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Autore: Mia addams    07/01/2016    1 recensioni
Il mio nome era Lily Potter. La mia vita non poteva definirsi noiosa ma di certo non era all'altezza della vita che aveva vissuto la mia famiglia. Spendevo il mio tempo mettendomi nei guai e progettando schemi di Quidditch, attività che adolescenti scalmanati potevano benissimo portare avanti senza finire un giorno sì e uno no in fin di vita.
Ero nata in una generazione che aveva tutto, che non aveva nulla per cui lottare, nulla in cui sperare. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava ma mi sentivo alquanto inutile.
« Sei fortunata! » mi rimbeccava continuamente mia madre. « Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato? »
« Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo! »
E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quidditch e appuntamenti.


« COME SAREBBE A DIRE CHE MI RITROVO CON UN ELEMENTO IN MENO IN SQUADRA? »
I pochi giorni che ci separavano dalla partita contro Corvonero avanzarono in gran fretta e i feriti furono mandati via dall'Infermeria la sera stessa degli incidenti al Club dei Duellanti. Tutti tranne...
« IL CERCATORE DELLA MIA SQUADRA?! »
Tutti tranne Lucas Corner, che era reduce da una fattura non propriamente innocua che aveva fatto sì che i suoi riflessi e la sua vista fossero rallentati, mettendolo fuori gioco dalla partita imminente. Nessun componente della squadra, reduci anche dal fatto che anche a loro i Serpeverde avevano giocato brutti scherzi, credeva fosse stata una fattura accidentale: quante probabilità c'erano che proprio il Cercatore di Grifondoro finisse debilitato di riflessi il giorno prima della partita contro Corvonero?
Alla notizia, Baston si era fatto venire delle spaventose crisi e quella volta fu davvero difficile tenerlo a bada. Per la prima volta in vita mia, fui d'accordo col Capitano nel suo intento di ammazzare i Serpeverde.
Sopportammo le crisi del Capitano per tutta la mattinata seguente, sperando in cuor nostro che Corner ricevesse un miracolo divino per tornare in campo, ma fu solo la sera prima del grande giorno che ci rendemmo conto che il Cercatore non sarebbe mai guarito in tempo.
Per cui... sarebbe spettato a me giocare da Cercatore, mentre Fred, risultato secondo alle selezioni, mi avrebbe sostituita come Cacciatore.
Fu con un nodo in gola e con incubi funesti che mi svegliai il giorno della partita contro Corvonero.
« Hai bisogno di forze, non puoi saltare la colazione. È la prima partita della stagione. »
Ed era quello il problema.
Louis mi stava incitando a mangiare, nonostante gli avessi ripetuto più volte di non essere affatto capace a mandare nello stomaco un solo boccone.
Neanche il Capitano, nonostante i frequenti attacchi di panico e convulsioni annesse, era messo peggio di me. Lui almeno aveva il suo ruolo, il ruolo per il quale si era allenato duramente. Io, al contrario, avrei giocato contro Cassandra Smith e sapevano tutti quanto fosse in gamba come Cercatrice e quanto io non mi fossi affatto allenata giorno e notte per quel ruolo.
« Non essere sciocca, Grifondoro già parte con un giocatore in meno. » insistette Louis, apprensivo.
« Ma in compenso ha guadagnato un giocatore più che all'altezza! » si intromise Fred con una risatina, afferrando una manciata di cereali e ficcandoseli in bocca tutti in una volta. Aveva già indossato la divisa e sembrava molto entusiasta di entrare in campo.
« Baston l'ha stressata particolarmente in questi giorni, senza contare le sue turbe ormonali. » disse Hugo, annuendo come se sapesse esattamente cosa prova una donna durante i suoi periodi nefasti. Ovviamente, la sfera emotiva ereditata da zio Ron in quel momento regnava sovrana: era ovvio che il malumore non aveva niente a che vedere con lo stress provocatomi da Baston. « Si chiamano mestruazioni, ragazzi. »
E nemmeno con le mestruazioni.
« Vuoi darti una calmata? » intervenne Dominique a bassa voce, facendosi sentire solamente da me mentre i nostri cugini iniziavano a pronosticare sulla partita in maniera rumorosa. « Sai giocare benissimo anche da Cercatrice. »
« Dominique. » la interruppi, con voce roca. Apprezzavo la comprensione di mia cugina ma non potevo certo fidarmi di una persona che di Quidditch conosceva solo i giocatori maschili della nazionale irlandese. « Vuoi tacere? »
« E va bene. » acconsentì Domi, facendo una risatina maliziosa che mi diede ancora di più sui nervi. « Mi darai ragione a fine partita. Scommetto che le soffierai il boccino da sotto il naso e che a far festa nello stanzino delle scope sarete tu e Sca... »
« Dominique. » soffiai, col desiderio di incastrare la testa di mia cugina nella brocca del succo di zucca. « No. »
Con uno sbuffo che non aveva niente a che vedere con i miei fastidiosi parenti, mi fiondai con disappunto tra i vassoi dei toast per avere una scusa decente per non dover conversare ulteriormente con Dominique o con qualsiasi altro essere vivente.
Hugo mi fece un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
« Che ti avevo detto, Louis? L'istinto di ammazzare il Capitano ha prevalso e le cure di Madama Amelia stanno funzionando. Hai visto? Va tutto bene.»
Hai visto? Sei un idiota.
Mi sentii lo sguardo di Dominique particolarmente sul collo mentre facevo tutto tranne che lasciarmi coinvolgere dalle risate dei miei parenti e dai loro discorsi eccitati di inizio partita fin quando la campanella annunciò il tanto atteso primo incontro della stagione di Quidditch.
