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Autore: Luna White    29/12/2015    0 recensioni
Tratto dal Prologo.
"Se venisse arrestato sarebbe giusto? Oh, no! Lui doveva pagarla per le colpe commesse."sospira lei mentre il sorriso non sparisce dal suo volto."Dottoressa! La ruota gira per tutti,se lo ricordi. Un passo falso e vorremmo buttati fuori."
"Io sono qui per aiutarla" dice,ma di cui lei scuote il capo.
"Si sbaglia. I pazzi non possono essere aiutati se no si finisce per diventare come loro."
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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NUOVA CASA


"É naturale rischiare la vita per le persone che amiamo.
Il coraggio non c'entra".


***

Quella abitazione era tutto fuorché accogliente. L'esterno dava già l'anticipo di cosa bisognava aspettarsi: Crepe su crepe. Finestre rotte ed altre inesistenti. Alcune piante rampicanti si scagliavano lungo i muri da un tempo bianchi ed adesso quel colore pareva scomparso. Mancavano alcuni mattoni e questi, si presentavano sparpagliati lungo il marciapiede. Il grande portone scuro era malridotto. Una volta aperto si poteva vedere l'ampia scala,conducendo hai piani superiori. Da un lato invece, erano piazzate i contatori della luce ormai fusi e del tutto inutilizzabili.
Salivo le scale lentamente. Queste avevano il corrimano di un ferro arrugginito il che doveva essere sempre lucido prima dell'abbandono. Tutto quel silenzio mi provocava una scarica di brividi. Il respiro calmo e adagiato seguiva repentino i passi degli scalini che salivo. L'ambiente tetro ed insicuro dava modo di non essere un luogo rassicurante ma di cui non mi preoccupai. Giunta all'ultimo piano, guardai la porta riverniciata di nero,dalle piccole spaccature,rovinandolo.Il cigolio provocato dalla mia mano in cui si portava su di essa è spingeva in avanti, emetteva un suono agghiacciante,simile a quello dei film di paura. Sarebbe stata un ottima abitazione per quest'ultima. Un ampia stanza.Dai muri in mattoni rossi,in stile londinese. In alcuni punti si potevano scorgere qualche pezzo di intonaco bianco. Il tutto era sorretto da alcune colonne in marmo, donandogli per tocco di semplicità ma di eleganza. Quel che mi sorprese furono le vaste finestre poste hai lati. Questa,un tempo doveva essere un appartamento costoso a causa della grande ampiezza e luminosità predisposta. Accanto ad una finestra era stato lasciato un materasso lacerato in più punti,abbandonato su un pavimento di polvere e su quest'ultimo era presente ogni qual tipo di cosa: dai vetri rotti alle piume di un cuscino posto sopra l'ampio giaciglio.
Attenta a non calpestare qualche coccio tagliente, porto lo sguardo sulla finestra,lasciandomi sorpresa. Osservo una prospettiva del tutta diversa da quella malfamata di prima:le varie case erano disposte una accanto all'altra. Alcune avevano le luci accese rendendolo un gioco di colori contrastanti. Posti più lontane,alcuni grattaceli piuttosto alti,padroneggiano una visione che non avevo visto da molti anni.
Nonostante non ci fosse luce e la stanza era quindi nel penombra,grazie alle finestre affacciatosi su quel paesaggio cittadino e alle sue moltitudini di luci mi permisero di vedere.
Stanca da quella strana nottata di strani eventi e fughe improvvise, mi distesi su quel materasso.Non era scomodo ed era sempre meglio della brandina che mi aspettava ogni sera. Gli occhi si fecero più pensanti,osservai un ultima volta la finestra prima di scivolare nel lungo sonno privo di sogni.

