Blue Eyes
(De
Umana Insania – Capitolo della Vendetta -)
2. Capitolo Secondo – A Ray in a
Cloudy Sky
Sakura stava tagliando in modo
quasi maniacale e perfetto una semplice carota.
In una pentola, del riso bianco
stava cuocendo lentamente e in un’altra, del curry stava per essere completato
con l’aggiunta, appunto, delle suddette carote. Dal salotto, la musica di una
radio si diffondeva ovunque, facendole muovere a terra un piede involontariamente, concentrata com’era sul piatto
che stava cucinando con tanta attenzione. Non era mai stata brava in cucina, era
una delle tante cose che la faceva sembrare mascolina agli occhi di molti; sua
madre, proprio per questo, le aveva sempre detto
che mai ci sarebbe stato un uomo che avrebbe desiderato sposarla un giorno, e
così anche Sakura aveva cominciato a crederci,
rassegnandosi.
Poi era arrivato Naruto. Ed era
per lui che in quel momento aveva messo da parte la sua se stessa aggressiva e
poco femminile, per prendere un libro di cucina e mettersi a preparare per il suo fidanzato impossibilitato, del
buon riso al curry (almeno sperava che venisse buono, era sopravvissuto a Itachi
Uchiha, non poteva mica permettere che crollasse per
avvelenamento).
Il campanello dell’appartamento
trillò tre volte e Sakura si precipitò, senza
pensare, ad aprire al visitatore inaspettato
prima che potesse farlo Naruto.
Neji Hyuuga salutò con un cenno di
mano, entrando nell’abitazione con eleganza; la sua perfezione e i suoi modi di
fare raffinati stonavano in modo palese col disordine della
casa.
“C’è qualche problema?”
Domandò Naruto zoppicando verso di
lui.
“Diciamo di sì. Volevo informare
te, prima di andare a dirlo a Nara…”
Neji si accomodò sul divano rosso
mogano del salotto, mettendo sul basso tavolino davanti a sé dei fogli scritti
fittissimi.
“Siete riusciti a scoprire dove è
stata portata Ino?”
Domandò
Sakura.
“Purtroppo no, siamo in alto mare. Non abbiamo trovato testimoni che abbiano
visto Hidan, potrebbe anche aver lasciato la città, per quanto ne sappiamo. Ma
conosciamo qualcosa sulla sua fuga…”
Naruto sbirciò i fogli di Neji,
assottigliando gli occhi per cercare di leggere.
“… Hidan è fuggito dal carcere con un
complice.”
“Vuoi dire che là fuori c’è
qualcuno che lo sta aiutando anche adesso?”
“Molto
probabile.”
“E’ una pessima notizia.”
Constatò il biondo, grattandosi distrattamente il mento con la punta del
gesso.
“Già… e non essendo a conoscenza di che faccia abbia o
chi sia, non sappiamo nemmeno se ci tenga
sotto controllo e se faccia sapere i nostri
spostamenti a Hidan, dato che non abbiamo trovato un minimo indizio su di lui e
sul suo nascondiglio…”
Il terzetto rimase silenzioso per
alcuni istanti, ognuno immerso nei proprio pensieri quando uno strano odore si espanse per la casa, facendo arricciare
il naso a Neji.
“Oh no! Il curry!”
Sbarrò gli occhi
Sakura, precipitandosi in cucina. Si sentirono vari trambusti, tra cui il rumore
di una pentola che
cadeva a terra, un’imprecazione della giovane e vari utensili che,
probabilmente, venivano lanciati da una parte all’altra della
cucina.
Quando tutto sembrò finito, Naruto
sorrise a Neji come a scusarsi e riprese il discorso di
prima.
“Avete fatto delle
ricerche?”
“Ovviamente. Abbiamo tentato di
rintracciare tutte le persone coinvolte col culto di Jashin di cui Hidan era a
capo prima che venisse arrestato. Erano tre uomini e
quattro donne che si occupavano dei riti, altri erano una sorta di
assistenti o persone con cui avevano affari; delle quattro donne, due si sono
trasferite all’estero, una è morta, l’altra è qui in città ed è già stata
interrogata, ma è pulita. Sembra che abbia messo la testa a posto e si sia
sposata.