« Andiamo, squadra! » sentii urlare Baston dalla tavolata, che si era lasciato l'ira funesta e le crisi di nervi di quelle ultime settimane alle spalle e sembrava in forze come non mai. Mi alzai lentamente come se al posto della partita stessi affrontando il patibolo, mentre i miei cugini si davano pacche festose sulle spalle. « Forza, Potter, non voglio vederti con questa faccia da funerale. Andiamo e facciamo vedere ai Corvonero chi comanda in campo! »
Mi lasciai scappare una risatina divertita per il commento decisamente poco sportivo di Baston. Incrociai lo sguardo combattivo del ragazzo in questione e cercai di lasciarmi anche io alle spalle i brutti pensieri. Le emozioni negative stavano man mano cominciando a sparire, come dissolte nell'aria, lasciando dentro di me pura adrenalina.
« Buona fortuna, Lis. » mi disse Dominique, prima che potessi seguire la squadra.
Le feci un sorriso e insieme ai miei due cugini trotterellai dietro la squadra, che sembrava determinata ed entusiasta quasi quanto il nostro Capitano. Fummo acclamati dalla folla per tutto il percorso fino agli spogliatoi e ricevetti saluti e pacche sulla spalla da tutti quelli che conoscevo e non, mentre un mucchio di stendardi rosso e oro mi balenavano davanti agli occhi per tutto il tempo.
« Ci siamo. » esordì Baston, sfregandosi le mani. La sua immensa energia sembrava pervaderci come una scarica elettrica, invadere tutto quello che ci circondava. Non sembrava nemmeno la stessa persona che il giorno prima aveva rischiato di mandare all'aria un'intera Infermeria durante un attacco di follia. « Il giorno della partita, finalmente. »
I colori rosso e oro brillavano tra le quattro pareti. Hugo mi sorrideva di tanto in tanto, dandomi qualche pacca sulla gamba, mentre prestavamo tutti molta attenzione al discorso di inizio partita del Capitano.
« Ci siamo allenati duramente e anche se abbiamo ricevuto una grossa batosta ce la faremo anche stavolta. Dobbiamo essere assolutamente concentrati, anche se rischiamo di cadere dalla scopa e tirare le cuoia. Concentrazione al massimo! »
L'idea di tirare le cuoia dinanzi alla Smith non mi sembrava allettante ma finsi di trovare il discorso del Capitano particolarmente incoraggiante.
« Quanto ai Serpeverde, li sistemeremo per le feste nella prossima partita ma adesso mi raccomando: i Cacciatori sempre vicini. » i miei due cugini e Jordan annuirono, scambiandosi uno sguardo d'intesa. « McLaggen, concentrati sui bolidi o ti faccio volare la testa a fine partita a suon di mazze da Battitore. » il destinatario della minaccia fece uno spaventato cenno di assenso.
Baston fece un profondo respiro, soffermandosi in maniera particolare su di me.
« Quanto a te, Potter... acchiappa il boccino prima di quella scellerata della Smith o ti faccio pentire di essere nata. »
Gli risposi con un risolino che non somigliava affatto ad un risolino mentre la squadra faticava a restare seria.
« Tranquillo, Capitano. L'ultima cosa che Cassandra Smith vedrà del campo sarà il mio culo mentre acciuffo il boccino. »
Ci furono delle risate fragorose all'interno dello spogliatoio. William Baston annuì, aprendosi in un grande sorriso combattivo. Poi ci fu un boato: era arrivato il momento di entrare in campo.
Seguimmo il Capitano mentre la folla acclamava e al podio del cronista il poco adorato Justin Smith commentava il tutto e presentava le due squadre urlando i nomi dei giocatori. Intercettai subito lo sguardo determinato di Cassandra Smith in campo ma spostai repentinamente i miei occhi sulla tribuna centrale dove un grande striscione con il mio nome e quello dei miei cugini spiccava.
« Capitani, stringetevi la mano. »
Baston e Goldstein, il fiero Capitano dei Corvonero, si strinsero la mano in maniera decisa, entrambi convinti di avere in tasca quella vittoria. Notai che la presa di Baston era ferrea come non mai e i suoi occhi avrebbero potuto mandare scintille. Mi posizionai di fronte a Cassandra Smith, inforcando la scopa e scambiando con i membri della mia squadra un cenno di intesa.
« Tutti in sella alle scope! Al mio fischio si inizia. Tre... due... uno! »
La Pluffa partì sfrecciando accanto a me e i Cacciatori quasi mi travolsero mentre io e la Smith ci levavamo al di sopra di tutti per individuare il boccino. La Pluffa venne intercettata da Goldstein e recuperata in tutta fretta da Hugo.
« Ed ecco che tutti i giocatori cominciano a dare vita alla partita! » disse Justin Smith dal podio del cronista, afferrando il microfono in modo pomposo e altezzoso. « Beh, ci sono delle eccezioni, ovviamente. Non tutti sono all'altezza di Quidditch. »
« Ma che vuoi che ne sappia quel tipo di Quidditch? » esordì Hugo, schiaffandosi una mano sulla fronte mentre passava velocemente la Pluffa a Fred, che sfrecciò verso gli anelli avversari.
Con un gran respiro, mi concentrai su tutto il campo in cerca della pallina dorata. Mi sistemai gli occhiali sul naso e volai verso la tribuna dei Serpeverde, dove mi era sembrato di vedere un luccichio. Scesi in picchiata quasi mortale ma mi resi conto che la luce era stata prodotta da una spilla sulla tunica di una studentessa.
« A neanche cinque minuti di partita, Potter travolge l'intero podio Serpeverde! Dovevamo aspettarcelo un colpo di scena iniziale. » stava commentando Smith accusatore, acclamato dalla folla Serpeverde e Corvonero e fischiato dai Grifondoro e i Tassorosso sulle tribune. « La violenza di quella ragazza dovrebbe essere abolita, eppure il Capitano William Baston preferisce tenerla in squadra. Bella mossa da Grinfodoro! » concluse, con abbondante sarcasmo e disprezzo.
« Era solo una picchiata, non volevo mica travolgerli! » urlai, cominciando a scaldarmi.
« Bisogna tenere quella ragazza sotto controllo! » convenne il professor Coleman, tenendomi a portata di binocolo.
