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Autore: OperaIncompiuta    16/11/2015    5 recensioni
Due normalissimi ragazzi, un comune Comic-Con e una bancarella che rivolterà loro la giornata.
Come nelle più romantiche fantasie di un romanziere, due giovani ragazzi si ritroveranno per caso uniti dal filo dei loro destini: scoccherà la scintilla tra questi due nerd così diversi?
Una brevissima 2capitoli piena di nerdaggine, fluff e follemente Solangelo ^^
[otaku!Will e Nico]
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Jake Mason, Jason Grace, Nico/Will, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cose da Comic-Con
 
“It's not easy having yourself a good time
Greasing up those bets and betters
Watching out they don't four-letter
Fuck and kiss you both at the same time
Smells-like something I've forgotten
Curled up died and now it's rotten”

«Carino» esordì Percy, passando affianco a Nico. Il ragazzo l'osservò sospettoso.
«Di chi parli?»
«Il biondino» e con la testa indicò i due ragazzi che si stavano allontanando dalla bancarella. Nico inarcò un sopracciglio.
«Sei serio?»
«Beh, visto che fighi, mori e con stupendi occhi verdi "non sono il tuo tipo", che ne dici di magri, biondi, abbronzati e con occhi azzurri tipo Ken di Barbie?» L'altro sbuffò.
«Ancora con la storia del "tipo"? Percy, non devi prenderla sul personale»
«Beh, visto che IO "non sono il TUO tipo" scusami ma Sì: la prendo sul personale!» e lo mollò lì per andare da un cliente. Nico sbuffò e si sfregò gli occhi: sul serio aveva avuto una cotta per lui? Jason osservò Percy passare poi si avvicinò a Nico.
«Ehi Death Boy, tutto okay? Che aveva Percy?» Nico scrollò le spalle e aprì la cassa per infilarci i soldi.
«Ha insinuato ci fosse qualcosa tra me e il cliente biondo di prima, poi è finita come ti puoi immaginare» Jason lanciò un' occhiata a Percy.
«Il discorso sul "tipo"?»
«Il discorso sul "tipo"» confermò Nico e si voltò. «Certe volte è proprio infantile»
«È semplicemente Percy» poi si appoggiò al bancone vicino a Nico. «E tu, invece? Le insinuazioni erano vere?» Il moro lo guardò storto.
«Erano insinuazioni»
«Quindi non c'è stato niente?» Nico storse le labbra.
«No. Beh, a parte la storia del filo...»
«Filo?»
«Sai no, il Filo rosso del Destino…» Jason lo guardò con occhi vacui. «Quel mito che dice che lo stesso filo rosso del destino sia legato ai mignoli della mano sinistra delle persone che sono destinate a essere anime gemelle…» Jason scosse la testa. Nico sbuffò.
«Oh andiamo! È un mito cinese molto popolare in Giappone, che è stato spesso usato in Anime e Manga per riferimenti amorosi!» Vide l'amico ghignare.
«Beh, in genere non leggo roba romantica quindi non sapevo esistesse una cosa simile. Però, adesso, devo dirti che mi ritrovo mooolto interessato! Raccontamelo» Nico sbuffò.
«Devo proprio?»
«Ora non puoi lasciarmi così sulle spine!» e il suo sguardo implorante lo convinse facilmente.
«Uff, e va bene. Ma vedi di stare attento che odio ripetermi.
Allora… C'era una volta un uomo di nome Wei. Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; ma, nonostante i suoi sforzi, era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie.
Un giorno, durante un viaggio, Wei incontrò sui gradini di un tempio un anziano che stava consultando un libro, appoggiato con la schiena a un sacco. Wei chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo, quando la trovò, pugnalò la bambina alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie.
Quattordici anni dopo, Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia, si amarono più di prima e vissero per sempre felici e contenti»
Dopo la fine del racconto, il silenzio regnò sovrano per diversi minuti.
«Wow» esalò poi il biondo. «Una storia veramente orribile!» commentò ridendo e Nico scrollò le spalle.
«È solo un mito. I miti spesso sono crudeli» rispose incrociando le braccia sul petto.
«In più, questo non spiega come mai si crede che lo stesso filo leghi i mignoli sinistri delle anime gemelle!»
