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Autore: Manu_Green8    30/11/2015    1 recensioni
Lauren poteva contare soltanto su una persona nella sua vita: Louis Tomlinson, suo vicino di casa e migliore amico da ormai tanti anni. E la svolta nella vita del neo cantante, porterà di conseguenza un cambiamento in quella della ragazza.
Il trasferimento, la conoscenza della band, il passato alle spalle.
Ma Lauren riuscirà a gestire il tutto? Con il nuovo lavoro accanto al migliore amico, un irlandese biondo e un nuovo mondo da esplorare, riuscirà ad avere una vita "normale"?
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Niall/OC; Larry Stylinson
E dopo una lunga riflessione, ho deciso di far venire a galla ancora una volta la mia ossessione per i One Direction con una fan fiction (rimandando altri lavori in programma).
Partirò dall'inizio, tenendo conto (per lo sfondo) di fatti realmente accaduti (tappe del tour, interviste e roba varia), ma tutto il resto è pura fantasia. L'unico personaggio che mi appartiene (ovviamente!) è quello originale.
Buona lettura!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 Marzo 2013 – Dublino
Niall avrebbe dovuto essere contento di essere di nuovo in Irlanda. Gli piaceva molto questa prima leg del tour, dato che era così nei pressi di casa. E quindi sì, avrebbe dovuto avere il sorriso sulle labbra e prestare attenzione a suo fratello che gli stava spiegando come avrebbero organizzato il suo matrimonio. E anche Greg vedeva che qualcosa non andava. Andiamo, quando gli aveva chiesto di fargli da testimone era stato così felice, mentre adesso non lo stava neanche guardando, perso chissà dove nella sua testa.
Niall continuava a tornare con la mente alla conversazione che aveva avuto qualche ora prima con Lauren.
“Perché non vuoi venire con noi? Sei sempre venuta”.
“Non me la sento, Niall. Rovinerei soltanto il lavoro di Louis più di quanto ho fatto già”.
“Ti fa così schifo l’Irlanda? Puoi venire con me. Vado lì anche un giorno prima, da solo”.
Lauren aveva scosso la testa. “Lo sai che non è l’Irlanda, Niall. Starò qui. Ci stanno i telefoni e i computer. Per un paio di giorni… insomma, ci sentiremo”.
Niall aveva annuito tristemente. “Puoi sempre cambiare idea, ok?”.
Lauren aveva annuito, ma entrambi sapevano perfettamente che non avrebbe cambiato idea.
E in più aveva una paura dannata che potesse andarsene. Finire quelle valigia e fuggire via da lui, da loro.
“Niall, mi stai ascoltando?” chiese Greg facendogli schioccare le dita davanti al viso.
“Eh?” chiese Niall confuso, dopo essere tornato alla realtà.
“Ti ho chiesto che automobile dovremmo usare per arrivare in chiesa”.
“Oh, beh. La Range” rispose Niall, passandosi una mano tra i capelli.
“Ne sei sicuro? Possiamo anche usarne un’altra”.
“No, no. Va benissimo” aveva detto e Greg aveva annuito, per poi sedersi accanto a lui.
“Niall, cosa c’è?”.
Niall scrollò le spalle. “Niente”.
Greg continuò a guardarlo. “Hai la stessa espressione di quando papà ti toglieva il gelato la sera”.
Niall scoppiò a ridere, nonostante fosse una risata triste. “Spero che non sia proprio la stessa”.
Greg sorrise: “No, ok. Non è proprio la stessa. Ma so che qualcosa non va”.
Niall sospirò. “Potrei aver distrutto la band”.
Greg spalancò gli occhi. “In che senso, Niall?”.
“Nel senso che per mesi ho mentito agli altri mentre mi facevo la migliore amica di Louis, dannazione!” disse, alzandosi in piedi.
“Lauren?” chiese Greg. “Tu e lei avete una relazione? O è stato soltanto una botta e via? Non ho capito”.
Niall scosse la testa. “Nessuna botta e via, Greg. Sono innamorato di lei e stiamo insieme da cinque mesi, ma non potevamo. È tutto così… aah” disse Niall esasperato, mettendosi le mani tra i capelli.
“Oh. Ma non capisco dove fosse il problema, Niall. Perché dovevate nasconderlo?”.
“Perché ufficialmente è la copertura di Louis e lei aveva così paura di dirglielo. Io… dio, che disastro. Ora Louis è così arrabbiato”.
Greg gli mise un braccio intorno alla spalle. “Si sistemerà tutto, Niall. Non è niente di così grave, lo sai?”.
Niall fece cadere la testa sulla spalla di Greg e grugnì. “Non ne sono sicuro”.
“Io sì. Davvero. Adesso vuoi un po’ di gelato, fratellino?”.
Niall rise. “Sì, ti prego” disse e Greg sorrise, tirandosi in piedi.


