Godetevi l'ultimo capitolo e l'Epilogo :D
In occasione della fine, ecco un semplice banner in cui vi mostro come immagino Marie (Jessica Stroup).
Buona Lettura ^_^
Capitolo
11
Siamo una Famiglia
Visto
che tutti erano impietriti dalla recente scoperta, per Raj non fu
difficile
tenere il cellulare in mano senza restituirlo e provare a fare qualcosa
che
potesse aiutarlo a risolvere la situazione: comprendendo che si
trattasse di
una nipote di Howard, scrisse come
risposta: “Che bello, dove siete che vengo a farvi gli auguri
di persona?”.
Aveva
appena inviato il messaggio, paonazzo, ansioso, sotto lo sguardo
attonito di
tutti, quando notò la foto della mittente e il suo nome.
Era
una ragazza bruna, con dei profondi occhi blu celati da degli occhiali
scuri e
la pelle chiarissima...
“Ditemi
che sto sognando” esclamò poi, con le mani che gli
tremavano tanto che gli ci
volle uno sforzo immane per non far cadere il cellulare dalle sue mani.
Tutti
sembravano troppo timorosi per osare chiedere cosa stesse succedendo,
ancora
spaventati dal precedente eccesso di urla, tranne Penny che non
esitò prima di
togliergli il cellulare dalle mani e leggere meglio il tutto.
Scoppiò
in una risata vuota, spaventosa, per poi sedersi su una sedia e
passarsi le
mani tra i capelli, scompigliandoli un bel po’.
“E
fu così che Marie ebbe un fratellino!”
esclamò, falsamente felice e battendo
addirittura le mani.
Raj
la guardò, ancora più paonazzo, deglutendo.
“Quindi...
Quella del messaggio si chiama Marie? Marie è la
figlia...”.
“Giusto,
tu eri l’istruttore di Marie! E... Scusami tu ti vedevi con... sua madre, Amy?”
provò a ragionare
Bernadette, sentendo di aver dato vita ad una sorta di cena con
delitto.
Il
suo tono si sforzava di essere carino e comprensivo, quando in
realtà le
sembrava di non capirci nulla.
Raj
la guardò, portandosi le mani nei capelli e respirando
affannosamente.
“Sono
stato tre mesi con Amy, fino a giugno, ma ci vedevamo solo per...
Insomma, non
sapevo nulla di lei, ho scoperto del suo matrimonio per caso, quando
una
ragazza ha trovato la sua carta di identità negli
spogliatoi, così l’ho
mollata... E ho conosciuto quella che apparentemente è sua
figlia e ci ho anche
provato con lei, ma mi ha rifiutato!”.
“L’ho
sempre detto che Marie ha più giudizio di sua madre,
dopotutto è una mia
alunna” ironizzò Penny, a cui sembrava di essere
finita in una sorta di messa
in scena del teatro dell’assurdo.
Prese
la bottiglia di vino e iniziò a bere un generoso sorso senza
nemmeno versare il
tutto nel bicchiere, bevendo direttamente dalla bottiglia. Si
pulì le labbra
con il polso e rise di nuovo, mentre Bernadette e Howard studiavano la
sua
reazione senza parole.
“Amica
mia, dovresti sapere che il mio tipo ideale deve avere come primo
requisito il
non avere avuto una relazione con Amy e non averla
ingravidata” disse, ironica
ma acida allo stesso tempo.
“Penny,
dai, Raj sta dando di matto ma credo che il figlio sia di
Sheldon!”.
“Che
ne sai? Lo ha preso in giro mille volte, mentire sulla
paternità non sarà
difficile!”.
Mentre
discutevano, l’indiano riprese il cellulare e lesse la
risposta di Marie.
“Stiamo
festeggiando al “Living”,
venite per il dolce, ci fa piacere!”.
Non
ragionando, pensò di dover subito affrontare la situazione e
approfittò della
discussione per svignarsela. Conosceva quel ristorante, era a un paio
di
chilometri da lì, ci avrebbe messo poco ad arrivare...
“Amico,
dove corri?” lo fermò Howard, l’unico
che se ne era stato zitto ed immobile
fino a quel momento.
Fermò
l’istrutture per il braccio e notò quanto fosse
sudato e accaldato, con
un’espressione alquanto sconvolta.
“Dove
pensi che stia andando? A scoprire la verità, no?”
sbottò, liberandosi dalla
sua presa usando un minimo di forza e percorrendo rapidamente
l’ingresso.
“Raj,
ragiona, io non credo che il bambino sia tuo e...”.
“Che
ne sai?”.
“Senti”
provò a fermarlo Howard, mettendosi davanti la porta anche
se temeva la forza
di quel ragazzo muscoloso e di sicuro abituato a sollevare pesi anche
maggiori
della sua massa corporea. “Hai detto che tra te ed Amy non
c’è stato nulla di
serio, era una cosa fisica e l’hai mollata appena hai saputo
la verità su di
lei, quindi dubito ci siano dei sentimenti in ballo. Se fosse stato tuo
ti
avrebbe avvisato, no? Sta per rinnovare i voti con il marito,
finalmente le
cose vanno bene e non credo tu debba sconvolgere le cose! Al massimo
tra nove
mesi ti mando la foto del bambino e se sarà mulatto beh,
faremo due più
due...”.
“Ma
ti senti quando parli? Sei scemo per caso?” urlò
Raj, gli occhi quasi fuori
dalle orbite.
“Ehi,
sono la prima a dare dell’idiota a mio marito ma per una
volta ha ragione, di
sicuro Amy te ne avrebbe parlato!” s’intromise
Bernadette, che se ne stava alle
loro spalle con Penny, la quale si lasciò scappare una
risata sarcastica.
“E
tu, Penny” aggiunse la microbiologa, voltandosi verso
l’amica, “Per favore,
evita di fare questi versetti stupidi. Hai il cuore spezzato,
sì, Amy ha
commesso degli errori, decisamente sì, ma non credo possa
ingannare suo
marito!”.
“Ma
ti senti? Erano sposati e si è fatta mezza Beverly Hills, se
non tutta!”.
“Ehi,
io sono di Pasadena centro” disse Raj.
Penny
socchiuse gli occhi, come per invocare la pazienza che non aveva
più, e quando
li riaprì si rivoltò verso Bernadette.
“Sul
serio, uno più scemo non potevi presentarmelo. Grazie per la
serata e la cena,
ma penso che per me il divertimento
finisca qui” esclamò, tornando rapidamente in
cucina per prendere la borsa.
“Ci
ho provato almeno” sussurrò l’amica,
scrollando le spalle. “Penny” aggiunse,
mentre la guardava chiudere la borsa con un’aria alquanto
sbattuta, “Io credo
che... Per me conosci già un uomo che ti rispetta e ti adora
come meriti, apri
gli occhi. Non parlo di quello scemo di Raj, ovviamente”.
“Il
postino? Sai, mi controlla sempre le tette ed è gentilissimo
come non mai”
sbottò sarcastica la donna, per poi avviarsi verso
l’ingresso. “Non ci provare
più a sistemarmi con qualcuno, davvero” aggiunse,
per poi spostare Howard dalla
porta con un minimo sforzo ed uscendo, senza salutare nessuno.
La
cena era stata deliziosa, proprio come l’atmosfera e
l’allegria che aleggiavano
al tavolo 11.
Marie
non poteva essere più felice nel vedere i suoi genitori
ridere e abbracciarsi e
avvertire Joseph che le prendeva di nascosto la mano sotto al tavolo
per
stringerla, come per dirle che lui era lì e non
l’avrebbe abbandonata.
