Capitolo
2
Un
alleato
inaspettato
-
Allora, vuoi dirmi il tuo nome? – disse Elya,
che stava perdendo la pazienza.
La
ragazza dai capelli blu – verdi stava zitta,
cercando di fissare un punto che non fosse quel ragazzo davanti a lei.
Si
trovavano in una stanza di medie dimensioni,
abbastanza spoglia di arredamento.
C’erano
solo alcune poltrone e un divano, un
mobile ricolmo di libri in un angolo e un camino dove il fuoco
scoppiettava
allegramente. Era il salotto privato del re precedente, dove egli
invitava gli
amici a chiacchiere pomeridiane o si ritirava per meditare e leggere un
buon
libro.
-
Sai che il tuo comportamento non servirà a
migliorare le cose? – continuò Elya, che stava
cominciando ad innervosirsi.
Lei
alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi blu
oltremare, trattenendo a stento un sorriso beffardo.
-
Non prendermi in giro! – gridò Elya, sbattendo
un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduta la ragazza. Lei
trasalì, non se lo aspettava, ma si riprese subito e si
alzò con uno scatto,
trovandosi a pochi centimetri dal viso di lui.
-
Senti un po’ tu. – gli inveì contro,
scaldandosi per la rabbia. – Non so chi ti credi di essere,
ma non mi importa
se tu sia un re o un contadino! Se ti rivolgi ancora a me con quel
tono… -
-
Cosa mi fai? – le disse, prendendola per il
colletto del mantello, e avvicinando ancora di più i loro
due visi.
-
I figli di papà come te, proprio non li reggo!
– sibilò, lei, a denti stretti.
Elya
ebbe l’istintivo e involontario moto di
gridarle qualcosa di offensivo e di spingerla via, ma qualcosa lo
tratteneva.
Era affascinato, stregato, da quegli occhi combattivi e fieri, e questo
lo
turbava. Perché quell’insulsa ragazzina che non
sapeva stare a suo posto lo
faceva sentire così… così inerme?!
I
due erano talmente vicini che potevano sentire
il reciproco respiro.
-
Tu non sai niente di me, quindi non azzardarti
più a parlarmi così. –
mormorò, e la lasciò andare, poi si
voltò e se ne andò,
lasciandola sola.
La
ragazza rimase interdetta. Si aspettava una
risposta per le rime, invece quella reazione l’aveva
spiazzata totalmente.
Tuttavia
quella vicinanza le causò un brivido
intenso.
“
E ora perché il mio cuore ha sussultato? ”
pensò.
Elya
era infuriato, più con se stesso che con
quella ragazza in verità, perché non capiva il
motivo di quelle strane
sensazioni.
Si
gettò sul suo enorme letto, pensieroso.
“
Quella maledetta! Deve avermi fatto un
incantesimo!” pensò, un attimo prima di cadere in
un sonno profondo. Stava
appena sorgendo il sole.
Un
servitore entrò nella camera in cui si
trovava la ragazza.
-
Siete ancora qui? Il re vi aveva fatto
preparare una stanza tutta per voi… -
-
Potete riferire al re che non ho bisogno della
sua compassione. Posso benissimo dormire su una poltrona, o su un
divano. –
-
Ne siete sicura? Lasciate che vi porti del
cibo… -
Lei
ci pensò un po’ su.
-
Va bene. Ah, per cortesia, potete portarmi un
pezzo di carta, pennino e inchiostro? –
Il
servitore tornò con un vassoio colmo di pane
e frutta, una brocca d’acqua e un bicchiere.
-
Ecco ciò che mi avete chiesto. – disse, e da
una tasca del grembiule estrasse tutto il necessario per scrivere.
-
Se ora non avete più bisogno di me… -
-
No aspetta! – fece lei. – Non vuoi un po’
di
frutta o del pane? –
Il
servitore sgranò gli occhi. – Voi volete
darmi del cibo? Vo… voglio dire, non mi è
permesso mangiare mentre lavoro… -
L’uomo
sembrava visibilmente imbarazzato.
