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Autore: Marti Lestrange    18/11/2015    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Harry alza le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo. È ancora più bello se visto da vicino, i suoi occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate. Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed è abbastanza perché lui si decida a baciarle, prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
[Long; Harry/OC; AU.]
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 2 Aftertaste

Prima di lasciarvi al capitolo: attenzione ai salti temporali ;)
Buona lettura.




Aftertaste
.
Capitolo II.
Hold me down.

[Febbraio 2015 - un mese prima.]

"Saying that I want more, this is what I live for".



Alycia ha imparato a colmare le assenze. Con il tempo, ha capito che non può forzare una persona a restare - o semplicemente ad esserci. E lo capisci, perché sai che non c'è niente che possa trattenerti, quando a tua volta scappi via.
Alycia ha imparato a colmare le assenze - di amici che partono e non ritornano o semplicemente cambiano strada, di una madre ormai perduta il cui ricordo mano a mano sbiadisce, ingrigito dal tempo e vivo solo in vecchie fotografie in album ammuffiti, di un padre assente ma solo per te, che vive un'altra vita, in una casa che non conosci, con una figlia che non sei tu e una nuova moglie.
Alycia ha imparato a colmare le assenze e ha capito che stare da soli non è necessariamente una mancanza o un difetto, ma una scelta. A volte non c'è altra soluzione che convivere con se stessi, 'che il mondo tanto va avanti lo stesso, anche se tu rimani indietro. E ha imparato a scegliere le persone, a diversificare chi resta e lotta e stringe i denti da chi invece si arrende e gira l'angolo; ha imparato a ringraziare per la presenza silenziosa e a tratti drammatica di Natalie, per i suoi pareri sputati tra i denti e mai addolciti, per le parole sincere e gli schiaffi dopo l'ennesima cazzata; ha imparato a ringraziare per il suo amico Niall, per la sua risata che le rischiara una giornata, per il bicchiere di birra a mezzanotte nel buio della cucina, per le abbuffate da McDonald's e le serate a guardare Grey's Anatomy e la musica a palla la domenica pomeriggio; ha imparato a ringraziare per la figura dolce e paziente di Liam, per le cene a casa sua quando il frigo è vuoto, per i libri a poco prezzo nella libreria dove lavora.
Alycia si sente felice, di una felicità mai costante e che alterna riso e pianto, rabbia e pace, ma che la riempie, la invade quando meno se lo aspetta - nel bel mezzo della notte, le coperte arrotolate addosso; mentre guarda Niall dormire sul divano, la bocca spalancata e una partita di calcio mai iniziata; quando Natalie le sorride e le dice che andrà tutto bene, e lei non può fare a meno di crederci.

