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Autore: mycoXspica    10/03/2009    1 recensioni
Un sedicenne come tanti, Kaoru Sugiyama, ha un obiettivo, nella vita: diventare un Cacciatore di Vampiri.
Quando finalmente gli si presenta l'occasione di realizzare il suo sogno, i capi dell'Organizzazione Slay've - da secoli contro i vampiri - gli promettono l'Attestato Ufficiale se supererà un esame : Badare alla Salvaguardia di Ayla De Sapphire, una giovane vampira.
Perché la Slay've richiede un compito tanto bizzarro, e per di più ad un novellino?
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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E rieccomi col 1° capitolo °_°"
Scusate se ci ho messo così tanto per postarlo, ma il pc mi ha abbandonata per un bel pò di tempo ò_ò"
Ad ogni modo, spero che piaccia ^O^
Commentate e soprattutto criticate in modo costruttivo *_*! *ama critiche* <3

<< CHE COOOOOOOOOOOOSA?????????? Io do-do-dovrei fa-fare da ba-balia ad una vampira!! Scherziamo?! >> balbettavo... ero SCONVOLTO!! L’esame per diventare un cacciatore di vampiri era prendersi cura di un vampiro stesso? Non aveva senso!! Vero?!
Sentii brusii di disapprovazione provenire dai membri più lontani da me, in quella stanza, poi, quello che aveva aiutato... LEI... ad alzarsi, alzò la mano e tutti tacquero, poi, parlò.
<< Non è una vampira qualunque, Sugiyama Kaoru... >> disse, chiamandomi col mio nome intero << ...Ayla De Sapphire è il membro più potente del suo clan. Quando trovammo uno del clan De Sapphire a gironzolare in prossimità della città, fuori dal territorio neutro adibito ai vampiri, convocammo il clan per delle spiegazioni.
<< Non aveva ucciso nessuno, per cui, eliminarlo avrebbe violato il patto di armistizio tra la Slay’ve e il Clan De Sapphire. Così, scoprimmo di una faida tra loro ed uno dei clan più numerosi della zona.
<< Indi per cui, per evitare rischi inutili per la città, abbiamo deciso di prenderci cura di Ayla, che loro vogliono morta, e affidarle una guardia del corpo... >> spiegò.
<< E avete pensato a me... giusto? >> chiesi
<< Esattamente. >>
<< Bene... >> sussurrai ponderando il mio disappunto << ...e... senza questo esame, niente attestato... dico bene? >>
<< Nuovamente esatto. >> rispose con molta calma.
Perfetto, quindi non ho scelta... pensai... che felicità!
Neanche fare del sarcasmo su me stesso riesce a tirarmi su... io non li sopporto i vampiri, maledizione! Perché proprio io?!
Alzando gli occhi mi resi conto che quella vampira mi fissava ansiosa... i suoi occhi di ghiaccio mi catturarono nuovamente, e quasi non fossi più in me, finii per accettare.
<< Perfetto. >> esclamò in modo pacato il tipo che pensavo fosse il capo, ma non parlava con me, parlava con... Ayla – Sarebbe stato meglio, per me, abituarmi a chiamarla in quel modo, d’ora in poi... - << Sei pronta, allora, a trasferirti in città con la tua guardia del corpo? >> non sentii la voce di Ayla e rimanevo fisso a guardare il pavimento, quindi non so cosa lei abbia risposto, ripensando alle parole del “sommo”, però, volevo urlare!
Si sarebbe anche trasferita da me?! Pensai, sperai di aver capito male.
Volevo reagire, chiedere spiegazioni, ma contro ogni mia volontà, udendo un lieve mormorio... svenni.

Quando mi risvegliai ero nel mio letto, nella mia piccola, disordinata, stanza.
Mi alzai a sedere, la finestra era aperta e filtrava i raggi candidi della luna. Sorpreso, cercai sul comodino accanto al letto, la sveglia, per accertarmi di che ora fosse.
Mi accorsi immediatamente, meravigliandomi, dell’ordine sul comodino che quella mattina stessa era invisibile, sepolto sotto una catasta di panni sporchi... che cosa strana, chi aveva pulito?
