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Autore: JaneChase    08/02/2016    0 recensioni
[Piccola premessa: Questa storia è una fanfiction, ma per cause di forza maggiore ho dovuto metterla tra le originali]
Cosa potrebbe succedere in una scuola in cui sono raccolti i figli dei grandi eroi delle saghe?
In un mondo in cui più realtà coesistono, saranno proprio loro, a crearne uno nuovo in cui vivere insieme.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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ABBY
 
Apro gli occhi, la testa che pulsa lievemente, la vista ancora offuscata. Non riesco a distinguere nient'altro che la luce e alcune voci poco familiari riecheggiare nella mia testa. Richiudo gli occhi strizzandoli per poi riaprirli. Poco a poco riesco a mettere a fuoco dei volti sopra di me. Espressioni sollevate si dipingono su quelle maschere di preoccupazione. Guardando meglio riconosco le facce di un ragazzo e una ragazza, alquanto familiari, e quella ancora più familiare della mia professoressa. Incrocio lo sguardo con quello grave di Tris e scatto a sedere, quando la testa inizia a girarmi, la fronte a pulsare e sento un'orribile nausea salire. Per il dolore non riesco a restare ad occhi aperti. Cerco di reggermi con un braccio, mentre con l'altro porto una mano alla fronte. Giusto il tempo di percepire il bendaggio intorno al capo che mi fanno stendere di nuovo. Emetto un gemito di dolore. 
-Resta giù- mi ordina seccamente la Prior. -Ti conviene. 
Dopo un altro paio di estenuanti minuti nei quali il dolore alla testa non mi da tregua, deglutisco e raccolgo tutta la forza possibile per poter parlare.
 -C-cosa... cosa mi è successo?- chiedo.
 -Hai stabilito un nuovo record- mi risponde la ragazza sconosciuta. -Sei stata la prima ragazza ad essere stata eliminata nei giochi prima dell'inizio delle prove. 
Mugugno in segno di assenso, quando poi recepisco il concetto delle sue parole. 
-Coosa?! 
Faccio per alzarmi ancora una volta, ma vengo bloccata rapidamente dal ragazzo che mi sta seduto accanto.
 -Stai calma Ab. 
Ab... mi sembra di aver già sentito un nomignolo del genere. 
-Chi saresti tu? E chi ti ha dato il permesso di chiamarmi in questo modo?- chiedo guardandolo in cagnesco. Il tipo a dir la verità non è male. Alto, non troppo abbronzato, spalle larghe, capelli biondi in perfetto ordine, occhi scuri e profondi. Sostiene il mio sguardo tra il serio e il preoccupato, ma quasi immediatamente la sua espressione si addolcisce, i muscoli tesi del viso si rilassano concedendogli un tenero sorriso che emana calore da ogni angolazione lo si guardi. 
-Non ti ricordi di me?- chiede con voce tanto mielosa da farmi quasi vomitare. Spero soltanto che non vada a finire come in quei film in cui la protagonista si ritrova fidanzata senza un motivo. Potrei odiare davvero tanto i miei per questo. 
-Sinceramente no- rispondo in modo secco. Dei, quanto può essere difficile sostenere una conversazione? Lo è già abbastanza quando guardi in faccia qualcuno, figuriamoci se il tuo interlocutore ti sovrasta! 
-Avrei dovuto aspettarmelo...- se ne esce lui. -Il mio nome è Caesar Augustus Grace. Sono tuo fratello. 
-Che?!- urlo tentando uno scatto, contenuto ancora una volta dal biondino.
 -Ora basta- sbotta la prof. -Non abbiamo tempo per queste bambinate. Caesar, Willow, tornate a supervisionare il settore Theta. Io mi occuperò della signorina eliminata. 
La ragazza si alza, iniziando ad intrecciare i suoi lunghi capelli biondi (chiaramente tinti, dato che ha le sopracciglia scure), per poi posare una mano sulla spalla destra di Caesar che si alza a sua volta. Entrambi mi lanciano un ultimo sguardo; quello di lei limpido e sereno come il cielo primaverile, quello di lui, profondo quanto il Tartaro, ma non altrettanto ostile. Mi danno le spalle e si dirigono verso l'uscita della stanza. A guardarla meglio credo sia un'infermeria. File di brande vuote, armadietti pieni di medicinali vari, una scrivania ricoperta di fogli sparsi, un kit di primo soccorso aperto su una sedia... Tris mi sistema i cuscini dietro la schiena e mi aiuta ad appoggiarmici, per poi porgermi un bicchiere contenente un liquido scuro e caldo. 