#

{domenica 1° febbraio, Londra, ore 00:02 AM}
- Quindi non l'hai più visto? - le chiede Natalie accendendosi l'ennesima Marlboro e buttando fuori il fumo.
- Chi, scusa?
- Quell'Harry. Harry Styles. Sai, quel tipo alto e strafigo e ricco che è capitato in negozio tempo fa, che ti ha promesso un caffè.
Alycia alza gli occhi al cielo: Natalie ascolta fin troppo i variopinti racconti di Niall. - Perché, sarebbe dovuto tornare?
- Ma certo! - esclama Natalie poggiando la sigaretta in equilibrio sulla sua tazza di caffè e battendo le mani. - Ti sei vista? Certo che sarebbe dovuto tornare.
Alycia ride e poggia la sua collezione di smalti sul tavolino, facendo cadere la sigaretta di Natalie.
Le due amiche hanno occupato il piccolo salotto, approfittando dell'assenza di Niall, impegnato nel locale dove lavora come barista quattro giorni a settimana, dalle undici di sera alle quattro e mezzo del mattino - rientri all'alba e ritardi al negozio, gli occhi azzurri accesi dalle stelle e segni di rossetto sulla t-shirt. Natalie è rannicchiata nella poltrona mezza sfondata - la sua preferita -, la coperta sulle gambe e il suo fedele pigiama di Topolino. Alycia invece si butta sul divano e agguanta il suo bicchiere di caffè, che è almeno il sesto della giornata, e cerca di scaldarsi.
- Magari è gay - butta lì scrollando le spalle, ripensando ad Harry Styles.
Natalie quasi si strozza con il suo caffè e latte e scoppia a ridere. - Impossibile.
- Non puoi saperlo.
- Niall lo avrebbe capito.
- Niall è un'idiota.
- Nah.
Natalie si accende un'altra sigaretta e fruga nella scatola degli smalti, scegliendone uno blu della Rimmel. Si accuccia di nuovo sulla poltrona e apre il tubetto.
Alycia la osserva dipingersi le unghie corte e perennemente mangiucchiate e intanto pensa a Ciuffo Ribelle, mentre il caffè lentamente si raffredda tra le sue mani. Durante quei giorni trascorsi dal loro incontro ci ha pensato parecchio ed è arrivata all'ovvia conclusione che, dopo quasi tre settimane, probabilmente Harry Styles non è minimamente interessato, altrimenti sarebbe tornato per offrirle un caffè, come ha promesso. E invece niente, di lui neanche l'ombra. Il suo sorriso e le sue fossette e gli occhi bellissimi occupano la sua mente, ma lei li scaccia via, poggiando decisa il bicchiere sul tavolo basso e agguantando lo smalto nero, il suo preferito.
- Tornerà, Alycia - sente Natalie sussurrare.
Si volta a guardarla, intenta a soffiare sulle unghie per farle asciugare più velocemente, i capelli rossi raccolti in un nodo sulla testa, alcuni ciuffi ribelli davanti agli occhi, il sorriso sereno e acceso di furbizia. Alycia continua a guardarla senza dire niente.
- Insomma, sei figa, è un dato di fatto - aggiunge l'altra alzando la voce e ridendo. - E lo sai anche tu, e anche bene. Vedi di ricordartelo, quando Styles tornerà in negozio acceso d'amore per te.
Alycia non può fare a meno di ridere, come sempre con la sua amica. - Sei incorreggibile, Nat - dice scuotendo la testa. - Smettila di farti diecimila seghe mentali, non tornerà.
- Uffa, come sei noiosa, stasera! - esclama l'altra alzandosi in piedi e dirigendosi allo stereo. Lo accende e la voce di Lady Gaga invade il salotto e Natalie alza il volume.
Raggiunge Alycia sul divano e la fa alzare in piedi, trascinandola a ballare in mezzo alla stanza ingombra e tutte e due ridono come matte, mentre la luna sfila oltre la finestra e la notte si consuma; mentre Liam al piano di sopra studia Milton aggrappato al tavolo della cucina per non crollare; mentre Niall all'Hurricane prepara drinks e incrocia sguardi, preludio di pause dietro l'uscita di servizio e labbra sul collo e fiati sconosciuti.
Alycia e Natalie ballano e Gaga canta "Gypsy" e lo smalto si è ormai asciugato.