Inoltre,
l’idea di sapere che la primavera successiva non sarebbe
più stata figlia unica
la elettrizzava: sperava fosse un maschietto, così ci
sarebbero state più
possibilità nel farlo appassionare ai film di genere sci-fi
e avrebbe potuto
giocare ai Lego con lui, anche se una sorellina con queste stesse
passioni non
era male.
Era
triste nel dover tornare ad Harvard, certo, ma sua madre le aveva
appena
promesso di comprarle un biglietto aereo una volta al mese,
così sarebbe
tornata in California spesso e avrebbe visto il pancione crescere con i
suoi
stessi occhi e non solo tramite il monitor di un computer.
“Dovremmo
decidere come organizzarci per domenica, mancano solo quattro
giorni!” disse la
ragazza, mentre assaggiava
la sua
deliziosa cheesecake.
Amy
annuì mentre masticava un pezzo della sua doppia porzione di
torta al
cioccolato con glassa fatta di cioccolato bianco.
Sì
pulì le labbra con un fazzoletto e le sorrise apertamente.
“Ovviamente la mia
damigella d’onore sei tu!” esclamò.
Marie
esitò, non solo perché quelle due paroline
evocavano il triste ricordo di un
abito sfarzoso e tacchi dolorosissimi, ma anche perché aveva
pensato a quella
situazione poco prima e quel ruolo, nella sua mente, era ricoperto da
un’altra
persona.
“Ti
ringrazio, mamma, ma credo tu debba chiederlo a
una persona che lo merita di più, molto di
più di me” disse.
“E
chi può meritarlo più di mia figlia?”.
“Bernadette”.
La
risposta era uscita dalla bocca di Sheldon, il quale rispose con aria
di
ovvietà.
Amy
lo guardò, un po’ stupita, e lui annuì.
“Quando...
Insomma, nei momenti difficili Bernadette è sempre stata
presente, è venuta con
me e Leonard ad Harvard ad accompagnare Marie, le ha fatto compagnia,
le ha
dato mille consigli, ma soprattuto è riuscita dove io non
potevo, preso dal...
Momento difficile” spiegò.
Amy
deglutì e prese un bel respiro, portandosi una mano alla
tempia.
“Che
sciocca che sono, non l’ho mai ringraziata! E’
stata lei a farti da madre per
tre anni, ricordo quando in palestra mi dicesti che avevate fatto
shopping, ti
ha convinto ad andare in palestra...” si
autocommiserò, posando la forchetta
con uno scatto.
“Sono
stati dei mesi intensi, è tutto ok” la
rassicurò la figlia, sorridendole.
“No!
Ero così presa dal volere mettere tutto al suo posto con voi
che ho dimenticato
il resto e...”.
“AMY!”.
Fu
interrotta dal suo nome urlato per tutta la sala, tanto che
sobbalzò,
spaventata.
Sheldon
si guardò intorno, mentre Marie e Joseph si voltarono,
giusto in tempo per
vedere Raj correre per la sala, seguito da Howard e Bernadette.
“Raj?”
dissero in coro madre e figlia, alquanto sconcertate.
“Chi
è Raj?” chiesero in coro a loro volta Sheldon e
Joseph.
“Un
ex di mamma che ci ha provato anche con me” disse Marie,
decisa a non creare
problemi con Joseph sin dal primo giorno insieme.
“CHE
COSA?!” urlò Sheldon, mentre Joseph sembrava
tramortito.
“Non
è come sembra, è che... Oh, si sta
avvicinando!” squittì Amy, scioccata da
quell’improvvisa apparizione.
“Amy,
sii onesta, il bambino è mio? Potrebbe essere dopotutto, sii
sincera, devo
saperlo!” urlò l’istruttore, tutto
sudato e attirando le occhiate di tutti i
tavoli vicini, senza nemmeno salutare.
Sheldon
si alzò di scatto ed Amy lo imitò, alquanto
sconcertata.
“Come
osi interrompere una cena con la mia famiglia? E cosa ne sai
tu...?”.
“Era
a cena da noi perché volevamo fargli conoscere Penny, ha
visto il messaggio che
Marie ha inviato a Howard e... Insomma, smentisci così si
dà pace” spiegò
Bernadette, a disagio per quella figuraccia che stavano facendo con il
resto
del ristorante.
“Qualcuno
mi spiega...?” sbottò Sheldon, alquanto irritato.
“Cioè, mia figlia ha detto
che ci hai provato anche con lei!”.
“Calma,
bello, non sapevo che fossero madre e figlia! Sono stato con Amy da
marzo a
giugno e...”.
“Gli
ho mentito, non gli ho detto di essere sposata e di avere una figlia,
Marie ci
ha visti e quando ha trovato la mia carta
d’identità nello spogliatoio l’ha
fatta recapitare a Raj che, scoperto tutto, mi ha mollata ed
è scomparso, salvo
poi fare lo scemo con Marie prima ad una festa e poi in palestra. Marie
si è
sentita in colpa, è venuta da me, mi ha detto tutto e ci
siamo chiarite”
riassunse Amy rapidamente. “Il figlio non è tuo,
Raj! Sono più di due mesi che
non ti vedo e sono incinta di mio marito, di
sole cinque settimane. Ora vattene!”.
“Come
posso crederti? Mi hai già mentito una volta...”.
Amy
rise, sprezzante, guardandolo male, mentre Sheldon sembrava indeciso
sul da
farsi. Guardava Marie, poi Raj poi sua moglie, chiedendosi il
perché di quelle
informazioni nascoste.
“Scusami,
hai saputo che ho una figlia e sei scappato, vuoi dirmi che anche se il
bambino
fosse tuo cambierebbe qualcosa?” lo sfidò,
puntandogli l’indice destro contro.
“Ma
che c’entra, io...”.
“C’entra,
idiota! Hai una bella faccia tosta a correre qui dopo ciò
che hai fatto! Per
tua informazione...”, rovistò nella borsa e ne
estrasse dei documenti, quelli
che le aveva dato la sua dottoressa
quella mattina, “Qui c’è scritto tutto.
Il figlio è di mio marito, tu non
c’entri nulla”.
Raj
prese il foglio e lesse le varie informazioni che in effetti
confermavano ciò
che Amy aveva detto. Cinque settimane prima lui era in Europa, a
Parigi,
impegnato con circa tre francesi diverse e a bere spumante scadente
tutte le
sere.
“Ok.
Dovevo essere certo... Insomma, tu mi avevi detto di aver smesso con la
pillola
e magari...”.
“Ok,
basta parlare della situazione intima di mia moglie, ti
dispiace?” sbottò
Sheldon. “L’hai lasciata quando hai saputo che era
una madre, credevi non fosse
adatta ad un idiota come te? E hai anche osato provarci con mia figlia!
Non ho
mai fatto una cosa del genere ma...” senza rifletterci gli
diede un pugno,
dritto sul naso, anche se gli costò decisamente fin troppo
dolore alla mano.
“Ahia!
Ma sei pazzo? Sono un istruttore, potrei ridurre la tua faccia
rinsecchita in
polpette in tre secondi!” urlò Raj, le mani sul
naso, anche se per fortuna la
forza del fisico teorico era pochissima.
“E
io sono un fisico teorico, potrei...”.
“Amico,
insomma, sappiamo tutti che ti metterebbe k.o.! Basta! Piantatela, Amy
è
incinta, il figlio è di Sheldon e quindi non hai
più motivo di stare qui!”
s’intromise Howard, frapponendosi coraggiosamente tra i due.
Ancora
con le mani sul naso, Raj guardò Sheldon con
un’occhiata torva, prima di
annuire.
“Allora...
Addio. Marie, penso tu abbia capito che non mi interessavi sul serio ma
avevo
voglia di fare qualcosa di leggero con una teenager...”.
