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Autore: MissSmoak    10/01/2016    3 recensioni
La Seconda Guerra Magica è ormai un ricordo, sempre presente e pressante, nelle menti di chi l'ha vissuta.
Non può essere dimenticata, e forse la vittoria non è quella che tutti si aspettavano.
Tornando ad Hogwarts, dopo pochi mesi dalla fine della Battaglia, tutto è cambiato, eppure sembra che nessuno voglia ammetterlo.
"Gli davano il voltastomaco, tutti quei teatrini per far credere al Mondo Magico che la guerra fosse finita, quando in realtà nessuno ancora aveva iniziato a sentirsi al sicuro. Persino – o forse soprattutto – Hogwarts era un covo di sospettosi studenti che sobbalzavano al minimo rumore, che si guardavano intorno come animali braccati; qualcuno scoppiava a piangere nel mezzo di una lezione o del pranzo, altri si rinchiudevano nei Dormitori in cerca di solitudine."
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo V

"Raising"


There's so many wars we fought
There's so many things we're not
But with what we have, I promise you that
We're marchin on

One Republic - Marchin On

 

Dopo aver mollato Malfoy in Biblioteca, Hermione si era sentita subito molto più leggera. Era riuscita a dirgli esattamente ciò che pensava, e a farlo senza balbettare o suonare insicura; inoltre, si era trattenuta dallo spintonarlo o schiaffeggiarlo.
In poche parole, un successo su tutti i fronti.
Così, con l'aria improvvisamente molto altera, il viso disteso in un'espressione vittoriosa e il passo deciso, si era diretta verso la Sala Comune Gryffindor, decisa a trovare un luogo tranquillo per continuare le sue ricerche e portarsi avanti con i compiti.
La sua aria trionfante, tuttavia, si spense pian piano, passo dopo passo, finché, buttata la borsa accanto al tavolo e sedutasi sulla sedia non lontano dal camino, Hermione sospirò.
Era stata un'imbecille. Quella finestra che Draco le aveva aperto poco fa poteva essere un'occasione per farsi dire ciò che finora le aveva nascosto, per parlare con Malcolm e Daphne, per costringerlo ad aggiornarla su ogni movimento che lei, in quanto esterna a Slytherin, non avrebbe potuto monitorare.
Appoggiò la fronte sul palmo della mano, il gomito sul tavolo, e sospirò di nuovo.
Il suo orgoglio le aveva impedito di vedere un'opportunità, e questo fatto la rendeva ancor più arrabbiata con se stessa. C'erano queste due fazioni contrastanti, dentro di lei: l'una favorevole a far finta di perdonare Malfoy per poter fare luce su quella faccenda, l'altra che avrebbe considerato un' alleanza con quel verme come un atto di debolezza e di poco rispetto nei confronti della sua stessa persona.
Così, che si inclinasse verso l'una o l'altra fazione, “tradire” quella opposta finiva sempre per farla sentire uno schifo. Avrebbe tanto voluto parlare con qualcuno di questo fastidioso conflitto interiore che non accennava a risolversi, ma Ginny era stata molto concisa quando era venuta a sapere ciò che era successo, e la rabbia che aveva mostrato spingeva Hermione ad evitare di introdurre di nuovo il discorso.
Incapace di rimanere circondata da altre persone, si trascinò al piano di sopra ed entrò nel Dormitorio. Buttò la borsa con i libri davanti al comodino e si lasciò cadere sul letto, affondando il viso nel cuscino. Si sentiva così stanca, fisicamente e psicologicamente, con tutti quei pensieri a batterle costantemente sulle tempie in cerca di attenzioni.
Era qualche giorno, ormai, che non si verificavano incidenti agli Slytherin, eppure Hermione sentiva che la questione era lungi dall'essere conclusa. Senza considerare il comportamento di Ronald che, oltre a rasentare il ridicolo, le causava un'enorme preoccupazione.
Ancora non sapeva chi potesse esserci dietro quei “dispetti”, come li aveva chiamati Harry, ma che il suo amico di sempre, nonché ex-ragazzo, parlasse apertamente della sua avversione per i verde-argento le aveva messo una pulce nell'orecchio. Credeva che mai e poi mai Ron avrebbe fatto volutamente del male a qualcuno, era sempre stato un ragazzo abbastanza tranquillo e altruista, sebbene a volte un po' troppo focoso nell'esprimere il suo disappunto; era pur vero che, ultimamente, il Ron con cui aveva avuto a che fare era molto diverso da ciò che era sempre stato.
Nonostante l'intenzione di Hermione fosse continuare le sue ricerche al sicuro da chiacchiere ed occhiate altrui, si ritrovò ad addormentarsi senza accorgersene. Gli occhi, chiusi per tentare di lasciar fuori i pensieri, rimasero fermamente serrati davanti un sogno agitato.
Si svegliò parecchie ore dopo, battendo lentamente le palpebre per rendersi conto di che ora fosse e di dove si trovasse. Allungò una mano alla cieca, accorgendosi che la luce del giorno non filtrava più dalla finestra, sostituita da una mezza luna argentata. Riuscì ad afferrare la sveglia e vide che erano le dieci passate: la cena, ormai, era andata, e ne fu quasi contenta. Di certo tornare ad affrontare il mondo e tutte le persone che ne facevano parte era in fondo alla lista dei suoi desideri.
Aveva deciso di tirare fuori qualche libro per occupare un po' il tempo, quando la porta si aprì e Ginny entrò trafelata nella stanza.