« Continuiamo con la cronaca della partita! » si sentì la voce spazientita di Brown.
I Serpeverde erano scatenati e quasi ululavano dalle risate.
« Ma chi diavolo hanno messo sul podio? » si udì la voce alterata del Capitano che, in mia assoluta difesa, si mise a sbraitare rumorosamente contro il cronista mentre il Cacciatore Steeval di Corvonero era vicinissimo per segnare ai nostri anelli.
Baston fece una parata strepitosa con la punta dei guanti, passando la palla a Hugo. Il campo era libero: evitando bolidi e schivando avversarsi, mio cugino si fece strada lungo tutto il campo segnando la prima rete della partita e lanciando uno sguardo di sfida al cronista.
« Dieci punti per Grifondoro! » disse Smith, senza entusiasmo. « Beh, fortunati. C'era mancato poco che il Capitano Baston non parasse quel facilissimo colpo mancino. »
Infastidita, vidi Baston lanciare a Smith uno sguardo che dichiarava apertamente: « una volta finita la partita sei morto stecchito » e se fossi stata in Justin non gli avrei per nulla al mondo dato motivo di compiere un omicidio.
Neanche il tempo di realizzare il goal che gli applausi dei Grifondoro perforarono nuovamente ogni timpano: Fred aveva segnato, a distanza di un minuto, una seconda rete. Nel frattempo, mi lanciai all'inseguimento del boccino che avevo intravisto tra i tre anelli avversari.
Nel tumulto generale il luccichio si perse e, virando bruscamente alla mia destra, quasi gettai giù dalla scopa la Smith.
« Potter, ma che diavolo fai? » fu l'urlo adirato di Cassandra, puntando il dito accusatore contro di me e attirando l'attenzione del fratello sul podio, il cui commento non tardò ad arrivare.
« Ed ecco che Potter quasi rischia di buttare giù dalla scopa il Cercatore di Corvonero! Giochetti di questo tipo potevamo aspettarceli solo da lei. »
Vidi Brown strappare il microfono incantato dalle mani di un infervorato Smith.
« Venti a zero per Grifondoro! » decise di far sapere al pubblico.
Conscia del fatto che qualunque cosa avessi detto non mi avrebbe giustificata nonostante l'ingiustizia mi bruciasse come carboni ardenti, feci dietrofront quando mi ritrovai faccia a faccia con Cassandra.
« Stavi cercando di deviarmi, Potter, complimenti. E parli tanto di gioco corretto! »
« Non crederai alle storie di quel coglione di tuo fratello! » ribattei, cercando di mantenere una dignitosa calma. Senza alcun successo. « Non intendo vincere gettandoti giù dalla scopa, Smith, quello posso farlo in qualsiasi momento. »
« Non ti azzardare, Potter, sono una delle migliori Cercatrici della scuola. » insistette la ragazza, senza perdere il tono ostile. « Non ti conviene proprio metterti contro di me! » e senza neanche aspettare una mia risposta, corse via mentre Corvonero segnava una rete.
« E mentre Corvonero avanza verso la vittoria, Potter di Grifondoro discute con l'abile Cercatore di Corvonero! » fece subito notare Smith dal podio, non lasciandosi scappare neanche un piccolo dettaglio che potesse mettermi in cattiva luce agli occhi dell'intera Hogwarts. « Credo che Cassandra sia arrabbiata per la sua quasi uccisione a causa di quella bestia di Potter! »
« Ma glielo tiriamo un bolide? » intervenne mio cugino, spazientito.
« Ma glielo tirate un bolide? » diede immediatamente man forte Baston, al limite dell'isteria.
« Ma adesso glielo tiro proprio un bolide! » sbraitai, calciando l'aria come se stessi calciando il volto di Justin.
Non feci in tempo a planare sui Battitori per impossessarmi delle loro mazze per far fuori il cronista della partita che individuai chiaramente il boccino, nei pressi delle tribune centrali. E Cassandra Smith sembrava non averlo visto. Approfittando di quella situazione e sentendomi particolarmente eccitata, sfrecciai con la Firebolt nera lucente verso le tribune. Cassandra si rese conto di essersi lasciata scappare un dettaglio e mi seguì velocemente, tagliandomi la strada quando feci per allungare la mano verso la pallina e storcendomi un braccio con veemenza. Nello scontro violento, gli occhiali erano precipitati.
Virai bruscamente a sinistra mentre la mano di Cassandra Smith si allungava in avanti verso il boccino d'oro.
« Oh-oh! Sembra che il Cercatore di Corvonero stia ad un passo dal boccino, signore e signori! » fu l'acido commento di Justin Smith.
« Gioco corretto, eh, tagliare la strada all'avversario e ferirlo? Questo il tuo dannato fratellino non l'ha visto? »
« Non riuscirai a rovinarmi anche la partita, Potter! »
Cassandra poteva anche essere una brava Cercatrice ma io avevo qualcosa che lei non aveva: l'audacia. Sta di fatto che, improvvisamente, la pallina dorata prese a spostarsi con la velocità di un razzo verso il basso e io e la Smith fummo in picchiata.
Tante volte in vita mia mi ero sentita così viva e sicura di me, e quella era una delle volte.
« I due Cercatori si avvicinano al boccino con una pericolosissima picchiata! Si schianteranno! »
Con la coda dell'occhio, vidi la Smith levarsi in aria giusto in tempo per non schiantarsi sul terreno. Dal mio canto: ero o non ero figlia di uno dei più grandi Cercatori del secolo? Feci una brusca frenata a mezzo metro dal prato, ergendomi in piedi sulla scopa e allungando una mano. Due ali sbatacchianti mi solleticarono il dorso della mano quando chiusi il pugno nel freddo metallo dorato.
« E POTTER HA AFFERRATO IL BOCCINO, SIGNORE E SIGNORI! »
Un boato mi travolse ed esplose nell'aria: avevo battuto la Smith.
La vittoria era di Grifondoro.




In Sala Comune dei Grifondoro regnava il caos.
