Alessandro è un uomo in carriera, affascinante e attraente. Eppure una parte di sé è segnata da un evento della sua vita che non può scordare, un passato ingombrante, una condanna senza appello, fatto di dolore, senso di colpa e rimpianto. Un'infinità di rimpianto.
Per questo Alessandro si è creato un'esistenza di stenti, di precari, fragili equilibri, costantemente in bilico su un filo di sottile e affilato dolore, aggrappato a un passato che gli graffia le mani, ma che mai oserebbe abbandonare.
[Dal primo capitolo]
L'uomo dallo sguardo assente camminava a passo spedito, la valigetta in mano, la mente altrove. I pensieri sfrecciavano veloci, seguendo il ritmo dei passi affrettati di gente vestita in giacca e cravatta che si affrettava a superare i tornelli. [...]
L'uomo aveva lo sguardo assente perché pensava troppo. La sua mente assomigliava a una stazione, piena di pensieri che arrivavano senza preavviso e risfrecciavano via veloci come erano venuti, senza nemmeno dargli il tempo di afferrarli, ed era sempre stato così per 37 anni. Anzi, 38, dato che quello era il mattino del suo trentottesimo compleanno (o, come amava definirlo lui, il quinto anniversario dal suo 33° compleanno). Nonché suo primo giorno di scuola.