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Autore: lickmelyca    30/01/2016    4 recensioni
[Ex "Copypasted Nightmare"]
[Storia ad OC]
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Un hobby alternativo? Sakuma rideva alla sola idea. Uscire la sera per intrattenimento non portava soldi, creava fatica e non gioviava al futuro. Eppure c'erano esseri umani che ancora professavano la loro arte senza ricorrere alle apposite macchine, lottando contro il sistema. Volendo, anche loro avrebbero potuto trovarsi un vero lavoro e contribuire a perfezionare il mondo tutti insieme. Non sarebbe stata una gioia maggiore? L'arte era per bambini, dopotutto. Bambini molto sciocchi.
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Un mondo in cui il lavoro diventa divertimento e il divertimento soccombe al lavoro. Ma l'arte può veramente morire?
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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#one.
(prendi i sogni e scappa.)

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, sezione controllo
dell'intrattenimento, reparto musicale

 

Erano passati esattamente cinquantré minuti dal suono della campana che segnalava la fine dell'orario lavorativo, ma come al solito Kageyama lo aveva completamente ignorato. C'era molto lavoro in arretrato e neanche un minuto da perdere… cosa molto difficile, considerando che uno dei suoi due lavoratori nell'arco di una giornata sveniva in media quattro volte. Non si trattava di un'occupazione eccessivamente complicata, a suo avviso, semplicemente creare delle tracce musicali che una macchina da lui programmata avrebbe alterato. Poche semplici melodie, non più di tre per ogni genere di musica, a volte lo stesso brano con strumenti differenti, quelle canzoni da ascoltare mentre si svolgono procedure o commissioni quotidiane, giusto per avere un sottofondo che non distragga. Tutto artificiale, niente passione, niente spreco di energia che poteva benissimo essere usata per lavorare, lavorare e, se avanzava del tempo, continuare a lavorare. Far girare il mondo, insomma.

Con i suoi occhi giudizievoli nascosti dalle sue solite lenti scure, Kageyama Reiji riprese a guardare circospetto il ragazzo incriminato, intento in quel momento a comporre quattro accordi in successione su una chitarra: la sua mano destra, esile come un fuscello d'inverno, non aveva mai smesso di tremare, ma continuava a ripetere quella serie di accordi senza minimamente curarsene. Le sue labbra violacee semi aperte, le guance bianche e infossate, gli occhi marroni contornati da profonde occhiaie e i capelli biondi sottili e sciupati come del resto il suo corpo donavano a quel ragazzo appena ventiquattrenne, il misterioso Klaïr Davis, una precoce vecchiaia nella sua giovinezza, facendolo apparire quasi come un fiore essiccato, sbocciante e morto al tempo stesso. Il fatto che Klaïr fosse al contempo suo dipendente ma anche il vice di Kidou, perciò suo superiore, instabile com'era, gli creava un'irritazione che mai avrebbe espresso a voce. E poi, non era certo il suo insolito talento artistico a rendere il giovanotto il preferito del capo, ma qualcos'altro di ben più fastidioso. La sua concentrazione sul biondo svanì però in un istante, poiché l'altra sua dipendente, addetta alla parte canora, cominciò a steccare rovinando metà dell'operato.

“Andrei.” Tuonò serio l'uomo “Non vorrai presentare questo scempio a Kidou, spero.”

“Chiedo scusa, signore!” La castana chinò energicamente il capo “In mia discolpa, però, stiamo lavorando praticamente senza sosta da più o meno quattordici ore...”

Non era del tutto vero. O almeno, la parte delle quattordici ore lo era eccome, ma non era per quello che la giovane Cassandra Andrei aveva sbagliato la sua canzone. Certo, mantenere una voce atona e senza esprimere sentimenti era difficile da fare senza stonare, ma le dava fastidio che tutta l'attenzione del suo datore di lavoro fosse concentrata quasi esclusivamente su Klaïr mentre anche lei ci stava mettendo tantissimo impegno, nonostante non amasse affatto il suo lavoro. Provava una forte ammirazione per Kageyama, anzi, qualcosa in più che non faceva neanche tanta fatica ad ammettere. Farsi notare da lui era quindi il minimo.

“Quattordici ore? Bene, arrivati a sedici forse smettiamo, ma a patto che domani ne facciate almeno diciotto.”

