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Autore: Sweet_Lady    29/12/2015    3 recensioni
Il Natale è speciale, unisce le persone, scalda i cuori, ma a qualcuno non interessa e fa di tutto per rovinarlo e renderlo un giorno uguale agli altri. Punizioni, rivelazioni importanti, doveri, sorprese, amori struggenti, malattie, felicità e finalmente la libertà, il tutto davanti a quelle due persone speciali.
In questa storia troverete i giorni di Natale di Oscar e André da quando erano bambini, poi un po' più grandicelli fino a diventare vecchi e vedremo come cambia il loro modo di vedersi l'un l'altra.
Approfitto di questi capitoli per farvi gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo, baci a tutti!
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'amour de Noël

25/12/1765
“Oh bambina, quale compito orribile e crudele mi fu affidato quattro anni fa da tuo padre! Ma come faccio io a dirti che tutto quello che sei stata fin ora è stata una finzione, un’invenzione, una bugia bella e buona? Tu che hai fatto tanto per André, che lo hai accolto come un fratello…come faccio io a spiegarlo a lui, se non se n’è già accorto, che in realtà tu sei una femmina e che presto diventerà donna, la donna soldato di cui tuo padre si vanterà per la Corte riferendosi a te come ‘suo figlio’? Madame Marguerite se n’è andata, lasciando a me il compito più duro, più meschino e io non posso che obbedire…ma come faccio?”
Pensava Marie camminando avanti e indietro per la sua stanza con un rosario in mano e lo scialle nelle spalle. Il Generale, anni prima, era stato molto chiaro su quello che avrebbe dovuto fare: dire oggi ad Oscar che è una femmina e tra quattro anni spiegarle tutto quello che avrebbe dovuto sapere per diventare una buona moglie e madre, cose che, ovviamente,  non le sarebbero state concesse.
Stava misurando con passi corti e spicci la superficie della sua camera quando ad un certo punto arrestò la sua camminata furiosa perché aveva udito un lievissimo bussare alla porta, così andò ad aprirla, non immaginando chi avesse bisogno di lei a quell’ora.
“Oh, Madame…”
Marie, sorpresa, fece una perfetta riverenza quando vide che la donna davanti a lei, coperta in volto da un cappello ampio con il velo e un vestito blu notte, era proprio la padrona di casa.
“Mia cara Marie, quanto tempo che non ci vediamo…”
“È proprio vero, Madame, ma come state?”
“Il mio animo non si da pace, dopo quattro anni mio marito non ha ancora cambiato idea riguardo l’educazione della mia piccola Oscar. È venuto spesso a Versailles per cercare di riportarmi a casa, ma io tornerò solo quando la finirà di far soffrire mia figlia”
“Madame io…oggi devo dirle che è una bambina…”
“Lo so bene, Marie, ma io non posso restare qui. Quel giorno, nello studio del Generale, quando tu sei uscita, noi abbiamo discusso ed è arrivato a colpirmi al volto. Non si è mai pentito di quello che ha fatto e le poche volte che è venuto a cercarmi ha minacciato di riportarmi a casa con la forza. Io potrei anche perdonarlo per questo, ma non lo perdonerò mai per quello che ha fatto alla mia piccola. Pensare che…che ho faticato così tanto per metterla al mondo…”
Disse la donna scoppiando a piangere e Marie la abbracciò come faceva con le sue figlie. Sapeva bene che il rapporto che c’era tra lei e Marguerite era molto diverso rispetto a quello solito tra padrona e governante, ma la donna le era talmente legata da riuscire a vedere in lei la madre che non aveva mai avuto. L’anziana era presente al parto della Contessa e, in quel giorno di pioggia, pensava che sarebbe filato tutto liscio come alle altre gravidanze, ma in realtà si era presentato un problema per il quale il medico di Palazzo le disse che, se avesse avuto un’altra gravidanza, non l’avrebbe sopportata e sarebbe morta.  Ad un certo punto l’abbraccio si sciolse e Marguerite disse:
“So che le mie bambine sono tornate a casa dal convento qualche giorno fa”
“Certo, volete che vi accompagni da loro?”
“Te ne sarei molto grata”
Così le due donne si incamminarono verso il primo piano e girarono a sinistra, nell’ala del palazzo dove si trovavano gli appartamenti di tutte le sue figlie tranne Oscar, le quali stanze erano invece alla destra. Questa era un’altra decisione del Generale per farla crescere distante dalle sue sorelle femmine. Madame entrò nelle stanze di ognuna di loro e lasciò nella table da nuit una lettera con pochi semplici pensieri amorevoli, auguri per un Buon Natale, un pensierino e le accarezzò tutte mentre Marie la aspettava nella soglia della porta con il portacandele in mano, visto che il Palazzo era ancora immerso nell’ombra. Si diressero poi nella camera di Oscar, ma lei lì non c’era, così le due si guardarono e, senza dire una sola parola, andarono al piano della servitù e poi nella camera di André, dove videro una testina bionda e una mora spuntare dalla coperta pesante.
“Madame, io…”
Cercò di dire Marie per spiegare il perché sua figlia stava dormendo nello stesso letto di un servo, ma Madame la zittì sorridendo intenerita.
“No, Marie, non sentirti in colpa. Sono così dolci mentre dormono…”
Marguerite ricominciò a piangere e si avvicinò al letto.
“È il suo unico amico…l’unico con il quale le sia stato possibile crescere”
Si chinò sul letto e notò che il cuscino non era attaccato alla testata, ma era più distante e nello spazio vuoto c’era un libro ancora aperto, quindi capì che i bambini la sera prima stavano leggendo assieme ma alla fine avevano preso il sonno. Sorrise e sciolse i capelli di André che erano ancora legati dal nastro blu. Gli baciò una guancia e gli mise la sua lettera vicino al libro e poi fece il giro del letto, appoggiando lì anche quella di Oscar, decisamente più lunga rispetto a tutte le altre, e le accarezzò il viso.
“Amore mio, amore mio…quale crudele destino il tuo…spero che tu sia forte…to voglio tanto bene bambina mia”
Le sussurrò all’orecchio e baciò anche lei. Quando si alzò estrasse dalla borsetta dei pensierini anche per Oscar e André e poi uscì. Marie la ringraziò e lei, dopo averle augurato Buon Natale, uscì dal Palazzo e salì in carrozza velocemente per non essere vista.
Il sole era ormai alto quando Marie andò a svegliare i due piccoli che, appena aperto gli occhi, si scambiarono gli auguri di Natale e li fecero anche a lei. André abbracciò forte Oscar e le fece gli auguri di compleanno come succedeva sempre e poi anche la Nonna compì gli stessi gesti. Quando videro le lettere appoggiate al letto le presero curiosi e Oscar, vedendo il sigillo, chiese:
“Maman è stata qui?”
“Sì, mi ha detto di farvi tanti auguri da parte sua”
“E perché non è rimasta?”
“Magari c’è scritto nella lettera che ha lasciato…ora facciamo una cosa: io e te Oscar andiamo in camera tua e ti preparo e anche tu André ti fai un bel bagno”
“Dopo posso tornare qui per aprire la lettera con André, Nonna?”
“Certamente, ma ora andiamo”
Così Oscar, obbediente, scese dal letto e le diede la mano e assieme andarono al piano superiore. Quando la piccola fu pronta corse fuori senza aspettare Nanny ed entrò nella camera dell’amico, che nel frattempo stava finendo di chiudersi la giacca. La governante scosse il capo: dopo quello che le aveva da dire, le avrebbe anche sconsigliato di entrare così nella camera dell’amico maschio e, a questo punto, le avrebbe vietato anche di dormirci assieme.
“Ah Oscar, sei tu”
Disse André girandosi nella direzione della bambina e chiudendo l’ultimo bottone.
“Mi hai aspettato per leggere la lettera, vero?”
“Certamente”
Nel frattempo anche la Nonna era arrivata e aveva suggerito loro di sedersi nel letto.
“Ora possiamo leggerle?”
Chiese ancora Oscar, impaziente di sapere che cosa le aveva scritto la madre.
“Oscar, leggi prima la tua a voce alta”
Lei annuì col capo e aprì la lettera.
 