“Smettetela di fare gli idioti e parlate, Louis. Siamo nel bel mezzo del tour, te ne rendi conto? Non possiamo mandare tutto a puttane per questo” disse Liam, guardando il maggiore.
“Io non sono arrabbiato con Niall” disse Louis, senza guardare Liam.
“Ah no? Sai, non sembra”.
“Io non sono arrabbiato, ok? Sono solo… Lauren mi ha tradito, va bene?” disse a quel punto il ragazzo dagli occhi blu.
“Ha solo omesso dei particolari” disse Zayn, appoggiato con la schiena al muro della camera.
“Particolari?” chiese Louis ridendo maleficamente.
Zayn scrollò le spalle. “Io non capisco dove sia il problema, Lou. Andiamo, non dovresti essere felice per loro?”.
Il viso del maggiore si incupì ancora di più. “Tu non capisci, Zayn”.
“Che poi… quei due sembravano capitan ovvio. Come diavolo hai fatto a non accorgertene prima?” continuò il moro.
Sia Liam che Louis lo fulminarono con lo sguardo, poi il primo sospirò. “Va bene, noi non capiamo. E tu hai appena detto di non essere arrabbiato con Niall. Sai una cosa? Va da lui e diglielo. Faglielo capire e preparatevi per salire su quel dannato palco. A Lauren ci penserai in seguito, ok?”.
Louis scosse la testa.
“Non costringerci a trascinarti a forza” lo minacciò Zayn.
Louis sospirò e sollevò mano in gesto di resa. “Va bene, va bene” e si alzò in piedi, diretto alla porta della camera.
Quando il maggiore uscì dalla camera Liam guardò Zayn e poi si gettò sul letto. “Perché questa band è così complicata?”.
Il moro ridacchiò e si distese accanto a Liam. “Non lo so amico. Anche se le complicazioni ce le creiamo da soli. Dai, non ho torto quando dico che quei due erano sfacciatamente ovvi”.
Liam lo guardò con un sorriso divertito. “Quindi avevi capito tutto dall’inizio?”.
Zayn si strinse nelle spalle. “Non proprio dall’inizio, ma è stato semplice. E penso che anche Ed se ne sia accorto”.
“Sheraan?” chiese Liam confuso.
“Sì. Quando passava il tempo con noi si bloccava spesso a fissarli come se fossero cavie da laboratorio”.
Liam sollevò le sopracciglia. “Sei un ragazzo attento e sveglio, anche se non sembra”.
Zayn finse una risata. “Divertente. O magari eri tu quello stupido che non è riuscito a capirlo”.
“Scusa se sono stato distratto da altri pensieri ultimamente” rispose Liam, roteando gli occhi.
“Aaah, queste donne” fece Zayn in modo teatrale, tanto da far ridere l’altro.
“Comunque Niall e Lauren sono molto carini insieme” concluse Liam, guardando il soffitto.
“Già. E poi Niall è diverso quando sta con lei. Diventa ancora più luminoso del solito”.
Liam sorrise istintivamente. “Sì, hai ragione”. E dopo qualche attimo di silenzio aggiunse: “Pensi che tutto questo possa portare altri drammi?”.
“Oh, Liam. Non penso, ne sono sicuro”.
 

