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Autore: Reo    26/12/2015    2 recensioni
Dopo due anni di silenzio Mika viene a sapere che Fedez si sposa. Sono stati per poco insieme ma per Mika è stato più che sufficiente per non dimenticarlo più, anche se dopo la loro rottura non hanno più parlato, e Mika si è trasferito subito.
Dopo due anni, Mika decide di andare a trovarlo prima di chiudere definitivamente con tutto quello che lo riguarda, e lasciarlo andare. Ma Fedez da parte sua potrebbe avere ben altro da dire.
MIDEZ| SLASH | AU! |
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Someone like you

CAPITOLO 3:
LAST PARTY

 

Due anni e otto mesi prima, qualche settimana dopo la serata al bar

Alessandro sapeva cosa poteva significare una chiamata urgente da Victoria. L'aveva sperimentato sulla sua pelle, e si era ripromesso che non si sarebbe fatto più fregare. Ma quando lei l'aveva chiamato supplicandolo prima con le cattive poi quasi disperatamente aveva rotto malvolentieri la promessa.
E così si trovava con due buste piene di alcolici, patatine, stuzzichini, alcolici più pesanti, e tovaglioli a salire per la terza volta le scale per casa di Victoria e Morgan, e aveva ancora da salire una decina di buste. Victoria quando doveva organizzare qualcosa lo faceva sempre in grande, perciò Alessandro aveva capito che ci sarebbero stati seri guai quando Victoria annoiata dalla routine dei loro venerdì sera, aveva preso la brillante decisione di dare una festicciola tra amici in casa, traduzione per quanti non la conoscevano: invitare un centinaio di persone schiavizzando il povero Alessandro.
Di norma Victoria faceva tutto da sola, odiava chiedere aiuto, e credeva come alla legge di gravità al detto "chi fa da sé fra per tre", però sapeva di essersi ridotta troppo all'ultimo per l'organizzazione, e ormai tutti sapevano della festa e lei aveva una reputazione da mantenere.
Poi usare Alessandro era diverso, lui si lamentava, ma lavorava, alla fine commetteva anche tantissimi errori che le facevano saltare i nervi, ma chiedeva sempre scusa, e ammetteva le sue colpe. E questa era una delle cose che a lei piacevano di più dell'altro. Anche se avrebbe preferito farsi trafiggere da uno stuzzicadenti da cocktail piuttosto che dirlo ad alta voce.
- Dove devo mettere queste buste? -
- Mmh, lasciale sul divano poi le sistema Morgan. -
- Ma ci stai mettendo sotto fatica tutti, tu cosa fai? -
Victoria lo guardò sinceramente offesa, seduta sul divano con il cellulare che le fumava quasi in mano, lei aveva la parte peggiore in tutto. La parte della comunicazione con gli invitati.
Alla base della riuscita di una festa erano ovviamente quelli che declinavano.
- Alessandro, te l'ho già spiegato. - disse chiudendo gli occhi massaggiandosi le tempie. - Un organizzatore è uno psicologo, un sociologo, un maestro, un filosofo, un matematico, un animatore, ma soprattutto è stressato. In tutto questo io ho a che fare con persone che declinano all'ultimo, altre che vogliono portare decine di persone, parenti compresi. Altre che se viene una persona, non vogliono venire, ma se loro non vengono, altre dieci non vengono insieme a lei. Capisci la confusione a cui io devo dare un ordine? E tu ti lamenti per dover sistemare un paio di bottiglie? -
Alessandro era semplicemente spaventato, e si limitò a sbuffare per poi chiederle:
- Allora perché organizzi sempre eventi, e feste se ti stressa tanto? -
Victoria si alzò dal divano, e poggiò le mani sulle sue spalle, sorridendo amabilmente anche se i suoi occhi volevano incenerirlo.
- Perché questa è la mia droga, il mio mondo, dove posso esprimermi, e condurre il gioco come voglio io senza che nessuno apra bocca. E adesso, potresti passare per il supermercato, ho dimenticato di prendere prima i bicchieri. - gli sussurrò vicino all'orecchio, e Alessandro si volatilizzò per correre al supermercato prima della chiusura, nonostante si volesse picchiare da solo per essersi fatto fregare ancora, anche se doveva ammettere che a lei non poteva negare niente.
Victoria si sedette sul divano, riprendendo il cellulare che non aveva smesso per un secondo di squillare. Stese le gambe sul tavolino, e si aprì una birra già che c'era, pensando tra sé e sé che quando era in forma, a lei non si poteva negare niente.
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Michael non aveva tanta voglia di andare a quella festa, il che suonava strano a tutti quanti lo conoscessero. Una combinazione letale di una settimana piena di impegni, l’ennesima delusione a lavoro, e una litigata con sua sorella a telefono aveva consumato ogni sua voglia di alzarsi e prepararsi, l’unico ostacolo al suo piano di strisciare fino al suo letto e dormire fino a nuovo ordine era l’idea di dover affrontare una Victoria il giorno dopo. Adorava quella ragazza e normalmente era sempre disposto ad assecondare qualsiasi sua proposta, indifferentemente dal grado alcolico in circolazione nel suo corpo, infatti appena saputo della festa era stato il più entusiasta tra tutti. Ma in quel momento non aveva per niente l’umore adatto per darsi alla pazza gioia.

