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Autore: f9v5    10/02/2016    1 recensioni
[Rosario To Vampire II; post capitolo 14]
Di ritorno dalla Terra delle Yuki-Onna, per Tsukune ed i suoi amici si prospettano tempi duri: Fairy Tale comincia a giocare le sue carte, nuovi nemici giungono dal nulla a minacciare la pace e due nuovi alleati che nascondono le trame di qualcosa di molto più grande.
Davvero è impossibile la speranza di una convivenza pacifica e rispettosa tra esseri umani e youkai?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Mobius' War'
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Il rosario di Moka non poteva restare staccato per un lasso di tempo eccessivo, per ammissione della stessa vampira, il verificarsi di tale circostanza avrebbe potuto causare all’oggetto un danneggiamento permanente di tipologia sconosciuta che nessuno, in tutta franchezza, desiderava scoprire.
Facendo leva su questo importante fattore, Tsukune era riuscito a darsi una ragione in più per affrontare l’allenamento con Ura-Moka con la consapevolezza che, per quanto brutale e difficile sarebbe potuto essere, la durata del processo non avrebbe potuto essere longeva a sufficienza da ridurre in briciole le sue disgraziate ossa, al massimo lo avrebbe sfiancato a morte.
Non aveva però fatto i conti con il preside Mikogami; direttamente dalla sua collezione di oggetti magici rari e pericolosi, il direttore della Youkai Academy aveva tirato fuori la frusta Belmont.
Secondo le sue parole, quell’oggetto aveva la capacità di consentire a chi lo toccava di avere accesso completo ai suoi poteri senza dover rimuovere eventuali sigilli, una sorta di “cancello magico”.
In un primo momento aveva anche ipotizzato di lasciare che fosse Tsukune ad utilizzarla, così da avere pieno accesso ai suoi poteri di vampiro senza rimuovere i sigilli dell’Holy Lock e correre di conseguenza il rischio che il sangue iniettatogli da Moka lo corrodesse dall’interno trasformandolo in Ghoul nuovamente, ma in seguito aveva optato per lasciarla nelle mani della vampira ed il risultato, per disgrazia del ragazzo, si era rivelato favorevole alle supposizioni del preside: pur avendo ancora il rosario al collo, Ura-Moka era emersa, prevalendo sulla sua controparte buona e gentile.
-Ti farò rimpiangere di non essere tornato nel mondo umano quando ne hai avuto l’occasione!- aveva sentenziato la bella vampira con un sorrisetto a metà tra il malizioso e il diabolico; Tsukune in un primo momento aveva anche sperato che l’avesse detto esclusivamente con lo scopo di intimorirlo, i fatti che seguirono gli diedero invece la dimostrazione che, purtroppo, non si trattava affatto di uno scherzo.
-In piedi, Tsukune! È tutta qui la forza di colui a cui ho concesso il mio sangue?!- Ura-Moka lo fissava con sguardo apatico e commiserante, la frusta Belmont legata alla gamba sinistra così da avere le mani libere.
In quel momento il ragazzo era letteralmente sprofondato nel terreno roccioso tipico della zona che circondava la Youkai Academy, il calcio nello stomaco che gli era stato rifilato fu così forte da imprimere la sua sagoma a terra, ed era pronto a scommettere che, malgrado tutto, Moka si fosse trattenuta, anzi, ne era certo, se avesse fatto ricorso alla sua forza massima lui sarebbe stato già un cadavere.
Si stava sinceramente chiedendo se, piuttosto, non fosse il preside Mikogami stesso a volerlo morto, gli aveva addirittura “permesso” di saltare le lezioni così che l’allenamento potesse svolgersi anche durante le mattine e ottimizzare così i risultati.
“L’unico risultato che ottimizzeremo sarà il mio bisogno di un medico.” Pensò il ragazzo, quasi con frustrazione; riconosceva, tuttavia, quanto la situazione fosse complicata e di come tale circostanza implicasse un acceleramento dei tempi da parte loro; Fairy Tale, dopo gli eventi avvenuti al villaggio delle Yuki-Onna, aveva lasciato intendere di star cominciando a muoversi con serietà preoccupante e tutti loro dovevano essere pronti per la successiva minaccia.
Doveva riuscire ad affrontare quell’allenamento, doveva diventare più forte, se non proprio per riuscire a sconfiggere i membri di Fairy Tale, almeno per riuscire a non perire contro di loro, per portare avanti il suo obbiettivo.
Con la forza delle sue convinzioni a dargli la spinta, il ragazzo riuscì faticosamente a rialzarsi e sostenere lo sguardo della vampira albina.
-Possiamo riprendere.-
Per un attimo gli sembrò di vedere una scintilla di soddisfazione negli occhi cremisi della sua sensei.
-Almeno riesci a rimetterti in piedi da solo. È pur sempre un inizio.-
 
