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Autore: Amphitrite    10/12/2015    2 recensioni
“Ho portato un curriculum allo Smithsonian.”
“Cercano donne delle pulizie?”
[...]
“No, stronzo. Guide per la nuova ala.”

Fanfiction post The Winter Soldier, ispirata alla scena dopo i titoli di coda :D
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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3.
 
La saletta ristoro è pervasa dall’aroma di caffè stantio e tappezzeria impregnata del fumo di quando ancora non vigeva il divieto. Charlotte si siede con uno sbuffo sul divanetto, scalcia via le scarpe col tacco e poggia i piedi sulle gambe di Mark. Mark non batte ciglio: solleva un po’ di più il libro che stava leggendo e gira pagina. “Quante comitive hai fatto fin’ora?” Chiede con tono assente.
La ragazza rovescia la testa oltre il bracciolo e i capelli, finalmente liberi dall’impalcatura di forcine in cui li tiene costretti il resto del tempo, penzolano tristemente nel vuoto. “Tre. Ma non finiscono mai? Non ci vanno a scuola, ‘sti stronzi, ogni tanto?”
Andrew – i cui occhi continuano a essere catalogabili come armi improprie, ma ai quali Charlotte sta sviluppando una lenta assuefazione – le solleva le gambe prendendole dalle caviglie, si siede accanto a Mark e se le riappoggia in grembo. Charlotte è molto grata per il riguardo nei suoi confronti.
(Nessuno è più comprensivo di lui per quanto riguarda i mali arrecati dai tacchi, da quando il suo fidanzato lo ha convinto con l’inganno a vestirsi da Marilyn Monroe per carnevale.)
“Lottie, mi conosci.” Esordisce l’infame, accarezzandole in punta di dita uno stinco. Lo stomaco di Charlotte potrebbe starsi contorcendo come un ginnasta olimpionico, nel sentire quel tocco lento e costante sulla pelle velata dai collant. “Non sono tipo da dire ‘te l’avevo detto’.” Mark, al suo fianco, grunisce una risata e continua a leggere indisturbato. “Ma te l’avevo detto.”
La porta si apre prima che qualcuno possa dare forma al VAFFANCULO che alegga sulle loro teste – e su quella di Andrew in particolare – e qualcuno comunica l’arrivo della quarta comitiva. Charlotte muggisce il proprio dolore e rotola giù dal divano.
“Vi odio tutti.” Annuncia con una mano sulla porta mentre Mark – l’usurpatore! – ha preso il suo posto sul divano e ne sta approfittando per farsi fare un massaggino alla cute dal proprio, odioso fidanzato. Charlotte fa un verso disarticolato. “Siete disgustosi e adorabili e vi odio.”
Andrew solleva la manina e le fa ciao con aria allegra.
 
***
 
Bucky… mi conosci da sempre.” I cazzotti forti, lenti e pesanti come le zampate di un leone ferito, e la voce che usciva sempre più lenta, affaticata dai colpi. “Il tuo nome è James Buchanan Barnes.”
Zitto!”
Non mi batterò con te. Sei mio amico.”
Un altro colpo, un altro e un altro ancora.
 
Ma non era andata così.
 
Il Soldato d’Inverno si sveglia di soprassalto e, nel buio del vicolo dove ormai dorme da giorni, sente due occhi piantati su di lui. Gli ci vogliono pochi secondi per identificarli in quelli di una signora di mezza età, sveglia come lui nel cuore della notte.
Marge emerge dal cumulo di coperte come un fiore in un campo. Un fiore un po’ sgualcito, non c’è dubbio, ma il sorriso con cui si guarda attorno è splendido.
Per un istante – un solo istante – nella mente del Soldato si affacciano frammenti, troppo piccoli e inafferrabili per essere chiamati ricordi, ma molto simili a immagini. Se solo il Soldato chiudesse gli occhi – e lo fa – potrebbe trovare, in un angolo della propria memoria, lo stesso sorriso contagioso e rassicurante.
Marge piega la testa di lato nel sentirsi osservare così attentamente, ma non accenna a smettere di sorridere né a ritrarsi. Anzi: approfitta di quando l’uomo di fronte a lei chiude gli occhi per alzarsi e carponare fuori dal giaciglio improvvisato da Bob. Lo può sentire brontolare qualcosa sul fatto che non ha più il suo scaldotto adorato, ma lo ignora e gattona fino a potersi alzare.
Sarà alta a dire tanto un metro e mezzo, eppure Bucky ne ha un terrore cieco quando se la vede incombere addosso con una mano protesa. Arretra fino a sbattere contro il muro, e Marge si porta una mano alla bocca per nascondere una risata.
“Ragazzo.” Lo richiama dopo qualche istante, l’accento italiano che ancora va a influire pesantemente sul suo inglese. Bucky non accenna a schiodarsi da là. “Respira, ok?” Marge gli si inginocchia davanti, mani indurite dagli anni e dal freddo, e quando gli prende il viso tra le mani è la presa di una madre che sta riscuotendo suo figlio da un incubo. La delicatezza con cui si vuole cancellare i brutti ricordi, quella con cui gli porta una ciocca di capelli dietro un orecchio. “Va bene. Va bene.” Gli ripete in una nenia bassa e costante che gli si infila sotto pelle, dentro le orecchie e solo dopo diversi istanti riesce a trovare la strada per il suo cervello.
Bucky non lo vede – non potrebbe nemmeno Marge, e tuttavia le sembra di intuirlo nella penombra – ma i suoi occhi smettono, nel tempo di un sospiro che gli parte dal profondo, di essere fissi e glaciali.
Le pupille ricominciano a dilatarsi.
 
