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Autore: Eliatheas    12/03/2009    8 recensioni
A quel tempo avevo ancora quindici anni, ero convinta che Albus fosse una frana a consolare, che Scorpius sarebbe stato per sempre il mio migliore amico, che avrei voluto sempre bene a tutta la mia famiglia, che Lucas Ryan Steeval sarebbe stato l’uomo della mia vita, che James e Dominique sarebbero andati d’accordo solo se il mondo avesse incominciato a girare al contrario e che avrei vissuto per sempre felice e contenta.
Dovevo ancora fare i conti con la realtà, evidentemente.
E la realtà, a volte, arriva quando meno te lo aspetti.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confessions of a Teenage Drama Queen ~

Capitolo 3  - Di giornate normali e piogge torrenziali

“Mi piacciono più ricci” afferma Scorpius, ammiccando ai miei capelli, ancora fastidiosamente lisci, che risaltano contro il cuscino bianchissimo del letto di Dominique.
“Anche a me” sbuffo, annoiata, guardando fuori dalla finestra. Lui si sporge leggermente dal mio letto – gliel’ho ceduto per puro altruismo – e ridacchia leggermente, con il tipico ghigno Malfoy.
“Dai, non sono così male, però” cerca di consolarmi, senza smettere di sorridere. “Sembri meno Rose Weasley”
“Devo considerarlo come un complimento?” chiedo, inarcando un sopracciglio e voltandomi nella sua direzione. Lui scrolla le spalle, continuando a sogghignare fastidiosamente.
“Decidi tu”
Scuoto la testa, rassegnata, e cerco di sistemare il letto di Dominique, nonostante vi sia praticamente sdraiata sopra.
“Come stai?” domando, improvvisamente, alzando lo sguardo verso di lui. Lui perde un po’ del suo sorriso e mi  fissa, inespressivo.
“Bene. Credo.” Aggiunge, con aria confusa. “Lo sai, papà è sempre il solito. Ormai non mi scalfisce neanche quando dice che non sei  la compagnia più giusta che potessi trovare”
“Lo so”
Mi stendo meglio sul letto e inizio a guardare il soffitto di legno, mentre il sole illumina leggermente le travi sopra la mia testa e le tinge di un magnifico color ciliegio, tendente al rosso.
“Tuo fratello?” chiede Scorpius, improvvisamente, guardando nella mia direzione.
Io faccio una smorfia.
“Ti ricordi l’ultimo giorno di scuola?” chiedo, voltandomi leggermente verso di lui. Il mio migliore amico annuisce. “Be’, ti ricorderai che ad Hugo, prima di partire per casa, è venuta la brillante idea di tuffarsi nel Lago Nero”
“Eccome se me lo ricordo! Le tue urla si sentirono fino alla Guferia!” commenta lui, ridendo. Io lo fulmino con un’occhiataccia, ma Scorpius non smette neanche un secondo di ridere.
“Ti scrissi che aveva preso la febbre, no?Be’, qualche giorno fa è guarito” Arriccio le labbra in una smorfia infastidita. “Se non fosse per il fatto che si è praticamente buttato in mare con tutti i vestiti addosso”
“Il ragazzino ha una passione viscerale per l’acqua. Perché i tuoi non lo trasfigurano in un pesciolino rosso?”
Vorrei che il mio sguardo potesse uccidere, in questo momento.
“Zio Bill aveva lasciato un attimo lui e mio cugino Louis fuori – era a Villa Conchiglia, sai – e, trenta secondi dopo, tutti e due sguazzavano allegramente nell’acqua gelata – faceva freddo, quel giorno” spiego, alzando gli occhi al cielo e sospirando, rassegnata.
“Fammi indovinare. Ha ripreso la febbre?” chiede il mio migliore amico, soffocando le risatine contro il cuscino del mio letto.
Annuisco, esasperata.
“Ora è a casa. Spero si rimetta per la festa a non sorpresa o ci toccherà rimandare” borbotto, chiudendo gli occhi. “Ovviamente, Louis non ha nulla. Solo un leggero raffreddore”
“Come mai tuo cugino si è lasciato trascinare da quel genio di tuo fratello?”
“Louis ha dodici anni. E’ facilmente influenzabile. Hugo gli avrà detto che a fare un bagno non c’era nulla di male, che erano autorizzati, dato che il mare era loro – Hugo è convinto che zio Bill abbia comprato, oltre alla casa, anche il mare -  e Louis lo avrà ascoltato, senza neanche pensarci due volte”
“Quindi se io adesso andassi da lui e gli dicessi che buttarsi dalla finestra è davvero, davvero salutare, lui lo farebbe?”
“Ho detto facilmente influenzabile, non stupido”
“Ah, perché c’è una grande differenza!”
“Scorpius, dacci un taglio!”
E continuiamo così per almeno mezz’ora – a litigare, a scambiarci battute idiote (lui) e a rimproverarci (io), sempre ridendo – fino a quando Dominique non irrompe in camera con cipiglio furioso.
“Veronica Mars ha ragione” dice, sedendosi sul  suo letto – dove sono momentaneamente sdraiata io – e facendo un misero cenno di saluto al mio migliore amico.
“Cosa?” chiedo, tirandomi a sedere e fissandola con un sopracciglio inarcato.
“Veronica Mars ha ragione: l’amore fa schifo” sentenzia, facendo una faccia disgustata e fissando furiosamente il pavimento della soffitta, quasi volesse incendiarlo con lo sguardo.
“Interessante affermazione” mormoro, alzandomi dal letto, mentre Scorpius la fissa interrogativo.
Ovviamente lui non ha mai sentito parlare di Veronica Mars, come il resto della famiglia. Nessuno potrà mai sapere quanti pomeriggi io e Dominique abbiamo trascorso davanti ad un televisore – regalo di mamma per il mio tredicesimo compleanno, un paio di anni fa – ad ingozzarci di pop-corn e a guardare telefilm vecchi e stravecchi.
“Ma come mai vieni a dirmelo usando le parole di un telefilm che trasmettevano quando non avevamo messo ancora piede su questo mondo?” chiedo, mentre Scorpius mi fissa come se stessi parlando in arabo. Probabilmente avrebbe la stessa espressione intelligente quanto quella di un pesce rosso.
“Parla per te, io non sono così giovane!” borbotta mia cugina, incrociando le braccia e fissandomi male.
Sospiro e faccio un sorrisetto di scuse al mio migliore amico.
“Ti dispiacerebbe scusarci un attimo? Dobbiamo discutere di qualcosa che non ti interessa minimamente”
Scorpius sbuffa, infastidito, e borbotta insulti poco gradevoli ad una certa Veronica Mars – possibile che creda che Veronica Mars esista davvero? -, ma poi ci lascia sole. Me e Dominique, a fissarci con i sopraccigli rispettivamente alzati.
“Allora?” domando, con aria esasperata.
“L’amore fa schifo” ripete Dominique, stendendosi sul letto con aria arrabbiata e sembra non abbia intenzione di dire altro.
Sospiro e guardo fuori dalla finestra, con aria annoiata.