- Hermione! - chiamò, avvicinandosi velocemente all'amica. Con un colpo di bacchetta accese la luce sul comodino e si sedette accanto a lei. - Ma dove sei stata? E' tutto il pomeriggio che ti cerco in giro per Hogwarts!
L'altra sbadigliò e si voltò per guardarla, - Mi dispiace Gin, mi sono addormentata senza volerlo.
- Mh, quindi non ti sei mossa da qui?
- Già – mormorò Hermione, ora leggermente perplessa, - C'è qualcosa che vuoi dirmi?
- Onestamente non ne sono sicura. 
Le sopracciglia della Caposcuola scattarono verso l'alto, in un'esplicita richiesta di ulteriori spiegazioni. Sentiva già che qualcosa la turbava, sperava soltanto fosse qualcosa di semplice da risolvere.
Ginny la osservò per qualche istante sovrappensiero, come se davvero stesse ponderando di evitare di dirglielo. Poi, ravviandosi indietro i capelli con un gesto irritato, si accomodò meglio sul letto e la fissò insistentemente. - Credo che tu debba vederlo con i tuoi occhi.
- Vedere cosa? Dimmi che è successo Gin, mi sto preoccupando.
Sentiva già i battiti del cuore accelerare.
- Davvero, nulla di... grave, ma preferirei che tu mi seguissi.
- Adesso basta, - borbottò Hermione, scansandosi da lei ed alzandosi dal letto. Incrociò le braccia al petto e guardo l'altra con una smorfia infastidita. - Dimmi che è successo e poi ti seguirò dove ti pare. Non puoi pretendere di mettermi così in agitazione e poi evitare di parlarmi.
Ora era totalmente sveglia, e anche piuttosto arrabbiata.
Ginny, mettendo su un'espressione stizzita, disse – Allora prima informami tu su una questione, per favore. – Il tono era aspro e tagliente, - Per quale motivo, nonostante ti avessi chiesto espressamente di evitarlo, hai detto ad Harry ciò che ti ha fatto Malfoy?
Hermione rimase così sorpresa da quelle parole che per numerosi secondi fu incapace di fare alcunché: in silenzio, immobile, osservò l'altra con uno sguardo stralunato. Il suo cervello, però, lavorava velocemente e passava al vaglio tutte le situazioni ipotetiche che avrebbero potuto portare Ginny a domandarle una cosa del genere. Innanzitutto, ciò voleva dire che Harry sapeva cos'era successo e, dato che ovviamente non era stata lei a farlo, chi poteva essere stato? Inoltre, ciò voleva dire che era accaduto qualcosa che aveva a che fare con il fatto che Harry sapesse.
- Hai intenzione di rispondere? - domandò la rossa, indispettita.
- Io non l'ho detto ad Harry – ribatté Hermione, tentando di riprendersi dallo shock di poco prima, - e mi fa piacere che la prima opzione a cui tu abbia pensato sia stata che io ho mancato alla parola che ti avevo dato pochi giorni fa.
Questa volta fu il turno di Ginny di rimanere spiazzata. - Solo noi due lo sapevamo! - tentò di difendersi.
- Questo tu non puoi saperlo con certezza. Innanzitutto, c'erano anche Zabini e Nott...
Nel sentire quei nomi, l'altra sobbalzò, - Loro non l'avrebbero detto ad Harry.
- No, credo anch'io, ma qualcuno avrebbe potuto sentirli mentre ne parlavano. - ipotizzò Hermione, poi un dubbio spinoso le illuminò gli occhi, - Perché non hai chiesto direttamente ad Harry chi glielo avesse detto?
Lei arrossì di sdegno, - E' un periodo complicato per noi due, e ora non ho voglia di parlarne.
Lo sguardo di Hermione si addolcì appena, - Mi dispiace davvero Gin, e vorrei che tu mi rendessi partecipe di ciò che ti succede anche se non sono di certo un'esperta in materia, guarda con Ron...
- E' diverso, io e Harry siamo fatti per stare insieme! - sbottò la rossa, alzandosi in piedi.
- Lo credevo anche di me e Ron, e tu lo sai. - sibilò Hermione, ora decisamente infastidita da quelle insinuazioni. Che pensava, che si fosse messa con il fratello solo perché si sentiva sola?
