Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Vago    18/01/2016    2 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
------------
Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Ardof la mattina seguente si svegliò tardi, con il sole già alto, in quel cielo rinchiuso tra le mura.
Quando scese in strada trovò la sua guida intenta ad intagliare un pezzo di legno scuro con un coltello dal manico d’osso.
- Buongiorno signor Ardof! Non sono salito per non svegliarla. Mi sono fatto dare il suo pranzo dai cuochi, ecco… tenga.-  Martin passò al Cavaliere un piatto con una fetta di arrosto con un contorno di patate al forno. Ad Ardof venne l’acquolina in bocca soltanto vedendo la portata e sentendone il profumo.
- Grazie, Martin, ma non dovevi disturbarti.-  gli disse con la bocca piena.
- No, nessun disturbo. I cuochi cucinano per tutta la popolazione, signor Ardof. Per loro un piatto in più non vuol dire niente.-
Il Cavaliere tornò a concentrarsi sul pasto.
- Cosa le piacerebbe vedere signor Ardof? Sa già dove vuole andare?-  chiese Martin impaziente appena Ardof ebbe ingoiato l’ultimo boccone di carne.
- Ieri il vostro governatore mi ha accennato ai tesori della città. Mi piacerebbe poterli vedere.-
- Non ci sono problemi.-  gli rispose Martin, alzandosi in piedi e fiondandosi per una viuzza verso il centro della città.
Alla fine si fermò davanti a un’inferriata.
Un contadino con le grosse braccia incrociate sul petto li squadrò da capo a piedi, per poi fargli strada oltre la porta. I tre percorsero un tratto di strada incuneato tra due alti muri che rendevano impossibile l'accesso da qualsiasi altra via.
Entrarono in una porta in bronzo lavorato.
- Il nostro tesoro è tutto qui. – disse Martin facendo strada al suo ospite per la stanza in cui erano entrati. – Sono esattamente cinque etti d’oro in sfere pure, tre etti d’argento, cinquantaquattro diamanti… non sono tanto grandi ma ci sono, e poi… questa.-
Il ragazzino tolse un drappo bianco da qualcosa al centro della sala, rivelando una lama dalle sfumature rossastre su un’asta di legno coperta di glifi in bronzo. Era un’alabarda di splendida fattura, un’arma dalla bellezza mortale.
- Cos’è?-  
- Non lo so. Era già qui quando siamo arrivati noi. Ci abbiamo costruito la stanza intorno perché nessuno è riuscito a spostarla. Non è davvero bellissima?-
- Il bagliore della lama… i glifi sul manico… sono come quelli delle armi di Frida e Codero… -  borbottò Ardof tra se e se.
- Cosa?-  chiese con sguardo interrogativo il ragazzino.
- Martin, vai a chiamare il vostro governatore. Digli che è abbastanza urgente. Dovrebbe venire qui. Io lo aspetterò.-  
Il ragazzino scattò via per il corridoio che li aveva condotti fino a quel deposito, sbattendo contro l’uomo che li aveva scortati.
“Erdost!”
“Che c’è?” chiese il drago sfregiato con voce assonnata.
“Erdost, penso di aver trovato la mia arma elementare! È veramente bellissima!”
“Bene. Ne sono contento, verrei anch’io a vederla ma quelle dannate stradine sono troppo strette! Ci passerebbe giusto un cucciolo. Non ci starebbe neanche la mia coda.”
“Tranquillo, verrò presto a trovarti. Resisti ancora un po’.”
“Farò come posso.”
“Ci conto.”
Il governatore della città arrivò pochi minuti dopo con aria trafelata e la fronte imperlata di sudore.
- Eccomi! Eccomi. Ho fatto più in fretta possibile. Perché mi hai mandato a chiamare? Qualcosa non va Cavaliere? Ci sono problemi? Ti serve qualcosa?-  
- No, va tutto bene. Ho da porle una domanda: Lei sa cos’è quest’arma? Da dove viene?-
- Direi che è un’arma raffinatissima, perfette sia per le cerimonie che per la battaglia. Ti posso anche dire che è stregata, perché nessuno è mai riuscito a spostarla da lì.-  gli rispose il governatore.