Fred aveva organizzato una festa degna di essere chiamata tale e tutti i Grifondoro, fatta eccezione per qualche esterno, facevano baldoria. Era stato preparato un tavolo ricco di pasticcini e bibite e tutti si servivano e si congratulavano con la squadra, dandomi pacche festose senza sosta sulle spalle e facendo a cazzotti per parlare con me. Non avevo mai visto Baston così felice mentre chiacchierava in maniera allegra con l'intera torre.
Hugo e Fred facevano battute, attirando l'attenzione delle ragazze in sala, che ridacchiavano tra loro facendo commenti e stringendosi l'una all'altra. Dominique, i cui commenti circa la vittoria schiacciante sulla Smith non erano certo tardati ad arrivare, era seduta su una poltrona accanto al camino, bevendo una bevanda alcolica. Louis e Frank ridevano alle battute dei miei cugini e facevano festa.
« Complimenti per quel boccino, Potter. »
Feci l'occhiolino ad un minuscolo Grifondoro del quarto anno e lo ringraziai, il boccino che mi volava freneticamente sulla spalla. « Baston ha sempre creduto in me. Vero, Capitano? » risi, indicando Baston che fece per lanciarmi la solita occhiataccia malevola, il quale non riuscì nel suo intento tanto che era felice in quel momento.
« Beh, diciamo che hai avuto i tuoi momenti di fortuna. » rispose lui, senza scomporsi minimamente, allontanandosi verso i divani con un sorrisetto che fece enorme fatica a nascondere.
Mentre i miei cugini continuavano a far ridere i presenti con delle battutine poco carine sul Capitano, trotterellai con una smorfia divertita al tavolo dei dolci.
« Quanto ho odiato quel cronista! »
« È il fratello del Cercatore di Corvonero. »
Ovunque mi voltassi, Justin Smith era sulla bocca di tutti e non mi premurai neanche di scommettere un galeone sull'eventuale futura fattura che incombeva minacciosamente su di lui. Evitai per un pelo una filippica riguardo alle ingiustizie che il cronista aveva urlato a gran voce di un furibondo primino e dirigendomi verso la fine della tavolata tutto mi sarei aspettata tranne che vedere Dominique e Baston stretti sul divano a chiacchierare sottovoce.
Non potetti fare a meno di notare che la mano di mia cugina era posizionata strategicamente sulla parte superiore della gamba del Capitano.
« Sono rimasta molto impressionata da te. »
« In che senso? » chiese Baston, stupefatto.
« In tutti i sensi, William. »
Il mio stomaco fece una capriola. La voce di Dominique era sottile come quella di una gattina e la sua mano si spostava lentamente su altezze sempre più preoccupanti.
« E poi devo dire che questi muscoli... »
Ma da quando quei due erano così in confidenza?
« ... si vede che sono molto allenati... »
Non aveva mica intenzione di toccarglieli?
« ... mi fanno venir voglia di toccarli... »
Certo che aveva intenzione di toccarglieli, come avevo anche solo osato pensare il contrario?
Dovevo fare qualcosa, e in fretta. Prima che fosse troppo tardi. Prima che il Capitano potesse cedere alle spire diaboliche di mia cugina e tardare ad un altro allenamento: non avrei messo a repentaglio la partita contro Serpeverde per niente al mondo, lo stress provocatomi dagli ultimi allenamenti mi sarebbe bastato per tutta la stagione. E tra me e Scamander non ci sarebbe stata partita che io non avrei vinto.
« Senti, Dominique, mi chiedevo se... » cominciò il Capitano, in balia delle mani di mia cugina sul suo petto scolpito.
Afferrai rudemente un boccale di Burrobirra dalle mani di un timido Tassorosso del quinto anno con l'intento di versarlo sulle loro teste e interrompere quella disgustosa scenetta che mi si presentava dinanzi agli occhi ma non feci neanche in tempo a direzionarlo che proprio di fronte a me scorsi la chiarissima figura di Lysander Scamander mentre oltrepassava il buco del ritratto. Soffocando una parolaccia, restituii la Burrobirra al ragazzo quasi gettandogliela in pieno volto e, senza pensarci due volte, scavalcai il divano della sala con un salto tipico dei film di azione babbani.
Trovandomi con la faccia per terra ai piedi di Dominique, che ritrasse la mano dal petto di Baston.
« Scusate... » borbottai imbarazzata, chiedendomi cosa ci facesse Scamander nella mia torre e per quale motivo non fosse alla torre di Corvonero per consolare Cassandra. « Credo di aver perso... una cosa qui... »
Baston fece un colpetto di tosse, alzandosi di scatto dal divano.
« Vado dal resto della squadra. » disse in fretta, evaporando velocemente come per superare il momento di imbarazzo.
Mia cugina sembrava non aver per niente apprezzato il mio intervento opportuno e la conseguente uscita di scena del Capitano e ci tenne a farmelo capire incenerendomi con gli occhi.
« Che diavolo stai facendo qui sotto, potrei sapere? » mi riprese, come se avesse voluto ammazzarmi con le sue stesse unghie.
« Ah, io cosa starei facendo? » esclamai, in un sussurro adirato. Controllai rapidamente che Baston non fosse a portata di orecchie e partii al contrattacco: « Tu, semmai! Cosa pensi di fare col Capitano, eh? Non vorrai farlo arrivare in ritardo ad un altro allenamento! »
Per un attimo credetti che Dominique mi afferrasse per i capelli.
« Hai vinto la partita! Hai ottenuto quello che volevi, adesso credo di essermela meritata... »
« Tu non capirai mai il Quidditch! »
Dominique sbuffò, soffocando una maledizione tra i denti. « Io e il tuo Capitano usciamo insieme e c'è tempo per la partita contro Serpeverde. »
« Stai dicendo sul serio? » strepitai da terra, col viso nel polveroso tappeto e coi peli di gatto e penne di uccello appiccicate sulla lingua. « Dominique, ma ti rendi conto... »
« E tu ti rendi conto di stare distesa a faccia a terra su un tappeto sudicio? » mi interruppe lei, piuttosto seccata.
