II
L’odore
della pelle dei sedili ha un odore pungente e a tratti nauseante. A
dispetto
delle mie più rosee previsioni riesco a contenere a stento i
conati di vomito, mentre
osservo il mondo scorrere al di là del finestrino.
«Dove
mi stai portando?» chiedo, atona.
«A
casa mia. Devo assolutamente parlarti di una questione
delicata», risponde.
«Ti
avevo detto di non voler sapere più niente di te. Mi stai
trattenendo contro la
mia volontà: è un reato bello e buono.»
La
piega delle sue labbra tradisce un sorriso soffocato di cui chiaramente
ignoro
le motivazioni.
«Leila,
se non avessi voluto vedermi sul serio, avresti agito in maniera tale
da
impedirlo.»
Vorrei
avere argomenti sensati con cui controbattere, ma non riesco a
formulare un
pensiero articolato in questo momento. Qualunque motivazione io adduca,
adesso
non ha più importanza: niente può far cambiare
idea a Liam Cooper. E’
abbastanza scaltro e intelligente da sapere quali tasti premere per
arrivare
alle mie insicurezze e sfruttarle a suo piacimento. Lo guardo con
maggiore
attenzione, ignorando per qualche secondo le buone maniere, e mi
accorgo che
non è cambiato per nulla. Il naso appuntito, i capelli folti
e le labbra
leggermente pronunciate sono come li ricordavo. L’ultimo anno
non ha scalfito
minimamente la sua bellezza eterea e il suo portamento composto.
E’ come se il
suo corpo, o le sfumature calde della sua voce, riescano ad inghiottire
lo
spazio intorno fino a ridurlo ad una dimensione microscopica.
L’aria comincia a
rarefarsi e il cuore sale violentemente in gola. I ricordi allora
riemergono
con prepotenza dai meandri della mia mente. Come qualche settimana fa,
quando
ho udito per la prima volta la sua voce al telefono dopo più
di un anno.
«Leila,
stai bene? Mi sembri parecchio pallida!» afferma,
visibilmente preoccupato. «Mi
fermo immediatamente.»
«No!
Prima mi avrai parlato, prima potrò tornarmene a
casa» ribatto, cocciuta. Quale
che sia lo scopo che l’ha spinto a chiamarmi per settimane
deve trovare il suo
epilogo adesso, cosicché possa archiviare
quest’esperienza nel più breve tempo
possibile.
Anche
Liam è impaziente di parlarmi, lo leggo nei suoi occhi
quando mi prende la mano
in silenzio. Mi guarda in un modo del tutto nuovo a cui non sono
abituata. Mi
guarda come si guardano le cose fragili; quelle cose che temi possano
frantumarsi da un istante all’altro.
Il
viaggio giunge al suo termine di fronte ad un palazzo di nuova
costruzione alla
periferia di Roma. L’appartamento di Liam è
essenziale, arredato con gusto ma
poco caratterizzato, e il denominatore comune sembra essere il bianco
che
infesta l’intera abitazione.
«Il
mio agente immobiliare non ha trovato di meglio. In fondo è
una sistemazione
temporanea» afferma, come se mi avesse letto nel pensiero.
«Accomodati, ti
preparo uno spuntino.»
«Non
ho fame, grazie. Vai al dunque.»
Annuisce
suo malgrado e si accomoda sul divano di fianco a me. La
repentinità della sua
resa mi lascia interdetta quanto la pazienza che mi serba. Non deve
essere
facile per lui trovarsi di fronte ad un muro di cemento armato.
«Tua
madre ha tentato il suicidio. Un mese fa, nella sua abitazione. I
dottori mi
hanno chiamato immediatamente perché il mio numero compare
tra le sue chiamate
d’emergenza. Ha lasciato un biglietto con scritto quanto le
facesse male non
poter avere alcun tipo di rapporto con te. In queste settimane ho
cercato in
tutti i modi di risollevarle il morale e le ho fatto capire che vi
sareste
potute vedere al matrimonio di Seth. Peccato che lui non ha avuto la
mia stessa
clemenza nei suoi confronti e ha deliberatamente mandato al diavolo la
proposta.»