Dei tre uomini, uno attualmente è
ricoverato in ospedale in prognosi riservata, uno lavora a Manchester e un altro
si è ritirato in Cornovaglia, predicando in nome del dio Jashin
laggiù.”
Naruto si buttò sullo schienale
del divano, riflettendo a lungo sulle notizie
appena ricevute. Apparentemente, nessuna di quelle persone che erano state a
stretto contatto con Hidan adesso erano in grado di
aiutarlo.
“Che mi dici dei vari
collaboratori, gli uomini in affari di cui mi hai accennato
prima?”
“Lo stesso vale per loro. Trasferiti, morti… Gli unici due di cui non si sa nulla
sono due uomini. Pensiamo che vendessero le vittime da sacrificare o cose del
genere…”
Disse con un moto di
disgusto Neji, voltando il viso in un’altra direzione, come a non volerci
pensare.
“Credo che proprio
queste due persone siano la nostra traccia.”
“Lo penso anche io.
La mia squadra ci sta già lavorando; l’unico indizio che abbiamo è l’iniziale
dei loro nomi, probabilmente.”
“In che
senso?”
“Sono stato negli archivi e ho
guardato la scatola delle prove che furono portate in aula nel processo contro
Hidan. Tra i reperti, c’erano diverse lettere e
messaggi firmati presumibilmente da questi due uomini misteriosi; ognuno firmava
con una ‘K’, con una calligrafia differente.”
“Credi che siano i
loro nomi?”
“Se veri o in codice, questo non
saprei dirlo, Uzumaki.”
Il biondo annuì, alzandosi
barcollante dal divano e stiracchiandosi.
“Domani esporrò tutto questo a
Shikamaru. Ci sta che, col cervello che si
ritrova, veda qualcosa che a noi è sfuggito.”
“Non credo. Se mi permetti, in
questo momento Nara è abbastanza inutile. Non ha la
freddezza per lavorare come si deve. Mi domando perchè non lo abbiano
allontanato dalle indagini.”
Neji si abbottonò il
cappotto elegante e risistemò i fogli che aveva poggiato sul tavolino. Quando si
tirò su, gli occhi azzurri di Naruto fiammeggiavano
indignati.
“Non è una cosa
giusta quella che stai dicendo, Neji. Shikamaru è un ottimo poliziotto, forse
uno dei migliori della centrale. Non merita la compassione di nessuno ed è
abbastanza forte e maturo da poter lavorare a mente lucida. Io credo nel suo
lavoro.”
“Talmente maturo da
scagliare un telefono contro il muro?”
Domandò sarcastico
Neji, mostrando con
un ghigno i denti bianchissimi.
“La verità è che in questo momento
non è in grado di svolgere il suo mestiere, ecco tutto. È uguale a tutti gli
altri: niente più, niente meno. Dammi retta, Uzumaki, tenetelo il più lontano
possibile dalle operazioni, è un
consiglio.”
Il giovane Hyuuga
non badò all’occhiataccia furente che gli lanciò Naruto. Salutò educatamente
Sakura, che si era momentaneamente riaffacciata dalla cucina, e tolse il
disturbo sbattendo la porta dell’ingresso.
“Alla faccia del
brutto carattere…”
Commentò Sakura,
perplessa.
“Neji Hyuuga è così, freddo e
calcolatore, non ammette mai errori. Gli ci vorrebbe una donna, per
ammorbidirlo.”
“Ho un’amica carina, vuoi che
faccia un tentativo?”
“Se è Tenten a cui stai pensando,
non credo sia una buona idea. Lei lo ucciderebbe.”
Sakura sembrò pensarci seriamente,
poi scoppiò a ridere, poggiandosi sullo stipite della
cucina.
“Sì, forse hai
ragione.”
Naruto si rimise a sedere sul
divano, sintonizzando la radio su un programma di
musica Jazz.
