2.
Lilly e il vagabondo
Mi fermo, attenta a
studiare il complicato intreccio di rose intagliate nella porta d’ebano. A
volte, tutto in questo castello sembra semplicemente troppo grande, o eterno.
Dati i sensi
sovrasviluppati dei vampiri, non avrei neppure bisogno di bussare per
annunciare la mia presenza, ma faccio parte di una particolare famiglia per cui
forma, regole e abitudini sono di vitale importanza.
Quando picchietto
delicatamente con le nocche sulla superficie di legno, la persona dall’altra
parte si prende il suo tempo.
-Avanti!- sussurra in
fine.
Apro e avanzo a testa
bassa. -Mi avete fatto chiamare, signore?- Esordisco, richiudendomi la porta
alle spalle.
Ammirato dal paesaggio
fuori, Marcus è immobile davanti alla finestra. L’anziano ha scelto una delle
poche camere in superficie da adibire a suo rifugio personale, tramutando un
semplice studio in un covo di ricordi. Due delle pareti sono adibite a libreria
e, il raffinato pianoforte a coda al centro della stanza, rappresenta in un unico
elemento tutto l’amore di Marcus per l’arte. I quadri appesi, a differenza di
quelli sparsi per il resto della residenza, vantano colori vivaci e paesaggi
romantici.
A divederci, sistemata
tra la porta e la finestra, c’è un’ampia scrivania ottocentesca in mogano. Sopra
si trova una lampada con un paralume di merletti che avrà sicuramente più anni
di me, penne di piuma con calamai elaborati e due cornici di foto.
Respiro profondamente
e cerco di non fare rumore mentre attendo ma, quando Marcus rimane fermo a
guardare oltre i vetri del palazzo di Volterra, sembra quasi pietrificato.
-Lilith,- Soffia, voltandosi con molta lentezza verso di me.
-Volevo passarti alcune direttive.-
La sua voce è sempre
un alito di vento, carezzevole e quasi inudibile. Tuttavia, il vigore del suo
tono sa rimettere sugli attenti schiere di soldati.
Faccio un cenno e
nascondo le mani dietro la schiena, tuttavia Marcus sembra perplesso, quasi in
lotta con sé stesso.
-Siediti, parleremo
meglio.- Mi invita con un gesto della mano rivolto
alle due sedie imbottite oltre la scrivania.
Non è certo la prima
volta che entro nel suo studio e mi siedo a discutere con lui ma, mentre scosto
la sedia e mi accomodo, dentro di me so già che ciò di cui vuole parlarmi è
qualcosa di serio. Altrimenti mi avrebbe lasciato in piedi e liquidata dopo
poche informazioni.
Marcus scivola sulla
sua poltrona e intreccia le mani sulla superfice della scrivania. -Ti ho fatto
venire qui perché…-
Ma la sua frase si interrompe, proprio nel momento in cui le mie orecchie
percepiscono il suono di passi e il fruscio di uno spostamento. Sollevo lo
sguardo su Marcus e lui tende le labbra, sereno.
Bussano alla porta e
al cenno dell’anziano questa si apre, lasciando entrare un giovane avvolto da
una tunica grigia, che si piazza al fianco della scrivania per mostrare dei
documenti al nostro sovrano.
Distolgo l’attenzione
e, mentre Marcus prende visione dei messaggi che gli sono stati recapitati,
volto le testa per studiare la maestosa cornice che racchiude il ritratto quasi
a grandezza naturale di una donna.
Conosco a memoria
questa raffigurazione della defunta moglie di Marcus, ogni volta che entro qui
non posso fare a meno di rimanerne estasiata. Le pieghe dell’abito che indossa
sono dipinte con tanta maestria da sembrare realmente morbide, così come il
medaglione al suo collo pare dotato di luce propria. Ma,
il vero dettaglio che mi rende incapace di distogliere lo sguardo è il viso di
quella che doveva chiamarsi Didyme, bello e armonico come quello di una bambola
di porcellana.
C’è qualcosa nel suo
sguardo e nel sorriso semplice che mi ricorda qualcuno, ma non riesco mai a
capire chi. Non ho mai osato chiedere come fosse morta, dato che se si trattava
di una vampira, l’unico modo in cui può essersene andata è per mano di qualcun
altro.