« Sì. » risposi, marcando l'affermazione con dignità. Che non possedevo.
« E il motivo per cui ti hai deciso di insudiciarti si trova ad un metro di distanza dal divano, dico bene? » chiese mia cugina in tutta risposta, scuotendo il capo con un sopracciglio inarcato.
« A neanche un metro dal...? »
« Si sente bene tua cugina? » chiese la voce apprensiva che mai avrei voluto mi risuonasse nelle orecchie in un momento come quello.
« Non quanto dovrebbe. » fu la rapida risposta di Dominique.
Mi alzai da terra con tutto il decoro che potesse avere una persona che era stata appena beccata distesa su un tappeto polveroso e, lanciando una rabbiosa occhiataccia a Dominique, affrontai l'intruso.
« Scamander! » sbottai. Ma proprio in quel momento? « Certo che sto bene, cosa ti fa pensare il contrario? »
Molte cose, avrei voluto rispondermi.
Il ragazzo assunse uno strano sguardo sconcertato. Notai che il rossore era padrone sul suo volto e che molti Grifondoro stavano cominciando a sussurrare tra di loro e indicarlo. Da quando il biondino era entrato a far parte della squadra di Quidditch come Cercatore, erano anni che Grifondoro non riusciva a vincere delle partite contro Serpeverde: era un uno dei giocatori più in gamba della scuola e, sebbene molti di loro lo stimassero, alcuni tifosi poco sportivi lo detestavano con tutto il cuore.
E in quel momento si notava parecchio.
« Mi dispiace disturbarti proprio durante la festa... ti andrebbe di uscire un attimo fuori? » mi chiese Scamander cordialmente, lanciando uno sguardo ad un Grifondoro ridacchiante lì vicino e uno a mia cugina che aveva iniziato a limarsi le unghie come se non stesse per niente ascoltando la conversazione, nonostante io sapessi benissimo che stesse cogliendo segnali dall'inconscio di entrambi.
Feci uno spastico cenno di assenso e mi avviai rapidamente verso l'uscita insieme al ragazzo.
Fuori dalla sala comune, il corridoio era deserto.
Lysander si schiarì la voce. « Complimenti per la partita. » esordì inaspettatamente, con un sorriso.
Notai che stava fissandomi intensamente.
« Credevo tifassi per Corvonero. » buttai lì, chiedendomi se fosse corso prima a consolare la Smith per poi congratularsi con me successivamente. In ogni caso, ringraziai il cielo che fosse lì piuttosto che in uno stanzino delle scope in dolce compagnia.
« Che vinca il migliore nel Quidditch. » rispose il ragazzo, in tono sincero. « Te la sei giocata proprio bene, sei stata bravissima ad acciuffare quel boccino. »
« Oh, tu l'avresti preso molto prima. »
« Questo non puoi saperlo. » sorrise lui, facendo una scrollata di spalle.
Scamander fece un timido passo in avanti, accorciando la distanza tra noi. Aveva una strana arietta imbarazzata sul volto ed era così vicino che riuscii a vedere dettagli del suo volto che non avevo mai notato prima: dalla forma sottile e allungata dei suoi brillanti occhi al colore biondo cenere del suo ciuffo ribelle, dalla barbetta sul mento alle lentiggini sul naso.
Pensai che avrei potuto restare lì a contemplarlo per giorni.
« Senti, mi stavo chiedendo... » cominciò ma si interruppe bruscamente, un'espressione seccata puntata su qualcosa alle mie spalle comparve sul suo volto che fino ad un momento prima era sereno.
Ciò mi costrinse a voltarmi. Incrociai con piacere le iridi color ghiaccio di Alex Olsen, con la sua chioma albina, la pelle pallida come la luna e uno strano profumo esotico che aleggiava per il corridoio silenzioso. Non indossava la divisa scolastica ma una camicia bianca e un paio di pantaloni neri.
« Ciao, Lilian. Complimenti per la partita. » disse Alex col tono calmo di sempre, facendomi un lieve sorriso.
Una volta che fu abbastanza vicino ad entrambi, si mise a squadrare Scamander da capo a piedi con una strana espressione. Non gli risposi immediatamente: ero impegnata a fissare anche io la reazione del biondino. Sembrava a dir poco irritato, forse dal modo in cui Alex si era avvicinato a noi, forse dal modo in cui lo stava squadrando, forse invidioso della sua bellezza o probabilmente per il fatto che, essendo Alex un nuovo studente di Corvonero del settimo anno, frequentava le lezioni insieme a Cassandra Smith facendo sì che diventasse il suo nuovo nemico.
« Grazie. Spero tu ti sia divertito! » dissi, in tono piuttosto alto come per rompere quella sfida di sguardi in atto tra i due ragazzi.
« Non amo molto questo sport ma sei senza dubbio brava a volare. È stata una partita molto avvincente. » rispose con pacatezza Alex, dando le spalle a Scamander. « Passavo di qui per andare alla torre di Corvonero e ho pensato di passare di qui per complimentarmi di persona. »
Sorrisi, piuttosto stupidamente.
« Allora. » fece Alex, soave. « Spero di non aver interrotto qualcosa di importante. »
Feci una risatina abbastanza nervosa e dichiarai: « No. » mentre nello stesso tempo il biondino rispondeva un secco: « Sì. »
Gli occhi di Alex fluttuarono velocemente su Scamander, e i miei altrettanto, mentre il ragazzo in questione continuava a scrutare il nuovo arrivato con evidente fastidio.
« Beh! » mi accorsi di urlare senza volerlo. Feci un colpo di tosse per riacquisire il normale tono di voce di cui ero stata privata dalla situazione imbarazzante che mi si presentava dinanzi agli occhi. « Mi ha fatto piacere la tua visita. »
Alex sorrise in maniera tranquilla. « Non ho dubbi su di te. » ci tenne a sottolineare.
