediatole da Ginny, con quell'acconciatura perfetta che la facevano sentire solo più nuda e vulnerabile, con quel rossore scomodo a ricordarle quante cose più importanti avesse da fare in quel momento, piuttosto che partecipare a uno stupido ballo.
Ma sotto sotto, in una minuscola parte del suo essere, per la prima volta in vita sua si sentiva perfetta per l'occasione ed era, come dire... emozionata.
Si fece coraggio e prese una piccola borsetta da portare a mano dello stesso colore delle scarpe, avviandosi verso l'uscita e fermandosi per voltarsi un'ultima volta verso Ginny.
Tu vieni, no? - Le chiese per conferma.
Sì, ti raggiungo più tardi. -
Dopotutto, sei tornata a Hogwarts per non lasciarmi sola, no? - Sorrise la Granger, prima che Ginny Weasley le lanciò un cuscino divertita facendola scappare via.

 

 

***

 

La Sala Grande era stata addobbata nel più festoso dei modi.
Il soffitto era riempito da miliardi di stelle, alcune più grandi e alcune più piccole, e Draco giurò di averne vista pura una cadente. I quattro grandi tavoli delle casate di Hogwarts erano stati sostituiti da una grandissima pista da ballo in marmo pregiato, con un palco adiacente dove un gruppo poco famoso suonava ogni genere di musica. Dei piccoli tavolini rotondi in legno battuto erano disposti lungo tutto il perimetro della sala, e le luci soffuse delle lanterne svolazzanti rendevano l'atmosfera quasi mistica e romantica.
Draco deglutì a fatica, rigirandosi il bicchiere di Whisky Incendiario tra le mani, dalla quale superficie si rifletteva un ragazzo alto e biondissimo in uno splendido abito quasi babbano, rigorosamente in giacca e cravatta di ottima fattura. La camicia bianca aderiva alla perfezione con il suo torace, muovendosi regolarmente ai suoi lunghi sospiri: doveva esser abituato a quel genere di cose, e invece... Forse era la consapevolezza di quanti sguardi avrebbe avuto addosso quella notte, girando insieme alla salvatrice di un mondo magico che lui ha contribuito, in parte, a voler distruggere. 
Fissava la grande scalinata agghindata anch'essa attendendo l'arrivo della sua non desiderata accompagnatrice, mentre Palbo Pattitch lo scrutava pensieroso dall'altra parte della sala, probabilmente sospettando che avesse in qualche modo cercato di fregarlo facendo sparire la Granger in un mondo parallelo. Non sapeva bene se desiderare che lei arrivasse per togliersi di mezzo gli occhi inquietanti di quell'omino insulso, oppure desiderare che non arrivasse affatto, lasciandolo libero di ubriacarsi oltre il coprifuoco e portare qualche ragazza del quarto anno a scaldare il suo letto.
In effetti, la Granger quella notte aveva rovinato tutti i suoi piani.

- Andiamo, Mezzosangue, muoviti... -

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: adirtywinter