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Autore: ToscaSam    15/12/2015    1 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e l'Estera Rimpatriata, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e i Doni della Morte a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del QUARTO E ULTIMO capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...].
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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L’ultimo sguardo su Maison Lavande
 
Joe si Materializzò in un luogo profumato e dai colori vivaci.
Si percepiva subito una netta differenza con l’Inghilterra, che pareva aver assorbito la gravità degli avvenimenti e che li manifestava in ogni suo piccolo angolo.
La serata, in Francia, era calda e asciutta. Distese di fiori ondeggiavano tranquille sotto le carezze del vento e non si sentivano rumori umani.
Sembrava di essere al sicuro, fra quelle lavande odorose e sotto quel cielo limpido che si preparava alla notte.
Per un momento, Joe sentì l’istinto di rimanere lì, di nascondersi da qualche parte, di non portare a compimento la sua missione …
 
« Bonsoir, monsieur, je peux vous aider?»
Una voce gentile, sebbene incapace di nascondere la propria preoccupazione, provenne dalla porta dell’immensa villa che si stagliava dinnanzi a Joe.
Lui si riscosse dai suoi pensieri e squadrò la donna che aveva parlato: era una signora di bella presenza, di certo che aveva passato la quarantina, esile e molto elegante di portamento.
« Buonasera, signora. Sono inglese»
Rispose Joe.
Queste parole aumentarono lo sconforto negli occhi della donna: le pupille le si dilatarono e parve incapace di prendere decisioni, sul momento.
Joe si avvicinò alla porta ed ebbe la sensazione che la donna volesse chiudergli lo sporto in faccia.
« Non sono un Mangiamorte, signora, se è questo che la spaventa» aggiunse, constatando che più passi avanti faceva, più la donna arretrava nel proprio salotto.
Non parve convinta dell’antifona.
« Chi siete, monsieur
« Conosco vostro figlio. Uhm … François!» Joe sperò di essersi ricordato il nome : « e conosco i due ragazzini che si sono nascosti qui: Dara e Dario, inglesi. Ho bisogno di parlare con loro. Urgentemente».
La donna parve molto turbata da quelle rivelazioni.
Si sentì con le spalle al muro e iniziò palesemente a valutare quale fosse la via di fuga più veloce.
Joe si spazientì: « Signora, mi creda! Non sono un Mangiamorte! La prego, devo parlare con loro. A Hogwarts in questo momento sta per avvenire una grande battaglia contro Lei-Sa-Chi. Tutte le altre ragazze che i suoi due ospiti conoscono, sono andate a combattere. Mi hanno chiesto di parlare anche con Dara e Dario, perché vogliono che facciano la loro scelta consapevole! Signora, mi creda, se non mi fa parlare con loro, le dispiacerà molto, a posteriori. Come pensa si sentiranno, i due marmocchi, nel caso dovesse accadere qualcosa alle loro amiche, a Hogwarts? Se la rifaranno con lei, perché non ha avuto il cuore di metterli al corrente!»
« Oh! La smetta subito di parlare così!» biascicò la padrona di casa con forte accento francese.
I suoi occhi si stavano arrossando.
« Mi ascolti bene, monsieur! Preferirei mile volte que i ragassi che sono icì mi odiassero puor touta la vita, piuttosto che farli morire en battalia! Preferisco che le loro vite siano al sicuro! Ho promesso questo ai loro sgenitori!».
« Singora, non me ne andrò di qui finché non avrò avvisato i ragazzi che a Hogwarts si sta combattendo».
« Ma si ronde conto! Sono oncora dei ragassi! Non hanno nemmeno diciassette anni!»
 