Niall stava disteso sul letto della sua camera d’hotel con Harry.
“Come hai fatto a capirlo?” gli chiese Harry con un dolce sorriso sulle labbra.
“Ricordi la festa di Ed?” chiese a sua volta Niall con un mezzo sorriso.
“Beh, ricordo soprattutto il dopo festa devo dire” rispose il riccio.
Niall scosse la testa divertito. I due ragazzi in effetti erano spariti lasciandoli lì e avvertendo soltanto con un messaggio.
“D’accordo. E io è proprio ciò che non ricordo”.
“Oh cavolo sì. Tu ci eri andato giù pesante quella sera”.
Niall ridacchiò. “Già. Ed è stata tutta colpa di Olly, che aveva dannatamente deciso di ballare con Lauren” disse, mentre Harry sorrideva divertito.
“E stato lì che ho capito veramente quanto fossi andato” Niall ridacchiò di nuovo.
“E il vostro primo bacio?”.
Niall sorrise al solo ricordo, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta.
Harry si alzò e andò ad aprire, trovandosi davanti il suo ragazzo, che gli sorrise. “Posso parlare con Niall?” chiese ed Harry lo guardò, facendogli capire tutto con uno sguardo. Il concetto era: non fare altre cazzate.
Louis annuì ed Harry lo lasciò passare. “Beh, Niall. Me lo racconterai un’altra volta”.
Il biondo, che adesso stava in posizione seduta annuì soltanto. Harry uscì dalla porta, lasciando i due ragazzi da soli.
“Emh… Lou” disse Niall, facendo per alzarsi. Louis alzò una mano per fargli capire di restare fermo lì, poi prese la sedia all’angolo e la mise accanto a letto del biondo, sedendosi su di essa.
“Allora, Niall…” iniziò il maggiore.
“Mi dispiace, Louis. Davvero” furono le prime parole che Niall volle esternare.
Louis lo guardò in silenzio e Niall iniziò a sentirsi a disagio. “Senti. Possiamo parlare?”.
“Sono qui per questo”.
“Oh, beh. Ok… allora, potresti metterti a sedere qui con me? Mi fai venire l’ansia su quella sedia” disse il biondo imbarazzato.
Louis ridacchiò. “E va bene” disse, sedendosi sul letto, nella parte che Niall gli aveva lasciato a disposizione.
“Pensi che sia arrabbiato con te?” chiese Louis, voltando la testa per guardarlo.
“Da morire” disse Niall abbassando lo sguardo.
“Non sono arrabbiato con te, Niall”.
Il biondo spalancò gli occhi e lo guardò. “Ah, no?” chiese speranzoso.
Louis scosse la testa. “Penso che dovrei ringraziarti”.
Niall adesso era confuso. “Per cosa?”.
“Per esserti preso cura di Lauren in questi mesi” rispose Louis.
“Oh”.
Louis scosse la testa e poi chiese. “E’ stata lei, vero? Era lei che non voleva dirmi niente”.
“No” rispose subito Niall, mentendo a causa del senso di protezione immediato verso la sua ragazza.
Louis ridacchiò. “Non mentirmi, Niall. La conosco da quando siamo nati. E posso dire di conoscere anche te. È per questo che non ti incolpo di essere stato suo complice. Sì, beh. Lo sei stato, ma non avevi altra alternativa. Non avrebbe accettato nessun altro modo”.
Niall abbassò lo sguardo e sospirò. “Mi dispiace”.
“L’hai già detto. Sai una cosa, Niall? Io ci ho pensato. Davvero, in questi giorni l’ho fatto. E grazie all’aiuto di Harry sono arrivato alla conclusione che non c’è più motivo di essere arrabbiato. Continuava a ripetermi che siete così carini. E anche Zayn lo dice. Non ho ancora capito che pensiero abbia Liam in effetti. Comunque, non era quello che dovevo dire… sì, insomma ci ho pensato e mi chiedo una sola cosa: perché la mia migliore amica ha deciso di non dirmi una cosa del genere? Non si è fidata di me? Io che ho vissuto con lei, noi che ci siamo sempre detti tutto… perché? È questo che mi porta ad arrabbiarmi con Lauren. Andiamo, cosa le avrei fatto se lo avessi saputo? Cacchio, Niall. Cinque mesi sono tanti. Sono davvero lunghi e mi ritrovo ad insultare me stesso. Ma sai perché non l’ho capito? O meglio, sai perché non volevo vedere e capire?”.
Niall scosse la testa: pendeva praticamente dalle labbra del maggiore e lo guardava con gli occhi spalancati.
“Perché continuavo a ripetermi che non mi avrebbe nascosto una cosa del genere. Pensavo che qualora avesse trovato il ragazzo che la faceva stare bene, me lo avrebbe detto. E invece no. Sono così… offeso. Deluso. Non so se riesco ad andare avanti”.
“No, no, no. Louis, ti prego! Andiamo, devi perdonarla. Sai che senza di te potrebbe fare duecento cazzate diverse? Lo sai vero?” protestò Niall.
Louis sospirò e Niall continuò. “E’ da cinque mesi che mi ripete la risposta alla tua domanda, Lou. Lei un motivo ce l’ha. Ok, io stesso penso che forse non era un motivo abbastanza solido, ma la conosci…”.
“Qual è la risposta?” chiese il maggiore, senza riuscire a trattenersi.
Niall scosse la testa. “Voglio che sia lei a dirtela”.
Louis abbassò lo sguardo e sospirò.
“Ma ti prego. Ti supplico, dalle un’altra possibilità. Perdonala. Siete migliori amici, Louis. Da tutta la vita. Avete bisogno l’uno dell’altra”.
Louis ridacchiò, scuotendo la testa. “Sai una cosa, Niall?”.
Il biondo lo guardò, aspettando in silenzio. “Pensavo che tu mi stessi rimpiazzando. Pensavo che tra qualche mese non avrebbe più avuto bisogno di me. E invece… è tutto così diverso. Non sei tu quello che spezzerà le gambe a chiunque la faccia soffrire”. Niall deglutì vedendo lo sguardo di avvertimento negli occhi del maggiore.
“Non sei tu. Sono io. Tu sei il suo Harry. Io sono ancora il suo Boo-bear. E tu ti ritroverai morto se avessi solo l'intenzione di farla soffrire” terminò.
“Significa che…?” chiese Niall, quasi commosso.
Louis si alzò in piedi e il biondo lo seguì. “Significa che ci penserò, amico” rispose, dandogli una pacca sulla spalla e facendo per andarsene.
“Lou?”.
Il ragazzo si voltò. “Sì?” chiese e Niall lo abbracciò. Louis ricambiò l’abbraccio e fece un mezzo sorriso quando Niall disse: “Grazie”.
 