 
 
-Dunque, Mikogami, Prower, come stanno procedendo le cose?- disse la voce proveniente dalla sfera magica sulla scrivania del preside, roboante giunse alle orecchie dei due ascoltatori.
Miles strinse forzatamente i denti, a quel punto non c’erano più dubbi, era stato davvero a lui ad informare il direttore della Youkai Academy della loro presenza e fare in modo che li trovasse per condurli lì.
-Per il momento i ragazzi stanno sviluppando le loro abilità, confido che ben presto vedremo i risultati. Ma per quanto riguarda gli uomini di Nazo, nessuna notizia.- spiegò brevemente la figura incappucciata.
-E su Mobius? Puoi dirmi come si stanno sviluppando le cose? I nostri amici stanno bene?- una risata fredda e calcolatrice fu la prima risposta che il biondo ricevette; gli sembrava quasi di vederlo, il ghigno perverso e maniacale di quel demone schernirlo dall’altro lato dello “schermo”.
-Sempre a preoccuparti prima degli altri che per te stesso, eh Tails? Devo cominciare a pensare che Selìm non stia facendo bene il suo lavoro?- il freddo sarcasmo del suo interlocutore fece provare al giovane un insolito moto di rabbia, i suoi occhi assunsero per un istante una tonalità rossa prima di ritornare al loro solito azzurro cielo.
-Non si fa sentire da parecchio ormai, non ho idea di cosa stia facendo attualmente, posso solo limitarmi a teorizzare.- purtroppo era vero, non aveva la benché minima idea di cosa il suo “lato negativo” stesse tramando, era stato insolitamente silenzioso negli ultimi tempi, ormai poteva dire di conoscerlo bene e il suo silenzio lo metteva in uno stato di nervosismo che lo faceva preoccupare su quali potessero essere i suoi intenti.
-Comunque, su Mobius la situazione è attualmente tranquilla, malgrado stiano cominciando ad accadere delle cose… interessanti. Nulla di importante al momento, magari vi avviserò se la faccenda dovesse farsi complicata... cioè, più di quanto non lo sia già dopo gli ultimi avvenimenti. Alla prossima, eheheh.- e con un’ultima e maligna risata il demone interruppe la comunicazione, la sfera perse lucentezza prima di tornare al suo solito colore opaco.
Miles sospirò, prima di rivolgere al preside uno sguardo riconoscente.
-La ringrazio per avermi fatto chiamare.-
-Diciamo che, facendoti parlare con lui, speravo di invogliarti ad essere sincero con il tuo amico.- e Mikogami sapeva bene a quali conseguenze conduce il tenere un segreto tale per troppo tempo; forse se “lei” non avesse taciuto su quel fatto adesso loro non si sarebbero ritrovati in quella situazione complicata.
-Mi dispiace, non sono ancora pronto per dirgli questa verità. Ho paura della sua reazione.- si sentiva profondamente in colpa a celare una simile rivelazione al suo fratellone, ma avevano già abbastanza problemi perché lui appesantisse ulteriormente il bagaglio con le sue problematiche personali, era meglio tacere, almeno per il momento.
-Sei più complesso del previsto, giovane Prower. Ma ci sono segreti che sarebbe meglio svelare al più presto… altrimenti l’opzione alternativa sarà lasciarli tali per sempre.- si sentiva un ipocrita, considerando ciò che stava tenendo nascosto lui a Tsukune, ma l’obbiettivo da raggiungere era troppo importante per farsi cogliere dai ripensamenti; se tutto si fosse risolto per il meglio, il ragazzo sarebbe stato liberissimo di odiarlo.
-Ci penserò, signor preside, ora devo andare.-
 
 
 
