Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Akemichan    19/08/2003    2 recensioni
Approdati in un'isola, i nostri vivranno le avventure più disparate. Zoro si perderà nel bosco in dolce compagnia, Rufy incontrerà una studiosa di frutti dle Diavolo, Sanji sarà alle prese con l'unica donna che non ama mentre Robin incontrerà una sua vecchia fiamma alla ricerca di un 'affare importante'...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sakura comparve accanto alla sua amica osservando i due che si allontanavano

 

Nami stava correndo. Il fiato le mancava e il vento batteva contro le sue guance bagnate procurandole una piacevole sensazione di dolore. Tanto, più di quello. La corsa le faceva bene, perché doveva solo correre. Lontano. E questo bastava. Si sentì afferrare il braccio da dietro. Rufy, Naturalmente, lui era più veloce di lei. E c’era sempre, quando piangeva. Ma ora non voleva che lui la vedesse. Si asciugò in fretta le lacrime, sperando di poter riacquistare subito la sua maschera fredda e imperscrutabile. Si girò, gli occhi leggermente arrossati.

“Che vuoi?” disse brusca.

Lui rimase ad osservarla. Si era accorto che aveva pianto e non se lo poteva perdonare. Non aveva forse promesso di non farle mai sparire il sorriso? “Perché piangi?” Aveva un leggero groppo in gola.

“Perché? Tu hai baciato Nara e mi chiedi anche il perché?” Poi si accorse di due cose. Per prima Rufy non le apparteneva e per seconda cosa in questo modo aveva rivelato troppo apertamente i suoi sentimenti. Sperò di non essere arrossita troppo. “Scusa, non ne ho alcun diritto…”

Rufy continuava a guardarla con un’espressione sorpresa. “Io? Baciato Nara? E quando?”

“Come quando? Cinque minuti fa…” Da come l’aveva detto sembrava che davvero non lo sapesse.

All’improvviso si accorse che gli occhi di lui era diventati come spenti. Rufy si chinò su di lei e la baciò. Per tutta risposta lei, che non se l’aspettava, gli mollò un ceffone.

“Ma che fai?!” gridò lui, mentre gli occhi erano tornati brillanti. “Tanto non mi hai fatto male…”

“Mi hai appena baciato!”

“Io?”

“Sissignore, tu!”

“No, non lui…” Una voce li interruppe.

Si girarono, osservando la chiara figura di Sakura dietro di loro. Molto strano, non l’avevano sentita arrivare. Sorrideva amabilmente mentre la sua gonna nera ondeggiava al leggero vento del tramonto.

“Che vuoi dire?” commentò Nami. Non voleva che anche un’estranea la vedesse piangere.

Il sorriso della ragazza si allargò. “Rufy è davvero forte, ma la sua mente è facile da controllare. Una delle più facili che abbia mai conosciuto…”

“Facile… da controllare?” ripetè Nami sconvolta. “Ma allora…?” Certo, ora il quadro tornava. “Nara! Lei ti ha chiesto di farlo!”

“Ma di fare cosa?” si intromise Rufy.

“Di farsi baciare da te!” gli rispose Nami.

Ora aveva capito. “Quindi è colpa tua!” commentò all’indirizzo di Sakura.

“Si, esatto” rispose senza tanti giri di parole.

Per quanto fosse una donna, lui non si fece molti scrupoli. “Gom Gom Bullet” Ma il pugno di Rufy trapassò la figura di Sakura come se questa fosse solo un miraggio. Sorpreso, ritirò il pugno. La ragazza dai capelli oro era sempre lì, davanti a loro, ma i suoi colori erano diventati opachi e trasparenti… Come se fosse un fantasma! Piano piano i colori tornarono caldi a definire la sua silhouette.

Piegò la testa lateralmente. “Non puoi colpirmi, perché io ho mangiato il frutto di Ghost Ghost!”

“Cosa?!”

“Esatto! In pratica posso diventare impalpabile come un fantasma oppure entrare nel corpo delle persone e controllarlo…”

Rufy stava ascoltando estasiato. Lungo il suo viaggio aveva incontrato molte persone con svariati poteri, ma tutte le volte riusciva ad essere sorpreso delle infinite varietà che ne esistevano. “Ma come si può battere un frutto così?!” commentò piagnucolosamente ma non seriamente.

