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Autore: Eos BiancaLuna    03/12/2015    1 recensioni
[Shakespeare, Opere teatrali]
[Shakespeare, Opere teatrali][Shakespeare, Opere teatrali] Romeo e Giulietta decidono di sposarsi ma il giorno del matrimonio lei conosce Mercuzio e improvvisamente si rende conto di non volersi più sposare. Scritta a 4 mani da me e una mia amica che adoro, basta sul gdr che ci ha fatto conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Dodicesimo

 

Il giorno tanto atteso da tutti era arrivato. Nelle case di mezza Verona non si parlava d'altro che del ritorno del giovane Romeo Montecchi a Verona e dello scandalo che si era venuto a creare per il folle comportamento del giovane Tebaldo Capuleti. Tutti si chiedevano, indipendentemente dal colore della loro casacca, come aveva potuto mutare il Principe la sua condanna, che era sicuramente frutto di un gioco perverso. Nessuno però più di Gloria Montecchi era in fibrillazione per il ritorno del suo angelo, e da quando aveva saputo la notizia, tre giorni prima non aveva più dormito tanto era forte la smania di stringere il suo bambino tra le braccia. 
Aveva fatto riaprire la sua camera e gli aveva cambiato personalmente le lenzuola aggiungendo qua e là i fiori preferiti di Romeo ed ora era davanti alla toletta a guardarsi e sembrava davvero ringiovanita di vent'anni. 
Anche un'altra persona non era riuscita a chiudere occhio quella notte di attesa, ed era la giovane Esmeralda che nel grande letto che le avevano messo a disposizione nella villa dei Capuleti non riusciva a sentirsi a suo agio, continuava a toccarsi il ventre leggermente più gonfio ora che si avviava al terzo mese di gravidanza e a pregare un Dio del quale dubitava, data la sua sorte, di salvare il padre del suo bambino, perché nonostante tutto lui  era pur sempre il padre di quella creatura che cresceva dentro di lei. Romeo invece si era svegliato prestissimo e con la mente piena di pensieri. Si era girato e rigirato nel letto e aveva guardato la luce del sole che nasceva lentamente e riempiva l’interno della stanza che aveva preso in affitto per quella notte. Il russare del fedele servo Abramo che dormiva nel letto accanto faceva da sottofondo ai mille pensieri che attanagliavano la mente del giovane Montecchi. Poi, quando anche lui si fu svegliato, i due si erano preparati in fretta e dopo un’abbondante colazione, avevano lasciato l’osteria e si erano diretti verso Verona. Romeo cavalcava seguito dal suo servitore ma non era concentrato sulla strada di fronte a loro, bensì sulla figura dai capelli scuri e abito talare che tanto aveva contemplato tanto durante il suo esilio. Il suo unico pensiero era Rosalina, l’aveva lasciata nel convento di Mantova due giorni prima promettendole che sarebbe tornato e lei gli aveva lasciato una speranza di non prendere i voti. “Se tornerai qui saprai la decisione che ho preso… Altrimenti non lo saprai mai” gli aveva detto lei con un sorriso apparentemente innocente ma che nascondeva un mare di malizia. Giunsero alle porte del castello Scaligero che il sole era già alto nel cielo e l’anziano maggiordomo, seguito da frate Lorenzo, gli andò incontro prontamente per riceverlo “Signorino Montecchi siete in ritardo”. Romeo lo ignorò e scese da cavallo per abbracciare il frate che quasi si commosse, “Figliuolo, finalmente sei tornato a casa, sapevo che sarebbe arrivato questo momento”. Il ragazzo non rispose ma divenne serio, al solo pensiero che avrebbe rivisto Giulietta si sentì invadere da una rabbia cosi cieca, che avrebbe potuto spaccare qualsiasi cosa. “Venite, faccio strada” disse cortesemente il maggiordomo e condusse il frate e Romeo nella sala del Trono.
Abramo fu obbligato dalle guardie a restare fuori fino alla fine del processo. Le porte si spalancarono di fronte al giovane Montecchi che dopo un attimo di esitazione entrò nella sala accompagnato dal frate. La sua famiglia, disposta al lato sinistro, subito lo acclamò e lo salutò vivacemente. “Figlio mio! Figlio mio!” ripeteva Gloria mentre il marito la tratteneva.”Romeo, amore della mia vita la mamma è qui e ti ama tanto”, Benvolio notò che c’era qualcosa di strano nell’espressione del cugino, qualcosa che non andava e lo disse allo zio. 
Gloria continuò a ripetere parole sdolcinate nei confronti del figlio e il marito dovette intimarle di calmarsi più volte. “Silenzio!” intimò Escalus dalla cima dei gradini, in piedi davanti al suo trono, e i Montecchi si zittirono. 
Romeo, cercando di mantenere la calma, guardò alla sua destra dove c’erano i Capuleti e si ritrovò addosso gli occhi puntati di Giulietta e Mercuzio che lo guardavano con espressione pacata ma accusatoria al tempo stesso. Dopo un po’ il biondo nipote del principe cedette e smise di sostenere il suo sguardo, tutt’altro fece la giovane Capuleti. “Ah, maledetti voi due!” sibilò lui distogliendo bruscamente gli occhi da loro. “Stai calmo figliolo”, gli disse il frate prendendogli il braccio, “Non è il caso di agitarsi per loro, devi accettarlo”. Romeo con gli occhi lucidi per la rabbia si strinse i pugni e guardò avanti. “Silenzio!” ripeté Escalus ai Capuleti che si bisbigliarono qualcosa tra di loro. “Montecchi, sei in ritardo…”, il principe si sedette tra suo nipote Valentino e sua sorella Caterina. “Cerchiamo di arrivare al dunque, questa storia mi ha già seccato abbastanza…” furono le sue rigide parole prima che Mercuzio ignorando con un sorrisetto Giulietta che gli ripeteva “No dai! Non andare…”, baciò la sua mano intrecciata alla propria e prese posto vicino al fratello maggiore. La guardò a lungo poi dovette sorridere ad Escalus che gli aveva lanciato un’occhiataccia per non aver preso posto prima. 