“Sappi
che sta per arrivarti un altro pugno e non sarà
leggero!” urlò Joseph,
sorpassando Marie e usando tutto il suo coraggio per non correre ai
ripari di
fronte ad un uomo muscoloso ed allenato.
“Ah,
immagino sia il tuo ragazzo. Ho capito, volevo solo essere chiaro.
Ciao, vado a
brindare al fatto di non diventare padre” disse infine,
voltandosi verso Howard
e Bernadette. “Dite a quella Penny che mi sembra nevrotica e
che non voglio
rivederla”.
“Non
ce ne sarà bisogno, mi ha detto che sei un idiota e non
vuole rivederti. Ora
vattene” gli impose la microbiologa, indicandogli
l’uscita con aria categorica.
Raj
sospirò ed uscì, optando per il silenzio,
lasciando il gruppetto di amici in
pace.
“Ragazzi,
mi dispiace, ma è stata una coincidenza, non ne sapevamo
nulla...” disse
l’ingegnere, mortificato per quel siparietto.
“Perché
io non ne sapevo nulla?” sbottò Sheldon.
Era
assurdo, gli sembrava che tutto fosse finalmente al suo posto e poi
tornava un
ex di sua moglie a rovinare tutto, ricordandogli le avventure passate
della
donna.
“Mi
avevi detto di non voler sapere i nomi dei ragazzi con cui sono uscita,
ricordi?” disse Amy, spaventata perché temeva una
lite.
“Sì,
ma questo era importante, cioè, è anche a causa
sua che tu e Marie vi siete
chiarite! E lui ha osato fare lo scemo con mia figlia!”
aggiunse, stringendo i
pugni.
“Potrebbe
consolarti sapere che l’ho gettato in piscina, alla festa
della palestra?”
chiese Marie.
“No,
tanto di sicuro sa nuotare” sbottò Joseph,
indignato quanto Sheldon.
“Ehi,
scusate, ma voi due... Insomma, vi vedo... Vicini...” li
interruppe Howard,
improvvisamente curioso.
Marie
sorrise e, senza dire nulla, abbracciò colui che considerava
uno zio a tutti
gli effetti.
“Stiamo
insieme, quest’anno il regalo più bello
è stato il tuo, oltre il fratello che
pare sia stato concepito proprio durante la festa” disse,
ridacchiando.
“Ne
sono felice, Marie, mi sembra ok. Insomma, ho chattato con lui prima
della
festa e non mi ha chiesto nemmeno una volta un selfie senza
intimo”.
Mentre
parlavano, Amy vide suo marito allontanarsi ed andare verso
l’uscita.
Poteva
comprenderlo, dopotutto, lei si era logorata l’anima quando
aveva saputo di
Penny... Così
decise di concedergli
qualche minuto e si avvicinò a Bernadette, invitando lei e
il marito a sedersi
e offrendo loro da bere e il dessert.
“E
Sheldon...?” chiese l’amica, preoccupata, guardando
verso l’uscita.
“Voglio
lasciarlo in santa pace per un po’, non sono nella posizione
di assillarlo.
Senti, volevo dirti una cosa” aggiunse, schiarendosi la voce.
“Dimmi”.
Amy
sorrise in direzione della bionda e le accarezzò il braccio
con dolcezza,
mentre Howard e i ragazzi ridacchiavano tra loro.
“Volevo
ringraziarti. Ti sei sempre presa cura di Marie, mi hai aperto gli
occhi tante
volte e come una
stupida non ti ho mai
detto nulla. Sei stata una mamma per lei, più presente di me
negli ultimi anni
e... Sarei onorata di averti come damigella d’onore domenica,
quando
rinnoveremo i voti. Quando ci siamo sposati non ci conoscevamo ancora,
ma di
certo saresti stata una damigella migliore di Missy” disse la
donna, sperando
di riuscire a far comprendere sul serio la sua gratitudine verso quella
donnina
dalla voce un pochino stridula ma che aveva un cuore d’oro.
“Ti sei anche presa
cura di Penny dopo che Sheldon le ha spezzato il cuore a causa mia,
davvero,
non so come ricambiare!”.
Bernadette
sorrise e, come faceva sempre nei momenti più particolari,
si aggiustò gli
occhiali sul naso e guardò l’amica.
“L’ho
fatto con il cuore, Marie è una ragazza fantastica e
dopotutto l’hai cresciuta
tu, io le sono solo stata vicino ma anche lei è stata
importante per me... Ha
un po’ sostituito quell’amica che ho un
po’ perso di vista perché aveva alcune
questioni irrisolte con se stessa” disse.
“Quell’amica
se ne è pentita, ma è meglio che tu non
l’abbia vista in certi momenti, triste,
ubriaca e sola in un pub mentre fingeva anche fino a dieci anni in
meno”.
“Ti
avrei supportato, davvero. Promettimi che non ti vergognerai
più di te stessa”.
Amy
annuì e la abbracciò con calore, stringendola
forte.
“E
comunque ovvio che voglio essere la tua damigella
d’onore!” aggiunse
Bernadette, entusiasta.
“Per
ringraziarti domani andiamo nella boutique più chic e ti
compro l’abito più
bello”.
Bernadette
rise, sentendo che finalmente poteva dire di avere al suo fianco una
delle sue
amiche più care, dopo qualche anno di assenza.
Quando
Penny tornò a casa, vide che Leonard se ne stava seduto con
la schiena contro
la porta del suo appartamento, lo sguardo vago e l’aria un
po’ arrabbiata.
Era
stato sul terrazzo per godersi un po’ d’aria
fresca, poi, una volta tornato,
non aveva voglia di entrare in casa e ritrovarsi da solo, visto che
aveva
ricevuto il messaggio di Marie e sapeva che il suo migliore amico a
breve se ne
sarebbe andato di casa per tornare a vivere a tutti gli effetti con sua
moglie.
“Sei
tornata... Da sola...” osservò, mutando
l’espressione che divenne incredula.
La
donna lo guardò e, senza fare domande, prese posto di fronte
a lui.
“Era
un idiota. Amy
è incinta” aggiunse.
Leonard
annuì, passandosi una mano tra i capelli.
“Ho
ricevuto un messaggio da Marie mentre stavo tornando qui”.
“La
cosa buffa è che Howard ha ricevuto una foto dei piccioncini
con tanto di bella
notizia, io e Raj abbiamo letto il tutto e si è scoperto che
Raj è un ex amante
di Amy che teme di essere il padre del bambino. Cioè, ogni
uomo qui sembra aver
fatto sesso con quella donna!” esclamò la bionda,
con una risata sarcastica.
“Io
no, se può consolarti” disse Leonard, scrollando
le spalle. “Comunque... Non lo
negherò, sono felice per il mio amico, Marie ha sempre
voluto un fratellino, ma
mi dispiace vederti così, deve essere orribile”.
Penny
incrociò le gambe e si torturò le mani, guardando
altrove per non incrociare lo
sguardo dell’uomo di fronte a lei.
“Meglio
così, voglio dire, non ci penserò più,
è un segno del destino. Sono stufa, non
voglio più perdere bei momenti della mia vita per uno scemo
che mi ha tradito.
Mi sembra che mi stia sfuggendo qualcosa di bello, non lo so, come se
ci fosse
qualcosa ad aspettarmi ed io non me ne stia rendendo conto a causa
dell’amarezza che mi ha causato la precedente
relazione” esclamò. “Bernadette
mi ha detto che c’è un uomo che mi rispetta e mi
vuole bene e che non me ne
rendo conto” aggiunse.
Leonard
quasi si strozzò con la sua saliva udendo quelle parole,
così la guardò,
allarmato.
“Hai...
Hai qualche idea?” domandò, sentendo
improvvisamente la gola arida.
