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Autore: namelessfed    27/11/2015    0 recensioni
«Quando le persone pensano alla neve la collegano subito a qualcosa di candido, innocuo, di certo non pensano ad un'assassina che sarebbe in grado di ucciderti con uno sguardo.»
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Davano l'impressione di essere due poli opposti. Nessuno avrebbe mai immaginato che quelle due persone completamente diverse fossero invece tanto simili.
In molti dicono che gli opposti si attraggono. Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?»
'Ti odierò, se potrò. Altrimenti ti amerò a mio malgrado'.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi anfibi si muovevano lentamente nelle stradine di Londra. Camminava a testa bassa con le mani nelle tasche dei sui skinny neri.

Decise di percorrere la strada più lunga per tornare a casa.

Le persone correvano da tutte le parti per proteggersi dalla pioggia, cercavano di coprirsi con gli ombrelli, fogli di giornale, pezzi di cartone, pur di non bagnarsi. Poi c'era lei che della pioggia proprio non importava nulla.

Una macchina le si affiancò abbassando il finestrino mostrando il volto del guidatore.

«Neige, sei matta? Entra in macchina»

«Non entrerò nella tua macchina, David»

«Preferisci camminare sotto la pioggia?» il ragazzo roteò gli occhi.

«Non vedo dove sia il problema» scrollò le spalle.

«Hai qualche problema serio. Sali in macchina, muoviti»

«Presumo che non mi lascerai in pace fino a quando non entrerò nella tua dannata macchina, vero David?»

«Esattamente»

La rossa sbuffò, fece il giro dell'automobile e si sedette sul sedile del passeggero.

«Ora dovrei tipo ringraziarti» disse slacciandosi la cintura, una volta arrivati.

«So che non lo farai mai, mi accontento del fatto che ancora non mi hai mandato a farmi fottere» le sorrise il ragazzo «Domani sera, quindi, usciamo insieme?» chiese sfacciatamente.

Neige sbottò un vaffanculo, da copione, per poi sbattere con violenza la porta dell'auto.

Rientrò in casa, bagnata dalla testa ai piedi, e si fiondò in camera. Se avesse visto solo un'altra persona fino alla fine della giornata avrebbe avuto una crisi.

«Ma che cazzo?» urlò, vedendo la figura dello stesso riccio del bar uscire dal bagno con solo un asciugamano attorno alla vita.

«Che cazzo ci fai in camera mia?» domandò urlando.

Sempre se quella era la sua camera e non aveva fatto una figura di merda.

Era già successo a Mike di sbagliare casa, ma era ubriaco.

«Potrei chiederti la stessa cosa io» 
«Dimmi che è un sogno, o meglio, un incubo»

«Non fare la melodrammatica, sappiamo entrambi che non vedi l'ora di-»

«Non..non un'altra parola» lo fermò prima che potesse dire altro.

«Vado a staccare la testa a un cervello di gallina. Tu vestiti e asciuga il pavimento, che sembra di stare in un lago»

Uscì dalla camera e corse verso il soggiorno, dove sapeva di trovare Mike. Se non era morto per mezzo di Wilmer era grazie a lei, ma avrebbe potuto rimediare.

C'erano diversi modi per morire.

Omicidio, assassinio, morte lenta, more veloce, trauma, incidente, colpo di pistola, overdose, coltellata. Avrebbe avuto ampia scelta.

Nell'istante in cui voltò l'angolo per entrare nel soggiorno, andò a sbattere contro qualcosa o, forse, qualcuno.

«Per caso questa casa è diventata un albergo e io non me sapevo niente?» quasi urlò.

Che bella giornata di merda.

«Tu devi essere Nicole» disse il ragazzo massaggiandosi la fronte «Mike mi aveva detto che eri una tosta, ma dio, tu mi hai procurato un trauma cranico bella mia»

Nicole?

Ci mancava solo un consiglio gigante che augurasse buona pasqua a Marzo, e quella casa sarebbe diventata ufficialmente un manicomio.

«Caleb Jones!» chiamò una volta entrata nel soggiorno.