«Ah, non lo so! Quando ho cercato la storia su Wikipedia, questo c'era scritto!» poi Nico si spostò verso un nuovo cliente, per chiedergli se desiderasse aiuto. Quello lo liquidò, quindi tornò da Jason.
«Comunque, cosa centra questa storia con il cliente biondo?» s'informò il biondo, curioso.
«Centra perché, quando quel tizio ha tirato su la bambola di Edward Elric e ha preso in mano il filo rosso del cappotto che si stava sfilacciando ed io, nel frattempo, avevo preso l'altro capo. E Percy ha subito colto la palla al balzo!» e studiò di sottecchi il ragazzo moro intento a chiacchierare con una cliente, evidentemente già cotta di lui. Se lo avesse visto Annabeth, sarebbero entrambi tornati e casa con traumi multipli da libro.
«Ah, ora ho capito. Beh, devi ammettere che è stata una coincidenza strana» Nico lo guardò storto, stringendo gli occhi.
«Starai scherzando?! Quel biondino è evidentemente etero, andiamo! Quando Percy gli ha fatto quella battuta è arrossito come una ragazzina ed è scappato subito dopo aver pagato!»
«Ma scusa, non indossava una maglia con scritto “Seme”?»
«Sì, ma “Seme” vuol solo dire “Ehi bello, sono l’Attivo!”. Magari è solo un pazzo etero malato di yaoi! E poi, anche se fosse stato gay, probabilmente era già fidanzato con quel castano con cui stava a braccetto. E, comunque, non era proprio il mio tipo!» L'amico biondo inarcò un sopracciglio e ghignò.
«Ah sì?» Nico sbuffò.
«…Okay, ammetto che era carino, con quei riccioli biondi, il sorriso timido, le lentiggini sulle guance e l'abbronzatura perfetta! Poi, così rosso dall'imbarazzo, sembrava proprio uno di quei ragazzi dei manga yaoi» Jason ammiccò con le sopracciglia e Nico si rese conto di ciò che aveva detto. «Ma era solo quello! Era solo un ragazzo carino! È solo perché era carino non vuol dire fosse il mio tipo! Così impacciato e imbranato, con quel fiume di parole che gli è uscito dalla bocca quando si è agitato... Non potrebbe mai piacermi uno così!»
«Ah no?»
«Eh no!» e gli fece una smorfia. «E comunque, non ho proprio tempo per pensare ai ragazzi, io! Devo lavorare: devo ancora pagare l'ultimo mese di affitto e tra un po' comincerò l'Università. Anche con la borsa di studio, voglio essere in grado di provvedere a me e mia sorella, visto che nostro padre preferisce stare con la sua nuova mogliettina. Anche solo una semplice storia di sesso mi porterebbe via energie e tempo utili»
Jason abbassò la testa e sospirò: era al corrente della situazione dura di Nico e gli aveva già offerto di coprire lui l'affitto di quel mese, ma il moro aveva rifiutato. Sapeva che voleva farcela da solo. Ne aveva bisogno.
«Comunque, un pensierino potevi farcelo. Non uccide nessuno un po' di sano flirt» Fu a quel punto che Percy gli interruppe.
«Ah, visto che parlate di flirt, guardate chi qua dentro è di sicuro il tipo di qualcuno?» e mostrò trionfante l'avambraccio destro su cui era scritto un numero di telefono. «Mi ha detto di chiamarla se mi va e che sono molto bello» Un sorriso trionfante svettava sul suo volto.
«E chi ti avrebbe detto che sei molto bello?» Quella voce fece gelare il moro sul posto. Il trio si voltò verso il bancone, dove una ragazza bionda, evidentemente furiosa, se ne stava in piedi in attesa di risposta. Percy deglutì.
«N-nessuno, Sapientona! Sta-stavo semplicemente parlando con Nico di quel discorso sul "tipo" e lui mi ha detto che sono molto bello!» Una luce pericolosa attraversò gli occhi della bionda.
«Allora, di chi è il numero che hai scritto sull'avambraccio?» Il colore defluì dalle guance di Percy, che provò invano a balbettare una scusa. Alla fine, finse una chiamata al telefono e scappò nel retro. Annabeth, scuotendo la testa, entrò nello stand dalla porta laterale e si sedette vicino alla cassa.
«Ma perché lo sopporto ancora?»
«Perché l'amore fa fare stupidaggini?» azzardò Jason stringendole una spalla.