8 Marzo 2013 – Belfast
Niall poteva sentire l’ansia che cresceva. “Avanti, rispondi. Ti prego, amore. Rispondimi”. Il telefono continuava a squillare a vuoto. “Dannazione, Lauren!”. Continuava a camminare avanti e indietro per la hall dell’hotel, con il cellulare premuto contro l’orecchio con forza, come se in quel modo avrebbe potuto rispondere con qualche probabilità in più.
Era dalla sera prima che provava a chiamarla, ma non riceveva nessuna risposta. “Oh dio”.
Liam aveva sceso le scale in quel momento e si era ritrovato davanti un Niall con la mano tra i capelli.
“Niall?” chiese e il biondo si voltò di colpo, con gli occhi spalancati. “Che succede?”. Liam gli fu accanto in un lampo.
“Non mi risponde. Dannazione, è da ieri che non mi risponde. Io non so… e se…”.
Liam guardò il suo amico intensamente e poi lo afferrò per il polso, trascinandolo con sé.
“Li, dove stiamo andando?” chiese Niall, mentre la voce elettronica della rete telefonica partiva con il solito monologo di pochi secondi.
Liam arrivò davanti la camera di Louis e iniziò a bussare violentemente, tanto che un Louis con i capelli scombinati era andato ad aprire abbastanza velocemente, anche se già pronto per insultarli.
Niall poteva sentire ancora le dita di Liam intorno al suo polso.
“Spero che sia importante, Liam. Ti sembra orario?” disse Louis irritato.
Liam guardò il ragazzo davanti a sé, fulminandolo. “Devi fare una cosa”.
“Cosa?”.
“Chiama Lauren. Adesso” disse Liam risoluto.
“Eh? Perché dovrei farlo?” chiese Louis, incrociando le braccia al petto.
Niall sospirò. “Lou, non mi risponde”.
Louis guardò il biondo. “Se non vuole rispondere a te, non significa che risponderà a me. Probabilmente ha gettato il telefono da qualche parte”.
Niall scosse la testa. “Non mi risponde da ieri, Lou. Sono preoccupato”.
Louis rimase in silenzio qualche attimo.
“Dammi il telefono, Louis. La chiamo io” propose Liam, allungando il braccio.
“No! È il mio cellulare. E Lauren è la mia migliore amica. Devo farlo io”.
Niall sospirò di sollievo e seguì Louis e Liam all’interno della camera. “Dove sta Harry?” chiese Liam, guardandosi intorno.
“A fare shopping da qualche parte” rispose il più grande, afferrando il telefono e portandolo all’orecchio dopo aver premuto il numero di chiamata rapida.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. “Vedete? Non risponde neanche a me” disse con il suo tono da ‘ve l’avevo detto’. Quattro squilli.
“Louis”.
La voce della ragazza dall’altra parte del ricevitore gli fece sparire il sorrisino immediatamente.
“Lauren, dannazione! Perché non rispondi al tuo ragazzo?”.
“Ha risposto?” chiese Niall, guardando con occhi spalancati.
“Louis” e in quel momento la voce della ragazza andò dritta a segno.
“Len? Tesoro, stai bene?” chiese Louis, iniziando a sentire il petto stringersi.
“Mi dispiace, davvero. Mi dispiace”. Lauren era nel panico. Stava piangendo, ma quella non era solo disperazione. Louis lo sapeva: era anche dolore.
“Lauren cosa hai fatto?” chiese, dando le spalle agli altri due, che lo scrutavano con ansia. Niall sentiva perfettamente il cuore battergli in gola.
“Non volevo. Louis, mi dispiace”.
“Len, dannazione. Dove sei? Dimmelo!” urlò il ragazzo.
“A Doncaster”. E a Louis venne improvvisamente da vomitare.


“Non puoi andartene, Lou. Non adesso. Siamo nel bel mezzo del tour!” Harry stava cercando di convincerlo, invano.
“Tornerò entro domani. Ve lo prometto” ribatté, ficcando roba casuale dentro il suo zaino.
“Lou, per favore”.
“Harry, non posso restare qui. Mi ha detto che pensa di avere qualcosa di rotto. Oh mio dio” disse Louis, cercando di non farsi prendere dal panico.
“Dovrai portarla in ospedale. E.. e poi… potresti non riuscire a tornare!”.
“Ce la farò, Haz. Fidati di me”.
“Louis, io vengo con te” disse Niall, sbucando dalla porta aperta con uno zaino in spalla.
Louis si voltò di colpo verso il biondo. “Ah, no. Tu resti qua, Niall”.
“Non ci penso proprio”.
Louis indurì lo sguardo. “Niall, ho detto che tu resti qui con gli altri”.
Niall a quel punto si alterò. “E io ho detto di no! Louis, è la mia ragazza, dannazione! Verrò con te che tu lo voglia o meno”.
Harry scosse la testa esasperato, mentre Louis continuava: “Lauren non vorrebbe che ti portassi lì”.
Niall sbuffò: “Non mi importa. È ferita, Lou! Avrai bisogno d’aiuto. E io posso aiutarti. Devo venire con te”.
Louis sospirò e ci rifletté un attimo. “Dovrai tornare qui con me. Anche in casi estremi. È solo una missione di salvataggio, chiaro? Qui abbiamo del lavoro da fare”.
Niall annuì deciso. “Torneremo indietro per il concerto, te lo prometto”.


