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Autore: Vago    16/01/2016    2 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
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Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Izivay Magne risplendeva come una stella alla luce delle decine di lampade ad olio che i nani avevano appeso su tutte le pareti della sala. Il serpente d’oro scintillava e, per l’occasione, sul palco era stato portato un tavolo rotondo.
Quando tutte le sedie furono occupate, il re dei nani sfoggiò un largo sorriso da sotto la corona in oro ed esaminò tutti i presenti.
- Benvenuti a tutti voi. Io sono Vroyer, il re dei nani, e vi porgo i miei più sentiti omaggi.-
Codero alla sinistra del re lanciò un sorriso, avrebbe avuto una serata diversa dal solito.

Non che fosse difficile rompere la sua routine.

Al tavolo di alabastro erano seduti i rappresentanti delle razze che Ardof aveva già incontrato, inoltre c’erano elfi dalla pelle scura che, a quanto pareva, abitavano ancora il versante occidentale.
- Ora, siamo tutti pronti per questa discussione.-  disse Farionim alzandosi dalla sedia e sporgendosi in avanti sul tavolo.
“Ardof?”
“Che c’è Vago?” chiese il Cavaliere alzando lo sguardo dal tavolo e puntandolo sul compagno. Due grosse occhiaie gli contornavano gli occhi.
“Niente… niente. Mi devo essere sbagliato. Chi è il tuo nuovo amico?”
“Farionim. Quel Farionim.” Ardof tornò a concentrarsi sull’alabastro che costituiva il piano del tavolo.
“Il diplomatico?”
“ Si.”
“Non vi siete fatti mancare nulla.”
Al Cavaliere rosso scappò un sorriso.
“Ho fatto una scoperta imbarazzante. Sei pronto?”
“Sentiamo cosa non avevi notato.”
“Il nostro Drake, quello dell’Accademia, era il Drake diplomatico.”
“Quindi alla fine era davvero lui… Alla fine ne ero quasi certo… I nomi rari come i nostri lasciano poco spazio agli errori…”
I quattro rappresentanti veri e propri cominciarono a discutere di una rete di tunnel che potesse collegare tutte le razze, agevolando così anche gli scambi.
Ardof si stancò ben presto di quel discorso e lasciò vagare la mente come aveva fatto nella cella in cui era stato rinchiuso.
Davanti a se vide tutte le menti dei rappresentanti e le tre menti schermate dei suoi compagni … più una quarta mente, anch’essa protetta da occhi indiscreti.
Si concentrò sula scintilla di quella mente e scoprì che apparteneva a uno di quegli elfi dalla pelle scura, era di quello con l’arco a tracolla e gli occhi bassi puntati ostinatamente sul tavolo.
“Chi sei?” si chiese il Cavaliere rosso.


Non credo ti piacerebbe saperlo…
Solo… puoi spostarti un pochino? Capisco che potrebbe non piacerti avere una mosca sulla gamba, ma potresti non schiacciarla?
I quattro capi di stato congedarono gli accompagnatori ad appena dieci minuti dall’inizio della riunione, visto che non erano molto attivi nelle conversazioni che si stavano tenendo nella sala.
Ma, infondo, nessuno si aspettava che effettivamente qualcuno di loro prendesse parte alle decisioni.
I quattro Cavalieri si fermarono subito fuori dalla sala, mentre i due elfi dalla pelle scura si avviarono quasi di corsa lungo un corridoio che conduceva chissà dove sotto i monti.
- Che bello vedervi ragazzi!-  
- Vago, non è neanche passata una settimana da quando ti abbiamo lasciato nella prateria.-  Puntualizzo Frida con una nota di sarcasmo nella voce.
- Cosa vuoi farci. Dovresti provare tu a vivere sei giorni con persone che ti stanno in tasca.-  
- Bada a come parli, questa persona sarà anche piccola ma ci sente benissimo.-  s’intromise Rovere uscendo dal taschino del ragazzo.
I tre compagni si misero a ridere.
- Sentite, continuiamo questo discorso in un posto un po’ meno scomodo. – disse Codero indicando un cunicolo sulla destra – Lì dietro c’è una mensa, potremmo andare là, così potrete assaggiare l’idromele dei nani. È una bevanda fantastica. Forse l’unica nota positiva di tutta la faccenda.-  
Quando furono tutti e quattro seduti con un boccale pieno di idromele davanti al naso il Cavaliere verde posò sul tavolo il suo martello di pietra.
- Ragazzi guardate cosa ho trovato durante il mio soggiorno presso i nani.-  Codero indicò il martello, accarezzandone la testa.
- Carina. Ma la spada che io ho trovato è ancora più bella.-  Frida sguainò la spada appena ricevuta.
- Tanto nessuno di voi può battere l’oggetto che ho ricevuto io.-  Vago tirò fuori dallo zaino alle sue spalle il libro nero.
- Cos’è?-  domandò curioso Ardof scrutando il titolo cucito sulla copertina in fili d’oro.
- Questo, ragazzi, è il Libro del Fato. Qui dentro, – disse Vago sfogliando alcune pagine – posso leggere il destino di ognuno di voi. Di chiunque, passato, presente e futuro.-
I tre ragazzi ammutolirono per la rivelazione.

Forse, vince lui questo confronto.