Romeo, quasi nauseato da ciò che aveva visto si concentrò su Tebaldo che non aveva ancora degnato di uno sguardo. Era tenuto in catene e sorretto da due guardie, una grossa cicatrice in volto che lui non aveva mai visto prima, vestiti per lo più lacerati ed era molto dimagrito. Ad un cenno di Escalus le guardie lo scortarono al banco che era stato sistemato appositamente per lui e anche Romeo prese posto al suo. “Voi due” disse il principe facendo scrocchiare le ossa delle dita con estrema severità “Conoscete il motivo della vostra convocazione qui oggi?”. Allungò le mani lungo braccioli del Trono e li strinse guardando con disprezzo i due giovani che tacquero entrambi. “Forse qualcuno vi ha tagliato la lingua?” domandò pensando che se lo sarebbero meritato sul serio. Valentino e Mercuzio si guardarono. “Non credo di avere commesso alcun crimine durante il mio esilio” disse Romeo deciso. Il principe lo guardò con sdegno. “Non vedi chi c’è affianco a te Montecchi? L’uomo per cui sei finito in esilio, che ha inscenato la sua morte facendo ricadere su di te la colpa per un crimine che non hai commesso”. Il giovane si rivolse a Tebaldo “Perché non hai…”. Escalus alzò la voce “Tuttavia Montecchi, hai ferito gravemente mio nipote e questo è un grave crimine”. I due condannati abbassarono lo sguardo. Tebaldo sembrava non avesse neppure la forza per replicare. “Come tu, Capuleti hai fatto del male a tua cugina!” disse il principe. 
Romeo alzò gli occhi di scatto “Cosa? Che cosa le ha fatto? Quando è successo?”. Mercuzio gli rispose freddamente “Questo non ti riguarda, pensa agli affari tuoi”. Il principe li ignorò e guardò Tebaldo “Capuleti io ti condanno in esilio a Brescia dove ti raggiungerà Esmeralda una volta che avrà dato alla luce vostro figlio, per aver fatto ricadere la colpa su un Montecchi di un crimine che non aveva commesso, aver cercato di violare tua cugina ed averla ferita alla gamba. La mia sentenza è definitiva, non voglio ascoltare le vostre suppliche." Il giovane Capuleti ormai allo stremo delle forze alzò una mano per parlare prima che gliene fosse tolta per sempre ogni possibilità, Escalus lo guardò per un attimo riflettendo e poi con un gesto imperioso della mano gli fece capire che poteva parlare. ”Vi prego di perdonarmi, non sono qui per chiedervi di togliermi la pena ma solo il vostro perdono! I miei gesti sono stati brutali ed osceni, cosi orribili da portarmi sul baratro di un nero abisso, ma erano dettati dal sentimento più puro che ci sia, quello dell'amore nei confronti di Giulietta." Si fermò in silenzio non trovando altre parole con cui continuare il suo monologo e continuò a mormorare semplicemente"Perdonatemi." Gli occhi di Mercuzio erano freddi come due smeraldi e la sua testa si mosse facendo oscillare i biondi capelli, il suo diniego era chiaro lui non poteva perdonare un individuo che aveva cercato di far del male alla sua Giulia. Alzò lo sguardo e lo posò sulla ragazza che stava lì in silenzio e sembrava più grande dei suoi quattordici anni, Romeo si girò a guardare Giulietta e intercettò lo sguardo di Mercuzio il suo furore esplose in un urlo, “Tu me l’hai portata via!” urlò con sdegno, era invaso da un furore tanto ceco quanto potente, non riusciva a capire cosa gli fosse preso voleva solo che il sangue di Mercuzio che una volta era stato il suo migliore amico gli bagnasse le mani. Il principe guardando Romeo con disprezzo scese di un gradino mostrandosi in tutta la sua possente altezza di quasi due metri, "Basta così Montecchi, altrimenti mi costringerai a non ritirare la mia condanna, il sangue dei miei congiunti ha già macchiato abbastanza le tue mani, e se non vuoi essere portato in prigione ti consiglio di tacere." La sua voce era bassa ma perfettamente udibile da tutti, dopo un attimo di silenzio riprese a parlare con il suo solito tono. "Ora, che il Giovane Capuleti verrà scortato dalle mie guardie fino a Brescia e tu Montecchi puoi definitivamente tornare a Verona, ma ciò non toglie che sarai sottoposto ad una rigida sorveglianza visto l'astio nei confronti di mio nipote. E ora andate ho già perso troppo tempo con voi!" E con un gesto impaziente della mano sciolse la seduta. I Montecchi insieme a Romeo furono scortati per primi fuori dal palazzo mentre i Capuleti restarono lì ancora per qualche minuto, appena l'ultimo dei Montecchi fu andato via Tebaldo venne scortato nella sua cella e i Capuleti poterono per un attimo respirare. Non sembrava vero al Conte che tutto quello fosse successo alla sua famiglia, ma doveva pur accettare che era anche colpa sua, se solo fosse stato un padre migliore per i suoi figli tutto quello non avrebbe toccato la sua famiglia, se avesse smesso che Tebaldo era suo figlio sin dal primo giorno che lo aveva portato a casa sua la vita di tutti sarebbe stata più semplice. Fu richiamato al presente da una guardia che annunciava loro che potevano tornare alle loro case perché la strada era finalmente libera, il conte allora alzò lo sguardo sul trono del principe e vide che la famiglia Della Scala si era tutta ritirata e cosi presa per la vita sua moglie muta e intontita dal dolore uscì dalla sala del Trono.