Sakura tornò ai
fornelli, tentando di riparare al danno del curry bruciato.
Naruto era la cura
migliore alla sua malinconia. Con le sue risate e battute, anche col suo esser
goffo e imbranato col gesso, le faceva dimenticare per alcuni secondi la
tristezza che era venuta nel momento in cui aveva appreso della scomparsa di
Ino.
Era il suo sole in un giorno di
nuvole.
Quando Shikamaru Nara il giorno
dopo arrivò alla centrale, una nuova busta anonima lo aspettava sulla scrivania.
Kakashi Hatake attendeva su una sedia vicino, le mani congiunte in grembo e gli
occhi stanchi solcati dalle occhiaie profonde
di chi lavora anche di notte.
“Inutile dire che anche questa è
arrivata senza postino.”
Disse
soltanto.
Shikamaru si fece forza, aprendo
la busta con uno strappo.
Migliaia di fili d’oro caddero sul
tavolo, sparpagliandosi, mentre gli occhi del giovane si aprivano turbati, non riuscendo a capire in un primo
momento che cosa fossero.
“O mio Dio…”
sussurrò, portandosi una mano alla bocca. “…questi sono i suoi capelli…”
Toccò tremante la
ciocca bionda caduta dalla busta sentendone la consistenza poi, come se fosse
stato punto da qualcosa, ritirò in fretta la mano,
sconvolto.
Kakashi si avvicinò
al ragazzo, facendolo mettere a sedere. Sapere che quei capelli erano
appartenuti fino a poche ore fa a una ragazza sequestrata, ricevere un pezzo di
lei era una cosa che faceva contorcere le viscere dello stomaco anche a uno come
lui. Fece sparire il più in fretta possibile tutto quanto, controllando prima
che nella busta non ci fosse altro, qualcosa di utile,
magari.
“Nara…”
“La prossima volta
cosa ci manderà? Un dito? Un orecchio? Il
cuore?”
Pronunciò con
rabbia, prendendosi il viso tra le mani.
“Non ci sarà una
prossima volta.”
Affermò Kakashi,
prendendo dei fogli
da un cassetto della scrivania .
Shikamaru li esaminò bene, ma non
riuscì lo stesso a capire cosa il suo superiore stesse cercando di
dirgli.
“Lo abbiamo trovato, o meglio,
abbiamo trovato tre possibili posti in cui potrebbe essere. La zona è fuori
città, dopo East London.”
“E’ un posto immenso, come potete
dire di averlo trovato?” rispose con foga il ragazzo.
“Personalmente, se dovessi
scegliere un posto dove nascondere un prigioniero, sceglierei dei magazzini
abbandonati o una vecchia fabbrica, non credi che sarebbero dei bei posti? O
magari una cantina.”
“E’ ovvio, mai nessuno andrebbe a curiosare…”
“Appunto. E mi
risulta che nella zona che abbiamo rintracciato, ci siano tre vecchi
magazzini per materiali da costruzione di una famosa ditta,
Shikamaru guardò a lungo Kakashi,
scrutando il suo viso per verificare se quello che gli stava dicendo fosse uno
scherzo oppure no. Forse tutta quella situazione
poteva avere una svolta positiva.
Forse il suo incubo stava per
finire.
“Dobbiamo andare subito a
controllare, non possiamo aspettare oltre!”
“Ho già
convocato tre squadre, si stanno preparando. Fallo anche tu e vai da Naruto, ha
delle notizie da darti…”
Detto questo si
separarono.
Ino si passò una mano fra i capelli corti, tagliati male e in modo
impreciso.
Era contenta, almeno
quella volta non era stato versato del sangue. Vedeva Hidan davanti a sè che
lucidava con un panno la canna di una pistola grigio scuro, una Colt Navy del
1870, e deglutì
tremante, pensando che probabilmente quella era l’arma che avrebbe messo la
parola fine alla sua breve
vita.