D’improvviso
capisco. Il rifiuto di Seth, l’invito scritto, le parole
concilianti di mio
padre. Tutto quel corredo è stato organizzato
perché io mi sentissi obbligata a
partecipare a quelle stupide nozze. “Abbiamo
reso ogni cosa più facile per te piccola Leila”
mi avrebbero detto, e io mi
sarei sentita in debito nei loro confronti per la cortesia che mi
avevano
usato.
«Mi
dispiace per Jamie-Lynn, dico davvero. Non riesco a considerarla che al
pari di
un’estranea, ma provo compassione per quel genere di dolore.
Parlerò
personalmente con Seth e vedrò di fargli cambiare
idea.»
Il
suo volto pare rianimarsi e una luce calda si appropria dei suoi occhi
colore
del ghiaccio.
«Posso
sapere come hai preso la notizia di questo matrimonio?».
Con
un gesto nervoso allontano le sue dita che s’impossessano del
mio viso e sposto
la direzione del mio sguardo altrove. Ma lui insiste, torna a scavare
dentro ai
miei occhi come una bestia affamata. Nel chiarore del sole pomeridiano
che illumina
la stanza il suo volto si tinge di un rosso acceso, quasi abbagliante.
«Non
vale la pena soffrire per qualcuno che non ti merita.»
Mi
sfiora i capelli con una tale leggerezza da farmi dubitare di avere
effettivamente a che fare con una persona in carne e ossa. “Magari sono i fantasmi del passato che mi
perseguitano” penso tra me e me. Ma quel tocco si
fa sempre più insistente
e mi ritrovo ad un centimetro dalle sue labbra. Reali, vere, invitanti.
Il
solito campanello d’allarme mi avvisa che se
c’è un momento giusto per andare
via è di certo questo.
«Non
è affar tuo, non lo è mai stato»
affermo, scostandomi bruscamente da lui.
«Lo
ami ancora, non è così?», incalza.
L’insistenza
delle sue domande mi fa pensare che in lui sia saldamente cementata
l’idea
della piccola e ingenua Leila. D’altronde non posso
biasimarlo: per troppo
tempo ho lasciato che lo credesse.
«Mi
godo un equilibrio faticosamente conquistato e non ho nessuna
intenzione di
rivangare il passato. Questo te lo posso assicurare.»
Liam
assorbe il senso della frase stringendo le labbra in una smorfia
divertita, e
in quel ghigno c’è tutto il suo scetticismo.
«Hai
accettato di vedere tua madre al suo matrimonio per fargliela pagare.
In realtà
non te ne frega niente di Jamie Lynn. Vuoi solamente mettere in
imbarazzo Seth
nel giorno più importante della sua vita.»
«Adesso
stai esagerando. Non è com..»
«Balle!»
m’interrompe. «Stammi ad ascoltare ragazzina: se
vuoi una vendetta nei
confronti del tuo ex, allora lascia fuori tua madre da questi sporchi
giochetti. E’ indispensabile che tu sia realmente motivata a
concederle una
seconda chance. Il suo equilibrio mentale è molto fragile al
momento; non può
subire altri danni.»
Qualunque
diritto avanzi per parlarmi in quel modo non è
giustificabile da alcun titolo
biologico: Liam non è mio padre e non può di
certo giudicarmi.
«Mi
dispiace se non sono stata la figlia perfetta, sai? Ma non ho mai avuto
la
possibilità di esserlo: ecco la verità. Non puoi
irrompere nella mia vita tutto
ad un tratto e pretendere che io dimentichi gli ultimi 19
anni.»
Alle
mie parole ride nervosamente e si alza dal divano con un cipiglio scuro
sul
volto.