Mike -per sua fortuna- non era lì.

«Deduco che tu abbia incontrato Harry e Louis»

«Cos'è questa storia?»

«Devi parlarne con Mike, io non ne so niente. Di punto in bianco si sono presentati alla porta dicendo "Mike ci ha chiesto di venire da voi"»

«Dove è andato, ora?»

«Al supermercato con Jade»

«Perfetto, avrò più tempo per progettare la sua morte» disse seria. Caleb la guardò torvo.

«Scherzo, tranquillo!» alzò gli occhi al cielo «O forse no...» sussurrò.

«Neige!» la richiamò.

«Okay okay, calmati!» sbuffò «Fammi spazio» disse sedendosi sul divano, afferrando il joystick.

«Call Of Duty?» chiese Caleb.

«Black Ops, devo allenarmi a uccidere zombi così non farò fatica con Mike»

«Hai paragonato Mike a uno zombie?»

«Gli zombie sono di gran lunga più intelligenti di quell'essere»

Iniziarono il gioco dimenticandosi dei due ospiti che vagavano per la casa.

«Sai, quello con gli occhi celesti ha un viso familiare» iniziò Neige.

Sperava di distrarre Caleb, le mancava poco per vincere anche quella partita. In realtà, non l'aveva mai visto prima quel tizio.

«Non cercare di distrarmi, rossa»

«Non c'è bisogno... Ho già vinto!» esultò.

«Ancora, aggiungerei» sbuffò il ragazzo.

«Non è colpa mia se sei una schiappa, Jones»

«Hai imbrogliato, dì la verità!»

«Non iniziare con questa storia, come avrei potuto? Magari stringendo un patto con gli zombie, che tra l'altro non esistono, per facilitarmi il lavoro?» roteò gli occhi. Caleb era un principiante in confronto a Neige.

Vivere con tre maschi in una sola casa significava dover saper giocare a tutti i giochi possibili e immaginabili, se volevi mantenere la tua dignità alta. A Jade invece non importava, preferiva fare shopping o altre cose da ragazza che Neige non sopportava.

«Mi devi un mega gelato!» gli puntò il dito contro Neige.

«Non vorrei disturbarvi ma-» comparì il tipo con il qualche Neige si era scontrata.

«Invece lo stai facendo» commentò avidamente la ragazza, ricevendo una colpo sulla gamba da Caleb.

«Ti prendo del ghiaccio» disse il moro, lanciò un occhiataccia alla rossa e si diresse in cucina.

Neige si girò verso il televisore e iniziò a giocare. L'altro ragazzo, invece, era ancora dietro al divano aspettando delle scuse da parte della ragazza.

«Se stai aspettando che si scusi, è tempo perso» gli suggerì Caleb passandogli il giaccio «Hai iniziato senza di me, sei una stronza» urlò verso la ragazza che aveva iniziato la rivincita senza aspettare Caleb.

«Eccoci!» annunciò Jade entrando dalla porta, seguita dal fratello.

Avevano almeno dieci buste piene di cibo e cose varie.

«Avete comprato l'intero supermercato?» domandò Caleb distraendosi dal gioco, permettendo a Neige di vincere.

«Vinto, di nuovo» esultò «È siamo a due gelati gratis per me» sorride posando il joystick.

«Sono già arrivati Harry e Louis?» domandò Jade. Caleb annuì.

«A proposito..» iniziò Neige «Perché c'era un fottuto ragazzo nella mia camera?» si rivolse verso Mike.

«Oh, quindi hai conosciuto Harry» finse un sorriso.

«Non giocare con la mia pazienza, Mike» strinse i denti.

Gliela stava facendo pagare per aver disubidito ai suoi ordini.

«Resterà in camera tua, quindi fattelo piacere»

«Stai scherzando, vero?»

«Vado ad aiutare Jade con la spesa» la ignorò, andando verso la cucina.

«Non l'hai mai aiutata a sistemare la spesa, non hai mai aiutato nessuno a sistemare la spesa, e devi farlo proprio ora? Mentre cerco di parlarti come se fossi una persona con un minimo di cervello, soffocando tutti i miei istinti omicidi?» quasi urlò, agitando le braccia.