"Sei un maledetto sconsiderato lo sai? Come dico io ti è venuto in mente di fare quella sceneggiata nel bel mezzo di un processo?" Lo sguardo del principe era rosso d'ira e le sue mani erano strette a formare dei pugni, "Di la verità ti piace il pericolo della morte vero? Hai visto lo sguardo di quel Montecchi? Giuro che se morirò sarai tu la causa!" Scosse la testa e si sedette in una poltrona, aveva preso Mercuzio in disparte per dargli una lezione sul suo comportamento ma il ragazzo sembrava stranamente placido tanto da causare un'altra cascata d'ira. "Di qualcosa maledizione!" Il ragazzo alzò lo sguardo sullo zio e sorrise. "Ho intenzione di organizzare una festa per chiedere la mano di Giulia Capuleti." Escalus strabuzzò gli occhi e si passò una mano sul viso. "Ti sembra il momento più adatto per farlo? Hai proprio deciso di farmi morire!" Detto ciò lasciò la stanza dove si trovava suo nipote.

La mattinata passò velocemente trasformandosi in tardo pomeriggio e nella casa dei Montecchi era tutto un cicaleccio di felicità, una sola persona sembrava stranamente triste nonostante ormai fosse nella casa che tanto aveva desiderato, i suoi occhi erano lucidi e si muovevano febbrilmente per la stanza. "Figlio mio, ma che ti succede? Non sei forse felice di essere tornato a casa?" Il giovane scosse la testa e sorrise alla madre "Non potrei essere più felice madre ma ho il cuore pesante e la testa troppo leggera desidererei andare nella mia stanza a riposare" la madre sorrise accarezzandogli i capelli "E’ ovvio, è l'emozione a fare questo effetto vai pure più tardi salirò a vedere come stai! " Romeo uscì dal salone e invece di salire in camera sua si diresse con passo sostenuto alle scuderie per prendere il suo cavallo e dirigersi verso la villa dei Capuleti. Voleva parlare con Giulietta e chiedere spiegazioni su quello che era successo, sul perché il loro amore era svanito come la luna allo spuntare dell'alba… Eppure mentre la distanza tra lui e la dimora di Giulietta si affievoliva era il viso di Rosalina che vedeva e sapeva che quello che voleva realmente era solo una spiegazione. Solo una spiegazione? La vocina nella sua testa mormorò il contrario ma lui non le diede ascolto. Arrivato sotto la finestra di Giulietta lasciò il cavallo li vicino e vi salì,  quando fu arrivato sul balcone bussò sul vetro, il suo cuore batteva furioso nel petto e aveva la bocca secca come sabbia prese un profondo respiro e attese. La finestra si aprì un attimo dopo, il viso sorridente di Giulietta che era apparso dinnanzi a lui cambiò espressione quando vide che il giovane era Romeo e non Mercuzio. "Che ci fai tu qui? Come osi irrompere in casa mia! Vattene subito!". Nella sua voce si era insinuata una sfumatura di collera e la piccola lupa avvertì il cambiamento e iniziò ad uggiolare piano. Il ragazzo non si smosse alle sue richieste di andarsene, "Sono qui perché mi devi una spiegazione! Cosa è successo? Cosa ci è successo? Cos’è che ti ha allontanata da me? Dimmelo, ti prego dimmelo…" Il suo gesto fu velocissimo, prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò. Giulietta rimase per un attimo interdetta senza ricambiare il bacio, senza muoversi e poi la sua mano partì colpendo forte il viso di Romeo che si staccò da lei indietreggiando e portandosi una mano sulla guancia. La ragazza lo schiaffeggiò ancora bruscamente e si avvicinò alla lupa che ora ringhiava apertamente e mostrava i denti pronta ad attaccare. "Non ci provare mai più! Perché non eravamo fatti per stare insieme e… ecco perché, e tu…" Non riuscì a finire la frase e Romeo fece un passo avanti. “E tu lo sai meglio di me!” esclamò lei indietreggiando ancora, poi l’espressione di rabbia del giovane Montecchi in qualche modo la spaventò ed uscì dalla camera cosi rapidamente che quasi inciampò ma lui l’afferrò per le spalle costringendola a guardarlo in faccia. “Giulietta! Dove credi di andare? Eh?  Vieni qui! Ti ho fatto una domanda!” strillò istericamente Romeo che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, la strattonò più volte con l’intenzione di farle male ripetendo quella frase. Giulietta gli ripeteva di smetterla e più se lo scrollava di dosso e più lui continuava a spingerla e a strattonarla con forza. Nel trambusto delle urla che avevano allertato anche i servi, Luce si alzò sulle stampe posteriori e azzannò il ragazzo al collo che cadde pesantemente su di un fianco. La ragazza non se ne accorse subito, approfittò di quell’istante per recuperare il pugnale che teneva come d’abitudine nello stivale e glielo puntò contro “Stai lontano!” gridò tremando. “Che cosa ci fa un Montecchi in casa mia!” la voce del conte Enrico risuonò per tutta la casa e sua figlia ancora sconvolta perché per un attimo aveva creduto che Romeo fosse morto dovette aggrapparsi alla balia che era corsa da lei “Che sta succedendo? Che ti ha fatto?” vide il pugnale e glielo tolse di mano poi  la ricondusse nella sua stanza, Luce smise di ringhiare e le seguì. “E’ meglio se ci pensa tuo padre adesso” disse frettolosamente la balia “Non temere lo tratterrà finché non arriveranno le guardie del Principe a scortarlo a casa sua”. Giulietta si chinò a controllare che i denti della sua lupa non fossero sporchi di sangue, non aveva nemmeno ascoltato una sola parole di quello che la donna che più la amava al mondo le stava dicendo. Una serva entrò nella stanza e le si avvicinò “Contessina questa è per voi” le porse una lettera che lei distrattamente aprì e lesse mentalmente tutta d’un fiato. “Come avete fatto a capire che…”, in un primo momento fu tentata di dire “Che ero in pericolo” ma poi disse “Che lui era qui?”. La balia prese la lettera che Giulietta le porse, “Uno dei servi ha riconosciuto il suo cavallo… Oh bambina mia” la abbracciò forte “Vorrei che tu non dovessi subire mai più tutta la sofferenza che quest’odio ti porta”. Giulietta sentì i battiti del cuore tornare regolari e si staccò da lei per fare un bel respiro e allontanare definitivamente tutta la tensione che aveva accumulato. “Eppure non ho versato neanche una lacrima” si disse, “Questo vuol dire che non sono più una bambina”. La donna le sorrise e disse che per lei lo sarebbe sempre stata. “Hai già deciso cosa indosserai domani per l’occasione? Qui dice che è una festa in tuo onore… Non so proprio cosa spera di ottenere da te quel bell’imbusto”.  Giulietta la guardò sorridendo “Mercuzio mi ama, come io amo lui, è solo questo che conta” si sedette sul letto e abbracciò la sua Luce “Grazie per avermi salvata”.

