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Autore: milly92    17/11/2015    3 recensioni
Sheldon ed Amy hanno trentacinque anni, una figlia di diciannove, sono sposati da diciassette e separati da tre.
Cosa è successo alla famiglia Cooper-Fowler?
“Figlia?!”. Penny spalancò gli occhi, incredula. [...]
“Sì”. Sheldon sospirò, stanco di dover dire sempre la stessa cosa a chi lo fissava così. “Ho una figlia di diciannove anni, è nata quando ne avevo sedici. Come può ben vedere, non solo Juno e varie cantanti pop possono procreare a quella età, ci riescono anche i geni. Nel raro caso in cui trovino una ragazza, certo”.
“Oh, no, ma si figuri, è solo che... Sembra solo giovane, ecco, dai dati che mi ha fornito posso garantirle che mostra meno dei suoi trentacinque anni” cercò di svignarsela Penny. “E poi è bello avere figli giovani! Immagino che lei, sua moglie e sua figlia formiate una bella famiglia, tutti giovani e intelligenti, vero?”.
“Io e mia moglie siamo separati, comunque nell’ultimo anno ho deciso di lavorare a casa quindi potrò farle quel favore” replicò freddamente, prendendo il foglio con il numero dalle mani della donna e chiudendo la porta alla velocità della luce.
[AU]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Godetevi l'ultimo capitolo e l'Epilogo :D

In occasione della fine, ecco un semplice banner in cui vi mostro come immagino Marie (Jessica Stroup).

Buona Lettura ^_^

Capitolo 11

Siamo una Famiglia

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Visto che tutti erano impietriti dalla recente scoperta, per Raj non fu difficile tenere il cellulare in mano senza restituirlo e provare a fare qualcosa che potesse aiutarlo a risolvere la situazione: comprendendo che si trattasse di una nipote di Howard, scrisse come risposta: “Che bello, dove siete che vengo a farvi gli auguri di persona?”.

Aveva appena inviato il messaggio, paonazzo, ansioso, sotto lo sguardo attonito di tutti, quando notò la foto della mittente e il suo nome.

Era una ragazza bruna, con dei profondi occhi blu celati da degli occhiali scuri e la pelle chiarissima...

“Ditemi che sto sognando” esclamò poi, con le mani che gli tremavano tanto che gli ci volle uno sforzo immane per non far cadere il cellulare dalle sue mani.

Tutti sembravano troppo timorosi per osare chiedere cosa stesse succedendo, ancora spaventati dal precedente eccesso di urla, tranne Penny che non esitò prima di togliergli il cellulare dalle mani e leggere meglio il tutto.

Scoppiò in una risata vuota, spaventosa, per poi sedersi su una sedia e passarsi le mani tra i capelli, scompigliandoli un bel po’.

“E fu così che Marie ebbe un fratellino!” esclamò, falsamente felice e battendo addirittura le mani.

Raj la guardò, ancora più paonazzo, deglutendo.

“Quindi... Quella del messaggio si chiama Marie? Marie è la figlia...”.

“Giusto, tu eri l’istruttore di Marie! E... Scusami tu ti vedevi con...  sua madre, Amy?” provò a ragionare Bernadette, sentendo di aver dato vita ad una sorta di cena con delitto.

Il suo tono si sforzava di essere carino e comprensivo, quando in realtà le sembrava di non capirci nulla.

Raj la guardò, portandosi le mani nei capelli e respirando affannosamente.

“Sono stato tre mesi con Amy, fino a giugno, ma ci vedevamo solo per... Insomma, non sapevo nulla di lei, ho scoperto del suo matrimonio per caso, quando una ragazza ha trovato la sua carta di identità negli spogliatoi, così l’ho mollata... E ho conosciuto quella che apparentemente è sua figlia e ci ho anche provato con lei, ma mi ha rifiutato!”.

“L’ho sempre detto che Marie ha più giudizio di sua madre, dopotutto è una mia alunna” ironizzò Penny, a cui sembrava di essere finita in una sorta di messa in scena del teatro dell’assurdo.

Prese la bottiglia di vino e iniziò a bere un generoso sorso senza nemmeno versare il tutto nel bicchiere, bevendo direttamente dalla bottiglia. Si pulì le labbra con il polso e rise di nuovo, mentre Bernadette e Howard studiavano la sua reazione senza parole.

“Amica mia, dovresti sapere che il mio tipo ideale deve avere come primo requisito il non avere avuto una relazione con Amy e non averla ingravidata” disse, ironica ma acida allo stesso tempo.

“Penny, dai, Raj sta dando di matto ma credo che il figlio sia di Sheldon!”.

“Che ne sai? Lo ha preso in giro mille volte, mentire sulla paternità non sarà difficile!”.

Mentre discutevano, l’indiano riprese il cellulare e lesse la risposta di Marie.

 

“Stiamo festeggiando al “Living”, venite per il dolce, ci fa piacere!”.

 

Non ragionando, pensò di dover subito affrontare la situazione e approfittò della discussione per svignarsela. Conosceva quel ristorante, era a un paio di chilometri da lì, ci avrebbe messo poco ad arrivare...

“Amico, dove corri?” lo fermò Howard, l’unico che se ne era stato zitto ed immobile fino a quel momento.

Fermò l’istrutture per il braccio e notò quanto fosse sudato e accaldato, con un’espressione alquanto sconvolta.

“Dove pensi che stia andando? A scoprire la verità, no?” sbottò, liberandosi dalla sua presa usando un minimo di forza e percorrendo rapidamente l’ingresso.

“Raj, ragiona, io non credo che il bambino sia tuo e...”.

“Che ne sai?”.

“Senti” provò a fermarlo Howard, mettendosi davanti la porta anche se temeva la forza di quel ragazzo muscoloso e di sicuro abituato a sollevare pesi anche maggiori della sua massa corporea. “Hai detto che tra te ed Amy non c’è stato nulla di serio, era una cosa fisica e l’hai mollata appena hai saputo la verità su di lei, quindi dubito ci siano dei sentimenti in ballo. Se fosse stato tuo ti avrebbe avvisato, no? Sta per rinnovare i voti con il marito, finalmente le cose vanno bene e non credo tu debba sconvolgere le cose! Al massimo tra nove mesi ti mando la foto del bambino e se sarà mulatto beh, faremo due più due...”.

“Ma ti senti quando parli? Sei scemo per caso?” urlò Raj, gli occhi quasi fuori dalle orbite.

“Ehi, sono la prima a dare dell’idiota a mio marito ma per una volta ha ragione, di sicuro Amy te ne avrebbe parlato!” s’intromise Bernadette, che se ne stava alle loro spalle con Penny, la quale si lasciò scappare una risata sarcastica.

“E tu, Penny” aggiunse la microbiologa, voltandosi verso l’amica, “Per favore, evita di fare questi versetti stupidi. Hai il cuore spezzato, sì, Amy ha commesso degli errori, decisamente sì, ma non credo possa ingannare suo marito!”.

“Ma ti senti? Erano sposati e si è fatta mezza Beverly Hills, se non tutta!”.

“Ehi, io sono di Pasadena centro” disse Raj.

Penny socchiuse gli occhi, come per invocare la pazienza che non aveva più, e quando li riaprì si rivoltò verso Bernadette.

“Sul serio, uno più scemo non potevi presentarmelo. Grazie per la serata e la cena, ma penso che per me il divertimento finisca qui” esclamò, tornando rapidamente in cucina per prendere la borsa.