- Sì. - mormorò Ginny, molto più calma, - Certo che lo so... - si avvicinò all'amica e le prese la mano, - Vorrei dirti tante cose, Hermione, ma è difficile. Prima o poi ti spiegherò tutto, o forse saranno gli stessi fatti a farlo, in ogni caso sappi che è una situazione che devo affrontare da sola, almeno per ora.
Un po' stordita da quel discorso che le appariva oscuro, la ragazza annuì.
- In ogni caso, - riprese Ginny, cambiando tono e lasciandole la mano, - Oggi pomeriggio Malfoy ed Harry si sono menati, in Biblioteca, e pare che la motivazione della contesa fossi tu.
- Si sono menati – ripeté Hermione, battendo velocemente le palpebre.
- Già.
La rossa la guardava con gli occhi stretti, come se stesse tentando di comprendere qualcosa soltanto osservando lei e le sue reazioni.
- Stanno bene?
- Stanno bene? - ripeté Ginny, palesemente in stato di shock. Di certo mai nella sua vita avrebbe pensato che un giorno Hermione Granger si fosse preoccupata della salute di Draco Malfoy.
- Sì, insomma, si sono fatti molto male? - chiese l'altra, sinceramente preoccupata; onestamente, non aveva ben inteso il tono con cui l'amica aveva ripetuto la sua stessa domanda: le era sembrato di essersi espressa in maniera assolutamente chiara.
Ginny incrociò le braccia al petto in un gesto irritato, - Harry si è rotto il naso, ha una costola incrinata e altre abrasioni e graffi sul resto del corpo, - spiegò, spiccia, - mentre Malfoy per quanto ne so e me ne importa potrebbe anche già essere tre metri sotto terra.
- Ginny! - balbettò Hermione, sconcertata, ma si riprese subito e afferrò velocemente il mantello per buttarselo sulle spalle, - Io vado in Infermeria.
L'altra reagì prontamente parandosi davanti a lei per bloccarla, - Tralasciamo per un istante il fatto che tu sia preoccupata per Malfoy, il che mi da' il mal di stomaco a dirla tutta, ma diciamo che è parte e conseguenza del tuo animo da eroina che si strugge per l'intera umanità; ti sembra davvero il caso di fregartene delle regole della scuola, che proibiscono le visite a quest'ora, soltanto per quello?
- Se proprio vuoi saperlo, - ribatté Hermione oltraggiata, - è Harry che voglio andare a trovare proprio ora, non Malfoy. E non vedo il problema nell'essere preoccupata che un ragazzo di vent'anni, per quanto odioso sia possa essere ferito in modo più o meno grave, dal mio migliore amico per giunta. Per cui sì, prenderò il mantello dell'invisibilità dal baule di Harry e infrangerò una regola per controllare che stia meglio e per assicurarmi che non provi mai più a fare una stupidaggine simile, che poi è proprio quello che volevi che io vedessi, o sbaglio?
Ginny si scansò lentamente, poi mormorò – Fai come vuoi, io ci rinuncio.
- Ti ringrazio – ribatté Hermione, ancora scossa per le parole dell'amica. La oltrepassò senza guardarla e si diresse verso il Dormitorio maschile, assicurandosi che nessuno fosse in camera prima di entrare per prendere il mantello di Harry.
Uscì velocemente dal buco nel ritratto e camminò a passo rapido, allo scoperto, finché non si trovò nei pressi dell'Infermeria, dopo di che si coprì ed entrò silenziosamente nell'enorme stanza rettangolare. Si chiuse la porta alle spalle nella maniera più cauta possibile, e avanzò in cerca del letto in cui avrebbe dovuto giacere Harry.
Fortunatamente sarebbe stato piuttosto facile, dato che solo due letti avevano le tende tirate, ed erano a parecchia distanza l'una dall'altra. Hermione si avvicinò alla prima e scostò pianissimo la tenda, sbirciando con circospezione all'interno.