« Maman
Una terza voce si aggiunse a quella della donna.
Quella guardò alle sue spalle, presa dal panico: un giovane prestante, dall’aria preoccupata ma disinvolta, si fece largo verso la porta.
Joe riconobbe in lui il ragazzo con cui aveva avuto quella piccola discussione al Tarrasque Avide, l’anno precedente. Era François, anche se doveva riconoscere che si era fatto più simile ad un uomo che a un bambino.
« Cosa sta suscedondo? A Hogwarts sc’è una battaglia?» chiese rivolto più a Joe che alla madre.
La signora Belhome gli parlò con tono di preghiera:
« Oh, non, François. Ti prego. Ti prego! Non ascoltare quello che quest’uomo disce! Pour favor, mon amour, non ascoltare! Lo so che cosa vorrai fare. Ma ti prego! Non ondartene a Hogwarts per combattere … se ti suscede qualcosa! Se ti suscede qualcosa come potrei vivere, io? Hai visto la povera Céline! Non posso sapere che sei a combattere en Angleterre, montre io sono qui a morire di angoscia! François, ascolta la tua mamma! Ti sconjuro!»
François le trattenne i polsi, con dolcezza, ma chiese a Joe di ripetere il suo messaggio.
Joe gli spiegò per filo e per segno quello che era accaduto, ignorando i sospiri di dolore della signora Belhome.
Quando ebbe finito, François tornò a fissare sua madre. Il suo sguardo luminoso e fermo annunciava già quale fosse la sua decisione.
« Maman» disse, marcando molto bene la sua risoluzione.
Amélie già stava allentando la presa e diventava pallida come marmo.
« Ho il dovere di avvisare Darà, e Darius. E se loro descidessero di ondare a Hogwarts, il mio compito è quello di seguirli. Il mio posto è dov’è Darà, sia al sicuro che in pericolo di vita. Non potresti chiedermi di rimaner icì, montre a lei potrebbe accadere qualcosa. Tu e papa dovete stare ensieme, ma io non sono legato a Maison Lavande pour la vita».
La signora non ebbe più la forza di replicare.
Vedendo che diventava improvvisamente difficile, per lei, reggersi con le sue gambe, François l’accompagnò sul divano violetto e la fece sedere sui morbidi cuscini.
Senza aggiungere altro, il ragazzo uscì di casa, raggiungendo Joe.
« Vien. Ondiamo a parlare con gli altri»
Joe fu felice che il ragazzo l’avesse detto con fretta. Da quelle smancerie, si domandava se la famiglia avesse capito quanto fosse urgente la questione.
Fu condotto a passo svelto verso una tettoia che riparava un giardino pieno di fiori variopinti e bellissimi. Lo attraversarono fino a raggiungere la famosa entrata segreta e François precedette il suo accompagnatore nel lungo corridoio buio.
Joe non ebbe tempo di meravigliarsi del sofisticato nascondiglio che offriva Maison Lavande: François si era addentrato in quel grande stanzone pieno di letti e di mobili malridotti ed aveva sussurrato qualcosa a Dara, Dario e Anton.
I tre scattarono in piedi, non appena ebbero riconosciuto il volto di Joe e seguirono il padrone di casa fuori dalla porta.
 
