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Autore: queenjane    23/11/2015    2 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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Tra il 20 maggio e il 26 giugno 1910,  il giornale “La parola”pubblicò una serie di articoli su Rasputin, descrivendo in dettaglio le sue turpitudini, le sue ubriacature, che aveva molestato e ricattato molte persone, le sue relazioni equivoche con il trono e l’estrema destra, la sua pazza teoria che per salvarsi dal male occorre peccare sempre di più..
Sasha Rostov- Raulov, il fratello di Ella e zio di Catherine, li fece scorrere alla nipote, aggiungendo che una bambinaia dello zarevic Alessio era stata disonorata dal monaco siberiano nel suo stesso letto.
E ancora, Mademoiselle Tjuceva, istitutrice delle granduchesse, era indignata che il Sant’Uomo indugiasse nelle stanze delle ragazze quando erano in deshabillé, fissandole in modo lascivo e la zarina Alessandra l’aveva sospesa dal servizio.

Lo zar Nicola II scuoteva la testa e taceva, come facesse Ella a sapere tutti quei dettagli era per Catherine un mistero, ignorava che lo zar e sua madre avevano ripreso la loro relazione dopo il suo incidente a cavallo, nel marzo 1906.
 Anche gli altri membri della famiglia Romanov conoscevano quei particolari e temevano l’ascendente di quel pazzo siberiano, Rasputin, sulla giovane zarina che lo proteggeva a oltranza- allora nessuno sapeva che lo zarevic Alessio era emofiliaco e che Rasputin, un santone, pareva avere il potere di fermare le sue crisi emorragiche, potenzialmente letali, così che Alessandra lo teneva caro, il santone giunto dalla Siberia. Tuttavia, ignorando quello era facile trarre conclusioni affrettate e maligne.
Lo zar domandava in tono retorico a Ella cosa fare, ma lei sapeva che con lei si sfogava, era la sua amante, non sua moglie, poteva consigliare, non ordinare.
A dare retta all’istinto gli avrebbe detto di allontanarlo, Catherine le aveva riferito  come la piccola Anastasia, nata nel 1901, la penultima figlia dello zar facesse entrare di nascosto il caro amico, Rasputin, una confidenza a Catherine che adorava ma era un problema serio …
Se proprio doveva rendere visita, andasse a trovare a casa di Anna Vyribova, amica di Alessandra, fautrice entusiasta di Rasputin, poi Ella ebbe una idea geniale.
Lo starec sosteneva di essere stato pellegrino fino al Monte Athos, la principessa suggerì Gerusalemme.. Lo zar nicchiava, quando il santone era stato spedito in Siberia, prima del 1910, alla zarina Alessandra erano venute delle vere e proprie crisi isteriche. Mettiamola così, diceva Ella, Rasputin è  un istrione, davanti alla zarina si presenta come il povero contadino siberiano abitato dagli spiriti, che non accetta denaro, ma fuori da lì incarna lo  spirito del male e della dissipazione.
Alessandra si sente in colpa per avere trasmesso al suo unico figlio maschio il morbo dell’emofilia, potenzialmente letale, non se la sente di provare un’altra gravidanza, stanti i rischi elevati di un secondo figlio emofiliaco-sua sorella, la principessa Irene di Prussia ha avuto tre maschi, due con il morbo.. E hanno già troppe femmine …  Questione di statistica e di fortuna.. Quindi la giovane imperatrice vede solo quello che vuole vedere e non si fida di nessuno, è cieca e suo marito passivo, che idillio.. Poi Rasputin andò a Gerusalemme, due piccioni con una fava, si allontanava dai suoi detrattori e assecondava la sua fama di essere un santo..
Una tregua.
Per Alessio, le emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi e la morfina avrebbe attenuato gli spasmi. Tuttavia i medici, per evitare dipendenze, non la somministravano, così che il suo unico rimedio era svenire per fuggire dal dolore. Il sangue corrodeva le ossa, i tessuti e le cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi, lo zarevic era costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici per correggere la situazione.
A cinque anni, dato che era nato nel 1904, le infermiere che lo assistevano furono sostituite da due marinai che facevano da guardie del corpo e infermieri quando era a letto.
Pur sorvegliato a vista, trovava sempre una via di fuga e si feriva spesso, con esiti quasi estremi. Le  storie di Catherine lo distraevano dalla sua agonia, la chiamavano principessa cantastorie, principessa Sherazadeper la sua sapienza narrativa ... l'appellativo mia principessa era riservato solo a Olga, una principessa che  tale  aveva giurato il segreto e manteneva la sua parola.
 Quando il bambino stava male si parlava di una storta, una influenza o un raffreddore.
Nessuno ci credeva, per il mondo esterno l’emofilia dello zarevic era un segreto e le voci riferivano che l’erede al trono fosse deforme, ritardato o epilettico.
Quando stava bene, non si differenziava dai ragazzi della sua età, vivace, allegro, giocherellone.  Irrompeva nella classe delle sorelle e faceva un chiasso inenarrabile fino a quando non lo trascinavano via. Avrebbe voluto andare a cavallo, giocare a tennis, pattinare, ma quelle attività gli erano precluse che troppo pericolose.
Alessio era conscio della sua posizione di erede ed era spesso preda dell’arroganza.
Una volta, appurato che gli avrebbero obbedito, disse agli appartenenti a un reggimento di cui era comandante onorario di buttarsi dentro una fontana, con uniformi e sciabola sguainata e ne rise fino alle lacrime. Alle parate cui lo conduceva suo padre, urlava i suoi motteggi, bravo, avanti così. Entrando talvolta nello studio dello zar, pretendeva che il ministro di turno si alzasse in piedi per salutarlo e, cortese, gli stringeva la mano. Con lui ve la caverete male, asseriva ridendo Nicola quando si allontanava.
Per timore che, preda di un capriccio, si facesse male tirando un calcio a un mobile come tutti i  bambini normali, nessuno lo riprendeva, così che il fanciullo faceva tutto a modo suo, con il risultato che divenne recalcitrante e maleducato, viziato oltre ogni dire e obbediva solo a suo padre, atteso che la servitù aveva la consegna precisa di non contrariarlo in nulla, pena la scomunica, ironizzava Olga con Catherine, di contrabbando.
Le sorelle, ormai cresciute, dinanzi agli estranei  restavano sedute a braccia incrociate o  ricamavano, la voce bassa, sempre composte a tavola, salvo scatenarsi quando erano da sole.
Per esempio, nell’autunno del 1910 la moda era arrampicarsi sugli alberi, Cat e Olga aprivano le file, le confidenze arboree che fluivano tra di loro., la predilezione e la confidenza reciproca sempre costante e immutabile.. un baluardo e uno scudo contro le brutture della vita.
  • Volevo farti una domanda-
  • Dimmi..
  • È su tuo padre, quando hai avuto l’incidente a cavallo..
  • Caspita, era il 1906 e ora siamo nel 1909, ne hai passato di tempo a rimuginare, continua, non ti offendere- coprendole una mano con la mia per un momento.
  • Aveva uno sguardo vuoto, strano ma ..
  • Vedi, Olga.. – Dovevo raccontare della sua predilezione per la bottiglia, i suoi giorni alla deriva, era un bravo attore ma lo sapevo, lo intuivo dai movimenti farfallini e dal brio eccessivo, che da un pezzo non cavalcava più per tema di incidenti imbarazzanti. Ma era mio padre e lei la mia migliore amica, due lealtà configgenti da dirimere.
  • Beve, Olga, ecco tutto e mia madre si tiene occupata, lo evita, come me quando non è il caso, ovvero quasi sempre – Guardai in avanti, la sua pena che pesava sulla schiena.
  • Oh  .. Catherine. Cat, mia principessa.
  • Il loro è stato un matrimonio combinato, nessuno era la prima scelta dell’altro..- La verità, nuda e cruda, tranne che mi faceva male fino al midollo, quindi iniziai a scendere e lei mi raggiunse, dopo, per farmi smaltire la rabbia e l’imbarazzo, fissavo senza vedere il mondo circostante poi mi sfiorò la spalla. – E’ la loro vita, Catherine, non la tua, e tu ti sposerai  per amore-
  • Come no- Sorrisi, adulta, amara.
  • Non mi sposerò mai  Olga, sarò la tua dama di compagnia e staremo sempre insieme,
  • Cretina, ti sposerai e dai retta, se avrai una bambina … le darai come secondo nome il mio.
  • Non il primo?- con ironia.
  • No, non sono così vanitosa. E un maschio lo chiamerai Nicholas, giusto.
  • Non mi sposerò e non avrò figli, Olga. Tu e io staremo insieme, sempre, ti sposerai, sarò la tua ancella e la madrina dei tuoi figli, mai mi sposerò, dai retta.
  • Come no, Catherine, avrai dei figli e ti sposerai.
  • NO.
  • Invece sì-
  • Non penso.
  • Sì, dammi retta. E ti sposerai per amore.- lo ribadiva, ci credeva e forse potevo crederlo io pure.
  • Non credo proprio.
(.. E due volte mi sono sposata, invece, entrambe per amore, Olga, e la mia bambina ha avuto nome di Elisabeth Olga,il mio primogenito Nicholas ).