-Ci sarebbe
anche quel problema urgente, signore...-
Colgo il timore
insinuato nella voce dell’assistente, ma non spetta a me preoccuparmene, perciò
ricambio lo sguardo della me stessa riflessa sulla superfice di vetro che
protegge il dipinto.
Piego un po’ la testa
di lato e lascio scivolare sulla spalla i miei lunghi capelli castani, lisci e
fluenti, che incorniciano un viso ovale ma dagli zigomi ben delineati e guance
piene che creano un’elegante dolcezza. I miei occhi vantano un taglio affilato
ma sono anche piacevolmente ampi per non risultare
aggressivi, il naso è dritto ma con la punta arrotondata che lo ammorbidisce.
La linea della bocca, accompagnata da soffici labbra carnose, non è né troppo
larga né stretta, esattamente bilanciata al centro del mio viso.
Ogni lineamento è
regolare e in magnifico equilibrio, come se volesse rispettare con assoluta
precisione gli standard dei canoni di bellezza. Una perfezione assoluta data
dall’immortalità, che mi rende sì indiscutibilmente bellissima,
ma anonima.
L’unica cosa che mi caratterizza
è l’ambrato brillante delle mie iridi. Se mi chiudessero in una stanza con
Heidi e Jane, la prima dotata di una bellezza mozzafiato e l’altra di lineamenti
angelici, passerei totalmente inosservata.
Sempre se riuscissi a
trattenere l’impulso di uccidere entrambe le mie compagne.
-Abbiamo mandato una squadra
d’attacco al completo per fermare quel nostro vecchio amico a
cui piace ignorare le nostre leggi.- sospira Marcus. -Qual è il
resoconto?-
-Nessun sopravvissuto,
signore.-
Istintivamente mi
volto verso Marcus, che non tradisce alcuna emozione.
Io invece mi trovo a
corrugare la fronte, colpita dall’informazione. È piuttosto singolare che un
gruppo di soldati dei Volturi, se pur senza poteri e di secondo ordine, si sia
fatto sterminare.
Penso che il messaggero
dalla tunica grigio chiaro la pensi come me, data la sua espressione
preoccupata, ma Marcus non batte ciglio.
-Puoi andare.- Dichiara
con indifferenza, affidando alcune carte al ragazzo, che fa un breve inchino e
lascia la stanza.
Sono ancora dubbiosa,
e temo che Marcus lo abbia capito, ma si limita a scuotere piano il capo.
-Niente di cui tu
debba preoccuparti, ma ritengo preventivo informarti al riguardo.- Afferma.
-Anche se, forse, ti è già giunta all’orecchio qualche voce.-
Tutto quello che so, è
che Demetri è stato più volte convocato per rintracciare pericolosi
trasgressori da eliminare, sparendo all’improvviso.
-No, signore.-
-Che strano,- Sospira, quasi cantilenante. -Pensavo che te ne avesse
parlato...-
Devio lo sguardo, non
ho bisogno di chiarimenti, si riferisce esattamente a Demetri.
So che mentire proprio
a Marcus, capace di vedere i legami fra le persone, sarebbe come prendere in
giro me stessa, ma tra me e quell’arrogante segugio non c’è nulla di tanto
stabile da farci scambiare confessioni. Non ci teniamo aggiornati di tutti i
nostri affari, ci limitiamo a provocarci a vicenda quando ci scontriamo per i
corridoi.
O a passare intere ore
insieme se abbiamo la giornata giusta.
Come se avesse letto i
miei pensieri e fosse in disaccordo, Marcus scuote la
testa e mi osserva.
-Si tratta solo di un
trasgressore particolarmente ostinato a non farsi catturare, ce ne
preoccuperemo quando sarà il momento consono.- Fa una pausa. -Sei qui perché
desideravo parlare di Caius.-
Mi irrigidisco, anche se provo a far
finta di niente. Non sono a mio agio con queste confidenze rischiose, ma sono
certa di potermi fidare ciecamente del mio signore.