Sakura non gli avrebbe certo detto il suo punto debole, figuriamoci. Si girò e tornò sui suoi passi. “Avete molte cose da dirvi e io sono di troppo” Alzò la mano in segno di saluto. “Arrivederci” e poi, più piano “ah, che bello essere innamorati…” I colori della sua figura tornarono ad essere opachi finché non scomparvero del tutto. Solo un leggero rumore di erba calpestata poteva far capire che una persona so stava incamminando verso la spiaggia. Un rumore tenue che Nami non riuscì a seguirlo, anche perchè Rufy gridò “Wow! Riesce anche a rendersi invisibile, che forza!”

La navigatrice dai capelli color tramonto sospirò. Era sempre il solito. Ma come a voler sfatare questa sua teoria Rufy si girò verso di lei, serio. Il cuore di lei sussultò.

“Nami…” cominciò. “Che cosa significa essere innamorati?”

Non era certo una domanda facile. Nami si sentì a disagio, ma provo comunque a rispondere, poiché gli occhi neri di Rufy la stavano fissando con seria curiosità. “Be’ ecco… Io… Quando si è innamorati… Si vuole stare sempre con quella persona, averla vicino e il cuore esplode di gioia a ogni sorriso e faresti qualunque cosa per lei…” Più parlava, più si rendeva conto che stava descrivendo i suoi stati d’animo. Si bloccò. Non sarebbe riuscita a dire altro, ora che aveva questa consapevolezza.

* * *

L’ultimo membro della ciurma di Barbanera, ancora a cavallo dell’asino – che gioco di parole – stava fronteggiando quella figura, accompagnata dalla pecora color latte. Due sottili fili di lana partirono dai fianchi di Yuki, raggomitolandosi in aria fino a formare due grosse palle che furono pitturate di nero dal veloce pennello della figura.

“Termina in fretta, Rumi” ordinò con voce piatta Rei.

Quella annuì. Yuki diresse le palle verso l’avversario, che riuscì ad evitarle per un soffio, mentre quelle andavano a schiantarsi sulla roccia dietro, frantumandola. Non erano più semplici gomitoli di lana, erano diventati di piombo, probabilmente a causa della colorazione nera. Il Doc Q afferrò la sua arma, un bisturi di dimensioni doppie rispetto al normale che nascondeva nella giacca e, movendo il suo destriero al galoppo, si preparò a colpire prima che la pecora recuperasse le sue armi, che sembravano molto pesanti. Ma un colpo di pennello fece deviare l’asino verso la parete rocciosa dietro di lui, dove era stato dipinto un segno rosso. Il destriero non fece in tempi a fermarsi, schiantandosi e svenendo, mentre il suo cavaliere saltava giù incolume, non riuscendo però a schivare un colpo dei gomitoli di piombo. Dopo essere stato colpito, riuscì però a tagliare il sottile filo lanoso che legava la palla alla pecora, privandola di un’arma. Dal filo tagliato sgorgarono gocce di sangue e Yuki belò per il dolore. Ma il suo avversario non potè gioire a lungo del vantaggio in quando un altro colpo di pennello lo fece prendere la una malinconia tale che scoppiò in un pianto disperato. La sua maglia era sporca di azzurro. Yuki si riprese e con due fili di lana lo afferrò al collo, stringendolo fino a fargli spuntare sangue. Poi la ragazza chiamata Rumi le fece segno di smetterla, quindi lo fece cadere da considerevole altezza, ma l’avversario era già svenuto.

A questo punto all’appello mancava solo il capitano, fronteggiato da Ace. Il primo si limitava a schivare i colpi, non tanto perché lo temeva, ma piuttosto sembrava che non volesse. E Robin sapeva il perché. Ci aveva riflettuto a lungo, così gli era venuta in mente una cosa. Lei aveva trascorso un anno intero con Ace e lo conosceva bene. Ora, ne era sicura, riunendo i vari fili del discorso, che inconsciamente lui, al contrario del fratello, aveva voluto diventare pirata per ritrovare suo padre. Di certo vedersi morire la madre ad appena tre anni non era piacevole. Lei, almeno, ne aveva già otto. Era solo un desiderio inconscio, ma perché non realizzarlo? In fondo, se andava avanti così, lo avrebbe ammazzato ed era probabile che solo da Barbanera si avrebbe saputo qualcosa, dato che Luffy avrebbe dovuto unirsi alla sua ciurma. Si fece avanti e bloccò il pugno di Ace, incurante del dolore che poteva provocare la fiamma. Poi si rivolse a Barbanera.

