Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: UnGattoNelCappello    06/01/2016    2 recensioni
TRADUZIONE (completa)
Crescere sotto la rigida mano di Walburga Black non era niente di meno di una tortura per il giovane Sirius. Finché un giorno, trovò una piccola, dimenticata porta, nascosta in un ripostiglio. Fu attraverso quella porta che Sirius scoprì un intero nuovo mondo, e un'intera nuova vita.
-
Wolfstar; da bambini a giovani adulti, la relazione di due ragazzi che hanno trovato rifugio da un mondo che non li vuole, creandone uno loro stessi. Trovando rifugio l'uno nell'altro. (non-magic au)
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione: non ho scritto io questa storia, la sto solo traducendo con il permesso di Amuly, l'autrice. Potete trovare la storia originale qui:  The Door Through the World
 

 



Capitolo 34


 

L'appartamento di James puzzava come una fogna. Sirius brontolò mentre si faceva strada tra montagne di calzini da lacrosse sporchi e pantaloni macchiati. Ugh. Era solo felice di non andare all'università con James, e non dovere quindi tollerare la sua assolutamente spaventosa igiene personale. Sirius non si aspettava che James fosse ordinato come lui – la maggior parte dei ragazzi, da quello che aveva visto Sirius, non lo erano – ma doveva esserci un minimo livello di igiene, davvero! Sirius cercava di non guardare neanche il lavandino di James se poteva evitarlo. L'ultima volta che l'aveva fatto, aveva visto della muffa crescere sul lato superiore di pentole e padelle. Chi sapeva che cosa si nascondeva qualche strato più sotto?

“Sei pronto?”

“Chiudi la bocca!” gli gridò Sirius. “Comunque devo tornare al mio appartamento,” continuò, sollevando nel frattempo le lenzuola del letto. Oh, che schifo. Pile di fazzoletti usati. James era così fottutamente sciatto. “Non capisco perché mi dovresti portare con te solo per andare a vedere una ragazza!”

Dei passi alle spalle di Sirius lo allertarono della presenza di James. Continuò a tenere alzato il lenzuolo, girandosi verso James con le sopracciglia sollevate. James alzò gli occhi al cielo e camminò verso Sirius, strappandogli il lenzuolo dalle mani. “Non tutti possono essere delle checche come te,” gli disse in risposta.

Sirius fece roteare gli occhi. “Non c'è bisogno di essere una checca per tenere un appartamento pulito. Non capirò mai come riesci a far tornare una ragazza nel tuo letto.”

James gli fece l'occhiolino. “Mica accendo le luci, no?” Poi lo sguardo depravato che Sirius negli ultimi anni si era abituato a vedere sulla faccia di James fu sostituito in un momento da un nuovo sguardo completamente infatuato, che aveva colpito i lineamenti fastidiosamente belli di James sempre più spesso in quegli ultimi giorni. “E se mai portassi lei qui, pulirei. O pagherei te per farlo.”

A Sirius venne un conato al solo pensiero. “Amico, ti ci vorrebbero più soldi di quanto la tua famiglia riuscirebbe mai ad avere più l'eredità dello zio Al per farmi avvicinare a quella cucina anche solo con un lanciafiamme.”

James contraccambiò tirando un calzino verso la testa di Sirius. Lui si abbassò, facendo del suo meglio per non pensare che quel calzino veniva dal mezzo della pila di fazzoletti sul letto. Seriamente: James aveva bisogno di una brava donna nella sua vita. Grazie a Dio per questa nuova ragazza, anche se Sirius non l'aveva ancora conosciuta. Il che, oh giusto, era il motivo per cui stava rovistando nell'appartamento disastrato di James. Avrebbe dovuto vestirsi bene per andare ad incontrare questa “Lily” di James. Sirius grugnì e spostò la sua ricerca verso la libreria, pensando che forse l'aveva lasciato lì. Cercò di ignorare il dolore nel suo petto quando il pensiero di un altro ragazzo che aveva perso per un'altra Lily gli riempì la mente, bruscamente ed arrabbiato.