- Michael, sono le nove e mezza, va bene essere elegantemente in ritardo ma così saremo elegantemente picchiati da Victoria. –

- Non è proprio serata, scusa Elio, ma mi sa che sta sera resto a casa. – Elio si portò teatralmente la mano alla bocca:
 
- Oh. Mio. Dio. Tu che non vuoi andare ad una festa, dove potresti divertirti, bere, e duettare fino alle due del mattino con la tazza del cesso? Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Michael? – esclamò enfatizzando i “tu”.
Michael ridacchiò scompigliandosi i capelli.

- Anche le regine dei party devono avere una tregua. –

- Sì, ma Victoria te lo lascerà fare tranquillamente, non fermerà la festa, e verrà a sgozzarti se non vieni. Sai che metà dell’intrattenimento della serata sei tu. –

- Come la fai tragica, vado sempre a tutte le feste, ad ogni singola serata, battesimo, e comunione. Sono il primo ad arrivare, e l’ultimo ad andare via. Per una volta voglio restare a casa a riposarmi. –

- E’ successo qualcosa? – chiese improvvisamente serio Elio.

- No, niente di particolare. –

- Senti, non ti voglio forzare ad andare, ma se resti qui, sarà solo peggio. Anche io ho bisogno dei miei momenti da piccolo Leopardi con la luna e le rimembranze, ma so che è molto peggio dopo una settimana di merda restare chiusi in casa a lamentarsi con il cuscino, soprattutto quando ci sono una decina di amici che non vedono l’ora di lasciarti sfogare appena fuori da quella porta. Perciò se ritieni giusto restare qui a limonarti il materasso e cantare i pezzi dei Queen fingendo di essere Freddy Mercury, non ridere ti conosco benissimo, allora fai pure, non ti costringerò a fare nulla. Ma se invece quella parte di te che sa che l’unico modo per migliorare una situazione di merda è semplicemente non compiangersi addosso e anzi agire, per quanto tu possa sbagliare o che ne so io, allora metti a tutto volume “Don’t stop me now “perché ti voglio pronto in cinque minuti. –
Michael guardò per qualche secondo Elio perplesso.

- Qualsiasi cosa tu faccia nella vita, sei sprecato. Dovevi fare il personal trainer. – disse mentre cercava qualcosa da mettere e correva in bagno a prepararsi. 

- Sicuramente mi rivedrei i piedi. –
Michael rise dandogli dell’esagerato, e Elio gli lanciò le scarpe dietro, mentre avvisava Victoria di preparare fiumi di sangria perché qualcuno ne avrebbe avuto un disperato bisogno.
 
 
“Don’t stop me now”? Beh mi pare un ottimo modo di iniziare questa serata. – disse Federico ad Alessandro, mentre quello aveva appena finito di pregarlo affinché lo portasse via da quell'infernale festa.

- Vicky le sceglie le canzoni dopo arriva anche un po’ di roba più commerciale, per quanto preferisco molto di più questo genere. –

- Non capisci la profondità di una canzone come “Turn down for what”. –

- E spero di non capirlo mai. –
Federico si sentiva rilassato quella sera: l’atmosfera era ottima, c’era la gente giusta, i suoi amici, era al suo secondo bicchiere di birra e alla quarta fetta di pizza. Eppure sembrava come se tutti stessero aspettando qualcosa per dare l’inizio alla vera baldoria.