Cambiò posizione delle gambe,
deboli e graffiate, cercando una postura più comoda. Essere in quel posto le
aveva fatto venire tutte le crisi che conoscevi: di nervi, isteriche, tutto.
Ormai era arrivata alla conclusione che non sarebbero mai riusciti a trovarla e
a liberarla in tempo dubitava che Hidan avesse lasciato dietro di sé degli
indizi sul luogo del sequestro, che poteva essere ovunque. Anche all’estero, per
quanto ne sapeva lei.
“Non siamo all’estero, piccola
Ino, non temere.” Rispose la voce dell’uomo come se avesse sentito il suo muto
ragionamento, “Siamo ancora a Londra, all’incirca. Sai, è difficile scappare con
una ragazza rapita appresso: le persone farebbero troppe domande.”
Continuò con un sorriso amichevole
che le fece rizzare tutti i peli delle braccia.
Si era chiesta più volte, in quei giorni, cosa ci fosse in Hidan che non andasse. A quanto ne sapeva lei, prima di
immischiarsi nella religione di Jashin, era stato un notaio di nota fama,
benestante e frequentatore dell’alta società; aveva soldi, successo e un
certo potere tra i suoi clienti e colleghi, evidentemente. Un uomo comune
avrebbe venduto l’anima al diavolo per avere una vita come la sua, e Ino non
riusciva proprio a capire cosa lo avesse spinto a diventare in quella maniera;
in un certo senso, era molto simile a Itachi
Uchiha.
“Hidan…” pronunciò
timorosa, con voce roca. Quello la guardò interrogativo, invitandola con gli
occhi viola a parlare.
“… perché segui
questa religione? È… è orribile…”
“Honey, piccola… perché questa domanda
così difficile e complicata?”
“Se… se devo morire, almeno voglio capire
meglio per cosa lo
faccio.”
L’uomo la guardò compiaciuto,
rimettendo la pistola nel fodero e avvicinandosi a lei lentamente, felice per
quella domanda e voglia di sapere.
“Mi sembra giusto. Mi perdonerai
però se il mio sarà un discorso confuso e complicato. ‘Perché’ è la domanda più
difficile che un essere umano possa fare.”
Ino lo vide mettersi comodo su una
sedia traballante di legno, mentre si accendeva un sigaro che emanava un odore
nauseante.
“Vedi, Jashin è un dio che vuole
sacrifici, umani chiaramente. Lui è convinto che gli uomini, tutti dal primo
all’ultimo e me compreso, siano dei sudici peccatori, una razza ingrata,
sommersa dai vizi e dall’ipocrisia. Lui ama il mondo, immensamente, e per questo
non sopporta di vederlo in mano a degli esseri tanto spregevoli come noi; anche
io un giorno morirò per mano di qualcun altro ed allora sarò felice di essermi
liberato da questo male comune, da questo mondo malato che ormai non ha più
nulla da offrire e quindi deve essere distrutto. Jashin ama proprio questo: la
distruzione totale, completa di questo mondo corrotto, è convinto che dalla
distruzione possa nascere qualcosa di migliore. Io sono consapevole di essere
soltanto una sua pedina, lo aiuto in questo progetto e un giorno verrò ripagato;
è una religione magnifica che in pochi sanno apprezzare e comprendere e tu, honey, devi sentirti onorata di
contribuire a tutto questo. Non devi vedere la
faccenda in modo negativo, sono sicuro che dopo la morte, ovunque tu andrai, mi
ringrazierai per quello che ti ho fatto.”
Ino rimase
seriamente scioccata dalle sue ultime parole. Non poteva credere che le avesse
detto che un giorno gli sarebbe stata grata!
Cercò di
controllarsi, mentre un moto di rabbia la percorreva tutta. Avrebbe voluto
alzarsi ed urlargli che si poteva ficcare i suoi ringraziamenti con tanto amore
su per il didietro, se proprio ci teneva; invece rimase
immobile, continuando ad osservarlo e mordendosi la
lingua.
“E dimmi… stai cercando di fare del male a Shikamaru solo per
vendetta?”