“Ci ho provato almeno” sussurrò l’amica, scrollando le spalle. “Penny” aggiunse, mentre la guardava chiudere la borsa con un’aria alquanto sbattuta, “Io credo che... Per me conosci già un uomo che ti rispetta e ti adora come meriti, apri gli occhi. Non parlo di quello scemo di Raj, ovviamente”.

“Il postino? Sai, mi controlla sempre le tette ed è gentilissimo come non mai” sbottò sarcastica la donna, per poi avviarsi verso l’ingresso. “Non ci provare più a sistemarmi con qualcuno, davvero” aggiunse, per poi spostare Howard dalla porta con un minimo sforzo ed uscendo, senza salutare nessuno.

 

 

La cena era stata deliziosa, proprio come l’atmosfera e l’allegria che aleggiavano al tavolo 11.

Marie non poteva essere più felice nel vedere i suoi genitori ridere e abbracciarsi e avvertire Joseph che le prendeva di nascosto la mano sotto al tavolo per stringerla, come per dirle che lui era lì e non l’avrebbe abbandonata.

Inoltre, l’idea di sapere che la primavera successiva non sarebbe più stata figlia unica la elettrizzava: sperava fosse un maschietto, così ci sarebbero state più possibilità nel farlo appassionare ai film di genere sci-fi e avrebbe potuto giocare ai Lego con lui, anche se una sorellina con queste stesse passioni non era male.

Era triste nel dover tornare ad Harvard, certo, ma sua madre le aveva appena promesso di comprarle un biglietto aereo una volta al mese, così sarebbe tornata in California spesso e avrebbe visto il pancione crescere con i suoi stessi occhi e non solo tramite il monitor di un computer.

“Dovremmo decidere come organizzarci per domenica, mancano solo quattro giorni!” disse la ragazza, mentre  assaggiava la sua deliziosa cheesecake.

Amy annuì mentre masticava un pezzo della sua doppia porzione di torta al cioccolato con glassa fatta di cioccolato bianco.

Sì pulì le labbra con un fazzoletto e le sorrise apertamente. “Ovviamente la mia damigella d’onore sei tu!” esclamò.

Marie esitò, non solo perché quelle due paroline evocavano il triste ricordo di un abito sfarzoso e tacchi dolorosissimi, ma anche perché aveva pensato a quella situazione poco prima e quel ruolo, nella sua mente, era ricoperto da un’altra persona.

“Ti ringrazio, mamma, ma credo tu debba chiederlo a  una persona che lo merita di più, molto di più di me” disse.

“E chi può meritarlo più di mia figlia?”.

“Bernadette”.

La risposta era uscita dalla bocca di Sheldon, il quale rispose con aria di ovvietà.

Amy lo guardò, un po’ stupita, e lui annuì.

“Quando... Insomma, nei momenti difficili Bernadette è sempre stata presente, è venuta con me e Leonard ad Harvard ad accompagnare Marie, le ha fatto compagnia, le ha dato mille consigli, ma soprattuto è riuscita dove io non potevo, preso dal... Momento difficile” spiegò.

Amy deglutì e prese un bel respiro, portandosi una mano alla tempia.

“Che sciocca che sono, non l’ho mai ringraziata! E’ stata lei a farti da madre per tre anni, ricordo quando in palestra mi dicesti che avevate fatto shopping, ti ha convinto ad andare in palestra...” si autocommiserò, posando la forchetta con uno scatto.

“Sono stati dei mesi intensi, è tutto ok” la rassicurò la figlia, sorridendole.

“No! Ero così presa dal volere mettere tutto al suo posto con voi che ho dimenticato il resto e...”.

“AMY!”.

Fu interrotta dal suo nome urlato per tutta la sala, tanto che sobbalzò, spaventata.

Sheldon si guardò intorno, mentre Marie e Joseph si voltarono, giusto in tempo per vedere Raj correre per la sala, seguito da Howard e Bernadette.

“Raj?” dissero in coro madre e figlia, alquanto sconcertate.

“Chi è Raj?” chiesero in coro a loro volta Sheldon e Joseph.

“Un ex di mamma che ci ha provato anche con me” disse Marie, decisa a non creare problemi con Joseph sin dal primo giorno insieme.

“CHE COSA?!” urlò Sheldon, mentre Joseph sembrava tramortito.

“Non è come sembra, è che... Oh, si sta avvicinando!” squittì Amy, scioccata da quell’improvvisa apparizione.

“Amy, sii onesta, il bambino è mio? Potrebbe essere dopotutto, sii sincera, devo saperlo!” urlò l’istruttore, tutto sudato e attirando le occhiate di tutti i tavoli vicini, senza nemmeno salutare.

Sheldon si alzò di scatto ed Amy lo imitò, alquanto sconcertata.

“Come osi interrompere una cena con la mia famiglia? E cosa ne sai tu...?”.

“Era a cena da noi perché volevamo fargli conoscere Penny, ha visto il messaggio che Marie ha inviato a Howard e... Insomma, smentisci così si dà pace” spiegò Bernadette, a disagio per quella figuraccia che stavano facendo con il resto del ristorante.

“Qualcuno mi spiega...?” sbottò Sheldon, alquanto irritato. “Cioè, mia figlia ha detto che ci hai provato anche con lei!”.

“Calma, bello, non sapevo che fossero madre e figlia! Sono stato con Amy da marzo a giugno e...”.

“Gli ho mentito, non gli ho detto di essere sposata e di avere una figlia, Marie ci ha visti e quando ha trovato la mia carta d’identità nello spogliatoio l’ha fatta recapitare a Raj che, scoperto tutto, mi ha mollata ed è scomparso, salvo poi fare lo scemo con Marie prima ad una festa e poi in palestra. Marie si è sentita in colpa, è venuta da me, mi ha detto tutto e ci siamo chiarite” riassunse Amy rapidamente. “Il figlio non è tuo, Raj! Sono più di due mesi che non ti vedo e sono incinta di mio marito,  di sole cinque settimane. Ora vattene!”.

“Come posso crederti? Mi hai già mentito una volta...”.

Amy rise, sprezzante, guardandolo male, mentre Sheldon sembrava indeciso sul da farsi. Guardava Marie, poi Raj poi sua moglie, chiedendosi il perché di quelle informazioni nascoste.

“Scusami, hai saputo che ho una figlia e sei scappato, vuoi dirmi che anche se il bambino fosse tuo cambierebbe qualcosa?” lo sfidò, puntandogli l’indice destro contro.

“Ma che c’entra, io...”.

“C’entra, idiota! Hai una bella faccia tosta a correre qui dopo ciò che hai fatto! Per tua informazione...”, rovistò nella borsa e ne estrasse dei documenti,  quelli che le aveva dato la sua dottoressa quella mattina, “Qui c’è scritto tutto.  Il figlio è di mio marito, tu non c’entri nulla”.

Raj prese il foglio e lesse le varie informazioni che in effetti confermavano ciò che Amy aveva detto. Cinque settimane prima lui era in Europa, a Parigi, impegnato con circa tre francesi diverse e a bere spumante scadente tutte le sere.

“Ok. Dovevo essere certo... Insomma, tu mi avevi detto di aver smesso con la pillola e magari...”.

“Ok, basta parlare della situazione intima di mia moglie, ti dispiace?” sbottò Sheldon. “L’hai lasciata quando hai saputo che era una madre, credevi non fosse adatta ad un idiota come te? E hai anche osato provarci con mia figlia! Non ho mai fatto una cosa del genere ma...” senza rifletterci gli diede un pugno, dritto sul naso, anche se gli costò decisamente fin troppo dolore alla mano.

