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Autore: Nata_dalla_Tempesta_    10/12/2015    1 recensioni
Stonemill-on-the-green è un piccolo paese dell'Inghilterra del Sud: come in tutte le piccole città, tutti si conoscono, le voci girano e i segreti difficilmente rimangono celati.
Abbie e Cain, cercando di superare le divergenze di pensiero, si prendono cura dei tre fratellastri minori: Gabs è un edonista più preoccupato dell'apparenza che della sostanza, Raph ha un cuore d'oro ma una condotta pessima e Mike... È semplicemente Mike.
Questa è la storia di una famiglia allargata atipica in una tipica cittadina minuscola.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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two.

Quello dove Cain si arrabbia



 


“Sembri proprio uno sfigato con quella pipa in bocca”, disse Raphael fissando suo fratello. Era un vecchio arrapato imprigionato nel corpo di un ragazzo lentigginoso arrapato.
 
“Parla quello che si deve bere la Coca-Cola di venerdì sera”, rispose Gabs con supponenza.
 
“Fammi bere un goccio di birra, dài.”
 
 Gabriel mosse il dito indice a destra e a sinistra, portando il boccale fuori dalla portata di Raph: “La legge è la legge. E questa, mio caro, si chiama essere di classe.”
 
“Si chiama essere  froci.”
 
“Allora siete come i neri che possono usare la N-word soltanto tra di loro?”
 
Da quando Gabriel l’aveva beccato a sbaciucchiarsi con il suo compagno di classe del liceo non perdeva occasione per sfotterlo: un bel fratello maggiore di merda, non si aspettava certo che sarebbe stato comprensivo ma sperava in un’accettazione omertosa. Raphael sospettava che a Gabriel sotto sotto bruciasse: passava la sua vita a cercare di sedurre ogni ragazza che incontrava ma era talmente pieno di sé da non riuscire ad amare nessun oltre se stesso. Se avesse potuto auto-scoparsi, l’avrebbe fatto: dato che ciò non era possibile, nonostante avesse un intero parterre femminile ai propri piedi, era ancora vergine a ventidue anni. In quel momento a Raphael non interessava più di tanto quell’aspetto della vita, così come non sentiva il bisogno di impegnarsi seriamente non era nemmeno in grado di decidere se preferisse maschi o femmine. Andava a periodi, senza troppi pregiudizi o remore del caso. Non ci vedeva tutta quella grande importanza, comunque: quello che contava era dar fastidio a quel fighetto di Gabs e Sibilla, la piantina speciale che stava facendo crescere in un armadio vecchio in un anfratto dello scantinato. Poco per volta in modo da non destare sospetti, era riuscito a procurarsi tutto il necessario approfittando del proprio lavoro.
 
“Mike ha la ragazza”, disse Raphael giusto per indispettire ancora di più il fratello maggiore.
 
“E’ impossibile, l’unica cosa che ha è la Sindrome di Asperger.”
 
Raphael lo fulminò con i suoi occhi castani: “Non dire queste cose.”
 
“Ma se tu gli continui a dare del sociopatico?”
 
“Io scherzo, tu lo pensi  sul serio. Comunque, indovina? E’ Meredith Flanagan.”
 
Gabriel tossì e tolse la pipa dalla bocca: “Quella Meredith Flanagan?”
 
“Proprio lei. Sta facendo volontariato in biblioteca in questo periodo, pare che si siano conosciuti lì.”
 
“Questa è l’unica cosa che non mi stupisce. Chi te l’ha detto?”
 
“Sua nonna, si è fermata in negozio solo per dirmelo.”
 
“Faccio il parrucchiere e sono l’ultimo a venire a conoscenza delle cose: la signora Flanagan, quella dannata vecchia, non poteva spettegolare quando le ho fatto la messa in piega?”
 
“La gente del posto ha più confidenza con me, Gabs, dopotutto sono il ragazzo che consegna i fiori e porto sempre e solo felicità – se non si tratta di un funerale.”
 
“Sei l’emblema dell’omosessualità, non mi stancherò mai di dirlo.”
 
“Gabs, tu hai fatto una scuola per fare il sarto e un corso per diventare parrucchiere, non farei troppo il furbo.” Per non parlare del fatto che sei ancora vergine, concluse mentalmente Raphael. “Non dovevi avere un appuntamento?”
 
“Alla fine, no. Carol Marsh ha detto che domani mattina sopprimono il suo gatto quindi voleva stare con lui, per l’ultima volta. Questa cosa è fottutamente triste, non posso offendermi perché mi ha dato buca.”
 
“Abbie sarà più nervosa del solito, domani sera. Da un lato la capisco, io non sarei mai in grado non solo di farlo, ma soprattutto di mantenere un distacco professionale in quel momento. Però rimane il suo lavoro, ha scelto lei di essere veterinaria, e purtroppo ha i suoi lati negativi. Secondo me tra poco scoppia.”
 
“Raph, lo sai: Abbie è  una tipa cazzuta.”