E nel buio, a pochi metri da loro, se solo il Soldato tendesse l’orecchio potrebbe distintamente sentire il rumore della sicura di una pistola che viene reinserita.
 
***
 
“Devi portare il pranzo ai ragazzi, oggi.”
Charlotte sta saltellando per l’appartamento senza riuscire a trovare la scarpa mancante alla propria divisa da guida turistica. “Io?” Gracchia, gattonando con aria afflitta per il salotto.
Claude puccia imperturbabile il proprio biscottino nel tè e annuisce con un “Mh-hm!” acuto.
“Perché io?” La ragazza emerge con lo chignon appena fattio e già compromesso senza possibilità di ritorno e ancora nessuna scarpa. In compenso tiene tra le mani la cravatta smarrita di Claude, e di questo il ragazzo non può che essergliene grato.
“Perché io ho un lavoro infame, Charles, che mi costringe a orari del cazzo e a tal proposito, ricordati che c’è un girone all’inferno per gente come te!” Le ruggisce dietro in un crescendo di volume giacché la coinquilina è sparita in camera sua – di lui.
Charlotte saltella nella scarpa finalmente ritrovata e gli rivolge un sorrisone smagliante. “Sei una bellissima donna delle pulizie.” Trotterella all’uscita e, prima che Claude possa dire qualsiasi cosa, lo batte sul tempo. “Ci penso io quando stacco, tu pensa solo a far brillare i pavimenti – e parlo di qua a casa, che è il tuo turno.”
Quando si chiude la porta alle spalle, Claude sta ancora inveendole contro.
 
***
 
“Perché non avete ancora fatto niente?”
“Stavamo per entrare in azione, ma c’erano dei civili coinvolti.”
“Fate quello che dovete alla svelta.
 
***
 
 “Sarà divertente! Al massimo dovrai lucidarmi le scarpe o portare fuori la spazzatura. Andiamo.
Grazie, Buck, ma posso cavarmela da solo.
Il punto è che non devi.” La presa sulla spalla, stretta e quasi soffocante perché era così magro, così gracile… “Io sarò con te fino alla fine, amico mio.
E Bucky invece era il doppio di lui, pronto a proteggerlo perfino da sé stesso.
 
Il telefono squilla nel cuore della notte e la donna, scuotendosi via di dosso lenzuola e capelli, trova a tentoni il cellulare. “Pronto.” Mormora, tutt’altro che conciliante.
“Buongiorno, raggio di sole!”
Si scosta l’altoparlante dall’orecchio ormai ustionato e si puntella sui gomiti per potersi scostare l’ennesima ciocca vermiglia da davanti agli occhi. “Ho ucciso per molto meno.” Annuncia con tono glaciale.
Dall’altro capo, Steve sospira e cerca di dissimulare una risata in un colpo di tosse. “E dovrei spaventarmi per una minaccia che mi arriva dall’altro capo del mondo perché…?”
“Rimarresti sorpreso.” Il sorriso nella voce di Natasha è palpabile.
“La lunga mano dello SHIELD?”
“Nah, eravamo ancora all’epoca del KGB.”
Attimi di silenzio, e Natasha non ha bisogno di sforzarsi per sentire quanto Steve stia fisicamente faticando per esprimere ad alta voce il suo timore più grande. “Nat, io…”
“Ti sei bloccato.”
L’imbarazzo di Steve è quasi doloroso, dio. “Sono un soldato, non- non sono una spia. Non-”
“Preparo le valige.”
 
