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Autore: queenjane    17/12/2015    2 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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Io e Nicky, appassionati amanti nelle giornate estive passate in Crimea, usando un vecchio capanno da pesca già di Alessandro III..

 
Una privata enclave..
Il suo cameriere sapeva tutto, come il suo segretario, ma lo scandalo di noi due non è trapelato ..

 
Eravamo discreti, sempre e comunque, non come il granduca Ernesto d’Assia, il fratello di Alessandra, che sposato con una cugina, Vittoria Melita di Edimburgo aveva cagionato un grande scandalo.. le nozze erano state celebrate soprattutto per volontà della regina Vittoria, loro nonna, quando la moglie era lontana, la loro crisi irreversibile, diede palese dimostrazione dei suoi gusti, facendosi sorprendere a letto con un garzone di stalla …. Lontana la moglie, dava libero gusto ai suoi sfoghi veri .. Era il 1898, salvo errori, un altro scandalo che recò fango alla giovane zarina.. si sosteneva che non poteva non conoscere i gusti ignominiosi del fratello e .. un’altra croce sulle spalle di Alix.
Venne fuori che nessuno era al sicuro delle brame del granduca, né camerieri o garzoni di cucina o stallieri ..

 
Quando la regina Vittoria morì, i granduchi d’Assia divorziarono nel 1901 ...e Vittoria Melita sposò poi il granduca Cirillo Romanov, un cugino di Nicky, in barba ai divieti della zarina Alessandra, che si fece venire una portentosa crisi isterica ..

 
 
 
Nei primi anni di matrimonio,a dispetto o nonostante la sua idillica felicità familiare, lo zar si era concesso qualche scappatella,come a mia volta io, ma fosse venuto fuori di noi ..
Non osavo pensarci .. Ecco tutto ...



Lo scandalo ci avrebbe travolti .. Non avrebbe riguardato lui, che era un uomo, tutto gli era concesso, perché uomo,  io invece sarei passata per una donna appassionata, una puttana in sintesi per la pubblica opinione e così non era..
Nel 1906 eravamo tornati a essere amanti appassionati, un suo cenno, un biglietto, dopo che aveva parlato con mio fratello Sasha, che stava per avere un bambino dalla sua amante borghese, che nato riconobbe come suo, nel testamento e disponendo che avesse adeguate sostanze, gli disse che un padre deve essere sempre responsabile dei suoi figli e .. Rien, ritornammo insieme, lui era il mio destino, sempre e a prescindere..
E Catherine era figlia sua, ne ero certa, visto che mio marito visitava sì il mio letto, ma nulla faceva, troppo sbronzo, salvo pensare il contrario e io non ero stupida …
(Sasha ha poi sposato Anna nell’esilio di Parigi .. la ha amata, davvero e sul serio …, al diavolo lo scandalo, dopo la Rivoluzione rimanevano solo dei sopravvissuti )
 
 
Eravamo appassionati, le sue labbra erano fumo e salsedine contro le mie, le sue mani colme di passione.. Di nuovo giovani e perfetti, almeno nel ricordo .. l’estate che piove sulle teste e sulle mani ..
Io e lui, una parentesi, la sua passione per me è durata per tutta l’esistenza, o forse era amore, non vi era una definizione precisa per contenerci ..
Ladri, bari e giocolieri, sempre ci siamo amati..
La nostra passione, un Inno alla Gioia, come ha musicato Beethoveen ...






 
Alessandra era nata come Alix d’Assia, figlia del granduca Luigi e di Alice d’Inghilterra, figlia di Vittoria, Regina di Gran Bretagna e Irlanda, poi imperatrice delle Indie..

Sua madre si era sposata nel luglio 1862, appena sei mesi dopo la morte del Principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo,l’amato marito di Vittoria,la leggendaria Nanny che da allora vestì sempre di nero, una figura oppressa dal lutto, avviluppata nel crespo e nel moire nero, unica concessione una bianca cuffietta sulla pingue faccia e qualche gioiello d’oro.
E più che di celebrare un matrimonio pareva di assistere a un funerale, osservò un testimone.



La corte degli Assia non era ricca e le continue guerre, dei ducati, contro la Prussia e così via ne ridussero ancora di più le sostanze, così che la famiglia granducale era in continua crescita, ma i soldi mancavano, tanto che Alice allattava lei stessa i bambini per risparmiare, riciclava i vestiti e faceva fare i bagni in acqua fredda ai figli, non concedeva agi o mollezze, come educazione in generale, facendo di necessità virtù nel particolare.
 
Dura e inflessibile, sosteneva che la vita era fatta di doveri, non di piaceri, che la felicità non appartiene a questo mondo, quindi quando era incinta di Alessandra, la sua ennesima gestazione, (la bimba nacque nel giugno 1872)e le morì il figlio di tre anni, Frittie, per un attacco di emofilia, doveva essere preparata ma così non era..
Non si riprese mai più da quella tragedia e Alix crebbe con una madre ossessionata dal lutto, un padre farfallone e distratto, scarsi mezzi ..
La granduchessa Alice era atea, o quasi, adorava il teologo Strauss, era rigida e altezzosa, a disagio in pubblico, tutti difetti poi trasmessi alla figlia..
 
Alice morì nel dicembre 1878, per difterite, come la figlia più piccola, Maria, prima di Natale giocattoli e regali vennero bruciati per paura del contagio, logico che Alessandra crescesse abitata dai fantasmi, dalla malinconia..



