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Autore: mamehota    08/01/2016    3 recensioni
[Zoro Roronoa, Nico Robin, ZoroxRobin, Zoro e Robin].
50 fanfiction su due dei personaggi migliori del manga, basate sulla Mezza Tabella maledetta.
# 01.Addio - era quell’odore di legno forte, piacevole, intenso, odore di famiglia e amore, che ormai ce l’avevano addosso e stava lì, in tre spade abbandonate lungo il fianco e in un libro letto e riletto molte volte.
# 25.Risveglio - «Non rispondermi ad una domanda con’altra domanda» protestò.
# 43. Sorriso - Si domandò quand’è che avesse imparato a ridere così.
# 26. Incontro - Robin arrivò d'improvviso.
# 41. Tempo - Ma Zoro dovette ammettere che non v’era compagnia migliore di Robin.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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41. Tempo
Quando vengo qui non voglio essere disturbato

«Non se ne parla».
Aveva tutta l’aria di essere una decisione senza possibili ripensamenti ma, nonostante l’avesse intuito, Robin non accennò a scendere dalla scaletta.
In piedi, le gambe ancora all’interno della botola, il busto al di fuori e i gomiti poggiati sul pavimento, osservava i pesi abbandonati in disordine e il resto degli attrezzi ammassati maldestramente in un angolo, picchiettando con le mani impazientemente sul marmo freddo cosicché fosse manifesta la sua noia.
«Lo sai che questo è un osservatorio?»
Di certo voleva essere una domanda retorica, ma il suo interlocutore non se ne accorse.
«Certo che lo so» borbottò infatti questi in risposta, «ma ho già concordato con Franky gli orari in cui la utilizzo io come sala d’addestramento… ».
Non si curò delle sue giustificazioni, al contrario facendo pressione sui gomiti si sollevò ed spinse del tutto il proprio corpo dentro la saletta, con disinvoltura e un pizzico di arroganza.
«Robin, vuoi andartene sì o no?»
No, non voleva.
«Cerco solamente un posto dove leggere un buon libro. Non ti darò fastidio. Hai detto di non voler essere disturbato, non che non vuoi compagnia».
Lui grugnì, confuso da quel ragionamento che sembrava avere una propria logica e leggermente rammaricato dalla sua incapacità di controbattere. Sbuffò e, grattandosi nervosamente la nuca, le voltò le spalle.
«Non appena interferisci un po’ ti caccio fuori» la minacciò e allo stesso tempo indurì il suo sguardo in un’espressione la cui intenzione sarebbe stata quella di suscitare intimidazione, ma ch’ebbe l’unico risultato di far soffocare a Robin un risolino di condiscendenza. Ella avanzò verso il divano a muro che percorreva la parete della saletta circolare e sedette, le gambe incrociate, rivolgendo la propria attenzione verso le pagine di uno spesso tomo, logoro e consunto.
«Demonio…».
«Non devi allenarti, Roronoa? Stai perdendo tempo».
«Demonio».

Ma Zoro dovette ammettere che non v’era compagnia migliore di Robin.
La ragazza quotidianamente abbandonava le fragorose risate e il frastuono degli amici e si rifugiava, agognando un po’ di tranquillità, nella saletta soprelevata e semi nascosta. Dunque soleva sedere con eleganza sul divano accavallando le gambe e leggere con profonda dedizione, mentre lo spadaccino praticava i propri allenamenti senza alcun tipo d’interferenza.
Entrambi totalmente assorbiti dalle proprie attività, non avevano mai la tentazione di parlarsi l’un l’altro né provavano la fastidiosa sensazione di essere osservati, o avvertivano l’assenza di parole opprimerli nel silenzio. Allo stesso tempo si scoprirono particolarmente compatibili.
Senza conversare in alcun modo, sembravano aver stipulato un tacito accordo: Robin si dirigeva all’osservatorio tutti i giorni, tanto silenziosa da non rendere sempre udibile il suo arrivo, e come promesso in principio non pronunciava una singola parola che avrebbe potuto distrarlo. Lui semplicemente ne ignorava la presenza.
Vi erano però anche dei momenti nei quali Robin senza alcuna spiegazione si abbandonava ad una leggera e spontanea risata –non sempre dovuta a ciò che stava leggendo- che faceva vacillare per un istante la concentrazione di Zoro. Egli scoccando un’occhiata infastidita si voltava verso la donna che, ancora col sorriso sulle labbra, si scusava con grazia.
«Ti ho distratto? Non era mia intenzione» sussurrava e manifestava un sincero dispiacere.
Capitava anche che fosse lui ad attirare l’attenzione dell’archeologa, quando si lasciava andare a imprecazioni riguardo la propria debolezza. Spesso non riusciva a reggere il peso che sollevava sulle gambe e questo rotolava a terra, rumoroso, oppure gli crollava sul petto facendolo gemere sommessamente dal dolore. In quei casi Robin distoglieva lo sguardo dal libro e lo osservava con gentilezza e rassegnazione, un implicito invito a domandare aiuto puntualmente rifiutato con un borbottio irritato.
«te lo sogni».
Avevano costruito una sorta di equilibrio che non avevano alcun motivo di far venire meno, in quanto in linea con gli interessi d’entrambi e soddisfacente alternativa al trascorrere le proprie giornate in solitudine.
C’era forse qualcosa di male nel trascorrere del tempo in compagnia di qualcun altro, anche solamente avvertendo la sua muta presenza al proprio fianco?