Giunse al castello Scaligero nel suo splendido vestito amaranto la sera dopo scortata in carrozza e accompagnata da Cordelia, la balia ed i suoi genitori. Quando scostò la tendina e vide due paggi venire incontro alla carrozza la sua amica le prese la mano e le sorrise, Giulietta sapeva in cuor suo che la fanciulla di fronte a se provava qualcosa per il ragazzo che lei amava e da quando era tornata le cose fra loro erano cambiate.“Non capisco perché abbiamo dovuto metterci tutti in ghingheri e piattini…” si lamentò la balia una volta scesa dalla carrozza seguita da Lady Capuleti. “Cerca di essere meno scontrosa per una volta e pensa a divertirti!”, le disse la sua padrona. Giulietta scese per ultima con l’aiuto del cocchiere. Si soffermò a guardare verso l’ingresso, quel viale che una volta aveva percorso a cavallo di Ares sotto la pioggia, il giorno del suo primo bacio… “Buonasera famiglia Capuleti” il maggiordomo si inchinò e fece un sorriso alla ragazza che ormai cominciava ad essere di casa “Prego, vi faccio strada, da questa parte…”. Mentre lo seguirono la madre della ragazza non fece altro che commentare quel posto ed esprimere tutto il suo desiderio di voler vivere li. D’un tratto dovette smetterla di fantasticare perché suo marito si era alterato e sentiva la mancanza dell’alcool. La balia prese sottobraccio la ragazza bionda “Tesoro, ma non era il caso che restavi a casa insieme ad Esme? L’abbiamo lasciata da sola…”. Cordelia si irrigidì “Ma se non si sentiva bene? E’ lei che ha insistito per non venire”. Giulietta restò in disparte fino a quando non giunsero nella sala del banchetto, c’era tantissima gente molta della quale occupata a danzare, alcuni di loro erano parenti del principe perciò a lei sconosciuti ma non degnò nessuno nemmeno di uno sguardo. Si addentrò tra la folla di invitati alla sua destra e passò dietro a coloro che erano presi dalle danze, percorse metà della sala quando dall’altra parte i suoi occhi si incontrarono con quelli che tanto cercava. Mercuzio indossava un completo blu e argento. Lei notò che quei colori gli stavano particolarmente perché si intonavano con i capelli biondi, eppure si aspettava di vederlo in nero e oro come i colori del suo casato. Entrambi si mossero in avanti per avvicinarsi quando qualcuno trattenne lei, che si fermò ma non smise di guardare il ragazzo che amava. “Perdonate signorina” disse il giovane che aveva qualche anno più di lei, “Vi andrebbe di concedermi un ballo?”. Le prese la mano e nel momento in cui stava per portarsela alla bocca lei la ritirò “Mi dispiace non voglio” disse lasciandolo senza parole, si allontanò da lui e raggiunse Mercuzio. Si abbracciarono sotto gli occhi di tutti, compresi i familiari di lui e quelli di lei. Il ragazzo che poco fa aveva chiesto a Giulietta di ballare continuò a cercare una dama che si unisse con lui per le danze. Cordelia che da lontano aveva visto tutto, si sentì mancare l’aria e un senso di invidia si impossessò di lei. “Dannazione!” imprecò, “Perché non riesco a dimenticarlo? Perché mi fa questo effetto? Forse dovrei andare da Romeo e aiutarlo a prendersi la sua vendetta”, si tappò la bocca con le mani perché aveva pensato tutto ciò ad alta voce e la balia l’aveva sentita. Gli occhi della bionda si posarono su quelli di un ragazzo che la guardò e poi le passò accanto “Scusate signore vi va di ballare?” lo trattenne per un braccio ma stava ancora guardando con odio Giulietta. “Voi la conoscete?” gli chiese lui dopo aver visto dove guardava, “Mi ha appena rifiutato, perciò accetto il vostro invito”. La prese per mano e la condusse al centro della sala.