- Non è solo splendida, è divina. Questa è una delle quattro armi elementari, uno degli oggetti che hanno creato e poi cambiato il nostro mondo. Inoltre, nessuno è mai riuscito a spostarla perché solo il prescelto può tenerla in mano. Penso di essere io quel prescelto.-
- Quindi tu affermi di poterla togliere di li? Non sai di cosa stai parlando, è semplicemente impossibile.-  
- Posso mostrarglielo?-
- Provaci pure, ma tanto non riuscirai a fare niente. Neanche le nostre migliori macchine sono riuscite a sollevarla.-
Ardof strinse l’asta filigranata in mano, sentendo il mana che scorreva attraverso le dita per riversarsi nell’arma e nel piedistallo sottostante.
Ci fu un bagliore arancione, ma durò appena un attimo. Quando però la lama smise di brillare le pietre che componevano la sala continuarono a risplendere come tizzoni rosseggianti.
L’alabarda pesava poco più di un qualunque bastone nelle mani del ragazzo.
- Ma questo è… impossibile! Come hai fatto a sollevarla? Che trucco hai usato? Sto sognando?-
- Come le avevo detto, governatore. – Ardof si passò l’asta da una mano all’altra velocemente – Se vuole saperlo, ora vi posso liberare definitivamente dalla minaccia dei Camabiti.-  
- Puoi farlo per davvero? Non mi stai mentendo?-  
- Tant’è vero che sono riuscito a sollevare quest’arma. Deve avere più fiducia in me.-
Ardof tentò due colpi con l'asta, nell’Accademia gli avevano insegnato le basi per le tante armi che avrebbe potuto incontrare, ma l’alabarda era solo una delle troppe. Si sarebbe dovuto esercitare parecchio durante il suo soggiorno, se voleva usarla in una battaglia reale.
Il governatore accompagnò Ardof fuori dalla stanza del tesoro. I due vennero accolti con un’acclamazione, non si sa come tutta la città si era radunata davanti all’inferriata.
Il Cavaliere, facendosi largo quasi a spallate, riuscì ad arrivare fino alla porta della città.
Salì in cima alla collina piena di cave e vi trovò Erdost sdraiato vicino alla sua sella.
“ Partiamo?” chiese il drago.
“Come?… no, niente, contatto empatico. Vero?”
“ Si”
“Per l’appunto.” Ardof sellò il drago sfregiato e, dopo essersi accertato che tutte le cinghie fossero strette bene, gli salì in groppa.
Drago e Cavaliere partirono, puntando la distesa arancione del deserto e seguendo la linea scintillante di quel ramo del Serat.
In una manciata di minuti, l’ombra del drago rosso si era andata a posare sulle dune del deserto, seguendo il profilo delle colline di sabbia che il vento aveva modellato.
In lontananza si vedeva un’oasi stagliarsi sul paesaggio.
Era lì che i Camabiti avevano montato le loro tende di forma conica e avevano legato i loro cammelli. Il lago al centro dell’oasi sembrava non avere né immissari è emissari, ma l’acqua non era stagnante.
Atterrarono davanti all’ingresso principale del villaggio, alla loro vista tutti scapparono. Donne, bambini e anziani correvano al riparo mentre gli uomini armati si schieravano per difendere le poche cose che avevano nelle tende.
“Erdost, non mi sembra giusto. Molte di queste persone non si meritano una fine così tragica. Non posso fare la parte del giudice e della giuria.”
“Ma non possiamo neanche lasciarli andare. Tornerebbero ad attaccare gli uomini che ci ospitano.”
“Un altro modo c’è…”
“Sei un pazzo. Vada per il tuo piano, ma bada che non hai mai fatto una cosa del genere, è una vera follia.”
“Lo so.”
Ardof scese dalla sella, piantò l’alabarda a terra e, attraverso di questa, fece scorrere il suo mana per tutto il perimetro del villaggio, quando si sentì debole Erdost gli infuse buona parte delle proprie energie per non farlo svenire, o peggio.
Uno squarcio si aprì lungo tutto il perimetro del villaggio. Dentro al crepaccio si vedeva il rosseggiare del magma che ribolliva incandescente nelle viscere della terra.