-Bevi- mi ordina. Non me lo faccio ripetere e ne ingoio qualche sorso. Ecco che in bocca mi esplode il sapore della mia infanzia.
 -Buono?- mi chiede la donna.
 -Marmellata di prugne- rispondo lasciandomi scappare un sorriso. 
-Non esagerare però. 
Riprende il bicchiere e lo posa sul comodino di fianco alla branda. Sento la testa alleggerirsi a poco a poco, il dolore si affievolisce. Benedetto sia il nettare.
 -Riposa ancora un po'. Appena ti torneranno a pieno le forze ti riaccompagno all'Accademia. 
Annuisco e cerco di rilassarmi. Ora che il dolore non mi distrae dai miei pensieri, le parole di quel ragazzo non fanno altro che vorticarmi in testa. 
-Un fratello, eh?- sussurro guardando il soffitto. Tris resta in silenzio, totalmente immobile sulla sedia, con le braccia conserte e le gambe accavallate.
 -Ma che bravi genitori.
 Penso al volto di Caesar e alla mia attuale fisionomia, cercando di ricostruire quello che dovrebbe essere l'aspetto dei miei veri genitori, ma quasi immediatamente lascio perdere. Perchè dovrei sforzarmi tanto? Loro non hanno esitato a gettarmi via. Forse mi sono legata fin troppo a questa vita da non volerla abbandonare? Oppure nel profondo non faccio altro che sperare che ci sia una ragione per giustificare il loro comportamento? Che gran mal di testa. Chiudo gli occhi un attimo, e per la prima volta dopo giorni, cerco di ricordare la mia vecchia vita, i volti di tutti quelli che ho conosciuto, che hanno significato qualcosa per me... eppure non riesco a trovare altro che un vuoto incolmabile. 
 
CAES
 
 -Caes mi ascolti?
-Eh? Oh. Scusa... dicevi?
Willow cammina accanto a me, saltellando ogni tanto e facendo attenzione a dove mette i piedi.
-Ti ha scosso un po' non è vero?- chiede. -L'incontro con tua sorella intendo
. -Oh... beh, sì. L'ultima volta che la vidi mia madre mi negò ti tenerla in braccio. Era... così piccola...
Mi accorgo di star parlando un po' troppo, quindi chiudo la bocca e abbasso lo sguardo sui miei stivali grigi in procinto di pestare altra erba. Lei ridacchia per poi dirmi che può comprendermi.
-Ci sono passata anch'io... quando abbiamo perso Rye... è come se una parte del mondo, del nostro mondo fosse scomparsa. Poi è arrivato Brad... pensa che non sapevo nemmeno della sua esistenza. Un pessimo scherzo del destino direi.
La guardo. Ha un sorriso dolce e malinconico allo stesso tempo. Mi sorprende quanto possa sembrare perfetta anche senza chili di trucco, acconciature succinte e tutine aderenti. I suoi occhi azzurro cielo incontrano i miei rasserenandomi. Un qualche strano tipo di magia che solo lei è in grado di fare.
-Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?- mi chiede arrossendo appena.
-Per mia fortuna no. Sarebbero stati osceni glitter e lip-gloss rosa shocking in un contesto del genere- rispondo scherzosamente.
-Ehi, ehi! Non è colpa mia se mi usano come cavia per i loro cosmetici di "ultima generazione".
Rido. Lei protesta e scalcia a terra, ma finisce per seguirmi a ruota. Le prendo la mano riprendendo a camminare e trascinandola con me. Il suo colorito resta abbastanza regolare stavolta.
-Domani saranno sette giusto?- chiedo.
-Già. E vedi di non rompere nulla a casa dei miei, tonto.
-Okay, okay- la rassicuro un po' imbarazzato. Finalmente raggiungiamo le mura del labirinto nel settore Theta. Infilo una mano nella fessura di una parete dove un pannello la scannerizza. Subito dopo la terra sotto i nostri piedi inizia a tremare e la parete si alza. Entriamo nel labrinito, precisamente nella parte inaccessibile ai giocatori dove si preparano le sfide. Raggiungiamo un gruppo di ragazzi vestiti con delle tute grigie come le nostre.
-Siamo qui- annuncià Willow.