«Perché il Dio dei Matrimoni vi ha legato mani e piedi con l'indistruttibile filo del destino? Ma tranquilla, prima o poi ci farai l'abitudine» rispose Nico alzandosi in piedi. «Bene, visto che è arrivato il mio cambio, io me andrei a far un giro per la Convention. Jason, non mangiarti la spillatrice che ci serve per incartare i pacchetti. Annabeth, cerca di non fargli troppo male o, almeno, colpiscilo solo in testa: magari gli si riaccende qualche neurone. Io vado» Il moro s'incamminò fuori dallo stand con le mani in tasca, finalmente libero di rilassarsi un paio d'ore.
«Ehi Casanova» gli gridò dietro Jason. «Tu invece guarda di divertirti un po'. E chissà che non lo re-incontri! Magari ci scatta l'amore...» Nico inarcò un sopracciglio e sbuffò, andandosene sollevando un dito medio come saluto.
Tch, figuriamoci!
 
“I'm not a gangster tonight
Don't want to be a bad guy
I'm just a loner baby
And now you're gotten in my way”


Nico pagò il suo nuovo acquisto e senza indugi si allontanò dal bancone: ora che aveva il nuovo volume de "L'attacco dei Giganti*", poteva finalmente procedere con la sua lista di cose da fare.
Aveva davvero bisogno di staccare.
Non ci poteva credere che Percy gli tirasse ancora fuori il discorso del "tipo". Si sarebbe gettato volontariamente nel Tartaro se lo avesse sentito ancora una volta.
Anzi, meglio: avrebbe gettato lui nel Tartaro! Ormai non ne poteva più.
Okay che quel biondino non era veramente niente male ma odiava dover dargli ragione: se era così infantile da rinfacciargli, dopo tre anni, la sua uscita "sei carino ma non sei il mio tipo", Nico non osava immaginare cos'avrebbe fatto se gli avesse dato ragione su una questione simile! Perlomeno lo avrebbe tartassato su cose come "Cos'ha lui che io non ho" e "Fossi stato io, non avrei fatto così ma io non sono il tuo tipo, giusto?".
Nico non avrebbe retto: ci sarebbe di certo scappato lìomicidio.
Avrebbe anche potuto provarci col biondo, nonostante non fosse avvezzo a certe pratiche sociali, ma l'incontinenza verso Percy e il suo carattere scontroso non gliel'avevano permesso. Dopotutto, forse Percy era solo una scusa, perché da quando in qua Nico di Angelo si preoccupava delle voci o di dover compiere un omicidio per zittire un testone?
In genere, era sempre pronto se si parlava di morte, soprattutto se era gente che non sopportava (anche se, in fondo ma molto in fondo, a Percy voleva bene).
No, quella era una scusa, una banale giustificazione per proteggersi dalla verità: per la seconda volta, Nico di Angelo aveva avuto paura, paura di essere rifiutato.
La cotta per Percy se l'era tenuta per sé per più di tre anni, giusto il tempo di farsela passare; poi, tre anni prima, Jason lo aveva scoperto e l'aveva convinto che dire la verità gli avrebbe fatto bene. Era così che aveva fatto ufficialmente coming-out con qualcuno: era successo a scuola, nell'intervallo, in un corridoio deserto.
Parlandone apertamente con Jason, aveva capito che non c'era niente di sbagliato in lui, che i suoi "gusti" non erano qualcosa di vergognarsi e che i suoi amici lo avrebbero sempre protetto, qualunque sesso avesse preferito. Manco a dirlo, lo stesso giorno aveva preso il coraggio a due mani e aveva fatto un coming-out pubblico: aveva chiaramente detto a Percy, in mezzo alla mensa, che aveva avuto una cotta per lui ma che ormai gli era passata, che aveva capito lui non fosse "il suo tipo". Poi si era diretto al loro tavolo e aveva mangiato tranquillo: ormai, il peso dallo stomaco se lo era tolto. Percy, invece, aveva passato l'ora a sbraitare con Annabeth, inveendo contro di lui e interrogandola su cosa le piacesse di lui. "Perché Nico non le vede tutte le cose belle di me? Che cos'ho che non va?" si ricordava le avesse chiesto, infischiandosene che al tavolo ci fosse il diretto interessato. "Non sa che io sono Percy Jackson? Io sono il tipo di tutti!" aveva perfino detto, a un certo punto. E da lì, gliel'aveva tirata per tutti quegli anni.