« Tu è ancora vivo, infine. Sono contento»
Anton regalò una pacca sulla spalla a Joe, che gli sorrise bruscamente.
« Magari ancora per poco. Quindi ascoltatemi bene: questa notte, in questo esatto momento, a Hogwarts si stanno preparando per una battaglia. Pare che Harry Potter sia al castello e che abbia radunato tutte le forze possibili. Credo che Voi-Sapete-Chi si dirigerà là. Questa è la battaglia che conclude la guerra».
Dara ebbe un fremito e cercò lo sguardo di François.
Dario rimase a bocca aperta, incredulo.
Joe continuò, scostante: « Mi hanno mandato qui le vostre amiche … Irene, Alice e Samantha. Loro sono già dirette al castello. Hanno pensato che fosse giusto informare anche voi, così che possiate fare la vostra scelta».
Dara strinse forte la mano di François e gridò:
« Io vado a Hogwarts! Joe, portami subito lì! L’anno scorso ho giurato che non me ne sarei mai più stata lontana dalle battaglie combattute dai miei amici. Non voglio essere quella che si salva la vita perché è al sicuro! Com’è successo quando Céline … quando Céline …»
La sua voce si stava rompendo, ma Anton l’aiutò:
« Hai ragione. È la cosa giusta da fare. Noi deve aiutare quelli che amiamo e combattere per quello in cui crediamo. Anch’io verrò. Non ho dubbi. C’è Laura, laggiù».
Dario aveva perso il suo solito entusiasmo elettrico che lo pervadeva anche quando c’erano situazioni pericolose: sembrava una statua di marmo, eppure la sua espressione era dura e fiera.
« Anch’io verrò. Ci potete giurare».
La porta socchiusa alle loro spalle si spalancò con un tonfo sordo:
« No Darius! Puor favour … non ondare!»
Gabrielle, trafelata , si catapultò nel corridoio. Era stata evidentemente accostata alla porta per origliare.
Iniziò a piangere, senza pudore, come una bambina piccola.
Si aggrappò alla manica di Dario e gli singhiozzò frasi sconnesse in francese, in cui si riconosceva solo un cantilenante “per favore!”.
Dario, impietosito, le staccò gentilmente le mani dal suo braccio e gliele strinse assieme. Si chinò alla sua altezza e la guardò in faccia con il più caloroso dei sorrisi.
«Gabrielle. Cara, piccola, Gabrielle. Ho bisogno che tu capisca che io non posso rimanere qui, al sicuro, mentre i miei amici vanno a rischiare di morire per qualcosa in cui credo anch’io»
Gabrielle non smise di lacrimare e tirando su col naso ad ogni parola, disse:
« No! Darius, ti prego! Remain icì. Io ho besonio di te, sono sola! Volio stare qui con te. Ti prego. Ho perduto i miei sgenitori! Mia sorela! Non so dove siano, né se sono vivi! Se te ne vai onche tu … se tu dovessi … dovessi … non tornare, io cosa farei? Ti prego! Resta icì avec moi. Darius, non volio che tu vada a morire!».
Dario non si muoveva dalla sua posizione e continuava a sorriderle, guardandola dritta negli occhi.
« Ho bisogno di te anche per un compito speciale. I miei libri. Devi tenerli tu, al sicuro. Se quando tornerò ci troverò sopra anche solo una piega piccolissima, ti riterrò la diretta responsabile. Quindi attenta! È un compito importante».
Gabrielle pianse più forte e gli saltò al collo, abbracciandolo, continuando a urlare preghiere fra i singhiozzi e i convulsi.
Dario se la tenne stretta, così, per qualche secondo. Poi le batté una mano sulla schiena e con delicatezza la sciolse dalla sua presa.
Prima di staccarsi definitivamente, le lasciò un bacio sulla fronte.
« Aspettami qui. E bada ai libri, eh!»
Le disse, con un sorriso smagliante.
Gabrielle ebbe l’istinto di saltargli di nuovo addosso, ma lo represse. Rimase con i piedi piantati dov’era, tremante come una foglia e con il dolore scolpito in faccia.
« Brava bimba»
Sospirò Dario, allontanandosi con gli altri, concedendosi un ultimo sguardo a quella magnifica creatura, bella come un angelo, che si solcava il volto di lacrime per lui.
« E allora andiamo»
Bofonchiò Joe, allergico alle smancerie.
Tese il braccio di modo che tutti vi si potessero aggrappare.
Con un ultimo sguardo al rifugio che li aveva protetti proprio dalla cosa a cui ora andavano incontro, François, Dara, Anton e Dario vennero risucchiati dalla Smaterializzazione.
Nel tetro passaggio segreto, rimasero solo i singhiozzi soffocati di Gabrielle.
 


>Angolo dell’autrice<
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo (senza contare l’epilogo, ovviamente).
Sarà un po’ un capitolo “speciale”, per celebrare la chiusura di Nate Babbane: infatti sarà piuttosto lungo.
Tutto qui. Ci tenevo a dirvelo.
Grazie per essere qui.
Verrà pubblicato il 17 mentre l'epilogo il18.
A presto <3

 
  
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