«Non
essere ingiusta Leila. Non ho mai avuto quella pretesa.»
Oltre
al cellulare, ha in mano un mazzo di chiavi che riconosco essere quelle
della
berlina.
«Forse
è meglio che ti riaccompagni a casa.»
«Già,
è meglio», farfuglio.
***
Al
mio rientro a casa, colta da un’improvvisa malinconia, tiro
fuori dal
cassettino della biancheria un piccolo album di foto. Una, due, tre. Il
ritmo
si fa sempre più accelerato e in un baleno mi ritrovo
davanti ai momenti più
significativi della mia vita. Estraggo fuori dalla custodia una foto in
particolare. Raffigura me e Seth ad un concerto, il mio primo
concerto. Avevo dieci anni e un fervore invidiabile. Ricordo
di averne dette di peste e corna a mio padre per avermi dato buca
all’ultimo
momento; alla fine il povero Seth era stato costretto a rimpiazzarlo
volente o
nolente. Credo fu proprio questo ad alimentare in me il suo mito.
Quando si è
bimbi si tende a dare un significato particolare ai gesti altrui. E
così la
felicità assunse i toni cadenzati delle ricorrenze che
trascorrevo con lui.
Allora non ero al corrente di quanto pericolosa potesse essere quella
sorta di
ammirazione, ne dove mi avrebbe condotta. Mi bastava dividere i miei
spazi con
lui e lasciare che si prendesse cura di me insieme a mio padre.
Nell’insieme mi
sembrava una famiglia funzionale; un po’ strana, certo, ma
l’unica che avessi
mai desiderato. Quello che non avrei mai immaginato era che, molti anni
dopo,
quell’integrità familiare che tanto millantavo
sarebbe stata completamente
spazzata via dal corso degli eventi. Richiudo l’album di
getto e lo conservo
nuovamente, sperando che a nessuno venga mai l’idea di
aprirlo. Sono abbastanza
gelosa della mia infanzia e ne custodisco il ricordo come fosse un
tesoro di
valore inestimabile. In realtà serbo segretamente la
speranza di non vedere mai
contaminati quei momenti dalle menzogne che potrebbero celarvisi
dietro. Per
tale motivo non riesco a creare un qualsiasi tipo di rapporto con mia
madre. Al
di là delle motivazioni che l’hanno spinta ad
abbandonarmi, so per certo che
ascoltare la sua versione dei fatti equivalga a distorcere quello che
ho
vissuto, e non posso permetterlo. Non adesso, perlomeno.
I
ricordi si allontanano cosi come sono arrivati, e nel tepore della mia
camera decido
di richiamare mio padre per tranquillizzarlo e scusarmi nuovamente del
mio
comportamento. Al terzo squillo la sua voce asciutta risponde:
«Leila?».
«Papà,
mi dispiace tanto per come mi sono comportata. Sono stata
un’ingrata testarda e
cocciuta. Accetto la tua proposta: mi trasferisco per qualche giorno da
te», blatero.
Sono un fiume in piena.
Mio
padre si prende qualche secondo prima di parlare, poi manifesta tutta
la sua
gioia nel sentirmi redimere.
«Sapevo
che dentro quella bellissima ragazza ostinata c’è
ancora la mia bambina.
Prepara un borsone e raggiungimi.»
Benché
non rientrasse nei miei piani trasferirmi per qualche giorno, sono
certa che
questa sia la cosa giusta da fare. E quando mi precipito
all’appartamento di
mio padre, il suo sorriso me lo conferma.
«Cos’è
questo buon profumino che sento?» domando, abbracciandolo.
«Mi sono persa
qualcosa?»
«Vedrai
che sorpresa ho in serbo per te, amore» risponde,
trascinandomi in cucina.
Non
appena varco la soglia della stanza, intravedo un uomo vicino alla
finestra. E’
di spalle, ma lo riconoscerei persino al buio.