Niall guardò la casa accanto a quella dei Tomlinson e iniziò a sentire l’aria che mancava. Lauren doveva essere lì dentro.
“Dannazione” disse Louis, guardandosi intorno e sollevandosi il cappuccio sulla testa. “Sei pronto?” chiese poi, rivolgendosi al biondo, che annuì soltanto. “Bene. Non c’è alcuna auto nel vialetto, il che significa che l’uomo non è in casa. Possiamo entrare, ma dobbiamo sbrigarci”.
Louis seguì Niall all’ingresso dall’abitazione desolata.
“Come apriamo la porta?” chiese Niall, ma Louis mise soltanto la mano sul pomello e lo girò: la porta era aperta.
“Dici che è in casa?” sussurrò Niall con gli occhi spalancati.
Louis scosse la testa. “Lascia sempre la porta aperta. O tutt’al più getta la chiave dietro al vaso” disse, indicando un grande vaso ricolmo di terra ma senza alcuna pianta o fiore, all’angolo del portico.
“Andiamo” continuò Louis, entrando velocemente e salendo le scale. Non voleva guardarsi intorno. Aveva solo una meta: la vecchia camera di Lauren. La porta scura era socchiusa e nessun rumore veniva dall’interno.
Louis spinse la porta cercando di fare il meno rumore possibile. Non voleva eventualmente spaventare la ragazza. Niall stava appena dietro di lui, senza fiatare.
E non appena la porta fu aperta, un singhiozzo attutito arrivò alle orecchie del ragazzo.
“Lauren” sussurrò Louis.
“Ti prego, no” stava dicendo la ragazza tra le lacrime.
In pochi attimi entrambi i ragazzi si ritrovarono davanti al letto, guardando con occhi spalancati la figura che cercava di farsi ancora più piccola di quanto fosse già, formando una palla con il suo corpo.
“Len, sono io: Louisboo” gli disse il maggiore, sporgendosi per accarezzarle i capelli.
“Boo” sussurrò Lauren, girando il volto verso i due ragazzi.
Louis non riuscì a trattenere una smorfia addolorata. Lauren aveva gli occhi gonfi per il pianto, lo zigomo spaccato dalla quale scendeva un rivolo di sangue secco e un sopracciglio e il labbro superiore entrambi gonfi.
“Oh dio” sussurrò Niall con le lacrime agli occhi.
“Sono qua, piccola” disse Louis. “Ora andiamo via da qui, va bene?”.
Lauren annuì spaventata e Louis fece per prenderla in braccio, ma Niall lo fermò: “Lou, la prendo io. Lascia”.
Louis annuì e si spostò, lasciando che il biondo mettesse le braccia sotto la schiena e le gambe della ragazza e la sollevasse, stringendola al petto.
Lauren pianse per il dolore. “Mi dispiace, piccola” disse Niall.
“Male” borbottò lei.
“Cosa fa male, Len?” chiese Louis, pensando che fosse una domanda stupida, ma aveva bisogno di sentire la risposta.
“Tutto. Il mio polso” rispose tra le lacrime.
Louis puntò lo sguardo sul braccio che la ragazza teneva stretto al petto e sospirò. “Andiamo via. Starai bene, Len. Te lo prometto”.
Uscirono dalla stanza e facendo attenzione sulle scale arrivarono all’esterno. “Abbiamo bisogno di mia mamma. Seguimi”.
Niall fece come gli era stato detto, mentre Louis affrettava il passo, andando verso casa sua. Lauren intanto aveva seppellito il viso nel collo del biondo. “Niall” disse cercando di non piangere.
“Sono qui, amore”.
“Mi dispiace tanto, Ni” continuò Lauren stringendo la sua maglia con la mano buona.
“Ssh, non fa niente. Andrà tutto bene”.
“Dio, Louis! Cosa ci fai qui?” chiese Johannah dopo aver aperto la porta ed essersi ritrovata davanti il figlio che sarebbe dovuto essere in tour.
“Abbiamo un problema, mamma”. E poi si spostò, mettendo in mostra Niall che sorreggeva la ragazza. E la donna non ebbe bisogno di sentire altro.


Louis camminava avanti e indietro per il corridoio con il telefono all’orecchio. Ascoltava in silenzio, mentre Harry urlava dall’altra parte. “Non ce la farete mai! Dimmi che Lauren sta bene!”.
Louis sospirò: “Harry calmati. Penso che tra poco la dimetteranno. E abbiamo già il jet pronto”.
Anche Harry sospirò. “La portate qui?”.
Louis si sedette su uno dei sediolini freddi del corridoio ospedaliero. “Niall è dentro con lei. Ci sta parlando. Non lo so, ma credo di sì”.
 

