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Autore: queenjane    16/11/2015    4 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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Nel 1904, la notizia dell’attacco giapponese giunse per telegramma, senza dichiarazioni di guerra o altro.
Pleve, ministro degli esteri, ne fu lieto, riteneva che una  piccola guerra vittoriosa fosse l’ideale per distogliere l’attenzione dai problemi interni, stimolando i patrioti e stroncando gli oppositori.
Santa Madre Russia aveva interesse  a espandersi in Asia  e il barbaro, pagano Giappone sarebbe stato stritolato dal gigantesco impero russo..
Sasha, il fratello della principessa Ella, era invece perplesso, faceva parte dell’esercito e conosceva segreti rapporti che parlavano di deficienze e falle,avendoli stilati lui stesso, in ricognizione. Era cosciente che Port Arthur, avamposto russo nelle terre d’Asia, aveva una scarna guarnigione, con poche scorte ed era mal collegato.
Fu guerra, comunque, devastante, sanguinaria e rovinosa, un conflitto che acuì i problemi interni, portando scioperi e rivolte e sedizione,  i giapponesi sconfiggevano i  russi senza rimedio.
Unico raggio di sole fu la nascita dell’atteso erede al trono nell’agosto del 1904, Aleksei.
Nel gennaio 1905, la granduchessa Olga preferiva riflettere sulle  prodezze dell’attesissimo fratellino, ma capiva che l’atmosfera era tesa, per quanto le dicessero poco o  nulla sulla situazione.
I feriti erano tornati, pieni di rabbia e mutilazioni, scarseggiavano cibo e lavoro, gli operai adesso erano in sciopero perenne.
In quel mese di gennaio 1905, l'imperatore si apprestava a partecipare alla tradizionale cerimonia di benedizione delle acque del fiume Neva.
Era su un palco, lo zar, tutto impellicciato, mentre la famiglia e la corte imperiale osservano da dietro le finestre del Palazzo d’Inverno.
Il vescovo immerse la croce nel foro praticato nel ghiaccio, i cannoni tuonavano a salve dalla fortezza dei Santi Pietro e Paolo.
Un poliziotto accanto allo zar si accasciò a terra, la candida neve si colorò di scarlatto.. delle granate colpirono il palazzo, i vetri implosero, poliziotti e guardie sciamarono accanto a Nicola II, mentre io, la principessa Catherine, mi ero spostate davanti a Olga.
  • Assassini! Traditori ..  i  cannoni caricati con proiettili veri e non a salve.. Dio Animali.. Assassini….- Le urla rotolavano come ferro..vetri impazziti dentro un caleidoscopio.
All’interno del palazzo ci ritrovammo con vetri su scarpe e vestiti, una finestra era esplosa, ma eravamo illesi (… sono rimasto fermo, Ella, mi sono fatto il segno della croce, che altro potevo fare?).
Il 9 gennaio 1905 avvenne la cosiddetta domenica di sangue, i soldati spararono sulla folla di operai che chiedevano salari più equi, otto ore di lavoro al giorno, maggiore assistenza, un corteo non autorizzato che tuttavia si era svolto lo stesso.
.. quello che indignò i giornali stranieri fu la crudeltà della repressione, anziani e bambini feriti a colpi di sciabola, come criminali.
Lo zar era maledetto, sosteneva la gente, aveva impoverito il suo popolo, portato le campagne alla povertà più estrema. Fatto sconfiggere il paese dai giapponesi, era un mostro assetato di sangue, crudele e spietato.
Poco prima del mio decimo compleanno, ero nata il 27 gennaio 1895, i principi Raulov decisero di partire per un viaggio in Europa, sempre desiderato e mai svolto-
  • E te ne vai.
  • Resto sola-  che dire, Olga, non avevo affatto compiuto la maggiore età, non potevo andare e venire come volevo e nemmeno potevo rimanere presso la famiglia dello zar a tempo indefinito, non ero orfana o disgraziata.
  • Sono i miei genitori, mica posso lasciarli- ovvio, come che mi sarebbe mancata.
  • Come la risolviamo, Cat?- il nomignolo con cui mi chiamava nella prima infanzia, risorse, intatto e amaro.  Strinsi il mento contro il petto, chiedeva a me, non sapevo a quale banalità appellarmi.
