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Autore: Celtica    20/01/2016    20 recensioni
E se fossero davvero fuggiti insieme?
Oscar ha disonorato la sua famiglia, suo padre la vuole morta, ma André vuole scappare con lei.
Dal primo capitolo:
Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Catene cap 2
n



C

apitolo II

Una catena è come una ruota,

gira, gira, e ti collega al tuo

destino.

O forse, semplicemente, ti lega a ciò che ti aspetta.

Diffida delle catene.


Cosa stavano facendo, adesso, i suoi uomini?

Oscar si chiese se stessero pensando a lei, al destino che li attendeva, all’ultima cosa da dire prima dell’esecuzione.
Forse credevano che lei li avrebbe abbandonati, che si sarebbe dimenticata di loro, che avrebbe scambiato la sua vita e il suo onore con il loro ultimo respiro.
Non era così.

Lei voleva salvarli.

«Dobbiamo coprirci ora, Oscar» mormorò André, prima di entrare a Parigi. «Lasciamo i cavalli qui.»
«Sì.»
Nascosero gli animali fuori dalla città, nella parte di bosco che separava i palazzi dei nobili. Oscar si chiese se li avrebbero ritrovati, al loro ritorno.
Ma non c’era tempo per questo: dovevano raggiungere Bernard.

«Io so dove si nasconde.»
Le aveva detto André durante il tragitto.
Oscar non aveva potuto fare a meno di chiedersi quante altre cose le avesse nascosto, quanto altro sapesse, che non le avrebbe mai rivelato.
Attraversarono i vicoli di Parigi a testa china, la cappa sulle spalle, il cappuccio a coprire le loro teste.

Chissà se le avrebbero tenute ancora molto, quelle teste…

Finalmente, André le indicò una vecchia porta, che sembrava condurre in una cantina. Oscar seppe con certezza che Bernard era lì.
Fu proprio lui ad aprire.
Li fece accomodare a un vecchio tavolo di rovere. La stanza era povera, i muri di pietra nascondevano diverse bottiglie di vino, di cui una già pronta per loro. Si accomodarono su alcune sedie.

«Bernard, ho bisogno del tuo aiuto» esordì lei, mentre André si versava da bere.

«Sono pronto ad aiutarti, Oscar» Bernard si chinò verso di lei, le mani giunte sopra il tavolo. «Ma, se questo che mi chiedi è un aiuto per la famiglia reale, ti prego di rivolgerti a qualcun altro. Sono la persona meno indicata.»
André restò con il bicchiere sospeso a mezz’aria, aspettando che lei rispondesse, forse chiedendosi come avrebbe reagito Bernard, sapendo di dover aiutare dei soldati.

«No» Oscar scosse la testa, gli occhi fissi in quelli dell’uomo. «Si tratta di dodici soldati della Guardia. Non sono certo nobili. Sono rinchiusi nella prigione dell’Abbazia.»

Bernard cercò lo sguardo di André, lo vide annuire, e tornò a rivolgersi a lei.
«Sentite, sarei ben felice di salvare la vita a dodici uomini, ma come dovrei fare? Quello che mi chiedi non è possibile, Oscar. La prigione che hai nominato è una vera fortezza…»

Oscar bevve un lungo sorso di vino prima di rispondere. Era ancora intorpidita dal viaggio, preoccupata per la sorte dei suoi uomini. Il liquido sembrò darle un po’ di sicurezza, scaldandola dentro.
«Pensavo che, con il popolo… Con il loro intervento, tu potessi salvarli.»

Bernard sgranò gli occhi: sembrava che si aspettasse tutto, tranne quelle parole.
«Duemila persone, Bernard» intervenne André, scuotendo il calice di vino. «Possono bastare. Tu attiri tanta gente.»
«Questo si può fare» rispose Bernard, storcendo appena la bocca. «Ma che aiuto possono ricevere i tuoi soldati, Oscar?»
«La gente potrebbe richiedere la loro liberazione. Potrebbe richiedere l’intervento della regina… Magari qualcuno chiederà il loro aiuto per prevenire i disordini. Io lo farei.»
«Non è una cattiva idea; tu cosa ne pensi, André?»

Oscar si voltò a guardarlo.
Era da quando erano fuggiti che cercava di evitare i suoi occhi. Mai si sarebbe aspettata di scappare con lui.
Ricordò la notte in cui avevano rischiato la vita, in cui l’aveva rischiata André.

“Il mio André è in pericolo! Lasciatemi, il mio André è in pericolo!”