-Oh, ragazzi. Come sta l'eliminata?- chiede uno di loro, di cui non ricordo il nome. Sinceramente non mi va che mia sorella venga soprannominata "l'eliminata" ma al momento posso solo aggiornare riguardo le sue condizioni.
-Bene. Ora venite con me. Dobbiamo preparare le gabbie.
-Gabbie?- chiedo. -Per la terza sfida.
-Oohhh!- esclama la mia ragazza. -Di cosa si tratta quest'anno? Arpie? Pixies? Imp?
In genere la terza sfida equivale ad una cornucopia vera e propria. Una seconda, abbondante possibilità per armi e provviste, un gran bel numero di ragazzi eliminati. Ricordo che a noi toccarono le acromantule.
-Oh lo scoprirete presto- risponde il tipo con aria inquietante. Quasi quasi, il fatto che Abigail sia stata eliminata subito mi fa piacere...

ABBY

-Quindi... è stato Caesar a portarmi da te?
-Già. Dovevi vederlo, era così pallido... bianco come un lenzuolo.
Camminiamo lungo un corridoio sotterraneo che conduce ad un portale per l'Accademia.
-E quella ragazza chi era?
-La primogenita degli Everlark. Si chiama Willow. È un'idol. Sta con tuo fratello.
-Ma wow.
Cerco di fare mente locale. Jason e Piper sono i miei genitori biologici, ho un fratello di nome Caeser che sta con una bionda tinta, figlia di quelli che dovrebbero essere Katniss e Peeta, che in teoria in quest'epoca non sono ancora nati...
-La MI viaggia attraverso il tempo e lo spazio- Mi spiega Tris come leggendomi nella mente. -È un luogo speciale. All'inizio nessuno avrebbe dovuto metterci piede.
-Cosa intendi dire?- chiedo. Lei si volta per un attimo a guardarmi seria, per poi riprendere a camminare guardando dritto davanti a se.
-L'isola è strettamente legata alla morte.
Sono confusa. La Prior continua a spiegare. Mi dice che i fondatori della MI erano due ragazzi: Chester Blake, mago mezzosangue con tracce di sangue Nephilim nelle vene, e Crystal Bloom, figlia di un vincitore degli Hunger Games (figlio di Hermes tra l'altro) e un'intrepida che sono riusciti a scappare dai loro paesi. La cosa fa tanto storiella d'intrecci da fangirl di seconda media, ma lasciamo perdere. La prima ad arrivare sull'isola fu Crystal, nel periodo della guerra civile, all'età di dieci anni. Dopo tre anni arrivò Chester, di quattro anni più grande, e dopo essersi raccontati ognuno la propria storia decisero di creare sull'isola un posto dove Nephilim, semidei e maghi, che non hanno chiare le proprie origini, possano vivere in pace ed essere preparati per gli avvenimenti che accadranno in futuro. Usarono tutte le conoscenze che possedevano per creare una fitta rete di passaggi attraverso dei portali, usando materiali e tecnologie di ogni tipo che venivano gettati sull'isola, dato che allora era un po' come una discarica intradimensionale. Poi il progetto fu allargato. Volevano portare sull'isola ogni sorta di creatura, persino comuni esseri umani, a patto che sapessero del mondo invisibile. Era un progetto ambizioso. Purtroppo però, morirono prima di realizzarlo completamente.
-E qui entra in scena la maledizione dell'isola... se così possiamo definirla.
La ascolto attentamente cercando di tenere il passo.
-Se muori sull'isola, la tua anima è destinata a vagare tra le dimensioni per l'eternità- annuncia in tono solenne. Deglutisco.
-Se sei vicino alla morte, sull'isola i tuoi poteri aumentano; se sei scampato alla morte, sull'isola i tuoi poteri scompaiono. Se sei...- si interrompe fermando improvvisamente la sua camminata, e per poco non le vado a finire addosso.
-Se sei morto- continua, -L'isola ti da la possibilità di tornare in vita. A patto che tu abbia qualche conto in sospeso nella vita terrena.
Oh. Porco. Crono.
La donna si volta di scatto verso di me, gettandomi un'altra delle sue occhiatacce serie. -Attenta coi nomi ragazzina.
-Eh? Ma... non ho detto nulla...- mi giustifico sbalordita.
-Si vede che i tuoi pensieri erano troppo forti- termina riprendendo a camminare.