“Il
postino?” ironizzò la ragazza, decidendosi
finalmente a guardarlo in faccia.
“Seriamente, ho qualche collega
all’università ma a stento conosco i loro nomi,
ultimamente sto passando il mio tempo solo con t...e...”.
Penny
trattenne il fiato, come chi riesce a risolvere un indovinello
difficile dopo
tanto tempo, e guardò la reazione di Leonard, che sembrava
tramortito.
Abbassò
lo sguardo, a disagio, cosa che faceva sempre, ogni volta che veniva
rifiutato.
Era
quello il suo problema, credeva di essere sempre l’ultima
scelta, tanto da non
provare più nemmeno ad essere felice e a buttarsi in una
situazione.
Pensò
ad Howard, che non credeva di avere chances con la sua attuale moglie
eppure
era riuscito a conquistarla, a tutti i suoi amici che si gettavano in
nuove
relazioni senza pensarci... Mentre lui rimaneva così,
immobile, con tanti
ripensamenti e rimorsi, anno dopo anno.
Cosa
aveva da perdere? Doveva togliersi il dubbio, accidenti, essere amico
all’infinito di quella donna lo avrebbe logorato.
Non
riusciva a dire nulla, in preda al panico, così
provò ad agire, seppur
lentamente.
Avrebbe
agito poco a poco, così lei avrebbe avuto il tempo di
allontanarsi se avesse
voluto.
Si
mise a gattoni, gattonando verso di lei, fino a ritrovarsi faccia a
faccia con
la donna che da più di due mesi occupava i suoi pensieri.
Penny
era immobile, come una statua, sembrava semplicemente un po’
sorpresa ma non
spaventata.
Aveva
l’opportunità di allontanarsi, invece non lo aveva
ancora fatto, così,
lentamente, Leonard appoggiò le labbra sulle sue e, con sua
grande sorpresa,
non fu respinto.
Rimasero
così, lui in ginocchio, lei con le gambe incrociate, fuori i
loro appartamenti,
intrappolati in un bacio timido che li tenne uniti per qualche minuto.
Quando
Leonard si separò, le sorrise.
“Ci
sei arrivata, sono... Io. Ma non pretendo nulla, so che pensi ancora a
Sheldon
e...”.
“Nessuno
aveva messo al primo posto me e i miei sentimenti, Leonard”
osservò lei,
incredula.
Gli
poggiò le mani sul viso e gli sorrise.
La
guardava in un modo nuovo, come se fosse qualcosa di raro e prezioso, e
analizzò
l’ultimo mese trascorso in sua compagnia.
Era
stato difficile, sì, ma grazie a lui aveva anche sorriso e
aveva trovato una
persona che la comprendeva ad occhi chiusi.
“C’è
sempre una prima volta, immagino, anche quando non si è
più ragazzini” mormorò
Leonard, ancora incredulo per non essere stato respinto.
Lei
annuì, sorridendogli. “Nessuno mi ha mai guardato
come mi stai guardando tu. E’
una bella sensazione” ammise, per poi inginocchiarsi a sua
volta e appogiarsi
al suo petto, lasciandosi abbracciare con dolcezza.
Quando
Sheldon uscì dal bagno e si avvicinò al letto che
da ormai una settimana era
tornato a condividere con Amy, nell’appartamento di lei,
notò un foglio sul
cuscino.
“Cos’è?”
domandò, prendendolo e mostrandolo alla donna che se ne
stava seduta a leggere
un romanzo.
“La
lista degli uomini con cui sono stata durante la nostra pausa. Avrei
dovuto
dirti di Raj visto che è stato a causa sua che io e Marie
abbiamo parlato, hai
ragione, ma sono successe tante cose... Non te l’ho nascosto,
semplicemente non
è venuto fuori. Ero così presa da ciò
che è successo tra noi che ho smesso di
pensare al passato” spiegò la donna, sperando di
riuscire ad essere compresa.
“Forse suonerà stupido, ma quando ho compreso di
voler tornare con te tutto il
resto è scomparso, anche perché non ha mai avuto
importanza! Ora che stiamo per
iniziare di nuovo e ufficialmente una vita insieme con un un altro
bambino in
arrivo, voglio che non ci siano più drammi o problemi tra
noi. Puoi chiedermi
ciò che vuoi e sarò onesta” disse,
posando il libro sul comodino e guardando
l’uomo al suo fianco.
Sheldon
guardò la lista, esitante, per poi posare lo sguardo su Amy.
“Sono
uscito dal ristorante solo per metabolizzare tutto. Un conto
è sapere delle tue
relazioni, un conto è vederne la prova davanti ai miei
occhi, mentre stiamo
festeggiando. Mi ha fatto pensare... Beh, e se uno di loro si presenta
domenica
o in qualsiasi altro giorno? E... Non mi odiare, io mi fido di te, ma
mi sono
chiesto cosa avrei fatto se il bambino fosse stato di quel
tipo” disse
lentamente, dando voce ai suoi pensieri.
Temeva
la reazione della sua donna, che per fortuna non fu eccessiva o piena
di
collera.
Infatti,
Amy annuì
e si morse lievemente il
labbro inferiore.
“Lo
comprendo, sul serio, visto che so cosa significa dal momento in cui ho
visto
te e Penny insieme e non era affatto bello. Comprendo tutto, voglio che
tu sia
sicuro del rinnovo dei voti, questa volta siamo adulti, non abbiamo dei
genitori che ci guardano male perché abbiamo un figlio e
abbiamo tutto il tempo
del mondo. Se non te la senti, rimandiamo, davvero. Ho deciso che
domani
andremo dalla dottoressa per la prima ecografia, che dici?”.
“Amy,
ti credo, non ho bisogno della dottoressa per sapere che si tratta di
mio
figlio!”.
Amy
sorrise, togliendosi una ciocca di capelli dalla spalla.
“Lo
so, è che sono ansiosa di vederlo e non puoi mancare alla
prima ecografia,
anche se si tratterà di vedere un puntino di pochi
millimetri” esclamò,
improvvisamente eccitata, portandosi una mano sul grembo.
Vedendola
così raggiante ed entusiasta, Sheldon comprese che era
davvero tutto ok, tra
loro e in generale; Amy era sul serio al settimo cielo, sembrava aver
superato
le paure e tutto ciò che l’avevano fatta
allontanare visto che il pensiero di
essere di nuovo mamma la mandava in estasi e lui sapeva che qualsiasi
Raj non
avrebbe potuto competere con lui.
“Certo
che verrò, non me lo perderei per nulla al mondo.
Sarà bello vedere la
dottoressa che non ci scambia per i figli di tua madre, siamo grandi
ormai, possiamo
passare per genitori” ironizzò.
La
donna rise di cuore e si accoccolò contro il suo petto,
mentre lo vedeva aprire
la lista una volta per tutte.
“Uhm.
Sei nomi, credevo di peggio, e il primo risale a un anno dopo che te ne
sei
andata. Entrambi abbiamo avuto un numero di amanti di una sola cifra,
dai”
provò ad ironizzare, nonostante avesse voluto ammazzare quei
tipi con la
telecinesi, visto che quella sera era servita a dimostrare che con la
forza
fisica non era un granché.
“Il
più grande tra loro era James, aveva trentuno anni e gli
avevo detto di averne
ventisette. Ci credevano tutti, è
assurdo! Ero lusingata, ma quando tornavo a casa... Fidati, non voglio
più
sentirmi così, quella non ero io”
continuò la sua invettiva Amy, come se non
fosse sicura di essersi scusata del tutto.
