«Che
cooooooosaaaa!!! Come sarebbe a dire, nonna Tsunade!?»
L’ufficio dell’Hokage era
insolitamente vivace, quel giorno.
«Naruto,
calmati, sei appena stato dimesso
dall’ospedale…»
«Non
m’importa niente, Sakura! Che storia è questa,
nonna Tsunade? Che vuol dire che
l’esame non è valido?» La cosa lo aveva
infastidito non poco.
«Naruto,
non mi risulta che tu abbia partecipato alla terza prova
dell’esame di selezione
dei Chūnin.»
«Beh,
ho combattuto contro il mio avversario, questo non basta!?»
«Certo
che hai combattuto, ma in un posto sperduto, e non davanti a tutti.
È vero che
sarebbe bastato anche un esaminatore, essendo un caso eccezionale, ma
non
c’erano. E anche se uno dei tuoi compagni o lo stesso Kakashi
lo fossero stati,
sono intervenuti nel combattimento, annullando così la
prova.»
«Non
è giusto, io mi faccio in quattro e non mi riconoscete
l’esame?» Dopo tanti
sforzi, Naruto era ancora al punto di partenza…
«Sarà
per il prossimo, tra 6 mesi… Intanto continua ad
allenarti.»
«Allenarmi?
Tks, batterei anche te, adesso.»
«Vuoi
misurarti contro di me? Usciamo fuori…»
Naruto
e Tsunade erano faccia a faccia, pochi centimetri separavano i loro
volti. Dopo
qualche secondo di tensione, Naruto, sospirando: «Nah, non ne
ho voglia, tanto
sarebbe impossibile ragionare con te. Me ne vado…»
«Naruto!
Abbi più rispetto per l’Hokage! Lo perdoni,
maestra…»
«Sakura,
ricordati che hai promesso che saresti uscita con me, ti aspetto
giù.»
«Eh?!
Cosa?! Naruto, non andare in giro a dire certe
cose…» Sakura era un misto tra
rabbia e rossore.
«Ehehe!»
Naruto uscì dall’ufficio dell’Hokage,
ufficio che desiderava occupare al più
presto.
Tsunade
osservò con aria afflitta la porta dalla quale era uscito il
ninja. «È sempre
lo stesso, non c’è che dire. Sakura, secondo me
gli hai scelto proprio un bel
paio di occhiali da sole per coprire lo Shūgyōgan. È
diventato davvero un bel
ragazzo, dovresti farci un pensierino…»
«Maestra
Tsunade!» Sakura arrossì ancor di più,
imbarazzata dagli strani pensieri della
sua maestra. «Se avessi lasciato fare a lui,
chissà che avrebbe combinato. Conoscendolo,
avrebbe potuto girare con gli occhi coperti dal coprifronte come il
maestro Kakashi…»
Le due rabbrividirono soltanto al pensiero.
Tsunade
si fece seria d’un tratto. «Ti dirò una
cosa, Sakura. Quando prima ha detto che
mi avrebbe battuta, per un attimo gli ho creduto. Con la potenza che si
ritrovava già di per sé, ed adesso con lo
Shūgyōgan dalla sua, darebbe del filo
da torcere perfino ad un ANBU, a mio avviso. Gli manca poco per essere
in grado
di battere qualcuno come un Hokage…»
«Vero,
ma io non lo metterei mai a capo di un gruppo… Figuriamoci
poi a vederlo come
“Naruto-Sensei”, o addirittura come
Hokage…»
«Non
è detto, Sakura. Non è
detto…» Tsunade guardò fuori dalla
finestra, immaginando
ciò che il futuro le prospettava davanti.
Scendendo
le scale, Naruto trovò appoggiato al muro il maestro Kakashi.
«Maestro,
cosa ci fa qui? Ancora a leggere quella robaccia?»
«Non
capirai mai cos’è l’arte. Comunque,
volevo vedere come stavi. Sono appena tornato
da una missione, e ho saputo che ti avevano dimesso.»
«Dopo
due settimane, era quasi l’ora, no?»
Kakashi
lo guardò perplesso. «Una persona normale sarebbe
rimasta in ospedale per lo
meno due mesi… Piuttosto, che ne hai fatto di quella
spada?»
«Quella
di Kashimaru? Beh, visto che Lei non c’era, ho chiesto a
Sakura di farci una
cosetta per me. Guardi qua!». Naruto estrasse dalla tasca due
lame.
Kakashi
li osservò, leggermente stupito. «Sembrano i
pugnali del compianto Asuma…»
«È
da lui che ho preso spunto. È stato lui ad insegnarmi i
trucchi per utilizzare
al meglio il chakra di tipo vento, mi sembrava il minimo che potessi
fare per
ricordarlo a dovere. E poi, io sono un tipo da combattimento
ravvicinato, le
spade non fanno per me. Mi trovo meglio con kunai come
questi.»
Kakashi
osservò il suo allievo simulare qualche colpo
nell’aria. «E conoscendoti, suppongo
che hanno ancora la stessa abilità, giusto?»
«Esatto!
I cristalli sono qui, lungo la parte non affilata della
lama…» Naruto fece
scorrere il dito lungo il bordo delle sue armi, indicando i 5 cristalli
lì
posti.
«Vedo,
vedo…»
Naruto,
dopo aver riposto le due lame nel suo equipaggiamento, rivolse a
Kakashi la
domanda sulla quale aveva riflettuto per un po’ di giorni.
«Maestro Kakashi, ho
un favore da chiederle.»
«Dimmi.»
«Voglio
che lei mi alleni.»
Kakashi
non se l’aspettava. «Allenarti? In cosa?»
«Con
questo combattimento ho capito quanto sono debole. Il primo attacco di
Kashimaru
è stato di tipo fuoco, e non avevo tecniche con cui
contrastarlo; dopo, poi…
Non voglio che accada con Sasuke. Non posso fare nulla conoscendo solo
il
Rasengan.»
«E
quindi?»
«Ninjutsu.
Voglio che me ne insegni quanti più possibile. Voglio
imparare a manipolare
tutti e 5 i tipi di chakra elementari, a partire
dall’elemento acqua, con cui potrò
fronteggiare il fuoco.»
«Spero
che ti rendi conto di quello che mi stai dicendo… Hai fatto
una faticaccia per
imparare la manipolazione del vento, a cui sei affine. Ora mi chiedi di
addestrarti agli altri elementi? Non sarà facile,
credimi…»
«Non
mi spaventa la fatica, dovrebbe saperlo.»
Kakashi
ci pensò su. «Uhm… dovrò
chiedere a Yamato se avrà un po’ di tempo da
concederci…»
«Allora
lo farà per me!?»
Kakashi
guardò il suo discepolo. In lui vedeva una sola cosa. Un
grande ninja, capace
di imparare qualsiasi tipo di tecnica. Sarebbe stata
un’impresa ai limiti
dell’impossibile, ma Kakashi sentiva che Naruto era
l’unica persona al mondo
che ci sarebbe potuta riuscire.
«Va
bene, Naruto. Ti aiuterò io.»