Si
gira nel medesimo istante in cui istintivamente faccio un passo
indietro.
«Se…zio
Seth» balbetto, colta in fallo.
Non
mi permette di aggiungere altro, viene ad abbracciarmi come il
“manuale dello zio perfetto”
comanda. Peccato
che lui non sia affatto mio zio, né tantomeno si avvina al
concetto di
perfezione. Non lo vedo da un anno, da quella fatidica festa
settembrina che ha
sancito la chiusura definitiva di quella che, ingenuamente, credevo
essere una
relazione.
Ritrovarlo
in Italia, con un giorno di anticipo, è stato un vero colpo
al cuore.
«Piaciuta
la sorpresa? Figurati che fino all’ultimo momento pensavo
arrivasse domani!»
La
voce di mio padre contiene a stento l’emozione. Seth
è parte della sua famiglia
e rivederlo dopo così tanto tempo l’ha reso
sicuramente felice.
«Sì,
direi di sì» farfuglio, ancora confusa.
«Bene.
Andiamo a cenare, allora. Abbiamo tante cose da raccontarci»,
esclama in
visibilio.
Non
ho voglia di parlare. Cosa abbiamo da condividere io e Seth?
Gli
lancio un’occhiata furtiva. Indossa una camicia a quadri, che
regge a stento
una corporatura ancora più robusta di quanto mi è
dato ricordare, e un paio di
jeans scuri.
Sembra
diverso. I capelli che rimembro essere corti e spettinati, sono ora di
una
lunghezza media, tenuti perfettamente in ordine. La barbetta
è l’unica cosa che
quest’uomo ha in comune con il vecchio Seth.
«Allora
Seth. Al telefono mi parlavi di altre novità. Ci
è dato saperle?» chiede mio
padre, mentre porta a tavola una ciotola di insalata.
«Prendo
gli hamburger» dico, gesticolando in fretta. Mi rendo conto
in quel momento di
non volere sapere quali siano le altre novità che Seth
è venuto a portare.
Purtroppo,
mentre torno con la carne fumante, origlio involontariamente qualche
sprazzo di
conversazione.
«Sono
felice per voi, amico mio. Anche se si vede chiaramente che non hai
ancora
dimenticato la donna misteriosa»
«Ryan,
non c’è nessuna donna misteriosa. Amo Victoria, e
questo bambino è un dono del
cielo.»
Perdo
un battito del cuore e per poco non perdo anche l’equilibrio,
rischiando di
mandare in frantumi i piatti e la cena.
Rientro
nel più mesto dei silenzi, adagiando le portate sul tavolo.
Fingere di essere
impassibile è un’impresa ardua, ma ci provo.
Spilucco la carne di malavoglia e
bevo un sorso di vino rosso che subito mi va di traverso.
«Leila,
tesoro, stai bene? Quante volte ti ho detto di non bere
vino?» chiede allarmato
mio padre.
«Sto
bene papà. E non sono più una bambina a cui dire
cosa deve o non deve fare»
rispondo, scocciata.
«Ho
saputo che abiti da sola» s’intromette Seth,
rivolgendosi per la prima volta
direttamente a me.
Le
sue iridi blu cobalto agganciano le mie. Ci guardiamo intensamente per
qualche
secondo, poi asserisco: «Sì, divido un
appartamento con due persone.»
«Tra
cui un ragazzo», aggiunge istantaneamente mio padre.
Il
suo malcontento è risaputo. Non disdegna certo di farmelo
sapere ogni qual
volta si presenti l’occasione. Non tollera l’idea
che la sua bambina divida
casa con un uomo che non sia lui o il suo amico più fidato.
Se sapesse quanto
si sbaglia!
«Papà,
ne abbiamo già parlato. Stanne fuori», lo
ammonisco.
Con
perspicacia Seth capisce che è il caso di alleggerire il
clima e stemperare la
tensione. Allora prende a raccontare aneddoti
divertenti
inerenti al suo lavoro. Narra di come alcuni colleghi gli facciano il
verso
poiché sente costantemente la mancanza del suo migliore
amico.