Mia cara Oscar,
 
“Ma Nonna…maman ha critto ‘mia cara’, si è sbagliata”
“Continua a leggere”
Disse mentre le lacrime si affacciavano ai suoi occhi. Stava per far soffrire la sua bambina come mai prima d’ora.
 
Inizio con il farti i miei più calorosi auguri di Buon Natale ed un felice compleanno.
Ti starai chiedendo perché all’inizio mi sono rivolta a te usando il femminile e magari stai pensando che io mi sia sbagliata, ma non è così. Tu Oscar, bambina mia, non sei un maschio come ti ha sempre detto tuo Padre, ma sei una femmina, proprio come le tue cinque sorelle.
 
Lesse Oscar un po’ impacciata e alzò ancora lo sguardo azzurrino verso la Nonna.
“Che cosa significa questo?”
Il suo tono era un po’ duro, differente da quello allegro che aveva usato fino ad ora. André se ne stava fermo immobile e non osava parlare, la guardava solamente e cercava di cogliere tutte le sue reazioni per saperla consolare, visto che prevedeva tempesta.
“Continua a leggere”
 
Forse sei un po’ piccolina per capirlo, ma tuo Padre ha sempre desiderato avere un erede maschio e, visto che non arrivava, ha deciso di farti crescere come se fossi tale.
 
“Non potevano fare un altro figlio?”
“Continua a leggere”
Rispose ancora, sentendosi in colpa più che mai.
 
È stato proprio lui a decidere di darti questa notizia il giorno del tuo compleanno perché sostiene che ai veri uomini non interessa rovinare un giorno importante, ma tu non sarai mai un vero uomo, per quanto brava potrai diventare a tirar di scherma, a sparare, a lottare…rimarrai sempre una donna, la mia bambina. Mi dispiace non poter essere lì per sostenerti, ma ho deciso di andarmene proprio perché non voglio vederti soffrire, sarebbe troppo per me.
Spero che questo giorno sia ancora bello per te e che, anche se sei triste, troverai conforto nel tuo Amico André.
Ti voglio tanto bene,
La tua mamma              
Marguerite de Jarjayes
 