- Diana, secondo te cosa dovrei fare? Non mi oso andare da loro dopo quello che ho detto e gli ho fatto.-
- Per me sarebbe meglio se tu andassi là e chiedessi il loro perdono. Sarebbe la cosa giusta da fare.-
- Diana, te lo richiedo: come potrei mai presentarmi a loro dopo quello che gli ho fatto?-  
- Hai detto che eravate amici. Di solito gli amici si capiscono, o almeno cercano di farlo…-  
- Ma io li ho abbandonati! Me ne sono andato nel momento del bisogno! Penseranno che sono un vigliacco.-
- Ascolta: – Diana gli sistemò la camicia che Fasto gli aveva imprestato per l’incontro – vai da loro e scusati. Se non ti vorranno potrai sempre dire di aver provato. E nessuno potrà dire di te che sei un vigliacco.-  
- D’accordo. Spero che tu abbia ragione.-
Diana lo baciò dolcemente.

- Ragazzi, dovete portarmi via da qui. Mi sento ingabbiato, non posso fare niente per tutto il giorno eccetto colpire un manichino con questo martello! Fate qualunque cosa ma tiratemi fuori da questa tana gigante, vi prego.-  
- Noi non possiamo fare niente, spera che il re decida di attaccare al più presto. Altrimenti rimarrai qui ancora per molto.-
- Beh, – Disse il ragazzo sedendosi meglio sullo sgabello – per la prima volta spero che questo attacco arrivi davvero tanto in fretta. I nani sono… una razza odiosa. No, non tutti. I nobili sono odiosi, oziosi, inutili, viziati, senza spina dorsale…-  
Il suo discorso venne interrotto da una freccia candida che si conficco nel muro a pochi centimetri di distanza.
- Cosa diavolo è ?-  chiese Ardof mentre dalla freccia si srotolava un foglio su cui risaltavano lettere d’oro.

Trucco interessante e ad effetto, non c’è che dire.

Vago si avvicinò circospetto e cominciò a leggere la lettera.
- È scritto nella lingua del potere. Dovrebbe voler dire: Sono stato un… un codardo. Non avrei mai dovuto lasciarvi. Spero nel vostro perdono. Trado.-
- Trado è qui?-  dissero all’unisono gli altri tre compagni, guardandosi intorno in cerca dell’elfo.
- Deve essere quell’elfo di prima, solo un po’ più abbronzato e allenato.-  rispose Vago.
- Effettivamente, - s’intromise Ardof – quando ho allargato la mente nella Izivay Magnea i suoi pensieri erano schermati. Non c’è molta gente che può farlo senza aver passato un po’ di tempo all’accademia.-  
- Sentite, ora andiamo a cercarlo. Deve essere qui intorno. Poi vedremo cosa fare con lui. D’accordo?-  disse decisa Frida, prendendo in mano la freccia con la lettera e staccandola dal muro in cui era conficcata.
I quattro Cavalieri si avviarono per il corridoio imboccato dai due elfi poco prima, sicuri che li stessero aspettando.
Li trovarono appoggiati a un muro di marmo liscio e lucido, vicino alla porta che conduceva alla sala del trono.
- Sentite ragazzi, mi dispiace veramente tantissimo. Non avrei mai…-  Trado non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Ardof gli aveva già dato uno schiaffo sonoro sulla guancia, abbastanza forte da far girare la testa dell’elfo abbronzato.
Le pareti riecheggiarono di quel suono.
- Immagino di essermelo meritato.-
- Immagini bene. Mi hai lasciato, ci hai lasciato perché avevi paura. Secondo te, noi eravamo felici di dover girare per le Terre dell’est da una capitale all’altra, senza sapere chi ci attendeva e cosa ci sarebbe potuto capitare?-
- Hai ragione. Mi sono comportato veramente da stupido, da codardo. Potrete mai perdonarmi?-
- Figlio di un… per stavolta passi. Ma la prossima volta che scappi senza di me augurati di non incontrarmi mai più. Ti potrei uccidere con le mie mani. Intesi?-  

Certo che, sapendo cosa guardare, alcuni dettagli risaltano amplificati…
Per fortuna nessuno, oltre a me, ha notato che lo sguardo di Vago si è abbassato a questa frase è il suo sorriso si è fatto tirato.
Poveraccio. Gli ci vorrà parecchio per digerire la situazione…

- Grazie Ardof.-  Trado aveva gli occhi lucidi.
- Eh, ehm. – scandì forte Frida – Trado, non ci presenteresti la tua nuova amica?-  
- Oh, si, Certo. Lei è la mia ragazza, Diana. Diana loro sono i Cavalieri che ho conosciuto nel Palazzo della Mezzanotte: Ardof, Vago, Frida e Codero.-  li presentò indicandoli uno alla volta, a turno.
- Piacere.-  disse l’elfa imbarazzata.
- Dai, abbiamo appena riunito il gruppo. Andiamo a festeggiare. Penso che i cuochi dei nani non faranno storie se chiediamo due boccali in più. Saranno felici di darceli, credete a me. Venite.-  suggerì Codero riprendendo la strada per la cucina da cui erano arrivati.

Se continua così, l’unico souvenir che rimarrà a Codero della sua permanenza dai nani sarà una pancia da alcolizzato…

Passarono così la serata, tra idromele e risate, aspettando che i governatori sbrigassero le loro faccende politiche che, infondo, a nessuno di loro interessavano. 

   
 
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