Era finalmente stretta tra le braccia di Fersen, come aveva sognato per anni… E l’unica cosa che era riuscita a gridare, l’unica cosa che aveva desiderato, era sapere André salvo.
Il suo André.

«Concordo con Oscar. È l’unico modo per liberarli.»

Quanto era passato da quando erano solo bambini? Da quando non si preoccupavano di ciò che celava il cuore? Erano fuggiti insieme, adesso. Come uomo e donna.

«Sai, Oscar, non mi dispiacerebbe che un cervello come il tuo lavorasse per noi…»

O forse no.
Aveva giurato a suo padre di tornare. Aveva giurato di lasciarsi uccidere. Non poteva mancare alla parola data.

Nemmeno per André.




Quanto tempo era passato dal loro arresto?

Alain si chiese quale fosse il destino che li attendeva. Non era tipo da fermarsi a pensare, da lasciarsi scoraggiare. Si alzò in piedi e incitò i suoi compagni a fare altrettanto.
«Voglio dire ai giudici militari tutto quello che penso.»
Sì, quello poteva essere un buon modo per andarsene, questo pensava Alain. Almeno, finché non entrò la guardia.

«Siete stati condannati a morte mediante fucilazione.»
Alain non sentì altro.

Cinque giorni.

Gli restavano cinque giorni di vita. Poi sarebbero morti. Tutti morti.
Ma il comandante? Dov’era il loro comandante? Avrebbero ucciso anche lei? L’avrebbero fucilata, magari davanti ai nobili e alla regina?
Alain non si chiese altro mentre si fiondava contro la porta per protestare.



Era bella, Oscar.

Quando sorrideva, quando sollevava gli occhi che sembravano riflettere l’azzurro di quella giornata. Tutto sarebbe andato bene, doveva andare bene. Perché Oscar se lo meritava.

«Quando tutto sarà finito…» cominciò lei, sdraiata sull’erba vicino ai cavalli. «Quando i miei uomini saranno liberi, io dovrò tornare, André.»

Fu come un colpo per lui.
Vederla lì, davanti a sé, baciata dal sole. Attesa dalla morte.

«Lo sai, questo?»

André prese un sasso e lo lanciò vicino.
«Sì, lo so.»
Si aspettò di sentirla continuare, di bearsi ancora di quella voce con cui era cresciuto, ma Oscar rimase in silenzio. Abbastanza per lasciargli il tempo di pensare.

Suo padre l’attendeva per ucciderla.

Questo era sicuro. Nessuno, nessuno avrebbe fatto nulla per salvarla. Anche questo era sicuro. Non c’era nessuno abbastanza coraggioso per difenderla, nessuno disposto a fare qualcosa per lei.
Se solo fosse esistito qualcuno come Oscar, generoso, buono, con il coraggio di un leone. Qualcuno disposto a salvarla.

«Promettimi che non morirai, André» sussurrò Oscar, prendendo un filo d’erba e posandolo sulle labbra. «Io devo saperlo.»

Per un momento, André si chiese perché lei lo volesse sapere salvo. Ma non ebbe il tempo di illudersi, perché conosceva l’animo di Oscar, e aveva la certezza che quelle parole le avrebbe pronunciate per chiunque.

Come puoi chiedermi questo, Oscar? Come puoi chiedermi di non morire, quando sai che darei la mia vita per te.

Avrebbe voluto dire.
Invece pensò a quel giorno, al momento in cui avevano rischiato entrambi di morire. Ora erano salvi, perché non poteva essere così per sempre?

«Te lo prometto, Oscar.»

Incontrò i suoi occhi, il desiderio di gettarsi su di lei, proprio lì, in mezzo alle campagne, mentre rischiavano la vita, sembrò crescere in lui. Ma si disse che era normale, era tutta colpa del destino che li attendeva.
Perché, nonostante la promessa fatta, André non aveva nessuna intenzione di restare a guardarla morire.

«Bene» disse Oscar, sollevandosi a sedere nell’erba. Si trascinò all’ombra di un albero. «Ora che hai giurato, André, non puoi mancare alla tua parola.»

Non è vero, Oscar. È il mio onore che metti in gioco, non il tuo. E del mio, francamente, non mi importa.

Dal bosco udirono le grida che arrivavano dalla città. Doveva esserci stato un altro assalto o, forse, Bernard era riuscito a radunare una folla.
«Vuoi vedere?» le chiese, domandandosi se fosse curiosa di sapere quanto ci sarebbe voluto prima di veder liberare i suoi soldati. «Vuoi che andiamo?»