“Ahia! Ma sei pazzo? Sono un istruttore, potrei ridurre la tua faccia rinsecchita in polpette in tre secondi!” urlò Raj, le mani sul naso, anche se per fortuna la forza del fisico teorico era pochissima.

“E io sono un fisico teorico, potrei...”.

“Amico, insomma, sappiamo tutti che ti metterebbe k.o.! Basta! Piantatela, Amy è incinta, il figlio è di Sheldon e quindi non hai più motivo di stare qui!” s’intromise Howard, frapponendosi coraggiosamente tra i due.

Ancora con le mani sul naso, Raj guardò Sheldon con un’occhiata torva, prima di annuire.

“Allora... Addio. Marie, penso tu abbia capito che non mi interessavi sul serio ma avevo voglia di fare qualcosa di leggero con una teenager...”.

“Sappi che sta per arrivarti un altro pugno e non sarà leggero!” urlò Joseph, sorpassando Marie e usando tutto il suo coraggio per non correre ai ripari di fronte ad un uomo muscoloso ed allenato.

“Ah, immagino sia il tuo ragazzo. Ho capito, volevo solo essere chiaro. Ciao, vado a brindare al fatto di non diventare padre” disse infine, voltandosi verso Howard e Bernadette. “Dite a quella Penny che mi sembra nevrotica e che non voglio rivederla”.

“Non ce ne sarà bisogno, mi ha detto che sei un idiota e non vuole rivederti. Ora vattene” gli impose la microbiologa, indicandogli l’uscita con aria categorica.

Raj sospirò ed uscì, optando per il silenzio, lasciando il gruppetto di amici in pace.

“Ragazzi, mi dispiace, ma è stata una coincidenza, non ne sapevamo nulla...” disse l’ingegnere, mortificato per quel siparietto.

“Perché io non ne sapevo nulla?” sbottò Sheldon.

Era assurdo, gli sembrava che tutto fosse finalmente al suo posto e poi tornava un ex di sua moglie a rovinare tutto, ricordandogli le avventure passate della donna.

“Mi avevi detto di non voler sapere i nomi dei ragazzi con cui sono uscita, ricordi?” disse Amy, spaventata perché temeva una lite.

“Sì, ma questo era importante, cioè, è anche a causa sua che tu e Marie vi siete chiarite! E lui ha osato fare lo scemo con mia figlia!” aggiunse, stringendo i pugni.

“Potrebbe consolarti sapere che l’ho gettato in piscina, alla festa della palestra?” chiese Marie.

“No, tanto di sicuro sa nuotare” sbottò Joseph, indignato quanto Sheldon.

“Ehi, scusate, ma voi due... Insomma, vi vedo... Vicini...” li interruppe Howard, improvvisamente curioso.

Marie sorrise e, senza dire nulla, abbracciò colui che considerava uno zio a tutti gli effetti.

“Stiamo insieme, quest’anno il regalo più bello è stato il tuo, oltre il fratello che pare sia stato concepito proprio durante la festa” disse, ridacchiando.

“Ne sono felice, Marie, mi sembra ok. Insomma, ho chattato con lui prima della festa e non mi ha chiesto nemmeno una volta un selfie senza intimo”.

Mentre parlavano, Amy vide suo marito allontanarsi ed andare verso l’uscita.

Poteva comprenderlo, dopotutto, lei si era logorata l’anima quando aveva saputo di Penny...  Così decise di concedergli qualche minuto e si avvicinò a Bernadette, invitando lei e il marito a sedersi e offrendo loro da bere e il dessert.

“E Sheldon...?” chiese l’amica, preoccupata, guardando verso l’uscita.

“Voglio lasciarlo in santa pace per un po’, non sono nella posizione di assillarlo. Senti, volevo dirti una cosa” aggiunse, schiarendosi la voce.

“Dimmi”.

Amy sorrise in direzione della bionda e le accarezzò il braccio con dolcezza, mentre Howard e i ragazzi ridacchiavano tra loro.

“Volevo ringraziarti. Ti sei sempre presa cura di Marie, mi hai aperto gli occhi tante volte  e come una stupida non ti ho mai detto nulla. Sei stata una mamma per lei, più presente di me negli ultimi anni e... Sarei onorata di averti come damigella d’onore domenica, quando rinnoveremo i voti. Quando ci siamo sposati non ci conoscevamo ancora, ma di certo saresti stata una damigella migliore di Missy” disse la donna, sperando di riuscire a far comprendere sul serio la sua gratitudine verso quella donnina dalla voce un pochino stridula ma che aveva un cuore d’oro. “Ti sei anche presa cura di Penny dopo che Sheldon le ha spezzato il cuore a causa mia, davvero, non so come ricambiare!”.

Bernadette sorrise e, come faceva sempre nei momenti più particolari, si aggiustò gli occhiali sul naso e guardò l’amica.

“L’ho fatto con il cuore, Marie è una ragazza fantastica e dopotutto l’hai cresciuta tu, io le sono solo stata vicino ma anche lei è stata importante per me... Ha un po’ sostituito quell’amica che ho un po’ perso di vista perché aveva alcune questioni irrisolte con se stessa” disse.

“Quell’amica se ne è pentita, ma è meglio che tu non l’abbia vista in certi momenti, triste, ubriaca e sola in un pub mentre fingeva anche fino a dieci anni in meno”.

“Ti avrei supportato, davvero. Promettimi che non ti vergognerai più di te stessa”.

Amy annuì e la abbracciò con calore, stringendola forte.

“E comunque ovvio che voglio essere la tua damigella d’onore!” aggiunse Bernadette, entusiasta.

“Per ringraziarti domani andiamo nella boutique più chic e ti compro l’abito più bello”.

Bernadette rise, sentendo che finalmente poteva dire di avere al suo fianco una delle sue amiche più care, dopo qualche anno di assenza.

 

 

Quando Penny tornò a casa, vide che Leonard se ne stava seduto con la schiena contro la porta del suo appartamento, lo sguardo vago e l’aria un po’ arrabbiata.

Era stato sul terrazzo per godersi un po’ d’aria fresca, poi, una volta tornato, non aveva voglia di entrare in casa e ritrovarsi da solo, visto che aveva ricevuto il messaggio di Marie e sapeva che il suo migliore amico a breve se ne sarebbe andato di casa per tornare a vivere a tutti gli effetti con sua moglie.

“Sei tornata... Da sola...” osservò, mutando l’espressione che divenne incredula.

La donna lo guardò e, senza fare domande, prese posto di fronte a lui.

“Era un idiota.  Amy è incinta” aggiunse.

Leonard annuì, passandosi una mano tra i capelli.

“Ho ricevuto un messaggio da Marie mentre stavo tornando qui”.

“La cosa buffa è che Howard ha ricevuto una foto dei piccioncini con tanto di bella notizia, io e Raj abbiamo letto il tutto e si è scoperto che Raj è un ex amante di Amy che teme di essere il padre del bambino. Cioè, ogni uomo qui sembra aver fatto sesso con quella donna!” esclamò la bionda, con una risata sarcastica.

“Io no, se può consolarti” disse Leonard, scrollando le spalle. “Comunque... Non lo negherò, sono felice per il mio amico, Marie ha sempre voluto un fratellino, ma mi dispiace vederti così, deve essere orribile”.