***
 
Marge è l’immagine della gioia, quando la vede arrivare. “Carlottina! La mia amata Carlottina mi ha portato il pranzo!” Sbrodola tutta felice.
Charlotte sorride e sente il cuore gonfiarsi di un paio di taglie quando Bob si affretta a raccogliere le loro coperte per permettere che la sua dolce metà possa alzarsi e, scodinzolando come una papera grassoccia, correrle incontro per darle una mano con i pacchetti. C’è tanto amore, nello sguardo dell’uomo, che potrebbe oscurare una stella di medie dimensioni.
“Thailandese.” Mormora con tono complice alla donna, ottenendo un versetto di pura gioia.
“Thailandese!” Le fa eco Marge, all’indirizzo del compagno. “Bob, lei è la mia preferita. Carlottina, sei la mia preferita. Sentiti libera di dirlo a Claudio, quando lo vedi.” Annuncia.
Charlotte ride e si affretta a porgerle il primo incarto, le stringe la mano nella propria – ora che ha un lavoro più stabile, ora che non sente il proprio equilibrio finanziario minato alla prima pellicina – e porge il pranzo a Roberto. “Grazie, stella.” La ringrazia l’uomo. E anche da sotto gli strati di barba e lana logora sotto cui si nasconde, Charlotte non può non notare il bagliore verde smeraldo nei suoi occhi. Alterna lo sguardo tra Margherita e l’uomo e per la prima volta si chiede chi fossero prima di diventare Marge e Bob. Chi fossero prima di essere adottati da Claude e da Charlotte per riflesso, prima del vicolo, prima di tutto.
“Ne hai portato uno in più per il mio amico, Carlottina?” Si informa educatamente Marge, il proprio incarto ancora chiuso, pronta a condividere il pasto con quell’amico di cui nessuno – Bob in primis – ha mai sentito parlare.
“Amico?”
“Sì, il tizio dell’altra volta. Quello con gli occhi celesti, che non parla mai.”
Charlotte fa mente locale, ma prima di lei è Roberto a parlare. “Quello che sembra un reduce del Vietnam?” Si informa con tono cauto.
“Sì.” Conferma la donna, sorridendo allegramente. “L’altra sera ha avuto un’altra crisi delle sue. Ne ha un sacco, sai? Se ne sta là, fermo sul posto a fissare avanti a sé e povero caro, Berto, dovresti vederlo, sembra non avere idea nemmeno di chi sia lui, è totalmente sconvolto.”
Roberto non sembra contento. “Margherita.” La richiama all’ordine, l’aria vagamente spazientita.
“…Giusto. Dicevo, se ne stava là a fissare il vuoto avanti a sé e io mi ero svegliata perché mi avevi preso a calci come al solito. Mi prende sempre a calci, sai?” Racconta a Charlotte. “Inizia a borbottare come una pentola di fagioli e poi parte con i calci e guai ad allontanarsi, no!, sia mai. Dice che dopo sente freddo. E io finisco a fargli da sacca…”
Rita.
“Ok, ok!” Replica seccamente la donna. “Era sveglio e io sono andata là a vedere se stava bene. È venuto fuori che no, non stava affatto bene, allora sono rimasta là a tenergli compagnia finché non si è addormentato. Non abbiamo parlato o altro, ma si vedeva che gli faceva bene essere abbracciato.”
“Tu cosa?
“L’ho abbracciato!”
“Sei totalmente fuori di testa?
Bob la osserva inorridito e Marge si limita ad annuire. “C’eri anche tu quando mi hanno interdetta. Carlottina, il pranzo per lui? Se non ce l’hai gli porto il mio, tanto poi dividiamo con Roberto.” Prosegue senza colpo ferire.
 
Charlotte annuisce come in trance e si dirige al mucchio di cartoni dell’altra volta senza una parola.
 
***
 
“Andrew, mi copri mezz’ora? Faccio un salto a prendermi un panino.”
Andrew la guarda con un sopracciglio inarcato, ma il fatto che abbia già messo giù la propria rivista di parole crociate la fa ben sperare. “Ma sei appena tornata dalla tua pausa pranzo.”
“Eh. Ho dato il mio pranzo a un barbone.”
Attimi di silenzio. Andrew lancia via il giornale e si alza in piedi. “La prossima volta dimmi che stavi pensando di diventare anoressica e poi hai cambiato idea.”
“Ma è una balla.”
“Che suona più credibile di quello che mi hai appena detto. Ora vatti a nutrire alla svelta, donna.”
 
 
Note dell'autrice:
TREMILA ANNI DOPO, SIAMO ANCORA QUA.
Bah, sono un caso umano con gli aggiornamenti. Mi spiace ç_ç
A breve rispondo anche alle recensioni, giuro!

PS: I pezzi del film non sono una citazione precisa dal film italiano per il semplice fatto che ho tradotto le battute originali, pertanto di sicuro c'è qualcosa di diverso XD
   
 
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