Fanfic su artisti musicali > MBLAQ
Segui la storia  |       
Autore: SSONGMAR    01/02/2016    3 recensioni
(Seconda parte de “L’oceano tra noi”) L’oceano e poi noi, rappresenta il seguito de “L’oceano tra noi”, fan fiction ambientata in una Seoul odierna e che narra la vicenda di un amore scelto dal destino, di due persone distanti che si incontrano in quella che reputeranno la loro isola felice.
Riuscirà l’oceano a non essere più un ostacolo ma un punto d’incontro? E soprattutto, riuscirà l’amore a trionfare ancora?
L’oceano… e poi noi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Seungho, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sapevo bene come i sogni fossero solo delle illusioni, eppure amavo starmene rinchiusa nelle quattro mura della mia anima ad immaginare un futuro più roseo, persa in quel mondo dove persone al di fuori non vi avevano accesso, dove tutto sembrava perfetto e indissolubile.
A quei tempi mi ero spesso chiesta come si facesse a vivere col cuore dolorante, e come un’assenza potesse essere tanto presente e fare rumore anche nel silenzio più denso. Non ero mai riuscita a trovare risposta, nemmeno quando nelle notti più buie mi ritrovavo raggomitolata su me stessa a versare calde lacrime amare. Non avevo accettato subito la loro divisione; non potevo io che avevo semplicemente toccato con mano la loro quotidianità, scorgendo con i miei stessi occhi quanto fosse solida l’unione che li rendeva ciò che erano sempre stati.
Sapevo che quel viaggio mi avrebbe nuovamente cambiata e che, probabilmente, nulla sarebbe stato più come prima, ma ero decisa ad affrontarlo per ritrovare me stessa e quell’amore che pensavo di meritare.
Avevo deciso quindi di ripartire e lasciarmi un bel po’ di cose alle spalle: delusioni, amicizie finite.. ed imparare a ricominciare, ad affrontare nuove scelte e a rifocillarmi di nuove conoscenze.
Ed il mio cuore mi aveva condotta nuovamente lì, in quel luogo, dove i nostri occhi al cielo sarebbero potuti essere più vicini e dove avremmo finalmente potuto respirare ancora la stessa aria.
Ne ero convinta sino a quel momento, quando l’istinto mi portò ad aprire il messaggio arrivato: “Chi sei?”
Non avrei mai immaginato che due semplici parole sarebbero state di un tale peso, simile ad un macigno che ti casca addosso con irruenza.
Le mie dita tremanti non mi permisero di digitare nuovamente un messaggio con delle spiegazioni, o delle scuse nel caso avessi sbagliato numero.
Controllai le prime cifre, poi le ultime ed infine quelle di mezzo e nulla era andato storto. Nella mia rubrica il suo nome era sempre stato lì, mentre negli archivi tutti i vecchi messaggi che non sarebbero mai invecchiati, nemmeno con gli anni. Sebbene fossi cosciente di come tutto era semplicemente giusto, continuai imperterrita a ripetere i numeri nella mia mente fino a dirli ad alta voce, la stessa che si spezzò aprendo il secondo messaggio in entrata: "Chi sei? Il tuo numero mi è nuovo".
Non potevo crederci. Non potevo credere che la ragione che mi aveva spinto a riprendere quel viaggio, stava per diventare la stessa che mi avrebbe costretta a ritornare a casa.
Il mio corpo fu pervaso in quel momento da uno strano senso d'ansia. Sentii gli occhi offuscarsi, così come la mente si era ormai annebbiata. Lasciai il cellulare e mi distesi lentamente a letto, sprofondando tra quelle bianche lenzuola con il cuore in tumulto ed una burrascosa tempesta nella mia anima. Pensavo che non avrebbe avuto importanza se fossimo vicini o lontani, il nostro legame non avrebbe mai potuto spezzarsi. Perché sentivo nel mio cuore che, anche attraverso il tempo, il nostro amore sarebbe comunque cresciuto in modo incredibile, alimentato dalle promesse e dai ricordi meravigliosi; ma a quanto pare era solo stata una mia stupida illusione.
Ignorai completamente la solitudine che regnava intorno a me, sentendomi ingoiare da un’angoscia straziante. Riuscivo a sentire dentro di me quelle grida che non esternavo ma che riuscivano benissimo ad oltrepassarmi e ferirmi. E fu così che, cullata dal dolore, mi addormentai.

