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Autore: Marian Yagami    18/03/2009    0 recensioni
Il regno di Orion e il regno di Lyra sono impegnati in una guerra che dura da più di sedici anni. Il giovane re Orion, dopo la morte del padre, è costretto a reggere sulle proprie spalle il destino del suo popolo. Cosa accadrà quando nella sua vita farà irruzione una ragazza che si comporta come un maschiaccio, che lo affascina terribilmente e che sarà la chiave della conclusione del conflitto? Arrivata al secondo posto nel contest "Fate, Streghe e Castelli" di Kikyo90
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Un alleato inaspettato

 

 

- Allora, vuoi dirmi il tuo nome? – disse Elya, che stava perdendo la pazienza.

La ragazza dai capelli blu – verdi stava zitta, cercando di fissare un punto che non fosse quel ragazzo davanti a lei.

Si trovavano in una stanza di medie dimensioni, abbastanza spoglia di arredamento.

C’erano solo alcune poltrone e un divano, un mobile ricolmo di libri in un angolo e un camino dove il fuoco scoppiettava allegramente. Era il salotto privato del re precedente, dove egli invitava gli amici a chiacchiere pomeridiane o si ritirava per meditare e leggere un buon libro.

- Sai che il tuo comportamento non servirà a migliorare le cose? – continuò Elya, che stava cominciando ad innervosirsi.

Lei alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi blu oltremare, trattenendo a stento un sorriso beffardo.

- Non prendermi in giro! – gridò Elya, sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduta la ragazza. Lei trasalì, non se lo aspettava, ma si riprese subito e si alzò con uno scatto, trovandosi a pochi centimetri dal viso di lui.

- Senti un po’ tu. – gli inveì contro, scaldandosi per la rabbia. – Non so chi ti credi di essere, ma non mi importa se tu sia un re o un contadino! Se ti rivolgi ancora a me con quel tono… -

- Cosa mi fai? – le disse, prendendola per il colletto del mantello, e avvicinando ancora di più i loro due visi.

- I figli di papà come te, proprio non li reggo! – sibilò, lei, a denti stretti.

Elya ebbe l’istintivo e involontario moto di gridarle qualcosa di offensivo e di spingerla via, ma qualcosa lo tratteneva. Era affascinato, stregato, da quegli occhi combattivi e fieri, e questo lo turbava. Perché quell’insulsa ragazzina che non sapeva stare a suo posto lo faceva sentire così… così inerme?!

I due erano talmente vicini che potevano sentire il reciproco respiro.

- Tu non sai niente di me, quindi non azzardarti più a parlarmi così. – mormorò, e la lasciò andare, poi si voltò e se ne andò, lasciandola sola.

La ragazza rimase interdetta. Si aspettava una risposta per le rime, invece quella reazione l’aveva spiazzata totalmente.

Tuttavia quella vicinanza le causò un brivido intenso.

“ E ora perché il mio cuore ha sussultato? ” pensò.

 

 

Elya era infuriato, più con se stesso che con quella ragazza in verità, perché non capiva il motivo di quelle strane sensazioni.

Si gettò sul suo enorme letto, pensieroso.

“ Quella maledetta! Deve avermi fatto un incantesimo!” pensò, un attimo prima di cadere in un sonno profondo. Stava appena sorgendo il sole.

 

 

Un servitore entrò nella camera in cui si trovava la ragazza.

- Siete ancora qui? Il re vi aveva fatto preparare una stanza tutta per voi… - 

- Potete riferire al re che non ho bisogno della sua compassione. Posso benissimo dormire su una poltrona, o su un divano. –

- Ne siete sicura? Lasciate che vi porti del cibo… - 

Lei ci pensò un po’ su.

- Va bene. Ah, per cortesia, potete portarmi un pezzo di carta, pennino e inchiostro? –

 

 

Il servitore tornò con un vassoio colmo di pane e frutta, una brocca d’acqua e un bicchiere.