- Il ghiaccio! Il ghiaccio! Avevo detto a Morgan di prendere i cubetti più grandi in modo da risparmiare, invece no, lui voleva prendere quelli triangolari perché in fissa con i Pink Floyd ed adesso mi ritrovo quasi senza ghiaccio a nemmeno metà serata. –
Federico e Alessandro si fissarono, ben lieti di non esser al posto di Morgan in quel momento.
Victoria passò davanti a loro come una furia, strappando il bicchiere di Federico dalle sue mani, e mandandolo giù tutto di un fiato.

- Almeno la birra è decente. –

- Ma era la mia birra. –
Victoria si girò a guardare malissimo Federico, il quale senza nessun motivo apparente se no la paura di essere linciato le chiese scusa.
Per fortuna l’ingresso di Skin salvò la situazione, che lanciandosi tra le braccia di Victoria la coinvolse in una strana danza e la portò direttamente in pista per ballare e cantare il finale della canzone.

- Non contraddirla mai più. –

- Ricevuto. –

- Ciao ragazzi! – Lorenzo Fragola, sorridente e mano a mano con una ragazza mai vista prima, gli apparse davanti.

 - Ma buonasera, finalmente la persona che più volevamo vedere sta sera è arrivata. Ah ma ci sei anche tu, Lorenzo. - disse Alessandro beccandosi una gomitata dal diretto interessato, mentre la ragazza rideva.

- Già mi piace lui. –

- Beh carissimi e gentili amici, lei è Francesca, la mia ragazza. – esclamò Lorenzo.

- Aspetta lei chi è? Forse non avevamo capito che tu avessi una ragazza. –

- Giusto, dopo la trentacinquesima volta che l’ha ripetuto, non ne ero ancora sicuro. –

- Ah. Ah. Ah, che simpatia, non l’ho ripetuto trentacinque volte. –

- Probabilmente trentasei. – disse Francesca battendo un poderoso cinque con Federico e Alessandro.

- Ma da che parte stai? – chiese fingendosi offeso Lorenzo.

- Sto facendo amicizia. – rispose stando al gioco Francesca.

- Mi fa piacere sapere che la mia ragazza preferisce voi a me. -

- E sono trentasette. – dissero i tre in coro.
E stavolta anche Lorenzo fu costretto a ridere con loro.
 
La solita sensazione. La musica che ti investe quando apri la porta, un paio di persone ai lati che chiacchierano tranquillamente, un altro paio che si baciano in un angolo. Le luci soffuse, la musica che sovrasta le voci, l’odore di alcol.
Michael adorava tutto quello, adorava era dire poco. Fin da giovanissimo aveva capito quanto quei momenti in cui non pensi assolutamente a nulla se non alla canzone e al tuo corpo che balla fossero per lui un’autentica medicina.
Guardò Elio come per ringraziarlo per averlo convinto ad uscire quella sera, già si sentiva meglio, sentiva che le energie che tornavano, e l’unica cosa di cui aveva davvero voglia, era farsi un drink e iniziare a ballare.
Andò diritto verso la cucina dove sapeva per esperienza che avrebbe trovato tutti gli alcolici più pesanti e che Victoria teneva nascosti fino a che non erano arrivati più o meno tutti. O meglio finché lui non arrivava. Ma a metà strada qualcuno gli si gettò letteralmente addosso bloccando la sua trionfale marcia verso l’alcol.
Qualcuno, o meglio due esseri ridacchianti che presero ad abbracciarlo e coccolarlo.

- TI ASPETTAVAMO DUE ORE FA! – Victoria urlò per manifestare nella sua pienezza il suo disappunto, mentre Skin annuiva convintissima.

- Scusa Vicky, ho fatto tardi per il lavoro. – tentò di giustificarsi inutilmente il povero Michael.

- E te la vuoi cavare così facilmente? No, no signore non ci siamo proprio. – disse ridendo Victoria.

- Ora tu per farti perdonare fai grandissima gara di chupito!!! – gridò Skin , per poi iniziare in coro con Victoria ad urlare “CHUPITO. CHUPITO. CHUPITO”.
Michael rise di gusto, e si stava per lasciar trascinare, quando una voce di un’altra ragazza si unì al coro.
Era graziosa ma molto più giovane rispetto agli altri invitati. Michael aveva sempre avuto un enorme talento nell'indovinare l’età delle persone, e sì, l’eyeliner, i capelli corti, il modo in cui vestiva potevano anche ingannare un non attento osservatore facendola passare per una ventenne o giù di lì, ma il modo in cui sorrideva gli faceva capire che era molto più giovane, sedici, o diciassette anni a colpo d’occhio.
Victoria abbracciò la ragazza poggiando il mento sulla sua testa e coccolandola.