Il giorno seguente furono i battiti delle nocche contro il portone a destarmi dal sonno. Il mio cervello non aveva ancora ripreso le facoltà necessarie ad alzarmi dal letto, ma almeno mi permetteva di crogiolarmi in quel calore che sembrava cullarmi e proteggermi da tutte le cose cattive che accadevano all’esterno.
In dormiveglia avvertii dei passi furiosi avvicinarsi alla mia stanza ed infine la porta spalancarsi, ed insieme ad essa le finestre che fecero entrare una fastidiosa luce «ma che succede?» mi lamentai, con la voce alquanto roca ed impastata dal sonno «hai idea di che ore sono? Ti ho anche cercato al cellulare ma non rispondevi, vengo qui e busso per circa tre ore alla porta e non vieni ad aprirmi, mi hai fatto preoccupare».
La figura impettita di Jun, illuminata dai raggi solari, fu la mia prima visione quella mattina. Sebbene percepissi quanto fosse arrabbiato, sorrisi comunque spontanea, spostando lentamente le coperte per garantirmi dei movimenti migliori e mettermi seduta. Il mio cellulare giaceva inerme sul pavimento. Guardai nella sua direzione ricordando gli avvenimenti della sera prima ed il mio viso dovette intristirsi parecchio, poiché il tono di Jun, così come il suo non verbale, cambiarono prontamente. Si avvicinò a me con passo quasi felpato, sedendosi accanto e portando una sua mano ad accarezzarmi i capelli. Non proferii parola ma le sue braccia furono comunque pronte ad accogliermi, così come il suo petto a trattenere le mie lacrime. Ero ritornata a rovinargli i maglioncini e me ne rendevo conto, ma egoisticamente avevo bisogno della sua presenza. «Non mi dirai cosa è successo?» chiese con tono delicato «non ho più ragione per vivere» risposi, drastica come al solito. Sentii una piccola risatina sfuggirgli dalle labbra, il giusto che mi bastò ad alzare il volto con le lacrime ferme agli angoli degli occhi «cosa è successo di tanto terribile da privarti di vivere?» chiese con tono ironico, abbassai nuovamente lo sguardo «quel giorno sono tornata a casa pronta ad affrontare i due anni che ci avrebbero separati e che, per meglio dire, mi sono sembrati molti di più, caratterizzati soprattutto da un anno che si è presentato più nero della pece» cominciai «quando ho saputo della divisione, il mondo mi è caduto addosso facendomi sentire piccola ed indifesa, ben lontana dall'essere la luce di speranza di cui aveva bisogno. Eppure nel mio piccolo ho sempre cercato di fare del mio meglio comportandomi come se nulla fosse successo, cercando di mantenere la promessa che alla partenza ci siamo fatti. Gli avevo promesso che avrei continuato a seguirlo, che avrei continuato a scrivergli e vegliare su di lui, pronta a non ricevere mai risposta, se non indirettamente come si è verificato diverse volte, ma non avrei mai immaginato che al mio ritorno si sarebbe rivelata tutta un’illusione».
La reazione di Jun alle mie parole fu inaspettatamente calma. Mi guardò con occhi comprensivi ed intristiti per la situazione. Compresi che probabilmente il discorso facesse male anche a lui, poiché la sua vecchia storia era finita allo stesso modo in cui era iniziata. Mi incitò comunque a continuare e raccontargli cosa fosse realmente accaduto, venendo quindi a conoscenza del numero che non era più il suo o il fatto che – nonostante tutto – mi avesse dimenticato.
«Ė inaudito, non posso accettarlo» lo vidi alzarsi dal posto in cui era seduto e girovagare per la stanza, con una mano al fianco e l’altra sotto il mento pensoso «deve esserci una spiegazione plausibile, non può finire così. Deve almeno sapere che sei qui». Mi afferrò la mano convincendomi ad alzarmi ed abbandonare il letto, ricevendo come risposta la mia estrema riluttanza «che intenzioni hai?» chiesi «andiamo alla JTune» mi interruppe lui.
