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Autore: __shadow    29/11/2015    0 recensioni
Dirle quello che prova è il suo unico desiderio. Rivederla, un sogno.
Così passa quei momenti di solitudine, pensando.
Così aspetta la sua sorte.
-Il secondo capitolo è un extra.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono le sette di mattina, la sveglia suona con ritmo incessante. Non le piace arrendersi, non è nella sua natura. Apro lentamente gli occhi in modo tale che si abituino alla leggera luce che filtra dal balcone, questo è un altro giorno da vivere, un altro stupido e monotono giorno impiegato nelle solite inutili faccende. Una parte di me sa che c'è qualcos altro lì fuori, qualcosa di più di questo, qualcosa destinato a me. O forse qualcuno. Qualsiasi cosa per cui vale davvero la pena di vivere. Ma non so se la scoprirò mai, per adesso vado avanti. Mi alzo lentamente per impedire inutili capogiri ma per evitare una cosa ne faccio un'altra, infatti il pavimento è troppo freddo soprattutto per i miei piedi caldi. Mi riprendo e vado in cucina, mi preparo un caffè latte zuccherato a dovere, forse un po' troppo ma a me piace così. E solo in quell'istante mi ricordo che quel giorno non sarei dovuta andare a lavoro. "Maledizione" penso.Per un attimo mi sento spaesata non sapendo cosa fare. Resto lì, seduta su quell'anonima sedia nella mia cucina fissando la tazza ormai vuota, forse la cosa migliore è ritornare a letto e dormire ma non riesco a muovermi, c'è qualcosa che mi lega alla sedia. "Guarda che  è inutile, non è interessato per niente" questa frase mi torna in mente forte come un pugno ma faccio fatica a ricorda a quale periodo della mia vita è legato. Proprio non mi viene. Ad un certo punto lo squillare del telefono rompe il silenzio, mi alzo di malavoglia e rispondo "Tesoro ho una notizia strepitosa, ho avuto quella promozione." Mi dice con voce squillante Erica, la mia più cara amica. "Sono felice per te, è quello che ti spettava" dico sinceramente sorridendo impercettibilmente. "Alla fine combattere è servito a qualcosa" mi saluta e infine attacco. Combattere. Combattere. Quella parola mi ronza nella testa per tutta la mattina. Infine decido di impiegare il mio tempo pulendo casa, inutile pensare a cose senza senso,e tra alcuni scatoloni rimasti lì dal momento del trasloco trovo un mio vecchio cellulare, e resto sorpresa nel vedere che si accende dopodiché vado nella galleria e provo una strana malinconia nel vedere quelle foto ormai dimenticate, quante cose sono cambiate, quanto sono cambiata io. E resto ancora più sorpresa nel trovare quelle foto scattate senza permesso e sorridendo mi ricordo di quel strano periodo della mia vita. Troppe sensazioni ritornano a galla e con loro lui. Mi sarebbe piaciuto molto conoscerlo, forse avrei dovuto combattere di più, mi sarebbero bastati anche cinque minuti del suo tempo. Ora ricordo tutto, quelle parole dette da un'amica di qualche anno prima per farmi rassegnare, per farmi evitare di sperare in un impossibile amore, mi sono rassegnata e l'ho perso. L'ho dimenticato e me ne vergogno. Chissà che fine ha fatto anche lei e perché ci siamo allontanate. Mi avvicino alla finestra e guardo fuori, quel cielo senza nuvole mi mente angoscia e non so perché, mi è passata del tutto la voglia di fare pulizia. A cosa serve se poi il disordine resta nella mia testa? Devo richiamare quella ragazza sperando che il numero è lo stesso, più tardi però, non voglio rovinarmi niente. Non voglio dimenticarmi di nuovo di lui, di quello sguardo che riusciva a farmi mancare il respiro. Quella sensazione di vuoto che ho nel petto torna a farmi visita ancora una volta. "Chissà dove sei in questo momento.. Forse con qualcuna, magari con nessuno forse starai semplicemente dormendo o magari starai guardando il cielo, insieme a me. Insieme nonostante la distanza. Chissà forse ti sei dimenticato di me, forse non sai neanche che esisto." Continuo a dirmelo come se fosse una vecchia canzone ascoltata tante di quelle volte. Maledetta testa. Maledetta vita. Ti mostra le cosa e poi ti vieta di averle. E allora resto lì a fissare il cielo con le mie solite stupide domande senza risposte, ma una cosa la so anche se cerco di ignorarla del tutto, quel vuoto che ho nel petto resterà per sempre lì e che molto probabilmente non lo rivedrò mai più. Senza rendermene conto comincio a piangere. Avrei almeno voluto dirgli che ero innamorata di lui.
  
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