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Autore: _Tenshi89_    16/03/2009    2 recensioni
*Postato cap. 47!*
Per tanti anni mi sono detta che quella gente doveva morire. Per tanti anni mi ero giustificata dicendo che qualcuno doveva pur fermarli.
Balle. Tutte balle.
Io ero un’assassina.
Ero la più perfetta delle macchine per uccidere, in fondo. Un predatore micidiale.
Ho sempre avuto la pretesa di giudicare quella gente perché seguiva un folle ideale, ho sempre preteso di dire che loro erano la feccia, che io ero nel giusto. Era giusto per me vederli morire uno per uno, con il terrore marchiato per sempre nei loro occhi.
Se è vero quel che si dice, che l’ultima immagine vista in vita rimane per sempre impressa negli occhi, loro vedranno me per l’eternità.
Li uccisi tutti. Come loro avevano fatto con la mia famiglia; li avevo uccisi perché erano delle persone malvagie, avevano fatto soffrire tante persone innocenti. Avevo messo finalmente fine a quei massacri assurdi.
Erano i cattivi.
Ma io ero forse migliore di loro?

Gli errori si pagano, sempre.
Ma le conseguenze non sono sempre facili da affrontare...
Questa è la storia di Elian.
Una storia di odio, una storia di amore.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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***















«E’ la storia più assurda che io abbia mai sentito».
Durante tutta la spiegazione dei Cullen a quella storia pazzesca, non avevo staccato gli occhi di dosso a Jacob e Renesmee.
Io credevo che a Denali mi avessero raccontato tutto quello che era successo nell’ultimo periodo. Invece, adesso mi rendevo conto che erano stati molto più che vaghi. Non mi avevano detto praticamente un accidente.
La figlia di un’umana e di un vampiro con un licantropo. Imprinting. Volturi. Eserciti di vampiri. Per la prima volta da quando ero stata trasformata, sentii la testa piena di informazioni. E per riempire la testa di un vampiro ce ne voleva.
«Sono allibita», dissi guardando i volti delle persone davanti a me, divertite dalla mia espressione sconvolta, «uffa…mi sono persa il meglio!».
Guardai, dalla parete di vetro del salotto, Renesmee saltare in groppa a Jacob, che per confermare ulteriormente la storia aveva insistito per trasformarsi davanti a me in un grosso lupo, e ora giocavano tranquillamente in giardino, mentre il resto della famiglia era in casa. Aveva smesso di piovere, ma i nuvoloni non accennavano ad andarsene.
«All’inizio è sembrato strano anche a noi», disse Edward, prendendo la mano di Bella, «non è stato facile, ma è un qualcosa che non si comanda…e poi Nessie è felice». Bella, accanto a lui, sorrise, guardando la bambina che giocava spensierata con Jacob.
«Bè, non c’è che dire», dissi io dopo qualche minuto, in cui metabolizzai tutti quei nuovi strani equilibri, «sinceramente, non riesco a capire chi sia il più felice, se Jacob o Nessie». Scossi il capo, mentre Jacob si buttava a terra fingendo di soccombere ad un attacco di Renesmee, che rideva con la sua risata simile ad un sottile scampanellio.
«Piuttosto», disse Carlisle, seduto su una poltroncina davanti a me, «tu cosa hai da raccontarci? Sono quasi sette anni che non vieni a trovarci».
«Lo so, lo so, vi chiedo scusa se sono sparita». Sospirai. «Mi dispiace anche di non essere stata presente con i Volturi, se solo avessi saputo…». Strinsi i denti, al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere. Avrei dato qualsiasi cosa per essere li, insieme a loro, tutta la gran corte al completo. Sentii un’immensa rabbia montarmi dentro, mentre pensavo a quell’ammasso di gentaglia, che tante vite aveva rovinato. Jasper mi guardò di sottecchi, dall’altra parte della stanza, mentre Edward sussultò.
«Elian…»
«Colpa nostra». Rosalie scese le scale, seguita a ruota da Emmett. «Ti abbiamo cercata dappertutto, ma non c’è stato verso di rintracciarti. E, credimi, ti abbiamo cercato davvero tanto».
Cercai di rilassarmi. «Si Rose, capisco, ma non è stata colpa vostra», dissi cercando di controllare la voce, mentre la rabbia sfumava, «sono rimasta nascosta per un po’ di tempo, ho avuto qualche problemino di convivenza nella città in cui vivevo…la gente iniziava a fare un po’ troppe domande, ed ho preferito sparire per qualche tempo dalla circolazione». Le sorrisi.
Emmett ridacchiò. «Certo che quando vuoi nasconderti riesci a farlo davvero alla grande, piccoletta».
Gli lanciai un’occhiata superba. «Lo so perfettamente», e gli cacciai la lingua. Emmett riusciva sempre a scatenare la parte più infantile di me.
«Bè», disse Carlisle sorridendo, «adesso non ha più importanza. Il peggio è passato, non devi più preoccuparti».
Sorrisi anche io, pensierosa. Ecco, forse, le uniche persone a cui i Volturi non avevano rovinato la vita. La mia espressione si incupì, mentre mi alzavo dal divano, sotto lo sguardo improvvisamente preoccupato di Edward, diretta verso la grande vetrata del salone.
Guardai il mio riflesso nel vetro, e sospirai. Erano passati tanti, tanti anni. Eppure non erano ancora abbastanza. Chissà se sarebbe mai passato abbastanza tempo.
Intanto, Jacob e Renesmee erano rientrati in casa, lui di nuovo con sembianze umane, mentre il resto della famiglia era impegnato in varie attività quotidiane. Io, nel frattempo, ero rimasta in piedi davanti alla parete trasparente, guardando fuori. Le nuvole si erano rischiarate, non erano più nere come prima, e lasciavano intravedere qualche piccolo spiraglio di cielo azzurro, da cui facevano capolino sottili spicchi di luce solare.
Ad un tratto vidi Bella, in piedi dietro di me, che mi guardava incuriosita. Mi voltai, ed i suoi occhi gentili e timidi allo stesso tempo cercarono i miei.
«Elian», parlò esitante, «ti va di venire a caccia? Avevo in programma di andare con Jacob e Renesmee, e mi farebbe piacere se venissi anche tu».
Non era un cattivissima idea. Non avevo particolarmente bisogno di andare a caccia, visto che c’ero stata già due giorni prima, ma era comunque un modo per fare qualcosa. E poi ero davvero curiosa di vedere la piccola Nessie all’opera.
Le rivolsi un sorriso. «Ci sto».



***



  
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