Lauren osservava Niall come se non lo vedesse davvero. Il biondo temeva che non lo stesse neanche ascoltando. “Ren, mi stai ascoltando, piccola?” chiese accarezzandole i capelli.
“Voglio andare a casa” sussurrò la ragazza, affondando nel cuscino del letto che le avevano dato a disposizione.
“Vieni con noi, ti prego. Da lì posso aiutarti. A Londra non c’è nessuno” Niall era esasperato.
“Io non…”.
“Ti prego, babe. Fallo per me. Risolveremo tutto, te lo prometto. Solo… vieni con me” gli disse, guardandola negli occhi.
Lauren osservò il blu negli occhi di Niall: avrebbe voluto guardarli tutto il giorno. La facevano così sentire al sicuro. Perché voleva allontanarsi da lui? Perché le era passata in testa quella cosa così assurda?
Lauren annuì e Niall sospirò di sollievo, prima di poggiarle un bacio in fronte.


Niall passò un braccio intorno alle spalle della ragazza, che si avvicinò d’istinto al più piccolo, cercando calore e conforto. Louis era seduto nella poltrona di fronte alla loro e osservava fuori dal finestrino. Lauren non riusciva a guardarlo in faccia, non riusciva a parlargli, non riusciva a pensare correttamente.
Voleva solo scomparire tra le braccia di Niall per sempre.
L’irlandese, dal canto suo, era più tranquillo adesso che la sua ragazza era al sicuro lì con loro, ma continuava a pensare che in qualche modo avrebbe dovuto abbattere il muro che si era creato tra i due ragazzi di Doncaster. Sperava che almeno una volta tornati in albergo, avrebbero potuto parlare, risolvere o anche litigare. Non gli importava, voleva soltanto che interagissero. E confidava nel fatto che il Louis dolce e protettivo nei confronti di lei dopotutto fosse ancora lì e gielo aveva già dimostrato quella mattina, quando aveva preso un aereo e aveva tirato fuori da quella casa infernale la sua vecchia amica di giochi.
Per adesso, poteva soltanto aspettare.


“Sta dormendo?” chiese Liam, guardando un Niall con il volto stanco.
Il biondo, che era appena uscito dalla porta annuì. “Louis?” chiese e il ragazzo dagli occhi marroni scrollò le spalle.
“Sta parlando con Harry e Zayn” rispose semplicemente.
“Pensi che abbia buone intenzioni?”.
Liam sospirò. “Lo spero, amico”.
 