“E’
tutto ok, questo è il tuo passato, ora dobbiamo solo pensare
al presente,
intesi? Sul serio, questa sera ci è servita per fare
ulteriore chiarezza, ma
ora basta, domenica rinnoviamo i voti,
domani vedremo il bambino per la prima volta e sono sicuro
che andrà
tutto bene” dichiarò Sheldon, appoggiando
lievemente la mano sul grembo della
donna.
“Ok”.
Amy
lo baciò dolcemente, poi la sua espressione
sembrò di nuovo preoccupata.
“Penny
ha saputo di noi e della gravidanza” disse poi.
“L’ho
sentito...” sussurrò Sheldon. “Spero si
senta meglio, il pensiero di farla
soffrire mi tortura ancora, sono stato un uomo orribile con
lei” rivelò.
“Potresti
dirglielo e controllare, magari apprezzerà”
tentò Amy, che a sua volta odiava
essere la donna che aveva strappato la felicità a
un’altra.
“Chiederò
a Leonard e se le cose vanno meglio le parlerò”
stabilì Shedon. “Non lo
ringrazierò mai abbastanza per essersi preso cura di
lei...”.
“Lo
sai che è cotta di lei, su, non sarà stato un
sacrificio!” ironizzò Amy.
Risero
entrambi, pensando a un futuro in cui Leonard riusciva a mettersi con
Penny e
il loro bambino scopriva che tecnicamente il suo papà stava
ancora con zia
Penny quando era stato concepito.
“...
Quindi grazie a tutti per aver seguito le mie lezioni, siete stati
grandiosi,
avete superato l’ultimo test brillantemente. Non mi piace
fare differenze, lo
sapete, ma volevo fare le mie congratulazioni a Marie Cooper per i suoi
continui interventi e per il voto finale, visto che non ha sbagliato
nulla
nell’ultimo test. Nell’ultimo mese ho avuto dei
problemi personali e spesso,
quando ero un po’ con la testa altrove, come avrete visto,
l’ho chiamata alla
cattedra per spiegare delle nozioni che tecnicamente tutti avreste
dovuto
sapere ma che a qualcuno sfuggivano. Senza saperlo, mi ha fatto da
assistente.
Grazie, Marie, dopo c’è questa pergamena che ti
spetta” disse Penny, due giorni
dopo.
Era
venerdì, l’ultima lezione del corso con grande
sorpresa di tutti perché Penny,
poche ore prima, era stata nominata insegnante ufficiale di Chimica
Nucleare e
doveva subito iniziare a lavorare ai programmi del nuovo anno
accademico.
Lo
aveva annunciato a inizio lezione e aveva già guadagnato i
primi iscritti
grazie agli studenti di Chimica della Caltech.
Marie,
sorpresa, sorrise in sua direzione, mentre tutta la classe si voltava a
squadrarla.
Era
vero, spesso era stata interrogata alla cattedra con domande specifiche
e fuori
programma, ma credeva che fosse una sorta di vendetta per
ciò che era successo
con suo padre, non una richiesta di aiuto.
“E’
stato un piacere, professoressa, la ringrazio” disse quindi,
lusingata ma non
tanto sorpresa visto che sapeva dalla prima lezione di essere la prima
della
classe.
La
campanella suonò pochi istanti dopo, così tutti
raccattarono le proprie cose e
salutarono brevemente la giovane insegnante, mentre, come al solito,
Marie si
attardava perché doveva mettere in ordine di colore tutte le
penne.
“Ti
aiuto, ormai te l’ho visto fare decine di volte” le
venne in soccorso Penny, prendendo
una penna.
“Ehm,
scusami ma non serve se lo fanno gli altri, devo farlo io, ma grazie
per il
pensiero” disse Marie, prendendo la penna e mettendola al suo
posto.
Penny
rise, pensando che Marie sembrava sempre la stessa di giugno, solo che
aveva qualche
problema in meno.
“Grazie
per le tue parole, non me le aspettavo” aggiunse, sistemando
le ultime.
“Erano
sincere. Inoltre, senza di te, tutto questo non ci sarebbe stato. Mi
hai fatto
raggiungere il numero sufficiente di iscritti e ora ho un lavoro
fisso!”
esclamò gioiosa la chimica, sorridendo.
Marie
posò l’astuccio in borsa e sorrise a sua volta.
“E’
bello vederti così, davvero. Non ne abbiamo parlato ma
volevo dirti che mi
dispiace per ciò che papà ha fatto
e...”.
“E’
tutto ok” la fermò la donna, sincera.
“Ci sono rimasta male ma mi sono data
anche della stupida, qualche segnale c’era solo che ero
troppo felice e non
volevo rovinare nulla. Ho saputo della gravidanza di tua
madre” aggiunse.
La
ragazza annuì, prendendo la borsa e mettendola in spalla.
“Sono
felice, sarà bello avere qualcuno da coccolare e a cui far
vedere tutti i film
di Star Trek”.
“Ho
visto anche che hai un fidanzatino, quel ragazzo della
festa...”.
Marie
arrossì, annuendo, proprio mentre si mettevano in marcia
verso il corridoio.
“Sono
felice” disse semplicemente. “Spero lo sia anche
tu”.
Penny
si lasciò scappare un sorriso enigmatico e
circondò le spalle dell’alunna con
le braccia, come per abbracciarla.
“Forse
lo sarò presto, chissà!”.
Era
tutto pronto.
Quella
domenica, tutti i parenti e gli amici più stretti di Sheldon
ed Amy erano a
River’s Beach per la cerimonia di conferma dei voti.
Avevano
scelta di far avere quella spiaggia come luogo perché era il
posto in cui tutto
era ufficialmente iniziato di nuovo pochi giorni prima, così
avevano fatto
radunare tutti davanti a un semplice palchetto adornato con rose color
pesca su
cui c’era Padre Francis, colui che li aveva uniti in
matrimonio diciassette
anni prima.
Ad
insistere era stata Mary, che aveva accettato la cerimonia in spiaggia
solo
perché era una conferma dei voti e non un vero matrimonio,
ma il prezzo da
pagare c’era stato comunque visto che gli sposi erano stato
costretti a
confessarsi per ciò che avevano fatto nel periodo di
separazione.
Nessuno
sapeva della gravidanza, era troppo presto ed era stato deciso di dirlo
dopo il
primo trimestre, anche perché probabilmente tutti avrebbero
pensato la stessa
cosa del “Primo” matrimonio: che questo passo fosse
causato solo dalla
gravidanza e non dall’amore.
Amy
fece il suo ingresso in spiaggia dopo Bernadette e Marie, entrambe
splendenti
con degli abiti pesca che richiamavano le rose del palchetto, e
indossava un
semplice tailleur bianco con i capelli raccolti in uno chignon.
Leonard,
testimone di Sheldon, li guardava con gioia, consapevole del bellissimo
nuovo
inizio per i suoi amici, mentre Howard era seduto in prima fila a
destra, la
stessa occupata dalle madri della coppia.
La
cerimonia iniziò con calma, l’emozione si
percepiva a tonnellate, e quando fu
il momento del rinnovo dei voti cadde un silenzio così
profondo che tutte le
zie con problemi di udito non avrebbero avuto problemi a sentire il
tutto per
bene.
“Sheldon”
iniziò Amy, “Se siamo qui oggi è a
causa di un mio momento di debolezza durato
ben tre anni. Vorrei non fosse mai accaduto, ma ammetto anche che tutto
ciò mi
è servito per capire cosa mi stavo perdendo. Sei un uomo
eccezionale, un marito
pronto a tutto per la sua famiglia, un padre che farebbe di tutto per i
suoi figli, ed io sono la donna
più fortunata
del mondo ad averti conosciuto, amato, sposato. Ho pensato a cosa
prometterti e
sono giunta alla conclusione che... Beh, sarò sempre sincera
e resterò al tuo
fianco, sempre, in ogni momento. Ho sempre avuto i miei dubbi da
scienziata,
sai, ma spero che ci sia sul serio l’aldilà per
continuare a stare con te in
eterno” disse, sforzandosi di non far tremare la voce per
l’emozione.