Ci mise qualche secondo per discernere la figura di Draco Malfoy, sdraiato su un fianco, con la coperta tirata fino a metà busto; una mano riposava placida sul cuscino davanti al suo viso, mentre l'altra era appoggiata vicino al suo petto, che si alzava e abbassava a ritmo regolare. Stava dormendo, e aveva un'aria molto diversa da quella che si portava appresso quand'era sveglio. Sembrava essere totalmente tranquillo, con le palpebre accostate con leggerezza sugli occhi grigi, la bocca appena socchiusa e i capelli biondissimi che gli ricadevano a ciuffi sulla fronte e sugli occhi.
Hermione notò un lungo taglio che incrinava la pelle pallida e altrimenti perfetta del viso, partendo da sotto l'occhio sinistro, vicino la tempia, ed arrivando fin quasi al labbro. Altri lividi e contusioni sul collo, sulle mani, e un brutto segno rosso sul polso.
Senza neppure accorgersene, la ragazza aprì un po' di più la tenda e si avvicinò di un passo, facendo attenzione a non fare alcun rumore. Se anche lui si fosse svegliato, non l'avrebbe vista, ma era sempre meglio evitare situazioni imbarazzanti. Il fatto era che avere la possibilità di osservare il draco dormiens era un evento più unico che raro, e poi voleva davvero essere sicura che non avesse subito danni maggiori, altrimenti sarebbe stati guai anche per Harry.
Giunta a meno di un passo dal ragazzo, Hermione avvertì distintamente il suo respiro costante che si infrangeva contro il cuscino; il collo di Draco, a guardarlo da vicino, era in condizioni ben peggiori di quanto credesse. La Gryffindor riconosceva alla perfezione i segni rossi che spiccavano sulla pelle bianca di Malfoy, perché ne aveva una copia molto simile sulla propria gola.
Sentendosi terribilmente in colpa, sentì che una parte di lei era soddisfatta che lui avesse avuto quel che si meritava. Tuttavia, l'istante in cui lo spirito della vendetta aveva preso il sopravvento terminò in fretta, ed Hermione si ritrovò a voler allungare una mano per passare delicatamente le dita sul suo viso e sul collo.
Con un verso inorridito, la ragazza indietreggiò così velocemente da doversi appoggiare al muro per non cadere. Sentiva il proprio cuore battere a ritmi folli nel petto, e si chiese cosa diavolo le stesse succedendo in quei giorni. Ignorando abilmente il pensiero che aveva formulato poco prima, Hermione aspettò di calmarsi un po' prima di lasciare il letto di Malfoy e dirigersi verso quello di Harry.
Non capiva proprio chi diavolo gliel'avesse fatto fare a non restarsene in Sala Comune, almeno fino alla mattina successiva, invece di rodersi l'anima in quella che era già stata una lunghissima giornata.
Sicura, stavolta, di chi avrebbe trovato oltre la tenda, Hermione osservò il suo migliore amico da vicino, disteso a pancia in su sul letto; Harry aveva la bocca aperta e russava sommessamente, mentre il palmo di una mano era appoggiato sul petto e l'altra mano pendeva inerte al di là del materasso. I capelli erano scapigliati come non mai, e una fasciatura bianca gli copriva parte del naso. Il petto era nudo, poiché un'altra fasciatura gli nascondeva quella che Hermione suppose essere la costola rotta.
Stavolta la Gryffindor allungò una mano senza esitazioni e, facendola sporgere al di fuori del mantello, la poggiò delicatamente sulla guancia. Vi avvicinò le labbra e gli lasciò un bacio leggero, dopo di che decise che era meglio lasciarlo riposare e parlarne la mattina successiva.
- Notte, Harry – mormorò pianissimo, facendo scorrere una carezza sulla sua guancia nel togliere la mano dal suo viso caldo.