Penny incrociò le gambe e si torturò le mani, guardando altrove per non incrociare lo sguardo dell’uomo di fronte a lei.

“Meglio così, voglio dire, non ci penserò più, è un segno del destino. Sono stufa, non voglio più perdere bei momenti della mia vita per uno scemo che mi ha tradito. Mi sembra che mi stia sfuggendo qualcosa di bello, non lo so, come se ci fosse qualcosa ad aspettarmi ed io non me ne stia rendendo conto a causa dell’amarezza che mi ha causato la precedente relazione” esclamò. “Bernadette mi ha detto che c’è un uomo che mi rispetta e mi vuole bene e che non me ne rendo conto” aggiunse.

Leonard quasi si strozzò con la sua saliva udendo quelle parole, così la guardò, allarmato.

“Hai... Hai qualche idea?” domandò, sentendo improvvisamente la gola arida.

“Il postino?” ironizzò la ragazza, decidendosi finalmente a guardarlo in faccia. “Seriamente, ho qualche collega all’università ma a stento conosco i loro nomi, ultimamente sto passando il mio tempo solo con t...e...”.

Penny trattenne il fiato, come chi riesce a risolvere un indovinello difficile dopo tanto tempo, e guardò la reazione di Leonard, che sembrava tramortito.

Abbassò lo sguardo, a disagio, cosa che faceva sempre, ogni volta che veniva rifiutato.

Era quello il suo problema, credeva di essere sempre l’ultima scelta, tanto da non provare più nemmeno ad essere felice e a buttarsi in una situazione.

Pensò ad Howard, che non credeva di avere chances con la sua attuale moglie eppure era riuscito a conquistarla, a tutti i suoi amici che si gettavano in nuove relazioni senza pensarci... Mentre lui rimaneva così, immobile, con tanti ripensamenti e rimorsi, anno dopo anno.

Cosa aveva da perdere? Doveva togliersi il dubbio, accidenti, essere amico all’infinito di quella donna lo avrebbe logorato.

Non riusciva a dire nulla, in preda al panico, così provò ad agire, seppur lentamente.

Avrebbe agito poco a poco, così lei avrebbe avuto il tempo di allontanarsi se avesse voluto.

Si mise a gattoni, gattonando verso di lei, fino a ritrovarsi faccia a faccia con la donna che da più di due mesi occupava i suoi pensieri.

Penny era immobile, come una statua, sembrava semplicemente un po’ sorpresa ma non spaventata.

Aveva l’opportunità di allontanarsi, invece non lo aveva ancora fatto, così, lentamente, Leonard appoggiò le labbra sulle sue e, con sua grande sorpresa, non fu respinto.

Rimasero così, lui in ginocchio, lei con le gambe incrociate, fuori i loro appartamenti, intrappolati in un bacio timido che li tenne uniti per qualche minuto.

Quando Leonard si separò, le sorrise.

“Ci sei arrivata, sono... Io. Ma non pretendo nulla, so che pensi ancora a Sheldon e...”.

“Nessuno aveva messo al primo posto me e i miei sentimenti, Leonard” osservò lei, incredula.

Gli poggiò le mani sul viso e gli sorrise.

La guardava in un modo nuovo, come se fosse qualcosa di raro e prezioso, e analizzò l’ultimo mese trascorso in sua compagnia.

Era stato difficile, sì, ma grazie a lui aveva anche sorriso e aveva trovato una persona che la comprendeva ad occhi chiusi.

“C’è sempre una prima volta, immagino, anche quando non si è più ragazzini” mormorò Leonard, ancora incredulo per non essere stato respinto.

Lei annuì, sorridendogli. “Nessuno mi ha mai guardato come mi stai guardando tu. E’ una bella sensazione” ammise, per poi inginocchiarsi a sua volta e appogiarsi al suo petto, lasciandosi abbracciare con dolcezza.

 

 

Quando Sheldon uscì dal bagno e si avvicinò al letto che da ormai una settimana era tornato a condividere con Amy, nell’appartamento di lei, notò un foglio sul cuscino.

“Cos’è?” domandò, prendendolo e mostrandolo alla donna che se ne stava seduta a leggere un romanzo.

“La lista degli uomini con cui sono stata durante la nostra pausa. Avrei dovuto dirti di Raj visto che è stato a causa sua che io e Marie abbiamo parlato, hai ragione, ma sono successe tante cose... Non te l’ho nascosto, semplicemente non è venuto fuori. Ero così presa da ciò che è successo tra noi che ho smesso di pensare al passato” spiegò la donna, sperando di riuscire ad essere compresa. “Forse suonerà stupido, ma quando ho compreso di voler tornare con te tutto il resto è scomparso, anche perché non ha mai avuto importanza! Ora che stiamo per iniziare di nuovo e ufficialmente una vita insieme con un un altro bambino in arrivo, voglio che non ci siano più drammi o problemi tra noi. Puoi chiedermi ciò che vuoi e sarò onesta” disse, posando il libro sul comodino e guardando l’uomo al suo fianco.

Sheldon guardò la lista, esitante, per poi posare lo sguardo su Amy.

“Sono uscito dal ristorante solo per metabolizzare tutto. Un conto è sapere delle tue relazioni, un conto è vederne la prova davanti ai miei occhi, mentre stiamo festeggiando. Mi ha fatto pensare... Beh, e se uno di loro si presenta domenica o in qualsiasi altro giorno? E... Non mi odiare, io mi fido di te, ma mi sono chiesto cosa avrei fatto se il bambino fosse stato di quel tipo” disse lentamente, dando voce ai suoi pensieri.

Temeva la reazione della sua donna, che per fortuna non fu eccessiva o piena di collera.

Infatti,  Amy annuì e si morse lievemente il labbro inferiore.

“Lo comprendo, sul serio, visto che so cosa significa dal momento in cui ho visto te e Penny insieme e non era affatto bello. Comprendo tutto, voglio che tu sia sicuro del rinnovo dei voti, questa volta siamo adulti, non abbiamo dei genitori che ci guardano male perché abbiamo un figlio e abbiamo tutto il tempo del mondo. Se non te la senti, rimandiamo, davvero. Ho deciso che domani andremo dalla dottoressa per la prima ecografia, che dici?”.

“Amy, ti credo, non ho bisogno della dottoressa per sapere che si tratta di mio figlio!”.

Amy sorrise, togliendosi una ciocca di capelli dalla spalla.

“Lo so, è che sono ansiosa di vederlo e non puoi mancare alla prima ecografia, anche se si tratterà di vedere un puntino di pochi millimetri” esclamò, improvvisamente eccitata, portandosi una mano sul grembo.

Vedendola così raggiante ed entusiasta, Sheldon comprese che era davvero tutto ok, tra loro e in generale; Amy era sul serio al settimo cielo, sembrava aver superato le paure e tutto ciò che l’avevano fatta allontanare visto che il pensiero di essere di nuovo mamma la mandava in estasi e lui sapeva che qualsiasi Raj non avrebbe potuto competere con lui.

“Certo che verrò, non me lo perderei per nulla al mondo. Sarà bello vedere la dottoressa che non ci scambia per i figli di tua madre, siamo grandi ormai, possiamo passare per genitori” ironizzò.

La donna rise di cuore e si accoccolò contro il suo petto, mentre lo vedeva aprire la lista una volta per tutte.

“Uhm. Sei nomi, credevo di peggio, e il primo risale a un anno dopo che te ne sei andata. Entrambi abbiamo avuto un numero di amanti di una sola cifra, dai” provò ad ironizzare, nonostante avesse voluto ammazzare quei tipi con la telecinesi, visto che quella sera era servita a dimostrare che con la forza fisica non era un granché.