Decisamente, la tensione stava diventando palpabile. Dovevo intervenire. Ma non ero affatto brava a mettere in ordine situazioni disastrose, piuttosto riuscivo sempre a combinarne di nuove.
Come infatti...
« Potresti unirti a noi in sala comune, Alex. Per la festa, intendo... »
Quante mosse sbagliate mi separavano dall'innesco di un detonatore?
« Apprezzo molto l'invito ma ho parecchie cose da fare. » rispose il nuovo studente, in modo distaccato e, se le mie orecchie non mi ingannavano ma ero certa fosse così, evasivo.
« Sentito? » intervenne Scamander autoritario, piazzandomi una mano sulla spalla in maniera confidenziale, cosa che mi fece perdere un battito cardiaco e desiderare un contatto più intimo. In quel momento. E in presenza di Olsen, poco importava. « Ha da fare. Lascia perdere. »
Alex non sembrava per niente dispiaciuto o offeso dal comportamento scorbutico del ragazzo. Al contrario, per quanto potevo vedere, appariva assai divertito nel metterlo alle strette o in imbarazzo.
« Rilassati, Scamander. » fece Alex perspicace, con un sorrisetto malizioso. « Ti lascio subito solo con lei. »
« Ma... » spalancai la bocca per replicare ma Alex aveva continuato a sorridere con semplicità ed era andato via con passo lento e deciso. Non prima aver rivolto al biondino un'occhiata malandrina.
Ebbi giusto il tempo di vedere il nuovo arrivato svoltare alla destra del corridoio quando la faccia sconvolta di Scamander mi fece pentire di essermi imbambolata come una perfetta idiota e finì prepotentemente nel mio campo visivo. Mi resi conto che aveva gli occhi contratti in due fessure e le mani sui fianchi.
« E tu frequenti questo tizio? » fu il suo commento alterato, il tono di voce alto tipico di chi non importava nulla di essere udito.
Detto da uno che frequentava Cassandra Smith, mi sembrava giusto ricordare da quale pulpito venisse la predica.
« Hai qualche problema? » ribattei, sbalordita a dir poco dalla sua improvvisa irritazione.
Lysander fece una risatina sprezzante, alzando gli occhi al cielo e arruffandosi i capelli in maniera nervosa. « Ma l'hai visto? » sbuffò, ero certa senza la minima idea di cosa stesse blaterando. E, soprattutto, non sapendo minimamente cosa avrei dovuto vedere. « Non lo conosci nemmeno! Potrebbe essere come non te lo aspetti. »
« È un ragazzo splendido. » decretai, sperando di suscitare in lui altra irritazione. « Sei stato molto scortese con lui, sei solo invidioso. »
Uno strano luccichio, come un lampo, una pericolosa saetta, pervase le iridi scure di Scamander che divenne rosso come un pomodoro appena raccolto. Finì di arruffarsi i capelli solo per sostenersi ad un pilastro lì accanto.
« Invidioso? E cosa avrei io da invidiare a quel tipo? Sentiamo. »
I suoi occhi ardenti e la posa indecente che aveva assunto non aiutarono per niente il confronto tra i due.
« Hogwarts impazzisce per lui. » ipotizzai, cercando di sottintendere il nome della Smith.
« Anche tu sei impazzita per lui? » mi chiese, sfrontato per la prima volta in vita sua e senza pensare alla gravità della domanda.
Il silenzio che seguì fu il silenzio imbarazzante per eccellenza.
« Pure se fosse non sono affari tuoi. » replicai sconvolta, pensando che se avesse continuato a fissarmi in quel modo sarei addirittura arrivata a pensare che lui, Scamander, avrebbe potuto battere senza dubbi il nuovo arrivato Olsen in uno scontro di piacere visivo.
« Va bene. » concluse lui, ancora irritato. Smise di fissarmi e prese a scrutare il quadro come se avesse voluto farlo scomparire. « Meglio che torni dentro, il resto dei Grifondoro si staranno chiedendo che fine ha fatto la loro leader. »
« Credevo restassi... » dissi, senza accorgermi di essere apparsa estremamente speranzosa.
« Oh... no. È la vostra festa, passavo soltanto di qui. » rispose lui, e l'irritazione che lo aveva pervaso tutto il tempo parve svanire lasciando traccia solo ad una punta di delusione. « Complimenti ancora per la partita. »




Passarono un paio di giorni dalla fine della partita che aveva visto Grifondoro vittoriosa ma in quei giorni non ci fu un minuto in cui gli studenti di Hogwarts non ne parlassero. Nei corridoi non si chiacchierava d'altro. Per non parlare della disfatta di Corvonero e degli scherzi poco carini di cui Justin Smith fu protagonista.
In tutto quel delirio e approfittando che Hogwarts si era rivoltata contro Justin, io e mio cugino non avevamo perso occasione per fare esperimenti coi prodotti dei Tiri Vispi facendo vomitare studenti, oltre che Smith, e creando panico e paura nei bagni della scuola.
Dominique, dal suo canto, aveva preso l'abitudine di lanciarmi occhiatacce funeste ovunque mi trovassi, rimproverandomi sul comportamento che stavo assumendo nei confronti di Alex Olsen tutte le volte che mi ritrovavo ad incontrarlo per i corridoi. E caso voleva che lo incontrassi molto spesso quando facevo strada con Scamander dopo le lezioni.
Io e il biondino avevamo ripreso a parlare con normalità, il giusto necessario per intraprendere una conversazione civile. Che di civile non aveva niente nel momento in cui Cassandra Smith si ritrovava sui nostri passi.
In tutta quella follia, era arrivato un nevoso dicembre.
« Cosa dovrei ingerire? »
Mi trovavo nel bagno di Mirtilla Malcontenta per l'ennesimo esperimento che vedeva come protagonisti i malcapitati studenti della scuola. Tirai fuori da un sacchetto una piccola pillola di colore lilla che secondo me e mio cugino doveva far salire una normale febbre, senza alcun effetto e senza alcun malore. Iniziava col rossore e finiva con l'amato caldo letto a baldacchino per un giorno intero.