“Perché piangi?” domandò Mercuzio stringendola. Giulietta non si mosse e continuò a tenersi a lui “Non sto piangendo” mormorò. Quel contatto la faceva sentire viva e di nuovo libera, era impressionata da se stessa per quanto la sola presenza di lui riusciva a farla stare bene. “Credi di potermi nascondere i tuoi pensieri o il tuo stato d’animo?”, le prese il viso e lo girò verso il suo. Gli occhi lucidi di lei la tradirono subito ma invece si asciugarseli lo baciò. “Ti amo” disse quando si staccarono. Mercuzio trasalì “Cosa?”, la portò via da li e la condusse vicino al tavolo dove erano seduti tutti gli Scaligeri. Lei li salutò frettolosamente poi il ragazzo la invitò a prendere posto vicino a lui. “Sicura di star bene? E’ successo qualcosa?” le chiese ancora. Giulietta avrebbe voluto urlare al mondo intero che ormai non aveva più paura di ammetterlo ma gli sorrise semplicemente “Non qui” gli sussurrò all’orecchio. Isabella le chiese come stava e di raccontarle qualcosa. Lei la guardò senza rispondere poi si trovò addosso gli occhi di Escalus che la guardavano come per dirle di parlare. “Romeo?” chiese Mercuzio a denti stretti, lo zio sentì e lanciò uno sguardo a Valentino. “Io ho voglia di ballare vieni amore?” disse dolcemente Isabella al marito che accettò subito. “Parleremo dopo visto che ora sei impegnata” disse la donna a Giulietta e le fece l’occhiolino. Lei la ringraziò mentalmente per la comprensione e guardò distrattamente le molte facce che non conosceva. “Lo sapevo… Che ti ha fatto? Giuro che lo ammazzo” imprecò Mercuzio agitandosi. “Ti ho appena detto che ti amo” le ricordò lei, “E tu pensi a lui?”. Escalus blaterò qualcosa riguardo alle feste e in quel momento vide Melania passare con i vassoi del vino, aveva i capelli lunghissimi sciolti e indossava un semplice abito verde con le maniche corte. Nonostante fosse già ottobre il freddo non era ancora arrivato del tutto. Il principe la guardò a lungo finché lei non se ne accorse. “Hai ragione ma se solo ha provato a toccarti io”, Mercuzio prese fiato “Dimmi la verità è stato da te?”. Giulietta annuì “Non lo sai? Gli uomini di tuo zio lo hanno riportato qui e ora è nelle segrete”. Lui le prese le mani “Ero troppo impegnato ad organizzarti questa festa per pensare alla legge, scusami”. Escalus si alzò “State tranquilli è sotto la mia supervisione non vi darà più fastidio” e si allontanò da loro. Il nipote fece per fermalo “Perché non me l’hai detto?”, ma ormai era troppo tardi e il principe non lo sentì. “Dai lascia stare” disse lei, “E’ acqua passata ha solamente provato a baciarmi”. Mercuzio si alzò dalla sedia cosi bruscamente che sua zia Caterina, intenta a mangiare, lo rimproverò “Hey signorino non ti ricordi più le buone maniere?”.  Giulietta gli prese la mano “Ti prego, se tieni veramente a me resta”, vide la sua espressione iraconda e strinse la presa. Lui cercò di calmarsi e si passò una mano tra i capelli come faceva sempre quando era nervoso. “Ed io che volevo chiederti di sposarmi” pensò. “Dai balliamo ti va?” gli chiese lei alzandosi, “Sempre che la principessa acconsenta” disse rivolgendosi a Caterina la quale sorrise. “Prego fate pure, la principessa resterà qui ad ingozzarsi sola soletta” rispose ridacchiando, Giulietta notò che era già alla terza portata e non poté fare a meno di pensare se soffrisse di attacchi di fame nervosa o qualcosa del genere. Si sentì accarezzare il collo e la lunga treccia dietro la schiena. “Sono geloso” le disse a bassa voce, “In una maniera che neanche immagini”. Lei rispose prontamente “Guarda che per me è lo stesso” e gli sfiorò la punta del naso affettuosamente. “No Giulia, dico sul serio, io sono geloso in un modo cosi morboso che non riesco a capacitarmene”, sospirò “Nessuna donna con cui sono stato mi provoca questo e adesso vorrei solo vederlo morto”. Lei ebbe un tuffo al cuore quando accennò alle altre con cui era stato e si chiese mentalmente se il numero fosse stato abbastanza alto da superare la sua immaginazione, “Non dire cosi, non lasciare che l’odio si impadronisca di te, io so che il tuo cuore è puro”. Lui rise palesemente contrariato. “Mi ami?” le chiese tornando serio, “Allora dimostramelo, lascia la finestra aperta stanotte… e fammi entrare nel tuo letto”. Giulietta arrossì violentemente e desiderò nascondersi sotto il tavolo. “Mi sembra di averti già ospitato tempo fa” disse al limite della vergogna e guardandosi intorno. “Hai capito cosa intendo” sibilò prima di allontanarsi, raggiunse uno dei corridoi e una volta rimasto solo scaraventò per terra uno dei candelabri; le candele caddero e si spensero. Si fermò un attimo a riflettere poi decise di scendere nelle segrete per far visita a Romeo. “Giulia!”. Si girò in direzione di quella voce e Valentino le fu vicinissimo “Perdonate se non vi ho salutata come si deve, va tutto bene?”. Lei incrociò le braccia “No” e lo guardò negli occhi. “Ehm… mio fratello dov’è? Non lo vedo da nessuna parte” continuò lui. Lei fece spallucce “Abbiamo litigato per colpa dei Montecchi, forse voi potete fare qualcosa… Si è arrabbiato”. Il sorriso del ragazzo che sembrava esattamente la versione di Mercuzio con i capelli neri un po’ la rassicurò “Niente paura, ora ci penso io” andò a cercarlo e lei una volta sola guardò nel punto in cui i due fratelli si erano dileguati, fu tentata di seguirli ma la voce di sua madre e quella di Isabella che conversavano e le si avvicinavano la costrinsero a cambiare idea.