“Il più grande tra loro era James, aveva trentuno anni e gli avevo detto di averne ventisette. Ci credevano tutti,  è assurdo! Ero lusingata, ma quando tornavo a casa... Fidati, non voglio più sentirmi così, quella non ero io” continuò la sua invettiva Amy, come se non fosse sicura di essersi scusata del tutto.

“E’ tutto ok, questo è il tuo passato, ora dobbiamo solo pensare al presente, intesi? Sul serio, questa sera ci è servita per fare ulteriore chiarezza, ma ora basta, domenica rinnoviamo i voti,  domani vedremo il bambino per la prima volta e sono sicuro che andrà tutto bene” dichiarò Sheldon, appoggiando lievemente la mano sul grembo della donna.

“Ok”.

Amy lo baciò dolcemente, poi la sua espressione sembrò di nuovo preoccupata.

“Penny ha saputo di noi e della gravidanza” disse poi.

“L’ho sentito...” sussurrò Sheldon. “Spero si senta meglio, il pensiero di farla soffrire mi tortura ancora, sono stato un uomo orribile con lei” rivelò.

“Potresti dirglielo e controllare, magari apprezzerà” tentò Amy, che a sua volta odiava essere la donna che aveva strappato la felicità a un’altra.

“Chiederò a Leonard e se le cose vanno meglio le parlerò” stabilì Shedon. “Non lo ringrazierò mai abbastanza per essersi preso cura di lei...”.

“Lo sai che è cotta di lei, su, non sarà stato un sacrificio!” ironizzò Amy.

Risero entrambi, pensando a un futuro in cui Leonard riusciva a mettersi con Penny e il loro bambino scopriva che tecnicamente il suo papà stava ancora con zia Penny quando era stato concepito.

 

 

“... Quindi grazie a tutti per aver seguito le mie lezioni, siete stati grandiosi, avete superato l’ultimo test brillantemente. Non mi piace fare differenze, lo sapete, ma volevo fare le mie congratulazioni a Marie Cooper per i suoi continui interventi e per il voto finale, visto che non ha sbagliato nulla nell’ultimo test. Nell’ultimo mese ho avuto dei problemi personali e spesso, quando ero un po’ con la testa altrove, come avrete visto, l’ho chiamata alla cattedra per spiegare delle nozioni che tecnicamente tutti avreste dovuto sapere ma che a qualcuno sfuggivano. Senza saperlo, mi ha fatto da assistente. Grazie, Marie, dopo c’è questa pergamena che ti spetta” disse Penny, due giorni dopo.

Era venerdì, l’ultima lezione del corso con grande sorpresa di tutti perché Penny, poche ore prima, era stata nominata insegnante ufficiale di Chimica Nucleare e doveva subito iniziare a lavorare ai programmi del nuovo anno accademico.

Lo aveva annunciato a inizio lezione e aveva già guadagnato i primi iscritti grazie agli studenti di Chimica della Caltech.

Marie, sorpresa, sorrise in sua direzione, mentre tutta la classe si voltava a squadrarla.

Era vero, spesso era stata interrogata alla cattedra con domande specifiche e fuori programma, ma credeva che fosse una sorta di vendetta per ciò che era successo con suo padre, non una richiesta di aiuto.

“E’ stato un piacere, professoressa, la ringrazio” disse quindi, lusingata ma non tanto sorpresa visto che sapeva dalla prima lezione di essere la prima della classe.

La campanella suonò pochi istanti dopo, così tutti raccattarono le proprie cose e salutarono brevemente la giovane insegnante, mentre, come al solito, Marie si attardava perché doveva mettere in ordine di colore tutte le penne.

“Ti aiuto, ormai te l’ho visto fare decine di volte” le venne in soccorso Penny, prendendo una penna.

“Ehm, scusami ma non serve se lo fanno gli altri, devo farlo io, ma grazie per il pensiero” disse Marie, prendendo la penna e mettendola al suo posto.

Penny rise, pensando che Marie sembrava sempre la stessa di giugno, solo che aveva qualche problema in meno.

“Grazie per le tue parole, non me le aspettavo” aggiunse, sistemando le ultime.

“Erano sincere. Inoltre, senza di te, tutto questo non ci sarebbe stato. Mi hai fatto raggiungere il numero sufficiente di iscritti e ora ho un lavoro fisso!” esclamò gioiosa la chimica, sorridendo.

Marie posò l’astuccio in borsa e sorrise a sua volta.

“E’ bello vederti così, davvero. Non ne abbiamo parlato ma volevo dirti che mi dispiace per ciò che papà ha fatto e...”.

“E’ tutto ok” la fermò la donna, sincera. “Ci sono rimasta male ma mi sono data anche della stupida, qualche segnale c’era solo che ero troppo felice e non volevo rovinare nulla. Ho saputo della gravidanza di tua madre” aggiunse.

La ragazza annuì, prendendo la borsa e mettendola in spalla.

“Sono felice, sarà bello avere qualcuno da coccolare e a cui far vedere tutti i film di Star Trek”.

“Ho visto anche che hai un fidanzatino, quel ragazzo della festa...”.

Marie arrossì, annuendo, proprio mentre si mettevano in marcia verso il corridoio.

“Sono felice” disse semplicemente. “Spero lo sia anche tu”.

Penny si lasciò scappare un sorriso enigmatico e circondò le spalle dell’alunna con le braccia, come per abbracciarla.

“Forse lo sarò presto, chissà!”.

 

 

Era tutto pronto.

Quella domenica, tutti i parenti e gli amici più stretti di Sheldon ed Amy erano a River’s Beach per la cerimonia di conferma dei voti.

Avevano scelta di far avere quella spiaggia come luogo perché era il posto in cui tutto era ufficialmente iniziato di nuovo pochi giorni prima, così avevano fatto radunare tutti davanti a un semplice palchetto adornato con rose color pesca su cui c’era Padre Francis, colui che li aveva uniti in matrimonio diciassette anni prima.

Ad insistere era stata Mary, che aveva accettato la cerimonia in spiaggia solo perché era una conferma dei voti e non un vero matrimonio, ma il prezzo da pagare c’era stato comunque visto che gli sposi erano stato costretti a confessarsi per ciò che avevano fatto nel periodo di separazione.

Nessuno sapeva della gravidanza, era troppo presto ed era stato deciso di dirlo dopo il primo trimestre, anche perché probabilmente tutti avrebbero pensato la stessa cosa del “Primo” matrimonio: che questo passo fosse causato solo dalla gravidanza e non dall’amore.

Amy fece il suo ingresso in spiaggia dopo Bernadette e Marie, entrambe splendenti con degli abiti pesca che richiamavano le rose del palchetto, e indossava un semplice tailleur bianco con i capelli raccolti in uno chignon.

Leonard, testimone di Sheldon, li guardava con gioia, consapevole del bellissimo nuovo inizio per i suoi amici, mentre Howard era seduto in prima fila a destra, la stessa occupata dalle madri della coppia.

La cerimonia iniziò con calma, l’emozione si percepiva a tonnellate, e quando fu il momento del rinnovo dei voti cadde un silenzio così profondo che tutte le zie con problemi di udito non avrebbero avuto problemi a sentire il tutto per bene.