- Ecco ciò che mi avete chiesto. – disse, e da una tasca del grembiule estrasse tutto il necessario per scrivere.

- Se ora non avete più bisogno di me… -

- No aspetta! – fece lei. – Non vuoi un po’ di frutta o del pane? –

Il servitore sgranò gli occhi. – Voi volete darmi del cibo? Vo… voglio dire, non mi è permesso mangiare mentre lavoro… -

L’uomo sembrava visibilmente imbarazzato.

- Oh, beh… Però non andare comunque. Puoi consegnare questo foglio al re? È molto importante. –

La ragazza si chinò sul foglio e intinse il pennino nell’inchiostro, poi, sul foglio, scrisse in bella grafia solo una parola. Piegò il foglio a metà e lo consegno all’uomo. Lui uscì dalla stanza, e si chiuse la porta alle spalle.

 

 

Elya strizzò gli occhi, poi non potendo più sopportare quel fastidioso fascio di luce che lo colpiva in pieno volto, si alzò. Ancora scombussolato per aver dormito a quell’insolito orario, spettinato e traballante guardò fuori dalla finestra.

- È mezzogiorno… - mormorò. Fece un rapido calcolo con le dita e farfugliò qualcosa come: - Ho dormito solo sei ore! –

La battaglia nel regno di Lyra si era protratta più del previsto, e i soldati erano arrivati a casa solo poco prima dell’alba.

In quel momento, Elya ebbe uno strano brivido. Si voltò di scatto e ispezionò la stanza con lo sguardo.

- Qualcuno è stato qui! Ero talmente stanco che non me ne sono accorto! –

Si avvicinò a grandi passi al comodino, su cui poggiava un biglietto piegato in due.

Il re lo aprì e lesse ciò che vi era scritto: Bri.

Le mani del ragazzo si strinsero attorno alla carta. Uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto di suo padre.

Spalancò la porta di scatto e le parole gli uscirono dalla bocca come un getto d’acqua.

- Bri! Bri! Bri! Non potevi dirmi subito il tuo nome? Solo tre lettere! Sei assolutamente… -

Solo in quel momento si accorse che la ragazza stava dormendo sdraiata sul divano.

Sembrava così tranquilla…

Non somigliava per niente alla tipa che la notte prima lo aveva affrontato così sfacciatamente.

Si avvicinò con cautela, e si abbassò all’altezza del suo viso.

Voleva guardarla bene, capire come una persona poteva cambiare da un momento all’altro. Le sue ciglia lunghe facevano ombra sulle guance rosee. Quelle ciglia, che nascondevano due profondi occhi incantatori.

Le labbra piene e rosse erano chiuse in una forma a cuore.

Piene.

Rosse.

La distanza tra i volti dei due sembrava diminuire sempre di più.

Elya voleva quelle labbra, le desiderava, voleva capire che sapore avevano.

“Sapore di ciliegia, ecco che sapore hanno.” pensò lui, quando ormai era ad una distanza tale che quasi le sfiorava.

“Ma che sto facendo!”

Il re si alzò con uno scatto e corse via dalla stanza, prendendosi a pugni mentalmente.

“ Sono impazzito!” si ripeteva. Non si capacitava di aver pensato seriamente quelle cose, tuttavia il ricordo delle labbra di ciliegia lo perseguitava. 

 

 

 

- Primo ministro, abbiamo notizie dal regno di Lyra? – chiese Elya, seduto su una bella sedia decorata, attorno ad un tavolo rotondo. Il primo ministro era seduto alla sua destra.

- Non ancora, mio signore. Pare che la regina stia valutando la situazione… -

Elya sospirò. – Comprendo. Temo che sarò costretto a dare un ultimatum. –

- Sono d’accordo con voi, re Elya… -  fece il Gran Sacerdote. - … sul fatto che questa guerra debba terminare ad ogni costo, tuttavia, se posso permettermi, il vostro piano è alquanto rischioso… -

- Spiegati meglio. – ribadì il re.