Mi bloccai e provai ad immaginare come sarebbe stato ritornare lì, in quelle quattro mura dove avvenimenti importanti, tristi, o sgarbati, avevano avuto luogo due anni prima, nei confronti di una me stessa non troppo agguerrita ma incredula ed innamorata, con ancora accanto persone che ormai non facevano più parte della sua vita. Mi guardai allo specchio posto sopra la scrivania, scorgendo la mia figura esile e femminile ed un viso sciupato dalle lacrime e dal dolore provato quella stessa notte. I capelli neri scompigliati erano la prova della tempesta furiosa a cui ero andata incontro, ed il trucco sbavato testimone dei tormenti interiori. Jun mi aveva vista in quello stato e mi aveva stretta a lui senza alcun indugio. Era pronto ad aiutarmi a far chiarezza su quello che stava accadendo, nonostante io non mi sentissi pronta, nonostante non riuscissi a farcela. Quei messaggi mi erano bastati per capire che forse era tutto finito e che dovevo ritornare alla realtà, con i piedi ben saldi a terra.
Avevo già dato tutto per ritornare in quell'isola felice, come la ricordavo, pronta a vivere una vita che forse non mi apparteneva, o che forse mi apparteneva fin troppo. In silenzio mi diressi alla valigia sfilando dal suo interno un borsello di medie dimensioni. Tirai fuori dello struccante facendo sparire dal mio viso quei segni che mi rendevano una persona debole. Jun sorrise nel vedermi in quel modo e, lentamente, lasciò la stanza per permettermi di prendermi cura di me stessa e rimettermi in sesto. La doccia aiutò a riordinare alcuni pensieri, mentre il getto d'acqua scivolava lento e indisturbato sulla mia pelle nuda.

I mattoncini rossi in stile rustico moderno, caratterizzavano l'affacciata dello stabile della Jtune differenziandolo da tutti gli altri intorno espressamente alti e grigi. Un paio di scalini, degli alberi circostanti, e le grandi vetrate scorrevoli fecero riaffiorare in me ricordi incredibili. Jun mi affiancava tranquillo con le mani in tasca, mentre io mi sentivo tesa come una corda di violino con la mente ricca di "perché".
«Mi chiedo come se la stia passando» guardai Jun che sembrava avesse rivolto quella domanda più a se stesso che a me «parlo di Jae Ha» continuò, chiarendomi le idee, sorrisi «ora che è diventato idol, probabilmente, non ha più molto tempo per combinarne una delle sue o bisticciare con te» affermai, Jun sorrise a sua volta.
Una folata di vento fece nuovamente calare tra noi il silenzio.
A distanziarmi da quello stabile a me familiare era semplicemente la strada segnata da alcune strisce pedonali, mi sarebbe bastato attraversare per ritrovarmi nuovamente a contatto con le emozioni più disparate. Nonostante tutto non mi sembrava giusto essere lì, nonostante tutto mi chiedevo cosa stessi facendo. Jun probabilmente comprese il mio continuo lottare interiore ed il riscontro che facevo della mia attuale vita con gli avvenimenti passati. Mi afferrò nuovamente per mano e mi tirò verso l’entrata, dove un uomo in divisa stava come al solito a controllare chiunque si avvicinasse.
Il cuore cominciò a battere forte e le gambe a tremare tanto da non permettermi di reggermi in piedi come qualsiasi persona dotata di spina dorsale. Voltai il viso sulla mia destra e il logo dell’etichetta discografica mi fece comprendere dove mi trovassi realmente «voglio tornare indietro, ti prego Jun» implorai, ricevendo il suo completo dissenso come risposta. Cercai di sfuggire dalla sua presa, di divincolarmi in qualche modo e rinsavirlo per fargli comprendere che io, con quel mondo, c’entrassi ben poco, ma nonostante la mia mente si fosse già mossa a compiere quei passi, il corpo fu bloccato da qualcosa, o per meglio dire qualcuno, che in quel momento era dietro di me «Mar» aveva detto, con quella punta di sorpresa che non tardò a farsi sentire.




Angolo Autrice

Questo è da considerare il primo vero capitolo della nuova storia, il che vuol dire che una serie di avvenimenti si susseguiranno da qui in poi. Uso questo angolino per informarvi che, come sicuramente ricorderete, Jae Ha è entrato a far parte dei MADTOWN, altro gruppo della JTune camp, e che ovviamente ha altro nome, altra personalità e così via. Avevo costruito il suo personaggio sul ballerino mascherato che incontrammo durante i gayo, quindi credo non ci saranno più molte interazioni con lui, se non semplicemente alcuni ricordi che poi vedrete.
Che dire, spero vivamente che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto provare in qualche modo le medesime sensazioni mie. Chi sarà la persona misteriosa?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Un bacione immenso e grazie come al solito a voi che mi seguite.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MBLAQ / Vai alla pagina dell'autore: SSONGMAR