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Il mio arrivo doveva essere già stato annunciato, per cui non mi sorpresi di vedere metà della famiglia Cullen ad aspettarmi sui gradini dell’ingresso. Alice svolgeva alla perfezione il suo compito. Parcheggiai accanto ad una grossa auto nera, e scesi velocemente dal mio mezzo.
Non passò nemmeno un decimo di secondo, che sentii avvolgermi da due braccia stritolatrici. Se mi fosse stato ancora indispensabile respirare, credo sarei morta soffocata.
Riconoscevo quel saluto, affettuoso, per quando poco delicato. Ricambiai l’abbraccio con uno altrettanto spaccaossa, mentre sentivo Emmett scoppiare in una fragorosa risata.
«Hai ancora parecchia strada da fare, ranocchietta», mi disse, allontanandomi da lui per guardarmi, con uno dei suoi giganteschi sorrisi sulla sua gigantesca faccia.
«Devo dire che non sei cambiata affatto», ridacchiò. Un sorriso sornione fiorì sulle mie labbra.
«Nemmeno tu se è per questo….sei sempre il solito orsacchiotto», e gli cacciai la lingua. Mi scompigliò i capelli ridendo, ma non feci nemmeno in tempo a muovermi, che lo vidi saltare da un lato, appena in tempo per lasciare il posto all’assalto del folletto di casa.
Alice mi saltò letteralmente in braccio, buttandomi quasi per terra, strillandomi nelle orecchie la sua evidente gioia nel vedermi. Il suo entusiasmo era contagioso, esattamente come la sua risata.
«Eliaaaaan ma quanto c’hai messo ad arrivare! Non hai nemmeno idea di quante cose ti devo far vedere! Spero ti trattenga qui per un po’ perché c’è un’intera collezione che ho appena creato e Rosalie dopo un po’ si stufa di provare vestiti, ti prego ti prego ti prego devi assolutamente vederli stavolta ho davvero dato il meglio di me! »
Mi venne da ridere. Era qualche centimetro più bassa di me, e i suoi occhioni dorati mi fecero ricordare quanto mi erano mancati quei suoi assalti. La abbracciai stretta stretta.
«Contaci Alice, non vedo l’ora, dobbiamo recuperare il tempo perduto», le dissi sorridendo. Si illuminò in un altro sorriso. «Aaahhhh ne ero sicura, tanto lo sapevo già!». Difficile non crederle, con un potere come il suo. Jasper comparve in un baleno al suo fianco, un sorriso tranquillo sul viso.
«Hai sentito Jazz??? Te l’avevo detto che ne sarebbe stata felice!». Alice non stava davvero più nella pelle. E sapevo perfettamente che aiutare Alice con i suoi vestiti significava trasformarsi nella sua gigantesca Barbie per un lasso di tempo non meglio definito. Probabilmente, se qualcuno non si fosse accorto della mia assenza, mi avrebbe fatto provare vestiti per l’eternità.
«Perdonala, Elian, ma non vedeva davvero l’ora che tu arrivassi, come tutti gli altri del resto. Sono felice di vederti».
Istintivamente mise un braccio intorno alla vita di Alice.
Gli rivolsi un sorriso. «Grazie, Jasper, lo sono anche io». Il mio sorriso si allargò. «E poi non è un problema, mi mancava davvero la prova-vestiti».
Feci l’occhiolino ad Alice, e poi mi voltai verso la persona che stava scendendo piano le scale d’ingresso, venendomi incontro sorridendo. Rosalie mi abbracciò in silenzio, e io ricambiai il suo abbraccio.
«E’ bello averti qui», mi disse infine. «Sei mancata molto a tutti noi».
«Grazie Rose», dissi sorridendo, «mi siete mancati tanto, tutti voi».
Mi erano mancati davvero, molto più di quanto avessi mai potuto immaginare. Mi guardai intorno, non mi ero allontanata che di un paio di metri dalla mia auto.
Ero curiosa. «E gli altri? Non ci sono?».
Jasper mi fece un sorrisetto. «Sono dentro che ti aspettano».
Chissà perché loro erano venuti ad accogliermi fuori, mentre gli altri erano rimasti dentro. Sul momento non capii. Li precedetti sulle scale che portavano all’ingresso. La porta era aperta, ero ansiosa di andare a salutare il resto della famiglia. Ed i suoi nuovi membri.