“Sheldon” iniziò Amy, “Se siamo qui oggi è a causa di un mio momento di debolezza durato ben tre anni. Vorrei non fosse mai accaduto, ma ammetto anche che tutto ciò mi è servito per capire cosa mi stavo perdendo. Sei un uomo eccezionale, un marito pronto a tutto per la sua famiglia, un padre che farebbe di tutto per i suoi figli, ed io sono la donna più fortunata del mondo ad averti conosciuto, amato, sposato. Ho pensato a cosa prometterti e sono giunta alla conclusione che... Beh, sarò sempre sincera e resterò al tuo fianco, sempre, in ogni momento. Ho sempre avuto i miei dubbi da scienziata, sai, ma spero che ci sia sul serio l’aldilà per continuare a stare con te in eterno” disse, sforzandosi di non far tremare la voce per l’emozione.

Sheldon sembrava sopraffatto dall’emozione a sua volta mentre riceveva di nuovo l’anello nuziale, così si schiarì la voce e guardò Marie prima di fissare gli occhi di Amy e perdercisi dentro. “Amy... Stare lontano da te è la cosa più difficile che mi sia mai successa, quindi spero semplicemente che continueremo a stare insieme senza separarci, come due molecole di idrogeno e ossigeno che sembrano minuscole, eppure riescono a dare luogo a quello spettacolo della natura che abbiamo alla nostra destra” disse, indicando l’oceano con il capo. “Prometto di amarti e sostenerti per sempre, oltre che di insistere e chiederti il perché di qualsiasi atteggiamento, cosa che non ho fatto tre anni fa. Siamo adulti ed è ora di vivere la nostra vita come vogliamo e con chi amiamo, senza riserve”.

Infilò l’anello al dito della donna e a stento sentì Padre Francis dire le ultime parole previste dal rito, preso com’era dall’emozione.

Nel giro di pochi minuti, lui e Amy erano abbracciati con un enorme applauso in sottofondo, con Marie che esultava come se stesse a una partita di calcio e Joseph che rideva come un matto al suo fianco.

Erano una famiglia un po’ strana, sì, ma pur sempre una famiglia.

 

 

Una volta fuori l’uscio della loro casa – che per il momento sarebbe stato l’appartamento di Amy – Sheldon non esitò a prendere sua moglie in braccio, seppur con qualche sforzo.

Sorpresa, lei si aggrappò al suo collo, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso.

“Quando ci siamo sposati ti sei rifiutato di farlo, eppure pesavo circa dieci chili in meno” ricordò la donna, un po’ sorpresa, mentre lo guardava darsi da fare per aprire la porta.

“Diciamo che ora inizia la versione 2.0 del nostro matrimonio dopo un periodo di prova e voglio fare tutto come si deve. Ho capito che ci sono cose che si devono fare anche se magari non le adoriamo e oggi ho voluto rispettare la tradizione” spiegò, cercando di mostrarsi disinvolto anche se si notava che quel pensiero gli fosse costato un bel po’ di fatica.

“Ho il marito migliore del mondo” rispose Amy, che ancora non credeva che da quel momento tutto sarebbe iniziato di nuovo.

Si accoccolò sul petto, finché non giunsero fino alla loro camera e lui l’appoggiò delicatamente sul letto, cercando di non mostrarsi provato dall’impresa.

“Vieni” esclamò lei, indicando il posto al suo fianco.

“Sì, dammi un secondo, mi tolgo la cravatta, è fastidiosissima”.

Amy sorrise nel vederlo impegnato per togliersi l’accessorio, pensando a tutte le volte in cui lo vedeva cinguettare con Penny quando avrebbe voluto solo abbracciarlo e averlo tutto per sé.

“Fai con calma, uno spogliarello è ciò che mi ci vuole” ridacchiò, facendogli l’occhiolino mentre si toglieva quelle fastidiose scarpe con il tacco.

Imbarazzato, l’uomo abbassò lo sguardo: dopotutto non erano mai stati quel tipo di coppia che ha il tempo di stuzzicarsi con giochini e cose simili, troppo presi dal crescere una figlia.

Forse quella era l’occasione per essere ciò che non avevano avuto il modo di essere prima, di sperimentare e non avere vergogna di nulla.

Così, si tolse anche la camicia e la vide togliersi la giacca.

“Ciao, sexy” lo apostrofò.

Con una dinamica a loro ignota, si ritrovarono subito stretti l’uno all’altra, le labbra unite e le mani che si cercavano.

Non si ritrovavano in una situazione così intima dal compleanno di Marie, visto che avevano deciso di essere razionali e non lasciare che il loro rapporto fisico potesse condizionarli.

Le mani di Amy erano già impegnate a slacciare la cintura dei pantaloni mentre la sua bocca era localizzata tra il collo e l’orecchio destro quando lui la fermò, seppur controvoglia.

“Amy, non possiamo, voglio dire, il bambino...”.

“Certo che possiamo! Sei uno scienziato, lo sai che non succede nulla...”.

“Lo so ma, insomma...”.

Amy si separò da lui, si tolse il top elegante e la gonna, fino a ritrovarsi inginocchiata di fronte a lui.

“Tesoro, sono in quella fase in cui la mia pancia non sa di essere incinta mentre il mio seno sì. Ti ricordo che prima di sapere di Marie ci abbiamo dato dentro di brutto eppure non è successo nulla! Tra nove mesi avremo un altro bambino e avremo altri pensieri per la testa, quindi, per favore, approfittiamone!” lo supplicò, accarezzandogli il volto con dolcezza.

Sheldon sorrise, piegando la testa di lato come per intrappolare la mano della donna e non farla andare via.

“Tu che mi supplichi di avere un coito, torniamo alle origini?” la prese in giro, per poi appoggiare una mano sul suo petto e scendere, accarezzandole il seno un po’ ingrossato dalla gravidanza fino ad arrivare ai fianchi.

“Siamo sempre noi, amore, alla fine quei due sedicenni pazzi l’uno dell’altra non ci abbandoneranno mai” gli ricordò, sospirando un po’ più rapidamente a causa del tocco gentile ma carico di desiderio del marito.

“Per sempre”.

“Per sempre”.

Quella volta non ci sarebbe stata nessuna crisi a separarli, avrebbero affrontato qualunque cosa confrontandosi e continuando a crescere inisieme, passo passo, gioia dopo gioia.

 

Epilogo

 

“Sai qual è l’unica pecca di uscire con te, Marie?”.

“Quale?!”.

“Tuo padre. Ha creato un personalissimo seminario online in cui mi illustra cosa potrebbe succedermi se osassi andare oltre con te, aggiungendo informazioni inquietanti riguardo le malattie veneree e le gravidanze inaspettate”.

“E ignoralo!”.

“Non posso, lui vedrà se non lo vedo, devo comunque azionare il video e la sua voce si estende per tutta la casa... Non so perché non posso nemmeno azzerare il volume!”.

Marie rise e si stese al fianco di Joseph, nella vecchia stanza di suo padre, quella della casa che aveva condiviso con Leonard.

Erano ormai giunte le vacanze di Pasqua e il loro compito era quello di preparare qualcosa per cena, però era presto e la giovane coppia voleva godersi qualche momento senza genitori opprimenti e madri incinte con voglie di cibo assurde e piedi gonfi e doloranti.

“Se papà sapesse cosa abbiamo fatto Harvard a San Valentino...”.

“Mi ammazzerebbe di sicuro!”.

“Lo so, dopotutto hai osato toccare la cosa che più ama al mondo”.

“Sì ma dovrebbe capire che non è di sua proprietà”.