Gli occhi di Sirius si fermarono di colpo quando lanciarono un'occhiata allo scaffale di James, stringendosi quando notarono un libro. Tirandolo fuori, Sirius vide che era un libro per bambini. Pensò per un momento che fosse del buon materiale per prendere in giro il suo amico, quindi lo sfogliò rapidamente mentre James si spruzzava un po' della sua orribile acqua di colonia in bagno. Quando arrivò alla fine l'umore di Sirius peggiorò, e quando chiuse la copertina voleva solo lanciare quello stupido libro attraverso la stanza.

“Oh sì, quello è bello,” disse James, proprio da dietro la spalla di Sirius.

Sirius rispose spingendo il libro contro il petto di James e camminando a passi pesanti verso la porta che separava la camera da letto dal salotto. “Sì, forse per degli sdolcinati innamorati come te,” borbottò.

“Sì, beh forse se cercassi di trovarti qualcuno-” James smise di parlare, interrompendosi bruscamente. Sirius non si girò per guardarlo, concentrandosi invece sul controllare in mezzo ai cuscini del fatiscente, orribile divano e poi sotto di esso. Poteva sentire James rimettere a posto The Missing Piece sul suo scaffale prima di seguirlo nel salotto.

“Scusa,” mormorò James. “So che ci stai ancora sotto, con lui.”

Sirius scrollò le spalle, senza confermarlo o negarlo. Il fatto era che pensava a Remus ogni disperato, solitario giorno, ed ogni notte anche più solitaria. Gli mancava. Terribilmente. Quando non era più stato in grado di tornare alla stanza, quando era scappato da James, si era sentito come se stesse lasciando dietro di sé una parte del suo cuore. Anzi: si era sentito come se avesse lasciato il suo intero cuore dietro di lui nel Mondo con Remus, come se non avesse mai, mai potuto sentirsi di nuovo in quel modo per nessun altro, perché non aveva più niente con cui sentirlo. E nessuno sarebbe stato in grado di paragonarsi a Remus, al modo in cui capiva perfettamente Sirius e a come lui lo capisse a sua volta.

La sua unica consolazione era che aveva avuto la previdenza di portare la scatola di scarpe con sé al collegio dopo l'ultima volta, quando aveva avuto quella sensazione, quell'orribile, spaventosa premonizione che sarebbe potuto passare molto tempo prima che sarebbe riuscito a rivedere Remus. E grazie a Dio per quello. Altrimenti Sirius non avrebbe avuto niente con cui ricordare Remus.

E quello era ciò che stava cercando in quel cazzo di momento, in quel buco infernale dell'appartamento di James. Il che, probabilmente, spiegava il suo umore particolarmente pietoso di quel giorno. Quei giorni andavano e venivano. Inoltre, non stava cercando la sua scatola di scarpe, ma il primo biglietto di compleanno che gli aveva dato Remus, tutti quegli anni prima. Non c'erano quasi più brillantini rimasti, da quante volte Sirius lo aveva tirato fuori e toccato, ma la scrittura del piccolo Remus di nove anni era ancora lì, chiarissima. L'aveva portato con sé quando James l'aveva forzato ad andare in un pub con lui. Tutto quello che riusciva a ricordare dopo era che ci aveva pianto sopra, ubriaco da qualche parte nell'appartamento di James alla fine della serata. Se solo fosse riuscito...

Aha! Le sue dita si chiusero intorno a qualcosa sotto il divano, qualcosa che non sembrava essere una lattina vuota di birra o... qualcosa... di appiccicoso. Lo tirò fuori, ed ecco infatti il biglietto di Remus: l'inchiostro era un po' sbavato, i brillantini ancora più sbiaditi e il cartoncino più spiegazzato dell'ultima volta, ma era completamente intatto. Sirius l'avrebbe baciato se non avesse avuto paura di quello che avrebbe potuto prendersi dai microorganismi che sicuramente avevano costruito una colonia sotto il divano di James.

“Vorrei che almeno facessi uno sforzo,” disse James, anche se il suo tono era più cauto e gentile di una presa in giro. Sirius doveva essersi reso davvero ridicolo la scorsa notte. Fantastico.

Scrollò le spalle, spolverando il cartoncino prima di infilarlo nella tasca posteriore dei pantaloni. Incrociò le braccia e guardò James. “Non voglio,” disse semplicemente. “Non ancora.”