Sheldon
sembrava sopraffatto dall’emozione a sua volta mentre
riceveva di nuovo
l’anello nuziale, così si schiarì la
voce e guardò Marie prima di fissare gli
occhi di Amy e perdercisi dentro. “Amy... Stare lontano da te
è la cosa più
difficile che mi sia mai successa, quindi spero semplicemente che
continueremo
a stare insieme senza separarci, come due molecole di idrogeno e
ossigeno che
sembrano minuscole, eppure riescono a dare luogo a quello spettacolo
della
natura che abbiamo alla nostra destra” disse, indicando
l’oceano con il capo.
“Prometto di amarti e sostenerti per sempre, oltre che di
insistere e chiederti
il perché di qualsiasi atteggiamento, cosa che non ho fatto
tre anni fa. Siamo
adulti ed è ora di vivere la nostra vita come vogliamo e con
chi amiamo, senza
riserve”.
Infilò
l’anello al dito della donna e a stento sentì
Padre Francis dire le ultime
parole previste dal rito, preso com’era
dall’emozione.
Nel
giro di pochi minuti, lui e Amy erano abbracciati con un enorme
applauso in
sottofondo, con Marie che esultava come se stesse a una partita di
calcio e
Joseph che rideva come un matto al suo fianco.
Erano
una famiglia un po’ strana, sì, ma pur sempre una
famiglia.
Una
volta fuori l’uscio della loro casa – che per il
momento sarebbe stato
l’appartamento di Amy – Sheldon non
esitò a prendere sua moglie in braccio,
seppur con qualche sforzo.
Sorpresa,
lei si aggrappò al suo collo, ritrovandosi a pochi
centimetri dal suo viso.
“Quando
ci siamo sposati ti sei rifiutato di farlo, eppure pesavo circa dieci
chili in
meno” ricordò la donna, un po’ sorpresa,
mentre lo guardava darsi da fare per
aprire la porta.
“Diciamo
che ora inizia la versione 2.0 del nostro matrimonio dopo un periodo di
prova e
voglio fare tutto come si deve. Ho capito che ci sono cose che si
devono fare
anche se magari non le adoriamo e oggi ho voluto rispettare la
tradizione”
spiegò, cercando di mostrarsi disinvolto anche se si notava
che quel pensiero
gli fosse costato un bel po’ di fatica.
“Ho
il marito migliore del mondo” rispose Amy, che ancora non
credeva che da quel
momento tutto sarebbe iniziato di nuovo.
Si
accoccolò sul petto, finché non giunsero fino
alla loro camera e lui l’appoggiò
delicatamente sul letto, cercando di non mostrarsi provato
dall’impresa.
“Vieni”
esclamò lei, indicando il posto al suo fianco.
“Sì,
dammi un secondo, mi tolgo la cravatta, è
fastidiosissima”.
Amy
sorrise nel vederlo impegnato per togliersi l’accessorio,
pensando a tutte le
volte in cui lo vedeva cinguettare con Penny quando avrebbe voluto solo
abbracciarlo e averlo tutto per sé.
“Fai
con calma, uno spogliarello è ciò che mi ci
vuole” ridacchiò, facendogli
l’occhiolino mentre si toglieva quelle fastidiose scarpe con
il tacco.
Imbarazzato,
l’uomo abbassò lo sguardo: dopotutto non erano mai
stati quel tipo di coppia
che ha il tempo di stuzzicarsi con giochini e cose simili, troppo presi
dal
crescere una figlia.
Forse
quella era l’occasione per essere ciò che non
avevano avuto il modo di essere
prima, di sperimentare e non avere vergogna di nulla.
Così,
si tolse anche la camicia e la vide togliersi la giacca.
“Ciao,
sexy” lo apostrofò.
Con
una dinamica a loro ignota, si ritrovarono subito stretti
l’uno all’altra, le
labbra unite e le mani che si cercavano.
Non
si ritrovavano in una situazione così intima dal compleanno
di Marie, visto che
avevano deciso di essere razionali e non lasciare che il loro rapporto
fisico
potesse condizionarli.
Le
mani di Amy erano già impegnate a slacciare la cintura dei
pantaloni mentre la
sua bocca era localizzata tra il collo e l’orecchio destro
quando lui la fermò,
seppur controvoglia.
“Amy,
non possiamo, voglio dire, il bambino...”.
“Certo
che possiamo! Sei uno scienziato, lo sai che non succede
nulla...”.
“Lo
so ma, insomma...”.
Amy
si separò da lui, si tolse il top elegante e la gonna, fino
a ritrovarsi
inginocchiata di fronte a lui.
“Tesoro,
sono in quella fase in cui la mia pancia non sa di essere incinta
mentre il mio
seno sì. Ti ricordo che prima di sapere di Marie ci abbiamo
dato dentro di
brutto eppure non è successo nulla! Tra nove mesi avremo un
altro bambino e
avremo altri pensieri per la testa, quindi, per favore,
approfittiamone!” lo
supplicò, accarezzandogli il volto con dolcezza.
Sheldon
sorrise, piegando la testa di lato come per intrappolare la mano della
donna e
non farla andare via.
“Tu
che mi supplichi di avere un coito, torniamo alle origini?”
la prese in giro,
per poi appoggiare una mano sul suo petto e scendere, accarezzandole il
seno un
po’ ingrossato dalla gravidanza fino ad arrivare ai fianchi.
“Siamo
sempre noi, amore, alla fine quei due sedicenni pazzi l’uno
dell’altra non ci
abbandoneranno mai” gli ricordò, sospirando un
po’ più rapidamente a causa del
tocco gentile ma carico di desiderio del marito.
“Per
sempre”.
“Per
sempre”.
Quella
volta non ci sarebbe stata nessuna crisi a separarli, avrebbero
affrontato
qualunque cosa confrontandosi e continuando a crescere inisieme, passo
passo,
gioia dopo gioia.
Epilogo
“Sai
qual è l’unica pecca di uscire con te,
Marie?”.
“Quale?!”.
“Tuo
padre. Ha creato un personalissimo seminario online in cui mi illustra
cosa
potrebbe succedermi se osassi andare oltre con te, aggiungendo
informazioni inquietanti
riguardo le malattie veneree e le gravidanze inaspettate”.
“E
ignoralo!”.
“Non
posso, lui vedrà se non lo vedo, devo comunque azionare il
video e la sua voce
si estende per tutta la casa... Non so perché non posso
nemmeno azzerare il
volume!”.
Marie
rise e si stese al fianco di Joseph, nella vecchia stanza di suo padre,
quella
della casa che aveva condiviso con Leonard.
Erano
ormai giunte le vacanze di Pasqua e il loro compito era quello di
preparare
qualcosa per cena, però era presto e la giovane coppia
voleva godersi qualche
momento senza genitori opprimenti e madri incinte con voglie di cibo
assurde e
piedi gonfi e doloranti.
“Se
papà sapesse cosa abbiamo fatto Harvard a San
Valentino...”.
“Mi
ammazzerebbe di sicuro!”.
“Lo
so, dopotutto hai osato toccare la cosa che più ama al
mondo”.
“Sì
ma dovrebbe capire che non è di sua
proprietà”.
“E’
che ci è affezionato, è la persona più
importante per lui, no?”.
“Vorrei
poterne parlare con lui a cena, stasera...”.
“Ma
sei scemo? Ti ammazzerebbe!”.
“E
perché? Cioè, prima mi tolgo il peso, meglio
è!”.