“Ho sentito dire che Gold Roger” Non mise apposta la D. “Ha trovato il Poneglyps che sto cercando. Sai dov’è?” Un pretesto qualunque.

“Perché dovrei saperlo?” fece sorpreso.

“In quanto suo figlio, Barbanera. In quanto figlio di Gold D. Roger. Perciò dovrei chiamarti… Marshall D. Teach?”

I membri non svenuti della sua ciurma sussultarono così come lo stesso capitano. Come poteva conoscere quel nome che aveva cercato di nascondere tanto gelosamente? Ma soprattutto, come faceva a sapere di suo padre?

Robin sorrise amabilmente, finché non sentì il polso di Ace tremare sotto la sua presa. Stava sudando freddo.

“Lui non può essere Marshall D. Teach” disse forte come per convincere di più sé stesso che lei.

“E perché?”

“Perché è il nome di mio zio, il fratello di mia madre” Poi aggiunse “ e non ci può essere nessuna omonimia, perché solo quelli della nostra famiglia hanno la D”

Questo Robin lo sapeva. Annuì.

“Io sono tuo zio” bisbigliò Barbanera. “Ma-”

“Tu menti!” esclamò risentito Ace. “La mamma diceva sempre che eri una persona fantastica e un grande pirata. Credevo di poterti incontrare e di incontrare mio padre, membri della stessa ciurma, due grandi pirati nella Rotta Maggiore. Tu non può esserlo. Lo zio non avrebbe mai ucciso un compagno di equipaggio!”

Barbanera sputò a terra. “Quello meritava la morte! Aveva ucciso Iole, tua madre! Non direttamente, è chiaro, ma è come se l’avesse fatto!”

Ace si bloccò. Voleva reagire, ma le parole non gli venivano. Aprì la bocca un paio di volte, ma non riuscì a dire niente. Non sapeva come comportarsi.

Intervenne Chopper. “Voi avete anche attaccato Drum! Me lo ricordo bene! Ero appena diventato un allievo di Doctrine, quando successe!”

Robin pensò che ci dovesse essere un filo conduttore. “Perché non ci racconti per bene tutta la storia?” Era probabilmente ciò che tutti volevano sapere.

Barbanera si sedette a terra. “Io e Luffy, tuo padre, eravamo entrati da poco nella Rotta Maggiore e ci eravamo fermati dal guardiano del faro della Reverse Mountain, che un tempo faceva parte dell’equipaggio di mio padre. Lì ci arrivò la lettera di Makino. Diceva che Iole era malata – molto malata. Tubercolosi, probabilmente, ma non voleva assolutamente farsi curare. Certo, era tipico di Iole non volersi far aiutare da nessuno per non essere di peso. Crocus ci disse che non aveva con sé i medicinali giusti, ma che li avremmo potuti trovare a Drum, così Luffy decise di partire alla deriva mentre io andai a procuragli un Eternal Pose in una sede della marina di cui invece conoscevamo la rotta. Quando lo trovai, glielo mandai immediatamente via posta, ma non potevo raggiungerlo. Mi fermai all’isola più vicina, scrivendo a Makino per dirle di stare tranquilla.

“Fu un’imprudenza, me ne rendo conto, ma non sapevo che a Drum ci fosse un re come Wapol. Credevo che fosse facile prendere la medicina. Invece passò più di un mese e io non avevo ancora notizie. Ero preoccupato, ma il Logpose non aveva ancora terminato al registrazione, o sarei partito subito. Comunque, un giorno di tempesta, trovai un naufrago sulla spiaggia. Era Luffy. Aveva numerosi tagli nella schiena. Mi raccontò brevemente che Wapol, inizialmente, aveva proibito ai suoi venti dottori di dargli la medicina, in quanto non aveva sufficienti soldi per pagare. Alla fine aveva consentito a dargliela, ma non sapeva che era tutto un trucco per dimostrare a quella povera gente dei suoi sudditi chi era il sovrano. Lo aveva fatto seguire e fatto pugnalare alle spalle. Puoi immaginare da chi. Morì poco dopo.