***

I primi raggi del sole, diedero vita ad un nuovo giorno. A svegliarmi e il suono di qualche uccellino intento a cantare il che mi diede modo di poter sentire quel allegra melodia dopo tanto tempo. Stropicciandomi gli occhi, posso vedere al meglio il posto in cui mi trovo.Adesso,non sembra essere così tanto pauroso ma ben illuminato e dalla piacevole quiete. Decido di alzarmi ed uscire fuori,volemdo vedere se ogni cosa era rimasta uguale dalla mia "sparizione" o se fosse cambiato.Mi fermai davanti alla porta quando vidi il mio abbigliamento fuori luogo. D'altronde non potevo andarmene a spasso con un vestiario da paziente e di sicuro,avrebbe attirato non poco gli sguardi dei passanti e di qualche poliziotto li vicino. Mentre cerco una possibile soluzione,noto uno stendino posto fuori da un abitazione. Mi affaccio dunque per vedere meglio e con mia grande gioia si trova piuttosto vicino.Apro l'anta della finestra per poi uscire fuori. Appena dopo è presente un piccolo tetto il quale collega le due abitazioni e di cui mi ritrovo ad esserne grata. Stando attenta a non essere vista, con facilità, riesco ad afferrare un maglia azzurra ed un jeans.Rientro velocemente nel mio abitacolo per poi trionfare vittoriosa del mio bottino. Sapevo bene che rubare era ingiusto ma dopo le mie colpe, non trovavo niente di ingiusto nei miei confronti. Poi nessuno si faceva male se prendevo in prestito qualche vestito o sbaglio?
Mi sfilo di quei indumenti così odiati per poi ammirare il corpo segnato dalle innumerevoli ferite e lividi. La pelle bianca aiuta la cosa,rendendoli più visibili. Sul mio braccio destro e presente una lunga scia di cicatrici simili a cuciture,partendo appena sopra l'avambraccio e finendo al polso,sotto il palmo della mano. Lo stesso "disegno" è stato fatto alla gamba sinistra il cui finisce lungo la caviglia. Non so ancora come sia riuscita a sopportare tutta quella atrocità e riesco a percepire, pur se inesistente,il fuoco che bruciava mentre alcune macchie di sangue tingevano la pelle diafana.
Liberandomi da quei loschi pensieri,finisco per abbottonarmi il jeans, finendo il tutto con le scarpe indossate ancor prima di finire nel manicomio. I nuovi vestiti mi stanno bene,segno che in quella casa abita una ragazza con la mia possibile età.
Finalmente pronta posso uscire. Una volta fuori, osservo le varie macchine passare. Dirigendomi dunque in quelle vie,noto con mio sommo dispiacere che era rimasto tutto uguale:sui marciapiedi sono presenti persone su persone. Dalle divise scure ed eleganti,sinonimi di lavoratori. Chi con la ventiquattr'ore in una mano e chi a sbraitare al cellulare in un altra. Il modo in cui tutto era rimasto lo stesso,non mi sorprendeva d'altronde. Una città che si rispetti, brulica di gente ogni mattina a differenza della periferia. Moltitudini di persone proseguono una vita come tutte gli altri: monotona,noiosa e per nulla divertente. Sperai di non diventare come loro un giorno, troppo lavorativi e ripetitivi. Macchine che avevano un solo scopo nella vita,senza contare se si trattasse di essere felici o meno.
Si prospettava una giornata normale ma non tutto è sempre così. La mia vita dopo la scorsa notte sembrava essere stata travolta da una serie di eventi,neanche si fosse in un film d'azione,con sparatorie e tutto il resto. 

***

Un esplosione, un edificio in fiamme. Gente che urla. Sirene di ambulanze e di pompieri. Tutto ciò era assurdo. Come si poteva, in pochi minuti,fare tutto questo? Le persone accorrono vicino all'accaduto e c'è chi spegne le fiamme. Alcuni sono spaventati,altri sono feriti e vengono quindi portati via dalle ambulante. Distrattamente e il pianto di una donna ad avere la mia attenzione.
"Mio figlio...mio figlio è la dentro" disperata,indica ad un agente l'edificio in fiamme. Guardo prima lei e poi quest'ultimo mentre il fuoco si propaga sempre di più. La mia azione si muove senza ragionare. Oltrepasso il poliziotto conscia di aver fatto una stronzata ma se quelli non avrebbero mosso un dito, per il bambino non ci sarebbe stato scampo. Sento alcune urla,probabilmente a volermi fermare. Quando entrai all'interno mi portai una mano davanti alla bocca. Il fumo impediva di respirare e la temperatura saliva senza sosta. In quel momento però dovetti concentrarmi sul bambino. Cercai di sentire il suo pianto,il richiamare la madre. Riuscì a trovarlo in un angolo di una stanza."Non avere paura vieni con me. Ti porto dalla mamma."Cercai di essere il più convincente possibile ed il bambino accettò. Così piccolo lo presi in braccio, uscendo da lì. Per mia fortuna, una trave era cascata il quel punto e prima che finissi intrappolata in quel cumulo bruciato trovai la via d'uscita.
"Hai idea di cosa hai fatto? Potevi morire." mi sbraitò contro il poliziotto di prima ma io non badai a quello che disse,facendogli vedere piuttosto il bambino che avevo con me."Potevo morire ma ho salvato un vita a differenza di uno che sa solo urlare." L'uomo si stette zitto e io lo oltrepassai indifferente. Certa gente sapeva parlare tanto e poi non riusciva nemmeno ad agire. Una volta andata dalla signora questi mi guardò con le lacrime agli occhi,meravigliata. Lei e suo figlio si abbracciarono ed io mi ritrovai a sorridere. Benché sapessi delle mie azioni non potevo lasciarmi impassibile a questo. Fare qualcosa di giusto per una volta si era rilevata utile. In quel momento mi sentivo il dovere di fare qualcosa. Di fare del bene per una volta.
La donna mi guardo,sorridendomi."Tu hai salvato mio figlio. Come posso esserti riconoscente? Se c'è qualcosa che posso fare per te non dubitare a chiedere."
In quel momento riflettei sulla cosa. I vestiti che possedevo erano ormai inutilizzabili,ed avevo bisogno di una ripulita. Senza contare che non avevo n'è uno straccio di soldo ne l'acqua calda.
"Un modo ci sarebbe."

  
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