-Comprendo che
ultimamente ti causi qualche cruccio, ma non dare troppo peso alla sua
insistenza.-
Fra le
noti altisonanti del suo linguaggio, Marcus nasconde la gravità degli ultimi
avvenimenti tra me e uno dei suoi fratelli.
-È soltanto
contrariato dalla tua ostinazione nel nutrirti unicamente di animali, e vuole
metterti in difficoltà.- Spiega, intento a fissarmi con uno sguardo potente.
-Senza contare la sua sfiancante invidia.-
Strabuzzo gli occhi,
sorpresa, ma non oso fiatare.
-Jane segue ciecamente
Aro ed io ho la tua assoluta fiducia.- Il suo viso è
talmente pacifico che potrebbe rasserenare chiunque. -Caius ha Alec, ma con lui
non si è ancora creata la devozione che agogna.-
A conti fatti, non c’è
nulla di nuovo in quello che sento, ma averne la conferma rimane un duro colpo.
-Ora vai, mia cara.- Esala, pacato.
Faccio un cenno, mi
alzo compostamente e scivolo verso la porta. -Buona
giornata, signore.-
Prende un profondo
respiro e accenna un tenue sorriso. -Me lo auguro.-
La brezza autunnale
solletica le punte d’erba fresca, inumidita dalla brina serale. Il cielo, di un
blu avvolgente, è sgombro dalle nuvole e arricchito di stelle. Protetta
nell’alto del borgo medievale che avvolge il castello di Volterra, posso
ammirare il paesaggio indisturbatamente.
Sono seduta con la
schiena contro la parete in pietra a vista della facciata della torre ovest,
sul corridoio di terreno erboso prima del breve precipizio che scivola verso
l’avvallamento del giardino alberato che circonda la residenza.
Guardo la linea
dell’orizzonte, dove i tetti delle casette caratteristiche della citta
disegnano un cuore protetto dalle montagne verdi. Apro il palmo della mia mano
e muovo le dita, creando un mulinello di vento e foglie che aumenta
di velocità e secondo del mio volere. Si comprime quando chiudo il pugno e una
sfera vorticante rimane sospesa davanti a me, fino a quando decido di
scagliarla contro un sasso vicino ai miei piedi che viene
polverizzato dalla velocità estrema delle raffiche di vento concentrate.
Respiro profondamente,
lasciandomi distrarre dalla folata che agita le fronde degli alberi per non
pensare alla presenza che percepisco. Sento il suo copro fendere l’aria e il
suo profumo giungermi alle narici.
-Sei proprio
adorabile!- Esordisce con la sua risata leggera.
Serro gli occhi e
provo a svuotare la mente. Magari, se lo ignoro, se ne andrà.
-Sai quanto amo
giocare a nascondino,- Continua, malizioso. -E hai
pensato di nasconderti per farti trovare da me!-
Sospiro, apro gli
occhi e li faccio roteare, prima di voltarmi verso il fianco del bastione. Da
dietro l’angolo, fa capolino Demetri, in tutta la sua fierezza. Indossa
eleganti pantaloni neri e un maglione bianco che gli avvolge con maestria le
fasce muscolari del suo fisico asciutto. Il colletto candido della camicia che
sbuca dallo scollo a v fa risaltare il pallore del suo collo perfettamente
dritto, di cui posso sentirne l’odore dolce e intrigante anche da distante.
Avvampo dall’interno
al pensiero della pelle alabastrina dei suoi addominali e devio lo sguardo.
-Certo, c’è da dire
che il tuo era un gioco già perso in partenza.- Spiega,
più che altro a sé stesso, mentre avanza. -Perché lo sai che ti ritroverei
ovunque. Vero, Lilly?-
Il suo sguardo si
solleva, rilevandomi due occhi scarlatti puntati dritti nei miei con disarmante
precisione. In realtà, ogni dettaglio della sua espressione perversa è capace
di farmi vacillare.