#


{domenica 8 febbraio, Londra, 10:30 AM}
Non appena gira l'angolo, svoltando in Portobello Road, Alycia lo vede.
Rallenta il passo solitamente rapido e deciso, prendendosi del tempo per studiarlo da lontano, per prepararsi al suo sguardo e per affrontarlo. Per un momento pensa che non sia lì per lei, che sia solo una mera coincidenza o una beffa. Uno scherzo del destino.
Harry Styles sta parlando al cellulare, cammina avanti e indietro lungo la porzione di marciapiede di fronte al negozio di dischi. Le mani corrono sovente a stropicciarsi nervosamente i capelli, ricci sulle spalle, spettinati e indomabili. Alycia pensa a come sarebbe passarci le dita attraverso.
Harry continua a parlare al telefono, lanciando però delle occhiate nervose al negozio ancora chiuso.
Alycia raggiunge la sua meta mentre lui è voltato e immerso nella conversazione. Il suono della serranda che si alza irrompe nella quiete domenicale di Notting Hill dove, alle dieci passate di mattina, sono tutti a fare colazione o, per tipi come Niall Horan, ancora a ronfare nel letto dopo l'ennesima notte insonne.
Alycia sente lo sguardo di Harry addosso, tra le scapole nascoste sotto il parka blu, sulle gambe fasciate nei jeans scoloriti e poi di nuovo sulla nuca, incastrato a cercare i suoi occhi nel riflesso di fronte a lei. E quando succede lei si ferma e semplicemente lo guarda, senza sapere cosa fare o dire per spezzare quella connessione che sa di tormento e ignoto, curiosità e attrazione. Poi lo vede avvicinarsi, le mani nascoste nelle tasche dello stesso cappotto nero che indossava la prima volta che lo ha visto, quasi un mese fa - e le sembra una vita.
- Ciao - lo sente accanto a lei e così alza gli occhi e incontra quel mare verde che la fa barcollare e per un attimo trattiene il respiro. Da vicino è ancora più bello. Dannatamente bello. Sente di odiarlo un pochino.
- Ciao - ricambia il saluto buttando fuori l'aria, i polmoni finalmente liberi.
- Ti aspettavo - inizia lui. - Sono qui dalle otto e mezzo, a essere sinceri. Ho sostato davanti alla caffetteria qui vicino sperando di vederti, e poi sono venuto qui - e nella sua voce c'è una sottile dose di fastidio, anche se ben celato.
"Io ti aspetto da quasi un mese, invece", vorrebbe ribattere Alycia, ma ovviamente trattiene la lingua tra i denti.
- La domenica apriamo alle dieci e trenta - risponde quindi scrollando le spalle. Davanti allo sguardo spaesato di Harry, gli indica il piccolo cartello con gli orari di apertura di tutta la settimana, attaccato al vetro accanto alla maniglia della porta.
Lui alza gli occhi al cielo. - Già - commenta e Alycia non può fare a meno di ridacchiare.
- Cosa c'è di tanto buffo? - le chiede, cogliendola alla sprovvista.
- Niente, niente - si affretta a rispondere lei, aprendo la porta ed entrando nel negozio buio, parzialmente illuminato dal pallido sole di febbraio, che non arriva però a dissipare le nuvole.
Una volta accese tutte le luci e soprattutto la radio - Ed Sheeran canta "Don't" - Alycia torna da Harry, che intanto si sta guardando intorno, le mani ancora in tasca, curioso come un bambino di cinque anni.
Alycia ne approfitta per studiarlo con attenzione, i jeans neri leggermente consumati, gli stessi stivali che ha già visto, il maglione bordeaux che si intravede sotto il cappotto, i capelli sempre più spettinati e apparentemente indomabili, la linea dura della mascella. Harry deve sentirsi osservato - studiato - perché alza gli occhi ad incontrare quelli di lei.
- L'altra volta non ho prestato attenzione alla musica che vendete - inizia lui, sentendosi in dovere di spezzare quel silenzio strano e di giustificare la sua evidente curiosità.
Alycia non risponde, il corpo appoggiato al bancone, le braccia incrociate sul petto, gli occhi intenti a scrutarlo - a studiarlo.
- La musica emergente è di qualità e i classici sono tanto particolari quanto introvabili.
Alycia lo osserva passare le dita su alcuni cd esposti, soffermandosi solo per un attimo e sorridendo impercettibilmente.
- Te ne intendi, di musica? - gli chiede allora lei, facendo qualche passo avanti.
- Diciamo di sì - risponde l'altro, sempre con quel vago sorriso che lascia sottintendere qualcosa d'altro ma senza approfondire.
- Sei del settore?
- Diciamo di sì.
Alycia lo guarda e non sa se avrebbe più voglia di baciarlo - baciare quelle labbra piene e velate di ironia - oppure mandarlo a quel paese una volta per tutte. Opta per la via più diplomatica. - Cosa posso fare per te, Harry?
Molto meglio rimanere sul professionale, visto che le due precedenti domande hanno ricevuto risposte insoddisfacenti.
- Veramente sono venuto qui per offrirti il famoso caffè, di cui molto probabilmente ti sarai dimenticata - ride lui avvicinandosi.
Gli occhi di Alycia manifestano un guizzo di interesse e vivacità e spera che Harry non le legga in faccia tutta la segreta soddisfazione che la sua proposta le ha provocato.
- Ho rischiato di dimenticarlo - risponde allora, schietta. - Sai, ho pensato che non ti saresti più fatto vivo... - aggiunge alludendo al tempo trascorso dal loro primo incontro. Sa che è un azzardo, ma abbandona ogni ritrosia, incoraggiata dalla sua presenza e dalle sue parole. Decide di buttarsi, nonostante con tipi come Harry ci si rischi di far male, e anche parecchio. Si rischia di imboccare una strada senza ritorno, piena di curve e in salita, dove alla fine forse ti aspetta un solido muro dove sbattere la testa e dove qualcuno troverà le tue macerie - il tuo cuore a pezzi. Ma Alycia se ne frega, in fondo ne ha già passate tante e non sarà certo Harry Styles a fermarla. E il flebile bagliore che lui le lascia intravedere sotto la sua corazza è troppo invitante per essere ignorato.
Harry si passa una mano grande dietro il collo. - Non sono sempre a Londra - e il suo tono è deciso a non aggiungere altro in merito.
Alycia annuisce, curiosa, ma decisa a non fare ulteriori domande. Lei non ama riceverne, soprattutto sulla sua vita, e così capisce un po' di più la stessa ritrosia che pervade le spalle contratte e il viso teso di Harry.
- Okay - dice solo, annuendo.
Lui alza il viso a guardarla. - Okay?
- Okay, prenderò volentieri un caffé con te - spiega sorridendo, impercettibilmente. Alycia si gode l'espressione di tronfo sul viso di Harry, prima di aggiungere: - Chiudo alle tre, però. Hai voglia di passare per quell'ora?
- Farò un giro qui intorno - risponde lui scrollando le spalle. - È da tanto che non vago per Notting Hill, ne approfitterò.
Alycia annuisce e sorride nuovamente. Sembra che la presenza allo stesso tempo ingombrante ma discreta di Harry le abbia come risucchiato la voce, privandola delle parole - a lei che non mancano mai.
- Ci vediamo più tardi, allora - conclude lui scrollando le spalle e continuando a guardarla intensamente, come a volerle penetrare dentro per scoprire la sua indole più nascosta.
- A dopo.
E lo guarda uscire dal negozio. Dopo essersi guardato un po' intorno, prosegue lungo Portobello Road, le mani di nuovo nascoste nelle tasche, le spalle leggermente ricurve come sotto un peso da portare.