“Detto così
sembra altamente
immorale. Il tuo compagno ha impedito che noi della setta del dio Jashin
compissimo il nostro dovere e questo non è stato bello.”
Adesso lo sguardo di Hidan si era
fatto più sarcastico e minaccioso, come se al ricordo dell’avversario la sua
fiamma della vendetta stesse avvampando più del solito.
“E’ uno sporco
infedele e il dio Jashin disprezza le persone come lui. Volevo che soffrisse, ma
non col morire: per
noi seguaci e servitori di Jashin, la morte è la nostra massima aspirazione, è
l’avvicinamento col nostro Dio e il nostro massimo contributo alla sua opera.
Non volevo che quel Nara avesse un tale privilegio prima di me, così ho pensato
che farlo soffrire per il resto dei suoi giorni fosse un bel modo per punirlo.
Non sei d’accordo con me?” Chiese a Ino, con
occhi seriamente interessati alla risposta che poteva dare la giovane. Ma quella
rimase zitta, incapace di pronunciare anche un singola parola: qualsiasi cosa
avesse detto, non gli sarebbe piaciuto sicuramente e l’avrebbe fatta fuori prima
del tempo.
Il silenzio piombò ancora fra i
due. Hidan sembrava un bambino davanti a una grande ruota panoramica per la
prima volta, immerso in sogni affascinanti e fantasie nascoste; Ino cercava in
tutti i modo di scacciare dalla mente tutto quello che aveva sentito finora
perché, anche se fosse sopravvissuta, era sicura che si sarebbe portata gli
incubi appresso per un sacco di tempo.
Cercò di ripensare a tutto quello che era accaduto, a come fosse
capitata in quel posto, quando quell’incubo fosse iniziato e perché non avesse
potuto far nulla per evitare tutto ciò.
“Perché… come hai
fatto a fuggire dal carcere?” chiese piano, ricordandosi di quel particolare
strano e inspiegabile di cui avevano parlato anche i
giornali.
“Come
prego?”
“Voglio dire… era
pieno di polizia: come hai fatto ad evadere senza che nessuno ti
vedesse?”
“Sei molto curiosa
Ino, deduco sia una caratteristica comune di voi giornalisti.”
Constatò pensieroso,
sorridendo di quel fatto buffo.
“Come dire… sono
uscito dalla porta della mia cella e poi da quella secondaria, lì ho preso una
macchina e sono andato in periferia. Semplice.”
Ino continuava a
guardarlo perplessa, non capendo. Hidan si rese conto del suo sguardo
dubbioso.
“Honey, ragiona, è ovvio che qualcuno mi
ha aiutato. Mi considero una persona abbastanza intelligente e astuta, ma non
tanto da aprire una porta di ferro a mani nude e poi…”
Ino già non
ascoltava più, si era fermata a due frasi prima.
Era ovvio che qualcuno lo avesse
aiutato? A quella domanda c’era solo una risposta.
“Ha un complice nella polizia.”
Decretò Shikamaru mentre si
dirigeva verso le macchine di Scotland Yard. Dietro di lui, Naruto lo seguiva
veloce, per quanto potesse, guardandosi poi
attorno.
“Vuoi dire che
finora abbiamo lavorato col complice di Hidan? Sei
sicuro?”
Shikamaru vide i
suoi colleghi prendere posto nelle varie macchine, preparandosi probabilmente
all’operazione finale di quel rapimento. Quando notò che nessuno stava badando a
loro, si rivolse a Naruto parlando a bassa voce.
“Questo spiegherebbe
un sacco di cose: come è fuggito dalla prigione senza essere visto, come abbia
preso le informazioni su di me, come recapitasse le buste gialle senza postino,
come sapesse i miei orari di lavoro. Prima che questa storia finisca, troveremo
anche questo figlio di puttana.”
Si allontanò da
Naruto che, arrabbiato, rientrò negli uffici, maledicendo il braccio rotto e la
gamba zoppicante che gli impedivano di andare in missione.