I gradini di pietra erano cosi stretti e ripidi che scenderli velocemente non era certo un’impresa facile. Mercuzio dovete rallentare il passo e sbuffò più volte. Tenne la torcia tesa davanti a se quando si sentì afferrare per il farsetto. “Dove diavolo credi di andare?”, la voce di Valentino inconfondibile per suo fratello minore rimbombò tra le mura. “La festa è dall’altra parte”. Il biondo si girò a guardarlo “Si infatti… allora va e divertiti anche per me”. Valentino si lamentò “Lo sai che se zio se ne accorge ti mette alla gogna?” e lo seguì. Quando raggiunsero la cella di Romeo Mercuzio affidò la torcia al fratello maggiore. “Cuzio devi proprio?” sbottò lui, “Cosa dirai alle guardie? E dai lascialo in pace è solo un povero disgraziato”. Il biondo ridacchiò “Ho le mie buone motivazioni e poi di cosa hai paura? Devo solo scambiarci due parole… Siamo principi noi possiamo tutto”, ordinò ad una delle guardie di spalancare la grata dicendo che si trovava li per una visita al prigioniero. Romeo che era disteso sulla branda con i polsi legati si destò dal dormiveglia e prima che potesse rendersi conto di chi era entrato nella sua cella si ritrovò in ginocchio col naso sanguinante e un dolore insopportabile. Il pugno del suo migliore amico lo aveva colpito cosi forte da fargli girare la testa, si accasciò al suolo e perse i sensi. “Se la tocchi un’altra volta giuro che ti uccido! Guardia!” ringhiò Mercuzio ed usci dalla cella. Escalus che si aggirava per la grande sala con le mani dietro la schiena e l’espressione minacciosa per chiunque gli si avvicinasse troppo si ritrovò accanto alla giovane Capuleti, prima ancora di poterle domandare dove si fossero cacciati i suoi nipoti che un momento prima stavano parlando con lei uno dei paggi gli corse incontro “Vostra grazia, il prigioniero è ferito”. Giulietta si mise ad ascoltarlo. “Al naso, si richiede subito la vostra presenza” continuò il giovane paggio. Il principe lo afferrò per il colletto della camicia e lo tirò a se. “Manda a chiamare Giosuè e fallo visitare, immediatamente”. Quando l’ebbe congedato Giulietta si rivolse ad Escalus “Siete sempre cosi gentile con la vostra servitù?”. L’uomo le lanciò un’occhiata inespressiva “Cosa ne può sapere una ragazzina come te di come trattare i servi? Non è affar tuo, dovresti pensare a tenere buono mio nipote invece che istigarlo all’odio per i suoi amici”. Lei vide il paggio inciampare un paio di volte prima di dileguarsi tra la folla. “Mio principe” disse ad Escalus toccandogli un braccio “Lo so che sotto la vostra corazza si nasconde un buon cuore”. Mercuzio risali le scale seguito dal fratello. “Aspetta” gli disse Valentino, “Fammi vedere la mano!”. Il biondo si strofinò via dalle nocche il sangue di Romeo ed estrasse dalla tasca il fazzoletto con le sue iniziali ricamate, ci sputò sopra e se lo passò sulla mano. Valentino lo tratte “Perché non ti calmi adesso? Torniamo di la e godiamoci la festa ti prego, questa doveva essere la tua serata non lasciare che te la rovinino”. Il fratello minore gli sorrise e annuì “Infatti! Ho finito” disse riferendosi alle nocche rosse “Andiamo”.

Romeo fu condotto poco dopo nella cella che il medico Giosuè aveva allestito tanti anni prima come infermeria, il ragazzo fu deposto sul letto e l’anziano lo esaminò attentamente. Gli ripulì il viso e vi applicò sopra un unguento speciale sotto gli occhi e sul naso. Romeo saltava ad ogni suo tocco e non riusciva a tenere gli occhi aperti dal dolore, piangeva come un bambino e tra le lacrime e le rassicurazioni del medico ripeteva un solo nome “Rosalina”. Valentino tornò nella grande sala quando si accorse di non avere più il fratello accanto “E adesso cos’altro sarà andato a combinare?”, si diresse sbuffando da suo zio che stava parlando con Giulietta e non appena vide il nipote gli chiese a denti stretti “Dove diavolo si è cacciato?”, l’espressione innocente del ragazzo lo fece alterare ancora di più.“Giuro che più tardi faremo i conti! Non lo capisce che sta passando dalla parte del torto? Sento che a breve non tollererò più il suo comportamenti!”. Il principe tornò a sedersi vicino a sua sorella senza dire altro. Valentino guardò Giulietta e le fece cenno di avvicinarsi. “Stavo pensando…” disse per sdrammatizzare, “Perché non balliamo? Se vi va naturalmente” sorrise poi guardò sua moglie che era a breve distanza. Giulietta prese la mano che lui gli tendeva con una certa soggezione. “Spostati fratello!”.  La voce di Mercuzio riapparve dal nulla “Semmai mettiti in fila, sempre che dopo io ti dia il permesso” rise maliziosamente come faceva sempre. Valentino sospirò e lasciò la mano della giovane “Sarà per un’altra volta allora” si congedò con un inchino e li lasciò soli. “Dove sei stato?” gli chiese subito lei ansiosa di conoscere la risposta, “Perché mi hai lasciata cosi senza dirmi nulla?”