Quella notte Niall aveva un braccio intorno alla vita della ragazza e si era addormentato stando attento a non toccarle il polso fasciato, che fortunatamente non era rotto, ma soltanto slogato. Lauren aveva sentito Niall entrare nel suo letto, ma avevo continuato a tenere gli occhi chiusi. Solo quando il respiro di Niall era diventato pensante e regolare si era decisa ad aprire gli occhi. Erano stati giorni terribili, ma adesso, mentre guardava Niall che dormiva beato, pensava soltanto che non sarebbe riuscita ad andare tanto lontano senza quel biondino tinto.
L’unico intoppo era che probabilmente non sarebbe andata lontano neanche senza il suo Louis. Ne aveva così dannatamente bisogno che spostando delicatamente Niall, si era ritrovata fuori dal letto, nel corridoio di un hotel davanti ad una porta bianca con un numero dorato scolpito sopra.
Beh, il problema era che non aveva il coraggio di bussare. Era rimasta lì, ferma e indecisa, guardandosi i piedi per diversi minuti e prima che potesse fare qualcosa la porta si aprì. Lauren fece un balzo indietro e sollevò di scatto il volto, con gli occhi spalancati. E sicuramente non era l’unica stupita. Louis in piedi sulla soglia la guardava cercando di capire se stesse immaginando la ragazza, essendo ancora assonnato o se lei fosse davvero lì. E lui che voleva andare fino in camera di Niall.
I due ragazzi rimasero in silenzio ancora per un po’ e Louis iniziò a pensare che Lauren sembrava dannatamente fragile. Il viso ingiustamente danneggiato e gli occhi spaventati, proprio come quelle volte in cui le mattine di anni prima veniva a scuola ricoperta di nuovi lividi.
Louis chiuse la porta dietro di sé, mentre Lauren fece un passo avanti e senza dire una parola cinse il collo del ragazzo con il braccio sano.
Louis non riuscì a resistere. Il suo muro crollò e le sue braccia circondarono la ragazza, attirandola a sé.
Una volta essersi staccati, Louis la prese per mano conducendola nella piccola saletta in fondo al corridoio. Tirò fuori da un armadio una coperta e si sistemarono insieme nel piccolo divanetto.
Rimasero in silenzio ancora per un po’, poi fu Louis a rompere il silenzio. “Come stai?”.
Lauren scrollò le spalle.  “Sopravvivrò” rispose, senza guardarlo.
“Come sempre” aggiunse Louis, prima di sospirare. “Len, che ci facevi a Doncaster?”.
“Mi dispiace”.
Louis scosse la testa. “Lauren”.
La ragazza sospirò e iniziò a parlare. “Tu non ci stavi e io avevo bisogno di…” si interruppe.
“Di cosa?” la esortò.
“Ricordi quando mio padre ruppe il pianoforte che avevo in casa?” chiese allora la ragazza, voltandosi a guardare il ragazzo dagli occhi blu.
“Sì, ma cosa…?”.
“Ti ricordi che mi dicesti in quell’occasione?” continuò lei imperterrita.
“Ehm.. no. Perché, tu sì?” Louis era confuso.
Lauren annuì. “Mi dicesti che il pianoforte era soltanto un oggetto, mentre tu eri una persona: ‘sono sicuramente meglio di uno oggetto che sputa fuori note e posso farti sentire anche meglio’. Eri poco egocentrico, devo dire”.
Louis scoppiò a ridere. Davvero, non si ricordava di ciò che avesse detto allora.
“E io a quel punto ti ho insultato. E tu… per farti perdonare mi hai mostrato una cosa. Mi hai portato in un posto”.
E Louis improvvisamente ricordò. “Lauren ti prego. Non dirmi che…”.
“Sì, volevo tornare lì. Ne avevo così bisogno” disse la ragazza.
“Lauren, ti sei resa conto di quanti rischi avresti potuto correre tornando lì? Il boschetto dietro il parco a due isolati da casa!” protestò il maggiore.
“No, non me ne sono resa conto. Lo sai come funziona il mio cervello, Lou. E infatti sono finita addosso al rischio principale. Non me ne sono accorta. Ho abbassato talmente la guardia che non mi guardavo più intorno. Io non vedevo nessuno, ma qualcuno vedeva me”.
Louis sospirò “Ti mancava così tanto essere picchiata da quell’idiota?” chiese.
Lauren chiuse gli occhi e si appoggiò a Louis. “No, affatto. E mi ha pure chiamata Lilith”.
Louis le passò un braccio intorno. “E probabilmente non ricorderà neanche che io sono stata lì” terminò la ragazza.
“Meglio così. Senti, Len… vorrei che parlassimo di un’altra cosa” disse Louis raddrizzandosi un po’.
Lauren lo guardò e disse soltanto: “Niall”.
Louis annuì. “Allora, vuoi spiegarmi perché mi hai escluso dalla tua vita?”.
La ragazza sospirò. “Sono stata un’idiota, scusami. Ti prego, perdonami”.
“Ssh, l’ho già fatto. Voglio solo sapere il perché”.
Lauren annuì e si sistemò tra le braccia di Louis. “Quando ho capito che con Niall stavo andando oltre. Sì, beh… che non lo vedevo più come un semplice amico, il primo pensiero nella mia testa sei stato tu”.
“Lauren”.
“Ssh, ti prego Lou, fammi spiegare” disse lei, scuotendo la testa. “Ho subito pensato al perché ero lì a Londra e al lavoro che mi avevi dato”.
Era più forte di Louis: stava per parlare, ma Lauren gli mise un dito sulle lebbra. “Mi ero autoconvinta che fosse sbagliato. Non dovevo avvicinarmi a Niall più di quanto non avessi già fatto. Sarebbe solo stato un disastro. Ma poi… poi tutto è crollato. Niall mi ha baciata e io lo volevo così tanto. Non ho reagito bene. Penso di averlo spaventato” ridacchiò, prima di continuare. “Avevo provato le sue labbra e mi sono sentita improvvisamente così male. Con quel gesto ti stavo solo facendo un torto”.
Ad ogni parola il petto di Louis si chiudeva sempre di più, ma aveva capito che era meglio stare in silenzio e farla parlare.
“Tutte le domande più ovvie mi sono passate per la testa in pochissimi secondi. Cosa comporterebbe? E la relazione tra Harry e Louis? Quanto ti avrei fatto soffrire? Quanto avrei perso? Lou, non volevo dividervi ancora. Non volevo farti soffrire di più: non potevo sopportarlo. L’unica soluzione che mi è venuta in mente era quella: diamo vita ad una relazione segreta. Occhio che non vede…”
“Cuore che non duole” terminò Louis, sospirando. “Lauren a che diavolo stavi pensando? Come poteva essere giusta una decisione di quel tipo?”.
“Infatti non lo era. Louis, non ho fatto del male soltanto a te, ma anche a Niall. Lo capisci? Questo adesso mi distrugge. Ero così convinta che fosse giusto. Perché volevo ardentemente entrambe le cose: Niall; te ed Harry”.
“Lauren, sai che ti avrei aiutata dall’inizio”.
Lauren si raddrizzò per guardarlo dritto negli occhi. “Dimmi cosa avresti fatto se ti avessi detto di essermi innamorata di Niall. Dimmelo”.
“Avrei trovato un modo per farvi stare insieme”.
“Vedi? È proprio quello che temevo” rispose Lauren, abbassando lo sguardo.
Louis le afferrò il mento e la obbligò di nuovo a guardarlo. “Sono un dannato egoista. Lo sono stato dall’inizio. Da quando ti ho chiesto di diventare la mia beard. Ti ho quasi vietato di innamorarti di qualcuno. Senza il quasi, dannazione. Sono stato io a farti male e mi dispiace”.
Lauren aveva le lacrime agli occhi. “No, Louis. Non è colpa tua. Davvero. Non mi hai obbligata a farlo”.
“Beh…” stava per dire Louis, ma Lauren ridacchiò. “Perché stai ridendo?”.
Lauren si passò la mano buona sugli occhi. “Perché so che non arriveremo da nessuna parte. Lou, ho solo bisogno di sapere se tra noi è tutto sistemato”.
Louis pensò all’instante che avesse ragione. “Sì, lo è. E adesso che si fa?”.
Lauren scrollò le spalle, per quanto potesse in quella posizione. “Per me e Niall non è un problema continuare a tenere tutto nascosto. Ti immagini cosa accadrebbe se tu mi lasciassi e io saltassi fuori con Niall?”.
“Mio dio. Esploderebbe tutto” fu il commento di Louis, riflettendo sulle possibili conseguenze.
“Esatto. Lou, mi basta soltanto avere il mio rapporto con Niall e che voi lo sappiate”.
Louis sospirò. “Va bene. Sai, Lauren… questa band ha fin troppi segreti”.
Lauren scoppiò a ridere. “Hai ragione. Lou, un giorno saremmo liberi, te lo prometto. E scusami se ci ho messo così tanto per capire… tutto questo”.
Louis annuì e poi spalancò gli occhi. “Cinque mesi… diavolo! Avrete anche già fatto sesso!”.
Lauren si sentì arrossire. “Ssh, Louis” disse ridacchiando.
“Voi lo avete fatto e io non lo sapevo. Dannazione!” continuò a protestare il maggiore.
“E’ stato brutto non potertelo raccontare. Louis, è divino. Niall è incredibile” disse la ragazza con gli occhi che le brillavano.
Louis ridacchiò: “Niente dettagli, grazie. Stiamo sempre parlando di Niall” fece una piccola pausa prima di continuare: “Beh, te lo sei scelto bene. Ovviamente con il pacco regalo ben fornito”.
Lauren scoppiò a ridere e scosse la testa. “Louis!”.
“Che c’è? È vero” disse il ragazzo con voce stridula.
La ragazza lo guardò divertita. “Mica sono stupida” affermò.
E Louis scoppiò a ridere, seguito dalla mora.
 