Ora, per tornare al discorso principale, se dall'inizio della sua cotta gli c’erano voluto tre anni per confessarsi, cosa gli faceva credere di essere in grado di dichiararsi e flirtare col primo che passava?
In sei anni aveva avuto la vita amorosa di un cucchiaino! Uno sconosciuto carino incontrato allo stand non avrebbe mai potuto cambiare le cose.
Poi, improvvisamente, una mano si posò sulla sua spalla.
«Ehi» Nico quasi on ci poteva credere. «Ma sei quello dello stand!» disse il biondo sorridendo.
«E tu sei quello della bambola» rispose Nico squasrandolo da capo a piedi. Subito l'altro s’imbronciò.
«Se lo dici così, sembra una cosa strana»
«Sei tu quello che sembrava strano, prima. Ora almeno hai smesso di balbettare» Subito le guance del ragazzo s'imporporarono.
«È-è perché prima mi sono agitato. Ho avuto paura che mi avreste dato la colpa e che avrei avuto difendermi e voi vi sareste arrabbiati e avremmo discusso e non sapevo cosa dire e...» cominciò a vomitare parole, gesticolando con foga ed esibendosi nelle più assurde espressioni facciali. Nico aveva perso il filo del discorso, così lo osservava parlare con un sopracciglio inarcato.
«...e Jake me lo avrebbe rinfacciato per la vita e i tuoi amici avrebbero capito male e sarebbero volate battute e io sarei arrossito e sarebbe stato imbarazzante e...» Ma almeno respirava ogni tanto?
«...e avrei dovuto comprare altro per farmi perdonare e vi avrei svuotato lo stand e...» Non lo credeva umanamente possibile parlare tanto.
«...e sarei stato cacciato! E questo è il mio regalo di compleanno! Non voglio farmi cacciare!» Will lo osservò, ormai rosso come un peperone, in attesa di risposta. Nico lo guardò dall'alto in basso.
«Uh, hai finito?» Il biondo assentì con la testa. «Okay. Allora ciao» e ricominciò a camminare. Ma non passò molto che la stessa mano si posasse sulla sua spalla.
«Ma Ehi, aspetta! Scusa, mi dispiace!» Nico si voltò e lo squadrò.
«E di cosa?» Il biondo arrossì di nuovo.
«I-io...»
«Senti, ho appena avuto un'ora libera da quando ho cominciato a lavorare al Comic-Con e ho un sacco di cose da fare. Scusa ma non è nella mia lista farmi sommergere da un fiume di parole sputate fuori da un biondo ossigenato» e detto questo, tentò nuovamente di andarsene. E ancora una volta venne fermato.
«M-ma... Io ti volevo solo parlare»
«Beh, io no. Scusa, ma devo andare» e, senza ulteriori indugi, se ne andò per la sua strada, lasciandolo lì impalato ad osservare la sua schiena.
Certo, non lo avrebbe mai creduto così invadente!
 
“I can't decide
Whether you should live or die
Oh, you'll probably go to heaven
Please don't hang your head and cry
No wonder why
My heart feels dead inside
It's cold and hard and petrified
Lock the doors and close the blinds
We're going for a ride”

«Ciao!» No... Ancora?!
«Ehi» rispose Nico atono, allontanandosi dal banco.
«Che facevi di bello? Ti iscrivi al Torneo di Mitomagia?» e indicò con la testa il tavolo alle sue spalle, dove svettava il cartello "Iscrizioni Torneo Mitomagia". È arrivato Capitan Ovvio, pensò tra sé e sé.
«Che cosa vuoi?» e incrociò le braccia sul petto.
«Beh, prima sono andato in confusione e non ti ho più detto quel che volevo dirti»
«E se adesso lo dici, poi mi lascerai in pace?» Il ragazzo spalancò gli occhi e, anche se un po' ferito dal commento, annuì con la testa.
«Allora spara» e Will prese un bel respiro.
«Beh, volevo solo dirti: grazie per il pupazzo. Sei stato molto gentile» Nico inarcò un sopracciglio.
«Era il mio lavoro»
«Ma sei comunque stato molto gentile. Non tutti l'avrebbero fatto» Si osservarono per un po' negli occhi, poi il moro scosse la testa.