~

Non riesco a dormire. Ho sonno, ma non riesco ad addormentarmi.
Sono strana, lo so.
Dominique, nel letto accanto, dorme beata. Ha un’espressione così pacifica che non sembra neanche lei.
Fisso per u n po’ l’orologio posto sulla parete.  Quasi mezzanotte.
Guardo fuori dalla finestra, mentre deboli gocce di pioggia picchiettano leggermente contro il vetro. Spero che domani non piova, altrimenti mamma organizzerà la festa all’interno della Tana come l’anno scorso e staremo talmente stretti che persino respirare ci sembrerà impossibile. E poi Hugo si getterebbe nella pioggia, vista la passione che ha per qualsiasi cosa abbia a che fare con l’acqua.
Hugo è guarito, mi ha scritto questo pomeriggio. Solo che mamma ancora non lo fa muovere dal letto per paura che si butti di nuovo in mare, in lago o in un bicchiere d’acqua.
Domani è il mio compleanno.
Cioè, fra un quarto d’ora.
Fra un quarto d’ora avrò ufficialmente quindici anni. Strano come me ne senta cinquanta, sulle spalle.
A volte, essere perfetta è fastidioso. Così dannatamente fastidioso.
Carina, presentabile, con i capelli in ordine e la divisa perfettamente stirata. Intelligente, sempre con la risposta pronta e la mano alzata, occasione per far guadagnare punti alla mia Casa. Umile, gentile, disponibile, pronta ad aiutare gli altri e mai se stessa.
Rose Weasley vive su un piedistallo di cristallo. Figlia perfetta, studentessa perfetta, nipote perfetta.
A volte mi sento come intrappolata in una vita che non è quella che volevo. A volte, la sera, dopo un’altra faticosa giornata persa ad essere perfetta, prima di addormentarmi mi rendo conto che non è questo, quello che volevo.
Ma poi mi addormento e allora torno a fare finta.
Non sono infelice. Non credo di poterlo essere. Ho una famiglia che amo e che mi ama, buoni voti a scuola, un migliore amico che mi adora … no, non sono infelice.
Sono semplicemente stanca di essere perfetta. Ma quando si inizia ad indossare una maschera, non la si può più togliere.
Dieci minuti. Mancano dieci minuti al mio quindicesimo compleanno.
Strano pensare che fino ad ora ne ho avuti solo quattordici. E’ come se da sempre fossi più matura, più responsabile. Ed ora mi sento immensamente piccola, insignificante rispetto al resto del mondo.
Quindici anni meno nove minuti non sono tanti, eppure è come se … se avessi addosso il peso di un’altra esistenza.
La lancetta dei secondi ticchetta velocemente, in maniera quasi irritante.
Mi volto un po’ verso Dominique, che ha un sorriso beato, nel sonno. Cinque minuti.
Merlino, quest’attesa mi snerva. E’ come se tra cinque minuti non fossi più io. Ci sarà una nuova me, magari ancora più matura o magari più infantile.
Due minuti.
Non so cosa sto aspettando. Forse di sparire per sempre, di cambiare da un momento all’altro.
Dominique sobbalza un pochino, nel sonno. Alzo gli occhi verso l’orologio.
Mezzanotte.
Buon compleanno, Rosie.