“Fatto.” Disse Ardof tra un rantolo e l’altro. Non si era mai spinto al limite come allora, si sentiva i polmoni in fiamme e ogni muscolo del corpo intirizzito. Nemmeno durante la prigionia dai folletti aveva osato tanto, ma quell’arma che teneva stretta in pugno sembrava potenziare le sue capacità.
“Non provarci mai più a fare una cosa del genere! – sbottò furioso Erdost – Se non ci fossi stato io qui a darti la mia energia adesso tu saresti morto, ed io con te!”
“Hai ragione. Però tu eri qui, vicino a me. E io sapevo che avrei potuto contare anche sulle tue forze. È questo che distingue un semplice mago da un Cavaliere. Possiamo fare qualsiasi cosa assieme.”
“Si, ma è la capacità di capire quando ci si sta spingendo troppo oltre fa la differenza tra un uomo vivo e uno morto. Ardof, ci rimangono ancora molti anni da vivere, perfino di più di quelli che restano ad un umano normale. Io non voglio interrompere il mio volo per un tuo errore o perché hai osato troppo. Quindi non riprovarci mai più. Intesi?”
“Ho capito, cercherò di non superare il limite. – Ardof accarezzò il muso squamoso del drago rosso, soffermandosi sul solco della sua cicatrice – Dai, torniamo alla città. Abbiamo bisogno entrambi di una dormita, specialmente dopo quello che abbiamo fatto oggi.”
Alla cittadina nessuno li aspettava. Non c’era la festa che Ardof si era immaginato, nessun rinfresco, nessun torneo, nessuna celebrazione, neanche una partita a carte in onore dei presunti “eroi”.
Al portone d’ingresso li stava aspettando Martin. - Bentornato signor Ardof. Il governatore non è potuto essere qui perché si sta tenendo un rito nel tempio del dio Fuoco.-
- È iniziato da tanto? Posso partecipare anch’io?-  chiese Ardof, mentre alle sue spalle la mole di Erdost prendeva il volo verso la collina.
- Non è cominciata da molto, signore. La porto subito al nostro tempio.-  il ragazzino s’incamminò per una delle strette vie che si snodavano per la città.
- Martin? – chiese Ardof mentre camminavano – Come si chiama veramente il vostro governatore? Deve avere un nome, ma non l’ho ancora sentito.-  
- Quando io glielo chiesi, mi rispose che il suo nome è orribile, perché è stato portato da molte persone cattive. Nessuno di noi conosce il suo nome, per questo lo chiamiamo solo Governatore.-
La strada, effettivamente chiamata via dei templi, era un vicolo ceco che permetteva l’ingresso a quattro strutture separate, ognuna dedicata a un dio diverso.
I due varcarono la soglia della costruzione in marmo rosa e vennero subito avvolti dall’odore di erbe aromatiche bruciate e dalla puzza del sudore dei presenti.

Una botta di vita, non c’è che dire… Mi mancavano tutte queste porcate religiose.

In fondo al tempio, in mezzo a due bracieri accesi, il sacerdote stava parlando ad alta voce, in modo da farsi sentire da tutti.
- …quindi, Signore delle Fiamme, concedi a noi un’altra settimana prolifica per le nostre attività. Vi chiedo un attimo di silenzio, per le vostre preghiere personali.-  il sacerdote chiuse la bocca e si lisciò la tonaca arancione.
Il tempio cadde nel più profondo dei silenzi. Ardof però continuava a sentire un fastidioso ronzio intorno a se. Gli ci volle un po’ per capire che il rumore arrivava dalla lama cremisi dell’alabarda che teneva stretta in mano.
- Bene, – riprese il sacerdote ad alta voce – ora vi invito a ripetere con me la preghiera che fa crepitare le fiamme e danzare le scintille. La preghiera del fuoco.-  
- Signore del Fuoco. – intonò Ardof insieme agli altri presenti – Donaci tu la forza di continuare la nostra avanzata sulla tua strada. Tu che dai la vita e la morte non lasciarci mai soli e guida i nostri pensieri e le nostre azioni per avvicinarci alla tua gloria. Tu, e il tuo servitore per te, proteggici da chi vuole soffocare l’incendio dentro di noi e puniscili secondo la tua legge. Accoglici, alla fine del nostro cammino, al tuo fianco nella Volta Celeste. Così sia sempre.-  
“Alla fine mi hanno coinvolto in questa pazzia.” Si disse amaramente Ardof mentre ripensava alle sue idee prima e subito dopo il Cambiamento.