«E tu hai fatto tutto 'sto casino... Per 'sta cagata?!» Il biondo arrossì per l'ennesima volta ma sorrise grattandosi la nuca.
«Eh già... Sono un tipo un po' paranoico» Nico sbuffò, trattenendo un sorriso.
«L'avevo notato» Allora il biondo rise e Nico non poté che rimanerne incantato. La sua risata era musica e melodia. Forse non era così male.
«Comunque, mi dispiace se prima ti ho messo in imbarazzo col tuo amico per via del filo. Non volevo creare incomprensioni» Eccoci, lo sapeva. Nico, in fondo, se lo doveva aspettare: a nessun etero piace passare per gay. Allora perché si sentiva leggermente dispiaciuto?
«No, nessun problema. È colpa mia se ti ha fatto quella battuta. Mi scuso a nome suo se ti ha offeso»
«Offeso? No, ma figuriamoci!» e il sorriso gli illuminò il volto. «Dopotutto, entrambi ce la siamo un po’ tirata!» Nico corrugò le sopracciglia. Che cosa intendeva?
«I-insomma» cercò di spiegarsi il biondo, impacciato. «Tu indossi “quella” maglia, io indosso “l’altra” maglia… Praticamente, gliel’abbiamo servita su un piatto d’argento!»
«Ma... Di che cosa stai parlando?» Will lo osservò confuso.
«B-beh… Del fatto che siamo… Sì, che siamo entrambi gay» e si grattò il retro del collo, un po’ a disagio.
Beh, non si poteva negare che fosse un tipo sincero. E anche parecchio carino. Nico quasi non ci poteva credere.
«Tu saresti gay?»
«Sì» confermò il ragazzo, confuso. Dopotutto, con quella t-shirt credeva fosse palese.
«E lo sbandieri così, ai quattro venti?» Allora il biondo rise ancora.
«Disse quello che girava con scritto tra le scapole "Ehi baby, sono passivo!"» Nico non poté trattenere un ghignetto.
«In realtà, c'è solo scritto "UKE"»
«Che nel linguaggio dei lettori di yaoi significa "Adoro i cetrioli!"» e mimò le virgolette. Allora Nico sorrise e scosse la testa.
«Guarda che tu non sei messo meglio di me» e con la testa indicò la scritta sul suo petto. Will ridacchiò.
«Beh, non proprio… La mia, più che altro, dice “Adoro i bei culetti di mangiatori di cetrioli!”» e quella frase era così assurda che Nico non poté fare a meno di ridere.
Sì: forse un po' lo intrigava quel biondino, in fondo in fondo.
S'inumidì il labbro inferiore e gli tese una mano.
«Io sono Nico, comunque» e il sorriso dell'altro accompagnò la stretta di mano.
«Will, molto piacere. E sappi che, in genere, sono una persona normale. Sei solo tu che mi fai quest'effetto!» Il moro scosse la testa e si godette il calore della sua mano.
«Beh, rispetto a prima, stai migliorando»
«Oh, ma grazie!» e lentamente s'incamminarono fuori dalla Zona Otaku.
«Allora Nico, quanti anni hai che già lavori?» chiese Will per avviare la conversazione.
«Diciotto ma voglio mettere dei soldi da parte per l'universtà e per mia sorella. Tu, invece?»
«Venti, sono due anni più grande di te! Quindi puoi anche chiamarmi "senpai*", se ti va!»
«Col cavolo!» rispose Nico ridacchiando. Will inclinò la testa e corrugò le labbra.
«Quindi io non posso chiamarti "Nico-chan*"?» chiese facendo la faccia da cucciolo supplicante. Il moro lo guardò storto.
«Non se ci tieni alla tua lingua!»
«Agli ordini!» e gli fece l'occhiolino assieme ad un ironico saluto militare.
Così, per un po', continuarono a chiaccherare camminando uno accanto all'altro.
Poi, a un certo punto, Nico si bloccò.
«Scusa ma... Quel tipo che stava con te...»
«Chi, Jake?»
«Sì, quel castano... Non è il tuo ragazzo, vero? Perché sappi che questo culo non farà triangoli in questa vita!» e Will gli scoppiò a ridere in faccia, arrossendo un poco.
«No no, lui è solo il mio migliore amico!» e si asciugò un lacrima dagli occhi. Nico allora si guardò intorno.