Scuoto la testa e
sorrido. -Apprezzo che ti sia preso il disturbo di cercarmi anche se, come dici
tu, non ti è stato molto difficile trovarmi. Ma, per quando mi dispiaccia deluderti,
non mi stavo nascondendo!-
Spinge in fuori le
labbra e si appoggia indolentemente con spalla alla parete di pietre. -Quindi
non sei arrabbiata con me?-
L’osservo con indifferenza, è sempre
più vicino a me. -Per esserlo, dovrebbe importarmene qualcosa di te!-
-E non te ne sei
nemmeno andata a caccia per conto tuo per allontanarti dal castello ed evitare
di sentire urla e odore di sangue umano fresco, giusto?-
Lo fulmino con
un’occhiataccia che, ovviamente, non lo scalfisce neanche.
-A proposito,
com’erano i tuoi coniglietti?- Chiede, falsamente
interessato.
Sollevo il mento. -E
le tue prede? Scommetto che hai scelto solo quelle femminili, giovani magari.-
Si stringe nelle
spalle esibendo un sorrisino sornione. -Oh sì! Heidi conosce i miei gusti e mi
ha trovato due fanciulle molto dolci.-
La furia che mi nasce
dal petto si mischia con un flusso di gelosia che mi colpisce più di quanto vorrei.
-E non parlo del loro
carattere.- Esplicita, a trentadue denti.
La smorfia che mi deforma
i lineamenti non basta ed esprimere tutto il mio disgusto. -Sparisci!-
Demetri assottiglia lo
sguardo e scuote la testa, contraendo la mascella scolpita. -Avremo potuto bere
insieme dalle loro vene…-
Dal modo in cui le sue
labbra vibrano sull’ultima parola, e per come si anneriscono i suoi occhi,
posso quasi ottenere un contatto diretto con il suo desiderio più profondo.
Immagino di trovarmi
davanti al collo di una preda umana ancora viva. Posso quasi percepire la giugulare
pulsare e mandarmi dritto in gola il profumo di sangue caldo, e i miei denti
che affondano nella carne tenera mentre, tanto vicino da poterne sentirne il
fiato sulla pelle, Demetri morde l’altro lato del collo. Attraverso lo stesso
sangue che ci nutre, è come se i nostri sensi si fondessero, sfociando in un
assoluto senso di piacere ed eccitazione estrema. So già che dopo, saturi d’euforia,
finiremo per passare le successive ore avvinghiati l’uno all’altra in uno
scambio di emozioni animalesche e follia.
Deglutisco sonoramente
e spingo la nuca contro le pietre fredde, sperando che basti a sedare il fuoco
che mi si è svegliato in profondità, mentre un tremore improvviso mi costringe
a serrare i pugni. Basta il solo pensiero di quello che Demetri aveva in mente
di fare per scatenare tutte le mie pulsioni.
Purtroppo, non sono totalmente
estranea e tale esperienza, anche se non vorrei
ammetterlo.
Rimango con lo sguardo
fisso davanti a me, certa che i miei occhi si siano anneriti e
sicura di non volerli mostrare a Demetri per dargli la soddisfazione di
aver scatenato la mia sete, rimasta insoddisfatta dopo la caccia di piccoli
roditori.
-Scommetto che Heidi è
stata felice di prendere il mio posto e farti
compagnia. Magari dopo avete anche scopato, per festeggiare.- Sbotto con
rabbia.
Demetri si limita ad
abbassare lo sguardo e ad accarezzarsi distrattamente il petto. -Avresti potuto
esserci tu a farlo con me…-
È talmente calmo, e
quasi annoiato, che stava per riuscire a ingannarmi. Ma, quando mi piomba addosso la verità nelle sue parole, la solita e familiare furia
di gelosia mi acceca. Contraggo tutti i muscoli e faccio stridere i denti,
batto un pugno contro il suolo su cui siedo e mi volto di scatto verso Demetri,
intanto che una raffica di vento gli si abbatte contro.
-Mi stai dicendo che
sei venuto qui per sbandierarmi in faccia che hai
appena finito di scopare con Heidi?- Ringhio.
Per l’ennesima volta
non si lascia intaccare, limitandosi a recuperare all’istante l’equilibrio,
come se l’aria l’avesse semplicemente accarezzato invece che spinto via con cattiveria.