Oscar tirò la testa indietro, si abbandonò contro il tronco ruvido, e scosse la testa. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra: sembrava un invito per lui.
Mantenne il controllo, come aveva sempre fatto, e le sedette accanto.
Intanto i loro cavalli pascolavano lì attorno, ignari del destino, delle sue brame, della fine che avrebbero fatto loro due.

Bianco e nero, giorno e notte, donna e uomo. Oscar e André.
Avrebbe potuto passare giorni a stilare una lista di cose che li distinguevano, rendendoli inseparabili. Perché non c’era notte senza il giorno, così come non poteva esserci André senza la sua Oscar.

Sarebbe stato assurdo vivere senza di lei.
Sarebbe stato impossibile.

«André» lo chiamò ancora Oscar, aprendo gli occhi per guardarlo. «Manterrai la promessa?»
«Certo, Oscar. È così che faccio sempre, no?»

Fu in quell’istante che se ne accorse: il viso di lei si volse verso il basso, come a evitare il suo sguardo, come se stesse pensando a una promessa che non aveva mantenuto. Ma, era davvero così?
André non ricordava di averla mai tradita.



«Certo, Oscar. È così che faccio sempre, no?»

Era vero.
Ed era estremamente triste. Triste perché Oscar avrebbe preferito che, per una volta, André mancasse alla sua parola, che ripensasse a ciò che le aveva giurato.

“Mai più ti farò una cosa come questa”, le aveva detto, stringendo il lembo della sua camicia, strappato. E in quel momento lei ci aveva creduto, ci aveva sperato.
Ma ora tutto era cambiato.
Oscar voleva il suo contatto, voleva lui.

Soprattutto ora che la fine sembrava così vicina. Ma André non avrebbe mancato alla sua parola, di questo era sicura. André era un uomo d’onore, un uomo perfetto per lei.

«Mi fido di te, André» disse infine, arrendendosi.

Da lontano arrivavano i suoni che stavano aspettando. Le grida del popolo, le incitazioni a liberare i suoi uomini. O almeno, così sperava.

«Oscar, riguardo a quello che è successo…»

Lei sollevò una mano per interromperlo. Una leggera brezza le spinse i capelli davanti al viso. Li scostò prima di parlare.
«Non dire niente, André. Va bene così.»

Davvero andava bene così? Davvero non aveva altro da dirgli? Lui si era detto pronto a sacrificare la sua vita per lei, per non doverla guardare morire, e ora tutto ciò che riusciva a dirgli era questo?
Quando, quando il suo cuore era diventato di ghiaccio?

«Sì, Oscar» mormorò André, sollevando un ginocchio accanto al suo. «Come vuoi.»
Ma non era questo che voleva.

Non è questo…

«André, io…»

Fu il turno di André di interromperla.
«Non importa, davvero. Non importa.»

Non era vero, non poteva esserlo. Perché non lo era per lei, come poteva esserlo per lui?
Lui che, ancora quel giorno, aveva confessato di amarla. Davanti a suo padre, nella casa in cui erano cresciuti. Ma cosa ne sarebbe stato di loro, ora?

Moriremo, o meglio, sarò io a morire. André andrà lontano, sposerà qualche contadina che gli riempirà la casa di figli. Una donna che non sono io.

«Pensi che stia funzionando?» chiese ancora André. «Pensi che riusciremo a liberarli? Sto pensando ad Alain… Non ce lo vedo chiuso in una cella.»
«Se la caverà… Bernard riuscirà a tirarlo fuori. Lui e tutti gli altri.»
Sì, ma quando? E come avrebbe fatto a sapere che tutto era concluso? Che era il momento di tornare a casa?

Al mio patibolo…

Sarebbe stato brutto separarsi da André, ora che erano così vicini. Così soli.
Era quasi strano quel momento. Perché non erano più il comandante e il suo soldato, erano solo loro: uomo e donna.
Ma presto tutto sarebbe finito.

Presto, troppo presto, il Generale avrebbe messo fine alla sua vita.


Note dell’autrice:

Innanzitutto vorrei ringraziare chi ha letto, recensito, inserito la storia tra le preferite e le seguite. Davvero: grazie!
Ero una lettrice silenziosa anch’io, finché non ho iniziato a pubblicare… Allora mi sono resa conto di come anche due parole facciano piacere.

Passando alla storia:
Ho dimenticato di fare un ulteriore chiarimento. Mi baso sull’anime, non sul manga. Mi baso su una Oscar più fredda, ma che ho amato, e di cui, fra tutto, ho amato la voce.

Celtica

   
 
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