“Tu!”
Urlò quasi Oscar volgendosi di scatto verso André, in preda ad una rabbia che non le era mai appartenuta.
“Tu lo sapevi”
Assottigliò gli occhi e abbassò la voce che, da squillante, era diventata minacciosa.
“Io…lo avevo semplicemente intuito”
Cercò di discolparsi l’altro, ma in un momento lei lo spinse giù dal letto e gli fu sopra, cominciando a riempirlo di calci e pugni e a urlargli dietro un mare di insulti.
“Avresti dovuto dirmelo! Pensavo di potermi fidare di te! Idiota! Quando aspettavi a dirmelo?! Pensavo che fossi il mio migliore amico!”
“Oscar…Oscar smettila, mi fai male!”
Anche André, che dapprima si era limitato a parare i suoi colpi, stava cominciando a difendersi e a colpirla, fino a quando fu lei ad essere sotto.
“Devi lasciarmi andare! Lasciami!!”
E fu ancora Oscar ad essere sopra, ma Nanny la prese per i fianchi e la tirò via da André.
“Che cosa stai facendo? Lasciami!”
Urlava e scalciava, mentre André si era tirato su e asciugava con la manica il sangue che usciva dal naso.
“Oscar, ti prego, fermati e parliamo, ragioniamo. Bambina, tuo Padre è stato così crudele con te…ma tua madre-”
“Non chiamarmi bambina, Nonna, io non sono una bambina! Lasciami!”
Con uno strattone si liberò di Nanny e si avvicinò di corsa alla porta.
“Hai tradito la mia fiducia, André, non pensavo potessi fare tanto”
E corse via, verso i suoi appartamenti, lasciando che il silenzio piombasse in quella stanza e li facesse sentire in colpa più che mai.
Il piccolo André si sedette pesantemente sul letto sfatto e cominciò a singhiozzare piano con la testa bassa.
“Bambino mio…”
Gli disse la Nonna mettendogli una mano nella spalla e gli alzò il mento con due dita.
“Ti fa male il viso? Stai sanguinando…”
“Non mi fa tanto male…ma Oscar…povero…povera Oscar”
“Ha gettato tutta la colpa a te, ma sappi che tu sei l’unico che qui non c’entra niente”
“Come posso aiutarla?”
Disse appoggiando il viso sul seno della Nonna che, commossa, cominciò a cullarlo.
“Devi starle vicino, ma essere discreto…rispettare i suoi tempi. Ora Oscar ha solo bisogno di riflettere, magari da sola, oppure avrà voglia di condividere le sue paure con te”
“Ma come faccio? Mi odia”
“Basta piangere, bambino mio…basta piccolino, ora lavati il viso e vai da lei, eh?”
Il piccolo annuì convinto e si alzò dal letto, riempì il catino con dell’acqua e si sciacquò il viso e le mani, anche quelle sporche di sangue, poi, sotto consiglio della Nonna, si cambiò anche la giacca sporca di sangue e salì lo scalone diretto ai suoi appartamenti.
“André!”
Si sentì chiamare un secondo prima che potesse bussare alla porta e, riconosciuta la voce, non la poté proprio ignorare.
“Sì, Signor Generale?”
Gli fece un inchino.
“Oscar non è in camera sua, l’ho visto andarsene qualche minuto fa”
“Come andarsene? È andata via da Palazzo?”
“Già, non so quando ritornerà, ma so  che lo farà”
Disse avvicinandosi a lui e abbassandosi alla sua altezza.
“Te li ha fatti lui questi lividi?”
“Sì, me li ha fatti lei”
Il Generale sembrò seccato dal fatto che André si fosse rivolto ad Oscar usando il femminile, ma, pensò, da ora in avanti avrebbe ordinato a tutta la servitù di farlo.
“Deduco quindi che tua nonna gli abbia detto che in realtà è una femmina”
“Sì”
“Bene, ragazzo, perfetto, ora vai ad aiutare tua Nonna nelle cucine, io andrò nel mio studio a leggere qualcosa”
André, a quel punto, non poté fare altro che obbedire, inchinarsi, scendere lo scalone e andare nelle cucine, dove la Nonna stava preparando il dolce al cioccolato, quell’impasto che poi sarebbe stato diviso in due e una parte l’avrebbero mangiata solo lui ed Oscar.
“Ti posso aiutare, Nonnina?”
“Oh, André caro, hai parlato con madamigella Oscar?”