Quando Draco si svegliò, la mattina successiva, era quasi ora di pranzo. Sentiva strani e sconosciuti dolori provenire da varie parti del suo corpo, tra cui una fitta derivante dal taglio sul viso e il bruciore delle ferite sulle mani e sulle nocche.
- Buongiorno principessa – sorrise allegramente Blaise, seduto su una sedia affiancata al letto. Con le gambe elegantemente accavallate e la Gazzetta del Profeta poggiata sulle gambe, sembrava un Lord dell'Ottocento in attesa del suo tè mattutino.
Draco grugnì e tentò di muoversi, ma a giudicare dal dolore tremendo che il tentativo gli provocò, era meglio rimanere quanto più fermo possibile.
- Aspetta, ti do una mano – intervenne il moro, alzandosi con estrema calma per sistemargli i cuscini ed aiutarlo ad appoggiarvi la schiena.

- Che ci fai qui? - chiese Malfoy, e la voce gli uscì bassa e roca a causa del sonno.
- Assisto il pargolo, ovviamente. Come ti senti?
L'altro fece una smorfia esplicativa, e aggiunse – Uno schifo.
- Uno schifo soddisfatto?
- Abbastanza.
Blaise rise e tornò a sedersi. - Effettivamente sei ridotto male.
- Grazie per aver sottolineato l'ovvio – rispose Draco con un gemito, - Ma credo che starò molto peggio quando mi espelleranno da questa odiosissima scuola e mia madre mi spedirà prima al diavolo e poi in un posto ancora peggiore.
- Avanti, non essere così irrimediabilmente tragico e pessimista – mormorò Zabini, passandogli un bicchiere d'acqua, - A quanto ho capito nessuno dei due sarà espulso, ma la McGranitt si sta lambiccando il cervello in cerca di una punizione adatta. Ovviamente, Madama Pince pretende le vostre teste su una picca, ma credo sia illegale quindi cerca di stare tranquillo e di riprenderti.
Draco bevve l'intero bicchiere e lo poggiò malamente sul comodino, - La punizione della McGranitt potrebbe essere peggiore persino dell'espulsione.
- Forse, ma intanto potrai rimanere a farmi compagnia per il resto dell'anno scolastico – disse Blaise, poi il suo sorriso si allargò nell'aggiungere – Tra l'altro, hai una visita molto interessante ad attenderti.
Malfoy lo guardò interrogativo, senza aprire bocca.
- Non provi ad indovinare? - domandò Blaise, deluso, - Sei così noioso.
Uno sbuffo, - Abbi pietà di me almeno quando sono fisicamente ferito e risparmiami questi giochetti. Tra l'altro si può sapere dove diavolo è Madama Chips? Mi fa male ogni singola parte del corpo e lei mi abbandona così, in tua compagnia per giunta?
Blaise fece un gesto della mano come a voler scacciare delle mosche inesistenti, - Smettila di fare la vittima, ti ha voluto lasciar riposare e ti visiterà dopo che avrai mangiato qualcosa. In ogni caso dovresti essere grato di avermi vicino, e prima o poi ti presenterò il conto di anni e anni in cui ho esercitato a tempo pieno la funzione di amico o, se preferisci, baby-sitter. Per di più – e qui si prese un lunghissimo istante per guardare Draco con occhi insinuanti, - la Granger è passata un'ora fa e mi ha detto che sarebbe tornata prima di pranzo, sperando che tu ti fossi finalmente svegliato.
- Oh, - mormorò Draco, preso alla sprovvista, - e pensi che questa sia una notizia positiva, per caso? - domandò, polemico.
- Certo che sì, avrai un'ulteriore occasione per chiedere perdono e dirle tutto ciò che hai da dire.
Se Malfoy avesse avuto la forza di alzarsi in piedi e cacciarlo fuori dall'Infermeria, non avrebbe atteso un secondo di più. Gli venne in mente che magari poteva urlare a qualcuno di farlo al posto suo, ma la gola gli bruciava e la sua voce era ancora piuttosto roca, quindi anche quella possibilità era stata esclusa.
- Forse ho sopravvalutato la tua capacità di deduzione, - mormorò Draco, palesemente esausto, - perché mi sembra ovvio che se la Granger vuole vedermi è per farmi una paternale su ciò che è successo ieri, urlarmi in faccia epiteti davvero poco carini ed aggiungere il pestaggio di Potter ai motivi per cui odiarmi fino alla morte.
Del tutto disinteressato al discorso dell'amico, Blaise disse – Secondo me le piaci.
Un silenzio attonito calò intorno a loro. Dopo quello che sembrò un lunghissimo ed eterno minuto, in cui Draco batté le palpebre più volte di quanto fosse consentito dalle regole del decoro, il biondo domandò – Hai fumato di nuovo la roba della Davies?
