C |
apitolo II
Una catena
è come
una ruota,
gira, gira, e ti
collega al tuo
destino.
O forse,
semplicemente, ti lega a ciò che ti aspetta.
Diffida delle
catene.
Cosa
stavano facendo, adesso, i suoi uomini?
Oscar
si chiese se stessero pensando a lei, al destino che li attendeva,
all’ultima
cosa da dire prima dell’esecuzione.
Forse
credevano che lei li avrebbe abbandonati, che si sarebbe dimenticata di
loro,
che avrebbe scambiato la sua vita e il suo onore con il loro ultimo
respiro.
Non
era così.
Lei
voleva salvarli.
«Dobbiamo
coprirci ora, Oscar» mormorò André,
prima di entrare a Parigi. «Lasciamo i
cavalli qui.»
«Sì.»
Nascosero
gli animali fuori dalla città, nella parte di bosco che
separava i palazzi dei
nobili. Oscar si chiese se li avrebbero ritrovati, al loro ritorno.
Ma
non c’era tempo per questo: dovevano raggiungere Bernard.
«Io
so dove si nasconde.»
Le
aveva detto André durante il tragitto.
Oscar non aveva potuto fare a meno di
chiedersi quante altre cose le avesse nascosto, quanto altro sapesse,
che non
le avrebbe mai rivelato.
Attraversarono
i vicoli di Parigi a testa china, la cappa sulle spalle, il cappuccio a
coprire
le loro teste.
Chissà
se le avrebbero
tenute ancora molto, quelle teste…
Finalmente,
André le indicò una vecchia porta, che sembrava
condurre in una cantina. Oscar
seppe con certezza che Bernard era lì.
Fu
proprio lui ad aprire.
Li
fece accomodare a un vecchio tavolo di rovere. La stanza era povera, i
muri di
pietra nascondevano diverse bottiglie di vino, di cui una
già pronta per loro.
Si accomodarono su alcune sedie.
«Bernard,
ho bisogno del tuo aiuto» esordì lei, mentre
André si versava da bere.
«Sono
pronto ad aiutarti, Oscar» Bernard si chinò verso
di lei, le mani giunte sopra
il tavolo. «Ma, se questo che mi chiedi è un aiuto
per la famiglia reale, ti
prego di rivolgerti a qualcun altro. Sono la persona meno
indicata.»
André
restò con il bicchiere sospeso a mezz’aria,
aspettando che lei rispondesse,
forse chiedendosi come avrebbe reagito Bernard, sapendo di dover
aiutare dei
soldati.
«No»
Oscar scosse la testa, gli occhi fissi in quelli dell’uomo.
«Si tratta di
dodici soldati della Guardia. Non sono certo nobili. Sono rinchiusi
nella prigione
dell’Abbazia.»
Bernard
cercò lo sguardo di André, lo vide annuire, e
tornò a rivolgersi a lei.
«Sentite,
sarei ben felice di salvare la vita a dodici uomini, ma come dovrei
fare?
Quello che mi chiedi non è possibile, Oscar. La prigione che
hai nominato è una
vera fortezza…»
Oscar
bevve un lungo sorso di vino prima di rispondere. Era ancora
intorpidita dal
viaggio, preoccupata per la sorte dei suoi uomini. Il liquido
sembrò darle un
po’ di sicurezza, scaldandola dentro.
«Pensavo
che, con il popolo… Con il loro intervento, tu potessi
salvarli.»
Bernard
sgranò gli occhi: sembrava che si aspettasse tutto, tranne
quelle parole.
«Duemila
persone, Bernard» intervenne André, scuotendo il
calice di vino. «Possono
bastare. Tu attiri tanta gente.»
«Questo
si può fare» rispose Bernard, storcendo appena la
bocca. «Ma che aiuto possono
ricevere i tuoi soldati, Oscar?»
«La
gente potrebbe richiedere la loro liberazione. Potrebbe richiedere
l’intervento
della regina… Magari qualcuno chiederà il loro
aiuto per prevenire i disordini.
Io lo farei.»
«Non
è una cattiva idea; tu cosa ne pensi,
André?»
Oscar
si voltò a guardarlo.
Era
da quando erano fuggiti che cercava di evitare i suoi occhi. Mai si
sarebbe
aspettata di scappare con lui.
Ricordò
la notte in cui avevano rischiato la vita, in cui l’aveva
rischiata André.
“Il
mio André è in
pericolo! Lasciatemi, il mio André è in
pericolo!”
Era
finalmente stretta tra le braccia di Fersen, come aveva sognato per
anni… E
l’unica cosa che era riuscita a gridare, l’unica
cosa che aveva desiderato, era
sapere André salvo.
Il
suo André.