“Ma
se la prenderebbe con me!”.
“Tu
eri d’accordo, anzi, sei stata tu a mettere in mezzo
l’argomento...”.
“Mi
avevi promesso che non ne avresti parlato con nessuno!”.
“Ma
Howard e Leonard lo sanno!”.
“Cosa?
Hai osato dire loro che hai interpretato Spock in
un’adattamento teatrale di
Star Trek?!”.
Joseph
annuì, fiero del ricordo di qualche mese prima in cui,
spinto dalla fidanzata,
aveva preso parte al club di teatro
dell’università.
“Certo!
E che sei stata tu a suggerirmelo, ovvio”.
“Papà
mi ammazzerà per non averglielo detto, avrebbe preso
l’aereo di corsa per
venire a vederti e criticarti anche se per fortuna c’era la
scusa di mamma
super incinta”.
“Passando
all’altro discorso...” cambiò argomento
Joseph, stringendosi di più a Marie e
lasciandole una scia di baci sul collo. “Non mi
lascerò intimidire dai seminari
di tuo padre, quando sarai pronta io sono qui”.
“Lo
sai che sono pronta” mormorò Marie, chiudendo gli
occhi e beandosi dei baci del
suo ragazzo. “E’ che nessun momento sembra giusto,
non abbiamo un attimo di
tregua...”.
“Ora
siamo soli...”.
Marie
non obiettò, baciandolo con slancio fino a ritrovarsi a
cavalcioni su di lui.
“Ti
amo, Marie” sussurrò Joseph, che le aveva rivelato
i suoi sentimenti mesi
prima, il giorno di Natale.
“Ti
amo anche io, Joseph”.
Era
bello sentirsi amata e desiderata da un ragazzo così
speciale, tanto che non fu
difficile dimenticare il resto del mondo e lasciarsi stringere,
finché
un’insistente vibrazione non li fece sussultare.
Marie
sbuffò, ancora a cavalcioni sul ragazzo, e gli
mostrò il display del cellulare
con aria annoiata.
“Tuo
padre, ovviamente. Non è che ha una telecamera in questa
stanza?” sbottò il
ragazzo, frustrato, guardandosi attorno.
“Non
ne sarei sorpresa... Pronto, papà? COSA?”.
Marie
quasi cadde dal letto, riuscì a rimanere stabile solo grazie
alla presa di
Joseph, il quale la vide fare dei movimenti buffi per riuscire ad
alzarsi.
“Certo,
certo, corriamo subito!”.
La
ragazza staccò la chiamata e prese un respiro profondo,
mentre si faceva aria
con la mano.
“Marie...?”.
“Mamma
sta partorendo, è in travaglio! Il piccolo si è
anticipato! E’ proprio un
Cooper, è precoce in tutto!” esclamò la
ragazza, iniziando a camminare per la
stanza con aria nervosa.
“Tranquilla,
andrà tutto bene, ora ti accompagno!”.
“Avrò
un fratello! E... E non lo vedrò tutti i giorni!”.
Joseph
si avvicinò alla sua fidanzata e le cirondò le
spalle con le braccia per
calmarla, sorridendole con fare rassicurante.
“Una
cosa per volta, facciamolo nascere e poi affrontiamo il
resto!”.
Così,
rapidamente, corse a prendere la borsa a tracolla della ragazza e un
bicchiere
d’acqua per farla calmare, per poi scortarla in soggiorno e
farla sedere sul
divano, mentre le porgeva l’oggetto.
“Grazie”
biascicò lei, prendendo un bel respiro.
“E’ che ho quasi venti anni, ho
trascorso la mia vita da figlia unica, quindi sapere di avere un
fratello mi
riempie di pressione. Sarò brava?”
domandò, prima di bere un sorso.
“Certo
che sì! Già ti ci vedo mentre gli leggi le storie
per farlo dormire, gli canti
Soffice Kitty quando è malato... Tra meno di due mesi
l’anno accademico finirà
e potrai stare con lui per tutta l’estate” la
rassicurò, sorridendole.
Marie
si perse in un’espressione sognante al solo pensiero e si
lasciò contagiare dal
sorriso, stava per ribattere quando la porta si aprì con uno
scatto, rivelando
Penny e Leonard o, come li chiamavano tutti, i Lenny, che da ottobre
facevano
coppia fissa e inondavano Facebook, Istagram, Twitter e tutti gli altri
social
di foto romantiche e aforismi diabetici.
“Oh,
ci siete solo voi” esclamò Penny, delusa.
“Credevo ci fossero tutti per la
cena...”.
Marie
scosse il capo. “No, Penny, vedi...”.
“Va
bene, chi se ne frega, lo devo urlare! Leonard mi ha chiesto di
sposarlo, siamo
fidanzati ufficialmente!” esclamò la chimica,
mostrando un bellissimo anello
super luminoso e agitando la mano con fare quasi vittorioso.
Leonard
annuì con un sorriso a trentadue denti, raggiungendo la
fidanzata e
circondandole la vita con le braccia.
“Senza
volerlo avevi ragione l’anno scorso Marie, riguardo il
trovarmi qualcuna e
venire alle mie nozze questa estate. E non ho nemmeno dovuto
nasconderle i miei
mille problemi come l’asma, vi rendete conto?”.
Marie
e Joseph dimenticarono per un istante la questione del parto, persi a
guardare
la coppia di fronte a loro.
I
due uscivano insieme da soli otto mesi eppure sembravano conoscersi e
amarsi da
una vita, vista la complicità che li univa.
Entrambi
avevano sofferto molto perché non erano mai stati compresi
alla perfezione da
nessuno, finché non si erano incontrati e dopo un
po’ avevano iniziato a
trascorrere del tempo insieme.
Marie
ricordava ancora i numerosi messaggi del suo zio acquisito, che a
settembre
aveva trovato il coraggio di invitare Penny ad uscire e con grande
sorpresa
aveva notato che la questione con Sheldon si poteva definire ormai
archiviata.
“Siete
bellissimi, congratulazioni!” esclamò Marie,
alzandosi e abbracciandoli.
“Grazie!
Non vedo l’ora di dirlo a tutti... E dobbiamo fare un post al
riguardo su
Facebook! Ci scatti una foto?”.
Penny
era troppo, troppo su di giri, i
suoi
capelli sembravano quasi elettrici, così la ragazza
annuì e obbedì, scattando
una foto in cui i due si baciavano e la mano con l’anello era
in bella mostra,
impegnata a stringere il viso dell’uomo.
“Ora,
scusatemi, non voglio rubarvi la scena ma...”.
“Cosa?
E’ successo qualcosa?”.
Marie
annuì, con aria colpevole.
“Mamma
è in travaglio, dobbiamo andare in ospedale!”.
“Cosa?
Oh, cavoli, che bello, corriamo!” esclamò Leonard,
correndo a prendere le
chiavi della macchina.
“Anche
ora Amy deve rubarmi la scena? Voglio dire, rimanere incinta
è semplice e anche
piacevole, diciamolo, mentre ricevere la proposta... Ok”
sbottò, vedendo
l’occhiata del fidanzato, “Andiamo. Sono felice,
eh, non mi fraintendete, solo
che poi sembrerò egoista se mi metto al centro
dell’attenzione”.
“Ma
no, tesoro” la rassicurò Leonard, mentre Marie
finiva di bere e posava il
bicchiere per poi uscire di casa con gli altri, “Amy
è incinta, tutti sapevano
che quell’esserino sarebbe uscito fuori prima o
poi...”.
“Mentre
nessuno credeva che avresti trovato il corag... Scusa” disse
Joseph, dopo
l’occhiataccia della sua ragazza.
“...