“E’ che ci è affezionato, è la persona più importante per lui, no?”.

“Vorrei poterne parlare con lui a cena, stasera...”.

“Ma sei scemo? Ti ammazzerebbe!”.

“E perché? Cioè, prima mi tolgo il peso, meglio è!”.

“Ma se la prenderebbe con me!”.

“Tu eri d’accordo, anzi, sei stata tu a mettere in mezzo l’argomento...”.

“Mi avevi promesso che non ne avresti parlato con nessuno!”.

“Ma Howard e Leonard lo sanno!”.

“Cosa? Hai osato dire loro che hai interpretato Spock in un’adattamento teatrale di Star Trek?!”.

Joseph annuì, fiero del ricordo di qualche mese prima in cui, spinto dalla fidanzata, aveva preso parte al club di teatro dell’università.

“Certo! E che sei stata tu a suggerirmelo, ovvio”.

“Papà mi ammazzerà per non averglielo detto, avrebbe preso l’aereo di corsa per venire a vederti e criticarti anche se per fortuna c’era la scusa di mamma super incinta”.

“Passando all’altro discorso...” cambiò argomento Joseph, stringendosi di più a Marie e lasciandole una scia di baci sul collo. “Non mi lascerò intimidire dai seminari di tuo padre, quando sarai pronta io sono qui”.

“Lo sai che sono pronta” mormorò Marie, chiudendo gli occhi e beandosi dei baci del suo ragazzo. “E’ che nessun momento sembra giusto, non abbiamo un attimo di tregua...”.

“Ora siamo soli...”.

Marie non obiettò, baciandolo con slancio fino a ritrovarsi a cavalcioni su di lui.

“Ti amo, Marie” sussurrò Joseph, che le aveva rivelato i suoi sentimenti mesi prima, il giorno di Natale.

“Ti amo anche io, Joseph”.

Era bello sentirsi amata e desiderata da un ragazzo così speciale, tanto che non fu difficile dimenticare il resto del mondo e lasciarsi stringere, finché un’insistente vibrazione non li fece sussultare.

Marie sbuffò, ancora a cavalcioni sul ragazzo, e gli mostrò il display del cellulare con aria annoiata.

“Tuo padre, ovviamente. Non è che ha una telecamera in questa stanza?” sbottò il ragazzo, frustrato, guardandosi attorno.

“Non ne sarei sorpresa... Pronto, papà? COSA?”.

Marie quasi cadde dal letto, riuscì a rimanere stabile solo grazie alla presa di Joseph, il quale la vide fare dei movimenti buffi per riuscire ad alzarsi.

“Certo, certo, corriamo subito!”.

La ragazza staccò la chiamata e prese un respiro profondo, mentre si faceva aria con la mano.

“Marie...?”.

“Mamma sta partorendo, è in travaglio! Il piccolo si è anticipato! E’ proprio un Cooper, è precoce in tutto!” esclamò la ragazza, iniziando a camminare per la stanza con aria nervosa.

“Tranquilla, andrà tutto bene, ora ti accompagno!”.

“Avrò un fratello! E... E non lo vedrò tutti i giorni!”.

Joseph si avvicinò alla sua fidanzata e le cirondò le spalle con le braccia per calmarla, sorridendole con fare rassicurante.

“Una cosa per volta, facciamolo nascere e poi affrontiamo il resto!”.

Così, rapidamente, corse a prendere la borsa a tracolla della ragazza e un bicchiere d’acqua per farla calmare, per poi scortarla in soggiorno e farla sedere sul divano, mentre le porgeva l’oggetto.

“Grazie” biascicò lei, prendendo un bel respiro. “E’ che ho quasi venti anni, ho trascorso la mia vita da figlia unica, quindi sapere di avere un fratello mi riempie di pressione. Sarò brava?” domandò, prima di bere un sorso.

“Certo che sì! Già ti ci vedo mentre gli leggi le storie per farlo dormire, gli canti Soffice Kitty quando è malato... Tra meno di due mesi l’anno accademico finirà e potrai stare con lui per tutta l’estate” la rassicurò, sorridendole.

Marie si perse in un’espressione sognante al solo pensiero e si lasciò contagiare dal sorriso, stava per ribattere quando la porta si aprì con uno scatto, rivelando Penny e Leonard o, come li chiamavano tutti, i Lenny, che da ottobre facevano coppia fissa e inondavano Facebook, Istagram, Twitter e tutti gli altri social di foto romantiche e aforismi diabetici.

“Oh, ci siete solo voi” esclamò Penny, delusa. “Credevo ci fossero tutti per la cena...”.

Marie scosse il capo. “No, Penny, vedi...”.

“Va bene, chi se ne frega, lo devo urlare! Leonard mi ha chiesto di sposarlo, siamo fidanzati ufficialmente!” esclamò la chimica, mostrando un bellissimo anello super luminoso e agitando la mano con fare quasi vittorioso.

Leonard annuì con un sorriso a trentadue denti, raggiungendo la fidanzata e circondandole la vita con le braccia.

“Senza volerlo avevi ragione l’anno scorso Marie, riguardo il trovarmi qualcuna e venire alle mie nozze questa estate. E non ho nemmeno dovuto nasconderle i miei mille problemi come l’asma, vi rendete conto?”.

Marie e Joseph dimenticarono per un istante la questione del parto, persi a guardare la coppia di fronte a loro.

I due uscivano insieme da soli otto mesi eppure sembravano conoscersi e amarsi da una vita, vista la complicità che li univa.

Entrambi avevano sofferto molto perché non erano mai stati compresi alla perfezione da nessuno, finché non si erano incontrati e dopo un po’ avevano iniziato a trascorrere del tempo insieme.

Marie ricordava ancora i numerosi messaggi del suo zio acquisito, che a settembre aveva trovato il coraggio di invitare Penny ad uscire e con grande sorpresa aveva notato che la questione con Sheldon si poteva definire ormai archiviata.

“Siete bellissimi, congratulazioni!” esclamò Marie, alzandosi e abbracciandoli.

“Grazie! Non vedo l’ora di dirlo a tutti... E dobbiamo fare un post al riguardo su Facebook! Ci scatti una foto?”.

Penny era troppo, troppo su di giri, i suoi capelli sembravano quasi elettrici, così la ragazza annuì e obbedì, scattando una foto in cui i due si baciavano e la mano con l’anello era in bella mostra, impegnata a stringere il viso dell’uomo.

“Ora, scusatemi, non voglio rubarvi la scena ma...”.

“Cosa? E’ successo qualcosa?”.

Marie annuì, con aria colpevole.

“Mamma è in travaglio, dobbiamo andare in ospedale!”.

“Cosa? Oh, cavoli, che bello, corriamo!” esclamò Leonard, correndo a prendere le chiavi della macchina.

“Anche ora Amy deve rubarmi la scena? Voglio dire, rimanere incinta è semplice e anche piacevole, diciamolo, mentre ricevere la proposta... Ok” sbottò, vedendo l’occhiata del fidanzato, “Andiamo. Sono felice, eh, non mi fraintendete, solo che poi sembrerò egoista se mi metto al centro dell’attenzione”.

“Ma no, tesoro” la rassicurò Leonard, mentre Marie finiva di bere e posava il bicchiere per poi uscire di casa con gli altri, “Amy è incinta, tutti sapevano che quell’esserino sarebbe uscito fuori prima o poi...”.

“Mentre nessuno credeva che avresti trovato il corag... Scusa” disse Joseph, dopo l’occhiataccia della sua ragazza.