« Niente vomito... vero? » chiese il primino intimorito, che stava osservando la pillola con sospetto.
Fissai mio cugino con sguardo severo. In quei pochi giorni di fine novembre era riuscito, da solo e senza alcun preavviso, a spedire in Infermeria tutti i primini di Hogwarts. Questo fece andare su tutte le furie Madama Amelia quando vide arrivare in fila indiana bambini vomitanti e tremolanti.
Hugo fece un sorriso che, se fossi stata al posto dell'undicenne, avrei preso come sprono per correre via a gambe levate.
« Ma per chi ci hai presi? Siamo professionisti. »
Il ragazzino si schiarì la voce, chiudendo la pillola in un pugno e fissandoci con una sorta di sguardo di sfida.
« Prima che io mandi nello stomaco questa... »
« Ascolta, marmocchio, meglio per te se ti muo- » cominciò mio cugino, adirato. Gli diedi un forte pestone per metterlo a tacere e lui si riscosse, mostrando un finto sorriso di cortesia. « Dicevi? »
« Prima i soldi. » rispose il primino, allungando una mano.
« Vi fanno sempre più venali, eh? » borbottai, rifilando nelle mani del ragazzino un sacchetto di galeoni. Non avevo alcuna intenzione di perdere l'ennesima cavia da laboratorio nonostante percepissi l'intento di Hugo di prenderlo a calci. « Adesso, da bravo, manda giù la pillola senza fare storie o l'acqua torbida del water di Mirtilla sarà l'ultima cosa che la tua testolina vedrà del castello. »
Il primino, piuttosto inquietato dalla minaccia incombente, obbedì senza esitare. Lo vidi mandare giù con decisione la pillola sotto i nostri sguardi impazienti...
Feci un respiro di sollievo quando constatai che non era accaduto assolutamente nulla di spiacevole. Gli effetti collaterali del vomito si verificavano immediatamente. Come da me e mio cugino previsto, era solo arrossito dal calore della febbre.
« Niente vomito... » dichiarai, sbalordita. « Hai visto, buono a nulla? Nessuno finisce in Infermeria quando si trova sotto la mia custodia. »
« Tutto qui? » chiese il primino, spalancando le braccia con aria beffarda. « Credevo... »
Ma non riuscì neanche a finire la frase che ci era piombato rovinosamente addosso. Per un attimo pensai fosse cosciente ma un secondo prima di schiantarci a terra con un terribile tonfo da far tremare i pavimenti mi accorsi che era del tutto svenuto.
Io e mio cugino ansimammo sotto il peso del ragazzino e sgusciammo da sotto il suo corpo esanime. Mi rigirai come una cotoletta impantanata nell'acqua del pavimento e afferrai il polso dello sventurato di turno: il cuore batteva in maniera del tutto regolare.
« Nessuno finisce in Infermeria quando si trova sotto la mia custodia. » mi fece il versetto Hugo, mettendosi le mani nei capelli mentre si alzava dal pavimento bagnato. « È svenuto! Oh, miseriaccia. È svenuto davvero! »
Sì, mi ero accorta che ci fosse svenuto addosso. Possedevo due paia d'occhi e una sensibilità tattile per capire che un essere umano ci fosse decisamente svenuto addosso.
Hugo prese a calci la porta del bagno. « Per quanto tempo dovremmo tenercelo sulla coscienza? »
« Aspetta che consulto la sfera di cristallo della Cooman! » sbraitai, tirandomi su piuttosto scossa, non prestando la minima attenzione al ragazzino privo di sensi per terra. « Hai fatto fuori tutti i primini del castello! Coleman sa benissimo che ci siamo dietro noi, quanto tempo ci rimane fino all'espulsione dalla scuola? »
Decisi di sferrare anch'io un calcio alla porta del bagno.
« E tu cos'hai fatto per impedirmi di mettere al tappeto una dozzina di studenti? » partì al contrattacco Hugo, incrociando le braccia al petto. « Ah, giusto, eri troppo impegnata col tuo triangolino amoroso per darmi una doverosa mano! »
Ci misi un minuto per metabolizzare le parole di mio cugino e quando mi resi conto che aveva pronunciato esattamente quello che non avrebbe mai dovuto pronunciare feci un passo verso di lui con gli occhi ridotti in due fessure.
« Rimangiatelo. » sibilai minacciosa, costringendolo a fare numerosi passi indietro e finire contro la porta del cubicolo centrale mentre mi fissava con evidente sgomento. « Subito. »
« Me l'ha detto Dominique, non arrabbiarti con me. » fece Hugo, precipitosamente. « All'inizio non sapevo neanche di che diavolo stesse parlando, ad essere sincero. »
« E tu dai anche retta a Dominique? »
Hugo prese ad avanzare verso di me. « Ma adesso lo so e lo sai benissimo anche tu. »
Fu il mio turno di fare numerosi passi indietro.
« Non so a cosa ti riferisci. »
« Mi riferisco a te, Scamander e Olsen. »
« Non so di cosa parli. » mentii, preparandomi psicologicamente all'impossibile arrampicata su un altissimo specchio il cui riflesso era chiaramente il gabinetto di Mirtilla Malcontenta.
« Continuerai imperterrita a... »
Hugo fu costretto ad interrompersi bruscamente e dal mio canto voltai il capo verso la direzione della porta, in direzione di un rumore che non fui l'unica ad aver udito e che proveniva esattamente da fuori. Non ebbi nessun dubbio: qualcuno stava forzando la porta.
« Oh, miseriaccia. Siamo spacciati! » si mise a piagnucolare mio cugino, gettando la conversazione di un attimo prima nel dimenticatoio e cominciando a fare su e giù per il bagno.