-Aspetta... vuoi dire che riesci a leggermi nel pensiero?!- chiedo sotto shock.
-Oh beh...- continua lei, -è uno dei vantaggi della nuova vita. Puoi scegliere un potere che ti aiuti a raggiungere il tuo obiettivo.
Sono senza parole. -Quindi... in pratica... spii la gente?
-Se la vuoi mettere in questo modo...
-Hai spiato anche me?
-E secondo te perchè ti ho dato quei punti all'inizio? Non hai scritto praticamente nulla su quel compito. Eppure nella tua testa vorticavano così tanti pensieri, tante informazioni... riuscivo quasi a distinguere delle immagini. Mi hai davvero stupito... non avrei mai immaginato che qualcuno pensasse cose del genere riguardo la mia vita passata...
Alla faccia della cocca della prof!
La Prior mi lancia un'occhiataccia.
-Chiedo scusa...
Che figura. Avere a che fare con i professori diventa sempre più difficile.
Restiamo in silenzio per un po', giusto il tempo di farmi sovraffollare la mente da ogni genere di pensiero. In realtà non sapendo molto riguardo al potere di Tris ho cercato di tenerli a freno il più possibile, ma non è durata molto. Dal pensare a quanto detesto i silenzi imbarazzanti, ho finito per fare l'ennesima panoramica della mia vita. Senza accorgermene siamo arrivate ad un ascensore, che altro non è che il portale. La mia istruttrice preme un bottone nero in cima al pannello e le porte si chiudono. Parte la tipica musichetta imbarazzante da ascensore. Per tutto il tragitto restiamo ferme e immobili davanti allo specchio. Più mi guardo, più mi chiedo quanto durerà questo sogno. Lancio uno sguardo alla donna accanto a me che altro non fa che guardarsi dritto negli occhi. Quando le porte si riaprono ci troviamo su una terrazza. La professoressa riprende a camminare solo per affacciarsi e guardare giù. Non sapendo che fare la imito, e riconosco il cortile esterno dell'Accademia che vidi dal carro.
-Sai- mi dice. -Non dovresti giudicare i tuoi genitori.
-Come prego?
-Tu non sai cosa è successo- continua. -Non dovresti saltare a conclusioni affrettate.
Sento dentro di me salire una rabbia incontrollabile.
-Ma cosa puoi saperne tu?!- grido. -Credi di avere il diritto di parlare perchè hai perso i genitori? Ma non è meglio saperli morti che scoprire che ti hanno gettato via?!
Il cielo sopra di noi inizia ad oscurarsi.
-Abigail...- lei cerca di farmi calmare, ma le mie parole mi escono di bocca come un fiume che travolge la sua diga.
-Non hanno avuto scrupolo a disfarsi di me! Cos'è badare a un altro marmocchio era tanto faticoso per loro?! Perchè dovrei pagare io per i loro fottuti errori, se non mi volevano avrebbero potuto...
-ABIGAIL.
Sobbalzo. Ancora una volta mi sento piccola e impotente sotto lo sguardo severo della Prior. Abbasso lo sguardo sui miei pugni serrati. Quanto vorrei qualcosa da prendere a cazzotti. Lentamente il cielo si rasserena facendo spazio ai raggi del sole di mezzogiorno. La professoressa sospira tornando a guardare giù.
-Ti va se... ti racconto una storia?- mi chiede tutt'a un tratto.
Resto in silenzio a fissare il vuoto.
-Mi piacerebbe che l'ascoltassi. Ancora una volta, la protagonista sono io.