«Concordo
con Oscar. È l’unico modo per liberarli.»
Quanto
era passato da quando erano solo bambini? Da quando non si
preoccupavano di ciò
che celava il cuore? Erano fuggiti insieme, adesso. Come uomo e donna.
«Sai,
Oscar, non mi dispiacerebbe che un cervello come il tuo lavorasse per
noi…»
O
forse no.
Aveva
giurato a suo padre di tornare. Aveva giurato di lasciarsi uccidere.
Non poteva
mancare alla parola data.
Nemmeno
per André.
Quanto
tempo era passato dal loro arresto?
Alain
si chiese quale fosse il destino che li attendeva. Non era tipo da
fermarsi a
pensare, da lasciarsi scoraggiare. Si alzò in piedi e
incitò i suoi compagni a
fare altrettanto.
«Voglio
dire ai giudici militari tutto quello che penso.»
Sì,
quello poteva essere un buon modo per andarsene, questo pensava Alain.
Almeno,
finché non entrò la guardia.
«Siete
stati condannati a morte mediante fucilazione.»
Alain
non sentì altro.
Cinque
giorni.
Gli
restavano cinque giorni di vita. Poi sarebbero morti. Tutti morti.
Ma
il comandante? Dov’era il loro comandante? Avrebbero ucciso
anche lei?
L’avrebbero fucilata, magari davanti ai nobili e alla regina?
Alain
non si chiese altro mentre si fiondava contro la porta per protestare.
Era
bella, Oscar.
Quando
sorrideva, quando sollevava gli occhi che sembravano riflettere
l’azzurro di
quella giornata. Tutto sarebbe andato bene, doveva andare bene.
Perché Oscar se
lo meritava.
«Quando
tutto sarà finito…» cominciò
lei, sdraiata sull’erba vicino ai cavalli. «Quando
i miei uomini saranno liberi, io dovrò tornare,
André.»
Fu
come un colpo per lui.
Vederla
lì, davanti a sé, baciata dal sole. Attesa dalla
morte.
«Lo
sai, questo?»
André
prese un sasso e lo lanciò vicino.
«Sì,
lo so.»
Si
aspettò di sentirla continuare, di bearsi ancora di quella
voce con cui era
cresciuto, ma Oscar rimase in silenzio. Abbastanza per lasciargli il
tempo di
pensare.
Suo
padre l’attendeva per ucciderla.
Questo
era sicuro. Nessuno, nessuno avrebbe fatto nulla per salvarla. Anche
questo era
sicuro. Non c’era nessuno abbastanza coraggioso per
difenderla, nessuno
disposto a fare qualcosa per lei.
Se
solo fosse esistito qualcuno come Oscar, generoso, buono, con il
coraggio di un
leone. Qualcuno disposto a salvarla.
«Promettimi
che non morirai, André» sussurrò Oscar,
prendendo un filo d’erba e posandolo
sulle labbra. «Io devo saperlo.»
Per
un momento, André si chiese perché lei lo volesse
sapere salvo. Ma non ebbe il
tempo di illudersi, perché conosceva l’animo di
Oscar, e aveva la certezza che
quelle parole le avrebbe pronunciate per chiunque.
Come
puoi chiedermi
questo, Oscar? Come puoi chiedermi di non morire, quando sai che darei
la mia
vita per te.
Avrebbe
voluto dire.
Invece
pensò a quel giorno, al momento in cui avevano rischiato
entrambi di morire.
Ora erano salvi, perché non poteva essere così
per sempre?
«Te
lo prometto, Oscar.»
Incontrò
i suoi occhi, il desiderio di gettarsi su di lei, proprio
lì, in mezzo alle
campagne, mentre rischiavano la vita, sembrò crescere in
lui. Ma si disse che
era normale, era tutta colpa del destino che li attendeva.
Perché,
nonostante la promessa fatta, André non aveva nessuna
intenzione di restare a
guardarla morire.
«Bene»
disse Oscar, sollevandosi a sedere nell’erba. Si
trascinò all’ombra di un
albero. «Ora che hai giurato, André, non puoi
mancare alla tua parola.»
Non
è vero, Oscar. È il
mio onore che metti in gioco, non il tuo. E del mio, francamente, non
mi
importa.
Dal
bosco udirono le grida che arrivavano dalla città. Doveva
esserci stato un
altro assalto o, forse, Bernard era riuscito a radunare una folla.
«Vuoi
vedere?» le chiese, domandandosi se fosse curiosa di sapere
quanto ci sarebbe
voluto prima di veder liberare i suoi soldati. «Vuoi che
andiamo?»
Oscar
tirò la testa indietro, si abbandonò contro il
tronco ruvido, e scosse la
testa. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra: sembrava un invito per lui.