- Certo che no, prezzi troppo alti e qualità scarsa. - rispose tranquillamente Zabini, alzandosi in piedi e avvicinandosi al suo letto. - Me ne vado a pranzo e ti lascio in compagnia di quella deliziosa donzella. Ricordati di non fare il troll come tuo solito, né il Dissennatore, sebbene sulla parte del bacio si possa lavorare... - gli scapigliò un po' i capelli e gli rivolse un ultimo sorriso smagliante.
- Va al diavolo, Zabini – lo salutò Draco, usando la poca forza che si ritrovava per spingerlo lontano da sé.
- A dopo, principessa.
Malfoy lo seguì con lo sguardo finché non fu scomparso al di là della tenda, constatando ancora una volta che le maledizioni senza bacchetta erano al di là della sua portata, dopo di che si sdraiò meglio sui cuscini e sospirò. La testa gli girava appena, forse per la fame sommata ai dolori sparsi che continuavano ad investirlo ad intervalli regolari. Aveva davvero poca voglia di pensare a ciò che avrebbe dovuto dire ed eventualmente rispondere alla Granger, preferendo di gran lunga rimettersi a dormire e pensare dopo a tutti i problemi che il suo piccolo sfogo aveva causato e avrebbe continuato a causare per i giorni a venire.
Quando, dopo qualche minuto, sentì la tenda scostarsi, Draco non aprì neppure gli occhi. Rimase immobile, con un braccio piegato dietro la testa e l'altro poggiato pigramente sul petto, contemplando l'ipotesi di far finta di dormire per evitare quella conversazione. Un odore conosciuto gli solleticò l'olfatto, un profumo che ricordava le ciliegie e l'estate.
- Malfoy?
Sentendosi leggermente sollevato, constatò che il tono della Gryffindor sembrava alquanto pacato.
- Granger – biascicò, in risposta. Aprì gli occhi e la osservò con estrema calma, mentre se ne stava ferma ai piedi del suo letto, con una mano stretta sulla borsa che aveva in spalla e l'altra abbandonata lungo il fianco. L'espressione del viso era neutra, sebbene gli occhi fossero appena socchiusi, come se fosse immersa in un ragionamento alquanto complesso.
Si lasciò guardare in silenzio, per poi fare qualche passo e posizionarsi al suo fianco, dove fino a poco prima c'era Blaise.
- Come stai? - chiese, in modo del tutto casuale, approfittando per togliersi la sciarpa e poggiarla con la borsa accanto alla sedia.
- Perché non saltiamo tutta la fase delle domande di cortesia per arrivare direttamente al punto? - domandò stancamente Draco, ma i suoi occhi tradivano un certo nervosismo, probabilmente perché si erano fissati senza volerlo sui segni, ormai sbiaditi, sul collo della ragazza.
- Perché, - spiegò Hermione pazientemente, - il primo punto sulla mia lista è sapere come stai.
Lo Slytherin deglutì, senza riuscire a distogliere lo sguardo. - Potrei stare meglio.
- Capisco, - mormorò l'altra, e si avvicinò ulteriormente, allungando una mano verso il viso di lui, - ti fa male qui? - chiese, passando piano il dito sul graffio sotto l'occhio. L'espressione di Hermione era rimasta incolore, mentre Draco era al limite del panico e aveva spostato istantaneamente lo sguardo sul volto di lei, il che non aiutava a rimanere impassibili dato il mezzo sorriso che vi aleggiava. Quando le dita calde della ragazza gli sfiorarono il viso, sussultò appena e rispose con un sussurro, - Sì.
- Molto bene.
Draco sbiancò, - Molto bene?
Senza alcun preavviso, Hermione sorrise e fece scorrere con leggerezza l'indice lungo tutto il taglio, fino a sopra il labbro, osservando divertita la smorfia di dolore del ragazzo. - E' solo un graffio – disse, allontanando finalmente la mano, - Un po' te lo meritavi.
- Me lo meritavo, - ripeté Draco, stralunato e alquanto confuso, - Sono riuscito persino a scalfire il tuo puro animo Gryffindor con il deplorevole sentimento della vendetta? Credo che Slytherin meriti almeno cinquanta punti per la mia impresa.
Hermione scoppiò a ridere, - Sì, forse.
Ovviamente, ciò causò un esplicito aggrottarsi di sopracciglia nel biondo, che si trovava del tutto spiazzato dal comportamento della Granger. Così, per tentare di togliersi dall'impiccio, domandò – Qual è il punto due della tua lista?