. Presero parte ad un ballo che era già cominciato. Mercuzio ridacchiò e unì le loro mani “Non è importante”. Ignorò le sue proteste e la sollevò da terra. “Ti odio quando fai cosi lo sai?” continuò lei, girò una mezza volta su se stessa poi le loro mani si toccarono ancora. “Hai detto che hai avuto tante donne prima di me… quante?” gli domandò perché lui si ostinava a rimanere in silenzio. “Hai detto di amarmi prima” disse finalmente lui, “Quanto mi ami?”. Giulietta si fermò al centro della pista e gli lasciò la mano, i suoi occhi erano cosi delusi che non riusciva a spiegarsi perché si comportasse cosi. “Nessuna che era alla tua altezza” fu la risposta di lui mentre la riafferrava per i fianchi e la faceva girare, “Non ho mai amato nessuna come amo te… Nessuna prima o dopo di te”. Lo disse guardando altrove un po’ imbarazzato. Già, lui odiava sentirsi imbarazzato perché non faceva parte del suo carattere. Lui che le donne le prendeva dove e quando voleva, anche più vecchie della sua età. Lui, Mercuzio che spensierato non aveva mai dato il suo cuore a nessuna e che era troppo occupato alla regina Mab e ai suoi sogni, a bere e divertirsi. Un viziato in poche parole. Sapeva di esserlo e la cosa gli andava bene cosi. Ma con lei era tutto diverso, con Giulia, la sua Giulia era tutta un’altra storia e lui non era più lo stesso.  “Non ho mai amato”  ripeté, “E’ la prima volta che mi succede e non avrei mai pensato che fosse cosi maledettamente bello, folle e… meraviglioso, come te”. La guardò e si avvicinò per baciarla. “Sei andato da lui non è vero?” gli chiese dopo averlo ascoltato con gli occhi sgranati e aver risposto al suo casto bacio. Mercuzio fece spallucce sorridendo divertito. Ci fu un breve scambio di dame e cavalieri poi tornarono in coppia insieme.“Tantissimo” disse Giulietta improvvisamente stanca di ballare, lui la guardò serio perché aveva già capito a cosa si stava riferendo. “Non puoi immaginare quanto”, lo accarezzò sulla guancia e lo baciò finché la musica non finì. Escalus si alzò di nuovo dal tavolo e si posizionò al centro della sala “Mie care signore, miei cari signori… Vorrei un attimo di attenzione” batté le mani per farsi sentire. “Questa sera siamo qui come molti di voi sapranno per fare un annuncio riguardante mio nipote” fece segno a Mercuzio di parlare. Giulietta che ancora non aveva inteso quello che stava succedendo fu colta alla sprovvista quando lui le strinse la mano e gliela baciò poi si inginocchiò a terra ed estrasse una scatola dall’interno della giacca. “Perché non ti alzi?” mormorò lei imbarazzatissima, vide i genitori guardarla sorridenti e poi abbracciarsi per la contentezza. “Giulietta… Vuoi diventare la mia…”, il ragazzo non finì la frase perché anche se non lo dava più a vedere dentro di se provava una rabbia assassina, chiuse un attimo gli occhi e sospirò. Il cuore gli suggeriva la parola Moglie ma la testa la parola Fidanzata. “Giulia” pronunciò il nome di lei e tolse il coperchio alla scatolina nera. La ragazza si sentì mancare i sensi “Oh mio Dio fa che non me lo chieda” si disse mentalmente, “Sto per svenire”. Lo guardò ansiosa ma colma di felicità allo stesso tempo. “Vuoi diventare la mia fidanzata?”, fu la domanda definitiva. Escalus che era pronto ad un meccanico applauso credette di aver sentito male. “Te lo chiedo davanti a tutti perché voglio che il mondo sappia quanto sei importante per me, io ti amo e non credo di poter più stare senza te”, tirò fuori l’anello d’oro giallo con incastonato un rubino a forma di cuore e in quel momento Giulietta sorrise e pianse allo stesso tempo. “Si che lo voglio! Ma adesso alzati!”, tutti scoppiarono a ridere e applaudirono con gioia, tutti tranne Cordelia… Il biondo si alzò e le infilò lentamente l’anello all’anulare sinistro “Questo è il mio cuore” sorrise, “Ed è tuo adesso”. Lei gli buttò le braccia al collo commossa poi posò le sue labbra su quelle di lui e gli stampò un bacio che durò a lungo. “Ma non la voleva sposare?” ironizzò Valentino con suo zio, “Non lo capisco più, ormai è fuori di testa” rispose il principe. Nel bel mezzo degli applausi, la commozione da parte di Lady Capuleti e la stretta forte di Giulietta Mercuzio cambiò espressione quando vide in lontananza il fratello di Paride ed i suoi genitori. Qualcosa in lui si spense e provò un senso di timore, solo in quel momento si rese conto che quello era il ragazzo che aveva invitato a ballare la sua amata e anche se non si ricordava il suo nome sapeva che quello sguardo non prometteva niente di buono. Lui per dispetto gli sorrise e fece un teatrale inchino, sua madre invece quasi in preda ad un attacco d’ira si scagliò verso i due abbracciati ma prima che potesse raggiungerli fu bloccata dal figlio e dal marito che guardarono Mercuzio con altrettanto disprezzo. “Che ci fanno loro qui? Non mi risulta che erano nella lista degli invitati” disse Valentino, Escalus che gli era accanto con le braccia incrociate guardò nella direzione indicata dal nipote “Infatti” mormorò con tono di amara sorpresa. “Ci penso io” disse prima di farli scortare “gentilmente” fuori. Mercuzio non riuscì a sentire le loro voci ma fu certo di aver letto il labiale di parole simili a “La vendetta è vicina”.