Il piccolo storse un po’ il naso per come era stato chiamato il suo amico…cioè amica, ma comunque non lo fece notare a Nanny.
“Il Signor Generale mi ha detto di averla vista uscire e ha aggiunto che non sa quando tornerà”
“Come uscire? Oscar se n’è andata?”
“Da quello che mi è sembrato di capire è così…”
“E ha preso il suo cavallo?”
Chiese lei sempre più allarmata.
“Non lo so”
“Vai a vedere nelle scuderie, dai forza corri!”
Lo incitò la Nonna accompagnandosi con un gesto del braccio. André non se lo fece ripetere due volte e corse nelle scuderie per poi ritornare nelle cucine col fiatone.
“No, non c’è il suo cavallo”
“Allora ha proprio deciso di scappare, quella piccola peste!”
Dalla porta della cucina comparve Brigitte, una cameriera di Palazzo della stessa età della Nonna che, fin da quando erano giovani, era sempre stata la sua più cara amica.
“Che cosa sta succedendo, Marie? Perché ti agiti tanto?”
“Oscar è scappata via, questa mattina le ho detto che in realtà è femmina e si è sentita talmente umiliata da essersene andata…”
E scoppiò a piangere nella spalla di Brigitte.
“André, che ne diresti di farti un giretto nei luoghi dove, ipoteticamente, lei potrebbe essere andata? Magari dove c’è un letto dove possa trascorrere la notte fuori casa”
Suggerì allora la donna, ma Nanny disse:
“Ma con questo freddo, André…”
“No, Nonna, Brigitte ha ragione. Finisci di preparare la torta, così se la trovo gliela porto e magari anche qualcos’altro”
“Va bene, allora vatti a preparare”
Concluse infine la vecchina e il bambino se ne andò nella sua camera.
Non sapeva cosa fare nel tempo che sarebbe servito affinché la torta si cucinasse: era già vestito e gli sarebbe bastato indossare la giacca pesante, il mantello e i guanti per poter uscire. Si sedette alla scrivania e l’occhio gli cadde sulla penna d’oca e il calamaio, riposti precisamente e ordinatamente dopo aver composto qualche ipotetica lettera per esercitarsi nel migliorare la scrittura. Allungò la mano su un foglio e, dopo aver pensato un po’ a cosa scrivere, intinse la penna nell’inchiostro e disegnò svolazzi impacciati sulla carta.           
La lettera venne fuori molto lunga ma, secondo lui, le cose che aveva scritto erano anche troppo poche. Guardò fuori dalla finestra e si sentì un po’ sollevato nel vedere che né pioggia né neve scendevano dal cielo e quindi Oscar, dovunque fosse, non avrebbe sentito più freddo di quello che era già. Guardò le lancette dell’orologio e capì che era abbastanza tardi e che si doveva muovere, quindi infilò la giacca pesante che lo avrebbe tenuto caldo mentre correva a cavallo, strinse il mantello al collo e mise i guanti blu scuro, quindi aprì il suo armadio e, dall’angolo in basso a sinistra, estrasse due coperte pesanti che avrebbero dovuto ricoprire il suo letto quando quelle che c’erano su sarebbero state da lavare, e le mise in una sacca, facendole entrare con qualche difficoltà. Prese la lettera e la immerse tra le due coperte e, visto quello che le aveva scritto, ci mise anche una scatolina di cerini. Ritornò quindi in cucina con l’intento di rubare qualche biscotto perché non aveva nemmeno fatto colazione e aveva molta fame. La Nonna, stranamente, gliene concesse anche più di due e gli chiese se ne volesse portare un po’ con se, ma lui rifiutò e prese anche la sacca contenente del cibo per la migliore amica.
Quando arrivò nella stalla trovò Gerome, l’addetto alla cura dei cavalli, che gli stava sellando Alexander e poi lo aiutò a fissare i due sacchi nella parte posteriore della sella.          
Una volta uscito dai cancelli, André pensò a tutti i luoghi dove Oscar potesse essere andata a nascondersi e uno gli balenò subito in mente.
 
