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Autore: queenjane    27/11/2015    2 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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La principessa Ella osservava lo scorrere del tempo sul suo corpo, i minimi segni delle rughe,sugli angoli di labbra e occhi, le scalfitture della pelle sulla fronte, la minore flessuosità rispetto alla sua luminosa giovinezza, tuttavia, quando teneva lo zar tra le braccia non le importava, erano sempre loro che restavano.

Lo scrutò, armoniosa, in riposo dopo l’amore, erano in uno dei loro nascondigli, un luogo segreto, una semplice stanza che uso e tempo avevano reso cara.

Era una fortuna dormirci un paio di notti rubate in un mese, certo vi erano altre ore rubate, suntuose come rubini, un pranzo o un pomeriggio,loro due insieme, inventando varie riunioni dei ministri, lo zar, mentre Ella si trincerava dietro riunioni di comitati di beneficenza, dei pomeriggi..appassionati.

Oppure Alix pensava che lo zar suo marito fosse a passeggiare, salutare abitudine della giovinezza in cui lei non lo seguiva, che era spesso sul letto o sul divano per il mal di gambe e la sciatalgia.

Quando lo zar si recava in viaggio, a visitare le province o un re straniero,e la moglie era indisposta, Ella si accodava con discrezione.

Una volta Lui le regalò una collana di pregiate perle boeme, il ciondolo era la E di Ella,un monogramma, disegnato da Nicola stesso, alla maniera occidentale, composto di rubini e zaffiri, che almeno poteva portare sempre con sé qualcosa di lui quando non erano insieme.


A sedici anni, nel 1911, Olga festeggiò la cosiddetta maggiore età con un ballo a Livadia, in Crimea.
Ciò significava poter portare i capelli raccolti, le gonne lunghe ed il busto, riti di passaggio, minimi gesti che avevano una immensa importanza.
Si parlava di progetti matrimoniali in fieri, dato che era la figlia di un imperatore, non una comune cittadina, ma lei ci rideva sopra, l’idea di lasciare la sua famiglia le appariva lontana come un miraggio incongruo, una chimera.
Comunque, in via ipotetica, tra noi ne parlavamo, tanto per ridere.
Mi suggerì l’estate, per organizzare il matrimonio, il mio, lei e le sue sorelle che mi avrebbero fatto da damigelle.

Meglio quello che riflettere sul bizzarro comportamento di Alessandra, oggetto di eterni pettegolezzi, la passività dell’imperatore, il disorientamento dei ministri e del parlamento, la Duma, dopo l’assassinio di Stolypin, primo ministro nel settembre 1911 a Kiev.. Il tutto aveva acuito i sospetti su Rasputin, la polizia lo teneva sotto controllo, annotando le sue malefatte e, insieme, lo proteggeva.
Si vociferava di alterchi, volgari litigi, visite alle prostitute e ai bagni turchi, notori luoghi malfamati, di ubriacature costanti. E si parlava delle (presunte) lettere che la zarina Alessandra gli aveva scritto e che giravano in copie, si vociferava che il siberiano e l’imperatrice fossero amanti.
Nel febbraio 1912, Maria, madre di Nicola II, pregò il figlio e la nuora di allontanare il siberiano, per non rovinare la dinastia e la loro famiglia, e ripeté il commento varie volte a svariate persone, come Ella.
Nicola non disse nulla, fu sua moglie a parlare, enunciando che si trattava solo di infami pettegolezzi, Rasputin era un santo, un asceta, puro spirito.
Erano stupidaggini e forse Alessandra lo sapeva, era ostinata ma non cieca o idiota, per quanto alla gente piacesse pensarlo, così che poche settimane dopo decise di rivelare ai membri più fidati della famiglia Romanov della malattia di Alessio e il ruolo svolto dalle preghiere di Rasputin.
Invece di procurarle simpatia o comprensione, la mossa ebbe l’effetto opposto.

Per paradosso, nessuno menava conoscenza della relazione tra Ella e Nicola, forse erano due formidabili attori, accorti e attenti, oppure una duratura storia extraconiugale, con una sciagura come Alessandra come moglie era da considerarsi un ristoro per lo zar, da compatire e non certo da biasimare se cercava requie con un’altra donna e non una qualsiasi, ma la splendida Ella, che non aveva mai cercato benefici o cariche, essendo ricca di famiglia e con titoli in abbondanza per suo conto.