Quella sera, i loro sguardi s’incrociarono improvvisamente.
«Sono più interessante del tuo libro?» bofonchiò Zoro pentendosi di aver prolungato la sua occhiata fugace un secondo di troppo.
Robin ridacchiò. «Non volevo infastidirti. Il libro è appena finito» spiegò, senza però rivolgersi altrove. Era sinceramente interessata agli allenamenti di Zoro, e giorno dopo giorno riscopriva in lui tanto un guerriero inarrestabile e coraggioso quanto un amico premuroso più di quanto lasciasse trasparire. Sapeva che nonostante tutto teneva alla ciurma sopra ogni altra cosa, e lentamente stava cominciando a riscontrare una certa affinità tra questo suo atteggiamento e il proprio carattere.
«Potresti andartene» la invitò lui schietto.
«Come vuoi» rispose la donna, alzandosi dal divano e avviandosi verso la botola sul pavimento.
Zoro osservò le sue movenze aggraziate e i suoi passi leggeri mentre avanzava verso l’uscita. Si sarebbe aspettato di venir ignorato e dover continuare i propri allenamenti sotto quell’irritante e costante supervisione, invece lei gli aveva ubbidito senza storie. Ed ecco confermato il motivo per cui trovava Nico Robin il membro della ciurma più fastidioso tra tutti: non era assolutamente in grado di comprenderla. Dedicava non pochi sforzi a decifrare i suoi sorrisi e i suoi silenzi, e la testa gli doleva per quanto applicava il proprio cervello nella causa, ma non capiva mai, mai, le fonti e le mutazioni dei suoi stati d’animo. Quand’era che Robin sorrideva poiché realmente divertita? Quand’era che fingeva? Quando agiva per piacere, divertimento, quando invece per cortesia e semplice tolleranza?
E soprattutto: era possibile risolvere l’enigma della sua poliedrica personalità, o sarebbero occorse a Zoro due vite per riuscire a individuare il punto più profondo del suo cuore e per riuscire poi a raggiungerlo smantellando la facciata di mistero e disinvoltura?
L’unico dato certo e ineluttabile era che Zoro provava un sincero affetto nei confronti di Robin. Come per ogni altro membro della ciurma, avvertiva quanto la sua anima fosse legata a doppio filo a quella di lei, in maniera inscindibile e intensa.
Sarebbe stato riduttivo definire “amicizia” l’intricata rete di relazioni che li legava: a unirli era la consapevolezza che i loro destini convergessero verso un unico orizzonte, la sensazione di conoscersi da tempi tanto remoti da non ricordare null’altro ci fosse prima, e soprattutto la tentazione di ridurre in brandelli chiunque osasse arrecare dolore all’altro. Era un amore più potente, più intimo di qualsiasi sensazione che Zoro avesse mai provato.
Un tenero imbarazzo misto a celata serenità gli invasero il petto nel costatare di star formulando pensieri che non avrebbe mai rivelato a nessuno dei suoi nakama, e le guance gli si tinsero di una tonalità purpurea. Fortunatamente, sapeva di non aver bisogno di esprimere la sua gratitudine a parole.
«Puoi guardare mentre mi alleno» concesse.
Robin si voltò. In quegli occhi cerulei Zoro vide riflessa la stessa sorpresa che avrebbe potuto giurare stesse animando i suoi.
A suscitare lo stupore dell’archeologa non erano state le parole dello spadaccino, suo compagno di viaggio da abbastanza tempo da farla abituare alla gentilezza che era capace di dimostrare, bensì il tono con il quale le pronunciò e, soprattutto, il suo ripensamento sulla richiesta di abbandonare la sala. Di solito non c’era infatti verso di far cambiare idea al pirata, ed egli non ne concedeva neppure il tempo, appisolandosi un istante dopo aver concluso la conversazione in corso.
Ma, seppur colpita da quell’imprevedibile cambio di programma, Robin non disdegnò di tornare alla sua postazione e sedere nuovamente dove soleva fare.
«Ma come si può?» domandò Zoro sovrappensiero «osservare qualcun altro che si allena… che tempo sprecato… »
«Vuoi che mi alleni con te?» ridacchiò lei, divertita.
Lui la squadrò al di sotto di due sopracciglia contratte e una fronte corrugata.
«A cosa serve allenarmi con te che non sei una spadaccina?» si lamentò, dandole nuovamente una reale risposta ad una domanda retorica e dall’intento provocatorio.
«Sei un grandissimo combattente, ma non sei molto sveglio» rise Robin, la cui intelligenza era superiore a quasi tutti i compagni di cappello di paglia. «Se noi combattessimo qui, non durerei molto contro di te. Ma se ti sfidassi a scacchi, non riusciresti neanche a memorizzare l’aspetto delle pedine prima di ritrovarti sconfitto senza che tu possa capire come. Che ne dici, vuoi giocare a scacchi, Zoro?».
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, tentando di districare e comprendere la matassa di emozioni che provava - a metà tra la sensazione forte e distinta di esser stato nuovamente beffato, il desiderio di dimostrarle la sua superiorità in una qualche maniera e l’usuale voglia di comprendere il perché dei suoi atteggiamenti.  
«Certo che no. Io non faccio nulla controvoglia … piuttosto mi riposo».
«Non cambi proprio mai» sospirò l’archeologa, poggiando il viso sui palmi e sporgendo il busto verso di lui. Ciò che aveva detto non corrispondeva totalmente al vero, se si pensava che nemici contro i quali Zoro aveva sfiorato la morte anni prima potevano adesso venir tranciati in due dallo spadaccino in un istante. Ecco, in questo sì che era cambiato. C’era inoltre da dire che il ragazzo le sembrava ora molto più saggio ed equilibrato che non nei primi mesi di conoscenza, quasi come avesse negli anni sviluppato la capacità di far scivolare via tutto ciò che fosse superfluo e indesiderato e di prestare attenzione solo a ciò che fosse nel suo raggio di interesse.
«A quanto pare tu sì. Eri più silenziosa» precisò Zoro. Erano trascorsi poco più che una manciata di secondi dalla constatazione di Robin.
«Ritengo sia meglio così, non trovi?».
Zoro ripensò ai trascorsi burrascosi di lei: anni in cui lui non era ancora nato, e lei già fuggiva dalla marina sopportando una zavorra da 80 milioni penderle sul capo. Quante sofferenze aveva patito?
Sotto questo punto di vista, Zoro si sentì un bambino. Nonostante fosse stato anch’egli testimone delle più violente angherie e delle più crudeli atrocità di cui il mondo fosse capace, a soli ventuno anni era se a lei comparato un frutto acerbo in attesa di maturare.
Per qualche attimo, percepì Robin come una presenza lontanissima da lui.
Le sorrise.
«A quanto pare sì. Né, Robin, domani quando sali, portami del sakè» mugugnò, la domanda a metà tra una cortese richiesta e un ordine pretenzioso.
«Me ne ricorderò ».
Anche Robin sorrideva.
Quel giorno, per la prima volta, Zoro e Robin discesero lungo la botola insieme, e non fu un problema presentarsi in giardino fianco a fianco, armati di una profonda ed intima complicità con la quale iniziavano lentamente a prendere confidenza, schiavi del proprio autoimposto isolamento da ormai troppi anni.
Non c’era niente di male se due pirati della stessa ciurma trascorrevano del tempo insieme, se si concedevano la dolcezza di brevi e piacevoli attimi in compagnia. Nessuno avrebbe potuto avere da ridire, o trovarvi qualcosa di sorprendente, non finché i due si limitavano a scoprire e bearsi di quel caloroso tepore che la presenza di un amico è in grado di infonderti.
Fu come cascare nella più ingenua e mal progettata delle trappole: vi caddero con superficialità, senza darsi peso di evitarne le insidie poiché incuranti di esser prossimi al pericolo, e soprattutto non furono più capaci di tirarvisi fuori, poiché giunti sul fondo difettarono di forze, desiderio e volontà.