~

“Ma è una noooia” sbuffa Al, guardando fuori dalla finestra con aria tetra.
Leggere come l’aria, piccole gocce di pioggia colpiscono il vetro della finestra, mentre tutti fissiamo lo spettacolo con aria annoiata – tutti tranne Scorpius, che fissa meravigliato il PC di Al, posto sulla sua incasinatissima scrivania. Sembra che il disordine sia il più caro amico di Albus Severus Potter.
La camera di Al è quella che un tempo – molto lontano – è appartenuta a Regulus Black. A dir la verità, Albus voleva la camera di Sirius Black, ma James l’ha praticamente pretesa per il semplice fatto che porta lo stesso nome del defunto padrino di zio Harry.
Al si è dovuto accontentare della camera del fratello del padrino di zio Harry e dire che era parecchio tetra, inizialmente. Di un verde cupo e argento per niente brillante, la stanza sembrava emanare freddezza da ogni angolo e Albus finiva sempre per dormire nella camera di zio Harry.
Ma poi si è letteralmente scatenato l’uragano Al e niente è rimasto come prima. Avevo dieci anni quando Al ridipinse per la prima volta la sua camera. Ci volle pensare lui personalmente e rimase per un mese a dormire nella camera di suo fratello a costo di farlo per bene.  Un mese dopo, la camera era di un azzurro brillante, luminosa, senza più la freddezza che sembrava emanare prima.  Mi ero innamorata di quel colore, quando ero piccola. Avrei volentieri noleggiato Al per ridipingere la mia camera, ma mamma mi aveva detto che non era il caso e che ci avrebbe pensato lei con un tocco di bacchetta.
Recentemente, Al l’ha ridipinta con il mio aiuto. Morivo dalla voglia di dipingere la camera di Albus. Davvero.
Ricordo ancora con chiarezza quanta pittura mi ero rovesciata addosso, maldestramente – o che mi ha rovesciato mio cugino. E’ un tesoro, Al.
Ora è di un giallo esplosivo – credo che sia colpa dell’influenza che Luna Lovegood ha su di lui.
“Non è giusto. Non doveva piovere!” esclama Lily, guardando fuori dalla finestra con un’espressione infuriata. Albus mette un broncio che fa invidia a quello di Lily. E dire che mio cugino ha quindici anni.
“Mi annoio” borbotta James, imbronciandosi anche lui. Cielo, ha diciassette anni. Se ci fosse Dominique qui, lo fulminerebbe con una delle sue occhiatacce migliori, ma mia cugina è troppo occupata a seminare disordine per la mia festa a non sorpresa – ovvero cercare di aiutare vagamente Victoire e la sua perfetta efficienza. Non credo ci riuscirà facilmente, ma Dom non mi ascolta mai.
“A chi lo dici” sbotto,  giocherellando con la coperta giallo scuro del letto di mio cugino. James sorride, rassegnato. “Tanti auguri a me”
“Speriamo che stasera non piova” commenta Al, alzandosi dalla sua postazione accanto alla finestra e iniziando a girare in tondo per la stanza.
“Certo che no. Non vogliamo che Hugo si butti di nuovo in acqua” mormora Scorpius, sogghignante. Lily ridacchia, Al da una pacca sulla spalla all’amico e persino James accenna ad un sorrisetto.
“Idiota” dico, trucidando il mio migliore amico con lo sguardo. Lui mi fa un sorriso scintillante ed io incrocio le braccia. “Non sfoderare sorrisi da modello, Scorpius. Resti comunque un idiota”
“Un idiota con un sorriso scintillante da modello”
Come volevasi dimostrare.
Idiota.

Angolo Autrice.

Sono pronta a ricevere i pomodori, avanti.
Partendo con il  fatto che questo capitolo fa letteralmente schifo, mi devo scusare per questo incredibile ritardo. Ma con la scuola, lo studio e i corsi pomeridiani – maledetta mia madre che ha voluto iscrivermi per forza – il tempo per scrivere se ne è volato via. In questi giorni sono stata più libera, dato che la scuola è chiusa per lavori, quindi ho avuto la possibilità di scrivere.
Mi dispiace avervi fatto attendere tanto per un capitolo così schifoso.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito – vi ringrazierò dettagliatamente  nel prossimo capitolo, ora mia madre mi chiama perché devo andare a fare delle maledette vaccinazioni contro solo lei sa cosa.
A presto.

 

   
 
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