“Signore...”

“Li lasci andare per stasera, Kageyama, direi che hanno finito.”

Breve silenzio. Il capo della Nevros aveva fatto il suo ingresso nella sala, suscitando curiosità nei presenti e, soprattutto, in Klaïr. Yuuto si avvicinò proprio a lui, scrutandolo con cura e accennando un piccolo sorriso.

“Così oggi per questo pezzo avete scelto la chitarra. Ottimo, la chitarra non distrae. Domani però vorrei che tu suonassi lo stesso brano col flauto.”

“Te ne intendi, eh Kidou?” Cassandra rise acida “Dopotutto, Klaïr suona il tuo flauto ogni sera!”

“Molto spiritosa, Andrei, come sempre.”

Quei due non si erano mai sopportati. Ogni volta che capitava loro di doversi scambiare qualche parola, cadeva ogni forma di rispetto e prendevano a punzecchiarsi in modo molto pesante, con spesso la ragazza che coinvolgeva nella conversazione il rapporto particolarmente “intimo” che il suo capo aveva proprio con Klaïr. Il diretto interessato, visibilmente in agitazione, decise che era il momento di alzarsi e tentare di evadere dall'imminente litigio.

“Allora, visto che Yuu ha detto… c-cioè, poiché il signor Kidou è stato così tanto cortese da concedercelo, vi auguro una buonanotte e vado in camera, ci vediamo domattina alla solita ora.”

“Ti raggiungo subito, Klaïr. Tu comincia a… prepararti, ecco.” Yuuto gli fece un cenno di saluto, sorridendo come se fosse pronto a degustarsi un'ottima cena. Si ricompose, ricordandosi della presenza della sua nemesi nella stessa stanza “Allora nessun problema, potete staccare tutti quanti, poiché si è presentata un'emergenza...”

“Che tipo di emergenza?”

“Oh, la solita roba. Ci hanno riferito la posizione esatta del solito gruppo di Artisti, a quanto pare il loro attuale covo è un teatrino decadente in disuso nella zona vecchia. Ho deciso questa volta di lasciar perdere i convenevoli e ho subito fatto contattare da Sakuma il dipartimento di caccia ed esecuzione, Asprea e Lancer sono già in strada e… beh? Si può sapere che ti prende adesso?”

Cassandra era impallidita e trasalita. Di solito cercava di controllarsi in quelle situazione, ma in quello specifico caso era pressoché impossibile. Non poteva di certo rivelare come se nulla fosse che quelli che avevano intenzione di uccidere erano i suoi compagni e che lei lavorava alla Nevros solo per raccogliere informazioni in quanto talpa degli Artisti.

“Niente, mi sono semplicemente accorta del tuo brutto muso e mi sono presa un spavento!” Tossì e si sistemò i capelli, cercando di sembrare il più naturale possibile “Allora vado anch'io, domani forse faccio tardi perché devo fare da babysitter ai bambini della vicina, vi tengo comunque informati. Arrivederci!”

Con un'ultima occhiata rivolta esclusivamente a Kageyama, ignorando invece quella che Kidou le lanciava come a dirle che non credeva ad una sua singola parola, la ragazza dai capelli marroni si diresse in tutta fretta verso la zona più privata che riuscisse a trovare. Tirò poi fuori una piccola trasmittente, compose un codice e parlò a voce bassissima.

“Midori? Qui Cassandra. Abbiamo un grosso problema.”

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, piano
sotterraneo, stanza dell'esecutore

 

 

L'atmosfera era lugubre. Lo era sempre, in quell'umida saletta situata sul fondo dell'edificio, proprio alla fine del lungo corridoio. Un luogo che stonava con l'imponenza della sede centrale, ma che a loro alla fin fine piaceva così. Piacere, che parola grossa… si può dire più che altro che a loro andasse bene così. Dopotutto, un trasgressore della legge non poteva certo scontare una pena in uno di quegli stanzoni luminosi, avrebbe rischiato di illudersi. Le politiche dell'esecutore Bash Lancer, appena ventenne ma straordinariamente serio e dotato nelle punizioni, mortali o non che fossero, erano rigide e intransigenti, ma la più importante era quella di portare a termine ogni missione affidatagli in breve tempo per poi essere nel massimo della forma per la missione successiva.

