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Autore: MySubversiveLove    15/03/2009    1 recensioni
Non le importava molto di non riuscire più a distinguere il desiderio sincero di quel corpo dall'abitudine ormai irrinunciabile di quelle mani, di quelle labbra, del solletico di quei capelli lunghi sull'ombelico. Incatenata dalla dolcezza.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deux

Drink some wine and leave my mind, forever.

Distesa accanto a lui, osservava la sua schiena alzarsi ed abbassarsi al ritmo regolare del suo respiro e l'ombra che le scapole leggermente sporgenti tracciavano sulla sua pelle.
Dormiva profondamente, con la bocca socchiusa e la guancia destra schiacciata sul cuscino.
Le pupille si muovevano dietro le sue palpebre chiuse, custodi dei sogni che popolavano l'animo di lui nel sole di quella domenica mattina.

Allungò una mano verso il suo polso, non molto più spesso di quello di una donna, e lentamente seguì il sentiero del suo braccio, fino alla spalla, soffermandosi poi sui suoi soffici capelli ricci e scuri, che lei amava definire di velluto.

Non avrebbe saputo definire i sentimenti che la legavano a quel ragazzo, quel giovane uomo che aveva tanti anni in meno di lei che non le sarebbero bastate le dita di due mani per contarli.
Più che come un'amante si era impossessata della sua gioventù come una ladra, gli succhiava via quegli anni d'oro con capricci inadatti ad una donna della sua età.
Dubitava davvero di essere l'adulta tra i due, quella che avrebbe potuto ricoprire il ruolo di una madre, di una guida, agli occhi di quel corpo smarrito, in balia del mondo e senza ancore.

Se all'inizio ciò che provava verso di lui era un feroce desiderio di possesso, il volere di rinchiuderlo nel suo ventre come se non fosse altro che un abbozzo di uomo, ora tutto ciò si era evoluto in qualcosa di più profondo dell'amore, della passione, della fiducia.
Ciò che la spingeva verso quello che agli occhi di un'altra donna sarebbe stato un bambino inesperto, era un bisogno trascendente e unico, come d'acqua fresca, di dolcezza.

Non le importava molto di non riuscire più a distinguere il desiderio sincero di quel corpo dall'abitudine ormai irrinunciabile di quelle mani, di quelle labbra, del solletico di quei capelli lunghi sull'ombelico.
Si trattava di un sentimento imprescindibile, che venendo a mancare avrebbe strappato la sua vita come carta velina, rendendola inutile quanto terra arida e dura.

Eppure di tanto in tanto avvertiva il richiamo del mondo battere forte nel petto e la presenza di lui le sembrava ingombrante, le pareva di non poter più scindere le loro anime e sentiva il bisogno di mentire, come per aggrapparsi a qualcosa che le ricordasse ancora il fatto che sarebbe esistita anche senza lui.

Vedeva tanti uomini, alcuni li desiderava.
Costruiva castelli di carte su una possibile avventura sessuale con alcuni di essi, come l'avrebbero toccata, l'aspetto dei loro appartamenti, la loro presenza nel suo sonno e il loro odore sui vestiti. Cos'avrebbero detto finché facevano l'amore e il modo in cui le loro mani avrebbero tracciato percorsi nell'aria mentre parlavano.

Non avrebbe mai saputo rendere le sue fantasie reali, esse erano l'unico spazio non impregnato dalla presenza di lui, ma sapeva che se avesse davvero osato avvicinare quegli uomini ogni loro fascino sarebbe svanito sotto lo sguardo della sua coscienza, il peso delle azioni.
Aveva paura e la paura ammutoliva il desiderio.

Era come se nella sua intera vita non ci fosse stata altra esperienza all'infuori di lui, come se non avesse mai incontrato altri occhi o giaciuto in altri letti. Non avrebbe saputo nemmeno ansimare diversamente da come faceva con lui.

Dormiva sulla schiena, nudo, appena coperto dal lenzuolo. Ignaro di cosa ci fosse a legare le persone e di come nulla fosse mai sincero e semplice.

La vita si prendeva gioco dei sentimenti e li trasfigurava, lei lo sapeva, gli umani non avevano il diritto di credere nell'amore, nella purezza, tutto veniva sacrificato nella speranza di ottenere altro e non restava più niente.

Viveva imprigionata nella trasparenza e nella forza dei sentimenti di lui, in quella spontaneità disarmante che non sapeva spiegarsi. Aveva occhi di bambino, eppure con una pazienza sorprendente per la sua età assecondava ogni suo sciocco capriccio; comprarle del cioccolato mentre fuori pioveva a dirotto, girare la città la sera tardi per trovare il dvd che lei aveva così voglia di vedere, stringerla forte tutta la notte ogni volta in cui lo stress minava i suoi nervi e asciugarle le lacrime salate con le punte delle dita.

Non si sarebbe davvero detto che l'adulta fosse lei, con lui avvertiva un senso di sicurezza e comprensione che non aveva incontrato mai, nemmeno durante l'infanzia.
Ritornava bambina, per la prima volta sentiva di non dover dimostrare nulla, di potersi abbandonare senza riserve.

Ma lo stesso sentimento di protezione che lui le infondeva la faceva sentire in trappola, senza vie d'uscita.
Aveva una voglia di ribellione e di fuga persino più forte di quella dei tormentati anni del liceo e si ritrovava a pensare che tutte le premure non fossero altro che un modo per controllarla, per impedirle di vivere autonomamente, perché non fuggisse, tutto questo le pesava sull'animo come un macigno.

Incatenata dalla dolcezza.

Le prime volte vigeva in lei la convinzione che sarebbe diventata il suo punto di riferimento, la sua guida, il suo senso materno palpitava alla vista di quel corpo giovane e magro, ma ora si rendeva conto che era lui a considerarla un essere fragile e volubile che necessitava di essere salvaguardato dal mondo.

Il destino si era per l'ennesima volta preso gioco di lei, la ancorava a quell'uomo senza cui non poteva vivere e da cui avrebbe voluto staccarsi con tutte le sue forze.

Lo sapeva che quella notte, un paio di mesi prima, in cui aveva voluto possederla così all'improvviso, era stato solo per incatenarla per una vita intera.
Ricordava perfettamente quei baci appassionati, quei baci che avevano un sapore diverso da quello dell'amore, un sapore diverso da quello della gioventù. Avevano il gusto del possesso.
Le mani che le serravano i polsi con decisione e il suo ansimare violento non potevano essere fraintesi.

Da allora il suo corpo non le aveva comunicato altro che nausea ed estraneità, non aveva più seguito il suo naturale flusso. Attendeva con ansia, ma sapeva che oramai un altro essere frutto dei loro corpi cresceva in lei, la testimonianza vivente della fine della sua libertà. Aveva paura.

In quel momento, sentendosi osservato con tanta insistenza, egli socchiuse piano gli occhi e vedendola accanto a lui, illuminata dal sole mattutino e bellissima, le prese la mano e un sorriso dolce nacque sulle sue labbra.
<< Buongiorno, amore >> disse lei e sorrise di rimando, lasciando che la paura, per un momento, scivolasse dimenticata in fondo all'anima.
  
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