Tris dice che per quanto la sua vita sia stata quella che noi tutti conosciamo, è stata la vita che si è meritata. Chissà se la penserò allo stesso modo quando sarò crepata... Mi racconta che il suo unico rimpianto era essersene andata senza dare a Quattro un ultimo saluto. Ricorda che quando vide la MI per la prima volta le sembrava una scintilla, una piccola luce che squarcia le tenebre. Si avvicinò ad essa e cercò di toccarla, poi sentì una voce incorporea che le chiese di scegliere. E lei ha scelto di tornare. L'unico problema fu che è stata confinata sull'isola, essendo questa l'unico luogo che si fa beffe della morte in tale modo. La donna rimase ad aspettare per anni, e intanto, dopo le lezioni in Accademia, dava una mano nei lavori di manutenzione cercando di crearsi un ulteriore scopo. All'inizio non riusciva a controllare il suo potere (cosa tutt'ora evidente), quindi accadeva spesso che i pensieri altrui le ingombravano la mente. Con il tempo è riuscita a fare in modo che i pensieri non arrivassero tutti insieme e in modo confuso, e senza volerlo si ritrovò in possesso di informazioni importanti. Secondo qualcuno dei piani alti, per quanto sembri totalmente random, c'è un tempo preciso secondo il quale una o più persone possono essere trasportate alla MI (senza volerlo ovviamente, perchè se lo volessero di portali ce ne sono a bizzeffe), quindi lei ha fatto in modo che il prossimo fosse Quattro. Non mi ha spiegato chiaramente come, forse per evitare che faccia qualcose del genere, fatto sta che Quattro arrivò sull'isola. E fu allora che iniziarono i guai. All'inizio si rifiutava di crederci, poi per forza di cose... già, hanno finito per farlo. E non è finita qui. Lei è rimasta incinta. Ora se volete spiegarmi come una persona morta possa concepire mi fate un piacere. Nessuno, infatti, riusciva a spiegarsi la cosa. Durante la gravidanza filò tutto liscio, o quasi. Il problema arrivò all'inizio del travaglio. La situazione era abbastanza grave. Per quanto sia un luogo magico fuori dal comune, nemmeno alla Multifandom Island la morte poteva dare la vita. Quindi le alternative erano due: la morte di Tris, oppure la morte della bambina. Essendo la donna molto più vicina alla morte, non esitò a sacrificarsi per la figlia, dato che aveva anche ragiunto il suo obbiettivo e l'unica cosa che la teneva legata alla vita era la creatura che portava in grembo. Così tornò nel mondo mortale. C'erano Tris, Quattro e una giovane strega che faceva da levatrice, sotto una pioggia torrenziale, in una campagna sperduta del West Virginia. Durante il parto la mia istruttrice non ha fatto altro che implorare la ragazza di non lasciare da sola la bimba dopo la sua morte. Quando finalmente la piccola venne fuori la levatrice cercò di ripararla il più possibile, poi si accorse che il corpo della Prior stava svanendo. Allora lanciò uno strano incantesimo dividendo a metà l'anima della donna, della quale una metà venne legata a quella di una donna che aveva avuto un incidente stradale con il marito poco distante da lì. L'altra parte rimase nel corpo di Tris. Di quella notte non ricorda altro che il buio. Era convinta di essere morta, ma si risvegliò nell'infermeria dell'Accademia. Nonostante non abbia alcun diritto di continuare a vivere, un'anima non può lasciare il mondo dei viventi se incompleta. In seguito venne a sapere che Quattro chiese alla strega il medesimo incantesimo, per poi tornare da Christina, nella sua epoca, dato che i due sono sposati da un po'. Della bimba non aveva alcuna notizia. Ogni tanto fa strani sogni in cui i ricordi della donna con la quale divide l'anima vengono mischiati ai suoi, ma nient'altro. Sono stupefatta. Sono un bel po' di informazioni e ho bisogno di un paio di minuti per assimilare il tutto.
-Ora sai come sono andate le cose- dice la professoressa. -Non so neanche in che epoca si trova...
-Perchè mi hai raccontato tutto questo?- chiedo.
-Te l'ho detto, mi hai colpito. Ti ritengo degna di fiducia.
Resto senza parole.
-E poi...- continua -Volevo farti capire quanto sia difficile essere un genitore.
-In che senso?- le chiedo guardandola confusa.
-Nel senso che io sono bloccata qui, lontano da mia figlia, mentre lei si costruisce una vita con un'altra persona, un'altra madre che non sono io. Anche lei potrebbe essere trasportata qui, scoprire che quelli che crede i suoi genitori in realtà non sono tali, sentirsi abbandonata, gettata via, proprio come te in questo momento. Tu sai che non ho avuto scelta, lei no.
Ancora una volta non riesco a sostenere il suo sguardo. Quanto odio queste situazioni. La Prior si allontana da me, dirigendosi verso le scale che danno accesso alla torre. Si ferma un attimo.
-I tuoi genitori hanno avuto i loro motivi- mi dice dandomi le spalle. -Pensaci.
Detto questo mi lascia da sola. Ed ecco che l'ennesimo mal di testa mi attanaglia. Ho la sensazione che questa volta non se ne andrà tanto facilmente.
   
 
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