Electra Asprea, da un anno divenuta luogotenente, accompagnava Lancer nelle suddette missioni, soprattutto quando esse riguardavano la caccia agli Artisti. Quattro anni prima, la giovane era rimasta sola al mondo ed era stato proprio l'esecutore a decidere di prenderla con sé. Da allora, i due viaggiavano e lavoravano in coppia, condividendo un rapporto strano. Amici? Non era il termine giusto, nessuno dei due era interessato al concetto di amicizia. Amanti? Anche, talvolta, ma solo per soddisfare qualche impulso. Colleghi intimi poteva essere la giusta espressione. Sì, era sicuramente così, dopo tutto quel tempo trascorso assieme sia in strada a cacciare, sia in quella che era divenuta la loro casa, quella stanzetta silenziosa che, se si ascoltava attentamente, nel silenzio sembrava far riecheggiare le grida pentite dell'ultima vittima. Già si pregustavano le prossime urla, poiché Kidou aveva appena affidato loro una nuova missione, anche se alla fin fine si trattava sempre della stessa: abbiamo trovato il covo dei ribelli, recatevi lì, bruciatelo, se trovate dei sopravvissuti prendeteli e fatene ciò che volete, purché li traumatizziate. Ordini semplici ma portati a termine con la stessa efficenza ogni volta. Quello, per i due, era il vero piacere.

“Tutta l'attrezzatura è a-go” pronunciò Lancer, raccogliendo una valigetta, per poi sistemarsi una visiera arancione sugli occhi “Luogotenente Asprea, qual è lo status dei veicoli?”

“Lo sai già.”

“Luogotenente Asprea. Qual è lo status dei veicoli?”

“Sono carichi e pronti a partire, esattamente come lo erano cinque minuti fa e come lo erano ieri dopo l'ultima revisione, durante la quale mi hai chiesto la stessa cosa tre volte.”

“Luogotenente Asprea.”

“D'accordo, d'accordo. Status ottimale, signore.”

“Perfetto. Sono state riscontrate altre anomalie della quale mi è dato sapere?”

“Hai reso meno del solito a letto stasera.”

“Luogotenente Asprea.”

“Era una battuta.”

“Non sei capace a farle.”

“E tu non sei capace a ridere.”

Seppur non fosse molto brava a parole, Electra rispettava Bash come nessun altro e avrebbe fatto e subito tutto per lui. Erano vincolati da un contratto invisibile, un legame che in un modo o nell'altro li avrebbe ricondotti sempre lì, in quella stanza lugubre ma per loro accogliente, a stuzzicarsi con un humor discutibile. Ma non c'era più tempo per gli scherzi.

“Molto bene allora.” Lancer si caricò la valigetta sulle spalle “La caccia è ufficialmente aperta.”

 

 

 

Hardwork City, teatro abbandonato

 

 

 

“Cosa pensate di fare?! Tornate qui!”

Un gruppo numeroso di Artisti stava lasciando in quel momento il teatro, tutti con la testa bassa e lo sguardo visibilmente rassegnato. Dietro di loro, sette persone, Touya e Midori tra loro, con i pugni stretti che tremavano di rabbia tentavano più o meno disperatamente di fermarli.

“Penso sia ovvio.” uno di loro, un giovane elegante dai capelli castani piuttosto lunghi e ondulati, prese la parola per tutti “Ce ne andiamo. Ci siamo arresi, non vogliamo più considerarci “Artisti”.”

“Ma che cosa dici?!”

Una ragazza in particolare, bionda ma con delle appariscenti ciocche colorate che le donavano un aspetto eccentrico, fece un passo avanti con la mano tesa come se pronta a tirargli un sonoro schiaffo. Ci volle l'intervento di un ragazzo molto alto per fermarla, prendendole con delicatezza il braccio e sussurando “non ora, Anja”, attenuando i bollenti spiriti almeno da parte sua. Touya ne approfittò per prendere la parola, tentando di mantenere la calma.