“Naturalmente decisi di partire immediatamente per Drum non solo per vendicarlo ma soprattutto per riprendere la medicina, ma il giorno dopo, calmata la tempesta, mi arrivò la lettera di Makino. Sai bene cosa c’era scritto. Ormai non mi restava altro che la vendetta. Prima cercai l’uomo che aveva ucciso Luffy e, scoperto in che equipaggio era, ci entrai anch’io solo per ucciderlo. Poi trovai dei compagni, quelli che vedi, e andai a Drum per uccidere anche Wapol, ma quello scappò. Fu un bene per il paese, comunque, anche se…” e non terminò la frase.

“L’ha sconfitto Rufy quando è ritornato!” disse allegro Chopper.

“Così, senza saperlo, ha vendicato sua madre” aggiunse Robin.

Teach si rivolse ai suoi compagni, che nel frattempo erano rinvenuti, pur feriti. “Mi dispiace avervi costretto a fare cose senza spiegazione” ma quelli scossero la testa. Erano con lui. Poi tornò a guardare Robin. “Che volete dire?”

“Esattamente quello che abbiamo detto” rispose lei.

“Ma cosa c’entra cappello di paglia con tutta questa storia?” chiese ancora.

Intervenne Chopper. “Be, se Rufy è il fratello di Ace i loro genitori saranno uguali, no?”

Teach li fissò per qualche secondo, sorpreso. “Il fratello di Ace? Ma no, cosa dite! E’ figlio unico!”

“Ma se lo hanno detto loro due di essere fratelli!” disse risentito Chopper.

Ace, che finora era stato senza parlare con il cappello leggermente calato sugli occhi, sussurrò “Rufy è mio fratello. E’ nato solo due settimane prima della morte della mamma” Lui non aveva mai accusato suo fratello di essere la causa, anzi, è sempre stato premuroso nei suoi riguardi in quanto non solo erano entrambi orfani e parenti di sangue, ma era come se Rufy fosse l’ultima cosa che la mamma gli aveva lasciato.

Teach mise la mano sotto il mente, riflettendo. “Di sicuro, se Iole sapeva di essere malata di tubercolosi, non voleva dare a vedere di essere anche incinta… Quindi Makino deve avermelo scritto nella seconda lettera… Quella che ho strappato dopo la prima riga…”

“Comunque” aggiunse Robin, “se vuoi una prova, c’è. Il nome suo completo è Monkey D. Rufy”

“Monkey D… Be, allora…”

“Ma che significa la D?” chiese Chopper.

“Non ne ho idea, però è solo della nostra famiglia…”

L’alce annuì. Poi si ricordò di una frase detta all’inizio da Robin e sussultò. “Senti” le domandò, “ma perché hai detto che questo tizio è il figlio di Gold Roger?”

“Perché anche nel nome di Gold Roger c’è la D, quindi…” Non poteva raccontargli tutta la storia della grotta, era troppo lunga.

“Ma questo… Significa che Rufy è il nipote di Gold Roger???” Lei annuì.

Teach si alzò. “Non sono stato affatto all’altezza di mio padre, vero?” Fece un debole sorriso. Si rivolse ad Ace. “Comunque non te l’avrei mai detto. Le parentele ai pirati non servono…”

Ace si girò dall’altra parte e si incamminò verso il bosco. “Andatevene” disse solo. Non si era nemmeno accorto che Rumi, Rei e Yuki se ne erano già andati da un bel po’ con la loro nave, dicendo soltanto “i panni sporchi si lavano in famiglia”

Chopper era ancora sorpreso per quello che aveva saputo, mentre Robin lo osservava tristemente. Quando fu scomparso al di là del promontorio, lei decise di seguirlo.

“Aspetta, ragazza!” la chiamò la voce di Teach. Lei si voltò. “Puoi dire a mio nipote di non raccontare tutto questo a Newgate – cioè a Barbabianca?”

“Perché?”

“Perché… Be, perché quello è sempre stato il rivale di mio padre, fin da quando erano giovani. E’ la causa della sua cattura e del suicidio di mia madre. Inoltre sa della D. Sono sicuro che l’unico motivo per cui ha preso Ace nel suo equipaggio fosse per non correre rischi. E’ sicuro di diventare re dei pirati ora che nella sua ciurma c’è un parente di mio padre…”

“Non sarebbe meglio dirglielo?” chiese Chopper.