James si strofinò la nuca, con i capelli tutti scompigliati ovviamente in preparazione per il suo emozionante appuntamento alla caffetteria. “Sì, ma... voglio dire, io ho Lils, e sono sicuro che andresti alla grande con qualcuno, lo sai. Potremmo fare uscite a quattro, sarebbe fantastico! Non c'è qualcuno alla tua scuola di piloti? Nessuna checca fuori di testa come te?”

Sirius fece roteare gli occhi. James era il suo migliore amico, certo, ma quello che stava dicendo dimostrava esattamente quello che non capiva di Sirius – e Remus. Sirius non aveva bisogno di qualcuno pazzo come lui, qualcuno che voleva andare nello spazio e far volare dei jet e fare tutti quegli stunt pazzeschi. Aveva bisogno di qualcuno che lo calmasse, che lo riportasse con i piedi per terra e lo tenesse lì senza essere troppo appiccicoso o esigente. Ciò era esattamente quello che Remus era stato per Sirius, ed era quello che James non capiva. Il che andava bene, era grandioso, perché James era il suo migliore amico e pazzo almeno la metà di Sirius, quindi andavano d'accordo alla grande. Ma James non era quello di cui Sirius aveva bisogno in un compagno, e neanche capiva quello di cui lui aveva bisogno. Sirius lo capiva. Sirius l'aveva già avuto. E l'aveva già perso.

“Hey, sta per venire il compleanno di mamma. Le hai preso qualcosa?”

Sirius annuì distrattamente, lanciandosi un'occhiata intorno per essere certo che non ci fosse niente di cui aveva bisogno prima di tornare a casa sua per darsi una ripulita. James voleva che fosse “presentabile” per incontrare questa sua ragazza, quindi Sirius si sarebbe come minimo fatto una doccia al volo e pettinato i capelli prima di uscire. “Sì,” rispose. “Secoli fa. È la prossima settimana: tu non le hai preso niente?”

Lo sguardo imbarazzato sulla faccia di James rispondeva da sé. Sirius alzò gli occhi al cielo e dovette pensare a malapena per un secondo prima che gli venisse in mentre qualcosa, “Quella borsa, te la ricordi? Quella che abbiamo visto al Ghirigoro tre mesi fa? Sarà fuori stagione ormai, ma questo vuol dire che sarà al cinquanta per cento e la potrà usare il prossimo anno.”

James lo fissò a bocca aperta. Lui si limitò a roteare gli occhi e affrettarsi prima che James potesse ricollegare le abilità di fare i regali di Sirius al suo essere una checca. Era perché aveva pensato a fare regali ad altre persone – Remus, specificatamente – fin da quando aveva nove anni. Era facile da capire con un po' di pratica. E non dovevi essere una checca per riuscirci.

“Okay allora,” disse Sirius, afferrando le sue chiavi dal tavolo. “Ci vediamo alle tre, no?”

James annuì. “Sì. Sai quale bar, vero? Quello proprio dietro-”

Sirius alzò gli occhi al cielo e rivolse a James il suo dito medio prima di uscire di corsa dal suo appartamento. “Sì, sì, lo so. Solo perché non vado alla tua Cambridge da ricconi non vuol dire che non mi ricordo dove sta una caffetteria per studenti. Ci sarò.”

“Vaffanculo!”

“Tu per primo!”

Sirius sorrise mentre si sistemava sulla sua moto, riavviando il motore e partendo. James era un assoluto coglione, ma era l'assoluto coglione di Sirius. E davvero, aveva a cuore i migliori interesse di Sirius. Era stato il testimone di due anni della disperazione di Sirius per il ragazzo che aveva lasciato dietro di sé quando era scappato dai Potter, e voleva solo che Sirius trovasse qualcuno con cui essere felice. L'unico problema era che Sirius aveva già trovato quella persona. E ora non c'era più.

Infilandosi tra due macchine e ignorando i suoni di clacson che seguirono al suo passaggio, Sirius corse attraverso la città per raggiungere il suo appartamento, sentendo il vento sulla faccia che asciugava via le lacrime prima ancora che riuscisse a sentirle.


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: UnGattoNelCappello