Oscar era furiosa, aveva sellato il suo cavallo in fretta e furia ed era corsa fuori dai cancelli. Lungo la strada per guadagnare l’uscita aveva incrociato suo padre che stava andando nel suo studio e non le aveva detto niente. Si sentiva come se a nessuno importasse di lei, che tutti l’avessero tradita, soprattutto André che, pur avendo “intuito” qualcosa, non le aveva detto niente. Corse per la strada che dal suo Palazzo conduceva a Parigi e poi la ripercorse a ritroso, tanto per scaricare un po’ la rabbia che le ribolliva nel sangue. Aveva deciso che avrebbe passato i prossimi giorni fuori casa e, prima di farci ritorno, avrebbe passato un giorno a Versailles negli appartamenti di sua madre, giusto per capire meglio quella situazione assurda che le era piombata addosso.
Corse fino a che arrivò ad uno dei tanti laghi nella terra dei Jarjayes, quello più lontano dove, nascosta da fitti alberi posti quasi a cerchio, si trovava una semplice casetta dove, in giorni di sole, amava andare a giocare con il suo amico.            
Era stato suo Padre a farla costruire molti anni prima per andare ad esercitarsi con la spada con i suoi compagni e, un giorno, aveva dato le chiavi a lei dicendole che sarebbe stato un posto perfetto perfino per correre con i cavalli. In effetti il prato che contornava il lago era davvero molto grande e, se avessero avuto voglia di fare una nuotata o comunque non correre con i cavalli, avrebbero potuto lasciarli pascolare o, se fossero entrati nella casetta per mangiare, li avrebbero potuti lasciare legati alla staccionata.                     
Quello che non aveva mai capito, però, era il motivo per il quale il Generale avesse dato ordine di costruire quella casetta: per esercitarsi a spade bastava solo il giardino, invece all’interno di quelle quattro mura c’era una piccola cucina, un tavolo e due sedie, una camera da letto, la salle du bain (1), e oggetti come piatti, coperte, un catino e anche tanta legna posta ordinatamente in un angolo vicino al camino. Tutte quelle stanze erano molto semplici: non c’erano quadri o arabeschi e gli unici decori o oggetti non strettamente necessari erano semplici e fatti in legno. Anche l’esterno non era vistoso e decorato, ma c’era semplicemente una staccionata e tanta legna riparata da una tettoia. Oscar entrò all’interno dopo aver legato César e si guardò intorno. Tutto era come lo aveva ricordato, ma faceva tremendamente freddo.
Erano circa dieci minuti che André galoppava più veloce che poteva e, quando arrivò al lago, sospirò di sollievo vedendo il bianco destriero dell’amica legato alla staccionata. Si avvicinò al passo e legò Alexander vicino a César in modo che, mentre scioglieva i nodi che tenevano legati i sacchi, lui non si muovesse. Appoggiò il sacco più grande davanti alla porta e poi pescò la lettera che aveva scritto, mise sopra anche quello più piccolo contenente il cibo e, in cima, appoggiò la lettera e, per non farla volare via, la fermò con un sasso. Si avvicinò alla finestra e si affacciò, rimanendo però nascosto in modo da non essere visto. La trovò dopo un po’ perché nascosta dall’ombra ed era tutta rannicchiata e infreddolita in un angolo. Sconsolato e intristito per la tormenta che si stava agitando dentro l’amica, andò verso i cavalli e diede qualche carota a César, poi prese Alexander, salì in sella, bussò alla porta e corse via per non essere visto.
Oscar trasalì quando sentì bussare e si diresse alla porta per aprire, ma non trovò nessuno, solo quello che le aveva lasciato André. L’occhio le cadde sulla lettera, quindi la prese tra le mani pronta per leggere, ma il freddo era talmente tanto che si sbrigò a prendere i sacchi e a chiudere la porta. Si sedette su una sedia e aprì la busta priva di sigillo.
 