«Ma allora... Dove lo hai lasciato?» Il biondo immediatamente s'immobilizzò.
«Oh, ksò*

 
«Fantastico, veramente super! Il miglior simulatore di realtà virtuale che io abbia mai visto! Venti minuti ben spesi, vero Will?» Il castano si tolse l'Oculus Rift*, constatando che tra i presenti non vi fosse il suo amico. Wow... Mi hanno rapito il Will-E! pensò tra sé e sé. Poi il suo cellulare vibrò in tasca.
"Sono col commesso sexy dello stand, scusa se ti ho abbandonato :( Ti dispiace se ci faccio un giro???"
Jake scosse la testa e digitò una risposta.
"Vai tranquillo, hai la mia benedizione! Che amico sarei se non ti aiutassi a “farti un giro” con lui?! ;D"
La risposta giunse immediata.
"Baka*!!! xP"
Rimise il cellulare in tasca, ridacchiando.
Perché mai avrebbe dovuto prendersela? Dopotutto, il suo Will-E stava finalmente diventando un ometto.

 
*
*
*
*
*

Note dell'Opera:
Okay, ed eccoci qui! Ringraziamo tutti la mia beta, GiuliaTheWhovian, per avermi fatto ascoltare questa stupenda canzone degli Scissor Sister, "I can't decide" che ha ispirato questa Fanfic! Sei una fonte d'ispirazione, davvero! Anche se, dopo ogni nostra conversazione, ci servirebbe davvero un Dottore ^^  (Ma sto divagando in altri Fandom!)
Comunque, vi lascio in descrizione il video che mi ha fatto vedere la mia amica che non è proprio l'originale della canzone ma è quello che ha dato il via al tutto! http://youtu.be/0aTYafff1K4
Anche se Nico nella mia fanfiction è l'Uke, non appena ho visto il Seme del video ho subito pensato a lui! xD
Qui sotto, traduzioni e spiegazioni di termini ignoti:
L'attacco dei Giganti* = titolo giapponese "Shingeki no Kyojin", è anime/manga horror ambientato in un  Medioevo alternativo in cui l'umanità è stata decimata da dei giganti mangiauomini detti "titani". Solo una piccola percentuale è sopravvissuta all'interno di delle mura e una squadra speciale detta "Legione Esplorativa" li combatte e tenta di riconquistare i territori persi. Il protagonista è Eren Jaeger, un quattordicenne che ha giurato vendetta contro i Titani (SPOILER! perché, quando sono penetrarti nelle mura, hanno divorato sua madre).
Anche questo anime è caldamente consigliato ^^
Senpai* = più spesso usato in ambito scolastico, per indicare un compagno più grande, sono comunque molto utilizzati anche in ambito lavorativo, sportivo o, in generale, all'interno di ogni tipo di gruppo organizzato. Diciamo che è grosso modo equivalente alla nozione occidentale di "mentore" e si utilizza generalmente come termine di rispetto verso una persona più anziana o di grado superiore. In rare occasioni una persona più giovane può anche esser considerata Senpai di una più anziana in età, se le circostanze lo richiedono (esempio: se una persona più grande è entrata in un'organizzazione o società in un momento successivo rispetto ad una più giovane)
Chan* = suffisso vezzeggiativo giapponese, più spesso usato tra ragazze o per le ragazze, da mettere dopo il nome. Non ha una "vera" traduzione, è un po' come dire "piccolo" o "carino".
Ksò* = pronuncia letterale di "kuso", ovvero "merda" in giapponese.
Oculus Rift* = dall'inglese HMD, head-mounted display, è uno schermo da indossare sul viso per la realtà virtuale.
Baka* = (l’aveva già detto nel prologo ma onde evitare cose) significa “stupido” in giapponese.
Per la storia del "filo del destino", ho veramente usato quello che ho trovato su Wikipedia quindi siate clementi ^^"
Inoltre, per la battuta sui cetrioli, mi ha ispirata aki_penn e la sua long rossa "Rosmarino ed altre erbe aromatiche" che, se ancora non conoscete, passate assolutamente a leggere perché è spettacolare! ^^
Okay, spero vi sia piaciuta questa Mini!
Alla prossima, la vostra OperaIncompiuta :3
P.S. Ricordo anche qui che ho creato una mia pagina facebook per aggiornamenti e cazzate varie! :) passate se vi va!
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