“Ha già avuto abbastanza sorprese, per oggi” Poi aggiunse. “Il Poneglyps si trova da qualche parte vicino all’isola Raftel, ma di preciso non lo so. Ti auguro di trovarlo!” Sorrise.

Robin annuì. Poi, con Chopper dietro di lei, corse sui passi di Ace, cercando di raggiungerlo. Ormai il tramonto aveva raggiunto il suo apice, ma il rosso del sole non le stava richiamando il sangue, come quella volta, ma una sensazione infinita di caldo. La luna stava apparendo chiara in cielo, circondata dalle prime deboli stelle, che sembravano indicare ai viaggiatori stanchi la retta via da seguire. Spirava una leggera brezza che soffiava sulla pelle con l’odore del mare. Era segno di tornare a casa.

* * *

Quando Sakura tornò sulla nave, trovò Nara sdraiata tra gli alberi di mandarino, con gli occhi chiusi. La bocca era semi-aperta mentre soffiava fuori l’aria. Poi alzò le gambe in modo da fare un angolo retto con il corpo e le piegò ad X. La ragazza dai capelli oro sapeva che non era il caso di disturbarla mentre faceva Yoga, ma non era proprio giornata. Si sdraiò accanto a lei. Nara percepì la sua presenza e rimise le gambe a terra, ma non lo guardò.

“Spiegami il perché” chiese Sakura.

“Andando avanti così, avrebbero trovato lo One Piece senza capire i loro sentimenti” Staccò un mandarino e, tolta la buccia, lo morse, asciugando col dorso della mano il succo che scendeva da un angolo della bocca. “Nessuno si rende veramente conto del valore di una persona finché non la perde. E’ così per tutti.” Le passò il mandarino. “Ho solo voluto farglielo capire prima che si perdessero davvero. Ho recitato un po’ la parte della…troia, vero?”

Sakura ridacchiò, mettendo in bocca il resto del mandarino. “Oh, per te è stato facilissimo”

“Che intendi dire?” commentò Nara fintamente risentita, tirandole una manica della maglietta azzurra.

Ma quel colore, come tutti gli altri, divenne opaco, e la ragazza dai capelli oceano vide la figura , ormai spettro, passare il pavimento dov’era seduta e scendere nella stanza di sotto, la cucina. Allora tornò a fare yoga.

* * *

“Sanji!”

Lui si girò verso la persona che lo stava chiamando, sua sorella. “Non ti avevo sentito arrivare” Notò l’espressione seria sul viso di lei. “Non ricominciare, stasera cucino io” disse deciso.

“Non è questo” Gli si mise davanti, guardandolo dritto negli occhi. “C’è una donna che ti piace più di tutte?”

“Io amo le donne, senza distinzioni. Per esempio, per le mie Namisan e Robinchan sto preparando un-”

“Non importa” lo interruppe. Entrò lentamente dentro di lui, assaporando i suoi sentimenti nascosti. Riuscì.“Spero che tu ti accorga prima di perderla dei tuoi sentimenti” Poi decise di mettere tavola e questo pose fine a quella strana discussione.

* * *

Robin aveva raggiunto Ace che camminava viso a terra senza guardarsi avanti. Chopper rimase leggermente indietro.

“Acekun…”

Lui alzò lo sguardo. “Senti, puoi evitare di dire a mio fratello che è il nipote del re dei pirati?”

Lei annuì.

“E perchè?” si intromise Chopper.

“Perchè Rufy non sarebbe contento di diventare il re dei pirati… per diritto ereditario e non con le sue forze”

Robin annuì nuovamente. Capì che per adesso Ace non voleva parlarne, quindi lasciò perdere. “Hai visto? Quello della flotta dei sette ti è sfuggito”

“Accidenti, è vero! Va bè, gli darò una lezione quando lo ritroverò!”

* * *

Rufy era ancora davanti a lei, illuminato dagli ultimi raggi di sole che stavano scomparendo all’orizzonte.

“E’ questo essere innamorati?” chiese. “Allora… Allora penso proprio di amarti!”

Nami strammò. Decisamente solo lui poteva dire una cosa del genere così. Gli tirò un pugno. “Stupido! Non è così che si fa una dichiarazione d’amore a una ragazza!”

“E come si fa?” domandò.

“Ehm… Be, non così!”

Lui piegò lateralmente la testa. “Tra innamorati ci si bacia?”

“Si, ma… prima bisogna essere fidanzati!”