Shikamaru si sistemò
sul sedile accanto al guidatore, aspettando che il capitano Hatake lo
raggiungesse; dietro di sè, altri due agenti avevano preso posto nella vettura,
fermi e immobili pronti all’azione. Uno di loro lo colpì particolarmente per la
sua alta statura, sottolineata dallo spazio angusto della
macchina.
“Qual è il vostro
nome, agenti?”
Chiese, più per
necessità che per educazione. Voleva rendersi conto con che gente
lavorava.
“Io sono Aburame.
Numero di matricola
Rispose uno di loro
come una macchina, sistemandosi sul naso un paio di occhiali
tondi e scuri che non gli permettevano di leggere il suo
sguardo.
“Agente Zukuka, lavoro nella
seconda divisione della squadra omicidi.”
Rispose l’uomo alto, alzando una
mano. Shikamaru intravide sul polso di questo un cicatrice circolare,
somigliante da lontano a un bracciale.
“Come te la sei procurata?” chiese il giovane subito, senza
pensarci.
“Cicatrice di
guerra, ho partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, prima di venire in
polizia.”
Nara annuì,
sentendosi quasi più sicuro ad avere come compagno un elemento del genere:
sicuramente, non gli sarebbe mancata l’esperienza.
Quando Kakashi
Hatake li raggiunse, partirono insieme a tutte le altre pattuglie alla volta di
East London, sfrecciando sulla statale che fiancheggiava il Tamigi e che li
portava nella periferia industriale, uno scenario completamente diverso dal
chiassoso centro di Londra.
Il gruppo di vetture
si separò in tre diverse direzioni, ognuna diretta a un magazzino diverso della
Madoson&Co; Shikamaru osservava fuori dal finestrino il
paesaggio tetro, il
cielo sempre nuvoloso che, in quella
circostanza, era semplicemente
perfetto.
Arrivati nelle vicinanze dello
stabilimento, le quattro macchine di Scotland Yard si fermarono, parcheggiando
in un luogo nascosto dagli alberi, dove difficilmente qualcuno le avrebbe
notate.
L’aria era più fredda e l’umidità
data dal fiume era più percepibile che in città, facendo rabbrividire gli agenti quando scesero dalle auto.
Tutti misero mano
alle proprie pistole e si radunarono in cerchio per ascoltare le direttive del
capitano Hatake. Alla fine si diressero verso il magazzino,
disperdendosi.
Naruto,
dopo aver parlato con Shikamaru, si era chiuso negli archivi della
centrale, controllando le personali schede, una per una, degli agenti di polizia
della loro centrale, cercando un indizio su qualche nome che potesse risultare
sospetto.
Ma come aveva immaginato, niente
compariva su quei curriculum immacolati. Tutti
sembravano bravi uomini, agenti con la testa a posto che mai nella vita avevano commesso
qualcosa, nemmeno un piccolo furto. Sconsolato, buttò l’ennesima cartellina sul
tavolo, massaggiandosi gli occhi stanchi, convincendosi che forse Shikamaru
stavolta aveva preso un granchio e lui stava solo facendo del lavoro
inutile.
La porta
dell’archivio si aprì con un sommesso cigolio, facendo passare Neji
Hyuuga.
“Ti stavo cercando, Uzumaki. Posso
sapere che ci fai rinchiuso in questo posto?”
Il biondo si voltò verso il suo
interlocutore, non scordando le parole che aveva usato contro Shikamaru la sera
prima.
“Secondo il mio amico, il complice di Hidan si
troverebbe all’interno della polizia. Quindi sto cercando fra i curriculum di
ogni singolo poliziotto se c’è qualche indizio, una traccia…”
“Può essere, ma sono qui per farti
sapere un’altra cosa, comunque. Ho trovato il nome dei due uomini che erano con
la setta di Jashin.”
Naruto sbarrò gli occhi, invitando
il collega a parlare.