Era ufficiale, non godeva di abbastanza rispetto da parte del suo superiore; non solo veniva letteralmente schiavizzata per svolgere gli incarichi più disparati, ma veniva anche tenuta all’oscuro di tutti i dettagli rilevanti e le notizie importanti che giungevano.
Accettare di divenire l’assistente del preside Mikogami era stata decisamente una pessima idea! Questo pensava Ruby, braccia conserte e schiena appoggiata al muro, fuori dall’ufficio, dopo essere stata cortesemente invitata ad uscire fuori dal suo stesso capo in quanto questi aveva da scambiare quattro parole con Miles; era decisamente curiosa, non poteva negarlo, a riguardo di cosa avesse il preside da discutere col giovane genio di così importante da non volere che altre orecchie ascoltassero.
E quando la porta dell’ufficio finalmente si aprì facendo uscire la figura del ragazzino, Ruby pensò anche che forse valeva la pena tentare di capirci qualcosa, magari Miles sarebbe stato disposto a lasciar trapelare qualche dettaglio sulla discussione avuta con il direttore, anche solo per toglierle qualche dubbio.
-Ehm… com’è andata?- gli chiese quasi titubante, come se avesse avuto paura di offenderlo, quando questi le rivolse il suo sguardo più innocente capì che qualcosa non quadrava.
-Nessun problema, Ruby. Il preside e io abbiamo discusso solo di alcun faccende burocratiche relative all’iscrizione mia e di Maurice, volevamo solo esser certi di aver rispettato tutte le procedure ed evitare così degli sciocchi cavilli.- la spontaneità e la sincerità, unite al suo sguardo così limpido, avrebbero tratto in inganno chiunque; era una maschera ben studiata la sua, ma appunto falsa.
Come aveva fatto a rendersene conto? Non lo capì nemmeno lei, forse una sorta di rapida empatia con quel ragazzino che improvvisamente emanava un forte senso di familiarità che non seppe spiegarsi, decise comunque che era meglio evitare di scavare a fondo, non sembrava proprio essere il caso; avrebbe dato corda al suo gioco.
-Meno male, allora. Allora ci vediamo.-
-Certo, a dopo.-
E mentre Ruby rientrava nell’ufficio e Miles si dirigeva in classe, entrambi pensarono di dover migliorare le proprie capacità recitative, almeno di fronte all’altro.
“Ha capito che mentivo… ma la ringrazio per non aver fatto più domande.”
“Si è accorto che non me la sono bevuta. Che cosa nascondi, ragazzino?”
 
 
 