« Ma davvero? » sbottai con abbondante sarcasmo, catapultandomi dal ragazzino svenuto. « Dammi una mano o giuro che seguirai questo primino in paradiso. »
Afferrammo il ragazzino per le braccia e lo trascinammo in un cubicolo. Non c'era abbastanza tempo e, soprattutto, abbastanza spazio. Ci incastrammo tutti e tre come un grandioso fenomeno da baraccone in un solo cubicolo, presi dal panico. Il primino fu posizionato per terra con le spalle alla porta, io ero morbosamente attaccata alla maniglia e mio cugino in piedi sulla tazza del water: decisamente, lo spettacolo non era gradevole.
Ci fu un rumore più forte e uno scricchiolio. Udimmo la porta chiudersi e dei passi, che risuonarono all'interno del bagno. Erano lenti e cauti, come se non sapesse cosa fare e dove andare, come se sapesse esattamente che non era da solo.
« E spostati. » sussurrai, approfittando del fatto che in quel bagno persisteva in maniera incessante e fastidiosa rumori di tubature, acqua corrente e vento che, fortunatamente, poteva coprire il borbottio della mia voce.
« Dove dovrei spostarmi? » fece mio cugino di rimando, tremando sul water. « Ti sembra il momento di lamentarti? »
Stavo giusto per rispondere con la solita grazia che non mi apparteneva quando l'ultima voce al mondo che avrei voluto sentire fece capolino esattamente dove non avrei mai voluto facesse capolino in quel momento critico.
« Oh, finalmente vi siete decisi a fare un giretto nel mio gabinetto! » esordì una voce familiare. La voce proveniva dal cubicolo stesso, dallo stesso water su cui mio cugino si era arrampicato.
In poco meno di qualche secondo stava regnando il caos. Notai che in mezzo alle gambe di mio cugino, e quindi incastrata nella tazza del water, vi era niente di meno che Mirtilla Malcontenta. Con uno strillo ben poco virile, Hugo era scivolato per lo spavento, oltrepassando senza volerlo la figura perlacea di Mirtilla, e mi era caduto violentemente addosso.
Urtando la maniglia della porta, io, mio cugino e il primino svenuto precipitammo a terra fuori dal cubicolo con le urla di Mirtilla in sottofondo.
Tutto questo sotto lo sguardo sconcertato di Alex Olsen.
« Lilian! » esordì Alex, sconvolto.
« Cento punti se trapassate la testa a Mirtilla! » continuava a strillare il fantasma, fuoriuscendo dal water e fissandoci in cagnesco. Alex aveva spalancato la bocca e se ne stava fermo al suo posto a fissare lo spettro. « Duecento punti se la trapassate completamente! »
« Di certo non ho trovato piacevole oltrepassarti! »
Mirtilla irruppe in uno strillo ancora più acuto.
« Non posso farci niente se sei morta e mi sgusci tra le cosce mentre sono sul water! »
Con un fruscio e un ultimo ululato disperato, Mirtilla sparì da dove era arrivata, lasciando il bagno in un immobile silenzio di tomba.
« Sei proprio un coglione. Quante volte devo ripeterti di non dirle che... »
« È effettivamente morta? » concluse Hugo, sconvolto.
« Non hai un briciolo di tatto e dignità. » sbraitai, dando un calcio negli stinchi a mio cugino e rialzandomi a fatica dopo l'ennesima caduta della giornata.
« Potrei sapere, per cortesia, cosa sta succedendo? » chiese piano Alex Olsen, ancora sbalordito per la scena che, purtroppo per lui, era stato costretto a vedere.
Hugo aveva indicato il ragazzino svenuto, accovacciandosi accanto a lui per controllare che fosse ancora vivo.
« Oh, questo, intendi? »
Feci roteare gli occhi, spazientita.
« Alex, posso spiegarti tutto. » replicai, fiutando l'aria di pericolo che mio cugino non aveva affatto fiutato apparendo come se niente e nessuno l'avesse disturbato e come se nessuno studente gli fosse svenuto addosso. « Hugo, occupati di questo caos... intesi? »
« Tutto sotto controllo. » obbedì lui, non avendo assolutamente niente sotto controllo. « È solo svenuto, comunque. Non preoccuparti, Olsen. Se fosse morto te l'avremmo detto! »
Mi schiaffai una mano sulla fronte e afferrai con delicatezza Alex Olsen per un braccio, conducendolo in tutta fretta fuori al bagno di Mirtilla Malcontenta e cercando di non attirare troppa attenzione sul bambino svenuto, sulla scia di fetore che aveva lasciato Mirtilla una volta rientrata nelle sue tubature e sulle condizioni pietose del gabinetto in generale.
Non mi riuscì affatto bene.
Quando uscimmo fuori, il corridoio era fortunatamente deserto.
« Alex, mi dispiace. » fu la prima cosa che dissi, trepidante e in attesa di nuovi sviluppi. Conoscevo la natura tranquilla di Alex ma non abbastanza da fidarmi ciecamente di lui, non abbastanza da pensare che non avrebbe spifferato le mie malefatte. « Promettimi che questo rimane tra noi. »
« Certo, Lilian, non sono una spia. » ci tenne a rassicurarmi, con un tono così pacato che credetti in un istante che non mi avrebbe tradita. « Ma sarebbe meglio... »




« Ma dove diavolo sei stata? »
Dominique mi fissava con espressione torva e a braccia conserte, in attesa di risposte che tardarono ad arrivare. Mi sovrastava dal suo metro e settanta come se fosse una soldatessa e le sue labbra erano arricciate in segno di sfuriata incombente.
« Ti ho cercata dappertutto. »
Era ora di cena e mia cugina mi aveva appostata fuori alla sala d'ingresso. Non riuscivo a capire il motivo di tanto turbamento, ultimamente si comportava come se fosse la mia balia.
« Ho avuto da fare con Alex. » dissi, omettendo molte scene di quel che era accaduto nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
« Che cosa? » esordì lei, con uno strillo sconvolto. « Tra te e lui non potrebbe mai funzionare! Vuoi mettertelo in quella testa oppure... »
« Ho un appuntamento con lui ad Hogsmeade. »
   
 
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