Immerso nei miei pensieri avevo anche dimenticato completamente l’ora, gettai quindi un’occhiata alla sveglia: le 3:15 del mattino, circa. Caspita. Quando avevo dormito?
L’ultima cosa che ricordavo erano i sommi capi della Slay’ve che mi parlavano di un esame che avrei dovuto superare per diventare un Hunter a tutti gli effetti, ma di cosa si trattava? Mi sforzai di ricordare ma interruppi il flusso dei miei pensieri quando sentii la porta aprirsi con uno scricchiolio.
Puntai il mio sguardo verso l’entrata e senza pensarci due volte – giacché Ryoma era l’unico a possedere le chiavi del mio appartamento – notando anche la titubanza nell’aprire la porta, tranquillizzai Ryoma del fatto che fossi completamente sveglio. << Entra, Ryoma, guarda che sono sveglio! >> dissi, lo sentii sussultare leggermente, ciò che mi sembrava strano era la sua voce, inaspettatamente troppo alta per essere quella di Ryoma...
La porta si aprì un po’ più velocemente ed entro: << Ti senti meglio, hem... Sugiyama? >> la sua voce era dolce e angelica, strabuzzai gli occhi e indietreggiai sul letto , mantenendomi in equilibrio sul bordo per non cadere, non era affatto Ryoma!
All’improvviso ricordai tutto del mio bizzarro pomeriggio, e mi dissi che, se quella persona davanti a me era Ryoma, avrei dovuto accertarmi di cosa aveva mangiato a pranzo, poiché adesso somigliava più ad un angelo senza ali che al mio amico Ryoma. Con quei lunghi capelli Biondo/Rosa, quel paio di occhi incantatori di un azzurro spettrale, quelle sue labbra rosse, quel suo corpo da favola, quelle sue gran belle gambe mozzafiato... quando mi accorsi dei pensieri perversi che stavo facendo su quella figura, deglutii e corsi in bagno prima che ricominciasse l’epistassi.
Finalmente mi era tutto più chiaro: il mio compito da baby-sitter ad una vampira, lo svenimento causato d chissà-che-cosa... solo un particolare mi era ancora oscuro: come avevo fatto a ritrovarmi a casa?! E perché nella mia stanza c’era... Lei!?
Qualcuno bussò alla porta...
<< Va... va tutto bene? Ecco... sento odore di sangue e... ehm... >> era la sua voce, la voce di... Ayla. Mi riusciva ancora difficile anche solo pensare al suo nome.
<< Tutto a posto, non starmi appiccicata! >> risposi freddamente, che diamine, neanche in bagno potevo star tranquillo, adesso?
Di nuovo un toc-toc, sbuffai. << Che c’è, adesso!? >>
<< Amico, va tutto bene? Sii un po’ più gentile con lei, era solo preoccupata...! >> questa volta era davvero la voce di Ryoma, mi sentii sollevato per un attimo – meno male, c’era anche lui... – poi, mentre mi tamponavo la narice e asciugavo il sangue impedendogli di colare, ragionai sulle sue parole e mi lasciai avvolgere da un nuovo moto di rabbia. “Era solo preoccupata...” di chi pensa sia, la colpa, se sono in questa situazione? Mi affacciai alla porta così in fretta da farlo indietreggiare di scatto. << Un po’ più “cosa”? >> finsi di non aver capito << Ma sei tutto scemo?! >> aggiunsi. Tremando di rabbia lo presi per il colletto della camicia e lo avvicinai a me in modo da fissarlo direttamente negli occhi, lui mi fissò perplesso. << Ryoma... ascoltami bene... lei... è... un... VAMPIRO!! >> urlai lasciandolo andare << Lo capisci? Hai capito cos’è? >>
<< Sì... >> rispose lui, calmo, continuando a fissarmi perplesso mentre si aggiustava il colletto che avevo tirato <<...e allora? >>.
Caddi gambe all’aria ma mi rialzai immediatamente riprendendo la mia posa precedente << “E allora”...? E allora non ricordi cosa sei TU? Sei un Cacciatore di Vampiri, no? Tu CACCI i vampiri, no? >> misi particolare enfasi nel verbo “Cacciare”, poi continuai, mentre lui mi fissava inebetito << E lei è un vampiro! ...Quindi... c’è anche il bisogno di chiedermi “E Allora”??? >> lasciai sfogare così tutta la mia rabbia e sospirai più tranquillo.