L’odio si annida
direttamente sotto i miei tessuti, ma viene
anestetizzato da un dispiacere debilitante. So che Demetri non mi appartiene
del tutto, che la sua indole selvaggia e libertina lo porta spesso a cercare
calore in diversi corpi femminili, ma almeno ha sempre avuto la decenza di
tenere la bocca chiusa.
La regola numero uno
non scritta diceva che, se devo fare finta di niente,
lui ha l’obbligo di mantenere per sé le sue avventure.
Passo uno sguardo
lungo il suo corpo, schifata e ferita dall’odore emanato dai suoi vestiti. C’è
una fragranza floreale che non fa parte del suo solito odore, ma che deriva
sicuramente dal contatto con qualcun altro e, data la dolcezza dell’aroma, può
trattarsi solo di una donna.
Ma Demetri avanza di un passo e i suoi
occhi pretendono i miei, senza che io possa sottrarmi al loro richiamo.
-Non oggi!- Scandisce
attentamente. -Ma avrei potuto, dato che tu non mi accontenti mai.-
Per un solo attimo mi
sento svuotare e piacevolmente solleticata da qualcosa di simile al sollievo,
ma non devo lasciarmi ammaliare per così poco. Non quando ormai non posso più
fare a meno di riflettere.
-E oggi di chi era il
turno? Di Aghata o di qualcun'altra?- Straripo l’erba
stringendola fra le dita, ho la voce rauca per la rabbia e smetto di guardarlo.
-Lasciami in pace, ti prego!-
Detesto la cadenza
triste della mia voce, soprattutto quando penso a tutte le altre vampire
facente parte dei Volturi che pagherebbero per avere l’onore di essere scelte
da Demetri, anche se solo per una notte.
Sospiro pesantemente, con
una sferzata d’aria fredda che parte direttamente da me e si abbatte sugli
alberi circostanti.
In un balzo rapido,
Demetri ha annullato la distanza restante fra noi e si è appollaiato proprio al
mio fianco. Il suo volto è vicinissimo al mio, così come il suo petto.
-Vattene…- Mormoro, a
testa bassa.
Ma lui si avvicina ancora di più,
troppo, mi prende il viso fra le sue mani e poggia la fronte sulla mia.
-Perché non mi dai un
bacio e facciamo pace?- Sussurra, suadente.
Spalanco le palpebre,
ritrovandomi contro due perle infiammate di rosso. È troppo vicino, ma provo
comunque a seguire i contorni del suo nobile viso. È scolpito perfettamente,
come il suo naso dritto e il mento affilato. Gli occhi allungati sono sostenuti
dagli zigomi piacevolmente alti e la fronte è ampia, sotto uno strato di folti
e perennemente scompigliati capelli biondo scuro. Ma, il dettaglio che apprezzo sempre di più, è la sua bocca appena
disegnata, con il labbro inferiore leggermente più abbondante di quello
superiore. Quando lo arriccia con arroganza, scoprendo i denti bianchi, è
talmente tanto sensuale che potrebbe convincermi a fare qualsiasi cosa.
In questo preciso
istante so già di non potermi sottrarre, è semplicemente troppo invitante per
me, penso già alla sua pelle e ai suoi baci, ma c’è qualcosa che non torna. Mi
sento troppo attratta, troppo coinvolta e il suo profumo è più che attraente.
È squisito, è buono.
Faccio scivolare lo
sguardo sul suo collo forte e trovo una macchiolina di sangue che scivola lungo
la sua trachea. Ovviamente non è suo, ma il residuo del suo ultimo pasto.
Lo spingo subito via
scuotendo la testa per togliermi di dosso la sete che quella chiazza rossa ha
scatenato, ma è troppo tardi. Demetri ha colto il mio problema e vuole usarlo a
suo favore.
Le sue mani mi
lasciano il viso e afferrano i miei polsi, imprigionandoli sopra la testa e
contro il muro di mattoni.
-Leccalo!- Mi ordina,
esponendo il collo insanguinato davanti alla mia bocca.
Vorrei oppormi ma, per
quanto piccola, quella traccia di sangue è così invitante che non desidero
altro. -No…- Gemo.