«Ti
rendi conto? Razza di idioti! Hanno pure simulato il nostro incontro
qui in
Italia.»
«Mi
mancano quegli imbecilli» commenta a sua volta mio padre,
dopo una grassa
risata.
«Lee
ha avuto un altro figlio e Spike cambia fidanzata ogni settimana, in
seguito alla
rottura con Christie» aggiunge Seth, completando il resoconto
di quel lungo
anno.
Papà
riempie il terzo bicchiere di vino e lo beve tutto d’un fiato.
«Quanto
ti fermi Seth?»
«Tutta
la settimana.»
Il
sapore aspro e diretto di quella risposta mi fa andare di traverso
persino l’acqua.
Con un sospiro guardo la mia cena quasi intatta. L’hamburger
si è freddato e
dal piatto non si leva più alcun odore invitante. Mi pare al
contempo inerte e
viscido, come me. Sono ferma nella mia posizione da più di
un’ora; l’unico
pensiero che riesco a formulare è che vorrei andarmene
subito. Nel mio
appartamento, al sicuro.
«Non
hai fame?», chiede mio padre. Lo dice con sincera
costernazione, la stessa di
chi è seriamente preoccupato di avere sbagliato qualcosa.
Scuoto
la testa energicamente e allontano il piatto. «Non
proprio.»
Lo
guardo. L’entusiasmo febbrile che l’ha accompagnato
per tutto il corso della
cena scema via via dal suo viso fino a lasciarlo spoglio.
«La
cena non è stato di tua gradimento?»,
s’intromette nuovamente Seth. Evidentemente ora sta
prendendo le difese di mio padre.
«E’
tutto squisito, ma io non ho molta fame. Anzi, se volete scusarmi devo
assentarmi un attimo.»
Quando
esco in balcone per fumare una sigaretta Seth mi segue. Si appoggia
alla
ringhiera con entrambe le braccia e osserva il paesaggio di fronte a
sé.
Schiere di palazzoni moderni squarciano il cielo con le loro sagome
imponenti e
i loro profili eleganti.
«Perché
lo fai?» chiede, interponendosi tra il frastuono delle
macchine in corsa e
l’ululato di qualche cane randagio.
«Cosa?»
«Fumare»,
risponde prontamente.
«Ho
iniziato da poco, tranquillo. Posso gestire la cosa.»
Con
un gesto lento aspiro una boccata di fumo e la riverso per aria.
«Diventerai
padre?»
Pongo
quella domanda in modo pacato e naturale, senza alcuna traccia di
accusa.
«Sì,
Leila. A tal proposito…». La linea della mandibola
si fa più rigida, il timbro
della voce più basso.
«Shhh,
non importa. Non più.» Getto il mozzicone nella
pattumiera e rientro: «Buona
notte zio Seth».
Angolo
autrice:
Salve
miei cari lettori! Protagonista della prima parte del capitolo
è stato
Liam Cooper con la sua proposta. Cosa pensate che debba fare Leila?
Accettare
di rivedere la madre, lo abbiamo visto, creerebbe in lei non pochi
traumi.
D’altra parte, fuggire l’aiuterà a
mantenere l’equilibrio che tanto decanta?
Nella
seconda parte del capitolo viene finalmente introdotto Seth. Anche lui
porta
importanti rivelazioni. L’arrivo di un bambino, si sa,
è una gioia immensa. Lo
sarà anche per Leila? Cosa pensate succederà in
questi giorni di convivenza tra
i due? Lo scenario è quello che li ha fatti avvicinare
l’anno precedente, le
circostanze sono diverse. Nel prossimo capitolo svilupperò
in particolare
questo punto.
Non
mi resta che salutarvi e invitarvi a lasciare la vostra opinione. Un
bacio
virtuale!