Carissima Oscar,
io non so come ti senti perché non mi sono mai trovato in una situazione del genere, ma, visto che non vuoi vedere nessuno, ho pensato di scriverti una lettera per cercare di tirarti su il morale…o almeno tenerti compagnia.
André…avrebbe riconosciuto la sua scrittura ovunque. Oscar sorrise nonostante tutto e continuò a leggere.
Prima di continuare a leggere la lettera però aprì il sacco più grande e prendi le coperte e i cerini, so che fa freddo lì e tu non sai come accendere il fuoco, quindi leggi con attenzione: prendi la legna più piccola e mettila come a formare una stella, un rametto sopra l’altro, poi metti la legna grossa, accendi un cerino e buttalo in basso, quindi aspetta che prenda fuoco e muovi un po’ la legna con l’attizzatoio. Ora che il fuoco è acceso prendi qualche cosa da mangiare nel sacco piccolo, prendi una coperta e siediti nel letto, così stai comoda. Non stare a preoccuparti per César, gli ho dato io qualche leccornia.
Caro André, pensò, si preoccupa sempre per me anche se l’ho trattato male.
Ho saputo che te ne sei andata da tuo Padre il quale, anche se mi dispiace dirtelo, non si è interessato, limitandosi a dirmi che è sicuro che ritornerai. La Nonna è molto preoccupata per te e mi ha mandato a cercarti e mi ha dato del cibo da portarti, visto che non hai nemmeno mangiato.
Mi è dispiaciuto molto quanto hai saputo che tutti ti hanno mentito e soprattutto hai dato tutta la colpa a me. In realtà, quando sono arrivato a Palazzo, pensavo fossi un maschio come me, ma quando siamo cresciuti semplicemente  mi sono accorto che il tuo viso prendeva lineamenti diversi, la tua voce era comunque leggera e la tua bellezza era troppa per un maschio, quindi ho pensato che potessi essere una femmina, ma non ho mai parlato con nessuno di questi sospetti per paura di poterti offendere. La Nonna non mi ha mai detto niente e, quindi, io l’ho saputo questa mattina, proprio come te.                  
Io non posso dirti niente di più di quello che sai già, tuo Padre non ti permetterà mai di vivere come una donna, ma tu puoi decidere di ribellarti, Oscar, per essere veramente te stessa. Io non ti giudico, qualunque cosa tu decida di fare e di essere, ma una cosa devi sapere e la devi ricordare fino alla fine dei nostri giorni: tu rimarrai per sempre la mia migliore amica Oscar, per sempre!