#


NUOVO MESSAGGIO
DA: J.
Ciao, sorellona!
Quando posso chiamarti?


Alycia sorride tra sè e sè mentre rilegge il messaggio di suo fratello.
James Roberts sta prestando servizio in una delle accademie della Royal Air Force, fuori Londra, nella campagna inglese, ma sembra trovare sempre un momento per scriverle e farsi vivo, nonostante i mille impegni e l'addestramento serrato. Alycia è fiera di lui, così fiera che il cuore minaccia sempre di esploderle quando parla di lui o quando qualcuno le chiede notizie.


NUOVO MESSAGGIO
A: J.
ORA NON POSSO PARLARE!!
Ti scrivo più tardi, ok??
;)

La risposta arriva quasi subito, mentre Alycia spegne le luci del negozio e si appresta ad uscire. Intravede Harry dall'altra parte della strada, appoggiato al muro, una borsa di carta in una mano e l'inseparabile cellulare nell'altra.
Alza gli occhi quando lei esce sul marciapiede poco affollato e mette via il telefono, staccandosi dal muro per raggiungerla.
Alycia legge velocemente il messaggio di James.


NUOVO MESSAGGIO

DA: J.
Ok, FURBASTRA.
A dopo ;)

Alycia sorride ancora e, dopo aver abbassato la serranda, butta il telefono dentro la borsa e si volta. Ora Harry è di fronte a lei e le sorride.
- Da quanto sei qui fuori? - gli chiede lei avvolgendosi il collo in una pesante sciarpa grigia.
- Non da molto, non preoccuparti - risponde Harry scrollando le spalle.
- Oh, non mi stavo preoccupando - replica Alycia sincera e con una punta di ironia.
- Grazie, sei gentile - ora anche lui è ironico, ma i suoi occhi celano una sottile punta di divertimento.
- Figurati, detto da te è un complimento, Mr Simpatia.
Harry ride, questa volta, cogliendo il vago riferimento di Alycia al loro primo incontro in negozio. Alycia lo osserva e la sua risata è libera e alta, limpida. Sembra quasi abbassare le difese, mostrandosi per ciò che è realmente, ma dura solo un attimo, troppo breve per essere considerato parte integrante della realtà vissuta, troppo effimero; solido, quasi corporeo, ma allo stesso tempo aleggiante nello spazio tra loro come un fantasma. E, proprio con un fantasma, la risata si affievolisce, lasciando spazio ad altro. I muri tornano alti e il ragazzo lascia spazio all'uomo, serio e determinato, gravato da qualcosa di troppo grande per lui e che lo fa trincerare dietro le sue stesse barriere.
- Credevo di essere già stato perdonato - butta lì, mettendo sù un falso broncio molto poco realistico.
- Diciamo che potresti fare meglio offrendomi quel famoso caffè, che ne dici? - conclude Alycia, sorridendogli furbescamente.


