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Autore: tixit    23/11/2015    7 recensioni
Brevissima storia su una scelta e tutto quello che è venuto prima.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'Odore del Vino


I ricordi sono una cosa strana, pensò, una volta fuori.
Non affiorano mai in ordine cronologico, come una storia, o in ordine di importanza, come un rapporto militare, o una lista di cose da fare.
Arrivano a ondate, richiamati da odori o sapori, o perfino rumori. Il sapore del vino per esempio, l’odore della pioggia sulla stoffa di una uniforme, il tintinnio di un bicchiere, i passi di un uomo che se ne va senza guardarsi indietro.

Ma il vino della bettola non era quel vino, il tintinnio dello stagno non era quello del cristallo, e quei passi… non era quell’uomo. Solo una rozza rappresentazione della loro bellezza, una caricatura.


O forse, rifletté, la rozza rappresentazione era fin troppo benigna, perché, e lì sospirò, il vino sarà anche stato migliore, ma il ricordo sapeva di fiele.
 

Si appoggiò senza fiato contro la parete scabra del vicolo. L’odore era disgustoso, il peggio di un essere umano,

 

Se avesse potuto vedere il suo ricordo del vino come un quadro non avrebbe saputo da che parte osservarsi. Boucher ne avrebbe tratto una scena leggera e lasciva: una donna sdraiata davanti ad un camino che sta lentamente bruciando, un fuoco d’artificio pronto ad una esplosione festosa, narrato un attimo prima che questa succeda anche se, a dire il vero, noi non lo sappiamo se mai esploderà - non era successo, lui  non l’aveva permesso,

Dall’alto? Le schiena di lui - bella, forse, non si era spogliato - la testa sul seno, i riccioli biondi di lui a confondersi con quelli di lei. Il volto di lei… infinita dolcezza, una resa? o qualcosa di molto animale? Solo lui lo sapeva.
Lei gli occhi li teneva chiusi, ostinata, ricostruendo un volto, un sorriso, uno sguardo, non volendo vedere. Non volendo sapere.
 

Di lato? Le gambe di lei sollevate, coi pantaloni intatti, a cingere i fianchi di lui. Solo la camicia, da qualche parte a terra, il vino versato sulla pelle di lei, le labbra di lui che assaporavano la scia… avide? le sarebbe piaciuto, ma sapeva che era come una danza, una coreografia perfetta. Socchiuse gli occhi, come una prova generale prima dello spettacolo vero, qualcosa giusto per ripassare i passi, prima del vero pubblico in sala.

 

L’aveva accarezzata e baciata - mai sulla bocca - aveva sorriso - di lei o con lei? - e le aveva chiesto tu dimmelo.
Cosa? ti amo? ti voglio? Lei, non lo sapeva. Lo amava, ah se lo amava quell’uomo perfetto, e lo voleva, non era chiaro? Il fatto che lei fosse lì, in quel modo, indifesa… che altro voleva?

Noi saremmo perfetti sussurrava, sulla carta perfetti, se solo io non fossi innamorato di un’altra. Ma tu dimmelo.

 

Ma lei non glielo diceva, e così lui si fermava, la lasciava sospesa in attesa del prossimo passo, le diceva che non potevano, rivestiti e vai, si è fatto tardi, è sbagliato.

Quello che lui non diceva eppure anche lui lo sapeva è, proseguiremo la prossima volta, con il prossimo messaggio, per un altro appuntamento mancato. Se sarai brava.

 

Il peggio del peggio di un uomo. Pensò sospirando.

 

Eppure per tre sere aveva aspettato che Lei le chiedesse di portargli un messaggio, e poi era corsa fino alla casa di lui, trovandolo lì, in attesa. Aveva accettato che lui la trattasse come un omaggio da unire ad un biglietto di scuse non posso venire, gradite questa semplice rosa - se l’era chiesto se Lei lo sapeva, non sapendo cosa fosse peggio, essere solo uno scambio, o essere quella che tradisce un’amica. Sperò ogni volta la seconda, vergognandosene, ma non abbastanza.

 

“Non siete una dea, siete solo una donna” gorgogliava per ogni sospiro che le strappava.

 

Ogni volta una carezza più ardita - le mani sotto la stoffa, solo l’ultima sera la camicia era finita in terra con un fracasso assordante (lo sentì solo lei) - ogni volta il solito pentimento - tutto di lui, lei era persa sotto le sue mani, nodo di desiderio e sospiri - non possiamo, non dobbiamo, non sei lei, non sono io, non siamo noi. L’avesse detto un altro si sarebbe irritata. Non siamo?

 

Girodelle lo sapeva? Se lo chiese e decise di sì: lo sapeva.

La terza volta che non fu la terza Girodelle l’aveva fermata, una questione urgente le disse, ore per delle scartoffie. Lei che fremeva e poi piano piano pensava che forse era meglio così.

 

Quando lui se ne stava andando, lì sulla porta, i capelli più lunghi dei suoi, s’era voltato, come per un ripensamento, e le aveva detto “Giocate a carte?”

Aveva scosso la testa.

“Peccato perché allora sapreste… a volte è necessario vedere la mano dell’avversario per capire se si è vinto o se si è perso… ma un giocatore un pochino più esperto” le aveva sorriso “non ne ha bisogno, sapete? Lo capisce da solo...”

“Giocare per giocare va bene…” aveva aggiunto, “non siamo bambini... è giocare per vincere, o per rifarsi, che è solo un disastro.”

Poi era sparito.

 

Allora lo aveva pensato uno sciocco, un giocatore che si crede esperto di carte, parlare con lei dell’azzardo, lei che non rischiava mai nulla.

 

Si staccò dal muro, l’odore del vino ancora sulle labbra a prenderla in giro.

 

Adesso tradurre era facile pensò non serve andare a vedere, sdraiata sulla schiena, se un uomo ti ama o ti vuole. Se Fersen l’avesse voluta l’avrebbe afferrata per un polso in uno dei corridoi di Versailles e portata… ovunque perfino una stalla le sarebbe bastato. Sorrise. Perfino la lavanderia dove le serve puliscono le pentole, le mani nell’acqua bollente, l’odore dell’unto e del fondo bruciato.
 

Se Fersen l’avesse amata non avrebbe permesso che lei gli portasse biglietti d’amore di un’altra.

 

Non avrebbe mai detto non siamo.

Noi siamo.
Avrebbe detto noi siamo.


Cattivi, fedifraghi, infedeli… liberi, giovani, belli. Innamorati.

 

Noi siamo.


Sospirò e montò a cavallo. La prima goccia di pioggia la colpì sulla guancia, bacio inaspettato, tradimento da Giuda. Quello non lo voleva ricordare decise. Con rabbia spronò il cavallo verso casa.
   
 
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