<< Ti sei calmato? >> mi chiese.
<< Sì... >> mugugnai massaggiandomi le tempie in modo ossessivo, mi sentivo gli occhi ancora spiritati.
<< Bene... >> sospirò anche lui << ...ora, prima che ricominci ad urlare, vieni in salotto così Ayla ti spiega tutto ciò che devi sapere? >> il suo sguardo fu eloquente, alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
<< E va bene! >> gli risposi, seccato, ma tranquillo, e lo seguii in salotto prestando particolare attenzione a non incrociare il suo sorrisetto vittorioso e compiaciuto, che sapevo avrebbe messo nuovamente a dura prova i miei nervi.
Raggiungemmo il salotto in pochi secondi, Ryoma sembrava davvero impaziente di rivedere “Lei” e mi chiedi come mai. Ayla, dal canto suo, rimaneva seduta sul divano fissando incessantemente qualcosa sul tavolino centrale dinanzi a lei. Con mia sorpresa, sorrideva, un sorriso tenero che mi tolse il fiato. I vampiri non mi piacciono, ma mentirei se dicessi che Ayla, in questo momento, non suscitava in me alcun interesse.
In realtà, sentivo il suo profumo inebriarmi e il suo volto incantarmi così come aveva fatto nella sala centrale della Slay’ve. Accidenti, dovevo smetterla di lasciarmi incantare!
<< Ops, scusa... >> disse d’un tratto lei, ebbi la certezza che si stesse riferendo a me.
<< Come? >> le risposi, sbattendo le palpebre più volte, sorpreso.
<< Ti ho chiesto scusa per... >> cercò di trovare le parole giuste << ...beh...l’effetto... che ti faccio. >> disse, imbarazzata, accennando ad un leggero sorriso. Poi, si morsicò il labbro inferiore e notai un particolare che mi lasciò perplesso.
<< Non hai i canini appuntiti. >> osservai, senza pensarci.
<< Oh... >> tentò di trattenere una risatina imbarazzata senza troppo successo << ...quando non sono assetata non... spuntano fuori. >> spiegò rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita. << Credevo lo sapessi... >> aggiunse subito dopo.
<< Beh... no... >> confessai imbarazzato pensando che, in effetti, dei vampiri sapevo poco e nulla nello specifico.
Lei rise sommessamente, poi incrociò il mio sguardo e si fermò di colpo schiarendosi la voce: << Ehm... scusami, non avrei dovuto ridere... >> disse.
<< E dai, non scusarti per tutto! >> incalzai istintivamente e per un po’ l’unico rumore che avvertii fu il fruscio del vento fra gli alberi.
<< A-Allora... >> tentai di dare una scossa al discorso, Ryoma ci osservava senza battere ciglio << ...come... come mi sono ritrovato a casa? >> chiesi, sinceramente curioso.
<< Ecco, quando sei svenuto io... beh, ho cercato di farti rinvenire, ero preoccupata, poi, poco dopo ti ha raggiunto Ryoma che gentilmente si è offerto di scortare entrambi in città... >> spiegò in modo strano, quasi come stesse nascondendo qualcosa.
<< Hai tralasciato il fatto che ti sei presa cura di lui e non hai lasciato il suo letto fino al suo risveglio. >> intervenne Ryoma, dando, finalmente, segni di vita.
<< Oh, no, quello... >> Ayla sprofondò nel divano, sono convinto che se avesse potuto, sarebbe arrossita << ... l’ho fatto perché lui... è la mia guardia del corpo. Era il minimo che potessi fare, per... >> sussurrò e la frase le morì in gola. Ryoma rise divertito della sua reazione ed io gli scoccai un’occhiata pungente, zittendolo immediatamente.
Era ripiombato il silenzio in sala, un silenzio imbarazzante, Ayla fissava nervosamente le sue lunghe unghie, Ryoma fissava il soffitto, quasi in procinto di addormentarsi, io il tavolino.