Niall aprì gli occhi di colpo sentendo il vuoto accanto a sé. Iniziò subito a farsi prendere dal panico e scese dal letto, guardandosi intorno, prima di uscire dalla camera con gli occhi spalancati. Passò davanti alla camera di Harry e Louis e sobbalzò quando la porta si aprì di colpo, mostrando un Harry in mutande, con gli occhi spalancati tanto quelli di Niall.
“Che stai facendo?” chiese Niall, bloccandosi di colpo e parlando a bassa voce.
“Che stai facendo tu?” chiese a sua volta Harry, confuso.
E poi entrambi voltarono la testa sentendo le voci dei due ragazzi, la causa del loro risveglio, in fondo al corridoio.
Senza dire una parola camminarono verso quella direzione e si fermarono appena prima di svoltare l’angolo. Sentivano le voci dei loro compagni chiaramente e sorrisero quando si resero conto che stavano parlando tranquillamente tra di loro. Stavano cercando di risolvere le loro questioni ed entrambi i due ragazzi nascosti immaginavano che i due fossero talmente vicini da abbracciarsi. Harry guardò Niall e gli fece segno con la testa di muoversi. Potevano tornare a letto senza più paura.
 
Lauren e Louis si alzarono da quel piccolo divanetto, una volta finita la loro conversazione.
“Ti prego, Lauren. D’ora in avanti non nascondermi altro. Noi dobbiamo dirci sempre tutto, capito? È giusto così” aveva concluso il più grande.
E Lauren aveva annuito. “Mai più”.
 Si diressero verso le loro camere e quando arrivarono davanti quella di Louis si sorrisero.
“Buonanotte, Len”disse Louis dolcemente.
“Notte, Boobear” disse lei a sua volta prima di tornare nel letto con Niall.
Lauren si accoccolò sul biondo con un solo pensiero nella testa. Finalmente tutto si era sistemato. Tra lei e Louis ogni cosa poteva tornare esattamente come prima.
 

Il giorno dopo i ragazzi si erano ritrovati al piano di sotto per fare colazione e tutti erano stupiti di vedere Louis e Lauren parlare normalmente tra di loro e scambiarsi quei sorrisi di cui essere gelosi. Lauren prese posto accanto a Niall e fece per mangiare ciò che il biondo le aveva messo nel piatto, ma fu fermata da quest’ultimo.
“Rennie?” chiese a bassa voce.
Lauren si voltò a guardarlo in attesa e Niall si abbassò, poggiando le sue labbra su quelle della ragazza.
Lauren si irrigidì per un attimo, ma poi ripensò alla sera prima. Ormai non dovevano più avere paura e pensare a nascondersi. Si lasciò andare e mise la mano sul viso di Niall, accarezzandolo dolcemente e ricambiando il bacio.
“Che dolci!” disse Harry con un sorriso sul volto.
“Già. Da diabete” commentò a sua volta Louis e tutti si misero a ridere prima di occuparsi del loro cibo, mentre il più grande faceva l’occhiolino alla sua migliore amica.

 
  
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