Maurice non fece il minimo sforzo per trattenere il rumoroso sbadiglio che uscì dalla sua bocca, non si prese neanche la briga di mettersi la mano davanti, anche se la sua noia era in un certo senso condivisa, anche gli altri non avevano in quel momento delle espressioni molto spigliate, prova che, malgrado tutto, non si sarebbero certo offesi per quel suo atteggiamento poco galante.
-Allenamenti a parte, questi giorni sono stati una noia assoluta!- dichiarò Kurumu stiracchiandosi, ma abbassò immediatamente le braccia nel vedere lo sguardo perverso di Ginei, occupato a fissarle il seno che con quell’azione aveva inavvertitamente messo ancor più in mostra di quando già non facessero le sue dimensioni.
Nessuno ebbe il volere di aggiungere nulla, c’era decisamente bisogno che qualcosa smuovesse le acque… neanche a farlo apposta, poco dopo dalla porta entrò nella sede del club la professoressa Nekonome.
-Salve, ragazzi, accidenti, che sguardi morti, nya.- notò la svampita donna-gatto mettendosi in una posa che ricordava quella di un micio nell’atto di porgere in avanti la zampa.
-Era da un po’ che non si faceva vedere qui, professoressa, desu.- notò a voce alta la piccola Yukari; effettivamente negli ultimi giorni la bizzarra insegnante non aveva mai fatto una comparsata all’interno della sede(e dire che il club di giornalismo era stato istituito proprio da lei), non aveva nemmeno conosciuto di persona Maurice.
-Già, ma c’è stato un buon motivo. Vedete, sotto permesso del preside, in questi giorni mi sono organizzata per consentire a voi ragazzi del club di trascorrere un piacevole periodo di vacanze estive.- e fu quello a far scattare la scintilla dell’interesse negli occhi dei ragazzi, era sicura che la cosa li avrebbe fatti destare dal loro torpore.
-Di che si tratta, precisamente?- alla domanda di Kurumu, due orecchie appuntite e pelose spuntarono fuori dai capelli della donna, sperava davvero che qualcuno glielo chiedesse.
-Niente di più semplice, in realtà. L’obbiettivo primario della Youkai Academy è preparare i suoi studenti a vivere nel mondo degli uomini, permettere loro di adattarsi alla loro civiltà, questo lo sapete. Bene, abbiamo contattato negli ultimi giorni una delle nostre migliori allieve diplomate, Sun Otonashi, la quale ci ha dato la sua disponibilità ad accogliervi tutti nell’albergo in cui lei lavora per tutto il periodo della pausa estiva.-
Ben presto la noia che ammorbava l’aria svanì di colpo e tutti i ragazzi presenti mostrarono il loro favoritismo a tale operazione; era una bella idea, in effetti, senza contare che così facendo avrebbero potuto trascorrere le vacanze in compagnia del loro amato Tsukune, almeno questo fu il pensiero di tutte le ragazze eccetto Kokoa.
Ma fu Maurice il primo ad alzare la mano. -So che in quanto ultimo arrivato non dovrei muovere pretese, ma spero non sia un problema se anche mio fratello Miles viene con noi, non è iscritto a questo club, d’accordo, ma mi dispiacerebbe lasciarlo qui da solo. A parte i ragazzi del gruppo del giornalino non è che abbia fatto conoscenza con altri studenti.- spiegò il mobiano, il cui primo pensiero fu quello di non abbandonare il suo migliore amico. Lo conosceva bene e sapeva che avrebbe sicuramente trovato un modo per scacciare via la noia, probabilmente si sarebbe rinchiuso in una stanza a progettare quegli assurdi macchinari che solo la sua mente riusciva a partorire, ma di certo non si sarebbe espresso negativamente di fronte alla tentazione di una vacanza rilassante.
-Ne parlerò con il preside, ma non credo ci saranno problemi. A proposito, tu sei il nuovo arrivato, se non sbaglio.- quelle che accadde dopo fu decisamente strano; la professoressa cominciò a strusciarsi amichevolmente sulla spalla di Maurice facendo le fusa sotto gli occhi sgranati di tutti i presenti, ricordava un gatto in cerca di coccole.
-Ma che sta…?- il ragazzo vide anche una coda sbucare sotto la gonna della professoressa e agitarsi allegramente, come a manifestare fisicamente i sentimenti della donna-gatto.
-Professoressa, ma li accoglie così i nuovi iscritti?-
-Veramente ogni volta varia: a me ha chiesto di condividere con lei un pesce crudo, a Ruby ha chiesto di lanciarle un gomitolo… tanto per fare due esempi.- commentò Mizore, sbucata da dietro la scrivania della stanza, rimembrando quelle che, oltre a quella di Kokoa, erano state le adesioni più recenti, ovviamente avvenute prima di quella di Maurice.
Come riscossasi da un breve momento di puro istinto, la professoressa si ridiede un contegno, seppur la coda e le orecchie fossero ancora visibili, concludendo il discorso che aveva precedentemente cominciato.
-In conclusione, l’appuntamento sarà alla fermata del bus tra quattro giorni verso metà mattinata. Vi garantisco che rimarrete stupiti dal posto e la vostra senpai Sun si assicurerà di rendere piacevole il vostro soggiorno. Allora a presto ragazzi, nya!- e la professoressa se ne andò saltellando come un gatto che zampettava con Maurice che fissava quasi basito la scena.
-Non credevo che anche qui avrei incontrato un tale numero di sballati… ragazzi, mi fate concorrenza.- commentò ironicamente il mobiano, suscitando un breve momento di ilarità in tutti, anche se Yukari in seguito si lasciò sfuggire uno sbuffo al pensiero di ritrovarsi in mezzo il suo neo-nominato rivale anche in vacanza.
Con un comico verso di stizza tirò fuori una bambola vodoo che ricordava vagamente l’aspetto originale del ragazzino e cominciò a punzecchiarla alla testa ripetutamente con uno spillo.
-Questo perché mi hai tolto la mia unicità, questo perché ti credi migliore di me(non aveva prove per dirlo, ma si era puntigliosamente ancorata a quella convinzione) e questo perché sì, desu!- avrebbe poi soffocato una comica esultanza quando, alcuni minuti dopo, il giovane Miles entrò nella sede del club chiedendo se qualcuno avesse dei rimedi contro il mal di testa, dichiarando di aver sentito uno strano fastidio al capo.
-Una gita, dite? Non ci vedo nulla di male, se sarà possibile mi unirò con piacere.-
-Dannazione.- biascicò la streghetta.
E Maurice fu quello che più di tutti espresse la sua gioia con urlo entusiasta.
-Yahoo! Sara uno spasso ragazzi! Passeremo un piacevolissimo e divertentissimo soggiorno…-
 
 
 