“Ti chiediamo di ripensarci, Takuto. Siamo tutti molto scossi e stanchi, ma non è niente che non possiamo risolvere. E' vero, hanno chiamato il loro esecutore e faranno sicuramente qualcosa a questo luogo e a noi se rimaniamo qui. E' vero anche che questo è l'ultimo luogo che ci è rimasto in questa città ed è proprio per questo che Cassandra ci sta aspettando in stazione, lì prenderemo un treno e cambieremo città, torneremo qui quando saremo più preparati.”

“E dove vorreste andare?”

“Se posso interrompere,” il più anziano del gruppo, ovvero un uomo sulla sessantina, tentò di rimediare alla situazione con un sorriso rassicurante “a questo avrei pensato io. Secondo la torre dell'orologio del campanile, sono quasi le dieci e mezza adesso. E' molto tardi, ma c'è un ultimo treno, diretto verso la campagna, che parte alle undici precise e dovrebbe arrivare al suo capolinea attorno alla mezzanotte. Le zone di campagna hanno subito meno l'influenza Nevros e potremmo rifugiarci lì, almeno per qualche giorno. Partendo di buona lena adesso, dovremmo arrivare alla stazione giusto in tempo per il nostro treno. Non dovrebbe venirci a costare molto...”

“La sua risposta è molto esauriente, signor Volcov, ma non era ciò che intendevo.” Takuto alzò gli occhi al cielo, come esasperato “Dove volete andare con questo atteggiamento ribelle? Il mondo sta cambiando e per quanto ci divertiamo a professare la nostra arte, per quanto a me finora abbia divertito suonare il pianoforte, dobbiamo arrenderci al sistema se non vogliamo finire male! Noialtri ne abbiamo già discusso da un po', siete solo voi sette più Cassandra che vi ostinate a negare ancora l'evidenza. Se davvero volete prendere un treno e siete determinati a proseguire con questa follia, siete liberi di fare entrambe le cose. Noi non proveremo più a fermarvi. Da oggi vivremo come persone normali.”

“Ma noi possiamo ancora porre fine a questo sistema ingiusto!”

“E come vuoi fare, Geist? Con una delle tue magie?”

Queste parole urtarono molto Touya, che generalmente era una persona molto calma, e ci vollero sia il ragazzo alto che l'uomo anziano a tenerlo fermo. Midori, che non era affatto una persona calma, era pronta invece a scagliarsi su Takuto e sugli altri, ma si erano dileguati troppo in fretta, lasciandola ad urlare insulti e a battere i pugni sulla porta del teatro. I sette rimasti si guardarono tra di loro, trattenendo parole, lacrime e perfino il respiro. Solo due minuti dopo, quando la rossa si fu calmata, ebbe il coraggio di fare una domanda.

“E adesso che facciamo?”

L'anziano diede un'ultima occhiata al campanile, per poi avviarsi all'uscita con un passo quasi innaturale.

“Beh, mancano venticinque minuti alle undici. Direi che ci conviene sbrigarci.”

 

 

 

Hardwork City, diciassette minuti dopo, strade secondarie

 

 

La cautela era la chiave per una situazione del genere. Proprio per questo il gruppetto dei sette Artisti che ancora si consideravano tali aveva scelto le strade più lunghe e strette per spostarsi, poiché sapevano che l'esecutore preferiva usare il suo veicolo per muoversi e che quindi le strade pedonali erano più sicure. Purtroppo, però, questo significava anche impiegarci più tempo per arrivare alla stazione centrale, l'unica dalla cui a quell'ora passavano ancora treni; dovevano affrettare il passo se non volevano rischiare di perdere la loro ultima speranza di salvezza.

Proprio per motivi di cautela si erano messi in fila suddivisi in tre sottogruppi, composti da tre persone davanti, due nel mezzo e due in fondo. A capeggiare il gruppo e a fare strada, poiché conoscevano la città meglio degli altri, vi erano Touya, Midori e l'uomo più anziano, un caparbio sessantacinquenne di nome Pyotr Volcov, vecchio nell'aspetto ma di certo non nel cuore. Pyotr era uno scultore, specializzato in orificeria, che era sempre stato un padre e una figura di sostegno per il resto del gruppo, socievole e disponibile com'era nonostante un carattere molto critico e una triste perdita subita in passato. Critiche che in quel momento erano rivolte a Shindou Takuto, il pianista che li aveva abbandonati poco prima e che aveva avuto un comportamento sconsiderato a parere dello scultore, che si accarezzava nervoso la folta barba bianca mentre condivideva i suoi pareri con il giovane mago. Costui ammirava particolarmente Pyotr, poiché lo associava malinconicamente con il defunto nonno a cui era stato molto legato.