La Gryffindor si prese tutto il tempo necessario per avvicinare appena la sedia al letto e prendere posto, volgendo di nuovo lo sguardo verso di lui. - Vorrei rimanere ancora sul punto uno. Dunque, a parte le lesioni che si vedono ad occhio nudo, c'è altro?
- Ora non ti sembra di esagerare, Granger? Per caso ti hanno imposto di scrivere il mio referto?
Lei scosse la testa, - Va bene, vorrà dire che chiederò a Madama Chips – lo liquidò.
- Sempre se deciderà di rifarsi viva per curarmi – borbottò Draco, contrariato.
- Passerò da lei non appena avrò concluso il punto tre – si propose Hermione, guardandolo con tranquillità.
- Avanti, allora... - la incitò Draco, evidentemente in difficoltà e desideroso di porre fine a quella strana convivenza il prima possibile - Sei in posizione vantaggiosa, Granger: io non posso muovermi dal letto, perciò dovrò ascoltarti per forza. Rimane a me la scelta di se e come risponderti.
Lì per lì, la ragazza sembrò indecisa, - Raccontami cos'è successo ieri pomeriggio, dopo che sono andata via.
Draco sbuffò, - Sembra un interrogatorio.
- Sei impossibile – si lamentò Hermione, - Vuoi rispondermi si o no?
- Stavo per uscire dalla Biblioteca, ma quando ho aperto la porta Potter era lì fuori a schiumare di rabbia; gli ho chiesto di spostarsi e non l'ha fatto, ha iniziato a infastidirmi, ha tentato di darmi un pugno e io ho tentato di restituirglielo. Ecco tutto. Ovviamente lo Sfregiato avrà dato la colpa a me e qualsiasi io cosa dicessi in mia difesa sarebbe totalmente inutile, come al solito, per cui mi asterrò da qualsiasi altro commento al riguardo.
- Mi sembra che i vostri siano stati molto più che “tentativi” – si limitò ad osservare Hermione, molto seriamente.
- Che cosa vuoi che ti dica, Granger? Che mi dispiace? No, non mi dispiace affatto e, a dir la verità, credo sia l'unica cosa positiva che mi sia capitata negli ultimi giorni.
La Caposcuola Gryffindor lo guardava con una certa curiosità malcelata, e rimase in silenzio per qualche secondo a ponderare le parole di lui. - Lo sai perché Harry lo ha fatto – disse, alla fine, e forse voleva suonare come una domanda, mentre tutto ciò che le uscì fu un'affermazione.
- Sì, lo so – rispose Draco, laconico. Spostò gli occhi sulle proprie mani, poggiate sulle coperte.
Hermione annuì, prendendone atto, poi mormorò – Non dovrà succedere mai più.
- Questo non posso di certo promettertelo.
Forse fu il tono confidenziale con cui Draco parlò, o forse il fatto che aveva di nuovo alzato il viso per guardarla, mentre un ghigno divertito gli piegava le labbra, ma Hermione sentì che non c'era bisogno di aggiungere altro, riguardo la rissa. Così, leggermente stupita persino da se stessa, prese un profondo respiro e si accomodò meglio sulla sedia.
- Il punto tre non ti piacerà – lo informò la Gryffindor, con sguardo di sfida.
- Questa non è affatto una sorpresa – sospirò l'altro, appoggiando mollemente la testa sul cuscino in contemplazione del soffitto. Sinceramente, non ricordava l'ultima volta in cui aveva avuto una conversazione così lunga e tutto sommato pacifica con qualcuno che non fosse Blaise. Da una parte, ciò lo terrorizzava, come tutti i cambiamenti che esulassero dal suo controllo, mentre dall'altra vedeva un'opportunità per risolvere la situazione a Slytherin, evitando di doverci convivere per il resto dell'anno scolastico. Che lui lo volesse o meno, soprattutto dopo la guerra, rimanere isolati non avrebbe fatto altro che dare potere a coloro che li volevano fuori di lì. L'appoggio dei Gryffindor, e della Reginetta in particolare, avrebbe senza dubbio indebolito il gruppo di persone che aveva deciso di rendergli la vita un Inferno più di quanto già non fosse, e li avrebbe in qualche modo “protetti” dietro il baluardo di bontà che da sempre portava con sé.
Il fatto che la Granger alternasse momenti in cui era assolutamente insopportabile ed altri in cui si poteva quantomeno tollerare, non rendeva la decisione semplice per Draco, che per questo motivo stava velocemente vagliando ogni scorciatoia in attesa che lei parlasse.
- Innanzitutto dovresti sapere che ho già parlato con Zabini – iniziò Hermione, e Malfoy si ritrovò a voltare così velocemente la testa verso di lei da sentire una miriade di piccoli aghi conficcarsi nel suo collo per il dolore.
- Che cosa?