-…AL MARE?! MI PRENDETE PER IL CULO?!- lo stupore negativo trasparì a pieno volume dalla voce del ragazzo dai capelli blu; una spiaggia dorata, mare cristallino, cielo splendente e persone che si divertivano, questo era ciò che si manifestava dinanzi al gruppo, ma per lui era un Inferno.
-Beh, che ti aspettavi? Siamo in Estate, quale luogo migliore del mare per passare le vacanze?- Tsukune non ebbe risposta alla sua domanda, potè però godersi lo spettacolo di Miles che fu costretto a mettere lo sgambetto al suo fratellone per placcare sul nascere il suo tentativo di fuga a velocità supersonica.
-Mi sa che non vi ha ancora parlato della sua idrofobia. A lui poi è sempre piaciuta la montagna.- commentò quest’ultimo, mentre tutti avevano fissato la scena con gli occhi comicamente ridotti a puntini.
Poco più in là, seduto al suo posto di guida sul bus con cui aveva accompagnato i ragazzi, l’autista si calò il berretto sugli occhi con cupa soddisfazione.
-Preside Mikogami, siete davvero un demonio quando escogitate certe cose.-
Sarebbe stato un banco di prova importante per quei ragazzi, se era vero che la settima divisione di Fairy Tale aveva in quella zona il suo quartier generale, allora era assolutamente certo che, nel lasso di tempo che avrebbero trascorso lì, avrebbero inevitabilmente avuto a che fare con loro; per tutti si sarebbe rivelato vitale superare quel test e nel caso in cui sarebbero addirittura stati in grado di smantellare tale branca di Fairy Tale, seppur fosse la più debole, sarebbe stato un segnale importante, un avvertimento per i loro nemici.
 
 
 
Una figura camminava nel bel mezzo di un corridoio buio, la totale assenza di luce rendeva impossibile distinguerne i tratti, eccetto i minacciosi occhi rossi dalle pupille verticali che ardevano come fuoco e che al contempo trasmettevano una freddezza tale da dare l’impressione di poter congelare con una sola occhiata; l’unico rumore era costituito dal battere delle sue scarpe sul pavimento, nient’altro osava interrompere quel silenzio quasi sacrale.
Camminò per alcuni minuti fino a raggiungere un’immensa sala cilindrica  ben illuminata della quale non si riusciva ad intravedere il soffitto e si fermò al centro di essa.
Fu a quel punto che proferì parola.
-Kahlua!- un nome, un ordine chiaro e categorico, un tono di voce apatico e privo di sfaccettature che paradossalmente lasciava trasparire fin troppe conseguenze in base a ciò che avrebbe seguito.
-Mi avete chiamato, madre?- una figura femminile apparve dietro di lei: una bella ragazza ormai prossima ai vent’anni, dalla pelle scura e dai capelli di un biondo incredibilmente chiaro e splendente; due occhi rossi come quelli della figura genitoriale, ma in essi non vi era alcuna traccia di malvagità o indifferenza, quanto piuttosto di innocenza e sottomissione.
-Ho un incarico da affidarti!-
La ragazza annuì sommessamente, qualunque incarico le sarebbe stato affidato, avrebbe fatto del suo meglio pur di portarlo a termine, non era diventata la più grande assassina della famiglia Shouzen per caso.
-Negli ultimi tempi, non abbiamo più ricevuto notizie dal quartier generale della settima divisione. So che tu solitamente ti occupi di incarichi ben più complessi e difficili, ma tutti gli altri membri importanti sono occupati con la ricerca del frammento dell’anima del “Grande Antenato”, dunque mi ritrovo costretta ad impiegarti per tale compito: dovrai semplicemente recarti al loro quartier generale e farti consegnare un rapporto dettagliato della situazione degli ultimi tempi. Che quell’idiota di Kanade non si prenda troppe libertà e ricordi chi è il capo.-
-Certo, madre.-
-E se dovessero sorgere complicazioni, non esitare a… sbarazzartene!-
Kahlua annuì semplicemente, ma tenne di proposito il capo chino per evitare che sua madre potesse vedere i suoi occhi inumidirsi; il messaggio era chiaro: uccidere eventuali nemici o anche membri stessi del gruppo se questi avessero mostrato un comportamento ritenuto rivoltoso e comunque non accondiscente.
-Puoi andare.-
-Obbedisco!- fu tutto quello che disse, ma dentro di sé Kahlua piangeva.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Lo dico con la massima convinzione: questo capitolo è stato uno schifo!
Vi giuro che non sapevo in che altro modo farlo, ogni cosa mi sembrava sbagliata e ogni dettaglio mi sembrava o superfluo o non abbastanza esplicativo e alla fine è uscito fuori questo, per giunta anche più corto rispetto al solito.
Meno male che dal prossimo le cose cominceranno a farsi più serie, forse riuscirò, come si suol dire, a recuperare smalto.
Per il momento vi saluto ragazzi, alla prossima, sperando di potervi offrire un capitolo migliore.


 
  
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