“... Quindi anche se lo diciamo non rubiamo nulla,  è un evento scontato” terminò Leonard, fingendo di non aver ascoltato.

 

 

“Come lo chiamerete?” domandò Bernadette, che si stava mordendo le unghie a causa dell’ansia per l’attesa.

Amy era in sala parto da ormai quattro ore e, contro tutti i pronostici, Sheldon era con lei per supportarla.

“C’è stato un lungo, lunghissimo dibattito” rispose Marie, che non smetteva di alzare il collo ogni due minuti per controllare la porta della sala, “Ma alla fine sembra che abbiano optato per Luke”.

“Così Sheldon potrà dirgli “Luke, io sono tuo padre”, giusto?” disse Howard, per nulla sorpreso.

“Esattamente. Mamma poi ha uno zio a cui è affezionata che le ha fatto quasi da padre che si chiama così, quindi...”.

“Che fortuna” biascicò Leonard che, a sua volta, avrebbe voluto chiamare così uno dei suoi figli, in futuro.

“Tesoro, tanto comunque non ti avrei permesso di chiamare nostro figlio così” stabilì Penny, che stava ancora nascondendo la mano con l’anello.

Leonard la guardò, ferito, senza riuscire a replicare.

“... Perché sarebbe stupido, insomma, ti chiami già Leonard, quindi avremmo l’occasione di chiamarlo Leonard Junior come Leonard Nimoy, no?” terminò la chimica, facendo l’occhiolino.

Sorpreso, l’uomo guardò la sua promessa sposa con una gioia indescrivibile e la baciò, stringendola forte a sè.

“Ecco perché sei la donna perfetta e sono felice di sposarti!” esclamò.

“Che-che-che-cosa?!” urlò Bernadette, stringendo il braccio del marito.

“Eh? Ahia, Bernie!” urlò lui di rimando.

Penny e Leonard annuirono, con aria colpevole.

“Ci sposiamo!” esclamò di nuovo – ma per nulla stanca – la chimica, mostrando l’anello.

“Oh, sono così felice per voi!”.

Bernadette e Howard corsero in direzione della coppia per porgere loro le congratulazioni, proprio mentre la porta della sala parto si aprì, rivelando il ginecologo.

Marie corse come una matta verso di lui, esitante.

“Dottore! E’...?”.

“Sì, è nato il tuo fratellino, pesa quasi quattro chili! Il padre ha fatto una battuta sul fatto che sia degno del suo nome, un combattente, ma non ho capito...”.

Ma Marie non lo ascoltò, perché si era già buttata tra le braccia di Joseph, scossa da un pianto carico di emozione e di gioia.

 

 

Marie entrò silenziosamente nella stanza, quasi con timore, senza sapere cosa avrebbe visto da un momento all’altro.

Tecnicamente lo sapeva, ma aveva immaginato questo momento per così tanto tempo che non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva quale dei tanti momenti immaginati si sarebbe avvicinata a quello reale.

Una volta lì, comprese che nessuno dei pensieri si avvicinava a ciò che aveva  davanti a sè: sua madre, provata, reggeva un batuffolino tra le sue braccia e suo padre sorrideva beato verso quello che ormai era il centro della sua attenzione, con l’indice della mano destra intrappolato nella manina dell’esserino.

Marie sentiva di dover essere una sorella maggiore esemplare e non piangere, ma non ci riuscì perché avvertì ulteriori lacrime di gioia pizzicarle gli occhi.

Quando chiuse la porta, il rumore fece distrarre i genitori, che alzarono lo sguardo e sorrisero verso di lei.

“Marie!”.

“Tesoro!”.

“Ehi. Pare che la famiglia Cooper sia al completo” disse semplicemente la ragazza.

“Vieni, vieni a conoscere tuo fratello” la esortò Amy, impaziente.

Marie si godè ogni istante di quel breve percorso, dalla porta al letto, perché erano quelli che precedevano la conoscenza del piccolino che avrebbe cambiato la sua vita.

Poi, in un istante, lo vide: piccolo, con i capelli scuri e gli occhi verdi, che agitava i piedini e continuava a stringere il dito del papà con decisione.

“Luke, ti presento la tua sorellina, Marie” disse Amy, con un tono dolce che fece sciogliere la ragazza.

“Ciao, piccolino. Sono qui per te, ti difenderò dai bambini cattivi che ci sono a scuola. Sono una chimica, sai? Sono abituata agli intrugli disgustosi, quindi saprò cosa aspettarmi quando dovrò cambiarti il pannolino” disse Marie, accarezzando il volto del piccolo, che le riservò un sorrisone sdentato. “E’... E’ un amore, davvero, cioè, è perfetto! Ho un fratello” disse poi, incredula.

“Sarà fortunato ad avere te come esempio. Forse non lo sai” disse suo padre, facendola sedere sulla ginocchia, “Ma per tre anni ti sei presa cura di me proprio come una sorella, quindi hai già superato il test”.

Padre e figlia si guardarono, occhi blu contro occhi blu, memori degli anni difficili passati insieme, a darsi coraggio con serate fatte di film e cibo spazzatura.

“Comunque, non mi sono ancora presentato al piccolo, volevo ci fossimo tutti” aggiunse, sorridendo.

Amy alzò gli occhi al cielo – sapeva perfettamente cosa sarebbe successo a breve – e, lentamente, passò il bambino al marito, che lo accolse tra le sue braccia inizialmente un po’ titubante.

Lo guardò, fiero, felice ed entusiasta, riagganciò di nuovo il suo dito alla manina e disse: “Luke, io sono tuo padre!”, mentre Marie imitava la colonna sonora di Star Trek in sottofondo.

Dopodichè, senza sapere come, tutti e tre si ritrovarono stretti attorno al nuovo arrivato.

Andava tutto bene, la crisi era stata sostituita da tanto amore e un pargoletto che aveva già donato quintali di affetto in pochi minuti.

Erano una famiglia, una bella, incasinata e felice famiglia.

 

Fine

 

Ed eccoci qui con il capitolo finale e un piccolo epilogo, che ho amato scrivere anche se mi ha messo un po’ alla prova. Il risultato sono state queste diciassette pagine, più di 8000 parole, e spero sia stato tutto di vostro gradimento.

Vedere la fine di questa storia per me è una sorta di miracolo perché, come dissi, la iniziai a gennaio e la abbandonai, per poi recuperarla a fine agosto e scrivere cinque capitolo in pochissimi giorni.

Che dire, è la prima volta che scrivo di uno Sheldon e una Amy un (bel) po’ OOC, ma ne è valsa la pena visto che ho avuto modo di parlare di Marie. E’ così che immagino la figlia degli Shamy e spero di avervi strappato qualche piccola emozione ogni tanto ma senza alcuna pretesa.

La fine è semplice, banale, scontata: lo so, ne sono consapevole, ma non poteva essere altrimenti, anche visto il periodo difficile che questa coppia sta attraversando nello show. Qualche gioia ci voleva, ecco xD

Grazie a tutte coloro che, puntuali come un orologio svizzero, hanno commentato tutti i capitoli e mi hanno spronato a continuare, e anche a chi ha semplicemente seguito la storia in silenzio. Se volete farmi sapere cosa ne pensate, sono qui :D
Spero di tornare presto, anche con una semplice OS. Già ne ho una in mente ehehe.

 

Grazie di cuore per aver seguito questo mio sclero <3

Milly.

  
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