Fu allora che capii perché prima il volto di Ayla fosse illuminato da un sorriso, avevo dimenticato che su quel tavolino, avevo poggiato, come ricordo, una foto di me e mia nonna di pochi anni prima che lei morisse, in quell’occasione, mi stava raccontando una delle sue tante storie che amavo tanto ascoltare, e una delle amiche della nonna ci scattò quella foto a tradimento, infatti, ero venuto particolarmente male, con l’espressione sorpresa e ammaliata e con la bocca aperta e sorridente. Mia nonna invece, era venuta bene come in ogni foto, i lunghi capelli in testa erano, come sempre, legati in uno chignon perfetto e gli occhiali a mezzaluna sul suo naso le davano un aspetto simpatico. Sorrisi al suo ricordo. Evidentemente anche Ayla aveva sorriso per quello.
<< Questa signora anziana è tua nonna? >> mi chiese inaspettatamente la voce di Ayla, non mi ero accorto che avesse alzato lo sguardo e mi stesse fissando mentre osservavo la vecchia foto ingiallita nella cornice.
<< Sì... >> risposi, non sapevo cos’altro dire.
<< È morta? >> chiese ancora, con una vena di tristezza nella voce.
<< Già... >> risposi << ...purtroppo. >>
<< Era davvero una donna molto buona, Lyra. >> disse ancora, con voce soffice.
Lyra... << Come fai a conoscere il suo nome? >> le chiesi, lei non staccava gli occhi dalla foto di mia nonna.
<< La conoscevo... >> mi rispose con tono nostalgico << ...è con lei che ho vissuto parecchi anni della mia vita. >> continuò. Ci fu un attimo di pausa, io attesi che continuasse << A differenza di ciò che avrai creduto, io sono una vampira soltanto da pochi decenni. Ero diventata un vampiro da pochi anni quando la incontrai per la prima volta.
<< Mi ero trasferita da poco in Sud America, a San Francisco. Nonostante il sole fosse perennemente in agguato, riuscii a sopravvivere grazie ad una speciale gemma che permette a noi vampiri di esporci anche alla luce solare senza destare sospetti, né ustionarci. Ero decisa a tornare alla mia vita di tutti i giorni, frequentare la scuola, stringere amicizie, uscire a fare compere... quello che fa una ragazza normale, insomma.
<< A causa della mia diversità, però, tutti mantenevano le distanze da me, venivo spesso emarginata e additata da tutti come “Quella che ti uccide con lo sguardo” >>.
<< Assurdo!! >> sentii Ryoma controbattere ed entrambi ci volammo verso di lui, io annuii deciso, Ayla, lievemente, poi tornò a fissare la foto di mia nonna.
<< Fu l’anno dopo che conobbi Lyra... >> continuò dopo un breve minuto di silenzio << ...venne introdotta nella nostra scuola come sostituta dell’insegnante di Arte, assente per maternità. Tra noi fu subito intesa, mi prese a cuore, cercò di mettere fine alle voci che si erano create sul mio conto, una più incredibile dell’altra, mi aiutò ad inserirmi, distrusse il muro che si era creato tra me e il resto della scolaresca senza mai volere nulla in cambio, a parte che mi diplomassi.
<< Pian piano cominciai a fidarmi ciecamente di lei, tanto da volerle rivelare il mio segreto, ma lei non volle saperlo... mi disse “Che tu sia una ladra o un’assassina non m’importa. Ciò che conta per chi ti vuole bene è la tua felicità” e mi disse di tenerlo sempre bene a mente, perché un giorno mi sarebbe servito. >>
Prese fiato ancora una volta, e si apprestò a continuare la sua storia: << Rimase nella nostra scuola per ben 3 anni - la nostra vecchia professoressa diede le sue dimissioni già subito dopo il parto – poi, andò in pensione e l’anno dopo, io e la mia classe, ci diplomammo.
<< Venni a sapere che si era trasferita in questa città e decisi di venirci anch’io per rivederla e dirle che avevo terminato gli studi come lei mi aveva chiesto, ma non fui mai capace di rivederla. Una volta qui, seppi di non potermi stabilire nella città, la Slay’ve impediva ai vampiri di soggiornare tra gli umani, al fine di garantire l’incolumità della nostra stirpe, per cui, presi a vivere nella colonia in cui risiedevo sino a poco tempo fa. Scoprii così anche la storia del Clan De Sapphire... >> disse.