“E come si diventa fidanzati?” Era incredibile che Rufy non sapesse niente di queste cose. Non erano mica facili da spiegare.

Nami sospirò. Benché in tutta questa storia c’entrasse anche lei, non si sentiva tanto a disagio. Rufy aveva quest’effetto, su di lei. “Bisogna chiedere a quella di cui sei innamorato se vuole mettersi con te, fidanzarsi, roba del genere…”

Rufy prese il suo cappello e glielo mise in testa. “Vuoi diventare la mia ragazza?”

Nami toccò la tesa del cappello e non disse niente. Gli occhi risposero per lei, suppose, perché un minuto dopo Rufy chiese ancora “posso baciarti?”

Nami strammò per la seconda volta in una giornata. Rufy, nonostante gliel’avesse chiesto, non aveva la minima idea di come si facesse, ma appoggiò lentamente le labbra contro la sua guancia. Erano calde e morbide. Poi le posò nuovamente, stavolta sulla sua bocca che, notò lui, sapeva di panna e fragole. Lei si appiattì contro l’albero dietro di lei, ricambiando il bacio e sentendo il calore della bocca e il sapore dell’estate. Lo abbracciò, stringendolo a se mentre lui le passava le mani nei capelli tramonto che spandevano in giro il profumo dei campi di mandarino. Buonissimo. Continuarono a baciarsi così, stretti sotto quell’albero di quercia, come se il tempo si fosse fermato. Ma non era certo così.

“Che state facendo?” chiese la voce di Robin davanti a loro.

“Hai capito il mio fratellino…?” sorrise Ace. “Sembrava tanto ingenuo ma poi…”

“Tu non dovresti parlare, dato che a diciassette anni facevi questo e anche di più” gli sussurrò lei in modo che gli altri non sentissero.

“Ahhh…” disse Chopper che era il più sorpreso di tutti. “Questo dev’essere quello che chiamano accoppiamento…”

“Credevo che per accoppiarsi bisognasse dormire nudi nello stesso letto” commentò Rufy, che si era staccato dolcemente da Nami.

“Ma che dite tutti e due!!!” gridò invece lei.

“Non è proprio così…” rispose Ace.

“Dai, non ti preoccupare, è meglio se resti vergine fino al matrimonio! Dove ce lo mettiamo un bambino sulla Going Merry?” aggiunse Robin ridendo.

“La vuoi piantare?” chiese Nami rossissima. Decise di cambiare argomento. “Oh, ciao Ace, come va? Che ci fai qui?”

“Ah, ciao!” lo salutò Rufy ricordandosi improvvisamente della presenza del suo fratellone.

“Salve” rispose lui. “Ma ora, se non vi spiace, andiamo sulla vostra nave e non vi disturbiamo più”

“Ah, va bene” assentì il ragazzo dal cappello di paglia – anche se ora non lo stava indossando.

“Ma che dite tutti!” esclamò Nami tirando un pugno a tutti tranne che a Robin. Poi rimise il cappello a Rufy e lo spinsi, con un bernoccolo in testa, verso la spiaggia. “Andiamo”

Ace si massaggiò la testa. “Guarda che io non faccio parte dell’equipaggio!”

“Considerati adottato!” gli rispose lei.

Arrivati alla nave, salirono facendo un gran fracasso, perché Rufy appena salito disse “ragazzi, sono diventato un uomo sposato!” Nami lo zittì con un pugno. Ace commentò qualcosa sul fatto che pomiciare in pubblico con qualcuno non significava essere sposati, mentre Chopper stava dicendo qualcosa a proposito dei rischi dell’accoppiamento fra animali. Robin rideva e basta. Da tutto questo casino furono richiamati sul ponte Zoro, che dormiva a poppa, Usop che era in cabina e Sakura ed Sanji che stavano in cucina. Solo Nara era già lì, seduta sul boccaporto e alle prime grida si era alzata ed era andata verso di loro. Robin smise di ridere e la osservò.

“Ah, ecco dov’eravate tutti” esclamò Sanji. “Gradite un antipasto di mare, amori miei. Robinchan? Namisan? Nara?”

Allora Robin guardò di nuovo in faccia la ragazza dai cappelli color oceano e disse “ma allora tu sei davvero… Nara Mizu della flotta dei sette?!”

“Ha detto… della flotta dei sette?!”

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Akemichan