***


Salve a tutti/e!
Come state? Come sono andate le vacanze? Cosa avete fatto di bello?
Io sono tornata il 3 da Dublino, è stato un bellissimo viaggio e ho aggiunto un'altra città alla lista di quelle in cui mi piacerebbe andare a vivere. Dopo Londra, logicamente. In ogni caso, mi dispiace aver ritardato tanto ad aggiungere il capitolo, ma sono stata un po' indaffarata, e a giudicare dalle poche recensioni (non è per fare una ramanzina, solo una constatazione) lo siete state anche voi! O almeno lo spero. 
In ogni caso, ora si avvicina per me un periodo alquanto complicato, in cui lo stress, alleato con l'ansia ormai da molto tempo, tenterà di farmi crollare mentre io combatterò con tutte le mie forze per arrivare alla laurea. 

Bene, dopo avervi sommerse con i miei problemi personali, passiamo alla rubrica della settimana. 
In quanto a Fanfiction, vi consiglio vivamente di leggere "Customer Service" di Sunny June46, disponibile in traduzione su questo stesso sito; è alquanto particolare e molto, molto divertente. 
Passando ai libri, invece, mi mantengo sui classici della letteratura inglese, in linea con la proposta dello scorso capitolo, appellandomi al buon senso di tutte voi nel dedicarvi alla lettura di "Emma", di Jane Austen. Personalmente, ho letto praticamente tutti i suoi romanzi, e nonostante abbia ovviamente delle preferenze, credo che ognuno abbia qualcosa di particolare che vale la pena conoscere. 

Mi scuso ancora per avervi fatto attendere, e devo informarvi del fatto che probabilmente ci sarà uno stacco di due settimane anche per il prossimo capitolo. E' gia pronto, a dire il vero, ma solo soltanto un capitolo avanti e dovrò probabilmente rivederlo di nuovo e modificarlo quindi mi ci vorrà un po' di tempo. 

Ringrazio ancora, di nuovo, e always tutti coloro che hanno recensito, preferito e seguito la mia storia: mi donate un'immensa soddisfazione. 

MissSmoak

   
 
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