- Lei è la ragazza di Lorenzo! – disse indicando un ragazzo poco distante che Michael aveva conosciuto qualche tempo prima.

- E’ così piccola ma è una meraviglia. – aggiunse dopo.  – E’ diventata la nostra mascotte. –
Michael le sorrise in modo fraterno, le ricordava sua sorella in un certo senso. Le si presentò, e avrebbe voluto intrattenere una conversazione con lei ma fu praticamente portato di peso da un Morgan quanto mai esaltato verso un tavolo dove erano magicamente apparsi degli alcolici.
Era nel bel mezzo del suo secondo shot di Sambuca, quando Alessandro gli si parò davanti, e mettendogli un braccio intorno al collo.

- Michael, carissimo, lo sai che sta sera sei particolarmente raggiante? –
Michael gli rise apertamente in faccia. Sapeva benissimo che un complimento così da uno come lui significava solo una cosa, guai in vista.

- Non so se sono raggiante, ma sicuramente tu hai combinato qualche casino e vuoi che io distragga Victoria mentre tu tenti, inutilmente, di aggiustare le cose. –
Alessandro strabuzzò gli occhi per la sorpresa, poi gli sorrise stranamente fiero.

- Il ragazzo impara davvero in fretta. –
Gli alzò un braccio facendogli finire il suo bicchiere, e poi gliene diede un altro. E un altro ancora.

- Okay, questo è per Victoria, ora fai del tuo meglio. – disse lanciandolo in pista, dove Victoria stava improvvisando una coreografia con Skin e altre due sconosciute.

- POI MI RACCONTI. – tentò di urlargli Michael, ma un po’ per l’alcol, per l’eccitazione del momento, e la folla, Alessandro non gli spiegò mai cosa era accaduto.
 
Dall'altra parte della sala, invece qualcuno sapeva esattamente cosa stava succedendo, e stava pregando con tutto il cuore che quella festa potesse finire prima e possibile.
Federico non era cattivo, insomma a volte era bastardo, permaloso, orgoglioso, facilmente irritabile, aveva la brutta abitudine di non saperci andare piano con gli insulti, anche se meritati talvolta, e aveva in generale una tendenza a risultare antipatico dopo pochi minuti in sua compagnia. O almeno così era nella maggior parte dei casi.
Ma quella volta si era ripromesso di fare il bravo, anche perché lui lo sapeva che Giulia ci sarebbe stata quella sera, glielo avevano detto qualche settimana prima, anzi era stato lui a proporlo. O meglio non lo aveva proposto ma quando il problema era sopraggiunto lui aveva risposto tranquillamente che non gliene fregava di meno. In fondo il suo nuovo ragazzo, un certo Antonio di cui lui conosceva il nome per sentito dire e l’aspetto grazie a quella sera, aveva in comune molti amici che erano colleghi di lavoro di Morgan. E che erano sempre stati invitati alle feste di Victoria. Adesso probabilmente Morgan era la causa per cui Giulia e Antonio si erano conosciuti, ma a lungo andare Federico si era ritrovato quasi a dirgli grazie.
Il perché in quel momento lui si stava tendendo il naso con impacco di ghiaccio a forma di triangolo, era semplicemente per la sua boccaccia.
Un momento prima era lì a ridere e scherzare con i suoi amici, il secondo dopo Giulia gli si era avvicinata per salutarlo cordialmente, lui la saluta, l’abbraccia, si trova davanti un tipo incazzato nero, per tentare di sbollire la situazione tenta di fare una battuta tipo “Ehi c’ero già da dieci anni, tu ora sei arrivato”, e poi il buio. Un pugno in pieno viso, diritto verso il naso, neanche fosse la dannatissima seconda stella a destra e il pugno del tipo fosse Peter Pan e altri quattro maledetti bimbi sperduti.
Giulia si era poi allontanata con il ragazzo e lui aveva smesso di connettere per qualche minuto, aveva tentato di dire mentre il sangue gli scendeva dalle narici che era una semplice battuta, ma era stato poi sbattuto in un angolo della cucina vicino al balcone con del ghiaccio in mano mentre Alessandro lo malediva:

- Che cazzo, Fede, e chi la sente Vicky, ti ha detto pure: non è che ti da’ fastidio se la invito? E Tu: no, siamo persone mature. – si era preso poi il tempo per respirare - rumorosamente ridacchiando. – PERSONE MATURE UN PAIO DI PALLE. – si era messo ad urlare poi fuori dalla finestra. –

- Non urlare, che mi sento come sul carosello. –

- Non urlare? A scusami principessa non volevo disturbarla. MA CHE CAZZO TI PASSA PER QUEL CERVELLO DI MERDA? Sarà il piercing, no sicuro è il piercing, quello ti blocca il sangue tra una parte e l’altra dei due emisferi e tu ragioni con l’unica altra testa che ti ritrovi. –

- Ti rendi conto della marea di stronzate che tu stai dicendo? –

- Non sono io quello che ho appena detto al nuovo ragazzo della mia ex che me la sono fatta per dieci anni. –
Federico si era tolto il ghiaccio dal naso in modo da poter guardare male il suo amico, ma poi non era riuscito a trattenersi e si era messo a ridere, trascinando Alessandro con lui.

- Sei davvero un coglione lasciatelo dire, va fanculo, vado a cercare un modo per distogliere l’attenzione di Victoria mentre tu ti levi questo sangue dalla faccia. Zio, sembri uno dei personaggi di The Walking Dead. –

- Daryl? –

- lo zombie della bambina del primo episodio. –

- Va fanculo. –
Alessandro aveva riso ancora poi era riuscito ad individuare qualcuno tra la folla e mentre ripeteva in un modo inquietante “che fortuna che fortuna” si era allontanato a passo spedito verso la sala gremita di persone.
E così Federico era rimasto solo sul pavimento della cucina mentre cercava di far aderire senza iniziare a piangere dal dolore i pezzetti di ghiaccio ormai quasi disciolti al suo naso gonfio.
Un rumore di passi distolse i suoi pensieri dal dolore, e pensando fosse Alessandro alzò lo sguardo verso la figura che si stava avvicinando.
Ed anche se non era Alessandro quello che si stava avvicinando conosceva comunque molto bene la persona che gli porse un altro impacco di ghiaccio sta volta fatto molto meglio e con pezzi di ghiaccio finalmente a cubetti.  

- Ehi.  –  lo salutò Giulia portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Ciao. – rispose facendo una smorfia mentre si portava l’impacco verso la parte lesa.

- Deve fare un male assurdo, mi sono arrabbiata un casino con lui. A volte è troppo impulsivo. –

- Impulsivo? Mmh, ma cosa dici quel ragazzo è una pace. –

- Stronzo. – eppure non lo disse con cattiveria ma con semplice rassegnazione e sincero divertimento. Alla fine nonostante tutto loro erano amici, e gli anni passati insieme non cambiavano il fatto che si rispettavano profondamente, ne avevano passate troppe assieme e forse una delle poche cose di cui Federico si pentiva da quando si erano lasciati, era stata perdere lei come persona, come sua amica, come colonna portante della sua vita.
Si sorrisero senza bisogno di parole, Federico le aveva perdonato quei ultimi mesi, e le accarezzò la spalla per farle capire che erano pronti per andare avanti, l’amore tra loro era finita da un po’, e ora potevano aprire un nuovo capitolo della loro vita, anche con persone diverse.
-          Certo che quella battuta potevi proprio risparmiartela! – esclamò all'improvviso lei dandogli un pugno  in pieno petto.
Federico si massaggiò il punto colpito: - Siete proprio una bella coppia tu e lui, avete una passione per prendermi a pugni. –
Giulia rise roteando gli occhi.
Ma quella scenetta idilliaca fu rotta dall'arrivo di Antonio, ancora più incazzato di prima.

- Allora non hai ancora imparato la lezione? –

- Antonio, basta, io e lui stavamo solo parlando, la tua gelosia è senza fondamento, e anche ridicola. –

- Ridicola? Siete stati insieme per anni, non mi posso fidare di lui. –

- Quindi non ti fidi nemmeno di me? –

- Di te mi fido, ma di lui nemmeno un po’. – disse indicando l’altro che stava tentando di alzarsi senza risultare troppo goffo e senza far muovere troppo il naso.

- Senti, tra me e Giulia ora come ora non c’è proprio nulla. –
Antonio rise, una risata secca, senza nessun vero divertimento, ma con il solo scopo di far capire a Federico che lui non avrebbe mai creduto a lui.