#


"Caffè Nero" è discretamente affollato, a quell'ora, ma riescono miracolosamente a trovare un tavolino nell'angolo in fondo, accanto alla porta con sopra scritto "privato". Il piano in legno è sporco di caffè e Alycia pulisce la sua poltroncina da alcune briciole, prima di lasciarsivi cadere con un sospiro. Harry la osserva per un momento, prima di parlare.
- Cosa le porto, signorina?
- Cappuccino con doppio latte, grazie.
- Arriva in un momento - conclude Harry facendole un piccolo inchino ed è così buffo che Alycia non dice nient'altro, sorridendo semplicemente e guardandolo dirigersi verso il bancone, in coda dietro un paio di ragazzine urlanti e chiacchierone.
Si chiede come sia il vero Harry, se quello silenzioso e scontroso e quasi maleducato che ha visto la prima volta, o quello divertente e ironico e irriverente della seconda, oppure questo Harry inedito, scherzoso e ironico, il sorriso storto ma bellissimo e lo sguardo attento e penetrante. Si chiede perché quella prima volta si sia comportato in modo tanto scortese, con chi stesse parlando al telefono e perché fosse così spazientito e irritato; si chiede cosa l'abbia spinto a passare a trovarla dopo quasi un mese di silenzio, perché abbia insistito per quel caffè, cosa lo spinga a guardarla come la sta guardando adesso, mentre la coda davanti a lui si accorcia e li separano solo alcuni metri. Quali problemi lo affliggono quando si passa una mano nervosa dietro il collo o quando si riavvia i capelli ricci? Qual è la storia di Harry Styles? Cosa fa durante le sue giornate, dove lavora, dove vive - perché non è mai a Londra? Quali persone incontra e a chi vuole bene - chi ama? Passa le sue notti da solo o si stringe a qualcuna, le gambe allacciate e i corpi nudi?
Harry stesso la riscuote dai suoi pensieri decisamente intricati - è una che pensa molto, Alycia. Si strugge quasi, a forza di pensare. Ed è stancante. Distende le labbra in un sorriso mentre Harry le poggia davanti il suo cappuccino doppio latte e intanto prende posto nella sedia di fronte, togliendosi il cappotto nero e poggiandolo sullo schienale. Si rimbocca le maniche del maglioncino bordeaux, che gli ricade comodo sul petto ma non senza segnare le larghe spalle, e sorseggia tranquillo dal suo bicchiere. Alza lo sguardo quando si sente osservato e Alycia sobbalza leggermente, beccata in flagrante. Nasconde gli occhi nella sua schiuma.
- Che c'è? - le chiede.
Rialza lo sguardo e scuote la testa. - Pensavo al fatto che sei misterioso, Harry Styles. Non credo di aver capito molto di te.
- Ah, no?
- Già. E io sono piuttosto brava a capire le persone. A pelle, capisci?
- È come un sesto senso?
Alycia ci riflette sopra e scuote la testa. - Non credo, no. Di solito le mie prime impressioni su una persona si rilevano quasi sempre esatte, quindi parlerei più di scienza piuttosto che intuito.
Harry ride e Alycia lo guarda, aggrottando le sopracciglia.
- Scusa - aggiunge lui in fretta in risposta al suo sguardo. - Scienza? Nei sei certa? Sei così sicura delle tue impressioni e sensazioni da definirle scienza?
- Direi di sì - asserisce lei bevendo un lungo sorso di caffè e passandosi poi la lingua sulle labbra. Harry continua ad osservarla e qualcosa gli passa nello sguardo e ne illumina per un attimo il verde.
- Sentiamo, allora. Cosa hai capito di me?
Alycia poggia il bicchiere e si sporge in avanti, i gomiti sul tavolo e lo sguardo concentrato. Harry è vicinissimo e ne può sentire il profumo, dolce e aspro allo stesso tempo. Gli osserva per un attimo la linea decisa della mascella, le labbra umide piene e dischiuse, la vena pulsante del collo; i capelli spettinati e selvaggi, il modo in cui i suoi occhi seguono quelli di lei nella sua minuziosa indagine, senza lasciarli un solo istante; le grandi mani intrecciate sul tavolo e il tatuaggio a forma di croce tra l'indice e il pollice; gli anelli e un'àncora a marchiargli il polso sinistro.
- Sei decisamente del settore musicale, ci lavori, anche se non so ancora bene di preciso cosa tu faccia - inizia Alycia tornando a guardarlo negli occhi. - Non credo il cantante, altrimenti avrei riconosciuto il tuo bel faccino o quanto meno il tuo nome. E, dalle risposte piuttosto vaghe e stringate che mi hai rifilato prima, non ti piace parlarne. Non so perché ma la cosa mi incuriosisce.
Harry si limita a guardarla, ascoltandola con attenzione, senza battere ciglio.