Era timida e ritrosa, pungente con gli estranei, con gli intimi e i familiari riusciva a essere dolce scherzosa, suo nomignolo era “Sunny”, ovvero “Raggio di Sole”..
La sua ferrea moralità e la scarsa propensione ai rapporti con il bel mondo la rendevano inadeguata a essere imperatrice di Russia, scarsità sottolineata in primis dalla suocera e riscontrata da tutti, tramandata in tutti i commenti e le cronache.

 
Non fu a favore di Alessandra giungere dietro a una bara, quella dello zar Alessandro III, e sposarsi pochi giorni dopo, la chiamavano la sposa in lutto .. che avrebbe portato solo lutti e devastazione, appunto.
Era molto decisa, anche troppo, rispetto allo zar .. che chiamava Nicola in pubblico, non badando alle apparenze, in teoria doveva essere la prima dei suoi sudditi a mostragli rispetto e così non era, le sue caricature, fatte nei primi mesi di matrimonio, rimasero una leggenda ..
Nicola era ritratto come un bambino recalcitrante che non voleva mangiare la minestra, la zarina madre come una mamma severa e brontolona, la principessa Ella ebbe il dubbio onore di essere ritratta con un lungo collo di cigno e piccoli piedi di danzatrice ..
Avere poi trasmesso il morbo dell’emofilia al solo figlio maschio e erede, dopo quattro femmine, la resero ancora più sola ..Povera Alix
Giunse lei stessa a paragonarsi a un uccello del malaugurio, della sventura..
Ed era fedele, appassionata, una volta che aveva promesso non si tirava indietro, tranne che le sue buone qualità passavano inosservate rispetto ai suoi difetti …
 
Alla fine si isolò da tutto il mondo, rinchiudendosi nel Palazzo di Alessandro, con la famiglia, Rasputin e pochi fedeli, prendendo a pretesto la cattiva salute per ritirarsi dalla lotta ..
Venne fucilata con il marito e i figli e alcuni membri della servitù nel luglio 1918, i corpi furono dilaniati, bruciati, dispersi .. sepolti in una tomba senza nome per un tempo infinito.
 
Una vita tragica, una fine da martire, nel 1981 venne canonizzata a New York, dalla Chiesa Russa ortodossa in esilio, come martire della fede, appunto, insieme ai suoi famigliari.
Furono poi sepolti nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nel 1998, 80 anni dopo l’eccidio, tra l’altro alla presenza del presidente Boris Eltsin, che ebbe a dire che un giorno storico per la Russia,che per anni era stato mantenuto il segreto su quel crimine mostruoso ma infine la verità era stata rivelata.

 
La principessa Ella Raulov era morta nel 1961, a Parigi, un trentennio dopo il principe suo marito.
I suoi nipoti, figli di Catherine, si erano sposati e avevano avuto rispettivamente due e tre figli.
Nicholas D’amboise divenne avvocato, sua sorella Ella medico specializzato in pediatria.
Nel 1998, nel mese di ottobre Ella si recò a San Pietroburgo per rendere un omaggio, in nome di sua madre, la principessa Catherine a quelle tombe immobili, i nomi ritagliati nel marmo, un soffio delle persone che erano state ..
Deponendo un mazzo di rose bianche, perfette e nitide come una sinfonia, contro i cancelli di marmo, come usava fare per sua madre.
Nessuno muore mai davvero fino a quando qualcuno si ricorda di noi..- Sussurrò, usando una frase di Catherine.
E si fumò una sigaretta fuori, alla loro, la luce autunnale che pioveva sui suoi corti capelli, ormai bianchi (era nata nel 1930), le iridi azzurre strizzate contro il sole.
Aveva gli occhi chiari, come lo zar Nicholas II e i suoi figli.
Un’infinità di tempo prima, quando era venuta al mondo, Catherine era rimasta allibita per quella peculiarità.
Olga.. sei di ritorno?
Come promesso, il secondo appellativo sarà Olga, come te .
 
Pierre Gilliard raccontò nelle sue memorie l’ultima volta che vide i principi imperiali a Yekaterinburg, nel Maggio 1918 : " Il Marinaio Nagorny, che aveva cura di Alexei Nikolaevitch, passò sotto  il mio finestrino del treno, portando il ragazzo malato tra le sue braccia, dietro di lui venivano le Granduchesse portando le valigie e i loro piccoli averi personali. Cercai di uscire per aiutarle, ma venni trattenuto bruscamente dentro la carrozza.. Tornai al finestrino,  Tatiana Nikolayevna veniva ultima e cercava di tenere in braccio il suo cagnolino e lottava contro una pesante valigia scura. Pioveva e a ogni passo affondava nel fango. ..
 
A casa Ipatiev, Olga e le sue sorelle dovevano provvedere da sole a lavare la propria biancheria e impararono a fare il pane.
A turno, le ragazze facevano compagnia alla madre e al fratello, che era sempre confinato a letto e soffriva per il suo ultimo incidente, non se ne sarebbe più alzato né mai più avrebbe camminato.
Per i testimoni, Olga appariva depressa e smagrita, pallida e sottile, come ebbe a dire una delle guardie, Alexander Strekotin, nelle sue memorie, e trascorreva molto tempo con il fratello, uscendo poche volte nel giardino, circondato da una alta palizzata.
Un’altra guardia annotava che quando camminava fuori, spesso il suo sguardo era tristemente fissato sulla distanza, in un passato che non poteva più tornare, ruotando un braccialetto d’oro bianco con le sue iniziali impresse, O e N, il nome e il patronimico, un regalo di Catherine per un compleanno.
 
 
 
 
 
 
   
 
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