- Sai, mi hanno parlato di te, di come hai trattato lei, e della vostra relazione. Ma voglio farti capire che adesso ci sono io con lei. –

- Capisco che forse la battuta di prima era esagerata, ma davvero io sono felice se voi siete felici, e tra me e lei è finita, e davvero, amico, stai esagerando tu ora. –
Antonio stava per ribattere quando nella cucina entrò qualcuno. I tre si voltarono di scatto per vedere Michael aprire a tempo di musica uno dei cassetti in cerca di qualcosa, e appena notò che c’era qualcun altro nella stessa stanza, esclamò sorpreso ridacchiando:

- Ops scusatemi! -  ma appena vide la situazione ma soprattutto Federico grondante di sangue, si fece improvvisamente serio.

- Anzi no, che succede qui? –

- Niente che siano affari tuoi. –

- Ah, non penso proprio, è un mio amico quello a cui ti stai rivolgendo, in un modo così. – Michael squadrò da capo a piedi l’altro. – Minaccioso. – concluse.

- Minaccioso? Senti il tuo “amico” è stato con la mia ragazza per diversi anni, e ora voglio mettere le cose in chiaro, per non creare fraintendimenti. D’accordo? –
Michael li guardò per qualche secondo, poi capita la situazione, fissò Federico che lo stava implorando con lo sguardo di andare via. Non voleva coinvolgere qualcun altro, alla fine quel casino era suo.
Ma Michael sorrise sicuro di sé, e scivolò al fianco di Federico, gettandogli un braccio dietro al collo.

- Guarda penso che la situazione sia abbastanza chiara, anche perché Fede non ha intenzione di rovinare la vostra bellissima relazione. –

- E perché dici così? –
Federico guardò anche lui perplesso l’altro, domandandosi che genere di suicidio stesse premeditando, e da quanto.

- Beh, ecco. – rise imbarazzato Michael. – Perché, scusami Fede è un’emergenza devo dirglielo per forza. –  
Michael si prese anche qualche secondo di tempo, consapevole di essere al centro dell’attenzione e che tutti pendevano dalle sue labbra. E aiutato dall'alcol continuò:

- Io e lui stiamo insieme. Sì, lo so ti starai chiedendo come fa a passare un ragazzo fortemente eterosessuale da una relazione durata anni a stare insieme ad un altro essere del suo stesso sesso, per quanto questo sia incredibilmente attraente, e intelligente, e perfetto. Ma la verità è che nella vita si cambia, si fa esperienze, e si cresce. –
Poi guardandolo dall'alto mentre lo teneva abbracciato, e notando il fatto che lo sovrastava, affermò:

- Certo non in altezza, tesoro. –
Antonio era senza paura, e così Giulia, e lo stesso Federico, che non sapeva come doveva sentirsi, o comportarsi.
Antonio si riprese, e ridacchiò meno sicuro di prima, ma non ancora convinto.

-Tu pensi me la beva. –
Michael sospirò frustato.

- Ah sei proprio un miscredente, e va bene. –
E appena finito di parlare, si girò e prese delicatamente il viso di Federico baciandolo senza troppi preamboli.
Il contatto durò pochi secondi, e lo shock fu tale che Federico non seppe nemmeno se le loro labbra si erano davvero toccate, o era stata tutta scena.
Michael si staccò, e guardò diritto negli occhi l’altro.

- Spero di averti convinto. –
E visto che nessuno parlava, si limitò ad alzare le spalle e a prendere per mano Federico mentre se lo trascinava verso un’altra stanza.

Beh ci vediamo, è stata una bella serata, alla prossima! –
Federico ancora troppo scioccato per parlare non sapeva se ringraziare, odiare, o semplicemente continuare a guardarlo come l’idiota che era.  








Posso solo dire che sono una merda, di quelle grosse però. Potrei dirvi un casino di scuse, e giustificazioni più o meno valide, ma la verità è che se vi piace questa storia armatevi di una pazienza da monaco tibetano.
Posso dire che tra vent'anni piangerò rileggendo questa storia per la totale assenza d'introspezione accurata dei personaggi. Spero di migliorare, ed anche con la tempistica. 
Chiedo perdono ancora. 

P.s: il secondo nome per questo titolo doveva essere "Fedez Pan e il capitolo con non c'è"
 
   
 
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