Il ronzio della lama si amplificò e così fece il bagliore che la circondava. Il Cavaliere sentì nuove energie entrare nel suo corpo dall’asta dell’arma.
Ardof espanse subito la mente in cerca del suo drago e, quando lo trovò, condivise con lui il mana che continuava ad entrare nel suo corpo. La lancia smise di irrorare il ragazzo di energia solo quando entrambi i corpi furono saturi di mana.
- Spero di rivedere tutti voi alla prossima celebrazione, la prossima settimana. Uscite da questo tempio sereni, perché il Signore del Fuoco veglia su di voi.-  il sacerdote guardò serio i presenti che uscivano pochi alla volta.
Ardof aspettò di fianco all’ingresso il Governatore, che uscì tra gli ultimi.
- Allora, ce l’avete fatta? Siete riusciti a eliminare i Camabiti? Non sono più una minaccia per noi?-  
- Stia tranquillo Governatore. Sono sicuro che i Camabiti non la disturberanno mai più. Non saranno più una minaccia per questa città e i suoi abitanti.-  
- Ne sei proprio sicuro? Non mi stai tranquillizzando per niente, vero? Devo essere certo che questa città sia al sicuro, è il mio compito come governatore.-  
- Le assicuro che non potranno più nuocere a nessuno. Un crepaccio pieno di lava li separa da questa città e penso proprio che non riusciranno a superarlo tanto facilmente.-  
- Questa si che è un’ottima notizia! Dobbiamo… dobbiamo organizzare una festa in vostro onore, una grande cena! E… non che non mi fidi di voi, ma potreste restare con noi ancora per un po’? Dovete sapere che quegli uomini sono astuti come delle volpi… potrebbero riuscire a superare il tuo crepaccio da un momento all’altro…-  
- Accetto. Dopotutto questa era l’ultima tappa. Non farò torto a nessuno restando qui ancora per un po’. Ho anch’io una richiesta, mi farebbe piacere se riusciste a creare uno spazio per il mio drago, mi rincresce doverlo lasciare fuori per tutto il tempo della mia permanenza.-
- Vedrò quello che potrò fare. Capisci, però, che questa città non è stata costruita per ospitare un drago… radunerò i migliori ingegneri e cercherò una soluzione attuabile…-  

La festa si tenne sotto la collina delle cave, alla luce di una moltitudine di falò.
I cuochi cucinarono i piatti migliori di Chiritai, come Ardof scoprì quella sera da una donna ubriaca che si chiamava la città, e prepararono un intero cinghiale al forno per Erdost. Le mura della città furono illuminate da decie di fuochi e la sala del tesoro, ancora intrisa della magia dell’alabarda, pulsava come un grosso cuore al centro della fortificazione.
“Sembra che la nostra vita stia migliorando, non trovi? In fondo potevano andarci male molte cose. Invece, guardaci qui, a festeggiare e con un’arma divina.”
“Si… sono d’accordo. Ringrazia i cuochi da parte mia, ricordatelo. Il loro cinghiale è fantastico.”
Il mattino seguente le lire e gli archi continuavano a diffondere nell’aria le loro dolci note, una canzone dopo l’altra, senza sosta dalla sera precedente.
Quando tutti i tavoli furono sgombri e gli strumenti d’argento vennero riposti nelle loro custodie Ardof salutò il suo drago e fece ritorno al suo appartamento.
Quando aprì la porta trovò il piccolo rifugio pieno di uomini che prendevano le misure dei muri e del soffitto. Erano almeno una decina, tutti indaffarati.
Senza far caso agli architetti che infestavano la sua camera da letto, Ardof si sdraiò sul divano.
Non dovette aspettare molto per addormentarsi. 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Vago