- Hai detto che non sei sempre a Londra, il che vuol dire che non ci vieni spesso. Almeno non quanto vorresti. O dovresti? - Alycia inclina la testa, pensierosa, poi prosegue. - Dall'accento direi che sei nato fuori Londra, probabilmente a nord ovest, non posso dirlo con precisione, ovviamente. Quindi, o ti sei trasferito qui ma lavori fuori e non passi molto da casa oppure qualcosa ti richiama in città, un impegno che però è gravoso, un impegno che fa riemergere ferite ancora calde, qualcosa che ti grava sulle spalle, lo vedo da come cammini. C'è questo cosa del tuo passato che ti porti dietro come un fardello, troppo pesante da reggere, ma ti ostini a portarlo da solo. Mi sembri un tipo solitario e non particolarmente incline alle nuove conoscenze e questo ci porta a noi. Perch-
- Okay, basta così.
Harry la interrompe, la voce tesa ma decisa. Alycia lo guarda, stupita e intimamente ferita. Harry la guarda di rimando e gli occhi verdi sono adombrati da qualcosa di molto simile alla collera, ma che sparisce quasi subito, quando comprende la durezza delle sue parole, e l'istinto che le ha guidate svanisce.
- Scusami - si affretta infatti ad aggiungere allungando una mano e poggiandola su quella di Alycia. - Sono un deficiente. E finisco sempre per comportarmi da maleducato.  
Lei rimane in silenzio, perché non sa quantificare il sollievo misto alla delusione, la morsa che le attanaglia lo stomaco e le lacrime che premono agli angoli degli occhi, la voglia di alzarsi e scappare via e l'attrazione che la spinge invece a restare e ogni terminazione nervosa sente la mano di Harry sulla sua, la sua pelle calda, la forma degli anelli che preme un po' di più, come a volerla trattenere. Resta.
E Alycia è immobile e lo guarda - aspetta.
E Harry è immobile e la guarda - respira.
- Mi dispiace - rompe il silenzio lui alla fine, portandosi la mano libera dietro il collo. - Mi dispiace essere scattato così, è che... - indugia. - Hai toccato un nervo scoperto.
Alycia annuisce e basta, sposta lo sguardo ovunque intorno a lei e come una stupida cerca Natalie, ma Natalie non c'è, la domenica è a casa e in quel momento è sicuramente da Liam, a ridere, baciarlo e bere cioccolata. E lei è lì con Harry Styles, e lui la tiene in pugno, nonostante non sappia niente di lei, ma è come se invece sappia tutto.
Sente lo sguardo di lui cercarla, così lo accontenta e fissa i suoi occhi azzurri in quelli verdi di fronte a lei, decisi e fermi.
- È anche colpa mia - dice alla fine rompendo il silenzio pieno di parole non dette. - Non avrei dovuto psicanalizzarti a quel modo, sono stata irritante e impicciona.
- Avevi ragione - dice Harry senza preavviso, mancando per un soffio di interromperla nuovamente.
Alycia lo guarda, soppesando le sue ultime parole. Attende.
Harry sospira. - Avevi ragione su tutto.
- Non sei obbligato a darmi ragione solo perché vuoi fare ammenda, sai?
Tra loro si apre uno spiraglio di ironia e Alycia rivede l'altro Harry, quello irriverente, riemergere dalle nebbie.
- Non mi sento minimamente obbligato, tranquilla. Di solito quando dico le cose sono sincero, altrimenti sto zitto e basta.
Alycia non dice niente, come aspettando che da lui arrivi qualcosa in più. Harry giocherella con le sue dita lunghe e sottili e lo fa con una familiarità che minaccia di schiacciarla. Quel primo contatto tra i loro corpi sembra scontato, naturale, bello. Sembra che le sue dita abbiano aspettato solo di essere cercate da quelle di lui, come la pelle quando riconosce un'altra pelle, come qualcosa di intrinsicamente giusto, e non ti chiedi neanche più come sia possibile.
- Lavoro nell'ambiente musicale - comincia lui lentamente, come cacciando fuori ogni parola. - Scrivo testi. E, prima che tu me lo chieda, ho scritto testi anche piuttosto famosi, nella mia vita, per artisti altrettanto famosi, ma non mi va di parlarne. Davvero. Almeno non ora.
"Non ora" implica senz'altro un "magari la prossima volta" e Alycia intravede altri giorni e altre parole, altri caffè e altre dita intrecciate, ma scaccia via ogni congettura, abbracciando la razionalità.
- Vivo tra New York e Los Angeles, più che altro in quest'ultima, e vengo a Londra praticamente una volta al mese. Sono nato nel Worcestershire e cresciuto nel Cheshire, ma mi sono trasferito a Londra, dove in realtà vengo molto poco. Mi mette tristezza.
Alycia si chiede come una città come Londra possa mettere tristezza ad un essere umano, ma poi comprende che la tristezza di Harry è direttamente proporzionale al motivo implicito per cui viene a Londra una volta al mese e che è sicura non le dirà. Almeno non ora.
- Okay - dice solo lei annuendo.
- Ti basta, come spiegazione? Per ora... - chiede Harry sorridendole leggermente.
- Mi basta, sì.
Gli sorride perché non può fare altro.