Quindi anche se lo diciamo non rubiamo nulla,
è un evento scontato”
terminò Leonard, fingendo di non aver ascoltato.
“Come
lo chiamerete?” domandò Bernadette, che si stava
mordendo le unghie a causa
dell’ansia per l’attesa.
Amy
era in sala parto da ormai quattro ore e, contro tutti i pronostici,
Sheldon
era con lei per supportarla.
“C’è
stato un lungo, lunghissimo dibattito” rispose Marie, che non
smetteva di
alzare il collo ogni due minuti per controllare la porta della sala,
“Ma alla
fine sembra che abbiano optato per Luke”.
“Così
Sheldon potrà dirgli “Luke,
io sono tuo
padre”, giusto?” disse Howard, per nulla
sorpreso.
“Esattamente.
Mamma poi ha uno zio a cui è affezionata che le ha fatto
quasi da padre che si
chiama così, quindi...”.
“Che
fortuna” biascicò Leonard che, a sua volta,
avrebbe voluto chiamare così uno
dei suoi figli, in futuro.
“Tesoro,
tanto comunque non ti avrei permesso di chiamare nostro figlio
così” stabilì
Penny, che stava ancora nascondendo la mano con l’anello.
Leonard
la guardò, ferito, senza riuscire a replicare.
“...
Perché sarebbe stupido, insomma, ti chiami già
Leonard, quindi avremmo
l’occasione di chiamarlo Leonard Junior come Leonard Nimoy,
no?” terminò la
chimica, facendo l’occhiolino.
Sorpreso,
l’uomo guardò la sua promessa sposa con una gioia
indescrivibile e la baciò,
stringendola forte a sè.
“Ecco
perché sei la donna perfetta e sono felice di
sposarti!” esclamò.
“Che-che-che-cosa?!”
urlò Bernadette, stringendo il braccio del marito.
“Eh?
Ahia, Bernie!” urlò lui di rimando.
Penny
e Leonard annuirono, con aria colpevole.
“Ci
sposiamo!” esclamò di nuovo – ma per
nulla stanca – la chimica, mostrando
l’anello.
“Oh,
sono così felice per voi!”.
Bernadette
e Howard corsero in direzione della coppia per porgere loro le
congratulazioni,
proprio mentre la porta della sala parto si aprì, rivelando
il ginecologo.
Marie
corse come una matta verso di lui, esitante.
“Dottore!
E’...?”.
“Sì,
è nato il tuo fratellino, pesa quasi quattro chili! Il padre
ha fatto una
battuta sul fatto che sia degno del suo nome, un combattente, ma non ho
capito...”.
Ma
Marie non lo ascoltò, perché si era
già buttata tra le braccia di Joseph,
scossa da un pianto carico di emozione e di gioia.
Marie
entrò silenziosamente nella stanza, quasi con timore, senza
sapere cosa avrebbe
visto da un momento all’altro.
Tecnicamente
lo sapeva, ma aveva immaginato questo momento per così tanto
tempo che non
sapeva cosa aspettarsi, non sapeva quale dei tanti momenti immaginati
si
sarebbe avvicinata a quello reale.
Una
volta lì, comprese che nessuno dei pensieri si avvicinava a
ciò che aveva davanti
a sè: sua madre, provata, reggeva un
batuffolino tra le sue braccia e suo padre sorrideva beato verso quello
che
ormai era il centro della sua attenzione, con l’indice della
mano destra
intrappolato nella manina dell’esserino.
Marie
sentiva di dover essere una sorella maggiore esemplare e non piangere,
ma non
ci riuscì perché avvertì ulteriori
lacrime di gioia pizzicarle gli occhi.
Quando
chiuse la porta, il rumore fece distrarre i genitori, che alzarono lo
sguardo e
sorrisero verso di lei.
“Marie!”.
“Tesoro!”.
“Ehi.
Pare che la famiglia Cooper sia al completo” disse
semplicemente la ragazza.
“Vieni,
vieni a conoscere tuo fratello” la esortò Amy,
impaziente.
Marie
si godè ogni istante di quel breve percorso, dalla porta al
letto, perché erano
quelli che precedevano la conoscenza del piccolino che avrebbe cambiato
la sua
vita.
Poi,
in un istante, lo vide: piccolo, con i capelli scuri e gli occhi verdi,
che
agitava i piedini e continuava a stringere il dito del papà
con decisione.
“Luke,
ti presento la tua sorellina, Marie” disse Amy, con un tono
dolce che fece
sciogliere la ragazza.
“Ciao,
piccolino. Sono qui per te, ti difenderò dai bambini cattivi
che ci sono a
scuola. Sono una chimica, sai? Sono abituata agli intrugli disgustosi,
quindi
saprò cosa aspettarmi quando dovrò cambiarti il
pannolino” disse Marie,
accarezzando il volto del piccolo, che le riservò un
sorrisone sdentato. “E’...
E’ un amore, davvero, cioè, è perfetto!
Ho un fratello” disse poi, incredula.
“Sarà
fortunato ad avere te come esempio. Forse non lo sai” disse
suo padre,
facendola sedere sulla ginocchia, “Ma per tre anni ti sei
presa cura di me
proprio come una sorella, quindi hai già superato il
test”.
Padre
e figlia si guardarono, occhi blu contro occhi blu, memori degli anni
difficili
passati insieme, a darsi coraggio con serate fatte di film e cibo
spazzatura.
“Comunque,
non mi sono ancora presentato al piccolo, volevo ci fossimo
tutti” aggiunse,
sorridendo.
Amy
alzò gli occhi al cielo – sapeva perfettamente
cosa sarebbe successo a breve –
e, lentamente, passò il bambino al marito, che lo accolse
tra le sue braccia
inizialmente un po’ titubante.
Lo
guardò, fiero, felice ed entusiasta, riagganciò
di nuovo il suo dito alla
manina e disse: “Luke, io sono tuo padre!”, mentre
Marie imitava la colonna
sonora di Star Trek in sottofondo.
Dopodichè,
senza sapere come, tutti e tre si ritrovarono stretti attorno al nuovo
arrivato.
Andava
tutto bene, la crisi era stata sostituita da tanto amore e un
pargoletto che
aveva già donato quintali di affetto in pochi minuti.
Erano
una famiglia, una bella, incasinata e felice famiglia.
Fine
Ed eccoci qui con il capitolo finale e un piccolo epilogo, che ho amato scrivere anche se mi ha messo un po’ alla prova. Il risultato sono state queste diciassette pagine, più di 8000 parole, e spero sia stato tutto di vostro gradimento.
Vedere la fine di questa storia per me è una sorta di miracolo perché, come dissi, la iniziai a gennaio e la abbandonai, per poi recuperarla a fine agosto e scrivere cinque capitolo in pochissimi giorni.
Che dire, è la prima volta che scrivo di uno Sheldon e una Amy un (bel) po’ OOC, ma ne è valsa la pena visto che ho avuto modo di parlare di Marie. E’ così che immagino la figlia degli Shamy e spero di avervi strappato qualche piccola emozione ogni tanto ma senza alcuna pretesa.
La fine è semplice, banale, scontata: lo so, ne sono consapevole, ma non poteva essere altrimenti, anche visto il periodo difficile che questa coppia sta attraversando nello show. Qualche gioia ci voleva, ecco xD
Grazie a tutte coloro che, puntuali come
un orologio
svizzero, hanno commentato tutti i capitoli e mi hanno spronato a
continuare, e
anche a chi ha semplicemente seguito la storia in silenzio. Se volete
farmi
sapere cosa ne pensate, sono qui :D
Spero di tornare presto, anche con una semplice OS. Già ne
ho una in mente
ehehe.
Grazie di cuore per aver seguito questo mio sclero <3
Milly.