Ti aspetto a casa per giocare assieme e ti abbraccio forte
               Il tuo amico André
 
Oscar ripiegò la lettera e pescò un biscotto dal sacchetto. Gli occhi le si erano fatti umidi e si era pentita di aver trattato così male André. Decise che quella lettera l’avrebbe conservata in un angolo sicuro della sua stanza e che l’avrebbe letta qualora si fosse sentita sola e triste. Mangiò ancora un altro poco e poi si coricò nel letto. Nella fretta non aveva portato niente con se per passare il tempo, quindi non le rimase che pensare a cosa avrebbe fatto ora.
Mio padre mi sta crescendo come un maschio e non mi ha mai detto la verità riguardo la mia vera identità, incaricando la Nonna di farlo al posto suo e non degnandomi nemmeno di una parola quando ha visto che me ne stavo andando. Ricordo che, durante gli allenamenti, mi ripete sempre che un giorno io sarò comandante e, se svolgerò il mio lavoro con coraggio e sarò devota ai sovrani, potrò aspirare anche al suo grado: quello di generale. Ma quello che non capisco, adesso, è come farò a diventare un soldato se sono donna…non si è mai vista una femmina tra i ranghi! E poi…tutte le donne grandi hanno il seno…quindi crescerà anche a me?! Diventerò così diversa da André, lui avrà la barba e la sua voce diventerà più profonda, tutte cose che credevo sarebbero successe anche a me, prima o poi, invece rimarrò sempre la stessa, sempre uguale. Ho bisogno di parlare con qualcuno che possa schiarirmi le idee, ma non voglio vedere nessuno, sono ancora arrabbiata con tutti, persino con le cameriere di Palazzo che si sono sempre riferite a me come un maschio…e anche le mie sorelle, tutte, tutte bugiarde!
I pensieri di Oscar correvano come il vento e si accavallavano e scontravano come le onde che si infrangono sugli scogli. Cosa ne sarebbe stato ora di lei? Come sarebbe cambiato il suo corpo? Ma soprattutto, André le avrebbe voluto bene lo stesso, nonostante l’avesse rassicurata nella lettera?
Guardò fuori dalla finestra e si accorse che era già buio. Nella casetta c’era anche un orologio sopra la mensola della cucina e le lancette segnavano dieci minuti alle otto. Aveva mangiato quasi tutto quello che le aveva portato André ma, nonostante questo, sentiva ancora fame(2). Quando sentì bussare alla porta corse più veloce che poteva per andare ad aprirla e cercare di scusarsi con l’amico, ma quando lei arrivò lui stava già galoppando via tenendo le redini anche di César. Questa volta le aveva portato qualche cosa da mangiare, un libro, delle candele, la camicia da notte e un’altra lettera. In effetti non aveva bisogno delle candele, visto che era riuscita a tenere il fuoco vivo e brillante aggiungendo legna di tanto in tanto e muovendola con l’attizzatoio proprio come vedeva fare all’amico, ma fu felice di vedere il libro che da pochi giorni aveva iniziato e la lettera: non si sarebbe annoiata per il resto della serata. Si sedette a tavola e aprì il sacco, dove trovò un panino col formaggio e una borraccia(3). Lesse mentre mangiava, in modo da potersi dedicare solo al libro prima di addormentarsi.
 