Giulietta una volta a casa diede la buonanotte alla balia e si ritirò nella sua stanza, dopo aver fatto il bagno aveva indossato una delle sue camicie da notte più candide. Anche se era nel periodo premestruale e si sentiva particolarmente strana, in qualche modo aveva dato delle speranze al suo fidanzato. Ma speranze di cosa? Che si sarebbe concessa a lui? Si pettinò i capelli e lasciò solo poche candele accese. “I problemi si affrontano al momento” si disse. Ma per l’emozione si era adagiata sul letto intatto con tutta la vestaglia e Luce ai suoi piedi. Dopo circa mezz’ora la prese in braccio e la mise nella sua cuccia che le aveva preparato apposta per quella notte. “Mi raccomando stavolta te ne starai qui buona buona e non salirai sul letto, chiaro?”, la baciò fra le orecchie “Lo sai che ti voglio tanto bene vero?” la accarezzò ancora e le augurò la buonanotte poi tornò a letto. “Perché non arriva?” pensò dopo che si era rialzata un paio di volte e faceva avanti e indietro per la camera. Luce era accucciata e nascondeva il muso dietro alle zampe ma aveva gli occhi vispi e seguiva ogni suo movimento. Le candele che illuminavano la stanza si stavano consumando velocemente e da ciò la ragazza dedusse che si era fatto davvero tardi cosi si risedette sul letto e poi di scatto vi si sdraiò sopra. “Lui non verrà” mormorò con gli occhi lucidi dalla rabbia.

A casa Della Scala era esploso l’ennesimo battibecco per via del naso rotto di Romeo e del ritorno della famiglia di Paride che in qualche modo erano riusciti ad imbucarsi ad una festa che non aveva nulla a che vedere con loro. Escalus aveva rimproverato più volte il nipote per ciò che aveva fatto al giovane Montecchi e anche per aver ucciso Paride. “Tu sei fuori di testa!” lo aveva accusato lui di risposta, “E’ stato un regolare duello e tu eri d’accordo!”. Il principe pensieroso era arrivato alla conclusione che la famiglia di Paride, suoi lontani parenti, sarebbero stati esiliati alla prima mossa falsa nei confronti di qualsiasi membro dei Della Scala o dei Capuleti. “Pensaci bene prima di imparentarti con quel casato! Hai perso l’amicizia dei Montecchi per causa loro e hai anche ucciso!”, le parole di Escalus non lo sfioravano minimamente e neanche quelle del fratello che prendeva le sue parti e invece di essere cosi brusco come lo zio gli diceva di fare attenzione perché Verona non era più sicura per nessuno. Mercuzio quando si liberò da quella patetica riunione di famiglia sgattaiolò a prendere Ares e corse via. Giunto al luogo che più di tutti apprezzava scese da cavallo e nel silenzio della notte al riparo dagli occhi delle guardie, si arrampicò al balcone di Giulietta e una volta scavalcata la ringhiera bussò al vetro della finestra. La fanciulla che lo attendeva ancora sveglia scattò in piedi e andò ad aprire. Il ragazzo subito la baciò senza darle il tempo di parlare, le sue mani le sciolsero la treccia che si era fatta da un lato mentre lo attendeva infilandosi avidamente in quei fili morbidi che erano i suoi capelli e le tolsero lentamente la vestaglia. Lei si mise a ridere per via delle pelle d’oca "Mi fai il solletico!", poi lo guardò con desiderio e gli tolse la camicia, che cadde a terra silenziosamente.  Lui divertito dal suo comportamento la lasciò fare molto volentieri "Oh Giulia" disse  facendola indietreggiare. La ragazza avvertì un dolore al basso ventre ma lo ignorò e si sdraiò sul letto, Mercuzio le fu subito sopra e ripresero a baciarsi. Il tocco inesperto di lei non stava dando a lui la sicurezza che fosse davvero pronta e curioso voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta. "Non te l'ho mai detto che ti voglio vero?", il biondo col suo sorriso da sciupa femmine le rispose con un lungo bacio sul collo seguito da un morso. La ragazza rabbrividì mentre bisbigliava il suo nome, poi si tirò su e gli si avvinghiò addosso. "Finalmente posso averti" sussurrò lui per provocazione spostandole indietro i capelli, la spinse di nuovo con la schiena contro il materasso e la baciò con passione. Giulietta, per niente spaventata da quella frase invece incrociò le gambe dietro il suo fondoschiena ma quando lui stette per abbassarsi pantaloni quasi gridò per l'imbarazzo "Oddio amore! Non posso! Ho il periodo rosso". Mercuzio la guardò incerto fermandosi “Che cosa?”. Lei si tirò su “E’ cosi… non posso, non posso farlo”. Si senti accarezzare il mento e baciare ancora “Intendevo… come mi hai chiamato?”. Adesso si trovavano seduti uno di fronte all’altra, lui con le gambe piegate e lei con le proprie che lo circondavano. “Sei il mio amore” disse Giulietta dolcemente e gli prese una mano per incrociarvi le dita. “Ma che hai fatto qui?” chiese allarmata dopo che lo sguardo le era caduto sulle nocche rossastre. Il biondo che era intento ad osservarla e aveva fatto si che le loro fronti e nasi si toccassero continuò a rimirarla. “Un nonnulla” rispose indifferente.  “A me non sembra” disse lei, “Lasciami indovinare, hai fatto a botte con qualcuno?”. Invece di risponderle, Mercuzio la baciò a lungo fino a portarla sotto le coperte. “Aspetta” si alzò per chiudere bene la finestra e spegnere le candele poi tornò da lei. “Che bello, è la seconda volta che dormiamo insieme” disse Giulietta felice e lo abbracciò. Parlarono a lungo sottovoce e ogni tanto lui le dava un bacio. Quando si furono addormentati Luce, che era rimasta in un angolo senza fiatare uscì dalla sua cuccia e salì con un balzo sul letto della padrona, cercò a lungo una posizione comoda e alla fine decise di appollaiarsi contro la schiena di Giulietta.

   
 
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