-Fa come ti dico, per
una fottuta volta!-
Il suo ringhio mi fa
sussultare, serro i denti e trattengo il respiro. Non c’è ragione di opporsi,
quando entrambi vogliamo la stessa cosa, ma posso
ancora fargliela pagare. Spingo il viso contro la sua gola e gli poso un
delicato bacio sul pomo d’Adamo, facendo poi scivolare la punta della mia
lingua lungo la sua pelle sensibile fino a raggiungere la goccia di sangue, che
ripulisco. Risalgo fino al lobo del suo orecchio e lo catturo fra le labbra,
tirando leggermente.
Naturalmente il sapore
del sangue mi ha attraversata come una scarica
elettrica e, adesso che l’ho riportato alla mente, sarà estremamente difficile tenersene
alla larga. E Demetri lo sa benissimo, e farà di tutto per tentarmi.
Quando mi libera i
polsi, lo sento ridere, ma dura solo un secondo. Mi riafferra il viso e mi
obbliga a un appassionato bacio che mi costringe ad accettare la sua lingua
all’interno della mia bocca, mentre la passione mi spinge contro il suo petto e
gli avvolgo le braccia attorno al collo. Lui mi abbraccia lambendomi la schiena
con audaci carezze, mi mordicchia le labbra senza affondare i denti e mi impedisce di scappare.
All’inizio penso che
non smetterò di ricambiare il suo bacio, voglio ancora le sue labbra sulle mie
ma, assopitasi l’urgenza del momento, percepisco il gusto residuo sulla sua
lingua e mi scosto immediatamente.
Lo spingo via,
sperando di fargli male e lo guardo di traverso. -Mi hai baciato solo per farmi
sentire il sapore del sangue che hai ancora in bocca?-
Lui ridacchia e scuote
la testa, flette le ginocchia su cui era piegato e scivola al mio fianco. Si
siede sull’erba umida e, senza aspettare il mio consenso, mi fa passare un
braccio dietro le spalle e mi stringe a sé.
-L’ho
fatto perché mi hai provocato.- Spiega, appoggiando la testa alla mia. - ed io
rispondo!-
Vorrei odiarlo, ma il
suo gesto è così intimo che non desidero altro che restare così vicini.
-Lo sai che per me
vieni prima di tutto, mia adorata cuccioletta.-
Bisbiglia accarezzandomi una mano.
Provo a guardarlo, ma
la sua testa è ancora accoccolata sopra la mia fronte.
-Non sono un cane!-
Protesto.
Lui ride soffiando dal
naso. -Sei la mia Lilly!-
-Non siamo Lilly e il
vagabondo!- Alzo gli occhi al cielo, ma non ho ancora scacciato la sua mano
intrecciata alla mia. -Al massimo Lilith e il segugio!-
Demetri mi stringe
maggiormente a sé.
-O, forse, hai più
cose in comune con un cane di quante temevo!- Sospiro.
Lui si concede una
fragorosa risata, sollevando appena la testa dalla mia.
-Magari, è solo che ti
piace essere libero e passare da una cagna all’altra senza legami, proprio come
Biagio!-
Si scosta quel tanto
che basta per guardarmi negli occhi. -Alla fine, fra tutte, sceglie Lilly.-
Il
suo sguardo è serio e ammaliante, ma io mi stringo nelle spalle con
un’espressione falsamente desolata. -Non credo di voler starmene qui ad
aspettare la fine.-
Lui sbuffa e torna ad
appoggiarsi contro la parete, ha sempre il suo braccio introno alle mie spalle,
così mi spinge con poca grazie con la guancia contro il suo petto.
-Non
buttarla sempre sul tragico!- Si lamenta. -Se fossi una vera vampira, se ti
cibassi di sangue umano, lo capiresti! È tutta una questione di frenesia ed
esaltazione, è un’eccitazione puramente fisica da sfogare.-
Rimango in silenzio,
beandomi del contatto intimo con lui. So benissimo, meglio di quanto lui stesso
creda, quello che intende. Conosco il bisogno di
correre per ore, o quello di perdermi sulla pelle di ogni essere vivente, umano
o immortale che sia. Sono una vampira anch’io, anche se ho scelto di
controllare i miei impulsi.