Cara Oscar,
spero che tu stia un po’ meglio e che qualche tua domanda abbia trovato una risposta dentro di te. Prima che ti preoccupi: ho portato via César perché lì fuori congela, povera bestia, quindi lo lascio nella stalla e gli do del cibo, ma domattina te lo riporto. La Nonna ti saluta e ti manda tanti abbracci e baci e spera che tu stia bene e non senta freddo, per questo, nella borraccia, ti ha portato del latte caldo che verserai in una tazza e metterai vicino al fuoco prima di berlo, in modo che rimanga tale. Spero che tu ritorni presto perché senza di te mi sento solo e il tuo Palazzo è vuoto e non ha nemmeno più senso.                    
Ti voglio tanto bene e ti auguro una buona notte

 Il tuo amico André
 
Si sentiva solo…André era solo e lei aveva giurato di non fargli mai sentire la mancanza di niente e di nessuno…era una pessima amica, e pure femmina! Non lo aveva accompagnato al Campo Santo come facevano ogni anno per salutare i suoi genitori e non aveva trascorso il Natale con lui a giocare e mangiare il loro dolce. Si sentiva un’idiota senza cuore: la pessima amica era lei e non lui, come lo aveva accusato la mattina. Qualche lacrima scese a bagnarle le guance: era talmente confusa da sentire la testa scoppiare. Prese la brocca che aveva riempito con l’acqua fredda del lago e ci sciacquò una tazza polverosa, quindi ci versò il latte ancora tiepido e lo mise vicino al camino. Decise di darsi una rinfrescata al viso e un po’ al corpo prima di indossare la camicia da notte e cercare di dormire, ma l’acqua era talmente fredda da farle venire i brividi. Scaldò anche quella e, una volta lavata alla bene e meglio, prese la tazza, il libro, e andò a letto. Ringraziò mentalmente André per tutte le sue premure, perché se non fosse stato per lui a quest’ora sarebbe stata affamata, infreddolita, triste, annoiata e sporca. No, decisamente non era più in collera con lui, nemmeno un poco. Il latte caldo l’aiutò ad addormentarsi, ma la sua fu una notte agitata e priva di sogno alcuno.
La mattina dopo, appena André le riportò il cavallo e anche la colazione, decise che avrebbe passato il giorno da sua madre, a Versailles, ma doveva avvertire in qualche modo il suo amico che, però, scappava via ogni volta che apriva la porta. Non avendo a disposizione carta e inchiostro, incise, col coltello che portava sempre dentro lo stivale, un messaggio breve su un pezzo di legno che lasciò depositato fuori dalla porta. Arrivò a Versailles di corsa e salì, accompagnata da una donna che non conosceva, negli appartamenti di sua madre.       
Appena la vide, Madame scoppiò in lacrime e passò tutto il giorno a cercare di fornire risposte alle mille domande della figlia. Inutile dire che, quando la riportò a casa il giorno dopo e vide André, i due si abbracciarono come se non si vedessero da anni e lei si sentì la donna più felice del mondo perché la figlia era accettata comunque dal suo amico che le aveva tenuto la mano silenziosamente per tutto quel lungo viaggio.
 
(1)Una volta non era così frequente trovarne una, si usava mettere il vaso da notte sotto il letto e basta, ma ho immaginato che i Jarjayes fossero ad un livello più alto di igiene rispetto alla norma di quel tempo, anche se so che non è possibile
(2)Molte di voi penseranno. “Ma Oscar non mangiava molto!” –o almeno così dicono nelle ff- ma credo che da bambina avesse avuto bisogno di molta energia che poi si è negata non mangiando per non far crescere le forme, quindi per questo si è ammalata
(3)Non so se sia giusto dire borraccia per intendere quei contenitori col tappo che usavano per portare il vino o altre bevande, quelle che si vedono anche nell’anime o nel film. Se sapete il nome esatto vi sarei riconoscente se me lo diceste


Ciao a tutti/e! Ecco a voi il secondo capitolo di questa storia di Natale! Inizio con ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito la storia e volevo informarvi che, per chi seguisse anche l’altra mia storia ‘Liberté Ègalité Fraternité!’, ritarderò la pubblicazione per scrivere questa qui, che di certo ha molti meno capitoli dell’altra, ma cercherò di andare avanti in tutto, nonostante il tempo sia poco perché i miei alunni devono fare il saggio di fine anno e sono tutti i giorni a scuola! Comunque, sorvolando, spero che la storia vi piaccia e vi anticipo che la prossima volta saremo nel 1770, quando Oscar compie 15 anni.
Vi mando un bacione
Chiara
 
 
 
   
 
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