Mantenne
il controllo, come aveva sempre fatto, e le sedette accanto.
Intanto
i loro cavalli pascolavano lì attorno, ignari del destino,
delle sue brame,
della fine che avrebbero fatto loro due.
Bianco
e nero, giorno e notte, donna e uomo. Oscar e André.
Avrebbe
potuto passare giorni a stilare una lista di cose che li distinguevano,
rendendoli inseparabili. Perché non c’era notte
senza il giorno, così come non
poteva esserci André senza la sua Oscar.
Sarebbe
stato assurdo vivere senza di lei.
Sarebbe
stato impossibile.
«André»
lo chiamò ancora Oscar, aprendo gli occhi per guardarlo.
«Manterrai la
promessa?»
«Certo,
Oscar. È così che faccio sempre, no?»
Fu
in quell’istante che se ne accorse: il viso di lei si volse
verso il basso,
come a evitare il suo sguardo, come se stesse pensando a una promessa
che non
aveva mantenuto. Ma, era davvero così?
André
non ricordava di averla mai tradita.
«Certo,
Oscar. È così che faccio sempre, no?»
Era
vero.
Ed
era estremamente triste. Triste perché Oscar avrebbe
preferito che, per una
volta, André mancasse alla sua parola, che ripensasse a
ciò che le aveva
giurato.
“Mai
più ti farò una cosa
come questa”, le aveva detto,
stringendo il lembo della
sua camicia, strappato. E in quel momento lei ci aveva creduto, ci
aveva sperato.
Ma
ora tutto era cambiato.
Oscar
voleva il suo contatto, voleva lui.
Soprattutto
ora che la fine sembrava così vicina. Ma André
non avrebbe mancato alla sua
parola, di questo era sicura. André era un uomo
d’onore, un uomo perfetto per
lei.
«Mi
fido di te, André» disse infine, arrendendosi.
Da
lontano arrivavano i suoni che stavano aspettando. Le grida del popolo,
le
incitazioni a liberare i suoi uomini. O almeno, così sperava.
«Oscar,
riguardo a quello che è successo…»
Lei
sollevò una mano per interromperlo. Una leggera brezza le
spinse i capelli
davanti al viso. Li scostò prima di parlare.
«Non
dire niente, André. Va bene così.»
Davvero
andava bene così? Davvero non aveva altro da dirgli? Lui si
era detto pronto a
sacrificare la sua vita per lei, per non doverla guardare morire, e ora
tutto
ciò che riusciva a dirgli era questo?
Quando,
quando il suo cuore era diventato di ghiaccio?
«Sì,
Oscar» mormorò André, sollevando un
ginocchio accanto al suo. «Come vuoi.»
Ma
non era questo che voleva.
Non
è questo…
«André,
io…»
Fu
il turno di André di interromperla.
«Non
importa, davvero. Non importa.»
Non
era vero, non poteva esserlo. Perché non lo era per lei,
come poteva esserlo
per lui?
Lui
che, ancora quel giorno, aveva confessato di amarla. Davanti a suo
padre, nella
casa in cui erano cresciuti. Ma cosa ne sarebbe stato di loro, ora?
Moriremo,
o meglio, sarò
io a morire. André andrà lontano,
sposerà qualche contadina che gli riempirà la
casa di figli. Una donna che non sono io.
«Pensi
che stia funzionando?» chiese ancora André.
«Pensi che riusciremo a liberarli?
Sto pensando ad Alain… Non ce lo vedo chiuso in una
cella.»
«Se
la caverà… Bernard riuscirà a tirarlo
fuori. Lui e tutti gli altri.»
Sì,
ma quando? E come avrebbe fatto a sapere che tutto era concluso? Che
era il
momento di tornare a casa?
Al
mio patibolo…
Sarebbe
stato brutto separarsi da André, ora che erano
così vicini. Così soli.
Era
quasi strano quel momento. Perché non erano più
il comandante e il suo soldato,
erano solo loro: uomo e donna.
Ma
presto tutto sarebbe finito.
Presto,
troppo presto, il Generale avrebbe messo fine alla sua vita.
Note
dell’autrice:
Innanzitutto
vorrei ringraziare chi ha letto, recensito, inserito la storia tra le
preferite
e le seguite. Davvero: grazie!
Ero
una lettrice silenziosa anch’io, finché non ho
iniziato a pubblicare… Allora mi
sono resa conto di come anche due parole facciano piacere.
Ho
dimenticato di fare un ulteriore chiarimento. Mi baso
sull’anime, non sul
manga. Mi baso su una Oscar più fredda, ma che ho amato, e
di cui, fra tutto,
ho amato la voce.
Celtica