«C'è sempre una prima volta» ammiccò scomparendo dietro il muro.

«Stiamo parlando, Mike!»

«Ora non più» la liquidò.

«In quanti anni lo conosco, non l'ho mai visto così paziente con qualcuno, oltre che con sua sorella» si introdusse la voce del riccio, che si stava godendo la litigata seduto sulla poltrona.

«Il suono della tua voce mi urta. Quindi sta zitto, almeno che tu non voglia rimanere senza lingua» lo minacciò Neige.

«Ascoltami bene, ragazzina» si alzò dalla poltrona, andando verso Neige «Io non sono come Mike. Quindi smettila tu di parlarmi così. Credi che a me stia bene dividere la stanza con una come te? No, per niente. Se vogliamo che questa cosa prosegui in modo pacifico, smettila di comportarti in questo modo, come una bambina viziata. Non me ne fotte un cazzo se hai avuto un'infanzia difficile, o chissà cosa, io non provo compassione per nessuno» disse serio.

Neige socchiuse le labbra, sorpresa dalla reazione del ragazzo. Davvero la vedevano così? Come una ragazza sfortunata a cui le sono morti i genitori?

«Neanche io provo compassione» disse a voce bassa, ricambiando lo sguardo del riccio.

Quella sera non mangiò, rimase in camera a fissare il soffitto, analizzando ogni parola detta dal ragazzo. Nessuno le aveva mai detto quelle cose. Forse perché, come aveva detto lui, provavano compassione nei suoi confronti? O semplicemente, perché non era vero nulla?

Troppi pensieri le giravano per la testa, pensieri e domande a cui non aveva risposta.

Non si era mai preoccupata di cosa le persone pensassero di lei. Non le importava se avevano paura di lei, o se non la sopportavano. Ma quella volta era diverso, le parole del ragazzo l'avevano quasi ferita. Non era viziata, aveva solo vissuto nell'inferno ed ora che ne era uscita era cambiata. Aveva capito che le persone non si preoccupano di ferirla, non si preoccupavano se non aveva più una famiglia o un tetto sopra la testa, se avessero potuto camminarle sopra, l'avrebbero fatto. Quindi perché fingere di essere gentili? Perché fingere che vada tutto bene? Sarebbe stato meglio dire ciò che pensava, chissene frega se non era apprezzata da tutti, bastava solo che lei aprezzasse se stessa, gli altri avrebbero potuto anche andare a farsi fottere.

Proprio quando stava per addormentarsi, la porta della camera si aprì. Nonostante fosse buio, capì che era il riccio, qualcun'altro avrebbe bussato. Sapevano quanto lei odiasse quando qualcuno entrava nella sua camera senza bussare.

«Ma si, entra pure senza bussare» borbottò Nina.

«Fino a prova contraria, questa sarà anche la mia stanza, posso entrare anche senza chiedere il permesso»

«Avrei potuto essere nuda»

«A me non darebbe fastidio» scrollò le spalle, facendo sbuffare la ragazza.

«Ce l'hai un altro cuscino?» disse togliendosi la maglietta e le scarpe.

«Nell'armadio»

Il riccio aprì le ante dell'armadio prendendo il cuscino. Lo lanciò sul letto, sfiorando per poco la ragazza, per poi andare nel bagno.

«Non so ancora come ti chiami» fece notare Neige, quando il ragazzo uscì dal bagno.

«T'interessa?» alzò il sopracciglio.

«Ti dovrò chiamare in qualche modo» alzò gli occhi al cielo.

«Mi chiamo Harry, ora lasciami dormire» si stese affianco alla ragazza.

Neige pensò che avrebbe dovuto trovare un modo per evitare queste situazioni. Non voleva che un estraneo dormisse nel suo letto. Oltretutto non sapeva ancora perché fossero qui e quanto sarebbero dovuti rimanere.

Si girò sul lato destro, verso la finestra. Voleva solo dormire, avrebbe risolto tutti i problemi il giorno dopo.

   
 
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