In posizione centrale, la bionda dai ciuffi colorati e il ragazzo alto si assicuravano che la strada su cui camminavano non presentasse topi o altre cose spiacevoli. Anja Tsuchiya e Zack Avalon, questi i loro nomi, erano ottimi amici da più di tre anni. Lei, agile e scattante ma molto insicura, si dilettava spesso a realizzare particolari graffiti o murales che la aiutavano ad esprimere ciò che si teneva dentro. Zack, un bravissimo attore di teatro forzuto ma buono come il pane, le dava il supporto di cui aveva bisogno con grande piacere, ma di rado parlava di sé. Erano molto amici e di rado li si poteva trovare separati.

A chiudere la fila i due ragazzi più giovani e più solitari, Fey Rune e Atsushi Takahashi, di quattordici e diciassette anni rispettivamente, erano incaricati di trasportare i viveri. Avevano preferito rimanere in disparte nella disputa di poco prima, Atsushi soprattutto si teneva fuori dalle discussioni che non lo interessavano; a guardarlo e a giudicare dal suo atteggiamento annoiato, lo si avrebbe potuto scambiare per un Nevros, ma bastava anche solo assaggiare uno dei suoi dolci per capire che era un pasticcere appassionato che mai e poi mai avrebbe rinunciato al suo estro artistico. Inoltre non poteva neanche deludere il suo amico Fey, ragazzino dall'aria sognante e misteriosa che amava intrattenere grandi e piccoli con i suoi spettacoli da ventriloquo utilizzando un buffo pupazzetto a forma di coniglio che lui chiamava Robin.

Un gruppo insolito, insomma, quello che camminava per le stradine dimenticate di Hardwork City nell'orario di coprifuoco per i minorenni. Ogni singolo rumore sembrava essere quello della rombante moto dell'esecutore, che già avevano avuto modo di incrociare durante fughe passate, ma poi si rivelava essere un coperchio metallico calpestato o addirittura il russare di un abitante di una casa poco distante. L'atmosfera era tesa, ma per fortuna le grandi luci della stazione erano sempre più vicine. E infine, dopo altri estenuanti minuti di camminata lenta e cauta, l'edificio era proprio davanti ai loro occhi. Aguzzando la vista, si poteva anche vedere il vapore che usciva da quell'unico treno, indicando che ce l'avevano fatta. Diedero un'ultima occhiata al campanile: le undici meno due. Avrebbero dovuto correre.

“Eccovi, finalmente!” Cassandra si affacciò dal binario, correndo poi sul treno subito dopo “Forza, stanno chiamando gli ultimi passeggeri! Ve li ho già presi io i biglietti!”

I sette Artisti aumentarono il passo, segnalando al capotreno la loro presenza, ma lui li congedò con un cenno che faceva segno di sbrigarsi. Non mancava molto, ce l'avrebbero fatta di sicuro. Touya e Midori salirono insieme e un paio di secondi dopo, con un balzo che tentava di negare la sua età, li raggiunse anche Pyotr. Era fatta, nulla poteva più fermarli.

“Anja!”

Proprio in quel momento, la bionda era caduta rovinosamente a terra. Era una persona molto atletica e normalmente non avrebbe avuto problemi a raggiungere il mezzo, ma, con il fattore tensione, i colori vivaci della stazione le avevano per qualche motivo ricordato quelli dei suoi disegni e la distrazione l'aveva fatta inciampare. Zack la aiutò subito a rialzarsi e con il sostegno fisico di Atsushi e quello morale di Fey erano di nuovo pronti a partire… se non che il treno, fischiando e sbuffando, lasciò in quel momento la stazione e con essa i poveri malcapitati.

“Dannazione!” Il pasticcere sbatté i piedi, più seccato che mai “Stava andando fin troppo bene!”

“Mi… Mi dispiace…” Riuscì a dire Anja, ancora un po' stordita dalla caduta “Ho creato io questo guaio…”

“No, Anja, non è colpa tua” Zack continuò a sorreggerla, pensieroso “Raggiungeremo gli altri domattina, se possibile. Intanto dobbiamo andarcene da qui. Ho sentito un rumore che promette molto male e la gente sta già cominciando a mormorare.”