 
Abbie era avvolta nelle coperte sul divano a occhi spalancati, fissando le immagini sul televisore con il volume al minimo e con una sigaretta fra le dita. Quando lo sguardo le si spostava sulla valigetta con l’attrezzatura vicino alla porta d’ingresso, le saliva alla gola l’urto del vomito. Aveva visto cose terribili sia all’università che durante il corso di apprendistato, ma non c’era nulla di più straziante per lei di sentirsi addosso lo sguardo di un animale che per quanto sofferente fosse ignaro di addormentarsi per l’ultima volta. In aggiunta, abitando in un paese in cui tutti conoscevano tutti, spesso erano animali che aveva conosciuto da bambina o da ragazza andando a giocare o studiare a casa dei propri amici. Aveva sempre paura che i padroni, conoscendola di persona, segretamente reputassero lei colpevole. Il sogno di quasi tutte le bambine è diventare una veterinaria da grande, del tutto inconsapevoli di che cosa si tratti effettivamente. Forse nemmeno lei era portata per quel lavoro, così come Molly non era portata per essere una madre. Non le faceva impressione nulla e le piaceva visitare, curare, perfino operare. Era farli addormentare che la destabilizzava.
Cain dormiva con la testa sulla sua spalla. Lui non aveva terminato gli studi per curare i ragazzi, che al tempo erano tutti adolescenti: si era però fatto un buon giro di ripetizioni private per ragazzini dalle medie alle scuole superiori. Guadagnava bene, molto più di lei in rapporto alle ore di lavoro, e dichiarava tutto al fisco: poteva occuparsi della casa in tutti i sensi, con quell’impiego. Loro padre si degnava di alleggerirli delle spese per la casa e Molly rubava di nascosto gli scontrini della spesa versando sul conto di Cain la somma corrispettiva. Da quel punto di vista erano genitori decisamente zelanti, considerando il fatto che non stavano facendo i genitori e che avevano in pratica assunto i due fratelli maggiori come sostituti. Non aveva mai visto suo fratello così adirato come la sera di anni prima, quando cambiò tutto a seguito della rottura con il padre.
 
Abbie sentì la serratura della porta d’ingresso scattare e nella penombra vide la sagoma di Raphael e quella un po’ più smilza ma molto impettita di Gabriel. Si sedettero entrambi sul divano, Raph si accoccolò addosso a Cain e Gabs si mise accanto ad Abbie accavallando le gambe, ancora stretto nel suo doppio petto. Ora che erano tornati, era più tranquilla.
 
“Cosa stai guardando?” chiese Gabs a voce bassa.
 
“Non lo so”, rispose Abbie con un sussurro. Generalmente non andavano troppo d’accordo quando erano a contatto di persona: riuscivano a intendersi solo quando una parete li divideva e giocavano in cooperativa ai videogiochi. Abbie non sopportava la nuvola di profumo che aleggiava intorno a Gabriel e lui odiava l’essere perennemente trasandata di lei: per il resto, erano caratterialmente simili e quindi, o facevano scintille o si respingevano.  Gabriel le diede un bacio sulla guancia, lei lo guardò con diffidenza: “Sei ubriaco?”
 
“No, volevo darti un bacio.”
 
“Raph, cos’hai fatto fumare a tuo fratello?”
 
“Non si merita nulla di buono finché continua a usare la sua pipa di merda”, rispose Raphael.

“E la tua sorellina si merita qualcosa?”
 
“Ho della Jack Herer fresca fresca per te.” Raphael si frugò nella tasca dei jeans e passò una bustina di plastica ad Abbie da sopra la testa di Cain.
 
“Tossico leccaculo”, sibilò Gabriel fra i denti.
 
“Con questa, hai i vestiti lavati e stirati per due settimane.”
 
“Questo sì che è un affare”, disse Raphael ritornando ad abbracciare Cain.
 
“Complimenti per l’esempio educativo, Abbie.” Cain si alzò dal divano togliendosi dalla stretta del fratello: gli altri tre rimasero paralizzati dal gelo che aveva inondato la stanza. “Uno si fa in quattro per dare una parvenza di serietà e responsabilizzazione e poi arrivi tu a vanificare tutto.”
 
“E’ della cazzo di erba, Cee-Jay, mica eroina”, disse Abbie facendo per alzarsi a sua volta.
 
“Resta lì. Non è questo il problema, è il tuo atteggiamento. Comunque ne parliamo domani, ora vado a dormire. Chiudete la porta con il chiavistello prima di salire in camera. Buonanotte.”
 
“Merda!”, disse Raphael appena sentirono il fratello maggiore sbattere con forza la porta della propria camera al piano di sopra.
 
“L’avete fatto incazzare”, gongolò Gabs.
 
“Tanto se la prenderà solo con me, un classico. Chi se ne importa se Raphael possiede della droga, il vero problema sono io che sbaglio ad accettarla.”


 

Care lettrici e cari lettori,
stiamo cominciando a conoscere meglio i nostri protagonisti e ad accennare ad altri personaggi di contorno. Metto subito le mani avanti per alcuni dettagli: non sono del tutto sicura che l'età per consumare alcoolici nei pub inglesi sia 21 anni, su internet i pareri sono discordanti e personalmente quando ci sono stata sotto i 21 non sono mai andata in un pub, e sopra i 21 ho bevuto senza problemi. Mi manca fatalmente l'esperienza diretta in un pub tra i 18 e i 21 per capire nella pratica come funzioni. Se qualcuno sa qualcosa di più certo, batta un colpo. Non escludo che sia un dato variabile da pub a pub!
Per il resto, qualsiasi cosa abbiate da dirmi, fatevi sotto! ;)

Stay tuned!

C.

 
   
 
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