Il giorno dopo portai tre sigarette di contrabbando, un accendino, foglie di menta, dovevo esaudire un suo desiderio, fumare, due principianti alla riscossa, che tossirono a più non posso. Ma così era. Poi fu il turno di leggere di contrabbando "MADAME BOVARY", lo voleva leggere senza censure, Gilliard, il precettore di francese delle granduchesse, passava al vaglio le sue letture e segnava, cancellandole, le parole inutili, guarda caso quelle delle scene più interessanti o proibite. A Olga non andava, ricordavo che a dieci anni sosteneva che era inutile imparare i verbi ausiliari, erano i servi dei principali. Era una fautrice di Golia, rispetto a Davide, nella storia biblica di Giuseppe e dei suoi fratelli, parteggiava per il primogenito.
  • Spiegami che colpa ho se Alessio non obbedisce a nessuno- Sancì aprendo la copertina del libro.
- Si agita a tavola, pilucca dai piatti altrui e bada che i nostri genitori sono presenti.
  • Fammi indovinare, tua madre ti ha brontolato, come al solito- Annuì e compresi che intendeva comportarsi male con cognizione di causa, che stavamo facendo una cosa proibita.
  • Lo hai rilegato tu con questo cartone anonimo?
  • Sì, per sicurezza e lo riporterò via.
  • Lo leggerò a rate in questo modo, ma se lo tengo tra le mie cose può essere pericoloso.
  • Inizia, o ci metterai mesi.
Eravamo due adolescenti, come tante, nonostante il rango smisurato, la differenza era nella qualità della nostra amicizia, un legame speciale e unico.
Lei era la figlia dello zar, io di un principe, il mondo pareva appartenerci, lo rivelano i nostri sguardi, rifletto a posteriori, osservando le foto di noi in bianconero di quel periodo, prese a tradimento, nelle pose ufficiali mi irrigidivo e venivo sempre male.
 
 
   
 
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