-
Oh, beh… Però non andare comunque. Puoi
consegnare questo foglio al re? È molto importante.
–
La
ragazza si chinò sul foglio e intinse il
pennino nell’inchiostro, poi, sul foglio, scrisse in bella
grafia solo una
parola. Piegò il foglio a metà e lo consegno
all’uomo. Lui uscì dalla stanza, e
si chiuse la porta alle spalle.
Elya
strizzò gli occhi, poi non potendo più
sopportare quel fastidioso fascio di luce che lo colpiva in pieno
volto, si
alzò. Ancora scombussolato per aver dormito a
quell’insolito orario, spettinato
e traballante guardò fuori dalla finestra.
-
È mezzogiorno… - mormorò. Fece un
rapido
calcolo con le dita e farfugliò qualcosa come: - Ho dormito
solo sei ore! –
La
battaglia nel regno di Lyra si era protratta
più del previsto, e i soldati erano arrivati a casa solo
poco prima dell’alba.
In
quel momento, Elya ebbe uno strano brivido.
Si voltò di scatto e ispezionò la stanza con lo
sguardo.
-
Qualcuno è stato qui! Ero talmente stanco che
non me ne sono accorto! –
Si
avvicinò a grandi passi al comodino, su cui
poggiava un biglietto piegato in due.
Il
re lo aprì e lesse ciò che vi era scritto:
Bri.
Le
mani del ragazzo si strinsero attorno alla
carta. Uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto di
suo padre.
Spalancò
la porta di scatto e le parole gli
uscirono dalla bocca come un getto d’acqua.
-
Bri! Bri! Bri! Non potevi dirmi subito il tuo
nome? Solo tre lettere! Sei assolutamente… -
Solo
in quel momento si accorse che la ragazza
stava dormendo sdraiata sul divano.
Sembrava
così tranquilla…
Non
somigliava per niente alla tipa che la notte
prima lo aveva affrontato così sfacciatamente.
Si
avvicinò con cautela, e si abbassò
all’altezza del suo viso.
Voleva
guardarla bene, capire come una persona
poteva cambiare da un momento all’altro. Le sue ciglia lunghe
facevano ombra
sulle guance rosee. Quelle ciglia, che nascondevano due profondi occhi
incantatori.
Le
labbra piene e rosse erano chiuse in una
forma a cuore.
Piene.
Rosse.
La
distanza tra i volti dei due sembrava
diminuire sempre di più.
Elya
voleva quelle labbra, le desiderava, voleva
capire che sapore avevano.
“Sapore
di ciliegia, ecco che sapore hanno.”
pensò lui, quando ormai era ad una distanza tale che quasi
le sfiorava.
“Ma
che sto facendo!”
Il
re si alzò con uno scatto e corse via dalla
stanza, prendendosi a pugni mentalmente.
“
Sono impazzito!” si ripeteva. Non si
capacitava di aver pensato seriamente quelle cose, tuttavia il ricordo
delle
labbra di ciliegia lo perseguitava.
-
Primo ministro, abbiamo notizie dal regno di
Lyra? – chiese Elya, seduto su una bella sedia decorata,
attorno ad un tavolo
rotondo. Il primo ministro era seduto alla sua destra.
-
Non ancora, mio signore. Pare che la regina
stia valutando la situazione… -
Elya
sospirò. – Comprendo. Temo che sarò
costretto a dare un ultimatum. –
-
Sono d’accordo con voi, re Elya… -
fece il Gran Sacerdote. - … sul fatto che
questa guerra debba terminare ad ogni costo, tuttavia, se posso
permettermi, il
vostro piano è alquanto rischioso… -
-
Spiegati meglio. – ribadì il re.