-Ho
degli istinti da soddisfare, non posso farne a meno e poi sono fatto così. Lo
hai sempre saputo, e mi hai scelto lo stesso. E continui a farlo.- Specifica, calmo.
Demetri non può essere
legato, è libero come il vento e tale vuole restare. Lo so bene. Così come sono
a conoscenza dei suoi vizi lussuriosi che non è disposto ad abbandonare.
-Quello
che continuo a fare,- Inizio, -è sorvolare e chiudere
tutti e due gli occhi e perdonarti. Poi dici che non ti accontento mai?-
-E
quello che continuo a fare sempre anch’io!-
Mi
sollevo dalla sua spalla per guardarlo. -Che cosa?-
Quando
ricambia il mio sguardo, sta sorridendo. -Torno sempre da te!-
La
semplicità della sua frase mi sconvolge e, così vicini, non posso trattenere il
sorriso che mi solleva le labbra. Vorrei odiarlo, e mille volte ho provato a
dirgli addio, ma lui sa sempre come riannidarsi nel mio cuore ed io non voglio
lasciarlo andare.
So
cosa comporta la vita eterna e non voglio annoiarmi dietro a sciocchi
moralismi. Il tempo scorre e noi restiamo sempre gli stessi, sempre noi, e la
forza dei nostri impulsi e sentimenti è troppa da gestire mentre continua ad
ardere. Non si può ingabbiare il vento, e nessuno meglio di me può saperlo. Non
puoi togliere potenza al bisogno di vivere.
Tutto
quello che Demetri ha detto è vero, per lui sono al
primo posto e, quello che condividiamo noi, è solo nostro.
Mi riappoggio
al suo petto e lui posa la testa sulla mia.
Il
bello di essere immortali è proprio che il tempo non scorre più, ma questo può
essere anche un problema. Rimaniamo immobili per così tanto
che ci ritroviamo a guardare il cielo schiarirsi piano piano, senza nemmeno
batter ciglio e senza la necessità di fare qualcosa. Ci basta dondolarci con i
nostri respiri, ancora abbracciati. Le ore sono passate, ma per noi è volato
appena un secondo.
Alla
fine è Demetri a rompere il silenzio.
-Perché
non facciamo pace del tutto, concludendo la notte in
maniera più…- Mi toglie il braccio da attorno e si sposta per mostrarmi il suo
sorrisino. -Appagante?-
-Ti
ho già detto che non sono arrabbiata.- Fingo, incrociando le braccia al petto.
Mi ignora con un’alzata di spalle. -Andiamo nella mia camera?-
-No!-
Scandisco, ostinatamente.
Lui
fa scattare la mandibola, assottigliando lo sguardo con ferocia. Gli piace
giocare a provocarci, ma un mio rifiuto non gli è per nulla gradito e non credo
che sia disposto ad accettarlo.
Ne
approfitto per sferrare il mio attacco.
-Andiamo
nella mia!- Sorrido ampiamente. -È più vicina!-
Strabuzza
gli occhi, ma arriccia le labbra e si passa la lingua sui canini. E, nella
penombra dell’alba, il suo sorriso più accattivante scintilla tanto quando i
suoi occhi scarlatti, suggellando il nostro accordo.
Continua…
Rieccomi con questo
nuovo capitolo, colgo l’occasione per ringraziare chi ha letto il primo ma soprattutto
chi ha recensito.
Ne approfitto anche
per anticiparvi che già dal prossimo capitolo faranno la loro comparsa anche i
più importanti membri della Guardia, come i carissimi Jane ed
Alec, più Felix. Anzi, scusate se per questi due capitoli li ho tenuti
nascosti, ma avevo bisogno di delineare bene la trame
prima di farli entrare in scena.
Cosa ne dite del
rapporto tra Lilith e Demetri? Vi piace e pensate che possa funzionare, o non
siete d’accordo?
Fatemi sapere tutto
quello che pensate!!!
Spero di aggiornare
presto, per ora vi mando un bacio!
Grazie <3