#


Alycia ed Harry si fermano in Colville Square, sul marciapiede di fronte a casa di lei. La finestra di fronte, quella del salotto, è leggermente dischiusa e dall'interno arrivano le note di una chitarra.
Harry tende le orecchie, in ascolto, e Alycia scrolla le spalle. - È il mio coinquilino. Suona.
- È bravo.
- Già - concorda lei ridendo. - Suona praticamente da sempre.
- Sembra simpatico - butta lì Harry sorridendole e stringendosi nel cappotto scuro.
- Lo è, quando non fa il coglione.
Ridono entrambi e Alycia pensa che non si stancherebbe mai di sentire Harry ridere.
In caffetteria, dopo la parentesi iniziale, hanno finito per chiacchierare animatamente delle loro vite mezze incasinate, del caos di Londra, della bellezza di Notting Hill e di musica e film iniziati e mai finiti e libri - anche e soprattutto di quelli che Harry ha acquistato alla libreria di Liam mentre aspettava che arrivassero le tre.
- Magari me lo presenti, la prossima volta.
- Magari ti faccio salire, la prossima volta.
Harry la guarda intensamente e Alycia ricambia lo sguardo e cose non dette e parole sottintese rimangono nell'aria, inespresse ma fin troppo grandi. Alycia finisce per sorridergli furbescamente, come le piace di più, e lui sembra intuire ciò che la bocca non dice ma che gli occhi trasmettono, perché si passa una mano dietro il collo e sospira, senza smettere di guardarla.
Come un flash repentino, Alycia si mette a frugare nella borsa e, dopo aver scansato una barretta ai cereali aperta, mangiucchiata e mai finita e un pacchetto di Lucky Strike mezze vuote, trova quello che cercava. Afferra una mano di Harry e lui la guarda sorpreso mentre lei gli scarabocchia il suo numero di telefono sul palmo, sulla pelle chiara e morbida. Poi rialza gli occhi su di lui e gli sorride.
- Scrivimi, quando hai tempo e se hai voglia. Magari tra una corsetta sul Sunset Boulevard e l'altra  - e ride ed Harry con lei.
- D'accordo, Roberts.
Alycia annuisce. - Ora è meglio che vada, o Niall darà di matto.
- Peggio di un padre apprensivo - ride ancora Harry.
- È un migliore amico apprensivo e sì, è anche peggio - risponde lei e per un attimo la parola "padre" le provoca una fitta nello stomaco che però ricaccia via, decisa a non lasciarsi trasportare dal dolore e dai ricordi.
Harry la saluta con un bacio sulla guancia e Alycia chiude gli occhi per un attimo infinitesimale mentre le labbra calde di lui le toccano la pelle fredda e non fa nient'altro a parte guardarlo andare via dopo un ultimo saluto, la figura alta e schiva, le mani in tasca, un'aura di malinconia che gli aleggia intorno come una maledizione.


