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Autore: I aint bothered    20/03/2009    3 recensioni
Innanzitutto il titolo è provvisorio. non avevo proprio idea di quale mettere e ho messo quello. cmq, siamo a Forks e i personaggi sono tutti quelli della Meyer con in più alcuni inventati da me, myself and I. Ah! tenete in considerazione che Bella è trasformata, Nessie è nata ma frequentano ancora il liceo. detto questo spero che vi piaccia, ci tengo molto.. Buona lettura! Prongsina... PS: mi piacerebbe trovare numerose recensioni. grazie!! :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Secondo capitolo.

 

Alice finalmente era riuscita a capire di cosa si trattava la sorpresa a cui lei si riferiva da ormai una settimana circa. Ora aveva tutto chiaro davanti agli occhi perché avevamo allontanato Jacob e Nessie per un pò da lei.

Un ragazzo.

La mia sorpresa non era altro che un ragazzo.

Lo stesso di cui parlavano alcuni giorni prima a scuola. E così era un maschio, ormai era assicurato. Ed inoltre evidentemente avrebbe avuto a che fare proprio con me. Ma in che modo, mi chiedevo?

Quella mattina mi sentivo elettrizzata al massimo. Avevo paura di affrontare quella nuova giornata scolastica ricca di novità.

Fu la prima volta dal 1939 che, non so perché, ma ebbi la sensazione come di arrossire al solo pensiero e di sentirmi ribollire il sangue nelle vene, cosa assolutamente impossibile, naturalmente.

Era da quattro giorni che non andavo a caccia, ed era arrivato il momento di farlo.

Avrei dovuto sapermi mantenere concentrata per poter controllare la sete. Dovevo tenere sempre a mente che non ero ancora abituata a controllarmi completamente con gli umani. Proprio per questo dovevo essere sempre ben nutrita per non rischiare e cercare di alleviare la sofferenza.

Fu proprio per questo che decisi di rinviare l’incontro al giorno dopo per poter andare a caccia, e con mio grande sollievo Carlisle condivise la mia proposta: in fondo perdere un giorno di scuola era di gran lunga meno grave di una vita spezzata.

Alice non era d’accordo con noi, lei aveva visto tutto, ed era sicura che avrei saputo controllarmi. Ma, ahimè, io non mi fidavo così tanto dei miei sensi ancora influenzabili.

Alla fine cedette anche lei, stranamente.

Dopo che tutti furono andati via, feci mangiare la piccola Renesmee e aiutai Esme ad innaffiare le piante nel balcone della sua camera non-da-letto.

Quando fui libera dagli impegni casalinghi mi inoltrai nella foresta per dedicarmi alla mia caccia.

Ero da sola, grazie al cielo.

Esme aveva insistito per accompagnarmi, ma io la convinsi che era meglio che andassi per conto mio; anche perché avevo le mie cose a cui pensare e non le avrei prestato attenzione. E poi non si poteva lasciare la bambina sola a casa, no?

Per fortuna l’ultima scusa la convinse definitivamente a lasciarmi andare.

Meglio per Jacob se in quel momento non si era fatto vivo.

Nel bosco percepivo molti odori. Alcuni gradevoli, altri meno – come ad esempio quello dei miei amici licantropi. Sentivo i profumi dei vari animali, la terra bagnata e ogni tanto sentivo anche l’odore di Seth e Leah.

La mia attenzione fu catturata dalla dolce fragranza di un cervo, maschio, all’interno del suo numeroso branco.

Era molto stuzzicante.

Io mi libravo leggera tra gli alberi, ma l’odore si percepiva forte in qualsiasi direzione andassi. Decisi che in quel momento mi potevo accontentare anche di un semplice cervo, anche se io continuavo sempre a preferire gli orsi. Mi diressi ad est, dove il profumo era più forte.

Doveva essere da quelle parti, infatti con la mia vista superacuta intravidi il branco da lontano.

Mi appostai sopra un albero, lì vicino. Vedevo cose che l’occhio umano non avrebbe mai potuto vedere: il sangue che scorreva nelle vene pulsanti del collo.

Mirai con estrema facilità e precisione, lì dove il sangue si faceva più invitante e mi lanciai con uno scatto repentino sulla mia vittima.

Infilzai i miei denti affilati e succhiai finché mi fu possibile, poi non ancora totalmente soddisfatta, abbandonata la mia preda esanime, mi concentrai in un’altra ricerca.

Questa volta trovai quello che volevo: mi ero allontanata abbastanza per poter trovare quello che stavo realmente cercando.

L’orso era davanti a me e mi fronteggiava coraggioso. Non poteva sapere, poverino, quello gli sarebbe accaduto.

Il combattimento ebbe inizio quando lo decisi io.

Mi lanciai improvvisamente su di lui, ma riuscì a difendersi colpendomi sul bacino con una zampa e facendomi cadere per terra.

Questo non avrebbe dovuto farlo.

Non ne rimasi ferita grazie alla mia pelle di marmo, ma non potevo comunque sopportare l’umiliazione. In questo forse ero molto simile ad Emmett, d’altronde anche lui preferiva gli orsi.

Il duello continuò e lui fino alla fine riuscì a tenermi testa.

Era proprio tosto.

E questo mi piaceva.

Faceva di lui un ‘’degno avversario’’.

Una caccia troppo facile era anche noiosa.

Dopo quasi cinque minuti di “lotta” riuscii ad atterrarlo e afferrarlo dal collo. Come era stato con il cervo di poco prima, addentai il collo del grosso grizzly infuriato, il primo ad avermi messa in difficoltà.

Aveva un profumo troppo invitante.

Non riuscivo a sollevare la bocca.

Avevo voglia di succhiare in eterno, anche perché il sapore e l’odore del sangue durante la caccia mi liberavano la mente dai pensieri. Mi distraeva completamente, e in quel momento ne sentivo il bisogno.

Purtroppo per lui, però, ero più forte io.

Poteva consolarlo il fatto di essere morto con onore, lottando con tutte le forze fino alla fine.

Per me era stato diverso: io mi ero letteralmente guadagnata il mio cibo.

Dopo quasi un’ora che ero fuori per mangiare, decisi che potevo tornare indietro veramente soddisfatta della mia caccia.

   
 
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