“Sono stati nominati una sola
volta nel processo contro Hidan, per sospetto di complicità, ma furono subito
lasciati perdere. Uno è Kisame Hoshigaki, un noto avvocato di Liverpool; l’altro
è conosciuto col solo nome di Kakuzu. C’è veramente poco su di lui, se non che è
stato un mercenario durante la guerra, e da allora deduciamo che abbia
continuato la sua attività per qualche ricco che voleva togliersi un po’ di
disturbi. Sembra sia scomparso poco prima l’incarcerazione di
Hidan.”
Naruto ci pensò un attimo,
guardando Neji perplesso.
“Perché ho come l’impressione di
aver già sentito questo nome?”
Continua…
*Colt Navy: è una rivoltella, una pistola che
spara a ripetizione, molto semplice. È di produzione americana ed è stata usata
nelle Guerre Indiane, nella Guerra di Crimea e nelle battaglie risorgimentali.
Immessa nel mercato statunitense nel 1850, è stata usata fino al 1873 circa
(cit. Wikipedia).
Next>>
Aveva tanto sperato che qualcuno,
lui, la venisse a salvare; ogni minuto passato in quello schifo di posto
aveva pregato Dio (lei, che in tutta la sua vita non era mai nemmeno entrata in
una chiesa) di mandarle una qualsiasi persona a prenderla, a dirle che andava
tutto bene e che sarebbe tornata a casa. Ma adesso, dopo quello che le aveva
detto Hidan, si era rassegnata alla sua fine, forse ingiusta, e aveva cominciato
a desiderare che Nara se ne stesse a casa, al sicuro, perché se lui fosse morto,
lei sicuramente non sarebbe riuscita ad andare avanti lo
stesso.
“Shikamaru,
smettila, ti prego… vattene via!”
Note di
Lee:
Oh, Mon Dieu!
Eccomi qua col secondo capitolo,
che a dirvela tutta è il mio preferito in assoluto; primo per la presenza
NaruSaku (originariamente nella mia testa ci doveva essere anche la scena lemon
fra i due, ma per ragioni di tempo l’ho dovuta saltare), secondo per il pezzo
sulla religione di Jashin, sulla quale mi sono svenata. Non esisteva nessuna
notizia a riguardo, solo che questa religione predica il massacro e
l'assassinio. Nel Jashinismo, qualsiasi cosa che non sia la distruzione totale è
considerata un peccato (cit. Wikipedia).
Per cui capirete, oh cari lettori o
presunti tali, che tutta la descrizione in merito esposta da Hidan, è farina del
mio neurone.
Risposte alle
Recensioni:
Mimi18: Adesso puoi dire cosa ti piace di
questo capitolo senza spoiler vari! XD Come si denota, anche nella preferenza
dei capitoli abbiamo gusti in comune, e ciò mi preoccupa quasi più della
sincronizzazione della vescica, oh Gesù! XD Seriamente parlando, sono felice che
recensisci ogni capitolo nonostante tu abbia già letto tutto. Lo apprezzo
davvero molto, TwinH.
Kaho chan: Oh, Kaho! Che sorpresa! Sono
indecisa se prendere quel “Non mi ricordavo che fossi
così brava, davvero Lee” come un complimento o no, fatto sta che mi sono messa a
ridere. XD
Sono molto felice che
ti piaccia la fanfic e sicuramente il betaggio della Reki ha contribuito molto.
Non si spiega come la prima parte dell’intera storia, fatta con calma e
pazienza, fosse piena di frasi che non tornavano, mentre la seconda parte, più
lunga e fatta di fretta senza poi essere riletta, sia venuta solo con qualche
errore di battitura.
Eh, i misteri della
vita…
And so, spero che
continuerai a leggere, a ‘sto punto, nella speranza che anche il resto dei
capitoli ti piaccia.
Ringrazio come sempre
tutti quelli che leggono, anche se non recensiscono, ma che se lo facessero
renderebbero sicuramente felice una povera creatura del Signore.
ù_ù
Prossimo aggiornamento a domenica
22 marzo, ore imprecisate.
Lee
Naruto
© Masashi Kishimoto
Blue
Eyes © Coco Lee