- Molly, l’abbinamento rosso \ rosa è orribile. Dovresti dare un’occhiata ai cataloghi anche tu. –
Adesso, Lestrade stava riprendendo Molly che era rimasta incantata alla vista di un abito da sposa in vetrina.
“Baker Street, urgente. “
“Molto urgente.”
Con questi due messaggi, distanziati da pochi secondi l’uno dall’altro, Sherlock aveva messo tutti in allarme. Lestrade fu il primo a varcare la soglia del 221B, poco dopo lo seguì John.
- La bambina ti sta rallentando, John. – Sherlock guardava tutti serio, ritto davanti a loro si preparava a dare un annuncio importante. Anche la signora Hudson era lì, questo non sfuggì a Lestrade che si incuriosì. Ma cosa ancora più curiosa, Molly, la patologa, era a fianco di Sherlock che si torturava le mani ed evitava gli sguardi di tutti.
- Dov’è Mary? – Sherlock analizzava i visi sconvolti davanti a lui. Aveva fretta di parlare ma avrebbero dovuto esserci tutti.
- Non pensavo dovesse venire anche lei. – John, nonostante fosse stato molte volte partecipe delle situazioni assurde create dall’amico Sherlock, sembrava farsi trovare impreparato ogni volta.
- Non pensavo di dover specificare qualcosa di così ovvio. Chiamala. – il tono di Sherlock non ammetteva repliche. John sbuffando, quindi obbedì.
Il silenzio calò, l’intera Londra sembrava tacere sconvolta da quelle parole. Sherlock Holmes si sarebbe sposato. Ma il silenzio fu presto interrotto con l’urlo emozionato e gracchiante della signora Hudson che corse subito ad abbracciare Molly e poi Sherlock che meno gentile di Molly, si scostò subito, sfuggendo alla presa. Lestrade dopo aver sbottato un “Non ci posso credere” a bocca aperta, esplose in una risata che imbarazzò ancora di più Molly. Mary, affettuosa e materna si avvicinò ad abbracciare Molly e fece loro le congratulazioni. John impiegò un po’ più di tempo a muoversi da dov’era rimasto in piedi, impaziente, adesso però, preoccupato. Infine, incoraggiato dalla moglie, anche lui si fece avanti congratulandosi. Il suo sorriso era sincero, ammise che infondo se lo aspettava, ma la sua preoccupazione fu evidente. Tutti erano un po’ preoccupati ma questo non impedì i festeggiamenti. Molly cominciava a rilassarsi e iniziò ad essere preda delle battutine di Lestrade, su quanto fosse matta e che avrebbe voluto sapere tutto di Sherlock in versione fidanzato ma non proprio tutto, certi dettagli poteva anche sorvolarli. Un clamoroso “cin cin” augurò, infine gioia e fortuna ai futuri sposi. Sherlock stese meno in disparte quella sera, infondo i festeggiamenti erano anche per lui.
Sherlock, nella solitudine del suo appartamento, si sistemò davanti al suo computer. Estrasse dalla tasca il cellulare che aveva sottratto a Lestrade, senza che se accorgesse, e cominciò a studiare i video che aveva fatto. Vide Molly, sorridere alla vista di Sharyl con l’abito che avrebbe indossato alla cerimonia in cui aveva il compito di spargere petali di rose e viole al passaggio di Molly in abito da sposa. Vide Molly, studiare con attenzione la qualità dei tessuti per le tovaglie e i tovaglioli dei tavoli al ricevimento. Vide Molly, accarezzare i petali dei fiori, annusarli e sbuffare quando non le piaceva l’odore. E poi, vide Molly, guardare un abito da sposa in una vetrina. Non stava sorridendo, la sua espressione era carica di un emozione particolare, gli angoli della sua bocca erano rivolti all’ingiù. Molly era triste. C’era qualcosa che non andava e Sherlock lo aveva percepito da tempo ma non riusciva a capire cosa fosse. Lo sfiorò l’idea che lei non volesse più sposarlo ma la scartò subito perché Molly non aveva mai smesso di dimostrargli il suo amore, aveva dimostrato entusiasmo nei preparativi e accarezzava dolcemente l’anello quando cercava conforto. Lei lo amava, questo non era cambiato. Infondo, però, non per forza avrebbe dovuto smettere di amarlo per decidere di non sposarlo ma mancava un mese alle nozze, se avesse voluto interromperle lo avrebbe già fatto. Il vestito, si ricordò Sherlock, non lo aveva ancora scelto, perché?
Chiuse il computer con troppa violenza e di slancio si alzò per buttarsi poi sulla sua poltrona. Guardava la poltrona di John, in cerca di consiglio. Avrebbe potuto chiamarlo, metodo molto più rapido ed efficace ma no, forse non sarebbe stata una buona idea. Neanche John è bravo in certe cose.
Prese il cellulare, “Avrei bisogno di un consiglio, aiutami.” La prima parte del messaggio serviva a sminuire la seconda. Premette invio e il messaggio viaggiò fino a Mary.