-
Beh, le cose stanno così. Il fatto che voi
abbiate rapito una veggente non ci garantisce che la regina si
arrenderà alle
nostre richieste. Voglio dire, quanti veggenti ci saranno in tutto il
regno di
Lyra? Potrebbe benissimo rimpiazzarla con qualcun altro e ignorare il
nostro
avvertimento! –
Nella
grande sala del parlamento calò il
silenzio, che venne rotto dalle parole di Elya.
-
No. – affermò. – Negli occhi della
regina ho
visto ben altro che la collera per aver perduto una veggente. Nei suoi
occhi
c’era affetto. Affetto verso quella ragazza. Come una madre
con una figlia. La
regina cederà, ve lo assicuro. –
Bri
era rimasta chiusa nel salottino privato tutto
il giorno. La stanza che il re le aveva preparato non l’aveva
nemmeno vista, e
non era intenzionata a farlo.
“
Se devo essere una prigioniera, resto in prigione!”
Le
guardie erano appostate all’esterno per
impedirle la fuga.
La
ragazza era irrequieta e si annoiava.
Non
era abituata a stare tranquilla senza far
niente. Lei era continuamente in movimento, e aveva sempre qualcosa da
fare.
-
Buongiorno! – disse una voce di bambina
dall’esterno della stanza.
-
Buongiorno, principessa. – risposero le
guardie.
-
Vorrei parlare con la prigioniera. – continuò
la piccola, e i soldati aprirono la porta.
Lothian
entrò nella stanza, e quando vide Bri le
sorrise candidamente. Le guardie richiusero la porta.
-
E tu chi sei? – fece Bri, sorpresa.
-
Io sono la sorella di Elya, mi chiamo Lothian.
– rise la bimba dai capelli arancioni.
-
Ah! – esclamò Bri. – Non vi somigliate
per
niente! –
In
effetti Lothian ed Elya erano completamente
differenti. A partire dal colore dei capelli, perché quelli
di Lothian erano
appunto arancioni, mentre quelli di Elya erano grigio perla, con i
riflessi
argentati.
Inoltre
lei era gentile ed educata, delicata
come un fiore, mentre lui era borioso e tronfio, e tanto, tanto
arrogante!
-
Perché sei qui? – chiese Bri, sorridendo.
Quella bambina la tranquillizzava.
-
Volevo conoscere la persona che è riuscita a
tener testa al fratellone! – disse, divertita. –
Non vedevo l’ora che qualcuno
lo mettesse in riga! –
Bri
sorrise orgogliosa. “ La prima battaglia
l’ho vinta io!” pensò.
La
sera si faceva via via più vicina e Bri era
di nuovo da sola. Scorse con gli occhi i titoli dei libri nello
scaffale, ma la
maggior parte di essi li conosceva già e li aveva
già letti.
In
quel momento, sentì un leggero trambusto
fuori dalla porta, che venne poi aperta con un tonfo.
-
Sbrigati veggente, scappa! – esclamò il Gran
Sacerdote, che, trafelato, era entrato nella stanza.
Fuori,
le guardie erano stese per terra,
apparentemente senza vita.
-
Non preoccuparti, sono solo addormentati! –
disse Gaot, rassicurando Bri che era sconvolta.
- Non c’è tempo da perdere, stanno
per
giungere altri soldati! –
Bri
annuì, e corse fuori dalla stanza.
-
Vorrei sapere solo una cosa, Gran Sacerdote.
Perché mi fate fuggire? –
Gaot
sospirò. – Il re Elya non desidera la fine
della guerra come vorrebbe far credere. Tuttavia non è un
buon motivo per dover
rapire persone a suo piacimento… -
Bri
sorrise per il buon cuore di quell’uomo, che
nonostante fosse suo nemico la aiutava come un amico.
-
Grazie. – mormorò, mentre si tirava il
cappuccio sopra la testa e correva verso l’uscita della sua
prigione.
Mmh!
Che caratterino questa Bri! Non si farà
mettere i piedi in testa da nessuno!
Ed
Elya, che si ostina a voler odiare la
ragazza, ma poi non resiste alle sue labbra di ciliegia...
Come
si svilupperà la storia?
Recensite!