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Hello! Siccome ho ricevuto tantissimi commenti positivi allo scorso capitolo (wow, sapere che c'è gente che ancora segue questa raccolta dopo quanto, 3 anni? mi riempie di gioia!) ho deciso di continuare la revisione e la pubblicazione di vecchie storie :).
Questa precisamente era una long long long long fic, che non ho mai pubblicato nonostante le insistenze di amici xD perché fondamentalmente non mi ha mai convinta. Siccome mi piangeva il cuore lasciarla qui e mi avete dato coraggio, ne ho estratto il primo pezzo e l'ho revisionato (ho impiegato na roba come un'ora, praticamente ho cambiato tutto ahah). Come noterete l'ho adattata al prompt "tempo", perdonatemela ma siccome nessuna di queste fanfic aveva davvero collegamento con un prompt per inserirle nella raccolta li sto mettendo a casaccio, ma ormai non penso abbia qualche importanza xD.
Credo che nei prossimi capitoli alternerò il continuo di questa (dura ancoooooooooooora taaaaaaaaaaanto) a altre brevi drabble e un'altra looooooooooooooooooooooooooooong fic che scrissi sempre senza mai pubblicarla, in cui ci sono scene fluffose con loro due assieme xD.
Il titolo della serie (!!) sarà "quando vengo qui non voglio essere disturbato", perché ho sto brutto vizio che do come nome ai file word la prima frase del documento senza cambiarla e niente, inizialmente la ff iniziava così quindi praticamente il nome della storia è questo da 4 anni XD.
Ps: non ricordo perché quello è ZoRobin day xD è una data ufficiale stabilita dai fan giapponesi, suppongo per qualche strana combinazione trai compleanni come fanno sempre loro. In ogni caso è una data riconosciuta in cui mondialmente gli artisti fanno fan art, fiction e quant'altro sulla coppia!:)
 
   
 
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