  • Consideralo un anticipo, Olga, abbiamo progettato di viaggiare per il mondo, io vado in avanscoperta e … ti scriverò. E tu a me.
  • E mi mancherai, Olga, sei la persona più cara che lascio in Russia - E qui, dalla distanza, Olga confermo e sottoscrivo, non ci fossi stata, sarei stata così sola da sfiorare la vertigine e appena me ne sarei accorta..
  • Bene, principessa.
  • Ottimo, Altezza imperiale.
  • E grazie per l’Epifania, quando ti sei messa davanti a me- Scrollai le spalle, non importava.
  • Istinto di protezione, Olga, sono più grande di te di quasi dieci mesi e .. ho avuto paura dopo
  • Mi pareva, non sei così intrepida- Le labbra increspate.
  • Vai, principessa, non devi fare tardi, e scrivimi- Sospirai, odiava le smancerie ma quella volta glielo potevo ben chiedere.. la separazione incombeva.
  • Le moine non ti piacciono, ma visto che non ci vedremo per mesi, ti posso abbracciare?
  • Certo, che aspettavi a chiedere?- e aprendo le braccia, una stretta sottile.
  • Torno prima che posso.
  • Me lo auguro, Catherine, abbi cura di te- scostandosi, mi allontanava, intuii che combatteva contro le lacrime, ma si tratteneva, la figlia di uno zar non eccede in debolezze, si trattiene, in attesa della notte, per premere un cuscino sopra la testa.
Olga piangeva di nascosto, la figlia di un soldato fa così, invece sua madre pianse in modo plateale e aperto in tutto il 1905, tra scioperi e rivolte, la sconfitta inflitta dal Giappone con nefaste conseguenze condussero Alessandra sull’orlo dell’esaurimento, un disagio da cui non si sarebbe più ripresa, un progressivo peggioramento del suo essere e del suo carattere.
.. nel 1906, lo zar Nicola II tornò, come la primavera che succedeva all’inverno, nella vita della principessa Ella, ormai donna, non più ragazza appassionata oppressa dal lungo rancore di sua madre.
Catherine le somigliava, le evidenze più marcate, alta e snella, la pelle olivastra, retaggio degli antenati spagnoli, scuri i toni di occhi e capelli, la fortuna bara dei Raulov.
Da Nicky, suo padre naturale, non aveva preso nulla, al contrario delle granduchesse, pure loro sottili e eleganti, ma con l’epidermide chiarissima, occhi azzurri e capigliature bionde o castano chiaro.
Ella conosceva perfettamente i rischi di tornare con lui, ore rubate, una relazione da occultare, ma lo voleva e viceversa, ognuno dei due egoista, possessivo e contorto. (Solo a lui avrebbe detto” Ti amo”, una sola volta, quando era già troppo tardi).
Prima di ritornare insieme, in quegli anni, ognuno dei due aveva avuto i propri sfoghi di lussuria, piccoli oblii, ma nessuno al mondo doveva sospettare di loro, pena il disonore dei Raulov, ma fu un caso, come spesso accade.
Catherine cavalcava all’amazzone, nella tenuta dei suoi genitori a Peter Hof, in primavera, quando il cavallo si spaventò e scartò per degli spari vicini, disarcionandola, che non lo controllava, il mondo fu a rovescio, all’indietro un tronco contro la traiettoria della sua caduta, tutto nero.
Un trauma cranico, pericolo di morte, se la cavò per un pelo.
Angoscia, un segno nella carne, un presagio, la principessa Ella aveva solo quella figlia, la nonna materna la confortò dicendole che era inutile che piangesse, era solo una bambina inutile, poteva averne altri, se solo si fosse decisa. Ella la colpì con uno schiaffo, e intimò a sua madre di andare via, quella era casa sua e lei una sgradita ospite., mai le aveva amate.
La principessa mandò un telegramma a Nicky.. se Catherine stava tanto male, era giusto che le dicesse addio (la loro figlia, …).
Ella chiese a suo fratello di pensare al marito, alle quattro di pomeriggio era già fradicio, di portarlo via da lei o lo avrebbe ucciso, come lui aveva ucciso il cavallo di Catherine..
Catherine che aveva sussurrato un nome, Olga, facendole comprendere chi più amava al mondo.
 
   
 
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