<< La storia del Clan De Sapphire? Ma se tu sei arrivata solo dopo, perché il Clan porta il tuo nome? >> chiesi, curioso.
<< È una lunga storia. >> disse << “De Sapphire” non è il mio vero cognome, il cognome che ho sempre portato, come da umana così da vampira, è “Metherlance”.
<< Quando entrai nella comunità di vampiri che solo successivamente si è divisa in fazioni, scoprii un giro di ingiustizie inconcepibili.
Venni a conoscenza del fatto che la guida della colonia di quel tempo: “Jean Beautier” – uno spietato tiranno – aveva usurpato il posto di guida al precedente “faro” della comunità: Michelle De Sapphire, facendo passare la povera vampira per una spia infiltrata della Slay’ve, suscitando lo scalpore generale e la diffidenza nei confronti di Michelle. Jean fece uccidere Michelle dai suoi seguaci in pubblico, dando inizio così al suo impero di tirannia assoluta sui vampiri.
<< Scoperta questa verità non potevo starmene a guardare mentre tutti i vampiri della mia colonia erano ridotti peggio che schiavi, così mi decisi a fare qualcosa.
<< Sfidai Jean e lo spodestai, diffondendo la verità su Michelle De Sapphire, restituendole così l’onore perduto. Ma non pensavo che, così facendo, avrei scatenato una faida. È in suo onore il clan porta il suo cognome anziché il mio.
<< Alcuni vampiri, rimasero fedeli a Jean che non uccisi, non ne fui capace. Jean aveva dalla sua il potere, un potere inimmaginabile e pericoloso di cui non ero ancora a conoscenza a quei tempi. Molti vampiri si schierarono dalla sua parte, chi per codardia, chi nella speranza di ottenere favori. Nacque così il Clan Beautier. Da quel momento, non ci fu giorno senza un attacco o un attentato... >> prese fiato, era come se ricordare la sfinisse << ...il vampiro della mia colonia che la Slay’ve trovò fuori dal territorio neutro, era un ex membro del Clan Beautier; Pentitosi della sua scelta di seguire Jean, voleva unirsi a noi, ma aveva fatto lo stupido errore di credere che Jean fosse clemente con chi gli voltava le spalle.
<< Quello che ci raccontò fu orribile, gli scagnozzi di Jean gli avevano fatto vivere un’esperienza addirittura peggiore della morte. Non vi riferirò i dettagli, vi dirò solo che lo avevano prosciugato del tutto, avevano bevuto ogni singola goccia del sangue che conservava nel suo corpo, lasciandolo poi inerte fuori dal territorio neutro dei vampiri, dove la Slay’ve lo aveva trovato.
<< Era fortunatamente ancora vivo, ma lo sarebbe stato ancora per poco se non avesse potuto rifocillarsi a dovere di sangue; la Slay’ve, giacché legata da un patto di amnistia - secondo il quale nessun vampiro può essere ucciso, se non reo di un assassinio umano – non poté ucciderlo e mi convocò per deciderne la sorte. Chiesi loro la sua libertà e gli diedi da bere sangue animale perché si rimettesse in salute, ma la Slay’ve si fece raccontare i dettagli della sua storia e decise che lasciare che la faida proseguisse sarebbe stata una pessima mossa e insistettero perché mi unissi a loro e mi affidassero una guardia del corpo. Così hanno chiamato te, Kaoru. >> mi fece un cenno col volto e io annuii respirando profondamente. Non credevo che la storia della faida fosse così... cruenta...?
<< Non hai più ricevuto notizie, poi della Signora Sugiyama? >> chiese Ryoma, il volto di Ayla sembrò illuminarsi rispetto a quando stava raccontando la sua storia, annuì un po’ più sollevata.