- Beh, le cose stanno così. Il fatto che voi abbiate rapito una veggente non ci garantisce che la regina si arrenderà alle nostre richieste. Voglio dire, quanti veggenti ci saranno in tutto il regno di Lyra? Potrebbe benissimo rimpiazzarla con qualcun altro e ignorare il nostro avvertimento! –

Nella grande sala del parlamento calò il silenzio, che venne rotto dalle parole di Elya.

- No. – affermò. – Negli occhi della regina ho visto ben altro che la collera per aver perduto una veggente. Nei suoi occhi c’era affetto. Affetto verso quella ragazza. Come una madre con una figlia. La regina cederà, ve lo assicuro. –

 

 

Bri era rimasta chiusa nel salottino privato tutto il giorno. La stanza che il re le aveva preparato non l’aveva nemmeno vista, e non era intenzionata a farlo.

“ Se devo essere una prigioniera, resto in prigione!”

Le guardie erano appostate all’esterno per impedirle la fuga.

La ragazza era irrequieta e si annoiava.

Non era abituata a stare tranquilla senza far niente. Lei era continuamente in movimento, e aveva sempre qualcosa da fare.

- Buongiorno! – disse una voce di bambina dall’esterno della stanza.

- Buongiorno, principessa. – risposero le guardie.

- Vorrei parlare con la prigioniera. – continuò la piccola, e i soldati aprirono la porta.

Lothian entrò nella stanza, e quando vide Bri le sorrise candidamente. Le guardie richiusero la porta.

- E tu chi sei? – fece Bri, sorpresa.

- Io sono la sorella di Elya, mi chiamo Lothian. – rise la bimba dai capelli arancioni.

- Ah! – esclamò Bri. – Non vi somigliate per niente! –

In effetti Lothian ed Elya erano completamente differenti. A partire dal colore dei capelli, perché quelli di Lothian erano appunto arancioni, mentre quelli di Elya erano grigio perla, con i riflessi argentati.

Inoltre lei era gentile ed educata, delicata come un fiore, mentre lui era borioso e tronfio, e tanto, tanto arrogante!

- Perché sei qui? – chiese Bri, sorridendo. Quella bambina la tranquillizzava.

- Volevo conoscere la persona che è riuscita a tener testa al fratellone! – disse, divertita. – Non vedevo l’ora che qualcuno lo mettesse in riga! –

Bri sorrise orgogliosa. “ La prima battaglia l’ho vinta io!” pensò.

 

 

La sera si faceva via via più vicina e Bri era di nuovo da sola. Scorse con gli occhi i titoli dei libri nello scaffale, ma la maggior parte di essi li conosceva già e li aveva già letti.

In quel momento, sentì un leggero trambusto fuori dalla porta, che venne poi aperta con un tonfo.

- Sbrigati veggente, scappa! – esclamò il Gran Sacerdote, che, trafelato, era entrato nella stanza.

Fuori, le guardie erano stese per terra, apparentemente senza vita.

- Non preoccuparti, sono solo addormentati! – disse Gaot, rassicurando Bri che era sconvolta.     - Non c’è tempo da perdere, stanno per giungere altri soldati! –

Bri annuì, e corse fuori dalla stanza.

- Vorrei sapere solo una cosa, Gran Sacerdote. Perché mi fate fuggire? –

Gaot sospirò. – Il re Elya non desidera la fine della guerra come vorrebbe far credere. Tuttavia non è un buon motivo per dover rapire persone a suo piacimento… -

Bri sorrise per il buon cuore di quell’uomo, che nonostante fosse suo nemico la aiutava come un amico.

- Grazie. – mormorò, mentre si tirava il cappuccio sopra la testa e correva verso l’uscita della sua prigione.

 

 

 

Mmh! Che caratterino questa Bri! Non si farà mettere i piedi in testa da nessuno!

Ed Elya, che si ostina a voler odiare la ragazza, ma poi non resiste alle sue labbra di ciliegia...

Come si svilupperà la storia?

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