“E dove possiamo nasconderci, Zack?”

Il maggiore dei quattro cominciò a ponderare, serio. Sentì il peso della responsabilità sulle sue spalle, da quel momento in poi sapeva che, finché non si fossero risolte un minimo le cose, avrebbe dovuto assumere il ruolo di leader senza mostrare tentennamenti e saper sempre procurare ciò di cui avevano bisogno. E in quel momento, non c'era bisogno più urgente di un insospettabile nascondiglio.

“Seguitemi. Mi è venuta un'idea.”

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Eeeeeehr... Buon anno?
Insomma, ciao a tutti, qui Ursy che si fa viva con la storia a OC che ha cominciato ben due mesi fa! Pensavate che la avessi abbandonata? Se la ricorda effettivamente qualcuno?
Chiedo scusa per il ritardo, davvero. Come sempre la fine dell'anno è un periodo molto pieno (considerando anche che la mia scuola va a trimestri, a dicembre a malapena avevo tempo per respirare-) e questo periodo, tra freddo, studio e il sedere di Sinbad  parecchie altre cose, mi ha tolto ogni briciolo di autostima e ispirazione. Ma mi sono imposta di pubblicare prima di febbraio ed eccomi qui!
Ho ricevuto un totale di dodici OC del quale ne ho accettati ben otto. Ovviamente, poiché ero convinta che sarebbero stati scelti solo Artisti avevo chiesto se qualcuno potesse sforzarsi di mandarmi qualche Nevros e ovviamente me ne sono stati inviati a non finire. Gli OC che non ho accettato sono principalmente quelli meno originali e/o che hanno infranto le regole, perché quando io dico "non tengo conto delle nazionalità perché si tratta di un mondo alternativo e inventato" e mi ritrovo gente che specifica la nazionalità nella sezione altro o addirittura rende il suo pg fortemente patriottico in modo che io non possa neanche inserire l'OC omettendo tali dettagli, un pochino mi sento presa in giro. Non voglio offendere nessuno con questo mio sclero, ma spero che coloro che hanno commesso tali errori leggano e considerino, in futuro, di leggere le istruzioni con più attenzione in modo da non sbagliare e creare un magnifico OC che un autore sarà ben felice di accettare!

Detto questo, annuncio felicemente gli OC che ho scelto per questa storia, in modo da evitare confusione:

-Anja Yurina Tsuchiya di Aiko_Miura_36 (nella recensione mi avevi chiesto Shindou/Riccardo, ma siccome ho detto che non accettavo prenotazioni ho messo Ichikawa/Zack, la tua seconda scelta come... piccola penalità, diciamo.)
-Electra Asprea di Cari Chan (ma è Àsprea o Asprèa?)
-Mavis Crowley di happley (anche a te chiedo consigli sulla pronuncia... Màvis o Mavìs?)
-Cassandra Andrei di Strawbana
-Andrea Cervini di Marina Swift
-Alexander Jonathan Mortimer di hirondelle_
-Pyotr Volcov di _Myosotis
-Atsushi Takahashi di _Cupcakes

Grazie mille per i vostri splendidi OC, sono tutti molto belli e vi garantisco che piano piano farò apparire tutti quanti! 
Chiudo così ufficialmente le iscrizioni, ma se volete aggiungere qualcosa del vostro OC che vi siete dimenticati di dire prima mandatemi un MP quando volete!
Volevo chiedervi una cosa, ma non è obbligatoria: potreste mandarmi (in MP perché non credo sia possibile via recensione) un prestavolto del vostro OC, se ne trovate uno? Mi piacerebbe provare a fare qualche disegnino (molto molto a muzzo perché non sono brava) con il vostro permesso o comunque farmi un'idea più concreta, ma come già detto nessun obbligo, posso farne anche a meno!
Insomma, grazie mille a chi ha partecipato e a chi ha letto e basta, spero che finora la storia vi piaccia! Avverto che non sono molto certa del titolo e che quindi ci sta che cambi...
Grazie ancora a tutti quanti, spero di aggiornare un po' prima la prossima volta!
Bis Bald!
Ursy

 

   
 
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