<< Sì, invece. Mi arrivarono parecchie sue lettere, che conservo ancora, però, non sono mai riuscita ad incontrarla, gli indirizzi del mittente risultavano essere sempre inesistenti. È una cosa che mi ha sempre incuriosita, visto che nonostante io inviassi le mie risposte a quegli stessi indirizzi, sembravano arrivare comunque a Lyra. È stata sempre una donna parecchio misteriosa. Mi sono arrivate sue lettere sino a... l’anno scorso se non mi sbaglio. >> indugiò sull’ultima parte della risposta.
<< Ma questo è impossibile!! >> intervenni, alzandomi di scatto dal divano << Mia nonna è morta 3 anni fa. Ci stai mentendo! >> inveii, non so cosa mi prenda, ma all’improvviso sono nuovamente pieno di rabbia.
<< No... >> era solo un sussurro spaventato il suo, mi fissava con occhi spalancati.
<< Kaoru! >> si alzò anche Ryoma per cercare di calmarmi vedendomi agitato, non gli diedi ascolto.
<< È palese! >> urlai, puntando gli occhi su Ayla. Anche Ryoma prese a fissarla. Lei si alzò barcollando leggermente, mentre con una mano stringeva un ciondolo, probabilmente, che portava al collo all’altezza del cuore.
<< No, non vi sto mentendo, ve lo assicuro. >> disse, era ancora spaventata, ma tentava di farsi coraggio, mi chiedevo come facesse una vampira ad avere paura di due umani. Spostava lo sguardo, spaventato da me a Ryoma e viceversa, fin quando non puntò lo sguardo sul pavimento, rimanendo silenziosa per qualche minuto, lasciando anche andare il ciondolo.
Quando alzò lo sguardo, poco dopo, notai un cambiamento repentino nel suo modo di fare, era diventata improvvisamente sicura di se, decisa, il suo volto non esprimeva più terrore, lo incuteva. Notai anche che i suoi occhi erano improvvisamente diventati più scuri, adesso erano di un blu intenso e profondo.
<< Non sto mentendo e posso dimostrarvelo. >> disse, la sua voce era un pelo più bassa.
Come poteva essere cambiata così tanto in pochi minuti?!
<< Come? >> chiesi, scettico.
<< Ho ancora le lettere, ve l’ho detto. E sono datate e firmate. >>
<< Voglio vederle, dove sono? >>
<< Calmati, Kaoru... >> disse, Ryoma. Mi parlava lentamente quasi fossi pazzo.
<< Segui il consiglio del tuo amico... >> disse anche lei, con la sua nuova voce, usava un tono freddo e distaccato.
<< Taci! >> le dissi.
<< Che caratterino... >> si limitò a rispondere e si avviò verso l’uscita di casa << ...seguitemi se volete le lettere. >>
<< È una trappola! >> continuai.
<< Sta’ zitto e muoviti... >> Ryoma mi prese per la collottola, infastidito, forse per la mia sfiducia in Ayla e mi spinse in avanti, insieme seguimmo Ayla che ci portò all’appartamento accanto al mio, giusto di fronte a quello di Ryoma.
<< Ma quest’appartamento è vuoto da anni... >> mi lamentai.
<< Ora non più, è la nuova casa di Ayla. >> mi spiegò Ryoma mentre Ayla estraeva le sue chiavi e apriva la porta tornando a farci strada.
Entrammo in una seconda stanza, vi era un letto matrimoniale – ma qualcosa mi diceva che Ayla non l’avrebbe mai usato – degli armadi lungo le pareti laterali ed un piccolo comodino accanto al letto; Ayla vi si inginocchiò accanto e aprì le due ante di legno scuro, estraendone un piccolo scrigno di legno liscio e lucido che rimanendo inginocchiata poggiò sul letto e aprì.
Ne estrasse diverse buste, immaginai fossero tutte le lettere di cui ci aveva parlato, me le porse.
Io, dal canto mio, mi sedetti sul suo letto per controllarle. Ne aprii una e me la studiai per bene, rimanendone confuso.
Era la sua scrittura, e la data risaliva a poco più di un anno fa. Com’era possibile?
<< Ora ti sei convinto? Non vi ho mentito. >> disse la voce di Ayla, ancora fredda, rimasi a fissare le lettere tra le mie mani, alzai lo sguardo solo sentendo il letto rimbalzare, solo allora mi accorsi che Ayla vi si era accasciata, apparentemente morta.

   
 
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