Nel settembre 1912, la famiglia imperiale si recò a caccia nelle tenute polacche di Spala, dopo che Alessio era rimasto a letto qualche giorno per una botta alla gamba sinistra.
Qui le sue condizioni ebbero un tracollo e venni convocata in via urgente da San Pietroburgo, dove ero, una emergenza e mia madre non fece domande, non era il suo stile e mi sorpresi a pensare che sapesse qualcosa, era una donna intelligente e con un tatto infinito, anni di pettegolezzi ma non mi chiedeva nulla…
Voleva le mie storie, Alessio, tranne che vederlo fu un colpo, nonostante gli avvisi ricevuti.
  • Altezza imperiale- Le mie ginocchia toccarono obbedienti la sponda del letto, nonostante il tremore,celate dalla provvidenziale gonna, mentre mi inchinavo, il viso era stravolto dal dolore, la pelle tirata e la fascia lombare e la gamba sinistra gonfia.. invocava Dio e sua madre.
  • Cat. – la zarina mi chiamò con il mio nomignolo, strano, annotai ma scorsi il suo viso opaco, le ciocche grigie che striavano i suoi capelli dorati, la sua desolazione feroce e impotente.
  • Grazie per essere venuta.
  • Grazie a voi, Maestà imperiale. Ecco, pensavo di raccontare a sua Altezza imperiale una storia che forse non conosce, ovvero le avventure di Sinbad il marinaio,- Una delle mie formule magiche, l’attacco delle mie storie, sillabe che erano il ponte di congiunzione per altri mondi.
  • Racconta .. avanti- la voce sottile come brina. Presi una mano dello zarevic, racchiudendo il palmo contro il suo, per trasmettere forza e salute.
  • Adesso vai, Catherine, si è assopito e tu riposati un poco, le ragazze ti aspettano.- con un piccolo cenno, mi permise di congedarmi e tornò a scrutare suo figlio, non fossimo state io e lei l’avrei abbracciata, ma non osai.
  • È a rischio di setticemia e peritonite- mi raccontò Tatiana, quando passai nella stanza che divideva con Olga.
I gemiti e i lamenti del principe erano continui e costanti, tanto che la servitù si metteva batuffoli di cotone nelle orecchie per lavorare, al solito il mondo esterno nulla conosceva di quella crisi, lo zarevic era indisposto in modo lieve e quello era quanto. Perfino le sorelline più piccole, Marie e Anastasia, sapevano che stava poco bene, la verità era un lusso ignoto anche in famiglia.

In tre sapevamo che era un lottatore nato, ma il problema era che mai era stato così male, senza requie, per tanti giorni filati.
Per lui non potevo fare molto, ma per le sue sorelle sì, suggerii di mangiare qualcosa, il nostro digiuno non l’avrebbe certo guarito, chiaro, ma stare male anche noi per l’inedia non gli avrebbe certo giovato.

Olga mi disse che ero una stupida, poi si mise a ridere,avevo ragione io e lei torto, almeno per unavolta, e la strinsi, in modo meccanico, un piccolo conforto.
  • Quando si muore, si smette di provare dolore?- parlava così piano che dovetti accostare l’orecchio al viso di Alessio.
  • Penso di sì, ma nessuno è mai tornato a raccontarlo …
  • Se succede, devi dire che voglio essere sepolto all’aperto nella foresta.
  • Va bene, lo dirò, te lo prometto.- Trattandolo da adulto, come si meritava, Alessio capiva sempre molto di più di quanto ritenessero gli altri.
Aveva 40 gradi e mezzo di febbre da molti giorni, la temperatura non diminuiva e il cuore non poteva reggere all’infinito.

La sua crisi divenne un affare di stato, prevedendo il protocollo che, in caso di morte imminente dello zarevic, dovesse farsi un annuncio ufficiale per preparare la nazione alla perdita.
Il bollettino venne trasmesso e venne somministrata l’estrema unzione, nel prato davanti al palazzo venne costruita una tenda trasformata in cappella provvisoria, tutta la Russia pregava per lo zarevic.
Caddi sulle ginocchia, imitata da molti altri, pregando per la sua salute.
A quel punto la zarina Alessandra spedì un telegramma a Rasputin in Siberia e la risposta giunse ore dopo, parlavadi guarigione e tutti si meravigliarono, a partire dai medici che lo davano per spacciato e più ancora quando lo zarevic ebbe una impercettibile ripresa, che si rivelò costante.


Alessandra ne fu felice, ma per poco, la salute del bambino era sempre precaria, la guarigione molto lenta. Adesso la zarina era incolpata di avere contaminato i Romanov con la malattia della sua razza, Nicola ancora più compianto per l’avere il fardello di una simile moglie, che gli aveva dato un solo figlio maschio fragile come vetro.. Alix si sentiva come se fosse stata abbandonata da tutto il mondo e cercava, gelida, la solitudine, adesso tutti la consideravano un Pechvogel, un uccello del malaugurio che recava sol catastrofi e lutti.
Si rifiutava di dare il suo contributo ai preparativi per la grande celebrazione del tricentenario dei Romanov, che avevano preso il potere nel marzo del 1613.
 
 
 
   
 
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