#
 


{domenica 1° febbraio, Los Angeles, ore 00:02 AM}
Harry guarda l'orologio appeso nella piccola cucina - un mega frigorifero a due ante, mobili grigi dal design moderno, un quadro di arte moderna appeso alla parete tra il forno e la finestra. La casa è silenziosa - come sempre quando non organizza qualche festa spinto dagli amici della casa discografica per la quale lavora o qualche cantante dopo l'ennesima, fruttuosa collaborazione.
Si avvicina al bancone in acciaio e guarda la scatola di "Joan's On Third" di fronte a lui. Butta via il biglietto allegato senza nemmeno aprirlo e prende dall'interno un cupcake al cioccolato. Piazza una candelina al centro del dolce e si dirige in salotto.
Los Angeles è illuminata a giorno dietro la vetrata e Harry si lascia cadere sul divano, sospirando. Occhieggia il suo telefono, costantemente illuminato a causa dei vari messaggi di auguri che lo stanno sommergendo da due minuti a quella parte. Non gli interessano, però. Poggia il dolce sul tavolino in cristallo di fronte a lui e accende la candelina con un accendino. La fissa per qualche secondo, incantato dalla piccola fiammella ondeggiante. Gocce di cera cadono sul cupcake che tanto non mangerà.
Poi si china in avanti. - Buon compleanno, Harry - sussurra tra sè e sè, e spegne la candelina.



NOTE
  • Titolo e citazione arrivano da "Hold Me Down" di Halsey.
  • L'idea per il nome del locale in cui lavora Niall, l'Hurricane, mi è arrivata dall'omonima canzone di Halsey - che come avrete capito mi ha ispirata molto.
  • "Gipsy" - Lady Gaga.
  • "Don't" - Ed Sheeran.
  • Il fratello di Alycia, James, studia in una delle accademie della Royal Air Force: purtroppo non conosco l'esatto funzionamento della RAF, mi sono presa una licenza poetica, perdonate eventuali errori.
  • "Caffè Nero" esiste davvero in Portobello Road, sfortunatamente non lo ricordo perfettamente: si confondono tutti, chiedo venia.
  • Per quanto riguarda il lavoro di Harry, non so come funzioni nello specifico l'azienda musicale e mi scuso per qualsiasi eventuale errore commetterò d'ora in poi.
  • "Joan's On Third" è una vera pasticceria di LA.

Sbrigate le note, mi ritrovo come sempre con poche cosette da aggiungere, a parte che in questo capitolo conosciamo ancora meglio sia Harry sia Alycia e in misura minore Natalie e ci avviciniamo sempre più agli eventi che direttamente precedono il prologo. Nel prossimo capitolo verrà svelato un altro importante tassello di questa storia e qualcun altro entrerà in scena. L'identità di questi due nuovi "personaggi" è piuttosto facile da indovinare. Solo uno dei due parlerà, lascio a voi le previsioni. E non temete, Harry ci sarà.

Ringrazio nuovamente di cuore tutti coloro che leggono/recensiscono e seguono/preferiscono e vi lascio come sempre il mio contatto FACEBOOK, dove presto potrebbe arrivare l'album dedicato ai personaggi, e infine Harry e Alycia.

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